elect
02-09-2006, 08:10
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Due giorni fa è comparso sulla prima pagina di Tuttoscienze - vedi http://www.lastampa.it/_settimanali/tst/default_PDF.asp?pdf=1 - un articolo che non può che produrre un senso di sbalordimento e costernazione in chiunque abbia qualche conoscenza a riguardo delle problematiche energetiche mondiali. Qui sotto trovate una risposta all'autore del pezzo, gentilmente speditami dall'amico Luca Mercalli, che mette alla berlina in modo divertente le insensatezze contenute nell'articolo; allegato alla presente ci sono alcuni passi tratti rispettivamente da Richard Heinberg, La festa è finita, Fazi Editore, Roma 2004 e da Jeremy Leggett, Fine corsa, Einaudi, Torino 2006. Detti libri, visti i temi affrontati, sono consigliabili a tutti coloro che hanno a cuore l'avvenire proprio e delle generazioni a venire e in particolare ai miei allievi, visto che anche su di essi verteranno le prove di comprensione testi del prossimo anno scolastico. Mi scuso sin d'ora nel caso in cui il file dovesse contenere qualche errore, ma dopo averlo passato allo scanner ho potuto solo dargli una scorsa veloce
E' un peccato che Tuttoscienze, diretto dall'ottimo Piero Bianucci, abbia lasciato passare un simile messaggio di completa disinformazione; si rischia il perpetuarsi o peggio l'accentuarsi dell'ignoranza descritta magistralmente da Gramellini nel Buongiorno di mercoledì, che riporto in calce alla presente
Buon w-e a tutti/e, M.
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Qui tre commenti del prof. ugo bardi (uni Firenze) a proposito dell'articolo su Tuttoscienze:
1) Si, conosco il lavoro di Varvelli. E' un anziano economista che non riesce a rendersi conto di come siano cambiate le cose negli ultimi tempi. Comunque, ricordatevi che di fronte alle nuove idee, le reazioni seguono una serie di step ben noti. Fino a poco tempo fa, eravamo allo stadio uno, adesso siamo entrati bene nello stadio due.
1. Mai sentito dire
2. Non è vero niente
3. E' vero ma non ha importanza
4. E' quello che avevo sempre detto anch'io
UB
2) Mi sono letto l'articolo di Varvelli; è una cosa talmente insensata che non si sa neanche da che parte cominciare a criticarlo. Prendete per esempio questa frase.
"Il futuro veniva calcolato sulla base del <<trend>> di sviluppo della singola materia prima che teneva conto della serie storica dei consumi negli ultimi 10 anni"
Ora, una frase del genere non avrebbe senso in nessun caso, perché non vuol dire niente. Ancora meno ha senso nel caso dei "Limiti dello Sviluppo" perche a) Il futuro NON veniva "calcolato" nel libro, qualsiasi cosa voglia dire "calcolare il futuro" b) negli scenari del libro NON si consideravano le "singole materie prime" ma insiemi di materie prime aggregate, c) gli scenari del libro NON erano basati sulle serie storiche dei consumi delle materie prime d) i dati considerati in input dei calcoli nel libro NON si limitavano agli ultimi 10 anni
Non so cos'altro si poteva sbagliare in più in una singola frase. Poteva forse aggiungere "E in più gli autori erano pedofili" ma basta anche così. E questa è solo una frase, non vi dico nulla del resto. Io non mi ci metto, mi viene la malinconia.
Saluti
UB
3) Se conti anche le sabbie bituminose, gli scisti, e varie altre robacce, ci possono stare l'equivalente di 5000 miliardi di barili; ma il problema è che le sabbie e gli scisti NON sono petrolio; sono un'altra cosa dalla quale, volendo, con molto sforzo e molta energia si può cavar fuori petrolio in qualche modo. Il punto è uno di definizione. Se hai bisogno di un veicolo, carretti e aeroplani sono entrambi veicoli; ma c'è una certa differenza nelle due cose se devi andare da qualche parte un po' lontano. "Babbo, quanto è lontana l'America? Zitto Pierino, e nuota!"
UB
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L’ignoranza rende presidenti
30/8/2006
La provincia di Chieti, nella persona del presidente Tommaso Coletti, promuove i Centri per l’Impiego con lo slogan «Il lavoro rende liberi». «Non ricordo dove lessi questa frase», rivela nei dépliant pubblicitari il senatore della Margherita, «ma fu una di quelle citazioni che ti fulminano all'istante». Appena gli hanno fatto notare che il suo fulmine andava a gas e che era farina del sacco di Auschwitz, il Coletti non ha chiesto asilo al pianeta della vergogna. Si è chiesto, invece: non è forse vero che il lavoro rende liberi? Quelle parole valgono a prescindere dall'uso fattone «da un dittatore» (per prudenza non lo ha nominato, altrimenti invece di Hitler magari gli usciva Beckenbauer).
Il quesito meriterebbe studi approfonditi. A patto di farli precedere da una riflessione sulle lacune di un sistema scolastico che può indurre un presidente di Provincia, e coloro che gli scrivono materialmente i dépliant, a ignorare nozioni che consideravamo patrimonio acquisito dell’umanità. Una delle cento cose che tutti «devono» sapere. Proprio vero che non bisogna mai dare nulla per scontato. Neppure quelle cento cose. Quindi, a beneficio degli emuli del Coletti, riepiloghiamo: «Arbeit macht frei» («Il lavoro rende liberi») stava scritto all’ingresso di Auschwitz. Auschwitz era un campo di sterminio in cui gli ebrei venivano uccisi dai nazisti. I nazisti erano un movimento politico di estrema destra andato al potere in Germania fra le due guerre mondiali del Novecento. Le due guerre mondiali del Novecento… Ci dica lei, presidente, quando smettere.
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Due giorni fa è comparso sulla prima pagina di Tuttoscienze - vedi http://www.lastampa.it/_settimanali/tst/default_PDF.asp?pdf=1 - un articolo che non può che produrre un senso di sbalordimento e costernazione in chiunque abbia qualche conoscenza a riguardo delle problematiche energetiche mondiali. Qui sotto trovate una risposta all'autore del pezzo, gentilmente speditami dall'amico Luca Mercalli, che mette alla berlina in modo divertente le insensatezze contenute nell'articolo; allegato alla presente ci sono alcuni passi tratti rispettivamente da Richard Heinberg, La festa è finita, Fazi Editore, Roma 2004 e da Jeremy Leggett, Fine corsa, Einaudi, Torino 2006. Detti libri, visti i temi affrontati, sono consigliabili a tutti coloro che hanno a cuore l'avvenire proprio e delle generazioni a venire e in particolare ai miei allievi, visto che anche su di essi verteranno le prove di comprensione testi del prossimo anno scolastico. Mi scuso sin d'ora nel caso in cui il file dovesse contenere qualche errore, ma dopo averlo passato allo scanner ho potuto solo dargli una scorsa veloce
E' un peccato che Tuttoscienze, diretto dall'ottimo Piero Bianucci, abbia lasciato passare un simile messaggio di completa disinformazione; si rischia il perpetuarsi o peggio l'accentuarsi dell'ignoranza descritta magistralmente da Gramellini nel Buongiorno di mercoledì, che riporto in calce alla presente
Buon w-e a tutti/e, M.
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Qui tre commenti del prof. ugo bardi (uni Firenze) a proposito dell'articolo su Tuttoscienze:
1) Si, conosco il lavoro di Varvelli. E' un anziano economista che non riesce a rendersi conto di come siano cambiate le cose negli ultimi tempi. Comunque, ricordatevi che di fronte alle nuove idee, le reazioni seguono una serie di step ben noti. Fino a poco tempo fa, eravamo allo stadio uno, adesso siamo entrati bene nello stadio due.
1. Mai sentito dire
2. Non è vero niente
3. E' vero ma non ha importanza
4. E' quello che avevo sempre detto anch'io
UB
2) Mi sono letto l'articolo di Varvelli; è una cosa talmente insensata che non si sa neanche da che parte cominciare a criticarlo. Prendete per esempio questa frase.
"Il futuro veniva calcolato sulla base del <<trend>> di sviluppo della singola materia prima che teneva conto della serie storica dei consumi negli ultimi 10 anni"
Ora, una frase del genere non avrebbe senso in nessun caso, perché non vuol dire niente. Ancora meno ha senso nel caso dei "Limiti dello Sviluppo" perche a) Il futuro NON veniva "calcolato" nel libro, qualsiasi cosa voglia dire "calcolare il futuro" b) negli scenari del libro NON si consideravano le "singole materie prime" ma insiemi di materie prime aggregate, c) gli scenari del libro NON erano basati sulle serie storiche dei consumi delle materie prime d) i dati considerati in input dei calcoli nel libro NON si limitavano agli ultimi 10 anni
Non so cos'altro si poteva sbagliare in più in una singola frase. Poteva forse aggiungere "E in più gli autori erano pedofili" ma basta anche così. E questa è solo una frase, non vi dico nulla del resto. Io non mi ci metto, mi viene la malinconia.
Saluti
UB
3) Se conti anche le sabbie bituminose, gli scisti, e varie altre robacce, ci possono stare l'equivalente di 5000 miliardi di barili; ma il problema è che le sabbie e gli scisti NON sono petrolio; sono un'altra cosa dalla quale, volendo, con molto sforzo e molta energia si può cavar fuori petrolio in qualche modo. Il punto è uno di definizione. Se hai bisogno di un veicolo, carretti e aeroplani sono entrambi veicoli; ma c'è una certa differenza nelle due cose se devi andare da qualche parte un po' lontano. "Babbo, quanto è lontana l'America? Zitto Pierino, e nuota!"
UB
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L’ignoranza rende presidenti
30/8/2006
La provincia di Chieti, nella persona del presidente Tommaso Coletti, promuove i Centri per l’Impiego con lo slogan «Il lavoro rende liberi». «Non ricordo dove lessi questa frase», rivela nei dépliant pubblicitari il senatore della Margherita, «ma fu una di quelle citazioni che ti fulminano all'istante». Appena gli hanno fatto notare che il suo fulmine andava a gas e che era farina del sacco di Auschwitz, il Coletti non ha chiesto asilo al pianeta della vergogna. Si è chiesto, invece: non è forse vero che il lavoro rende liberi? Quelle parole valgono a prescindere dall'uso fattone «da un dittatore» (per prudenza non lo ha nominato, altrimenti invece di Hitler magari gli usciva Beckenbauer).
Il quesito meriterebbe studi approfonditi. A patto di farli precedere da una riflessione sulle lacune di un sistema scolastico che può indurre un presidente di Provincia, e coloro che gli scrivono materialmente i dépliant, a ignorare nozioni che consideravamo patrimonio acquisito dell’umanità. Una delle cento cose che tutti «devono» sapere. Proprio vero che non bisogna mai dare nulla per scontato. Neppure quelle cento cose. Quindi, a beneficio degli emuli del Coletti, riepiloghiamo: «Arbeit macht frei» («Il lavoro rende liberi») stava scritto all’ingresso di Auschwitz. Auschwitz era un campo di sterminio in cui gli ebrei venivano uccisi dai nazisti. I nazisti erano un movimento politico di estrema destra andato al potere in Germania fra le due guerre mondiali del Novecento. Le due guerre mondiali del Novecento… Ci dica lei, presidente, quando smettere.
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