View Full Version : Conoscere L'islam
giannola
30-08-2006, 22:50
Cosa significa Islam ?
letteralmente "sottomissione ad Allàh", la risposta a questa domanda si trova nelle parole del Corano. Infatti nel Corano si trovano gli insegnamenti di Dio - Allàh.
Allàh insegna nel Corano:
"In verità, la religione presso Allàh è l' Islàm"
In un altro passo del Corano Allàh ammonisce
"E chi preferisce una religione diversa dall' Islàm, non se la vedrà accolta e nella vita futura egli sarà nel numero dei perdenti"
Quindi, poiché Allàh è Verità, solamente l'Islàm , tra le diverse religioni praticate dagli uomini, è la vera religione divina.
Nel Corano Allàh ordina:
"Obbedite ad Allàh ed ubbidite all'Apostolo e a coloro che di voi detengono l'autorità islamica." Nel Corano Allàh avverte:
"Chi ubbidisce all'Apostolo, obbedisce ad Allàh"
"C'è per voi nell'Apostolo un modello esemplare."
Con queste parole Allàh sottolinea una importantissima verità: gli insegnamenti, i precetti e gli esempi di vita dell'Apostolo (il Profeta Muhammad - pbsl) hanno valore di regola di condotta .
L'Islàm è il Codice di vita, che si fonda sul Corano e sulla Sunna del Profeta.
La parola Sunna significa "pratica di vita" e nella pratica di vita del Profeta ci sono esempi da imitare e modelli di comportamento da mettere in atto, per chi vuole vivere l'Islàm.
Il nome di chi colui che possiede l'identità islamica è quello di muslim (musulmano).
Musulmano è, quindi, solo ed esclusivamente colui che è "sottomesso ad Allàh, ha fede nel credo islamico e pratica l'Islàm con un codice di vita che si fonda su cinque regole essenziali :i pilastri."
Commettono un grave errore tutti coloro che legano l'appartenenza all'Islàm a un'area geografica, a una nazionalità, a un passaporto, piuttosto che all'obbedienza ad Allàh, che ha il suo momento interiore nell'Imàn (il credo islamico) e il suo momento comportamentale nell' Islàm ( la pratica di vita che si fonda sul Corano e sulla Sunna).
CONSULTA ANCHE conoscere l'islam - parte 2 :
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1271350
giannola
30-08-2006, 22:53
Ogni popolo ha avuto ed ha tradizioni sacre spesso raccolte in un libro. Gli ebrei hanno la Torah, i cristiani il Vangelo, gli indù i Veda, i taoisti il Tao Te Ching, i musulmani il Corano...Quel che stupisce è che ogni libro sacro parla all'uomo più che ad uno specifico popolo, fa godere di quella intelligenza che supera i limiti terrestri e contingenti. Il libro che in modo esplicito, chiaro, evidente afferma che ogni popolo ha il suo profeta ed il suo libro sacro, e che tutti sono stati inviati da Dio è il Corano. La rivelazione divina è universale per il Corano:
(2,213)"Erano un tempo, gli uomini una nazione sola, e Dio mandò i profeti, araldi ed ammonitori, e con loro rivelò il Libro pieno di Verità..."
Il Libro dunque non va inteso esclusivamente come testo visibile ma come sapienza scritta oltre il tempo e lo spazio. Ad esso hanno attinto tutti i messaggeri. Del resto nella prima sura l'aprente sta scritto che "Dio è il Signore dei mondi" ed è plausibile pensare a tutte le forme di vita intelligenti che hanno popolato e popoleranno l'universo, a meno di ritenere l'uomo l'unica creatura intelligente in una creazione cosmica infinita ed immensa la qualcosa limiterebbe il concetto che si ha del divino.
(Cor.31.27) Se tutti gli alberi della terra diventassero calami, e il mare, e sette mari ancora, fornissero l’inchiostro ,le parole di Dio non sarebbero esaurite
La Rivelazione è eterna e senza confini. Il Corano afferma che Dio ha inviato ad ogni popolo il suo messaggero ed il suo libro (nel Libro) ( 7,52-10,47 e 74 -8,4-15,10-16,326 e 43-17,15-22,75-30,46-35,24-37,72 e 176) e che tutti saranno giudicati in base a quanto di esso hanno conosciuto. Come a dire che nel cuore è nascosto un tesoro di consapevolezza e coscienza scritto da sempre e poi riflesso all'esterno dai messaggeri. Da questo punto di vista è propriamente rivelazione (velare nuovamente) mentre per la percezione del cuore sarebbe più corretto parlare di svelamento. E' ribadito in tre punti che chi prega nel divino (ossia in Sé) e si comporta onestamente è approvato da Dio. (2,62- 5,69- 4,124) quindi non già esclusivamente chi segue una fede particolare
"uomini e donne, ebrei cristiani sabei e chiunque prega il divino e compie il bene quegli avrà il suo paradiso e non sarà leso da nulla."
Per cui il musulmano è tenuto ad accettare e rispettare tutte le fedi come provenienti da Dio ed a non imporre le sue regole e la sua fede .
(2,256)"nessuna costrizione in fatto di religione
E ancora:
(18.29) La verità emana dal Signore. Creda chi vuole, non creda chi non vuole.
Per il Corano sono tutti musulmani i credenti in un profeta ed in un libro sacro. Ciò feconda un autentico ecumenismo (termine che significa "insieme delle terre" ) ,un dialogo tra le religioni non falsato dalla pretesa più o meno subdola di questa o quella di essere "più rivelata" delle altre. Le religioni sono di Dio (o meglio la pulsione di fede oltre il loro aspetto burocratico ) , non di Gesù, di Maometto o del Buddha. Se Dio avesse voluto, dice il Corano, tutti i popoli avrebbero lo stesso credo, se così non è va rispettata una ragion d'essere superiore. L'apparente diversità dei messaggi è conseguente a quella dei popoli. Ogni fede autentica porta a Dio, come i fiumi portano al mare. Nel mondo tutto svanisce, ogni forma naturale e culturale perisce, ricorda il Corano, per cui solo canalizzando la propria esistenza contingente al sentimento mistico dell'Unico non ci si smarrisce.
Casi di fanatismo ed incomprensione di questa o di altre religioni , se vogliamo guardare alla sostanza, non ci devono sviare. Esattamente come distinguiamo il Vangelo dall'inquisizione come un'aberrazione fatta dagli uomini in nome di Dio così dobbiamo separare i casi di fondamentalismo islamico dal Corano.
Ma cosa significa" rivelazione " e fino a qual punto l'uomo che la raccoglie, come un recipiente l'acqua, ha un ruolo in essa? La ricerca interiore di alcuni uomini arrivati all'illuminazione è armonica con la rivelazione stessa, quanto discende dal cielo svela quello che si libera dall'identificazione con l'esistenza contingente. Ossia lo tensione di forza (jihad) per sottrarsi all'ignavia, alla consuetudine facendo il bene e acquistando Conoscenza va di pari passo a quella vocazione, quell'aiuto interiore del Sé che va svelandosi. Questo è il significato della Jihad che alcuni hanno confuso con la "guerra santa" termine coniato dalla cristianità per le crociate. Le guerre non sono mai sante per nessuna religione, per nessun testo sacro ma solo per la follia umana. Il gioco della guerra nasce solo dall'immaturità e dalla devianza psichica. ( E' evidente comunque che per legittima difesa è giusto contrattaccare come ha fatto Maometto contro i meccani che cercavano di eliminare lui ed i suoi seguaci. )
E' affermato dal Libro che i profeti sono inviati da Dio . Qui si vuole sapere cosa c'entra Maometto col Corano (che letteralmente significa "recitazione" ma è chiamato anche " il distinguente"). Consideriamo pure questo punto di vista orizzontale ed entriamo nella storia. Maometto era sposo della ricca vedova Cadigia e con lei amministrava l'attività commerciale. Nei suoi viaggi come capo carovaniere ha incontrato nuove idee religiose, altre fedi e culture. Presumibilmente aveva anche colloquiato con gli asceti preislamici, gli hanif, che credevano in un Dio unico. Forse sull'esempio degli asceti che si ritiravano a meditare in certi periodi alla stregua dei monaci siriani ( il "viaggio interiore" periodicamente intrapreso dai sufi, i mistici dell'Islam) , il profeta cominciò ad appartarsi nella caverna di Hira. Certamente quest'uomo aveva raccolto molte idee e riflessioni portandole a maturazione in una visione colta ed elevata. Ormai quarantenne, la tradizione dice che durante la meditazione gli apparve l'arcangelo Gabriele per rivelargli le prime sure del Corano. Era il giorno 27 del mese di Ramadan dell'anno 611 d.C. ( l'arcangelo con tanto di ali è solo una rappresentazione mistica, nell'Islam sapienziale è l'equivalente del concetto di Spirito Santo ma non inteso come persona divina bensì come Attributo divino) .
Il profeta è illuminato , il suo cuore trabocca ed all'invito di scrivere egli si sente impotente a raccogliere un messaggio così vasto ma l'ordine è perentorio ed egli riesce, grazie a Dio, a trattenere nella sua fibra umana questa rivelazione. Le rivelazioni si susseguirono nel corso della sua vita per i successivi ventitré anni, indicandogli anche la via da seguire tra mille difficoltà, dovette infatti, tra l'altro, difendersi dagli attacchi dei meccani che volevano sopraffare lui ed i suoi segaci. Le sure vennero raccolte dal suo segretario Zahid ibn Thabit e custodite dai primi califfi Abu Bakr, Omar ( poi da sua figlia Hafsa vedova del profeta) ed Uthman e sarà proprio quest'ultimo a dare l'incarico a Zahid di guidare una commissione per la redazione finale del testo. Il materiale delle 114 sure sarà ordinato non cronologicamente ma secondo uno schema grossomodo quantitativo, dalle più lunghe alle più brevi, eccezion fatta per la prima sura, l'aprente. E' importante considerare che, ancor vivo il profeta, molti conoscevano a memoria il Corano e che le versioni "diverse" differiscono soprattutto per l'ordine ed il titolo delle sure. Il Corano dunque che leggiamo ha quella originalità che manca o è per lo meno dubbia in altri testi sacri, come quelli dell'antico ( più volte redatto come un muro ridipinto) e del nuovo testamento (con diverse versioni poi dette apocrife, molte scomparse o fatte scomparire).
Tra le traduzioni in italiano del Corano a detta degli esperti, valida è quella di monsignor Peirone, di gusto ma non rigorosa quella del Bausani, ma è da preferire quella in francese di Si Boubakeur Hamza . Ho trovato eccellenti i commenti del Corano di Gabriele Mandel nel "Il Corano Senza Segreti" ed.Rusconi, e di Syyed Hossein Nasr all'interno di "Ideali e Realtà dell'Islam" e "Il Sufismo" ed.Rusconi. Certo è che la bellezza anche poetica, ritmica ed evocativa del testo sfugge ad ogni traduzione. L'ammissione che sia un testo inimitabile è compresa pienamente solo da chi conosce l'arabo e le sfumature che i termini e le frasi contemplano (chissà quante perse nei secoli dalla percezione linguistica!). Per fare un esempio sul volgare una poesia dialettale può essere splendida ma tradotta si appiattisce appunto perché perde la ricchezza evocativa della lingua originale. Comunque sia i concetti elevatissimi del Testo rimangono, ed anche quelli adeguati ad aspetti pratici e giuridici (si pensi a chi era rivolto subito il Corano, a gente rozza ed incolta) colpiscono per la ragionevolezza e l'equilibrio e per l'avanguardia rispetto all'epoca, ridando diritti e dignità spirituale all'uomo ed alla donna (nel medioevo cristiano alla donna ed alle altre etnie non era riconosciuta ufficialmente un'anima), dignità alla giurisdizione in un invito costante al dialogo per evitare forme di gerarchica prevaricazione. La visione eguagliante degli uomini tuttavia rispetta qualità e valori. L’amico e successore del profeta Abu Bekr , tenne questo discorso:
(dalla"vita di Maometto"di TabAbu bekr ) Musulmani, ho accettato il potere solo per evitare discordie, lotte e spargimento di sangue. Oggi come ieri sono vostro uguale. Posso fare il bene ed il male. Se agirò bene ringraziate il Signore ,se agirò male, correggetimi e avvertitemi. Finche obbedirò a Dio obbeditemi, se mi allontanerò dalla sua volontà cessate di obbedirmi e ritenetevi sciolti dal giuramento che mi avete prestato...
La dura legge del taglione è mitigata , invitando dove è possibile ad essere comprensivi, pronti alla riconciliazione ed al perdono:
(39-40) (sono perdonati) coloro che, colpiti da una violenza, difendono se stessi; perché un male reclama come pagamento un male eguale. ma chiunque perdona e si riconcilia verrà ricompensato da Dio. in verità egli non ama i prevaricatori)
(42,40) "Un male ha per pagamento un male eguale. Ma chiunque perdona e si riconcilia verrà ricompensato da Dio. In Verità Egli non ama gli ingiusti "
Il profeta unificò durante la sua vita la penisola arabica. Lo troviamo compagno ed amico di chi lo seguiva, pronto al dialogo ed a dissipare ogni forma di prevaricazione. I suoi successori (i quattro califfi ben guidati: Abu Bekr, Omar, Uthman e Alì ) tennero preziosa la sua saggezza e presero consiglio dal Corano. Purtroppo come in ogni comunità umana ci furono incomprensioni e lotte tra fazioni che determinarono l'assassinio di Uthman e di Alì ( 661) e quindi la divisione tra i sunniti (la maggioranza che era per l'elezione democratica del califfo) e gli sciiti ( favorevoli invece a mantenere il califfato all'interno della famiglia del profeta ). Nonostante questo l'Islam si espanse non tanto per una politica offensiva quanto perché le popolazioni lo accettavano volentieri essendo allora il più tollerante e progredito . Quando era califfo Alì l'Islam aveva esteso il suo influsso dalla Spagna alla Cina. Il vero miracolo, sorprendente da un punto di vista storico, è che in pochi decenni dal Corano emerse una civiltà che dalla grezza e semiprimitiva vita dei beduini divenne il faro di civiltà nel mondo medioevale a cui ampiamente l'occidente cristiano attinse.
E’ dunque necessario vedere nel Libro né la sola metafisica né la sola contingenza normativa ma il suo fluire nei tempi oltre la sua cristallizzazione fisica. Esso non si impone dogmaticamente ma si svolge dinamicamente:" quando noi cambiamo un versetto con un versetto dicono, i miscredenti, sei un bestemmiatore! "(16,101) .ed ancora:"Se noi abroghiamo un qualsiasi versetto o lo facciamo dimenticare, ne apportiamo uno migliore o equivalente. Non sai tu che in verità Dio è onnipotente?"(2,106) Richiede comprensione. Da qui una estesa letteratura sufi sui veli del Corano, da quello letterale a quelli via via più nascosti e prossimi alla Realtà. Un velamento identico a quello di tutta la Realtà dalle forme apparenti alle essenze. Evolvere significa svelarsi alla Realtà nella Realtà. Nessun concetto, nessuna immagine naturale e simbolica è adeguata al divino. I sufi ricordano sempre:"I cieli e la terra non mi contengono ma mi contiene il cuore del mio fedele"
Il Corano è il libro di Allah quando Allah significa Dio (al Lah=la divinità) per cui anche un arabo cristiano dirà che crede in Allah. Non è dunque un nome caratteristico di Dio. Ed è il Corano non il profeta a costituire la rivelazione, essendo questo comunque un essere umano. Solo da Lui può discendere ogni grazia ed ogni bene, per quanto si incanali, per così dire, anche negli inviati e nei maestri . "Nulla è simile a Lui, Egli è Inconoscibile, non generato né generante" dice il Libro nella Sura 112. Nel Corano il divino è spogliato di ogni antropomorfismo e residuo idolatrico sebbene parli spesso per similitudini e parabole ( affermando chiaramente che si tratta solo di simbolismo fiabesco ogni descrizione del soprannaturale come quelle dell'inferno e del paradiso) . Questa è l'immagine offerta del divino :
(24, 35-37): Dio è la luce dei cieli e della terra. La sua luce è come una nicchia in cui si trova una lampada, lampada entro un vetro, vetro come un astro scintillante, ha luce da un Albero benedetto: un olivo né dell' oriente né dell'occidente , il cui olio illumina quasi senza che foco lo tocchi.Luce su luce. Dio guida verso la sua luce chi Egli vuole, e Dio (Dio è onnisciente) conia degli esempi per (le) genti... Luce che irradia calore (amore) in eterno. Ma anche questo è metafora, è solo un esempio.
Per cui l'inviato non è un essere sovrumano, né quindi ovviamente Verbo divino, ma un suo strumento. I profeti sono comunque esseri umani, Dio è l'unico, Dio è il più grande ("Allah Akbar" formula rituale pronunciata durante la preghiera in una sottomissione, o meglio, immersione totale in Lui ) . Dio si rivela in loro, come del resto si rivela in ogni cosa, nell'universo infinito Suo specchio, attraverso le Sue qualità ed i Suoi nomi. Da questo stato di prossimità nel divino essi splendono della Sua Luce. Parafrasando AlJili, il profeta è come un anello che ha incastonato il gioiello dell'Essenza (Dhat) . Ma i nomi di Dio non sono Dio, sono solo Sue manifestazioni ed Attributi. Tradizionalmente ne vengono elencati 99 tratti dallo stesso Corano ed il centesimo, segreto ed indicibile, è detto conferisca il potere sulla vita e sulla morte , in quanto va' oltre il manifestato dei nomi, stando esso alla fonte e non nel fluire delle forme, appetibile dall'essere stesso nell'estinzione (al fana) della sua forma. La sua conoscenza è come sbarrata dall'individualità, crosta e fango sull'essenza . L'individualità , pur importante sul suo piano e che anzi deve essere pienamente realizzata in armonia con quanto la trascende, per sé stessa è solo vanità come " il mondo è un gioco ed una distrazione" ( 57,20) ed è per questo che
(XXVIII,32) "il fine ultraterreno l’abbiamo destinato a coloro che non vogliono esaltare se stessi su questa terra"
Ma veniamo alla storia coranica del Kidr la quale mette in evidenza il mistero di Dio e la sua Giustizia. Spesso sento persone che dicono: "non credo più in Dio perché c'è del male nel mondo" ma che ne sappiamo noi, in assoluto, di cosa è bene e male? Noi non possiamo escludere che tanta sofferenza nasca per espiazione (di vite o meglio di "esistenza" precedente come credono molti sufi) o per prova, o comunque secondo disegni non costringibili nella logica umana. Certo è che la sofferenza nasce dal vero male dell'ignoranza, prima di tutto quella di non armonizzarsi col Principio di tutti gli opposti. Da qui la pace (Salam) ed ogni bene di cui Dio è dispensatore. Il mondo è irradiato di felicità e bellezza sebbene non sia la felicità e la bellezza. Nella storia che sentiremo a dar prova di mancanza di adeguata conoscenza è il profeta Mosè. Egli chiede ad un enigmatico personaggio "servo dei nostri servi" identificato dai sufi col Kidr, maestro e legislatore nascosto od angelo che sia, di istruirlo (per certi tratti esso ricorda quell'altrettanta misteriosa figura di Melkisedek di cui parla la Bibbia, sacerdote di Dio altissimo, senza padre né madre e a cui si inchina il profeta Abramo).
Trovammo là un servo fra i Nostri servi, al quale avevamo elargito misericordia, al quale avevamo insegnato Noi stessi una certa scienza. Mosè gli disse:-Posso seguirti, per imparare qualcosa di quel che conosci? E l'altro:- In verità non potrai sopportare con pazienza la mia compagnia. Come potresti sopportare con costanza ciò di cui non hai ancora afferrato il significato? - Se Dio vuole mi troverai costante,- disse-né disobbedirò ai tuoi ordini.- Ebbene-fece l'altro; - se mi segui non ti interrogherò affatto su quello di cui non ti avrò ancora parlato. Partirono tutti e due, e quando furono saliti sui una barca, l'uomo vi praticò una falla. Allora Mosè:- Vuoi forse annegare la gente dato che pratichi una falla? In verità hai commesso un atto riprovevole. E l'altro:-Non ti avevo detto che non avresti potuto sopportare con pazienza la mia compagnia?-Non prendertela con me per una cosa che avevo dimenticato; e non impormi un compito difficile. Ripartirono entrambi ; e quando incontrarono un bambino, l'uomo lo uccise.- Hai ucciso un individuo puro, o è in cambio di un altro individuo? In verità hai commesso un atto inaudito. E l'altro: -Non ti avevo detto che non avresti resistito con costanza in mia compagnia? - Se dopo questo ti interrogherò ancora su una qualsiasi cosa, allora non verrò più con te. Accetta le mie scuse. Ripartirono entrambi, e quando furono vicino ad una città, chiesero cibo agli abitanti, ma essi rifiutarono loro l'ospitalità. Poco dopo videro un muro che stava per crollare e l'uomo lo restaurò. Allora Mosè disse:- L'hai fatto senza chiedere un pagamento! Allora l'uomo disse: - Questa è la separazione fra noi due. Ma ti farò conoscere il significato di ciò che non hai potuto sopportare con pazienza. La barca appartiene a povera gente che lavora in mare: Volevo porla al riparo, perché dietro di noi veniva un re che si impadroniva di ogni barca. Quanto al bambino, suo padre e sua madre sono dei credenti; e temevamo che imponesse loro la sua ribellione, la sua miscredenza. Noi abbiamo voluto che il Signore lo sostituisca con un più puro e più degno di tenerezze. E quanto al muro, appartiene a due ragazzi orfani di quella città, e sotto vi è un tesoro che appartiene a loro. Il loro padre era un dabben uomo. Il Signore ha dunque stabilito che entrambi raggiungano il pieno vigore e trovino il tesoro; come misericordia da parte del Signore, dato che non l'ho fatto per mia scelta. Ecco ciò che non sei riuscito a sopportare con costanza.
Per finire credo che due debbano essere gli approcci fondamentali per studiare un testo sacro. Uno è scientifico come avendo davanti un oggetto qualsiasi da esaminare e verificare. L'altro è all'opposto, mistico, in cui per fede e percezione se ne coglie la saggezza e l'ispirazione spirituale. In entrambi i casi v'è un grande guadagno poiché ci si libera dalla miseria dell'ovvio, della ripetizione fine a se stessa. "Il sangue del sapiente vale ben di più di quello del martire" . E Maometto invitava alla ricerca, a non fermarsi sul già dato: "il sapere va' cercato fino in Cina"(adith), ossia nelle estreme possibilità dello scibile umano. E comunque con umiltà. Dal senso del limite nasce quello di una vastità incommensurabile di possibilità di sapienza delle cose interiori ed esteriori (una riflesso dell'altra secondo il simbolismo della croce, verticalità dell'Essere ed orizzontalità dell'Esistenza) . L'uomo in fondo è sulla terra per cercare. E le scoperte, se la Realtà è infinita, non hanno mai fine.
giannola
30-08-2006, 22:54
La parola araba che suona "Sunnah" indica il concetto che nella lingua italiana viene espresso dalla parola " la Pratica", " la Linea di Condotta"
Si legge nel Corano: "Non troverete nessun cambiamento nella sunnah [la linea di condotta] di Allah!" (Corano 33,62)
La parola araba che suona "Hadith" significa il concetto espresso nella lingua italiana dalla parola "Tradizione" (trasmissione orale della notizia di un detto, di un atto, di un fatto).
Nell'uso corrente queste due parole sono adoperate per indicare la Linea di condotta islamica del Profeta Muhammad, che sono state trasmesse di generazione in generazione, oralmente, mediante una catena di persone degne di fede il cui primo anello è un testimone "de visu" o "de auditu" appartenente alla cerchia dei seguaci del Profeta.
La Sunnah, si riferisce in particolare, a quelle Pratiche, del Profeta che sono parte integrante della sua Missione Profetica e che erano seguite dai suoi Compagni.
Il Profeta usava fare una chiara distinzione tra quelle azioni del suo comportamento che i musulmani dovevano seguire e quelle che invece non appartenevano al suo ministero profetico. Una Sunnah, cioè una pratica islamica, viene trasmessa attraverso l'osservazione, l'imitazione e attraverso l'insegnamento.
Una "tradizione", dunque, deve essere un racconto tramandato da una catena ininterrotta di narratori attendibili e avente per oggetto un comportamento di Maometto, il cui agire è ispirato da Dio.
Come è facile immaginare, nel mondo islamico non esiste un'opinione unitaria e concorde su quali hadith siano da ritenere attendibili: una collezione di hadith del IX secolo ne elenca 300.000, di cui soltanto 8000 ritenuti autentici.
Nel IX secolo vennero preparate raccolte di hadith che riferivano i comportamenti, i detti e anche i silenzi del Profeta, da cui si potevano desumere regole di comportamento non epresse dal Corano. Il loro insieme costituisce la tradizione sacra o sunna ed è seguito dalla maggioranza dei musulmani, che prendono in nome di sunniti.
Darkel83
30-08-2006, 22:57
Le religioni creano solo grossi problemi al mondo.
svarionman
30-08-2006, 22:58
Purtroppo prevedo una fine prematura per questa discussione...complimenti per la perseveranza
giannola
30-08-2006, 22:59
Come già detto, la parola araba che suona "Hadith" significa il concetto espresso nella lingua italiana dalla parola "Tradizione" (trasmissione orale della notizia di un detto, di un atto, di un fatto).
Un Hadith è la trasmissione orale di una testimonianza riguardante un detto, un fatto, un atto, un comportamento del Profeta Con l'andar del tempo, dopo la scomparsa del Profeta, vennero fatte delle Raccolte di Ahadith ( ahadith è il plurale arabo) ed ogni testimonianza era preceduta dalla Catena dei Trasmettitori (Isnad); ad esempio il Tale ha raccontato che il Tal altro raccontò di aver udito Omar dire: Ç L'Inviato di Allah disse "...".Inoltre i compilatori delle raccolte, per scrupolo di verità, riportavano anche notizie sul tenore letterale dei testi (Matn).
In tal modo essi provvidero non soltanto ad informarci su ciò che era stato riferito sul Profeta, ma anche sulla documentazione riguardante la provenienza della Tradizione
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2.1.1 Libri Canonici del Hadith
Fin dall'inizio della Missione Profetica di Muhammad, coloro che avevano accolto il Messaggio Islamico, e quindi, intendevano Praticare l'Islam, erano solleciti nel registrare tutto quanto l'Inviato di Allah, faceva e diceva, per poter, seguendo i suoi esempi ed obbedendo ai suoi precetti, Realizzare in forma islamica la loro esistenza. Dopo la morte del Profeta, quando il Dominio della Parola di Allah traboccò dalla Penisola Arabica per liberare dall'oppressione dell'ignoranza tutti gli uomini e si estese ampiamente ad Occidente ed ad Oriente, coloro ai quali Iddio accordò il privilegio di rispondere alla vocazione islamica furono spinti dal loro autentico sentimento religioso a conoscere quanto più possibile della vita e degli insegnamenti e delle opere del maestro e per aver il modello della loro condotta islamica dalla viva voce dei testimoni oculari della sua vita.
Fu così che, dopo poco tempo, si accumularono una grande quantità di dati sulla vita del Profeta. La maggior parte delle notizie sulla vita e sulle opere del Profeta, che Allah lo benedica e l'abbia in gloria erano trasmesse oralmente, però alcuni musulmani incominciarono a raccogliere queste testimonianze per loro uso privato, in collezioni.
Queste collezioni avevano, principalmente, lo scopo di raccogliere materiale utile per la risoluzione di questioni di diritto e di dottrina religiosa. Per questo motivo l'accettazione di una tradizione era condizionata alla sussistenza di un certo numero di requisiti, idonei nel loro complesso a dare la più assoluta garanzia di autenticità.
I più autorevoli libri di Hadith sono:
1) Sahih scritto da Bukhari ( 194-256 dopo l'Egira)
2) Sahih scritto da Muslim ( 202-261 dopo l'Egira)
(Il Sahih di Bukhari è superiore al Sahih di Muslim per metodo di classificazione).
Ci sono, poi, altri 4 libri di Hadith che sono conosciuti come la Sunnah di:
3) Abu Dawud ( 202-257 d. E.)
4) Tirmidy ( m. 279 d. E.)
5) Nassa Õi ( 215-303 d. E.)
6) Ibnu Maya ( 209-273 d. E.)
Questi libri di Hadith sono il frutto dell'iniziativa personale dei ricercatori e compilatori delle raccolte.
Ogni libro è stato sottoposto, prima di essere accettato come fonte autentica di notizie relative agli insegnamenti del Profeta(pbsl), ad un accurato esame critico da parte della comunità islamica.
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2.2.2 Criterio per l'accettazione di un Hadith
L'ingente mole delle tradizioni rese ben presto necessaria l'adozione di certi rigidi criteri di esame per la verifica della loro autenticità.
Gradualmente, al fine di verificare l'autenticità delle tradizioni, si formò una categoria di studiosi che diede vita ad una originale branca della scienza religiosa: la Scienza del Hadith (ailmu_l_hadith).
Questi studiosi del Hadith (detti Muhaddithin) adottarono il seguente metodo di indagine :
Per prima cosa essi eseguivano ricerche per accertare se la catena di trasmissione (isnad) portava, a ritroso, fino ad una persona che era stata presente al fatto; accertata l'esistenza di una catena di trasmissioni valida, essi passavano al vaglio l'attendibilità di ciascuno dei trasmettitori;
Per ciascuno di essi fu eseguito uno studio dettagliatissimo per mettere a fuoco la sua vita, il suo carattere, i suoi interessi e la sua attività, il grado di veridicità, il livello morale della sua vita, le condizioni della sua memoria, come capì ciò che vide e/o sentì, la sua affidabilità, la sua cultura, la sua istruzione e così via.
Migliaia di Muhaddithin dedicarono le loro vite alla ricerca di ogni minimo dettaglio sulle vite dei trasmettitori delle tradizioni sul Profeta. Grazie alle loro meticolose ricerche è possibile conoscere la biografia completa di circa 100.000 persone che furono coinvolte nelle tradizioni. La ragione di tanto rigore nel vaglio sia del Hadith che delle vite dei trasmettitori ha la sua base in questo precetto coranico:
" O voi che credete, se qualche perverso vi porta una notizia , vedeteci chiaro prima di far del male a qualcuno e dovervi poi pentire del vostro operato ! " (Corano 49,6)
Dopo aver accertato l'attendibilità e la veridicità del trasmettitore lo studio veniva esteso alla credibilità del detto o del fatto.
Il criterio per scartare una tradizione per difetto di credibilità era il seguente:
1- il fatto o il detto è contrario agli insegnamenti del Corano e della Sunnah ed è in contraddizione con altri Hadith;
2- la tradizione attribuisce al Profeta delle assurdità;
3- il fatto o il detto sono contrari a fatti provati;
4- oppure si contraddicono internamente ;
5- la tradizione riporta un evento che, se fosse realmente accaduto, centinaia di persone lo avrebbero osservato, mentre solo una persona ne ha riferito;
6- la tradizione contiene parole sconvenienti o addirittura volgari;
7- o profezie di eventi futuri con date specifiche;
8- o minaccia castigni tremendi per piccole mancanze;
9- o promette enormi ricompense per adempimenti di marginale importanza.
Questi canoni per vagliare la credibilità della tradizione sono stati desunti da esempi forniti dai Compagni del Profeta.
Per dare un'indicazione al riguardo, possiamo riferire quanto disse Omar ad una donna che gli faceva presente un atteggiamento del Profeta.
Disse Omar: " Non possiamo lasciare il Libro e la Sunnah del Profeta(pbsl) per dare un giudizio in base a quanto va dicendo una donna di cui non sappiamo ciò che ricorda e ciò che dimentica !".
In un'altra occasione, sappiamo che Aiscia la moglie del Profeta(pbsl) non accettò una testimonianza riportata dal figlio di Omar.
Essa si giustificò, dicendo: " Tu e quello che attesta questo fatto dell'Inviato di Dio(pbsl) non dite bugie, però qualche volte capite erroneamente"
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2.2.3 Classificazione degli Hadith
Gli hadith sono stati divisi in 3 gruppi principali:
1) Sahih : cioé degno di fiducia e attendibile;
2) Hasan : buono;
3) Da Õif : debole.
Ci sono, inoltre, degli Ahadith il carattere è incerto.
Tutti gli Ahadith presentati da Bukhari e da Muslim hanno il carattere Sahih.
Sono altresì sahih tutti gli altri Ahadith che, pur non facendo parte delle raccolte di Bukhari e di Muslim, hanno superato positivamente l'esame a cui sono stati sottoposti dai Muhaddithin.
Le tradizioni Hasan sono quelle la cui fonte è nota e i cui trasmettitori sono conosciuti per la loro affidabilità e la loro precisione; tutte queste tradizioni sono accettate dalla maggior parte degli insegnanti, dei dottori della legge islamica e dei giuristi. Mentre le tradizioni Hasan sono state riconosciute come base valida per decisioni legali nella giurisprudenza islamica, lo stesso carattere non è stato riconosciuto alle tradizioni Da’if (deboli) le quali pertanto non possono essere poste a fondamento di decisioni giurisprudenziali e di pareri legali.
Ma non bisogna credere, per questo, che esse siano rifiutate in blocco. Le tradizioni deboli che esortano i credenti a bene operare sulla linea islamica possono essere citate.
Esistono diversi gradi di debolezza che vanno dalla mancanza di un anello nella catena delle trasmissioni alla completa invenzione del detto o del fatto attribuito, in tal caso falsamente, al Profeta .
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2.2.4 Argomenti trattati dal Hadith
Il Hadith tratta tutti gli argomenti relativi a tutti gli aspetti della vita. Il Bukhari divise la sua opera in 97 libri.
3 libri riguardano: l'Inizio della Rivelazione, la fede e la Conoscenza
30 libri trattano: l'Adorazione Islamica (Salah), l'Imposta Coranica (Zakat), la Visita alla Mecca (Hajj) , il Digiuno (Saum)
22 libri trattano: Affari commerciali, Amministrazione Pubblica, Lavoro , Giustizia.
3 Libri trattano: il Jihad ( lo sforzo - la lotta per la causa di Allah), i Dhimmi (sudditi non musulmani dell'Impero Islamico)
1 libro tratta della Creazione.
4 Libri trattano dei Profeti e le buone qualità dei Compagni del Profeta(pbsl)
1 libro tratta dell' Attività del Profeta(pbsl) a Medina.
2 libri trattano dei Commenti relativi ai passi del Corano.
3 libri trattano: del Matrimonio, del Divorzio, del Mantenimento della Famiglia
26 libri trattano temi diversi: cibo, bevande, abiti, buone maniere
Il 96° libro del Sahih di Bukhari sottolinea l'importanza di obbedire al Corano e di attenersi agli esempi del Profeta come ci vengono insegnati nella Sunnah.
Il 97° libro tratta, infine, nel Tawid (Tawid è il principio dell'Unicità Unità e Unipersonalità di Allah).
giannola
30-08-2006, 23:00
Le religioni creano solo grossi problemi al mondo.
spesso è vero, ma perchè anche chi crede le utilizza per i propri fini
Gnappoide
30-08-2006, 23:00
Interessante come proposta di 3d :)
Non l'ho letto tutto, appena posso leggo bene tutte le informazioni perchè ci sono alcuni aspetti che voglio appronfondire :)
giannola
30-08-2006, 23:01
Ijma: l'opinione concorde della comunità.
Corano e sunna, interpretati anche secondo tecniche minuziose, lasciavano però ancora qualche problema insoluto, né i pareri degli ulema avevano forza sufficiente ad integrare la parola di Dio. Tuttavia una tradizione della sunna afferma che, se la comunità dei giuristi- teologi dà il suo consenso generale ad una teoria, questa non può essere errata. Questo consenso (ijma) non è facile da definire. Di fatto, l'ijma è intesa come il consenso dei giurisperiti più autorevoli, purché il loro numero sia ragionevolmente grande e il loro parere chiaramente formulato.
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Qiyas: l'interpretazione analogica.
Questa fonte è specificamente giuridica, nel senso che l'uso dell'analogia - strumento indiscusso in teologia - fu oggetto di gravi controversie nella soluzione di casi giudiziari, perché si riteneva empio usare la ragione umana per colmare un'apparente lacuna divina.
Ecco un esempio: si riconobbe alla donna, vittima di un reato, un'indennizzo pari alla metà di quello che sarebbe spettato ad un uomo, perché all'uomo spetta un'eredità doppia che alla donna.
L'analogia era un apporto esterno all'islam. Essa penetrò nel pensiero islamico attraverso le conquiste dei paesi di cultura irano-ellenistica e fiorì sotto la dinastia degli Abbàsidi (nel 700-800 d.C.). E' sotto questa dinasia che il diritto islamico assunse la sua forma odierna e in essa si cristallizò. Con il passaggio della capitale imperiale da Damasco a Bagdad, il travaso culturale tra conquistatori e conquistati si attuò decisamente. E' a questo punto che elementi del pensiero greco vennero inglobati nel ragionamento giuiridico-teologico dell'islam, così come norme giustinianee ed ebraiche vennero inglobate nel suo diritto. Poi, alla fine della dinastia abbàside nel 935 d.C., i regionalismi si fecero più forti; ma il diritto sacro, il fikh, si era ormai pietrificato come una colata di lava al termine del suo corso.
giannola
30-08-2006, 23:03
Le fonti non canoniche.
L'estensione delle conquiste islamiche islamiche e il perdurare di grandi stati islamici fino al secolo XIX rendeva indispensabile integrare di fatto il sistema classico delle fonti con altri strumenti, legati a una più sviluppata attività legislativa e giudiziaria, ovvero a particolari tradizioni locali. Va ricordato, però, che le fonti non canoniche non fanno parte delle fonti classiche islamiche appena sopra elencate.
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1. Urf: la consuetudine.
Bisogna distinguere i paesi islamici retti da un diritto consuetudinario non islamico (come l'Indonesia) e i paesi di diritto islamico in cui la consuetudine (urf) sembra essere esclusa dalle fonti del diritto. L'urf, tuttavia, ha una sua esistenza non ufficiale, legata a situazioni anteriori all'islamizzazione di un certo territorio, e contribuisce a integrare il diritto islamico. Una consuetudine locale, ad esempio, può stabilire il termine entro cui deve essere pagata la dote.
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2. Le decisioni giudiziarie
Anch'esse tendono ad integrare questo diritto: i malikiti seguivano le pronunce di Medina, gli hanbaliti e hanafiti quelle irachene e gli shafiiti quelle della Mecca. Infatti la fuga di Maometto a Medina divide il suo insegnamento in due parti, una più adatta ad una società di mercanti, l'altra ad una di beduini.
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3. Qanun: il decreto del sovrano.
L'assestamento dell'impero islamico e, in seguito, la formazione di parlamenti generarono come ultima fonte il decreto del sovrano del singolo paese, introducendo così una duplice giurisdizione: mentre il cadi, giudice monocratico religioso, continuò ad applicare la legge sacra, i tribunali laici applicarono il qanun.
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4. Maslaba: il pubblico interesse.
Sempre in tempi recenti, si fece ricorso al concetto di pubblico interesse, inteso in senso lato. In Tunisia, ad esempio, si introdusse un limite alla poligamia sottolineando che un uomo non può comportarsi in modo eguale verso tutte le mogli e che questa ineguaglianza di trattamento (soprattutto economico), oltre a essere contraria al dettame coranico, è contraria anche al pubblico interesse.
giannola
30-08-2006, 23:06
Interessante come proposta di 3d :)
Non l'ho letto tutto, appena posso leggo bene tutte le informazioni perchè ci sono alcuni aspetti che voglio appronfondire :)
Cmq nn sarà l'islam, l'unica religione che intendo trattare.
Tralasciando il cristianesimo, che è ben conosciuto e che in questa sezione ha una vastissima trattazione, vi sono altre religioni di cui sarebbe utile approfondire la conoscienza, spero di riuscirle a trattare in modo adeguato
subvertigo
30-08-2006, 23:10
Vorrei fare un piccolo appunto.
Allah è la parola araba per dire Dio... non c'è motivo per non tradurlo in "Dio"...non capisco perchè si debbano tradurre tutte le parole arabe nel loro corrispondente e non si traduca la parola che significa Dio... magari per farlo sembrare diverso dal nostro? Dato che nè cristianesimo, nè islamismo ammettono il politeismo ciò non ha senso...
Non credo che se troviamo un testo della chiesa protestante americana che chiami dio come "god" noi nella traduzione lasciamo "god"...
Tanto è vero che i pochi cristiani di lingua araba usano la parola "Allah" per indicare Dio.
blamecanada
30-08-2006, 23:43
Islam significa sottomissione, Allah, come già fatto notare, significa semplicemente "Dio".
subvertigo
31-08-2006, 00:14
Islam significa sottomissione, Allah, come già fatto notare, significa semplicemente "Dio".
e io che ho detto?!
blamecanada
31-08-2006, 00:42
e io che ho detto?!
Ho ribadito quanto hai detto tu (come già fatto notare), ed ho aggiunto che è la parola Islam a significare sottomissione.
Encounter
31-08-2006, 07:08
Interessante grazie Giannola.
ALBIZZIE
31-08-2006, 08:17
giannola, ma hai scritto tutto tu?
3D molto interessante.
;)
giannola
31-08-2006, 11:50
I SUNNITI
I Sunniti (Ahl al Sunna Wal-Jama'a: le genti della tradizione e della comunità) si presentano come i depositari dell'ortodossia islamica, perché sono rimasti fedeli alla "tradizione” del Profeta. Si oppongono, con maggiore o minore violenza, a tutte le "dissidenze" dell'ISLAM.
I Sunniti, che pretendono di essere i soli ortodossi interpreti della volontà di Maometto, costituiscono la maggioranza dei musulmani: riconoscono legittimi i primi quattro califfi elettivi e sulla scorta di questa divergenza sono andati elaborando una dottrina che si stacca in qualche punto da quella delle altre sette. Attualmente i sunniti (gli ortodossi, coloro che seguono la Sunnah, ovvero la tradizione musulmana) rappresentano la maggioranza dei musulmani.
Il sunnismo, ramo maggioritario dell'Islam, accetta l'interpretazione delle quattro grandi scuole giuridiche (Madhabit) dell'VIII e del IX secolo: l'hanafismo, il malikismo, lo sciafismo e l'hanbalismo.
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Gli SCIITI
alla morte del Profeta Maometto, nel 632, un gruppo di musulmani si radunò intorno ad ali (Shi'at ali, partito di ali), ritenendo che il Califfato e l'Imamato gli spettassero di diritto, in ragione del suo grado di parentela con il Profeta. Essi, infatti, preconizzavano che la leadership della comunità musulmana dovesse spettare alla famiglia del Profeta ed alla sua discendenza.
al di là della comune particolare venerazione nei confronti dei primi Imam, gli Sciiti si sono divisi in diverse sette a seconda degli Imam riconosciuti.
Le loro dottrine principali vengono tutte essenzialmente elaborate intorno alla teoria dell'Imamato e del Mahdi.
Dunque "Sciiti" indicava i seguaci del Partito di ali, cugino e genero di Maometto e quarto califfo dell’Islam, considerato come unico successore legittimo del profeta alla guida della comunità : usurpatori sarebbero quindi i tre califfi precedenti, riconosciuti invece dai Sunniti e, con essi, i fondatori della dinastia Omayyadi, anch’ essi detentori del califfato; infine quanti, come i Kharigiti, si ribellarono all'autorità di alì, che venne assassinato nel 661 d.C.
Gli sciiti riconoscono la guida non di un califfo - sovrano che, secondo loro, non ha alcun rapporto privilegiato con la divinità - bensì di un Imam (una guida) che, appartenente alla famiglia di ali, è dotato di potere sia temporale sia spirituale. La maggior parte degli sciiti si trova oggi in Iran. Una corrente particolare dell'Islam è il sufismo, ovvero il misticismo musulmano.
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Gli SCISMATICI
E' bene precisare che alcuni tra questi movimenti hanno dato vita a pericolose sette eretiche che hanno stravolto gli insegnamenti del Corano. Tuttavia ricordiamo:
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Balikiti
Sono i seguaci di Balik Abdallah al Firuz, un mullah Sciita fanatico proveniente dalle terre a nord ovest di al Haz che predica che la magia è un abominio proibito da Dio. Egli sostiene che tutti i maghi sono uomini malvagi e devono essere uccisi in nome di allah. Balik ha dichiarato una Guerra Santa contro coloro che praticano la magia, ovunque si trovino. I Mussulmani che rimangono uccisi nel tentativo di assassinare un mago sono martiri, che si guadagnano l'ingresso immediato in Paradiso. Questa fede incrollabile fa dei balikiti degli assassini temerari. Per tutti i territori a nord e a ovest di al Haz gli stregoni sono caduti preda di bande di Balikiti. Lo stesso Balik è stato condannato, anche se a malincuore, dai mullah Sciiti. Il Sultano è comunque furioso, in quanto uno dei suoi più fedeli consiglieri è stato rapito dal suo letto e fustigato a morte, soltanto perché esistevano delle voci riguardo al fatto che fosse un mago. Il sultano ha offerto un'enorme quantità di oro a chiunque gli porti la testa di Balik. I Balikiti sono stati colpiti anche ad al Wazif dove, se catturati, sono pubblicamente torturati a morte. I maghi nei paesi islamici hanno iniziato a pagare guardie del corpo, sospettando che i balikiti si nascondano nell'ombra.
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Drusi
al Hakim, sesto califfo fatimida, fortemente influenzato dalla Shi'a estrema, giunse a proclamarsi incarnazione della divinità. Dopo la sua misteriosa scomparsa, nel 1021, venne creata in Egitto una nuova setta, quella degli hachimiti o drusi, dal nome del suo capo Muhammad Darazi. La setta, diretta in seguito da Hamza Ibn ali, proclamò al Hakim manifestazione dell'intelletto universale e, secondo l'archetipo del messianesimo avventista sciita, ne attende il ritorno in qualità di Mahdi.
Dall'Egitto, la comunità drusa si spostò verso la Siria, il Libano (ove conta circa 400.000 adepti) ed Israele (circa 7.000 elementi). Credono nella trasmigrazione delle anime.
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Yazidi
La setta degli Yazidi deriva il proprio nome da Yazid, assassino dell'Imam Husain, figlio di ali. Nei rituali, sono presenti elementi propri della tradizione cristiana, ebraica, manichea ed islamica (vengono contemporaneamente praticati il battesimo, la circoncisione ed il digiuno musulmano).
La comunità yazida è composta da circa centomila elementi, che abitano nel Kurdistan e nella regione caucasica.
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Ibaditi
Partigiani di Abdallan Ibn al Ibadi, presunto fondatore della setta verso la fine del VII secolo, gli Ibaditi sono attualmente i soli superstiti dello kharigismo nella sua versione moderata: non considerano i non Kharigiti degli empi e si rifiutano di uccidere gli apostati e le loro famiglie.
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Kharijiti
I Kharigiti (uscenti), in origine partigiani di ali, lo abbandonarono allorché egli, in occasione della battaglia di Siffin (giugno 657), accettò una procedura di arbitrato con il contendente omeyade Mo'wiya. Essi si rifiutarono di accettare che la nomina del califfo potesse essere sottoposta alla valutazione di un uomo, poiché ritenevano che tale decisione dovesse essere presa dall'insieme della comunità (in quanto espressione della volontà di Dio).
La setta difendeva il principio secondo il quale ogni musulmano poteva essere eletto califfo senza preclusioni di tipo razziale o di ascendenza familiare o tribale. Il solo requisito richiesto era quello dell'adesione alla fede.
Per la setta, la condotta del califfo doveva essere irreprensibile: qualsiasi grave colpa lo faceva passare dallo status di credente a quello di infedele, mutamento che legittimava l'insorgergli contro. In generale, l'adepto che commetteva un peccato grave era considerato un apostata e doveva essere punito con la morte. I Kharigiti, inoltre, dichiaravano empi tutti i musulmani che si rifiutavano di seguire i loro insegnamenti.
Questa setta mussulmana è l'equivalente islamico degli Ospitalieri. I Kharijiti sono devoti al concetto di jihad, la Guerra Santa Islamica. Diversamente dalla setta terrestre da cui discendono, i Kharijiti di Yrth sono specificamente un ordine di pii cavalieri islamici. Il luogo in cui sono più numerosi è al Wazif, dove possiedono alcune potenti fortezze. Sono i più acerrimi nemici degli Ospitalieri, che hanno i loro avamposti sulle frontiere del nord. I capi Kharijiti sono continuamente impegnati a convincere il Califfo perché organizzi un'invasione dei regni cristiani.
I Kharijiti ritengono che la jihad sia il sesto Pilastro dell'Islam, importante quanto il pellegrinaggio. Pertanto considerano se stessi Mussulmani migliori dei loro più miti correligionari, e ciò li rende impopolari in molte situazioni. In ogni caso il Califfo li lascia fare, dal momento che sono ottime guardie confinarie. I loro occasionali sconfinamenti nel territorio di Megalos hanno poche conseguenze senza il supporto dell'esercito del Califfo, ma forniscono a quest'ultimo utili informazioni.
La magia, per quanto non proibita dal credo dei Kharijiti, non è praticata comunemente. Ciò non ha niente a che vedere con dei pregiudizi, ma solo dal fatto che ad al Wazif tutti i maghi devono servire per due anni, nell'esercito del Califfo, e i Kharijiti preferiscono non ricevere ordini da chi non è totalmente devoto alla jihad.
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Mutaziliti
Seguaci di un indirizzo o sistema di teologia musulmana. L' origine del movimento va ricercata nelle lotte politiche dell' inizio dell' VIII sec. d. C., quando un gruppo di uomini pii assunse un atteggiamento di 'neutralità' (questo è il significato della denominazione) tra i ribelli Kharigiti che giudicavano 'infedele' il peccatore musulmano, e la maggioranza che gli attribuiva ancora la qualità di credente: i Mutaziliti affermavano che la posizione del peccatore era 'intermedia' fra quei due opposti. Col declinare delle lotte civili, il partito Mutazilita perdette il suo originario contenuto politico, e si trasformò in scuola teologica. I principali dogmi furono: affermazione del libero arbitrio, eternità delle pene infernali per i peccatori rei gravi peccatori, anche se musulmani; negazione di Dio anche nella vita futura. Dopo aver trovato adesioni tra alcuni califfi Abbasidi nel IX sec, il Mutazilismo decadde nel XIII sec, dopo aver trasmesso parte del proprio dogma nella religione degli Sciiti e degli Ibaditi.
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Wahabiti
Movimento dell'Islam fondato nel XVIII secolo da Mohammad ibn Abd al-Wahab che si proponeva di riportare l'Islam alla purezza originaria, abolendo l'adorazione di santi e martiri. Esso si richiama agli insegnamenti di Ibn Hanbal e di Ibn Tayuiya.
al Wahab convertì alla sua dottrina un capo politico, Muhammad Ibn Sa'Ud, il cui figlio, 'Abd El-'Aziz, fu il fondatore del primo impero wahabita.
Il wahabismo non è dunque una setta, ma un movimento fondamentalista, caratterizzato da un grande rigorismo morale e che intende riportare l'ISLAM alla sua primitiva purezza. La dinastia dei Sa'Ud governa l'Arabia Saudita dal 1932. Nel regno saudita, l'hanbalismo è la scuola giuridica ufficiale.
Le moschee wahabite sono semplici e senza minareto. Wahabiti conquistarono la penisola arabica e La Mecca. Wahabiti sono gli attuali regnanti dell'Arabia Saudita. Wahabita è Osama Bin Laden, come pure il leader dei guerriglieri ceceni Shamil Basaev. I Wahabiti sono storici nemci degli Hashemiti.
Gli Wahabiti sottolineano più delle altre correnti la necessità della Jihad. Uno degli obiettivi dichiarati da Bin Laden stesso nell'atto di costituzione del Fronte Islamico Mondiale, nel 1998, è, oltre alla liberazione della moschea di al-Aqsa a Gerusalemme, l'occupazione della Santa Moschea dell'Islam alla Mecca, nel territorio di un regime-quello saudita-assogettato all'America. Per gli wahabiti, quindi, le uniche regole per una vita religiosa sono contenute nel Corano e nella Sunnah. Ogni altra regola non è valida.
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Hashemiti
Sono i discendenti diretti del Profeta Maometto e i guardiani dei luoghi santi. L'attuale re di Giordania Abdallah II è il quarantaduesimo erede di Maometto. Gli hashemiti sono stati scacciati dall'Arabia dai wahabiti, sostenuti dagli inglesi.
Secondo alcuni il re hashemita avrebbe pieno titolo a rivendicare il titolo di guardiano della Mecca. A distanza di quattro secoli il confronto continua.
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Assassini
La setta fu fondata nel 1090, al momento del massimo imperversare del Banestorm. alcuni membri furono trasportati a Yrth insieme ad altri Mussulmani e portarono con sé le loro credenze e la loro organizzazione. Seguendo l'esempio del loro fondatore terrestre, costruirono una fortezza sulla vetta delle montagne nell'occidente di al Haz e la chiamarono al Amut, cioè Nido dell'Aquila. Là risiede il capo della setta, noto ai profani col nome di Veglio della Montagna, da cui invia i suoi seguaci a compiere missioni di terrore.
Gli Assassini prendono nome dalla parola Hashishin, cioè "consumatori di hashish" (la droga di Yrth che porta questo nome è diversa da quella della Terra, ma produce gli stessi effetti). Il loro fine ultimo è da sempre quello di diffondere la loro concezione dell'Islam su tutta la faccia di Yrth. Tuttavia il primo passo consiste nel far cadere tutti i governi islamici ortodossi. I principali metodi adottati sono l'assassinio in pubblico e l'intrigo politico. Praticamente ogni città nei territori Islamici ospita membri del culto degli Assassini.
La setta pratica una versione misticheggiante dell'Islam, che non rispetta le normali preghiere e la pratica del digiuno. Gli Assassini ritengono che esistano nove livelli di sviluppo spirituale e che solo quando tutti i fedeli avranno raggiunto il nono, ci sarà l'avvento del Mahdi, il Redentore. Credono inoltre che tutte le proprietà debbano essere godute da tutti e che l'adorazione della Roccia a Geb'al Din e la venerazione dei santi sia un sacrilegio. Gli agenti degli Assassini sono chiamati fedayn, e ricevono un eccezionale addestramento nella loro arte. Sono maestri nel travestirsi piuttosto che nel muoversi furtivamente, dal momento che i loro omicidi vengono sempre commessi in pubblico. Ciò serve a dimostrare che i nemici della setta vengono sempre puniti e a garantire il martirio dell'assassino, che viene quasi sempre linciato. I fedayn amano colpire durante la preghiera del venerdì nella moschea, dove possono contare su un vasto pubblico e sulla possibilità di avvicinarsi facilmente alla vittima.
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Zayditi
(Zayditi, drusi e alawiti non sono più considerati musulmani dagli ortodossi)
Partigiani di Zayn Ibn Li (ali Za'n U'L'A Bidin), morto nel 740, bisnipote di ali e nipote di Hussein, sono i soli a riconoscerlo come quinto Imam. Per gli altri Sciiti è suo fratello, Mohammad al Baqir (morto nel 731), ad essere il quinto Imam.
Contrariamente alle altre sette sciite, lo zaydismo (o Shi'a moderata) (Per la Shi'a moderata, l'Imam è "colui che è rettamente guidato") riconosce la legittimità dei due primi califfi.
In teoria, essa lascia la designazione dell'Imam alla libera scelta della comunità, nella pratica ha sostenuto il diritto alla successione dei discendenti di ali, della sua sposa Fatima (figlia del Profeta) e dei loro figli, Hasan ed Hussein.
Per gli Zayditi, l'Imam è il depositario del sapere e deve far valere i propri diritti, impadronendosi del potere con le armi.
La particolarità che distingue questa setta dalle altre fazioni sciite è il rifiuto della "Taqiya", ossia dell'obbligo di dissimulare le proprie credenze, in caso di pericolo per se stesso o per la comunità.
Lo zaydismo conta almeno 6 milioni di aderenti ed è la religione ufficiale dello Yemen del Nord.
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Ismailiti
Poco prima della morte, nel 765, Ja'Far al Saddiq nominò quale suo successore Musa al Kazim, scartando per motivi oscuri Isma'Il, suo figlio primogenito. I sostenitori di Isma'Il fecero di quest'ultimo il loro settimo ed ultimo Imam (donde il termine ad essi applicato di Settimani), alla morte del quale si rifiutarono di credere. Isma'Il si sarebbe infatti nascosto per tornare un giorno come Mahdi a ristabilire la giustizia sulla terra.
In tal modo, gli Ismailiti si separarono dai Duodecimani (o della Shi'a media) (Secondo la Shi'a media, l'Imam è colui che è dotato di "infallibilità ed impeccabilità" e che viene "illuminato dalla luce divina”), che invece riconoscono Musa al Kazim come settimo Imam.
Gli Ismailiti si pongono l'obiettivo di rovesciare il Califfato sunnita, ai loro occhi illegittimo, e di sostituirvisi.
L'ismailismo (cui aderiscono alcune centinaia di migliaia di musulmani che vivono in Siria, in Libano, in India, in Pakistan ed in Israele) ha generato molte sette scismatiche, tra cui quella dei Drusi, dei Nizariti, dei Mustaliani (detta della Shi'a estrema) (Per la Shi'a estrema, l'Imam è "colui che rappresenta la personificazione di Dio”).
Quelle dei Carmati e dei Fatimidi da molti non sono considerate sette religiose, ma gruppi politico-militari, che hanno governato senza lasciare successori.
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Carmati
Riunitisi intorno ad Hamdan Qarmat, propagandista ismailita, ritenevano che Muhammad, figlio di Isma'Il, fosse il Mahdi atteso.
I Carmati fondarono, nell'899, uno Stato a Bahrein e giunsero perfino ad attaccare e conquistare la Mecca, nel 930. Il loro Stato indipendente, di tipo comunitario ed egualitario, sopravvisse fino al 1077 circa.
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Fatimidi
Costoro credevano che il Mahdi fosse uno dei nipoti di Isma'Il e pretendevano di discendere dalla figlia del Profeta, Fatima.
Si stabilirono dapprima nell'Africa del Nord, poi fondarono il Califfato fatimida d'Egitto (nel 969), ove mantennero il potere fino al 1171.
Carmati e Fatimidi hanno condiviso l'opinione secondo cui si doveva distruggere "l'illegittimo" Califfato sunnita e difendere la propria dottrina, praticando il terrorismo rivoluzionario.
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Nizariti
Sono i seguaci di Nizar, figlio primogenito dell'ottavo califfo fatimida, al Mustansir (morto nel 1094), che è allo stesso tempo il loro diciottesimo Imam. Nel 1090, un proselita di al Mustansir, Hasan Ibn Sabbah (morto nel 1124) si impadronì della fortezza al Amut, in Persia, ove insediò l'organizzazione terroristica dei Fidawiya (meglio conosciuta con il nome di setta degli "assassini", poiché praticava l'omicidio politico e faceva uso di hashish). Questa comunità scomparve verso il XIII secolo e gli Ismailiti del ramo nizarita, dopo essersi nuovamente divisi in diverse fazioni (tra cui la setta dei Khodjas in India), fanno ora capo, per la maggior parte, all', che considerano il loro Imam.
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Musta'lieni
Sono i seguaci del figlio cadetto di al Mustansir, al Musta'li (morto nel 1101), che fu designato da suo padre e dal governatore militare alla successione del potere, a detrimento di Nizar. alcuni Musta'lieni hanno formato la setta dei Bohoras in India e non riconoscono come loro guida l'Agha Khan.
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Duodecimani o Imamiti
Aderiscono alla Shi'a media e costituiscono la maggioranza tra gli sciiti (oltre 50 milioni di aderenti).
I Duodecimani chiudono la successione degli Imam al dodicesimo di essi, Muhammad al Mandi, scomparso nell'infanzia nell'874. Essi ritengono che egli non sia morto, ma che sia entrato in "occultamento".
Essi lo chiamano Sahib al Zaman (signore del tempo) e ne attendono il ritorno come Mahdi per ristabilire la giustizia sulla terra.
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Nusairiti o Alawiti
Muhammad Ibn Nussair al Namiri (morto nell'884), fondatore e teologo della setta nel IX secolo, sosteneva che 'alI al Hadi o al Naqi, decimo Imam (morto nel 868), fosse un'incarnazione dello Spirito Santo e rivendicò per sé la successione. I suoi adepti contestano la nomina dell'undicesimo Imam, Hasan al Askari, accettato invece dai duodecimani.
Gli alawiti riservano un culto particolare ad al I. La loro dottrina e i loro rituali presentano elementi extra islamici, circostanza che li pone lievemente al margine dell'Islam.
I componenti della setta, circa 400.000, vivono nella Siria nord-occidentale e nella regione libanese di Tripoli.
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Mahdiya
E' un movimento fondato in Sudan, verso la fine del XIX secolo, da Muhammad Ahmad Ibn Abdallah (morto nel 1825). Costui si proclamò Mahdi di allah e "califfo del Profeta", chiamato a ricostituire l'unità dell'Islam.
Egli incitava alla guerra santa ( Jihad ) tutti coloro che intendevano ribellarsi ai regimi "corrotti".
Il Mahdi importò in Sudan un Islam epurato e puritano che ricorda, per certi versi, il wahabismo. La tribù degli Ansari, nel Sudan, è l'erede dei Mahdisti.
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Sanusi'a
E' una Confraternita mistica, fondata da Sidi Muhammad al Sanousi (morto nel 1859) e diretta, dal 1918, da suo nipote, Muhammad Idris, che fu, dal 1951, il sovrano dei primo regno di Libia fino al colpo di stato del 1969.
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Ahmaditi
Mirza Ghulam Ahmad (morto nel 1908), fondatore di questa setta, nata nel Punjab (India), si proclamò "messaggero universale", affermando di essere allo stesso tempo il Mahdi dei musulmani, il Messia dei cristiani e l'Avatar di Krishna.
Un gruppo dissidente della setta costituì a Lahore una società per la propagazione dell'Islam. I Lahori si rifanno al sunnismo. Essi sono presenti in India, Pakistan, Iran, Arabia, Egitto e Malesia.
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Ahl-I-Haqq
La comunità degli Ahl -I - Haqq (gente della Verità) è stata fondata nel XV secolo da Sultan Suhaq. Il culto si basa sul raggiungimento dell'estasi attraverso il totale annientamento del proprio essere in Dio e sulla resurrezione finale. I principali centri degli Ahl -I - Haqq si trovano nel Kurdistan e nell'Azerbadjan e sono formati da elementi di estrazione prettamente agricola e contadina.
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Shaikhismo, babismo e baha'ismo
Lo shaikhismo è un movimento fondato da Ahmal al Asa (morto nel 1826), il quale afferma che, in assenza dell'Imam, l'esistenza di un intermediario tra quest'ultimo ed i fedeli è indispensabile. Quest'intermediario, lo "sciita perfetto", è il portavoce autorizzato (Bab) dell'Imam atteso.
Il babismo venne fondato nella prima metà del XIX secolo da Sayyed alI Muhammad al Shirazi (giustiziato nel 1850), che si proclamò Bab nel 1844, incitando a prepararsi ad accogliere "colui che Dio manifesterà".
Il baha'ismo, nato dal babismo, è un movimento che venne fondato da Mirza Husain 'all Nuri, soprannominato Baha Allah (morto nel 1892), che dichiarò, nel 1863, di essere colui di cui il Bab aveva annunciato la venuta. Il baha'ismo si sviluppò ad opera del figlio di Baha Allah, Abbas Effendi (soprannominato Abd al Baha e morto nel 1921) e di suo nipote Shoghi Effendi, morto nel 1957. La loro dottrina pacifista ha per scopo l'unificazione politico-religiosa e la fusione delle razze. I Baha'i credono nella fraternità universale e nell'educazione permanente, tesa a realizzare l'avvento di un governo mondiale. Il primitivo messaggio messianico di impronta sciita si è trasformato, nel corso del tempo, e soprattutto a seguito del contatto con l'Occidente, in una dottrina spirituale di tipo umanista-liberale.
Riconosciuta come organizzazione non governativa dalle Nazioni Unite, la Comunità Baha’i è attivamente impegnata nella lotta contro le discriminazioni di sesso e razziali ed in quella contro gli armamenti. Abbandonate le suggestioni esoteriche, i Baha'i propagandano la compatibilità della scienza con la fede, l'idea del progresso continuo, rifiutando gli elementi soprannaturali e miracolistici della religione.
L'organizzazione è centralizzata e fa capo alla Casa Universale di Giustizia, che ha assunto la guida della fede Baha’i alla morte di Shoghi Effendi. Essa è costituita da nove membri, eletti ogni cinque anni dalle Assemblee Spirituali Nazionali del mondo intero ed ha potere legislativo. Il Centro Mondiale è situato ad Haifa (Israele), dove si trova anche il "tempio d'oro".
Insediatisi originariamente in località della Palestina e dell'Iran, ove sono stati duramente perseguitati dal regime khomeinista, i Baha'i (3-5 milioni di seguaci) sono attualmente dispersi in varie parti del mondo, specie nell'area terzomondista.
La diffusione della fede è affidata alle Assemblee Spirituali Locali nonché, stante il fervore "pionieristico" di molti seguaci, all’iniziativa individuale.
oscuroviandante
31-08-2006, 11:51
Confesso di avere una edizione del Corano a casa e leggendolo via via mi dicevo ...ma qui è come la Bibbia... qui è come il Nuovo Testamento...ma parla anche di Gesù e via dicendo.
Purtroppo come al solito l'uomo è fenomenale nel rigirare le cose come vuole.
La stessa parola "Jihad" indica lo sforzo che ogni musulmano deve fare per diffondere (con la sola forza delle parole beninteso) l'Islam.
Ne più ne meno quello che deve fare qualsiasi credente di qualsiasi religione.
La mia impressione è che l'Islam stia passando quello che il Cristianesimo ha passato nel medioevo.
giannola
31-08-2006, 11:51
MUTAZILITA
La prima vera e propria scuola teologica, quella dei mutaziliti, sorta intorno alla metà del IX secolo, tentò per prima una grande mediazione e sintesi tra la visione islamica del mondo e l'apporto di altre tradizioni, in un ardito tentativo di inculturare la loro fede nella nuova epoca in cui vivevano.
Tra le loro "cinque tesi", si può ricordare quella del rifiuto di considerare il Corano eterno e increato. Rifiutando di distinguere in Dio fra essenza ed attributi, ne segue che la parola di Dio, in quanto sua azione ad extra (=verso l'esterno), non può partecipare delle caratteristiche proprie solo di Dio, tra cui appunto l'eternità. Conseguenza di questo è il rifiuto degli antropomorfismi e l'interpretazione allegorica di vari passi del Corano. Ma la soluzione mutazilita fu ritenuta troppo intellettualista: era percepita come la pretesa di costringere Dio nei limiti della logica umana, un attentato alla sua assoluta trascendenza. Perciò fu emarginata dalla scena culturale per secoli, per essere parzialmente ripresa dal riformismo moderno islamico.
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Le QUATTRO SCUOLE SUNNITE
Dopo la morte di Maometto sorsero dissensi politici e teologici anche violenti sul modo di interpretare il Corano e di provvedere allo stato musulmano. Nel corso di lotte durate fino al IX secolo, il movimento islamico si divise in varie sette, le principali delle quali sono ancora le seguenti due: i sunniti, così chiamati perché si proclamano seguaci della sunna, sono i più numerosi; e gli sciiti, che si oppongono ai sunniti per antichi dissensi sulla successione del Profeta e, in tempi più recenti, anche per ragioni ideologiche.
A queste principali sette (che subirono numerosi scismi interni), ne vanno aggiunte parecchie altre minori. Pur partendo da un nucleo comune, tutte hanno elaborato un loro fikh, cioè un loro sistema teologico-giuridico. Limitiamoci alle scuole dei sunniti.
Nel corso dell'assestamento del diritto islamico sotto la dinastia abbàside nell'VIII secolo, le controversie teologiche impedirono che le estensioni analogiche del diritto sacro venissero incanalate in un'unica direzione: nacquero così quattro scuole ortodosse e numerose scuole eretiche.
Ancor oggi il diritto islamico dei singoli stati si richiama a queste scuole o riti, spesso presenti in varia proporzione nella medesima nazione. Il diritto islamico non è quindi unitario.
Le quattro scuole islamiche ortodosse portano il nome del loro fondatore.
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La scuola HANAFITA (diffusa in Turchia, Egitto, India, Pakistan, e nell'ex URSS) è la più liberale, perché tende a sottolineare il carattere formale del comportamento del fedele ma, una volta rispettata la forma, ammette che con le finzioni si possano ammorbidire certe proibizioni del Corano. Corrente giuridica, fondata da Abu Hanifa (morto nel 767), di origine iraniana. Questa scuola privilegia il giudizio personale (RAY) all'imitazione passiva (TAQLID).
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La scuola MALIKITA (diffusa nel Maghreb) è rigorosa. Scuola giuridica dal nome di Malik Ibn Annas (morto nel 795 ). Privilegia l'Ijma dei teologi. Unitamente alla scuola hanbalita, rappresenta la tendenza giurisprudenziale più conservatrice.
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La scuola SHAFIITA (diffusa in Indonesia, Siria e Africa orientale) occupa una posizione intermedia tra le due precedenti. Dal nome dell'Imam Shafi'i (morto nell'820). Tra le fonti, privilegia la Sunnah e l'Ijma della comunità.
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Infine, la scuola HANBALITA (la più tradizionalista diffusa in Arabia Saudita) segue quella shafiita per quanto riguarda il ragionamento giuridico, ma esige un rispetto stretto della sunnah e strettissimo del Corano; la sua importanza divenne rilevante nel XX secolo, quando si generò una comunione d'intenti tra gli hanbaliti e il movimento dei wahhabiti, tuttora dominante in Arabia Saudita. Teorico fu Ibn Hanbal, uno dei protagonisti di quanto accadeva a Baghdad nel IX secolo, ma non bisogna dimenticare che l’Arabia Saudita, con la sua ideologia, ha avuto grande importanza storica. Basti pensare allo stesso Ibn Hanbal, che creò una delle quattro scuole giuridiche dell’Islam sunnita, e che più di tutti invocò il ritorno alla purezza della lettera e il ritorno a coloro che sono chiamati gli antichi di Medina, propugnando l’applicazione, costante nei secoli, del modello idealizzato di Medina.
La scuola hanbalita è caratterizzata da un'assoluta fedeltà alle fonti scritte dell'Islam, da un estremo rigore morale (che ha sempre incontrato un enorme consenso popolare) e da un anelito alla purezza dell'Islam delle origini.
Le quattro scuole islamiche ortodosse operarono l'estensione del diritto sacro con una certa libertà fino alla caduta della dinastia degli Abbàsidi (avvenuta nel 1258, con la conquista mongola di Bagdad). A partire da quella data non furono più possibili interpretazioni estensive: come si soleva dire, venne chiusa la "porta dello sforzo". Per i secoli successivi il diritto islamico restò immutabile, anche se eterogeneo.
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ASHARITA
Una soluzione classica, che si sarebbe affermata in seguito come una specie di "ortodossia" islamica, fu quella ash'arita (IX-X secolo), più propensa alla mediazione. Il dato rivelato, al di là dello sforzo logico di sistematizzarlo, conserva qui comunque la sua validità anche se la ragione fosse impossibilitata a stabilirne le modalità, secondo il principio poi divenuto classico del "senza come" (bi-la kayfa). Insomma un tentativo equilibrato di conciliare il principio della trascendenza divina e le esigenze razionali di altre scuole teologiche.
Il problema del libero arbitrio ha dato origine a diverse scuole, ma dal X secolo ha prevalso quella degli ashariti, che attribuisce all’uomo la facoltà di acconsentire all’intenzione instillatagli da Dio. Su questo barlume di consapevolezza poggiano le regole etiche, in base alle quali distinguere ciò che è bene da ciò che è male.
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LE ALTRE SCUOLE
Poiché le scuole sunnite sono tutte ortodosse e poiché il giudice musulmano era unico e non teneva registrazioni dei casi decisi, il soggetto di diritto islamico poteva passare da un rito all'altro senza alcuna formalità né definitività. Ciò non è invece possibile per le eresie e le sette. Tra queste ricordiamo il SUFISMO ed il WAHABISMO, rigidamente conservatori, la cui potenza è andata crescendo nei tempi moderni. Essi controllano oggi le città sante e ampie zone dell'Arabia.
giannola
31-08-2006, 11:53
L'Islàm è religione e codice di vita, che ha come fonte il Corano, l'insegnamento orale del Profeta e la Sua Sunna (pratica di vita). Il Codice di vita islamico si fonda su cinque regole essenziali. Sono cinque i pilastri dell'Islàm.
In una tradizionale raccolta dell' Imàm Al-Bukhàri e dall' Imàm Mùslim, i due luminari nel firmamento della Scienza del Hadìth, si narra che il Profeta Muhammad (pbsl) disse:
"Si fonda l'Islàm sopra cinque (pilastri)
SHAHADA (La Testimonianza di Fede)
SALAH (La Preghiera)
ZAKAH (L'Elemosina)
SAWN (Il Digiuno)
HAJJ (Il Pellegrinaggio)
I Cinque pilastri dell'Islam sono gli atti di culto fondamentali della religiosità musulmana.
Le norme con cui questi atti di culto fondamentali vennero istruiti e le dottrine generali per la loro esecuzione si trovano nel Corano, mentre le regole dettagliate per la loro attuazione pratica si trovano nell'Insegnamento orale del Profeta e nella sua Sunna.
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SHAHADA
(La Testimonianza di Fede)
(Nel nome di Dio il sommamente Misericordioso il Clementissimo)
La professione di fede islamica è il primo pilastro dell'Islàm
In lingua araba il primo pilastro dell'Islàm è shahàda e, letteralmente, la parola shahàda significa "testimonianza" Infatti la professione di fede islamica consiste nel rendere testimonianza che non c'è divinità tranne Allàh e che Muhammad (pbsl) è l'Apostolo di Allàh.
La formula della professione di fede è:
"Attesto che non c'è divinità tranne Allàh
Attesto che Muhammad è l'Apostolo di Allàh"
La traslitterazione delle parole che costituiscono la formula in lingua araba è:
"àsc/hadu an la ilàha illallàh, asc/hadu ànna Muhàmmadan rasùlullàh."
La professione di fede è il punto di arrivo di una presa di coscienza, che si esprime nella dichiarazione testimoniale; è, altresì il punto di partenza di una linea di condotta coerente alla testimonianza resa verbale.
La coerenza alla dichiarazione di testimonianza si esprime nella pratica scrupolosa dell'Islàm.
e nella pratica in forma esclusiva degli insegnamenti orali del Profeta e della Sua Sunna; infatti non c'è spazio nella vita del musulmano per altre fonti di regola di condotta.
Il comportamento da tenere in un caso non espressamente regolato o previsto dal Corano e dalla Sunna è regolato con una norma ricavata dall'interpretazione del Corano e della Sunna secondo i criteri interpretativi indicati dal Corano e dal Profeta.
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SALAH
(La Preghiera)
L'esecuzione della preghiera (quotidiana) è il secondo pilastro dell'Islàm.
L'adorazione e preghiera quotidiana è la colonna vertebrale dell'Islàm e la sua fondamentale importanza è definita con estrema chiarezza in un insegnamento del Profeta.
"Nel giorno della resurrezione la prima voce che sarà esaminata nel conto del musulmano è l'esecuzione scrupolosa dell'adorazione.
Se il risultato dell'esame sarà positivo, anche tutto il resto sarà approvato.
Ma se il risultato dell'esame sarà stato negativo, allora anche tutto il resto sarà rimproverato!."
La adorazione quotidiana deve essere adempiuta in ben definiti archi di tempo del giorno.
Dice Allàh nel Corano:
"In verità, l'adorazione quotidiana è per i credenti un dovere da adempiere in tempi prescritti."
Nelle ventiquattrore del giorno le preghiere prescritte sono cinque.
I tempi nei quali ciascuna preghiera deve essere eseguita sono legati al moto apparente del sole ed alla luce solare.
La prima preghiera quotidiana è quella dell'alba (salàtu-l-fàgr); il suo tempo inizia al primo albeggiare e termina poco prima della levata del sole.
La seconda preghiera è quella del mezzogiorno (salàtu-l-zùhr); il suo tempo inizia dal momento in cui il sole incomincia la sua declinazione dallo zenit verso occidente e termina nel momento in cui l'ombra gettata da un corpo è lunga il doppio dell'altezza del corpo che la proietta.
La terza preghiera quotidiana è quella del pomeriggio (salàtu-l-'àssr); il suo tempo inizia quando termina il tempo di salàt-l-zùhr e termina poco prima del tramonto del sole.
La quarta preghiera quotidiana è quella del tramonto (salàtu-l-màghrib); inizia quando il sole è calato sotto l'orizzonte e ha termine quando tutta la luce solare è scomparsa dal cielo.
La quinta preghiera quotidiana è quella del calare del sole (salàyu-l-'iscià); il suo tempo ha inizio al calar delle tenebre e finisce alla metà della notte.
LE CONDIZIONI DI VALIDITA' DELLE PREGHIERE QUOTIDIANE
Le condizioni perché l'adorazione quotidiana sia valida sono:
la purezza rituale
il vestiario appropriato
la sua esecuzione nel tempo giusto
l'orientamento in direzione della Mecca (QIBLA)
idoneità del luogo
La purezza rituale
La purezza rituale si realizza attraverso una serie di operazioni di lavaggi con acqua pulita. Queste operazioni si chiamano "abluzioni". Nei casi indicati dal Corano, la si può ottenere anche con la lustrazione pulverale (tayàmmum), vale a dire con terra pulita, sabbia, polvere, quando manca l'acqua.
Le abluzioni sono di due tipi:
la piccola abluzione (wudù)
la grande abluzione (ghùsl)
Il tipo di abluzione dipende dal tipo di interruzione dello stato di purezza rituale.
Quando la purezza rituale è interrotta dal piccolo hàdath come sonno profondo, lo stato di incoscienza, il vomito, l'uscita dal corpo di feci, urina, venti anali, sangue a fiotti è necessaria , per ripristinarla, l'esecuzione dell' 'udhù.
Quando la purezza rituale è interrotta dal grande hàdath come in caso di coito, mestruazioni e puerperio, il sonno profondo, lo stato di incoscienza, il vomito, l'uscita dal corpo di feci, urina, venti anali, sangue a fiotti, è necessaria , per ripristinarla, l'esecuzione del 'ghùsl'
Il vestiario appropriato
L'uomo deve aver coperte, almeno, le parti del corpo tra l'ombelico (compreso) e le ginocchia (comprese).
La donna deve avere coperto tutto il corpo , ad eccezione delle mani e del viso.
La sua esecuzione nel tempo giusto
Ogni adorazione è valida se eseguita nel tempo giusto
E' preferibile eseguire la adorazione nella parte iniziale del tempo
L'orientamento in direzione della Mecca
Per l'Italia la direzione è verso Sud-sud-est.
L'orientamento si chiama qibla.
Se è assolutamente impossibile rispettare l'orientamento prescritto sarà sufficiente esprimere l'intenzione di eseguire l'adorazione rivolti verso la Mecca.
Idoneità del luogo
Ogni luogo pulito è idoneo alla adorazione. Non sono idonei i luoghi di decenza (WC), immondezzai, luoghi bui ed altri indicati nel fiqh (giurisprudenza islamica).
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ZAKAH
(L'Elemosina)
La Zakàh è il terzo pilastro dell'Islàm
Dice Allàh, sia gloria a Lui l'Altissimo, nel Sublime e Sapiente Corano:
"Eseguite l'adorazione rituale quotidiana, pagate l'imposta coranica ed ubbidite all'Apostolo, può darsi che vi venga usata misericordi."
"Annuncia a coloro che accumulano l'oro e l'argento, invece di spendere queste loro ricchezze per la causa di Allàh, che li attende un castigo."
"I proventi dell'imposta coranica devono essere utilizzati a beneficio:
dei poveri
dei bisognosi
degli esattori (incaricati a riscuotere l'imposta)
per coloro i cui cuori sono stati conciliati (all'Islàm)
per la liberazione dei prigionieri
per i debitori inadempienti (per motivi che non dipendono dalla loro volontà)
per la causa di Allàh
per il viandante"
(Il versamento dell'imposta coranica per i fini sopra indicati)
"E' un dovere imposto da Allàh
ed Allàh è l'Onnisciente il Sapiente."
Il debito di imposta viene in essere dal possesso di 200 dracme oppure 20 dinari, che sono il minimo imponibile.
Il minimo imponibile si chiama nisàb.
Il dinaro ha valore di 4,8 grammi d'oro (il peso di una "unità di misura del peso" detta mithqàl)
Il nisàb dell'oro è pari al valore di 96 grammi d'oro.
Infatti, moltiplicando 4,8 (il peso in oro di un dinaro) per 20 (il numero dei dinari di cui è necessario il possesso per il minimo imponibile), si ottiene il peso di 96 grammi di oro).
L' imposta coranica di un mezzo dinaro equivale a 2,4 grammi d'oro e 2,4 è esattamente il 2,50% di 96.
I beni soggetti ad imposta coranica sono:
oro
argento
mercanzia
gioielli
Sono soggetti ad imposta coranica, ma in misura diversa dal 2,50%:
i prodotti agricoli
le miniere
il tesoro
il bestiame
Per i prodotti agricoli è dovuto, a titolo d'imposta coranica, il decimo del valore, se la cultura non richiede spese di irrigazione, mentre è di un ventesimo, se richiede spese di irrigazione.
Per le miniere è dovuta una imposta pari ad un quinto del valore, solo se viene scoperta in un terreno soggetto alla decima.
Per il tesoro nascosto sotto terra è dovuta una imposta pari al 10% del valore, tranne che si tratti di pietre preziose.
Per il bestiame è stata elaborata dalla giurisprudenza islamica una tabella dettagliata di quanto dovuto in natura dai proprietari di mandrie e di greggi, in rapporto alle specie di bestiame ed al numero di capi.
Sono esenti dall'imposta le mandrie di meno di sei cammelli e di trentuno bovini e i greggi di pecore, o di capre con meno di quarantuno capi.
Il calcolo del nisàb in Italia
In Italia il calcolo del nisàb si effettua moltiplicando per 96 la quotazione dell'oro alla Borsa valori di Milano, nel giorno in cui spira l'anno da quando il cespite tassabile è entrato nel patrimonio.
Se uno cespiti patrimoniali ha il valore superiore al nisàb, il proprietario è tenuto al pagamento del 2,50% del valore di esso a titolo di imposta coranica.
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SAWN
(Il Digiuno)
Il digiuno di Ramadàn è il quarto pilastro dell'Islàm
Il mese di Ramadàn è il nono dell'anno egiriano e l'anno egiriano è lunare. L'anno egiriano è di 354 giorni e sull'anno solare, che è fisso, l'anno lunare si sposta in avanti di 11 giorni all'anno. I mesi dell'anno lunare non hanno giorni fissi , ma il numero dei giorni del mese dipende dal novilunio, che può avvenire o ventinove o trenta giorni dopo il novilunio del mese prima.
Da ciò di deduce che ogniuno dei mesi attraversi tutte e quattro le stagioni e quindi avrà archi diurni brevi durante l'inverno e lunghi durante l'estate. Siccome questa regola vale anche per il mese di Ramadàn e quindi ci saranno Ramadàn con giorni con archi diurni lunghi e altri brevi.
Quando nell'emisfero nord è estate, in quello del sud è inverno e quando al nord è inverno al sud è estate. In questo modo a lungo andare i musulmani avranno digiunato lo stesso numeo di ore!.
Il digiuno del Ramadàn consiste nel non assumere nè cibo ne bevande, nel non fumare, nel non avere rapporti coniugali, nel non ingerire nessun tipo di sostanze (anche medicinali) per via orale e nel non introdurre nel corpo, per qualsiasi altra via (iniezione, via rettale) sostanza o medicinali, nell'arco diurno, che inizia all'alba e termina al tramonto, per tutti i giorni del Ramadàn.
Tutti i musulmani puberi, maschi e femmine, capaci di intendere e di volere, sono tenuti all'obbligo del digiuno.
La rottura involontaria del digiuno non comporta nessuna sanzione, purchè, dopo aver preso coscienza della rottura involontaria, si riprenda il digiuno.
Nel caso la rottura del digiuno sia consapevole il trasgressore è tenuto a rimediare in uno dei seguenti modi:
offrire un pasto a sessanta musulmani bisognosi
dare a sessanta musulmani l'equivalente in denaro di un pasto
fare digiuno di 60 giorni
Il digiuno comincia circa un quarto d'ora prima dell'inizio del tempo di adorazione rituale dell'alba (salàtu-l-fàgr) e deve essere preceduto dall'intenzione di digiunare per tutto il giorno seguente.
Il tramonto del sole segna la fine del digiuno e cessa, quindi il dovere dell'astinenza. L'astinenza viene rotta mangiando o uno o tre datteri, o in mancanza dei datteri bevendo dell'acqua.
La rottura dell'astinenza giornaliera si chiama iftàr. All'avvicinarsi dell'alba viene fatta una piccola colazione detta suhùr con dei datteri. Quando spunta la luna nuova del decimo mese dell'anno lunare, il mese di Shawal, termina il mese di Ramadàn e con esso il digiuno.
Nel primo mattino si celebra l'adorazione congressuale della solennità festiva della rottura del digiuno di Ramadàn, all'aperto e a cui tutti i musulmani della zona debbono partecipare.
All'inizio della celebrazione ogni musulmano è tenuto a versare nella cassa della comunità una somma di denaro della zakàtu-l-fitr. Questa somma deve essere pagata anche per il neonato che è venuto al mondo prima della adorazione congressuale della solennità.
L'importo del zakàtu-l-fitr è pari al valore di un pasto per ciascun componente della famiglia.
Sono esenti dal digiuno:
i malati (quando il digiuno sia gravemente pregiudiziale alla salute)
i viaggiatori ( per un viaggio di oltre 81 km per il periodo del trasferimento di andata e quello di ritorno)
Hanno facoltà di non digiunare:
le donne che allattano
le persone in età avanzata
Il digiuno è proibito alle donne mestruate e in puerperio.
Quando le cause legittime della interruzione del digiuno cessano l'interessato o l'interessata sono tenuti a recuperare i giorni in cui non hanno fatto digiuno in Ramadàn.
Per le persone anziane che non possono per ragioni di salute affrontare il digiuno sono previste due alternative:
qualora la persona anziana possa praticare il digiuno per almeno un giorno, il digiunare quel giorno con l'intenzione di digiunare per tutto il mese di Ramadàn, rende assolto l'obbligo
se la persona non può digiunare nemmeno un giorno, per le sue precarie condizioni fisiche, l'obbligo del digiuno si assolve in due modi:
a) con l'offerta di un pasto al giorno , per tutto il periodo del Ramadàn ad un musulmano indigente
b)con l'offerta di una somma sufficiente ad assicurare un pasto al giorno per tutti i giorni del mese di Ramadàn
In tutto questo mese santo le opere compiute hanno presso Allàh un pregio superiore alle opere compiute negli altri mesi. Il mese di Ramadàn è il mese dello sforzo per arricchire la spiritualità, per aumentare la fede, per approfondire la scienza religiosa , per aumentare il timore di Dio, per migliorare la condotta morale e per dare maggiore forza alla pratica dell'Islàm e alla diffusione della parola d'Allàh.
Il Ramadàn è il mese del colloquio con se stesso, il mese dei bilanci e dei programmi futuri, è il mese del rafforzamento del proposito di camminare nella retta via, nella salvifica luce del Sublime e Sapiente Corano e dell'Insegnamento del Profeta Muhammad (pbsl).
Quando due musulmani si incontrano in Ramadàn, dopo l'augurio di pace (as-salàmu 'alàikum e la riposta (ua 'alàikumu-s-salàm ua ràhmatullàh) si scambiano l'augurio di Ramadàn dicendo: Ramadàn karìm! (Generoso Ramadàn) e rispondendo: Allàhu àkram! ( Allàh è più generoso assai!)
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HAJJ
(Il Pellegrinaggio)
Il Pellegrinaggio è il quinto pilastro dell'Islàm
Dice Allàh, sia gloria a Lui l'Altissimo, nel Sublime e Sapiente Corano:
"Il Pellegrinaggio alla Casa per amore di Allàh
è un dovere di ogni uomo che ne abbia la possibilità."
"Eseguite il hàjj e la 'umrah per amore di Allàh."
Ci sono due tipi di pellegrinaggi: il pellegrinaggio maggiore (hàjj) e il pellegrinaggio minore (umràh)
Il Pellegrinaggio minore (Umràh)
Il Pellegrinaggio minore si può eseguire in ogni periodo dell'anno e quando si esegue nel mese di Ramadàn ha lo stesso valore del pellegrinaggio maggiore.
La Mecca è all'interno di un territorio sacro in cui ci sono alcuni luoghi , indicati dallo stesso Profeta, dove i pellegrini devono mettersi in stato di consacrazione.
Questi luoghi sono cinque chiamati in arabo con il termine mauaqìt.
Ognuno di questi posti è localizzato sul confine in relazione alla posizione geografica del paese di provenienza. Quando il pellegrino giunge al suo miqàt deve eseguire l'abluzione maggiore, tagliarsi le unghie, accorciarsi i capelli, profumarsi ed indossare il vestito del pellegrino.
L'abito del pellegrino è costituito da due lunghe pezze di stoffa senza cuciture, pulita e bianca.
La pezza che si avvolge intorno ai fianchi, sotto il petto, si chiama izàr, l'altra, che si indossa sulla parte superiore del corpo si chiama rìda.
L' Izàr e rìda sono per gli uomini mentre le donne portano un normale abbigliamento, possibilmente bianco, islamicamente corretto, vale a dire che le uniche parti esposte siano le mani e il viso.
Appena indossato l'abito del pellegrino, il fedele formula l'intenzione di eseguire il piccolo pellegrinaggio e lo inizia.
Il Pellegrinaggio maggiore
Il pellegrinaggio maggiore si svolge, a differenza del minore, in un periodo ben definito dell'anno. Questo periodo inizia l'ottavo giorno di zu-l-hìggia dodicesimo mese dell'anno lunare e termina il giorno tredici dello stesso mese.
Il fedele giunto nel suo miqàt si mette in stato di consacrazione ed esprime l'intenzione di effettuare l'hàgg.
Il giorno otto il pellegrino deve essere a Mina (località a qualche chilometro dalla Mecca) prima del mezzogiorno.
Dopo l'adorazione quotidiana dell'alba del giorno nove il pellegrino si mette in viaggio verso la pianura di 'Arafa, dove giunge verso mezzogiorno.
Nella pianura di 'Arafa il fedele sosta in preghiera e in adorazione fino al tramonto. Al tramonto del sole il pellegrino lascia la pianura di 'Arafa, dirigendosi verso una località chiamata Mùzdàlifah. Qui il pellegrino esegue in "combinazione differita" l'adorazione quotidiana del tramonto e quella del calar delle tenebre, quest'ultima accorciata.
Dopo la preghiera dell'alba il pellegrino si reca, se è possibile, ad una montagna vicina, detta al-màsh'aru-l-haràm il sacro segnacolo, dove glorifica Allàh.
Poi raccoglie sette sassolini, discende a Mina e procede alla "lapidazione di Satana" al pilastro detto giàmratu-l-'aqabah, dicendo ad ogni lancio: Allàhu àkbar.
Il dieci di Zu-l-hìggia, il giorno del sacrificio yàumu-n-nàr, in commemorazione della obbedienza incondizionata ed assoluta del profeta Ibrahìm, su di Lui la pace.
Dopo la "lapidazione di Satana" il pellegrino esegue l'immolazione della vittima sacrificale, la cui carne sarà distribuita ai bisognosi.
Eseguito il sacrificio il pellegrino si rade i capelli o ne taglia qualche ciocca mentre le donne accorciano i capelli della lunghezza della punta di un dito.
A questo punto cessano le limitazioni dello stato di ihràm ad eccezione del rapporto coniugale. Il pellegrino smette l'izàr e il rìda e si mette l'abito normale.
Successivamente il pellegrino si reca da Mina alla Mecca per eseguire la circumambulazione della nobile Kaaba.
Eseguita il pellegrino sale a Safa ed esegue il sà'y.
Con il compimento della sà'y all'uscita da Màrua,nel giorno dieci cessa anche la limitazione dei rapporti coniugale, la vita ritorna normale.
Nei tre giorni successivi,(undici, dodici e tredici, detti ayyàmu-t-tash/rìq, il pellegrino soggiorna a Mina, dove ogni giorno, nel pomeriggio, esegue la "lapidazione di Satana" ai tre pilastri, incominciando dal più piccolo e finendo con il più grande.
Si può limitare la permanenza a Mina a due giorni e la partenza deve avvenire prima del tramonto.
Prima di riprendere la via del ritorno il pellegrino passa alla Mecca dove compie la circumambulazione della Nobile Ka'ba per il commiato.
giannola
31-08-2006, 11:57
Confesso di avere una edizione del Corano a casa e leggendolo via via mi dicevo ...ma qui è come la Bibbia... qui è come il Nuovo Testamento...ma parla anche di Gesù e via dicendo.
Purtroppo come al solito l'uomo è fenomenale nel rigirare le cose come vuole.
La stessa parola "Jihad" indica lo sforzo che ogni musulmano deve fare per diffondere (con la sola forza delle parole beninteso) l'Islam.
Ne più ne meno quello che deve fare qualsiasi credente di qualsiasi religione.
La mia impressione è che l'Islam stia passando quello che il Cristianesimo ha passato nel medioevo.
anch'io ho a casa un'edizione del corano, credo che sia importante conoscere le religioni prima di parlarne.
Ho notato che fin'ora si è valutato l'islam a partire da chi lo pratica.
Se si facesse il ragionamento opposto sarebbe come valutare il cristianesimo, prendendo spunto da qualche fedele bigotto, piuttosto che leggere il nuovo testamento.
edited823
31-08-2006, 12:22
come è facile rigirare il senso dei testi..
miracoli dell' esegesi.
DonaldDuck
31-08-2006, 12:38
http://www.mclink.it/personal/ML1121/territori/territorio_nove/furri_bibliotecacensurata.html
Filippo Furri
La biblioteca censurata
La scrittura difende se stessa: la nascita del Parlamento Internazionale degli Scrittori contro la censura dell’opera e dell’autore
La condanna a morte
Il 14 febbraio 1989 l’ayatollah Komeini lancia contro Salman Rushdie, autore del libro scandalo Versi Satanici, il proprio anatema; la fatwa,1 la ‘sentenza’ che lo condanna a morte come bestemmiatore, lo raggiunge mentre si trova a Londra. Immediatamente scattano le misure di sicurezza per proteggere lo scrittore, mentre i media diffondono la notizia dell’inizio della caccia all’uomo: uomo che, dopo una dichiarazione televisiva2 a caldo, si rassegna a scomparire, a nascondersi, a - scrive - «non muovermi, non vedere nessuno, non dire nulla. Essere una non-persona, riconoscente per il solo fatto di essere vivo».3
Se «il leader di uno stato religioso-fascista» lo ha condannato a morte, la Gran Bretagna si limita ad annullarlo, a isolarlo per proteggerlo; per circa un anno e mezzo Rushdie non ha contatti né con membri del governo che si sta occupando della sua incolumità, né con funzionari ministeriali: «mi avevano detto che il ministero degli esteri aveva posto il veto agli incontri con me considerandoli potenzialmente deleteri per le relazioni razziali».4
Intanto le minacce diventano attentati e il 3 luglio del 1991, a Milano, Ettore Capriolo, traduttore di Versi Satanici in Italia, viene pugnalato e gravemente ferito. L’11 dello stesso mese Hitoshi Igarashi, il traduttore giapponese, viene pugnalato a morte.
Rushdie, costantemente scortato, inizia a esporsi e quando nel 1992 esce l’edizione economica di Versi Satanici a cura di un consorzio di editori, lo scrittore riesce a essere a Washington per presenziare a una conferenza sulla libertà di stampa; ma l’appuntamento che prevedeva un suo discorso al Congresso viene annullato dal segretario di Stato James Baker. L’amministrazione Bush si rifiuta di incontrarlo.
Nonostante i governi si mantengano a distanza di sicurezza, Rushdie riesce a trovare spazio: ospite del P.E.N.5 danese e con l’appoggio dei partiti di minoranza, tiene una conferenza stampa mentre nel porto di Copenhagen vigila su di lui una piccola cannoniera. In Norvegia, ancora attraverso il P.E.N., Rushdie incontra i ministri della cultura e dell’istruzione e ottiene l’appoggio del governo presso le Nazioni Unite.
L’escalation di violenza che si accompagna alla fatwa contro Rushdie chiama in causa i vari governi nazionali che, di fronte alle intimidazioni e alle aggressioni di propri cittadini, spesso non riescono ad andare oltre il tentativo di protezione e non arrivano ad assumere precise posizioni politiche:6 paradossalmente lo Stato democratico diventa inerte di fronte a un fondamentalismo che attacca direttamente l’individuo. La libertà d’espressione sembra rimanere un criterio relativo, tanto di fronte alla sua esplicita negazione7 quanto in faccia all’evidente declino di responsabilità della democrazia;8 il diritto alla libera espressione, sottoposto alla trasparenza del sistema democratico, deve comunque dipendere dalle leggi della mediatizzazione dell’informazione e del mercato.9 Anche il filtro informazionale normale, allora, può garantire tanto il controllo10 sull’autore quanto l’ignoranza dello spettatore: la libertà d’espressione esiste fino a quando può essere politicamente gestita o tutelata.11
In questo senso appare inevitabile che diventino altri gli interlocutori, che la libertà d’espressione debba essere garantita e difesa da poteri diversi. Sono gli stessi autori che, al crescere della minaccia, si trovano di fronte alla necessità di mobilitarsi in prima persona. Le Carrefour de Littératures, che dal 1991 al 1994 si riunisce a Strasburgo e che raccoglie scrittori e intellettuali di tutto il mondo, riflette sulla necessità di individuare «nuove forme di intervento degli scrittori nello spazio pubblico»:12 l’esigenza di ricollocare l’autore all’interno del sistema comunicativo, proposito alla base della creazione del Carrefour, si coniugherà con la volontà di connotare politicamente il ruolo dell’autore stesso, con la creazione del Parlamento Internazionale degli Scrittori.
Il Parlamento Internazionale degli Scrittori
Nel corso del 1993 la conferma della fatwa contro Rushdie e la condanna per blasfemia, in Bangladesh, di Talisma Nasrin, autrice del romanzo La Vergogna,13 corrispondono a un’escalation di esecuzioni: in Algeria si susseguono gli assassini di intellettuali, giornalisti, scrittori;14 a Sivas, in Turchia, un attentato nel corso di un festival culturale che ospita il traduttore di Versi Satanici in turco costa la vita a 37 persone.
Un appello lanciato dal Carrefour de Littératures «volto alla creazione di una struttura internazionale incaricata di organizzare una rete di solidarietà con gli scrittori minacciati»15 raccoglie nel luglio del 1993 le adesioni di circa trecento autori. A novembre a Strasburgo, presente Rushdie, viene fondato il Parlamento Internazionale degli Scrittori (PIE), che l’anno successivo a Parigi si dota di un ufficio esecutivo che raccoglie autori di varia provenienza come Adonis, Breyten Breytenbach, Jaques Derrida, Edouard Glissant, Salman Rushdie, Christian Salmon e Pierre Bourdieu; Rushdie, eletto primo presidente, stende una Dichiarazione d’indipendenza che diventa la Carta ufficiale della nuova organizzazione.
Già nel settembre del 1994 a Lisbona il Consiglio del PIE viene allargato a trentasei membri:16 si elabora lo Statuto dell’organizzazione e si lavora alla creazione di una rete di solidarietà per offrire asilo ad autori perseguitati. Berlino è la prima città ad associarsi al PIE in qualità di Ville Refuge secondo una convenzione che prevede modalità concrete di accoglienza e che dal 1995 si allargherà a numerose città prevalentemente europee. Il Parlamento già dalla sua fondazione si mobilita in difesa di autori perseguitati, denunciando da una parte limitazioni di libertà, minacce, assassini,17 dall’altra lo scarso appoggio delle realtà che si definiscono democratiche.18 Si tratta di un impegno politico concreto, di una continua denuncia e insieme dell’organizzazione di strutture in grado di tutelare gli scrittori minacciati: è significativo che di fronte all’appoggio al PIE di singole città e di entità politiche come le Nazioni Unite (UNESCO) e il Consiglio d’Europa, alcuni governi nazionali rimangano in disparte.19
Intanto 134 scrittori iraniani elaborano un testo contro la censura, dove si precisa che «se la critica delle opere è necessaria allo sviluppo di una cultura nazionale, frugare nella vita di uno scrittore sotto il pretesto di critica letteraria è un attentato alla sua vita privata. E condannarlo per ragioni di morale o opinione è contrario alla democrazia».20
Il PIE interviene direttamente contro il governo turco che nel gennaio del 1995 incarcera il romanziere Kemal per un suo articolo su «Der Spiegel» che denuncia la situazione delle popolazioni curde.
roverello
31-08-2006, 12:55
Confesso di avere una edizione del Corano a casa e leggendolo via via mi dicevo ...ma qui è come la Bibbia... qui è come il Nuovo Testamento...ma parla anche di Gesù e via dicendo.
Purtroppo come al solito l'uomo è fenomenale nel rigirare le cose come vuole.
La stessa parola "Jihad" indica lo sforzo che ogni musulmano deve fare per diffondere (con la sola forza delle parole beninteso) l'Islam.
Ne più ne meno quello che deve fare qualsiasi credente di qualsiasi religione.
La mia impressione è che l'Islam stia passando quello che il Cristianesimo ha passato nel medioevo.
Credo che tu abbia colto in modo sintetico e preciso alcuni punti cardine dei problemi dell'Islam e del rapporto dello stesso con altre religioni.
Con la differenza che non avendo l'Islam un Papa, gli Islam sono tanti anche all'interno del mondo sciita e sunnita, e maggiore è il peso delle regole religiose rispetto alle regole di uno stato per molti credenti.
Confesso di avere una edizione del Corano a casa e leggendolo via via mi dicevo ...ma qui è come la Bibbia... qui è come il Nuovo Testamento...ma parla anche di Gesù e via dicendo.
Purtroppo come al solito l'uomo è fenomenale nel rigirare le cose come vuole.
La stessa parola "Jihad" indica lo sforzo che ogni musulmano deve fare per diffondere (con la sola forza delle parole beninteso) l'Islam.
Ne più ne meno quello che deve fare qualsiasi credente di qualsiasi religione.
La mia impressione è che l'Islam stia passando quello che il Cristianesimo ha passato nel medioevo.
Non direi proprio uguale al cristianesimo...Maometto considerava il territorio non islamico territorio di guerra, Maometto tornando a Medina uccise molti uomini e lui era in minoranza ( motivo per il quale egli inizio a meditare sulla guerra santa ovvero: come è possibile che in netta minoranza abbia potuto uccidere così molti uomini? c'è per forza l'aiuto di Dio)
maometto reputa gesù un profeta e come profeta uomo non perfetto poichè in un suo sogno maometto mentre ascendeva al cielo incontra gesù che non veniva considerato degno di andare al cospetto di dio per motivi non specificati( a diff di abramo ad es. che viene specificata la sua impurità dovuta all'uccisione di un uomo) mentre lui è l'unico degno di incontrare Dio nonostante abbia ucciso centinaia di uomini...
semmai è molto simile all'antico testamento
inoltre in quanto a livello di avanzamento lo puoi paragonare al nostro medioevo ma per altre cose no.
oscuroviandante
31-08-2006, 13:48
Non direi proprio uguale al cristianesimo...Maometto considerava il territorio non islamico territorio di guerra, Maometto tornando a Medina uccise molti uomini e lui era in minoranza ( motivo per il quale egli inizio a meditare sulla guerra santa ovvero: come è possibile che in netta minoranza abbia potuto uccidere così molti uomini? c'è per forza l'aiuto di Dio)
maometto reputa gesù un profeta e come profeta uomo non perfetto poichè in un suo sogno maometto mentre ascendeva al cielo incontra gesù che non veniva considerato degno di andare al cospetto di dio per motivi non specificati( a diff di abramo ad es. che viene specificata la sua impurità dovuta all'uccisione di un uomo) mentre lui è l'unico degno di incontrare Dio nonostante abbia ucciso centinaia di uomini...
semmai è molto simile all'antico testamento
inoltre in quanto a livello di avanzamento lo puoi paragonare al nostro medioevo ma per altre cose no.
Grazie per la delucidazione. :)
Grazie per la delucidazione. :)
;) :D
edited823
31-08-2006, 14:21
Non direi proprio uguale al cristianesimo...Maometto considerava il territorio non islamico territorio di guerra, Maometto tornando a Medina uccise molti uomini e lui era in minoranza ( motivo per il quale egli inizio a meditare sulla guerra santa ovvero: come è possibile che in netta minoranza abbia potuto uccidere così molti uomini? c'è per forza l'aiuto di Dio)
maometto reputa gesù un profeta e come profeta uomo non perfetto poichè in un suo sogno maometto mentre ascendeva al cielo incontra gesù che non veniva considerato degno di andare al cospetto di dio per motivi non specificati( a diff di abramo ad es. che viene specificata la sua impurità dovuta all'uccisione di un uomo) mentre lui è l'unico degno di incontrare Dio nonostante abbia ucciso centinaia di uomini...
semmai è molto simile all'antico testamento
inoltre in quanto a livello di avanzamento lo puoi paragonare al nostro medioevo ma per altre cose no.
se citi solo episodi cruenti, puoi tranquillamente farlo anche con la bibbia.
ma resta il fatto che la situazione dell' islam è simile a quanto successo anche x il cristianesimo e alle puttanate partorite tramite l'esegesi medioevale dove mediante storia;allegoria;tropologia ed anagoia si diceva quel che pareva.
se citi solo episodi cruenti, puoi tranquillamente farlo anche con la bibbia.
ma resta il fatto che la situazione dell' islam è simile a quanto successo anche x il cristianesimo e alle puttanate partorite tramite l'esegesi medioevale dove mediante storia;allegoria;tropologia ed anagoia si diceva quel che pareva.
Infatti caro parli di medioevo, quattordicesimo quindicesimo secolo e non ventunesimo, inoltre bravo, bibbia non vangelo ;)
e cmq non sò cosa tu legga :confused: :mc: o cosa tu voglia leggere, ho parlato della figura di maometto e di una sua 'rivelazione' ...
Inoltre trovo la tua inserzione inutile ai fini della mia che era solo una aggiunta che voleva solo far notare che nn è tutto rosa e fiori.. qui non c'entra un cavolo la bibbia :doh:
Infatti caro parli di medioevo, quattordicesimo quindicesimo secolo e non ventunesimo, inoltre bravo, bibbia non vangelo ;)
e cmq non sò cosa tu legga :confused: :mc: o cosa tu voglia leggere, ho parlato della figura di maometto e di una sua 'rivelazione' ...
Inoltre trovo la tua inserzione inutile ai fini della mia che era solo una aggiunta che voleva solo far notare che nn è tutto rosa e fiori.. qui non c'entra un cavolo la bibbia :doh:
BIBBIA: VECCHIO TESTAMENTO, NUOVO TESTAMENTO
NUOVO TESTAMENTO: VANGELI
torna alle elementari :O
http://it.wikipedia.org/wiki/Nuovo_Testamento
http://it.wikipedia.org/wiki/Bibbia
oscuroviandante
31-08-2006, 16:23
Ma che son ste polemichette da bimbi gne-gne?
Naturale che il Vangelo o Nuovo Testamento sia la seconda parte della Bibbia.
DonaldDuck
31-08-2006, 17:16
http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=43&ID_articolo=70&ID_sezione=58&sezione=Finestra+sull'America
FINESTRA SULL'AMERICA
L'islamista Fouad Ajami della Johns Hopkins University commenta le proteste contro vignette danesi
«L’Europa, deve svegliarsi, ha sbagliato a credersi neutrale»
Alla radice dei disordini fondamentalisti c'è il rifiuto islamico della modernità
6/2/2006
«Quanto avviene sulle vignette danesi ricorda l'odio contro Salman Rushdie». Nato a Beirut, direttore degli studi mediorientali alla John Hopkins University ed appena tornato da un viaggio in Iraq, Fuad Ajami chiede all'Europa di «svegliarsi» e prendere atto che l'assalto ai consolati «svela il rigetto della modernità». Da dove viene quest'odio? «Viene da un teppismo, una violenza popolare che i governi arabi tollerano quando non incoraggiano. Quanto sta avvenendo ricorda l'ondata di intolleranza che si riversò contro lo scrittore Salam Rushdie colpevole solo di aver scritto "Versetti Satanici"».
Che cosa c'è in comune?
«Il fatto che i musulmani non accettano la modernità e che quelli residenti in particolare Europa non condividono i valori delle società dove vivono. Vi sono andati a risiedere per fuggire dal fallimento economico ed all'oppressione nei Paesi di origine ma non vogliono accettare la logica della società moderna, pluralistica. Non riescono a capire i valori sui quali l'Europa è fondata e quindi a comprendere che il premier danese non è responsabile per le vignette che vengono pubblicate sui giornali. Vengono da società gerarchiche come la Siria e Algeria e ragionano come se vi si trovassero ancora. Questi immigrati musulmani hanno un problema: vivono nel cuore delle società moderne ma non ne fanno psicologicamente parte. In cuor loro non aspettano altro che ricevere delle offese per scatenare la rabbia contro chi li ha accolti. In questo c'è però anche una responsabilità dell'Europa perché lo stato sociale garantisce a tutti il cibo ma non il lavoro e la disoccupazione fomenta la rabbia, come abbiamo visto in Francia».
Cosa ha pensato vedendo i saccheggi dei consolati scandinavi nella sua Beirut?
«Ho visto in tv queste immagini dei teppisti. Sono le stesse persone che fra una o due settimane, quando a riflettori spenti, torneranno negli stessi consolati per chiedere visti di immigrazione dicendo di aspirare a vivere in Scandinavia. Da un lato c'è il bisogno del mondo esterno ma dall'altro non lo si rispetta. E' una confusione immensa che nasce dall'ipocrisia, descrive come l'Islam si trova alla periferia della modernità ma non ne fa parte. Non basta il proliferare dei siti Internet per essere moderni se manca la volontà di comprendere che mentre l'Islam bandisce la rappresentazione del profeta Maometto altre culture non lo fanno».
Cosa prevede, quali saranno le conseguenze dei disordini anti-europei?
«Prevedo che ci saranno molti altri incidenti simili. Siamo solo all'inizio. Le occasioni di attrito fra Islam e modernità non mancano, ogni giorno. Ed i leader dei gruppi fondamentalisti, a Baghdad o Stoccolma, sono pronti a coglierle per rafforzarsi politicamente, fare proseliti e raccogliere donazioni».
Perché vi sono stati molti attacchi contro i cristiani?
«Abbiamo visto attacchi contro le chiese in Iraq, contro i cristiani in Libano e bandiere danesi e norvegesi - che hanno la croce nel mezzo - date alle fiamme a Fallujah, dove i problemi veri della gente sono la carenza di acqua e luce. E' ora che gli europei si sveglino. Per troppo tempo hanno pensato che la rabbia dell'Islam fosse solo antiamericana o antiebraica. L'Europa si è illusa di poter rimanere neutrale nella guerra in atto fra l'Islam e l'America. Ma questa è una guerra contro la modernità ed è la geografia che destina l'Europa ad essere il campo di battaglia, non si può fuggire».
Come giudica le reazioni dei leader occidentali?
«Hanno delle evidenti responsabilità per quanto avviene. Prendiamo ad esempio l'ex presidente americano Bill Clinton che dal Qatar si è affrettato a condannare le vignette. Ma cosa stava facendo Clinton in Qatar? Posso tentare di indovinare perché anche a me è capitato di essere invitato alla stessa conferenza: Clinton stava lì a prendere soldi in cambio di un discorso. E per prendere soldi nel Golfo Clinton ha commesso uno sbaglio. Avrebbe dovuto invece parlare con franchezza agli arabi, dire "le vignette sono state un errore ma per vivere in una società moderna dovete essere pronti a ricevere delle offese, non potete vivere ad Amsterdam come se vi trovaste a Ramallah, se non accettate di avere un insegnate omosessuale a scuola non potere immigrare in Danimarca perché immigrare significa assimilarsi". Sono molti i leader europei che non hanno mai chiesto con franchezza agli immigrati di assomilarsi, di adattarsi alle leggi nazionali vigenti».
Come reagisce il mondo arabo?
«Ci sono molte voci a favore della modernità. C'è ad esempio chi chiede agli egiziani di pensare non alle vignette pubblicate da un giornale danese ma al fatto che nell'assai più prossimo Mar Rosso una barca in difficoltà è stata abbandonata dal capitano egiziano mentre oltre mille persone sono morte affogate. E' una finestra sulla società egiziana, un sintomo del declino morale e professionale che è in atto. Ma cosa è più facile: tirare sassi per dimostrare l'amore per il profeta Maometto o comprendere i motivi di un dilagante malessere sociale?».
BIBBIA: VECCHIO TESTAMENTO, NUOVO TESTAMENTO
NUOVO TESTAMENTO: VANGELI
torna alle elementari :O
http://it.wikipedia.org/wiki/Nuovo_Testamento
http://it.wikipedia.org/wiki/Bibbia
Wow forse sei te che hai ancora da intraprenderle...sembra di parlare con dei bambini..io sono + intelligente :doh: ...mma
anche se nn mi ero spiegato bene pensavo che uno arrivasse a fare un ragionamento proprio...ma a quanto pare :confused: :mc:
intendevo: tu parli di bibbia appunto e le parti della bibbia a cui ti riferisci fanno parte del vecchio testamento, lo dicevo nel senso che ha fatto bene a non specificare vangelo, altrimenti sarebbe stata una falsità..
vabbeh cmq mi sembra inutile parlare qua dentro perchè tutti ( apparte oscuroviandante) invece di congliere un succo si attaccano ai puntigli e si va in ot :mc:
boh...pace!
cmq spero che ora sia comprensibile :O
giannola
31-08-2006, 19:20
Jihâd, termine arabo che significa ‘combattimento’, ‘lotta’. Dovere imposto a tutti i musulmani di diffondere l’Islâm mediante la guerra. Termine spesso tradotto con ‘guerra santa’.
Così inizia la definizione della voce Jihâd sull’Enciclopedia Britannica, una definizione che corrisponde all’idea comune e diffusa del Jihâd, e direi anche all’idea dell’Islâm stesso, che ritroviamo nei media e nella coscienza comune oggi. Intendiamo dire l’idea che l’Islâm sia una religione diffusasi con la guerra e che oggi con la guerra, con la violenza, vuole imporsi nel mondo occidentale, in tutto il mondo. Capita anche di leggere che il Jihâd, "Guerra Santa" è uno dei principi, dei fondamenti dell’Islâm e generalmente si ritiene che la "Guerra Santa" sia appunto un obbligo, un dovere, per tutti i musulmani.
Evidentemente sono un pessimo musulmano, visto che non solo non ho mai ucciso nessuno, ma non ho neanche mai picchiato qualcuno: la mia fede è proprio debole! Ciò che cercheremo di fare in questo nostro incontro sarà mostrare come quest’immagine dell’Islâm e del Jihâd non sia corretta. Le nostre argomentazioni si baseranno in primo luogo sul Corano, primo e fondamentale elemento di discriminazione tra ciò che è autenticamente islamico da ciò che è solo tradizione culturale o semplice propaganda politica. Non a caso uno dei vari nomi con cui ci si riferisce al Corano è "al Furqân", che vuol dire appunto "separatore del vero dal falso". Ci rifaremo poi alla Sunna, cioè i detti e gli atti del Profeta Maometto e infine alla storia dell’Islâm. E sia nel Corano, che nella Sunna, che nella storia dell’Islâm non troveremo la cosiddetta "Guerra Santa", il che non vuol dire che non troveremo la guerra.
L'ISLAM E LE ALTRE RELIGIONI
Dicevamo quindi che Jihâd nell’immaginario comune è associato all’idea che i musulmani debbano diffondere con la forza, con la guerra la propria religione. In realtà questo è esplicitamente e categoricamente proibito dal Corano:
"Non vi sia costrizione in fatto di religione" (II, 256). E ancora: "La verità viene dal vostro Signore: chi vuole creda, chi non vuole non creda" (XVIII, 29);
Altro che guerra: ognuno è libero di professare la propria religione senza alcuna forma di costrizione fisica, psicologica o di altro tipo. Ma il Corano ci dice ancora di più:
"Se qualcuno degli idolatri ti chiede asilo, accordaglielo affinché possa udire la parola di Dio e conducilo in un luogo per lui sicuro" (IX, 6).
Dunque addirittura il musulmano è tenuto a proteggere chi professa altre religioni. E tutto ciò ha una sua profonda giustificazione nel Corano:
"Se il tuo Signore avesse voluto, avrebbe fatto di tutti gli uomini una sola comunità" (XI, 118).
Dunque per un musulmano il fatto che esistano più religioni, più comunità religiose non pone alcun problema: si tratta di una precisa volontà divina. Inoltre questa divisione tra più religioni, non è una divisione tra buoni e cattivi, non è stata fatta per dannare gli uni e salvare gli altri, perché dice sempre il Corano:
"Certamente quelli che credono [i musulmani], quelli che seguono la religione giudaica, i cristiani e i sabei, chiunque insomma creda in Dio e nel giorno ultimo e abbia compiuto opere buone, tutti avranno la mercede loro presso il Signore" (II, 62).
E ancora: "quando giungerà l’ora ultima, allora i facitori di vanità si perderanno; e ogni comunità sarà chiamata davanti al suo libro [e sarà detto loro:] Ecco, ora verrete retribuiti secondo ciò che avete fatto" (XLV, 27).
Dunque qualunque sia la comunità religiosa cui un uomo appartiene, questi avrà una sorte nell’aldilà in funzione di come si è comportato. Il senso dell’articolazione dell’umanità tutta in comunità religiose diverse, sta allora nel libero confronto tra le varie comunità nell’adorazione dell’unico Dio e nel compimento del bene, come afferma esplicitamente il Corano:
"A ognuno di voi abbiamo dato una legge e una via. Se Dio avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità: non lo ha fatto per provarvi mediante ciò che vi ha dato. Gareggiate dunque in opere buone! Ritornerete tutti a Dio, ed egli vi farà conoscere ciò su cui siete discordi" (V, 48)
Una precisazione si impone. Nel versetto sopra citato si parla di ebrei e cristiani e nel Corano è essenzialmente a queste comunità religiose cui si fa riferimento, ma sempre nel Corano troviamo scritto:
"E mandammo inviati, dei quali ti abbiamo narrato in precedenza e messaggeri di cui non ti abbiamo narrato" (IV, 164).
Il Corano cita 25 profeti, ma la tradizione islamica ha indicato il numero dei profeti in 124.000 e il numero dei libri rivelati in 104. Sulla scorta di questi dati i musulmani, e in particolare i sufi, vale a dire i mistici dell’Islâm, hanno riconosciuto come inviati di Dio, tra gli altri, Zarathustra e Buddha ed hanno annoverato i Veda, gli antichi testi sacri induisti, tra i libri rivelati.
Si osserverà: questa è la teoria, la realtà storica è invece quella che vede il guerriero musulmano con in mano una spada e nell’altra il Corano che impone la scelta tra la morte e il diventare musulmano. A parte l’incongruità di questa immagine che, poiché il Corano deve essere tenuto con la destra e non con la sinistra, implica che tutti i musulmani tengano la spada nella sinistra, quindi siano mancini, questa immagine è anche falsa storicamente. Così scriveva Omar, il secondo dei successori di Maometto, ad uno dei suoi governatori:
"Né tu né i musulmani che sono sotto di te devono trattare gli infedeli come bottino e venderli come schiavi […]. Se esigete da loro il testatico, non potete avere più alcuna pretesa né diritto su di loro. […] Perciò imponi su di loro un testatico e non renderli schiavi, né permettere ai musulmani di opprimerli o di far loro del male o di dissipare le loro proprietà […] ma attieniti fedelmente alle condizioni che hai concesso loro".
Rivolgiamo ora alle fonti cristiane dell’epoca della prima diffusione dell’Islâm:
"Il capo degli Arabi ordinò ai suoi di non uccidere i vecchi, né i bambini, né le ragazze, di non tagliare gli alberi da frutto né le messi e di non distruggere le case. Mandò poi un suo messaggero agli abitanti di Gaza chiedendo loro di aprirgli le porte, perché non cercava né oro, né argento, né donne, né figli, né figlie, né la città, né le singole case, bensì desiderava la loro amicizia, e concordia, sicurezza, pace" (Fra’ Guglielmo da Tripoli, domenicano).
"Domandarono allora ai cristiani e agli ebrei di pagare la capitazione; questi la pagarono e furono trattati dagli arabi con bontà. Per grazia divina, la prosperità regnò, e il cuore dei cristiani esultò per il dominio degli arabi" (Cronaca di Séert).
Né si pensi che questo atteggiamento "tollerante" fosse proprio solo degli inizi dell’Islâm. Nell’XI secolo il califfo fatimide al-Dhâhir emanò un editto in cui si ribadiva che:
"Chiunque […] desideri entrare nella religione dell’Islâm per scelta del suo cuore e per grazia di Dio […] lo può fare e sarà benvenuto e benedetto; chiunque preferisce restare nella sua religione […] avrà protezione e salvaguardia, ed è dovere di tutti i membri della comunità musulmana di proteggerlo e difenderlo".
E un decreto ottomano del sultano Mehmet II del 1602 afferma:
"Dato che, in accordo con quanto Dio onnipotente […] ha comandato nel Suo Libro Manifesto [il Corano] riguardo alle comunità degli ebrei e dei cristiani […] la loro protezione e difesa e la salvaguardia delle loro vite e dei loro possessi sono un dovere perpetuo e collettivo della generalità dei musulmani e un obbligo necessario che incombe su tutti i sovrani dell’Islâm […]. Pertanto è necessario e importante che la mia preoccupazione elevata e religiosamente ispirata tenda ad assicurare che, in accordo con la nobile Shari’a, ognuna di queste comunità che paga a me le tasse, nei giorni del mio regno imperiale e nel periodo del mio felice califfato, vivano in tranquillità e pace di mente e possano andare dietro ai loro affari, che nessuno li ostacoli dal farlo, e che nessuno provochi offesa alle loro persone o ai loro possessi, in violazione del comando di Dio e in contravvenzione alla Santa Legge del Profeta".
Recenti studi hanno confermato che il processo di conversione, nel quale giocarono un ruolo rilevante i sufi, che portò la maggioranza delle popolazioni conquistate a diventare musulmane, fu un processo molto lungo, senza mai giungere a eliminare le comunità non musulmane. Così, a differenza del mondo cristiano dove, con la sola eccezione degli ebrei, non sono mai sopravvissute comunità di altre religioni, nel mondo musulmano sono sempre esiste altre comunità religiose: ebrei, cristiani, zoroastriani, induisti, buddisti, ecc. Si pensi che dai dati del censimento ottomano del 1520 risulta che a Istanbul ben il 41,71% delle famiglie non era di religione musulmana.
Particolarmente forte risulta il contrasto tra la condizione degli ebrei nel mondo musulmano e nel mondo cristiano. Leggiamo la lettera di un ebreo della prima metà del quindicesimo secolo:
"Ho saputo delle afflizioni più amare della morte, che si sono abbattute sui nostri fratelli in Germania – delle leggi tiranniche, del battesimo forzato e delle espulsioni, che sono all’ordine del giorno […]. Fratelli e maestri, amici e conoscenti! Io, Isaac Zarfati, benché derivi da ceppo francese, sono nato in Germania […]. Dichiaro a tutti voi che la Turchia è una terra dove non manca nulla, e dove, se lo vorrete, tutto vi andrà bene […]. Non è forse meglio per voi vivere sotto i musulmani che sotto i cristiani? Qui ogni uomo può vivere in pace sotto la sua vigna e il suo fico. Qui tutti potete indossare gli abiti più raffinati".
Un secolo dopo Samuel Usque, un ebreo portoghese, in un’opera famosa "La consolazione per le tribolazioni di Israele", scrive che in Turchia "le porte della libertà sono sempre aperte all’osservanza dell’ebraismo". E così molti ebrei si rifugiarono in terra musulmana per sfuggire alle persecuzioni.
Si giunse anche al punto che i sultani si eressero a difensori dell’intero popolo ebraico, anche di coloro che non vivevano in terre musulmane. Il caso più famoso è quello di Ancona del 1556. Ad Ancona, allora parte del regno pontificio, fiorente centro di scambi commerciali con l’oriente, si erano stabiliti numerosi marrani, cioè ebrei obbligati a convertirsi al cattolicesimo, che erano poi tornati apertamente alla loro religione. Papa Paolo IV, che riorganizzò e diede nuovo impulso all’inquisizione, non poteva tollerare una simile situazione. Così gli ebrei vennero arrestati, i loro beni confiscati, e la loro morte decretata, a meno che non si convertissero al cattolicesimo. Il Sultano Solimano, che si riteneva, secondo i principi sopra esposti, protettore degli ebrei intervenne a protezione degli ebrei, ma il papato ovviamente non gli riconosceva tale ruolo e così la sua protezione venne accordata solo agli ebrei che erano venuti dalla Turchia, che furono così salvati. Tutti gli altri vennero debitamente bruciati sul rogo.
Naturalmente la realtà non è mai tutta rose e fiori, per cui il quadro di tolleranza da noi dipinto ha avuto le sue eccezioni. Così, se sotto i turchi la situazione è stata in generale quella che abbiamo descritto, più difficile era la situazione degli ebrei in Marocco, dove a un certo punto esistette anche un ghetto, istituzione del tutto sconosciuta nel resto del mondo musulmano.
Inoltre le circostanze storiche potevano portare ad atteggiamenti meno tolleranti: come è ovvio nei periodi di maggior conflittualità con gli stati cristiani i non musulmani sono stati guardati con sospetto, in quanto possibili "quinte colonne". Così accadde durante le crociate. E così è avvenuto con il colonialismo europeo a partire dal secolo scorso, anche perché le potenze europee hanno di solito usato appoggiarsi esplicitamente alle popolazioni non musulmane. La nascita dello stato di Israele nel 1948 ha poi segnato profondamente il sentimento musulmano, determinando il successo delle versioni arabe della propaganda antisemita europea.
LA GUERRA NELL'ISLAM
Chiarito quindi che l’Islâm non solo non prescrive, ma condanna la conversione con la forza, con la guerra, andiamo a veder qual è lo statuto della guerra nell’Islâm.
L’Islâm è una religione dell’equilibrio, della moderazione, direi del "giusto mezzo". È una religione che non ama gli eccessi, le esagerazioni. Dunque la guerra esiste, ma deve essere condotta all’interno di limiti ben precisi. Dice infatti il Corano:
"Combattete coloro che vi combattono, ma non superate i limiti, perché Dio non ama quelli che eccedono. Uccideteli quindi ovunque li troviate […] perché l’ingiustizia è peggio dell’uccisione. […] Ma se desistono, sappiate che Dio è indulgente e misericordioso. […] Se desistono non ci siano più ostilità." (II, 190-193).
E ancora: "Perché non combattete per la causa di Dio, per i più deboli tra gli uomini, le donne e i bambini che dicono: ’Signore, facci uscire da questa città di gente iniqua. Dacci per tua grazia un patrono. Dacci per tua grazia un difensore’" (Corano IV, 75).
Dunque la guerra è consentita solo se si è aggrediti o se si tratta di difendere un soggetto debole, incapace di difendersi ad solo. In ogni caso è assolutamente vietata la guerra di aggressione. Il musulmano non deve mai essere colui che inizia una guerra, una violenza.
Sulla base della Sunna, cioè dei detti del Profeta Maometto, i limiti della guerra sono stati ulteriormente specificati. Così il diritto islamico ha stabilito che in ogni caso è proibito uccidere:
La donna, purché non sia combattente con le armi come gli uomini. Non viene però uccisa se si limita a lanciare pietre o simili. Ricordo che, anche se oggi l’immagine della donna musulmana è quella di una reclusa, nella storia dell’Islâm sono state diverse le donne che hanno avuto parte attiva nella storia ed hanno anche combattuto e guidato eserciti in battaglia.
Il ragazzo, con gli stessi limiti visti per le donne.
Il malato di mente
Il vecchio che non ha la forza di combattere
Il paralitico, il malato cronico che non ha la forza di combattere o di camminare come lo storpio, il mutilato, ecc.
Il cieco
Il monaco
In pratica è possibile uccidere solo chi direttamente ci attacca con l’intenzione e la capacità di ucciderci. Ma la guerra è stata limitata nella storia dell’Islâm anche nei suoi aspetti distruttivi. Ecco quali sono le istruzioni che Abu Bakr, il successore di Maometto alla guida della comunità musulmana, dà ai comandanti dei battaglioni in partenza per la Siria:
"[…] chiedete l’aiuto di Dio nel combattere, nel rispetto delle regole date da Dio. Non tagliate alberi e non bruciateli, non uccidete bestie, non abbattete alberi da frutto, non demolite luoghi di culto, non uccidete bambini, anziani e donne. Troverete dei religiosi, che si dedicano all’adorazione nei loro monasteri o nei loro eremi. Non disturbateli."
giannola
31-08-2006, 19:20
La moschea e' un edificio in cui si svolgono le pratiche religiose dell'Islam e specialmente la preghiera congregazionale. Fu lo stesso Profeta Muhammad a fondare la prima moschea a Medina. Dalla sua primitiva forma, quella di ampio cortile recinto, con piccole costruzioni in legno addossate al muro, di cui quelle poste verso La Mecca destinate al culto e le altre ad abitazione, ben presto la moschea, oltre che ad essere sede di attivita' religiosa, diventa anche centro della vita sociale, politica e militare della comunita' musulmana.
Nei primi tempi dell'espansione islamica, la pianta schematica di una moschea consta di un grande cortile di forma rettangolare, in cui, al centro, sorge una fontana, destinata alle abluzioni dei fedeli. Intorno al cortile corre un porticato semplice o multiplo, coperto con un tetto o con una caratteristica serie di cupolette. Sul lato del rettangolo perpendicolare alla direzione in cui si trova La Mecca c'e' una nicchia, chiamata in arabo "al-mihrab", che indica la direzione della preghiera.
Alla destra della "nicchia direzionale", molto rialzato dal pavimento, c'e' un elemento di arredo della moschea, chiamato "al-minbar" e costituito da una scala che porta ad un podio con sedile, da cui il predicatore della preghiera congregazionale del venerdi fa la predica ai fedeli (la predica si chiama "al-khutbah"). Ogni moschea, poi, ha uno o piu' minareti. In tempi successivi la moschea si caratterizza in forma di grande sala delle preghiere, ricoperta a tetto, a volta, a cupola e, qualche volta, il muro esterno di recinzione e' fortificato per la difesa dei fedeli, in caso di attacchi nemici.
Intorno all'anno 1000 dell'e.v. gli architetti musulmani introdussero la costruzione in mattoni. Le prime moschee edificate con il mattone vennero realizzate in oriente, dove fu usato l'arco a sesto acuto ed in un secondo momento si comincio' a costruire in occidente, dove divennero caratteristici l'arco a pieno centro e quello a ferro di cavallo. Dopo il 1000, nell'era dominata dai Turchi, la moschea incomincia ad essere progettata e realizzata come edificio a composizione, culminante in una grande cupola, costruita sopra la sala centrale piramidale.
Verso la fine del 1400, dopo la liberazione di Costantinopoli dalle ormai fatiscenti strutture dell'impero bizantino, e nei secoli successivi gli architetti accentuarono nella moschea la sua composizione planimetrica e lo schema volumetrico piramidale, dato dallo sviluppo degli arconi, delle volte a semi-bacino e dalla cupola centrale. L'edifico, nel suo complesso architettonico, assume una forza ed una compattezza, mai raggiunte fino ad allora e che culminano, verso la fine del XVI sec. nella Moschea di Solimano il Magnifico a Istanbul e nella Moschea di Selim ad Adrianopoli. Le costruzioni piu' recenti ricalcano, piu' o meno, gli schemi tradizionali.
Il Minareto
La parola italiana "minareto" deriva dall'arabo "al-manarah", cioe' una torre portante una luce, cioe' un faro. La caratteristica torre della moschea, avente presso la sommita' una terrazza sporgente, da cui il muezzin invita i fedeli alla preghiera, si chiama "al-ma'zanah", cioe' il luogo da cui viene fatta "al-anzana" (la chiamata alla preghiera) da "al-mu'azzin" (il convocatore alla preghiera).
Nella lingua italiana e' la parola minareto che indica la torre della chiamata alla preghiera. I Minareti furono introdotti nel VII sec. nella forma a base quadrata, tipo che, poi, ebbe diffusione anche nel Magreb e nell'Andalus. Al centro della terrazza finale si ergeva un'altra piccola torre, anch'essa a pianta quadrata con una copertura a forma di piramide o a cupola semisferica.
Il minareto a pianta ottagonale prevalse, in principio, nelle regioni iraniche; fra il 1100 e il 1200 fa la sua comparsa il minareto cilindrico a pianta circolare, esile e snello, che porta presso la sommita' una piattaforma, pure essa circolare e sporgente a sbalzo, sormontata da un altro piccolo cilindro, coperto con una cupola semisferica o con la caratteristica "cupola a bulbo". Nell'impero ottomano il minareto cilindrico acquista snellezza e lievita con terminazioni appuntite a cono. Interessanti sono i due esemplari di torri-minareto con scala a spirale esterna, delle quali la piu' imponente si trova a Samarra in Iraq e l'altra nella moschea di Ibn Tulun al Cairo.
Il minareto, di solito e' unito a coppie, ma , sovente, nelle moschee se ne hanno piu' di due. La posizione primitiva nelle moschee era sull'asse della navata e sul lato del cortile opposto a quello in cui era ricavato il "mihrab"; in seguito vennero posti sugli angoli del cortile (e allora furono in numero di tre o quattro), oppure ai lati del portale (minareti a coppia) per accentuarne la posizione e la monumentalita'.
giannola
31-08-2006, 19:22
Introduzione
É la corrente più esoterica e mistica della religione islamica. Vivendo in una perfetta adesione all'istante presente e in un accettazione incondizionata della realtà intesa come manifestazione di Dio, i santi e i saggi sufi arrivano a conoscere la più alta realizzazione spirituale, accedono alla coscienza della realtà ultima fino ad annullarsi in essa.
Il sufismo è la via che conduce dall'individuale all'universale, dal mondo delle apparenze all'Unità, alla Verità.
I filosofi hanno scritto innumerevoli volumi e parlato senza fine della Verità, ma senza essere esaurienti. Per cui vedono solo una parte dell'Assoluto e non l'Infinito nella sua globalità. E' infatti vero che i filosofi vedono è giusto; ma non è che una parte dell'insieme. Unanimemente sappiamo che la parte corrisponde al tutto.
A tale proposito ricordo la famosa storia, raccontata da Rumi, di un gruppo di Indù che non avevano mai visto un elefante. Un giorno, giunsero in un luogo in cui ce n'era uno. Nell'oscurità completa si avvicinarono all'animale e ognuno, dopo averlo toccato, descrisse ciò che pensava di aver percepito. Naturalmente le descrizioni erano diverse. Coloro che avevano toccato la zampa dell'animale, pensavano fosse una colonna. Altri, che avevano toccato l'orecchio, dissero che era un ventaglio, altri ancora lo definirono dalla proboscide e così via.
Ciascuna delle descrizioni corrispondeva esattamente alle diverse parti che ognuno aveva toccato, ma la realtà dell'insieme era ben lontana dai singoli concetti. Se avessero avuto una candela, le divergenza di opinioni non sarebbero emerse. La luce avrebbe rivelato nel suo insieme l'elefante. E' soltanto con la luce della Via spirituale e della Via mistica, che la Verità può realmente essere conosciuta. L'individuo deve divenire testimonianza della Perfezione dell'Assoluto, perché possa vedere con la vista interiore di chi percepisce la Realtà nella sua interezza.
Questa testimonianza si manifesta quando si diventa perfetti, cioè quando si perde la propria esistenza parziale nel Globale. Se il tutto può essere paragonato all'Oceano, e la parte a una goccia, il sufi dice che è impossibile vedere l'Oceano con l'occhio della goccia. Tuttavia, quando la goccia si confonde con l'Oceano, può vedere l'Oceano con l'occhio dell'Oceano.
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La Storia e le Origini
Sufismo, Movimento religioso di carattere mistico e ascetico sorto nel mondo islamico a partire dall'XI secolo, in prevalenza fra i sunniti – benché comprenda anche confraternite e membri sciiti – che non assunse mai le caratteristiche settarie di altri gruppi, come, ad esempio, quello degli ismailiti.
Per quanto gli adepti riconducano le origini del loro movimento all'epoca di Maometto, il termine che lo denota (Tasawwuf) comparve a Kufa, in Iraq, soltanto nel IX secolo, al tempo degli abbasidi. Esso sembra derivare dal termine arabo suf (da cui "sufismo"), che indica l'abito di lana grezza indossato dagli asceti musulmani. Alla fine del X secolo questa corrente aveva già diffuso confraternite di seguaci da Bassora e da Baghdad, capitale abbaside, in tutto l'Iraq e nel resto del mondo islamico, dove rappresentava un tentativo di interpretazione mistico-esoterica della religione di Maometto. Da principio oggetto dell'ostilità delle correnti islamiche più tradizionaliste, il movimento ottenne dal XII secolo un riconoscimento formale nell'ambito dell'ortodossia, soprattutto grazie all'operato e agli scritti di alcuni membri illustri provenienti dai ceti colti del sunnismo, come il pensatore al-Ghazali.
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Le Caratteristiche
Il sufismo non prevede un sistema dottrinale omogeneo che lo caratterizzi precisamente rispetto alle altre correnti dell'Islam, e gli studiosi hanno attribuito ai diversi settori del movimento prospettive teologiche tendenti al monismo, al teismo o al panteismo. Un motivo unificante tra le varie dottrine dei sufi è forse la convinzione di godere di una speciale relazione di elezione (walaya) con la divinità, grazie alla quale sarebbe possibile stabilire una forma di comunicazione con Dio al fine di ottenere la comunione spirituale e la conoscenza della verità divina (haqiqa). Fonte di questa potenzialità è lo stato di grazia riservato da Dio stesso agli iniziati, che ne entrano in possesso mediante un lungo cammino di ascesi spirituale (maqamat) in varie tappe, da compiersi sotto la guida di un maestro (shaykh o pir) ritenuto capace di trasmettere al suo discepolo uno stato di benedizione soprannaturale (baraka). Tale benedizione sarebbe concessa alle generazioni future da Alì e dallo stesso Maometto per mezzo della successione autorevole (silsisla) di maestri illustri. L'esistenza del mondo, secondo i sufi, sarebbe garantita, in ciascuna generazione, dalla nascita di un maestro dotato della natura di "uomo perfetto" (qutb), la cui identità può essere svelata solo a quanti abbiano raggiunto lo stato del distacco da sé (fana), della dipendenza da Dio (baqa), e della conoscenza (marifa). A differenza dell'imam degli sciiti, con il quale pure condivide alcuni aspetti essenziali, come i poteri soprannaturali e il ruolo di garante dell'esistenza dell'universo, l'"uomo perfetto" del sufismo non dipende da una particolare linea di discendenza familiare e non appare come figura isolata nella sua epoca; rappresenta, al contrario, il vertice di una gerarchia di maestri venerabili, dotati in qualche misura delle sue stesse facoltà. I sufi, infatti, venerano come santi, accanto agli uomini perfetti, innumerevoli maestri del passato, fra i quali personaggi estranei alla loro dottrina e gli stessi imam sciiti. Grande importanza è attribuita alla musica e alla poesia; per quanto riguarda l'amore profano e il vino, tendenzialmente demonizzati dalla tradizione islamica, essi vengono considerati esperienze simboliche dell'amore divino e dell'estasi mistica. Fra le principali confraternite attive dal XII secolo si possono citare quelle dei marabutti e dei senussi (Sanusiya), tuttora presenti in Africa settentrionale, quelle dei dervisci, e quelle che, nel XV e XVI secolo, si avvicinarono al movimento sciita, assumendo talora anche il carattere di ordine militare, come nel caso dei safavidi, dominatori di vasti territori nell'Iran dell'inizio del XVI secolo.
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Samà
La città santa di Konya, in Turchia, è teatro di un rito che affonda le sue radici nel mistero: il sama estatico dei dervisci mevlevi, la confraternita sufi fondata da Gialal-ud-Din Rumi (Maulana Rumi) nel XIII secolo dell'era cristiana. Accanto al mausoleo che ospita il sepolcro di Rumi, i dervisci si esibiscono, davanti a un pubblico attonito, nella loro danza folle e vertiginosa.
Mentre il flauto e i tamburi cominciano a suonare, essi depongono la sopravveste nera, simbolo del basso, oscuro mondo in cui l'anima è prigioniera e, canditi come aironi migranti verso una patria lontana, cominciano a ruotare senza posa sul perno di un piede. La mano destra, aperta verso il cielo, è la coppa del cuore che accoglie la grazia divina. La sinistra, aperta verso terra, è la sorgente di vita che comunica il divino influsso al mondo corruttibile di noi poveri mortali.
L'alto copricapo a cilindro, nero o marrone, è la pietra tombale che l'Iniziato pone sulle sue passioni terrene.Il cerchio dell'ampia gonna che, roteando, si schiude come una corolla, è la sfera del cosmo che si avvolge all'infinito intorno al centro dell'universo. Lo scopo della danza (dhikr) è generare uno stato di estasi rituale e accelerare il contatto tra la mente del Sufi e la Mente Cosmica di cui egli si considera parte.
Se non sei con il Beneamato,
perché non lo cerchi?
E se arrivi al tuo Beneamato,
perché non ne gioisci?
L'aspetto musicale ed estatico del sufismo si chiama samà. Il Sufi durante il suo rapimento spirituale, rivolge l'attenzione del suo cuore al Beneamato attraverso movimenti particolari, spesso con una musica speciale e ritmica ripetendo lo zekr. In questo stato di ebbrezza spirituale, il sufi è paragonabile all'innamorato per eccellenza che non ha niente altro nella sua mente fuorché Dio. Con tutte le sue facoltà è attento al Beneamato ed è totalmente distratto per tutto il resto e dimentico di sé. Non tutti i discepoli sono autorizzati ad impegnarsi nel Samà. Soltanto la guida spirituale decide dell'opportunità di tale pratica.
Può perciò prescrivere il Samà come un vero e proprio rimedio o talvolta proibirlo.
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I Dervisci
Dervisci (dal persiano darwish, "mendicante", parola simile all'arabo faqir, "fachiro"), membri di alcune confraternite del sufismo, diffuse soprattutto in Turchia e in Iran e note per le pratiche mistiche. Alcuni dervisci sono itineranti e vivono di elemosina, mentre altri vivono in monasteri dedicandosi alla preghiera e all'ascesi; non mancano infine confraternite di laici, che celebrano i loro riti in occasioni particolari. Durante le cerimonie, spesso pubbliche, gli adepti raggiungono l'estasi mistica con tecniche suggestive (ad esempio infilandosi aghi nel corpo o camminando sulle braci).
Per quanto si richiamino direttamente a Maometto, le confraternite dei dervisci si svilupparono in epoche successive: al 1165 risale la fondazione della scuola dei "dervisci urlanti" così detta per le invocazioni rivolte a Dio in stato di esaltazione; al XIII secolo quello dei "dervisci rotanti", fondato dal poeta mistico persiano Rumi, i cui membri cercano l'estasi mistica disponendosi in cerchio e ruotando freneticamente su se stessi.
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La Perfezione
L'uomo è dominato dai sensi e, se permane imprigionato dagli istinti abituali, si allontana dall'armonia e dunque si ammala.
La sua malattia, causa alterazione dei sentimenti e, di conseguenza, pensieri e percezioni diventano incerti.
Così sia la fede che la conoscenza individuale della verità si allontanano dalla realtà.
Per poter progredire verso Perfezione, l'individuo deve, prima di tutto, cambiare il suo modo negativo di pensare e tramutare le sue passioni in virtù. Perché ciò avvenga bisogna armonizzarsi con la Natura Divina. Questa via d'Armonia (la Via Spirituale), consiste nella povertà spirituale; nella devozione e nel ricordo constante di Dio; totalmente dimentico si sé. In questo modo, l'individuo percepisce la Verità quale essa è veramente.
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Ascetismo e Astinenza
Per poter percorrere la via, il sufi ha bisogno di energia che trae da una buona alimentazione.
E' stato detto che tutto ciò che il sufi mangia è trasformato in qualità e luce. Mentere il nutrimento di coloro che sono schiavi dei propri desideri e turbamenti non farà che aumentare le pulsioni egoistiche, allontanandoli ancora di più dalla Verità.
A questo proposito, Rumi ha scritto:
Costui mangia e solamente avarizia e invidia ne risultano,
invece costui si nutre e il risultato è la luce dell'Unico.
Quest'altro mangia e gliene viene solo impurità,
mentere quello nutrendosi
diventa luce di Dio.
E' allora chiaro che il Sufismo non è fondato su pratiche ascetiche come l'astinenza dal cibo. Nella nostra scoula, al viaggiatore sulla via di Dio; viene consigliato di astenersi dal mangiare soltanto quando è malato o preda delle passioni. In questo caso, il Maestro o la Guida Spirituale, lo autorizza ad astenersi dal mangiare per un certo lasso di tempo, consigliandogli di concentrarsi piuttosto su pratiche spirituali.
In questo modo, l'eccesso è trasmutato e l'essere interiore del viaggiatore diventa armonioso. Il darvisc potrà così continuare la sua difficoltosa ascesa verso l'Infinito.
I filosofi che praticano l'induismo, credono che nel digiuno si trovi la forza necessaria per la purificazione dell'individuo.
Nel sufismo, invece, la sola astinenza non basta a purificare l'individuo. E' vero che l'ascetismo e l'astinenza danno uno stato spirituale particolare, nel quale la percezione dell'individuo potrebbe essere acuita. Ma le nostre passioni potrebbero essere paragonate ad un drago, che diventa meno potente durante il digiuno, ma appena sazio, si rianima, diventa più forte che mai e cerca di soddisfare i suoi desideri.
Nel Sufismo è per mezzo della Tariqat (la Via Spirituale) che le passioni vengono progressivamente purificate e trasformate in Attributi Divini, finché tutto ciò che è coercitivo dell'io individuale, scompare. Allora, tutto ciò che resta è il Perfetto, I'Io Divino. Ascetismo e astinenza, al confronto di un impresa così precisa, sono praticamente senza valore.
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La Via Spirituale (Tariqat)
La Tarigat è il cammino, la Via attraverso la quale il sufi si pone in armonia con la Natura Divina. Come abbiamo detto, questa via comprende il "fagr", cioé la povertà spirituale, la devozione, e il ricordo continuo e disinteressato di Dio, che sono rappresentati dal Kherqe, investitura onorifica del discepolo.
La Poverta Spirituale (Faqr)
E' contemporaneamente il sentimento di essere imperfetto e bisognoso e l'aspirazione alla Perfezione. Il Profeta Maometto diceva: " La povertà spirituale è il mio orgoglio ". E Dio rivelò al Profeta: " Di, o Dio, accresci la mia vera conoscenza di Te "(Corano: Ta Ha; 144).
Come indica quest'ultima frase, benché il Profeta avesse il compito onorifico della Profezia, era necessario che si sentisse povero e quindi desideroso di essere più vicino all'Essenza di Dio.
L'Investitura Onorifica (Kherqe)
Il Kherqe è il mantello d'onore del darviscio. Esso simbolizza la Natura Divina e i Suoi Attributi. Alcuni hanno erroneamente pensato che il mantello possieda, di per sé le proprietà relativa agli Attributi Divini e hanno ritenuto che portandolo si divenga santi. Al contrario il fatto di portare un " abito spirituale ", non rende necessariamente spirituali.
I sufi indossano ciò che vogliono o ciò che piace a loro, ma restando in armonia con ciò che è socialmente accettato. Ali, il primo Imam, diceva: " Il tuo abito non deve essere tale da provocare disprezzo, ammirazione o invidia" . perciò non è l'abito che fa il sufi, sono piuttosto i suoi atti e il suo stato interiore.
" Riposa sul trono del cuore,
sei un Sufi
nella purezza delle tue maniere".
(di Sa'di)
Il mantello è tessuto con l'ago della devozione e col filo del Ricordo Permanente di Dio. Colui o colei che voglia essere onorato di questo mantello di povertà deve, con devozione, sottomettersi ad una Guida Spirituale.
La vera devozione attira il cuore dell'individuo verso il Beneamato. Ciò implica un' attenzione continua alla Verità Reale e uno sforzo costante nel distogliere l'attenzione dal "sé".
L'indiscutibile sottomissione alla guida spirituale è indispensabile.
La guida, con mezzi spirituali, penetra nelle profondità dell'anima del discepolo, trasmutando le sue qualità negative liberandolo dalle impurità del mondo della pluralità. In altri termini, la guida prende l'ago della devozione dalle mani del discepolo e tesse per lui il mantello del sufi, con il filo del Ricordo Permanente di Dio. Solo allora per mezzo della Grazia del mantello dei Nomi e degli Attributi divini, il discepolo diventerà un Uomo Perfetto.
Il Ricordo Perpetuo di Dio (Zekr)
Le forze dell'Unicità Assoluta, attraverso il canale della Divinità, possono manifestarsi negli esseri.
Ogni essere secondo la sua capacità, beneficia di queste Forze Divine.
Nell'ambito del linguaggio, le manifestazioni di queste forze o verità sono espresse dai Nomi Divini. Così, per esempio: il Vivente (al-Hayy), che significa che la vita universale gli è subordinata, e il Trascendente (al-Ali), che significa che la forza dell'universo gli appartiene.
I Nomi Divini, nel ricordo continuo e permanente di Dio (zekr), sono prescritti dal Maestro della Via Spirituale, allo scopo di preservare i discepoli dal dominio dell'ego, dalle pulsioni naturali. Ma questo ricordo ha valore solo se tutti i sensi dell'individuo vengono a centrarsi totalmente sul Significato Reale di questi diversi Nomi. E' solamente per mezzo di una perfetta conoscenza del significato e della Verità di questi Nomi Divini che l'attenzione sull'io sparisce. Allora l'ego si purifica e si orna dagli Attributi Divini. Il poeta Maghrebi ha detto:
" Il Beneamato si manifestò così lungamente
al mio cuore predisposto
che dei suoi Attributi e della sua Natura
completamente si impregnò ".
E' soltanto così che la ripetizione dei Nomi Divini (litania o zekr) poù essere definita ricordo disinteressato di Dio. Il discepolo è simile ad una macchina la cui energia proviene dalla devozione. questa macchina, con l'aiuto prezioso dello zekr, trasforma tutte le passioni in Attributi Divini.
Gradualmente, l'io del discepolo sparisce e lascia il posto alla Natura Divina; solo allora il discepolo può ricevere l'investitura del sufi. Il suo cuorre e la sua anima si illuminano della grazia degli Attributi Divini. In questo stato, il discepolo è pronto a partecipare alla festa spirituale dei sufi che ha luogo nella " Taverna della Rovina " (Kharabàt). Questo è lo stato spirituale del totale annullamento in Dio (fana). Ora il sufi percepisce direttamente i segreti della Verità. Come è detto nel Corano (al-waqe'a, L'Avvenimento; LVI: 79): " Solo i puri possono provarla ". Puri, nel sufismo, sono chiamati gli esseri perfetti.
Per poter dimostrare come si pratica il ricordo di Dio (zekr), prediamo l'esempio del " la elàha ella' llàh " che significa " non c'è alcuna divinità oltre a Dio Unico ".
I sufi si siedono, con le gambe incrociate o sui talloni, la mano destra posta al di sopra del ginocchio sinistro, e la mano sinistra sul polso destro. In questa posizione le mani e le gambe dell'individuo formano un "la" (no in arabo) che simbolizza la non esistenza del sufi di fronte al suo Beneamato. In questa posizione il sufi deve rinunciare a questo mondo, all'altro mondo e a sé medesimo. Il "la" delle braccia comincia dall'ombelico e continua su sino al collo del discepolo. E' come un paio di cesoie, che simbolizzano il distacco; l'assenza della testa, del sé, e la rinuncia della fede e dell'attaccamento all'esistenza limitata dell'individuo.
Con la elàha (Dio), il sufi inclina la testa e la gira verso destra in un semicerchio. Questo è chiamato arco dell'esistenza possibile (emkàn). Questa parola simbolizza la negazione o piuttosto la rinuncia alla credenza di tutto ciò che non è Dio o il mondo di emkàn. " Altro all'infuori di Dio " nel sufismo significa ogni esistenze effimra, limitata e possibile; gli esseri umani si preoccupano di queste esistenze possibili al posto dell'Eternità che comprende il Necessario e l'Assoluto Reale di Dio. Allora, con ella llàh, inclina e volge la testa a sinistra. Questo è chiamato arco della necessità (l'arco del vogiube) e simbolizza la realtà del Necessario, la Realtà Assoluta.
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La Manifestazione del Divino (Mazhariat)
Poiché le parole simbolizzano oggetti, conceti e realtà, i sufi credono che coloro che iniziano a percorrere la Via (i discepoli) con l'aiuto del ricordo costante e con la completa attenzione al significato del ricordo do Dio, diventano la vera manifestazione del ricordo stesso; in altri termini ricordando costantemente e disintressatamente Dio, il sufi diviene Superiore e questo è uno degli Attributi Divini.
I sufi credono che ci sia un attributo Divino particolare che domina l'essere di ogni profeta e di ogni santo (wali), per cui si potrebbe dire che ciascuno di loro è la manifestazione di una teofania particolare. Per esempio, i sufi considerano Mosè come il simbolo di oluwyàt (superiorità o aspetto trascedente della realtà), grazie alla capacità che aveva di indirizzarsi direttamente a Dio senza alcun intermediario. Nel Corano, Dio dice a Mosè: " non temere nulla perché sei il Superiore " (Il Corano: Ta Ha; XX: 68).
Gesù è la manifestazione della Profezia. In effetti, ancora bambino, esclamò: " Dio mi diede il Libro e mi nominò suo inviato " (Il Corano: Maria; XIX: 30).
Tutti i profeti incarnano l'Unita Divina e la Perfezione, ma il profeta Maometto ne è la manifestazione suprema. E' il simbolo del Nome Superiore (al-A'zam). Il Suo Nome è il più glorificato di tutti i Nomi Divini, poiché li comprende tutti. Perciò Maometto è l'incarnazione spirituale e la manifestazione dei Nomi Divini.
Maometto stesso diceva: " La prima cosa che Dio ha creato era la mia Luce ".
Inoltre, ogni profeta è la manifestazione di un solo Attributo Divino, mentre tutti gli Attributi si ritrovano nel nome più glorificato: il nome al-A'zam di cui Maometto era il simbolo.
In altri termini, Maometto è la manifestazione del Grande Nome.
Così, per il fatto che la sua manifestazione include tutti i Nomi, egli viene gerarchicamente prima di tutte le creature. per questa ragione ha detto: " Ero l'inviato di dio, quando Adamo era ancora fra acqua e fango ".
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La Santità (Welayat)
Abbiamo detto sopra che il fine del Sufismo è formare Uomini Perfetti che riflettano i Nomi e gli Attributi Divini.
Nell Sufismo, l'Uomo Perfetto è chiamato anche "Wali" (santo), parola che significa letteralmente "amico sincero"; tutti i profeti sono stati anche santi. Il grado spirituale di santità è uno stadio che indica lo stato interiore dell'individuo, mentere il rango di profeta riflette la missione dell'individuo come inviato di Dio.
La missine profetica di Maometto era contemporaneamente la Santità Assoluta e la Profezia. Ali pur non essendo un profeta ha raggiunto la stessa Sanitità Assoluta.
Maometto diceva: " Ali ed io siamo della stessa luce " e Ali diceva: "Spiritualmente, sono sato con tutti i profeti".
Per i grandi sufi, i santi comprendono i successori di Ali, nel suo ruolo politico-spirituale, come primo Imam sciita. Tra i santi ci sono anche i Grandi Maestri degli Ordini Sufi che hanno seguito la via esoterica tracciata da Ali.
Questi Esseri di luce, ciascuno secondo la propria capacità, si sono dissetati alla fontana della Verità.
Solo Dio conosce veramente i loro diversi livelli spirituali. In una delle tradizioni del profeta, (hadith), Dio dice: " I miei amici sono sotto il mio vessillo, nessun altro all'infuori di Me li conosce ".
La maggior parte della gente non ha l'attitudine necessaria per conoscere i santi. Inolte, bisogna aggiungere e sottolineare che il contenuto non poù mai conoscere il contenente. La vera conoscenza dei santi, che non è una facoltà facile o comune, proviene dall'essere consapevoli di avere una realtà interiore.
Un errore comune a molta gente è credere che vivendo da eremita, si diventi santi. Mentere nella via del sufi, di Maometto e di Ali, si deve vivere in società. Restare in isolamente, lontano dal contatto col mondo, non ha valore spirituale duraturo.
Maometto diceva: " La fede di un credente non è perfetta fino a che mille uomini di irreprensibile rettitudine non lo abbiano incolpato di ateismo ". Quello che voleva dire è che la conoscenza divina di un credente perfetto è al di là del livello della capacità di intendere della maggior parte della gente. Coloro che sentono parlare un tale Uomo Perfetto, premesso che non possono percepire la verità di ciò che dice, lo tacciano di miscredenza. Un vero credente, un sufi, deve vivere nella società, servirla e guidarla, deve essere il veicolo attraverso il quale la società riceve la Grazia Divina. E' per questa ragione che l'accordarsi, l'adattarsi, e l'armonizzarsi con l'ambiente, l'essere in pace con il tutto sono requisiti basilari dell'Uomo perfetto.
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La Purificazione e i suoi stadi
Gli stadi della Purificazione sono i seguenti:
1. L'io svuotato da sé stesso (L'eliminazione o takliyà).
2. L'io illuminato (L'illuminazione o tajliyà).
3. L'io ornato (L'ornamento o tahliyà).
4. L'io scomparso (L'annichilimento o fanà).
Questi stadi si manifestano nel corso del ricordo disinteressato di Dio (zekr).
Il primo stadio, l'essere svuotato di sé stesso, implica il rigetto delle qualità negative, delle passioni che vengono dall'io egoista.
Il secondo stadio, quello dell'io illuminato, implica svuotare il cuore e l'anima dalle impurità.
Nel terzo stadio, l'essere interiore dell'individuo si adorna degli Attributi Divini.
Finalmente l'essere interiore del discepolo diventa completamente colmo degli Attributi della Verità-Reale, nella misura in cui non c'è più alcun segno della propria esistenza limitata. Questo quarto stadio è chiamato " l'io scomparsa " (fanà). Un poeta sufi ha detto:
Ho pensato a Te così spesso
che sono diventato Te.
A poco a poco Tu sei avvicinato
e a poco a poco io sono scomparso.
Il discepolo attraverso questi gradi di purificazione, viaggia sulla Via interiore, la Via spirituale (Tariqat). Ma egli (o ella) può fare questo viaggio solo seguendo i doveri e gli obblighi della religione. Dopo aver percorso questa via, il discepolo diventa un Uomo Perfetto e arriva alla soglia della Verità (Haqiqat).
Maometto ha detto: " La shari'at è la mia parola, la tariqat le mie azioni e l'haqiqat è il mio stato ".
Si potrebbe considerare il viaggio attraverso l'haqiqat, attraverso la Verità come una formazione nell'Università Divina, la " Taverna della rovina " (Kharabat). In questo reale centro di studi superiori non ci sono professori, la sola guida dello studente è l'Amore Assoluto. Qui L'Amore è il solo maestro, il solo programma di studi, ma anche l'essere interiore dell'individuo. Prima del suo ingresso in questa Universita, un individuo perfetto potrebbe essere ancora definito. Ma una volta entrato nella Realtà, egli diventa indefinibile, al di là mondo delle parole.
Fino alla riva dell'Oceano del fanà
si intravendono le orme
che spariscono poi
nell'Oceano del " la" (non).
(di Rumi)
Se gli domandate il suo nome, come Bayazid, risponderà: " E' da molto tempo che l' ho perduto. Più lo cerco, meno lo trovo ".
Se gli chiedete della sua religione, come Rumi, risponderà:
"La via di un innamorato
non è fra le religioni.
La chiesa e lo stato degli amanti
è Dio ".
Se gli domandate come sta, come Bayazid risponde: " Non c'è che Dio sotto il mio mantello ".
Se parlasse come Hallaj, potreste sentirlo cantare: " Sono la Verità " (Ana'l-Haqq).
Tali parole veramente non possono venire che da Uomini Perfetti che hanno perduto il loro "io" e sono divenuti la manifestazione della Natura dei Misteri Divini. Il loro io ha preso il volo e solo Dio è rimasto.
DonaldDuck
31-08-2006, 22:20
http://www.asianews.it/view.php?l=it&art=3530
17 Giugno 2005
BANGLADESH
Il Bangladesh, succube del fondamentalismo islamico?
Denuncia di Human Rights Watch sul sostegno del governo alle discriminazioni religiose contro le minoranze. Fonti di AsiaNews confermano la situazione: gli estremisti agiscono a più livelli. Nell’ombra, si prepara un’intera generazione di giovani educati al fondamentalismo.
Dhaka (AsiaNews) – È un momento pericoloso per la libertà religiosa in Bangladesh: il governo cede alle pressioni dei gruppi fondamentalisti islamici e si fa complice di discriminazioni e violenze contro le comunità di minoranza. A denunciarlo è Human Rights Watch (Hrw); fonti locali di AsiaNews confermano la “preoccupante” situazione e avvertono che nel paese sembra si stia preparando nell’ombra una intera generazione di giovani formati al fondamentalismo.
L’organizzazione non governativa per i diritti umani ha pubblicato ieri un rapporto di 45 pagine dal titolo “Violazione di fede: la persecuzione della comunità Ahmadi in Bangladesh”. Nel documento si punta il dito contro la campagna di violenze e intimidazioni che i fondamentalisti tra cui il Khatme Nabuwat (KN) – affiliato ai sunniti estremisti – conduce verso gli Ahmadi (gruppo religioso che si dichiara musulmano, ma si differenzia dagli altri per una diversa definizione del profeta Maometto).
Il rapporto evidenzia poi la complicità del Partito nazionale del Bangladesh (Bnp), al governo nel paese, il quale non solo manca di punire i colpevoli delle violenze, ma accondiscende anche alle pressioni fondamentaliste: a gennaio scorso, ad esempio, ha bandito tutte le pubblicazioni ahmadi. Il Jamaat-e-Islami e l’Islamic Okye Jyote – partiti religiosi islamici nella coalizione governativa – chiedono, però, di più: una dichiarazione ufficiale che gli Ahmadi non sono musulmani e il bando di tutte le loro attività missionarie.
Fonti anonime di AsiaNews, con una profonda conoscenza del paese, analizzano la situazione del crescente fondamentalismo islamico in Bangladesh, dove il governo nel tentativo di dare alla comunità internazionale un’immagine di sé moderata e tollerante copre le attività dei gruppi estremisti islamici, in grado di esercitare pressioni su più piani.
Pressioni sull’istruzione
Secondo Samina Ahmed, dell’International Crisis Group, in Bangladesh oggi sono presenti circa 64 mila madrasse (scuole craniche); nel 1986 erano solo 4.100. Mohammad Kamruzzaman, assistente del segretario generale del Jamaat-i-Islami, definisce questa crescita come il “normale sviluppo del sistema scolastico” e ha dichiarato di recente che l’idea di un Bangladesh fondamentalista è montata da governi vicini, come l’India, che “mirano a destabilizzare il paese”.
È un fatto, però, che nelle madrasse - che offrono un’istruzione gratuita – i programmi svolti sono scelti in modo autonomo e con un controllo molto limitato da parte del governo. Questo, nella maggior parte dei casi senza sapere che cosa venga insegnato, le ha comunque parificate, così che uno studente che termina gli studi in una scuola coranica ha assolto all’obbligo di istruzione. Le notizie sull’insegnamento nelle madrasse sono vaghe. Fonti attendibili parlano di diverse madrasse in cui si insegnerebbe l’uso delle armi e le arti marziali. Più sicuro è il fatto che in alcune si insegna solo la lettura del Corano, interpretato in modo molto letterale e tradizionale, tralasciando materie “laiche”, come storia del Bengala preislamico, matematica e geografia. Contrariamente a quanto affermano i suoi rappresentanti, lo stesso Jamaat-i-Islami è tra i partiti che preme perché il governo non si intrometta nella gestione delle madrasse.
Le scuole coraniche più radicali sono finanziate da Arabia Saudita e governi conservatori islamici, i quali vogliono ricondurre l’islam bengalese all’ortodossia. Questo, infatti, è sempre stato abbastanza tollerante, e accetta pratiche, che si allontano da quanto il movimento wahhabita dell’Arabia Saudita considera ortodosso. Analisti non sanno dare tempi precisi, ma quando queste tendenze verranno a galla, sulla scena mondiale potrebbero affacciarsi 20 milioni di giovani formati al fondamentalismo delle scuole coraniche.
Pressioni contro le minoranze religiose
Nel quadro di questo tentativo di promuovere l’ortodossia islamica rientra anche la persecuzione contro gli Ahmadi. Gli estremisti vogliono il totale sradicamento della comunità ritenuta eretica. Spesso questi gruppi non aspettano iniziative ufficiali e provvedono da soli all’emarginazione di questa minoranza. Numerosi sono gli attacchi alle moschee ahmadi: gli assalitori picchiano i fedeli, staccano le insegne originali e affiggono cartelli del tipo “Questo è un luogo di culto non musulmano: musulmani state attenti”. Ufficialmente, la loro intenzione non è di chiudere i luoghi di culto ahmadi, ma di indicare chiaramente che non sono moschee musulmane. Il metodo non è casuale e viene usato anche contro i cristiani e gli indù: non colpire in modo eclatante, per poter continuare a lavorare sott’acqua senza sollevare l’opinione pubblica internazionale.
Incoraggiante è la risposta della società civile, ancora refrattaria al fanatismo religioso. All’inizio dell’anno era stato preannunciato l’assalto a una moschea ahmadi vicino a Dhaka; la gente si è opposta in migliaia costringendo la polizia a respingere l’assalto, quando invece le forze dell’ordine di solito rimangono a guardare.
Pressioni a livello culturale
Altre pressioni da parte degli estremisti sul governo si esercitano sul piano culturale, storico e della lingua. È in atto un tentativo di riscrivere la storia dell’indipendenza del Bangladesh, che sottolinei il ruolo decisivo dei gruppi musulmani nella ribellione agli inglesi, mostrandoli come “prima e vera sorgente dell’indipendenza del paese”.
Piccolo, ma indicativo segnale di un progetto di avvicinamento all’area culturale araba è nell’uso della lingua scritta e parlata. Tempo fa, senza avvertimenti, all’aeroporto d Dhaka sono apparse scritte in arabo, in aggiunta al bengalese e all’inglese. È in arabo anche l’insegna luminosa all’entrata. Numerose persone hanno chiesto i motivi di questa scelta: turismo e commercio con il mondo arabo sono limitati e forse, se proprio si voleva aggiungere una lingua, sarebbe stato più opportuno aggiungere l’indi.
Nell’uso parlato, poi, emerge un’altra differenza: quando prevalgono i laici si usano termini di origine sanscrita, mentre quando prevale la cultura islamica entra di più la terminologia di origine araba.
Altro segnale è la campagna partita per sostituire una forma di saluto tradizionale con una “più corretta”. Salutandosi prima si diceva “Khodah Hafez” (Dio ti benedica) e ora si cerca di imporre “Allah Hafez”. Molti musulmani, anche tra i più devoti, hanno reagito ricordando che Khodah è uno dei nomi di Dio e hanno chiesto spiegazioni sul perché non si potesse usare. “Ma ormai – racconta la fonte - in giro prevale la forma con Allah”.
Pressione per coprire i tentativi di radicalizzazione
La pressione più forte che gli estremisti esercitano sul governo è quella finalizzata a tenere nascosta tutta la loro opera di radicalizzazione. Ad esempio, passando sotto silenzio gli episodi di violenza. Tra questi i più frequenti sono: bombe contro i cinema – è in atto una campagna contro le sale, che propongono film con immagini di donne scollate e con le gambe scoperte – e contro manifestazioni culturali che promuovono l’originale cultura bengalese – pericolose perché in esse prevale l’aspetto del legame con la tradizione, piuttosto che con l’islam (a volte sono organizzate insieme agli indù, in esse si esalta l’importanza della lingua bengalese). “Di recente – ricorda la fonte - sono successi episodi simili durante la fiera del libro a Dhaka, proprio perché non si vuole che la gente sviluppi un modo di pensare autonomo dall’islam. La bengalesità è considerata impura: troppo vicina all’induismo, tollerante verso gli altri, contaminata”.
Sia i fondamentalisti che il governo sono interessati a che queste violenze non vengano a galla. Davanti alla stampa e alla comunità internazionale le autorità negano sempre tutto. Dietro c’è il disegno politico di far apparire il Bangladesh come un paese esente da fondamentalismo o terrorismo per facilitare gli investimenti esteri. Ma c’è probabilmente anche un disegno dei fondamentalisti per riuscire a continuare nell’ombra la loro opera di radicalizzazione per poi uscire allo scoperto quando saranno più forti. (MA)
DonaldDuck
31-08-2006, 22:23
http://www.asianews.it/view.php?l=it&art=3839
2 Agosto 2005
INDONESIA
Gus Dur contro la minaccia del fondamentalismo in Indonesia
di Mathias Hariyadi
L’ex presidente indonesiano si schiera contro l'estremismo del Consiglio nazionale degli ulema e condanna gli attacchi alla minoranza perseguitata degli Ahmadi. I cristiani chiedono rispetto per il pluralismo religioso, "ricchezza culturale" della nazione.
Jakarta (AsiaNews) – L’ex presidente indonesiano Abdurrahman Wahid, meglio conosciuto come Gus Dur, torna a schierarsi in difesa dell’armonia interreligiosa in Indonesia e contrastare la pericolosa minaccia di una graduale islamizzazione del paese musulmano più popoloso al mondo. Gus Dur, ex presidente anche del Nahdlatul Ulama (NU, una delle più grandi organizzazioni musulmane dell’Indonesia) ha invitato la popolazione a non prendere in considerazione le fatwa (editto religioso) emanate la scorsa settimana dal Mui (Consiglio indonesiano degli ulema) tutte volte a bandire ogni interpretazione dell’islam basata su “pluralismo, liberalismo e secolarismo”. In particolare l’ex presidente critica la nuova e violenta fatwa - la prima è del 1980 - contro la minoranza musulmana degli Ahmadi, ritenuti eretici dall’islam ortodosso e oggetto di recenti violenze da parte dei fondamentalisti.
“Chiedo alla società indonesiana di non considerare seriamente la fatwa del Mui contro gli Ahmadi – ha dichiarato pubblicamente Gus Dur – solo la Corte Suprema può decidere se i loro insegnamenti sono da considerare eretici o no”. Gli Ahmadi si dichiarano musulmani, ma non riconoscono Maometto come ultimo dei Profeti.
A questo proposito l’ex presidente ha inviato una lettera al presidente della Corte Suprema chiedendogli di convocare una sessione straordinaria per discutere la questione. “Lo scopo – spiega Gus Dur – è chiarire al pubblico che l’Indonesia è uno stato secolare e non islamico”.
“Ogni editto – continua – deve basarsi sull’interesse nazionale e principi morali universali e non su dogmi islamici”. Molti dei membri del Mui sono conosciuti nel paese come “estremisti”, che usano il Consiglio per interessi personalistici.
L’attivista, al momento una delle figure più influenti del paese, ha duramente criticato l’attacco alla comunità Ahmadi a Bogor, West Java. Qui il 15 luglio scorso circa 10 mila persone del gruppo estremista, Indonesian Muslim Solidarity, hanno assaltato un complesso della Congregazione Ahmadiyah dell’Indonesia (JAI) e le autorità locali hanno costretto i loro fedeli a lasciare gli edifici dove si riunivano.
Membri della comunità Ahmadi hanno espresso preoccupazione alla notizia della nuova fatwa, che chiede al Governo di dichiarare illegale la comunità e smantellarne le strutture. Un attivista Ahmadi ha commentato in forma anonima: “Non posso dire nulla al momento, la sola cosa che posso fare è tener la bocca chiusa”. In Indonesia su una popolazione di oltre 241 milioni di abitanti, gli Ahmadi sono 200 mila.
Per affrontare la questione, molto sentita all’interno della società indonesiana, Gus Dur ha fondato la cosiddetta “Associazione della società civile”, composta da leader di diverse religioni con posizioni moderate e liberali. L’Associazione ha chiesto al Mui di cancellare la fatwa. Uno dei membri, Ulil Abshar Abdalla, giovane intellettuale, spiega che “bandire le attività degli Ahmadi è una violazione dei diritti umani”. “È chiaro – continua - che il Mui ha abusato dell’islam per bandire una fede in nome della religione”.
L’“Associazione della società civile”, inoltre, chiede al Governo di agire contro quegli estremisti (tra cui il Mui e i suoi membri) che “anche non usando la forza fisica cercano di eliminare pensieri religiosi differenti all’interno dell’islam”.Interpellato anche il Dipartimento per gli Affari religiosi, affinché incontri le varie organizzazioni musulmane e quelle per i diritti umani nel paese.
Preoccupazione anche dalla comunità cristiana. P. Edi, un sacerdote cattolico, chiede ai leder religiosi di comportarsi in modo corretto e “preservare il pluralismo religioso come ricchezza culturale” della società indonesiana.
Ultimo tassello di un quadro che si fa minaccioso per la libertà religiosa in Indonesia è messo in evidenza dagli analisti: a capo della più grande organizzazione islamica indonesiana, la Muhammadiyah, è salito di recente Dien Samsuddin, vice capo del Mui e noto per le sue posizioni estremiste.
edited823
31-08-2006, 22:34
[..]
:confused:
il senso?
hai scoperto solo ora che esistono gli integralisti?
giannola
31-08-2006, 22:35
Abû ‘Alî Husain Ibn ‘Abdallâh Ibn Sînâ, meglio conosciuto col nome latino di Avicenna, nacque nel 980 d.C. a Kharmaithen, presso Bukhara (ora Uzbekistan).
Educato dal padre, governatore di un villaggio, Avicenna era un bambino con una memoria e una capacità di apprendimento fuori dall’ordinario. All’età di 10 anni aveva già memorizzato il Corano e la maggior parte della poesia Araba. Proseguendo i suoi studi da autodidatta, studiò logica e metafisica e all'età di tredici anni intraprese gli studi di medicina. A sedici era talmente padrone della materia da essere in grado di avere dei pazienti. La sua reputazione medica fino a Nuh ibn Mansur, capo Samanide, che curò da una malattia. Come ricompensa, gli fu concesso di accedere alla Libreria Regale dei Samanidi, consentendogli lo sviluppo delle sue conoscenze in tutti i campi dello scibile.
La sconfitta dei Samanidi e la morte del padre lo costrinsero a girovagare per diverse città del Khorasan. Visse a Khwarazm, fu maestro a Gurgan e successivamente amministratore a Rayy, continuando ad avere discepoli e a produrre un insegnamento di altissima qualità. A Hamadan, in Persia centro-occidentale (ora Iran), divenne medico di corte del principe sovrano di Buyid, Shams ad-Dawlah, che lo nominò per due volte Gran Visir. A Isfahan entrò alla corte del principe locale e passò gli ultimi giorni della sua vita scrivendo opere di medicina, filosofia e lingua araba.
Nel giugno del 1037, durante la campagna militare, al seguito del suo patrono, si ammalò e morì di una misteriosa malattia, apparentemente una colica, forse avvelenato da uno dei suoi servi.
Filosofo, mistico e medico, Avicenna scrisse circa 450 opere, delle quali circa 240 sono arrivate a noi. “Il Canone della Medicina” è il più famoso e il più diffuso testo di insegnamento e compendio di scienza medica in Medio Oriente e in Europa. Nel XII secolo fu tradotto in latino, influenzando gli sviluppi della Scolastica filosofica e medica a Montpellier e nelle altre facoltà mediche medievali.
Nel 1491 il Canone fu tradotto in ebraico e nel 1593 fu il secondo testo mai stampato in arabo. Ma Avicenna diede il massimo apporto soprattutto in ambito filosofico. Combinando aristotelismo e neoplatonismo, discusse di ragione e di realtà, negando, come molti filosofi medievali, l'immortalità dello spirito individuale, sostenendo che Dio è puro intelletto e che la conoscenza consiste nella comprensione di quanto è intelligibile, grazie a ragione e logica. Per le sue dottrine divenne il bersaglio principale dei teologi Sunniti, come Al-Ghazali.
Oltre che di medicina e filosofia, scrisse anche di matematica, psicologia, geologia, astronomia, logica, scienze naturali, geometria, aritmetica, alchimia e musica. Sulle sue opere si formò Nostradamus e Dante mostra una riverente considerazione per Avicenna, che nella Commedia colloca rispettosamente nel limbo, piuttosto che nel profondo dell’inferno, in compagnia di Maometto.
La parte alchemico/mineralogica della sua opera enciclopedica venne tradotta in latino col titolo “De congelatione et conglutinatione lapidum”. In essa era contenuta la critica radicale alla possibilità della trasmutazione che fu all'origine della disputa scolastica sull'alchimia. Tuttavia in una delle opere alchemiche che tratta dell'elixir, tradotte in latino sotto il suo nome, la “Epistola ad Hasen regem de re recta”, sembra testimoniare un suo forte interesse per l'alchimia, successivamente sottoposta a critica. Certamente apocrifo è invece il “De anima in arte alchemiae”, che ne fece agli occhi degli occidentali una delle massime autorità alchemiche.
giannola
31-08-2006, 22:36
Ibn Rushd (Abû al-Walîd Muhammad ibn Ahmad ibn Muhammad ibn Ahmad ibn Ahmad inb Rushd) nacque nel 1126 a Cordova e morì a Marrakech il 10 dicembre 1198.
Nel XII secolo l'Andalusia faceva parte dell'impero degli Almohadi, impero che si estendeva a tutta l'Africa del Nord e durante il quale l'Occidente arabo conobbe gloria e ricchezza. Ibn Rushd era astronomo, medico, giurista e filosofo. Figlio di giuristi, appartenente quindi ad una classe sociale elevata, vissuto nella stabilità dell'impero almohade ebbe modo di costruirsi una cultura vastissima. Durante un viaggio a Marrakech notò una stella che non si poteva vedere sotto i cieli spagnoli: Canepe. L'osservazione di questo fenomeno gli permise di intuire la rotondità della Terra. Dopo il soggiorno a Marrakech scrisse un libro intitolato " Kûlliyat ". Il maestro di Ibn Rushd era Ibn Zuhr grande medico che teneva corsi non solo in Andalusia, ma anche a Salerno e a Montpellier, scuole di medicina fondate ambedue dagli arabi.
Sempre nell'ambito della medicina Ibn Rushd scrive anche dei commenti ai " Canoni " di Ibn Sînâ conosciuto in Occidente col nome di Avicenna e su Galeno, ma divenne senza dubbio famoso grazie all'opera " Kûlliyat " che fu stampata a Venezia nel 1490 prima di essere divulgata in molti paesi europei.
Durante un altro viaggio a Marrakech, Ibn Rushd conobbe Ibn Tufail, medico del Califfo Yûssûf ibn Ya'qûb e questi lo incaricò di tradurre e commentare le opere di Aristotele in quanto lui era troppo vecchio per tale mansione e le traduzioni fino allora esistenti erano troppo oscure. Ibn Rushd accettò e s'impegnò in un lavoro che durò più di 15 anni, ma l'opera del grande filosofo greco fu quasi interamente tradotta. Alla morte del Califfo, Ibn Rushd mantenne un posto di primissimo piano come medico di corte e confidente del successore di quest'ultimo Ya'qûb detto al-Mansûr " Il Vittorioso " per la strepitosa vittoria di Alarcos del 1195 contro Alfonso VIII di Castiglia e i principi cristiani di Spagna sempre più minacciosi. Poi improvvisamente caddè in disgrazia, il sovrano lo esiliò e i discepoli lo rinnegano. I sovrani Almohadi cercavano sempre la compagnia dei " falâsifa " ( i filosofi ), li stimavano e non avevano mai manifestato ostilità fanatiche nei loro confronti. Se Ibn Rushd cadde ingiustamente in disgrazia, fu probabilmente a causa di circostanze forzate. Le sue dottrine filosofiche dovevano indisporre non poco i teologi limitati e i giuristi pedanti incapaci di interpretazione personale dei testi, ma questi esercitavano un grande ascendente sulle masse popolari e sull'esercito. Furono quindi ragioni di stato che obbligarono al-Mansûr ad allontanare Ibn Rushd anche perché la minima debolezza del sovrano sarebbe stata immediatamente sfruttata dai principi cristiani di Castiglia e León. Ritornata la calma al-Mansûr riabilitò Ibn Rushd che ritorno a Marrakech dove mori il 10 dicembre all'età di 72 anni. Le spoglie furono trasferite nella sua città natale Cordova.
Ibn Rushd non si occupò solo di medicina o dei commenti all'opera di Aristotele scrisse anche molti libri di filosofia. In particolare ricordiamo un trattato sulla non contraddizione tra filosofia e religione che lo pone al vertice della riflessione filosofica del suo tempo e non solo. Ibn Rushd sosteneva che i testi sacri sono legittimamente interpretati in modo diverso dal filosofo dal teologo o dal profano. La " verità " può quindi essere interpretata in modo diverso secondo la formazione intellettuale dell'individuo. Questo approccio critico poteva suscitare le reazioni di molti, era in un certo senso " rivoluzionario " e lo sarebbe ancora oggi. Se i Musulmani che vennero dopo di lui non approfittarono dei suoi insegnamenti e ebbero verso le sue opere un approccio superficiale ( molte erano diffuse in latino ed ebraico), non fu così per i Cristiani e gli Ebrei dai quali fu considerato una personalità ineguagliabile.
Le sue dottrine verranno insegnate in Europa fino al XVIII secolo, in particolare il trattato del De anima nella traduzione in latino di Micael Scott del 1230 e ciò nonostante le condanne dell'Inquisizione e del Concilio di Trento che consideravano eretiche e blasfeme le teorie di Averroè, anche se l'averroismo professato in Europa è solo un pallido riflesso della sua cosmologia. Molti filosofi e teologi europei devono molto a Ibn Rushd, tra questi citiamo i più conosciuti: San Tomaso d'Aquino, Bacone, Spinoza, Leibnitz.
giannola
31-08-2006, 22:38
La Mecca - la Ka'ba
Secondo la tradizione, il patriarca Abramo condusse Agar e il loro figlio Ismaele verso l’interno dell’immenso deserto a nord della penisola Araba, in una desolata valle a sud della terra di Canaan. Vennero presi dalla sete e Agar, temendo per la vita del bambino, salì su una roccia per vedere se vi fosse qualcuno che poteva aiutarli. Non vedendo nessuno corse verso un altura, anche questa volta senza esito. In preda al panico, la donna corse sette volte da un punto all'altro, finché alla fine della settima corsa, stremata, sedette a riposare su una roccia. Apparve l’angelo, che le ordinò di alzarsi e di sollevare il fanciullo. Le annunciò che Dio avrebbe creato, per mezzo di Ismaele, una grande nazione. Quando riaprì gli occhi, Agar vide una sorgente d’acqua scaturire dalla sabbia proprio nel punto in cui in tallone del bambino aveva premuto il terreno.
Da allora la valle divenne luogo di sosta per le carovane che percorrevano il deserto, poiché l’acqua era buona e abbondante: il pozzo prese il nome di Zam -Zam. Un giorno Abramo fece visita al figlio e Dio gli mostrò il punto esatto, vicina al pozzo, sul quale lui e Ismaele dovevano edificare un santuario. Spiegò loro come doveva essere costruito: il nome dell’edificio, derivato dalla sua forma, sarebbe stato Ka’ba, ovvero cubo.
La Mecca, la principale città santa dell'Islam è la sede della Ka 'ba ed il luogo di nascita di Maometto. La Ka'ba è un edificio a forma di cubo, nove metri per dodici, che si eleva nel cortile della Grande Moschea. Si ritiene che la Ka 'ba, l'edificio sacro a forma di cubo che si trova all’incirca nel mezzo della Grande Moschea, sia stata costruita da Abramo e da suo figlio Ismaele e rappresenti una copia esatta della casa di Dio in cielo.
Nell'angolo sud-est, all'esterno, vi è incastrata la famosa Pietra Nera, un meteorite che prima di Maometto veniva identificato con il dio locale Hubal e che fu ridotto in frammenti nel 683 d.C., durante l'assedio del califfo Yezid. I frammenti sono tenuti insieme da una cornice rotonda, d'argento. La Ka'ba contiene un'unica stanza senza finestre, cui si accede per una porta, alcuni metri sotto il livello del suolo. Vi si fanno vedere l'impronta del piede di Abramo su una sacra pietra, insieme con la tomba di Agar e del figlio Ismaele. L'edificio è coperto da pesanti drappeggi di broccato nero ricamato in oro con i testi del Corano.
Il grande pellegrinaggio alla Mecca si fa nell'ultimo mese del calendario (per gli altri mesi si parla di "piccolo pellegrinaggio"). Durante la permanenza in questa città, i fedeli non possono radersi, tagliarsi i capelli e le unghie, né avere rapporti sessuali, litigare o far del male a qualcuno.
Appena entrati in città, tutti i pellegrini, con indosso una divisa di stoffa bianca, composta di due panni non cuciti (simbolo di umiltà, purificazione e uguaglianza sociale), devono compiere le abluzioni previste. Il primo rito è quello di girare attorno alla Kaaba per sette volte: a ogni giro ci si ferma per baciare la Pietra nera. Se c'è troppa folla la si tocca con la mano o con il bastone. Poi si percorrono di corsa, per altre sette volte, i cinquecento metri che separano due collinette, in ricordo della triste situazione di Agar e di suo figlio Ismaele, che, secondo le tradizioni islamica, ebraica e cristiana, furono salvati da una sorgente d'acqua fatta zampillare da dio nel deserto. Tale pozzo, cui si può attingere l'acqua, considerata santa, dista solo alcuni chilometri dalla Mecca. Dopo questo rito i fedeli raggiungono il monte Arafat dove stanno eretti in meditazione da mezzogiorno al tramonto: qui, secondo la tradizione, Adamo ed Eva si sarebbero ritrovati dopo la cacciata dal paradiso, e qui Maometto avrebbe pronunciato l'ultimo discorso.
pellegrinaggio marzo 2000
Ritornando poi alla Mecca, i pellegrini si fermano durante la notte nella località di al-Muzdalifah, ove ognuno raccoglie dei sassi che il giorno dopo scaglierà ritualmente contro tre pilastri di pietra nel vicino villaggio di Minà, a ricordo del momento in cui Abramo resistette alla tentazione di disobbedire a dio, che gli aveva chiesto di sacrificare il figlio (Ismaele, per i musulmani), al fine di dimostrare la propria fede. Siccome il bambino fu riscattato con una vittima sacrificale (un animale), i musulmani offrono in sacrificio pecore o cammelli (la cui carne viene poi distribuita ai poveri). La festa del sacrificio pone fine al pellegrinaggio.
Oggi questo precetto può anche essere sostituito con un'elemosina straordinaria o con l'invio di un altro fedele sostenuto finanziariamente.
la Ka'ba all'inizio '900
La Grande Moschea che circonda la Ka 'ba racchiude anche la famosa fontana di Zam-Zam.
Il pozzo di Zamzam
Adiacente al lato nordoccidentale della Ka’ba c’è un piccolo spiazzo detto Hijr Ismà’il, perché sotto le pietre che lo pavimentano si trovano le tombe di Ismaele e Agar. Una notte ‘Abd al-Muttalib, mentre dormiva in quel luogo, come amava fare per essere più vicino possibile alla Casa di Dio, ebbe la visione di una figura che gli ordinava di scavare il pozzo di Zamzam, dopo avergli dato le indicazioni per trovarlo. Con il ritrovamento del pozzo venne alla luce anche il tesoro sepolto sotto la sabbia. Con abilità e coraggio ‘Abd al-Muttalib riuscì a scongiurare lo scontro tra i clan. Da allora fu stabilito che fosse il clan di Hàshim a prendere in custodia il pozzo di Zamzam.
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Medina - la Moschea del Profeta
Medina è celebrata come luogo di sepoltura del Profeta e per un periodo è anche stata la capitale dell'impero islamico. Orgoglio di Medina è la Grande Moschea originariamente costruita da Maometto e in seguito ampliata e modificata.
Al di sotto della cupola centrale vi era la casa del Profeta, nella quale morì e fu sepolto. Nei successivi ampliamenti la casa venne inglobata nella moschea.
(Tomba di Maometto)
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Gerusalemme - Il Nobile Santuario di Al-Haram al-Sharif
Il Nobile Santuario è uno dei tre luoghi sacri dell' Islam, ma è anche una vetrina dell' architettura islamica e un centro religioso e scolastico.
L'area comprende oltre 14 ettari di fontane, giardini, costruzioni e cupole. L' intera zona è considerata una moschea e comprende quasi un sesto della città entro le mura. Due sono le strutture principali :
La Cupola della roccia
la Moschea Al-Aqsa
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Gerusalemme - la Cupola della roccia
La Cupola della Roccia è il piu antico monumento esistente nell'architettura islamica, fu costruita nell'epoca degli Omayyadi (661 - 750). La roccia è una rupe naturale di forma irregolare che sorge al centro della spianata sacra di Gerusalemme.
Gerusalemme era gia considerata il luogo da cui il profeta Maometto aveva spiccato il famoso volo notturno (Alisraa wa Ilmiirag) nel cielo ed è probabile che la roccia (sakra) fosse il punto dove avvenne il fatto.
Descrizione
La Cupola della Roccia come era al tempo di Abd al-malik, presentava una pianta ottagonale di 20.60 m di lato, le otto pareti sono 9.5 m di altezza, coperti da una cupola in legno di 20.44 m DI diametro poggiante su un alto tamburo illuminato da 16 finestre e sorrette da 4 pilastri e 12 colonne circondate da un ambulacro tanto ampio da cingere la Roccia.
Essendo lo spazio tra il cerchio e l'ottagono troppo ampio da essere coperto da singole travi, vi si interposto un ottagono formato da 24 archi tenuto da 8 pilastri e 16 colonne che reggono la copertura, si formano in questo modo 2 ambulacri coperti da tetto a leggera pendenza, di legno rivestito di piombo. Le finestre in totale sono 56, di cui 5 sono disposti per ogni lato dell'ottagono, e 16 nel tamburo (Ibn Ifakih 903).
I quattro portali proceduti da un portico a volte con colonne, seguono I quattro punti cardinali e danno accesso all'ambulacro esterno.
La Cupola
La cupola originale di diametro 20.44 m fu costituita da una cupola esterna e un'altra interna, secondo Ibn Faqih 903, il rivestimento esterno era fatto di lamine di piombo e lastre DI rame dorato.
La cupola attuale ha l'altezza, dal livello di suolo al vertice della cupola, di 35.30, consistente in due calotte indipendenti in cui il passaggio tra le due calotte costituisce una galleria che prende la luce dall'interno mediante delle aperture.
La cupola esterna e quella interna sono strutturate a nervature convergenti, Quelli della cupola esterna si innestano su un piano di posa fissato lungo il bordo esterno del tamburo. Questo bordo costruito da travetti in legno congiunti ad incastro in modo da costruire una catena circolare continua.
La nervatura esterna sono rivestite al di fuori da un'intelliatura sulla quale è fissato il rivestimento.
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Gerusalemme - la Moschea Al-Aqsa
La costruzione venne chiamata Masjid al-Aqsa (Moschea Al-Aqsa) anche se nella realtà l' intera zona del Nobile Santuario ha questa denominazione, all'interno di recinti inviolabili secondo la legge islamica.
Ogni preghiera del venerdì, l' edificio della moschea trabocca, e migliaia dei fedeli eseguono le preghiere nei piazzali all'esterno.
Dopo il completamento della Cupola della Roccia, è cominciata la costruzione al posto della moschea originale in legname del periodo di Omar. Originalmente commissionata da 'Abdul Malik ibn Marwan, è stata completata da suo figlio Al-Walid I nel 705 D.C.
È stata modificata parecchie volte per preservarla dai terremoti, che a volte avvengono nella zona, e per adattarla al mutamento dei bisogni della popolazione locale. La forma della struttura attuale è rimasto essenzialmente la stessa da quando è stata ricostruita dal califfo Al-Dhahir nel 1033 D.C. .
Mentre la Cupola della Roccia è stata eretta per commemorare il viaggio nella notte del Profeta (PBSL), la costruzione conosciuta come moschea Al-Aqsa si è sviluppata come un centro di culto e di accrescimento della conoscenza, attirando grandi insegnanti da ogni luogo.
giannola
31-08-2006, 22:39
Subito dopo la morte di Maometto, si delinearono, tre differenti orientamenti per la successione: quello dei compagni del Profeta che voleva, che il califfo fosse scelto tra i suoi primi seguaci, quello dei legittimisti, che rifiutava il principio dell' elezione del successore e voleva che si scegliesse il parente più vicino al Profeta e che fosse seguito. in futuro, un criterio dinastico-ereditario, quello dei potenti della Mecca, cioè degli Omayyadi, che avocavano a sé il diritto di successione.
I primi due califfi (in arabo khalifa vuol dire "successori [del Profeta]"), Abu Bakr e Omar, appartenevano al gruppo dei Compagni del Profeta.
Ad Abu Bakr successe Omar che diede slancio alle conquiste e pose le basi dello Stato Islamico. Egli attaccò dapprima la Siria, che apparteneva all' area culturale semitica. L' imperatore bizantino Eraclio tentò di fermare l' avanzata musulmana inviando in Palestina un esercito, che subì una sconfitta, nel 636 d.C. sul fiume Yarmuk. Le turbolente e aggressive tribù arabe iniziarono, in seguito, la penetrazione nell' Iraq sassanide. L' espansione musulmana verso oriente continuò con la conquista della Persia, del Belucistan e dell' Armenia, fermandosi ai confini con l' India. Omar conquistò anche l' Egitto, da qui si espanse in direzione di Cipro, Creta e Rodi sconfiggendo la flotta dell' Imperatore bizantino Costante II. Omar morì nel 664 d.C.
Il terzo califfo, Uthman, era invece membro della famiglia aristocratica meccana degli omayyadi. Uthman venne assassinato e Ali (cugino e genero di Maometto) ottenne il potere. Una parte della comunità musulmana, convinta che Ali stesso avesse fatto uccidere il predecessore, nominò immediatamente un anti-califfo. Cominciò una serie di lotte armate tra i due gruppi. Alla fine l'anticaliffo, Mu'awiya (che apparteneva alla famiglia omayyade), riuscì a farsi eleggere nuovo califfo.
Fu così che avvenne il principale scisma all'interno dell'Islam, quello tra sunniti e sciiti (da shi'a ovvero "partito di Ali").
La dinastia omayyade (661-750) diede inizio a una nuova epoca. Il califfo viveva nel lusso e continuò la politica di espansione avviata dai primi califfi, sino a raggiungere a ovest la Spagna (l'Andalusia) e a est la Cina. L'espansione rese necessario lo spostamento della capitale in una città meno isolata dal resto dell'impero: la scelta ricadde su Damasco, città dove gli omayyadi avevano molti fedeli. Ma la dinastia venne ben presto accusata dai fedeli di essere troppo laica e mondana.
Fu così che, nel 750, si impose la seconda grande dinastia della storia musulmana, quella degli abbasidi, che detenne il potere sino al 1258 (anno in cui Baghdad venne occupata dai Mongoli). Sotto gli abbasidi, la capitale venne trasferita da Damasco a Baghdad. Ma il territorio era troppo grande per essere controllato, e il potere venne sempre più affidato a piccole dinastie di principi (gli emiri) che, pur dipendendo sempre dal potere centrale, guadagnavano una maggior indipendenza. Dopo il 1258, la storia musulmana divenne la storia di piccole (anche se talvolta importanti) dinastie.
Ecco l'elenco delle principali dinastie principali:
OMMAYYADI
ABBASIDI
AGLABIDI
FATIMIDI
ALMORAVIDI
ALMOHADI
AYYUBIDI
NASRIDI (di Granada)
IDRISIDI
ALIDI
LAKHMIDI
GASSANIDI
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OMMAYYADI
Ommayyad o Ummayyad, in arabo Banu Ummayya ("discendenti di Ummayya"), clan qurayshita della Mecca, formato da molte grandi famiglie. Tra queste, quella dei discendenti di Abu Sufyan (padre di Mu‘awiyya), e quella dei discendenti di Marwan (zio del medesimo), sono le più celebri e ressero successivamente il califfato (con capitale a Damasco) dal 661 al 750.
Il primo membro della dinastia e suo fondatore fu Muawiya ibn Abi Sufyan, un rappresentante del ramo principale della famiglia dei Banu Umayya. Suo padre era stato uno degli avversari di Maometto ma si era poi convertito all’Islam assicurando alla famiglia nuovo prestigio e influenza nel quadro del nuovo stato e della nuova organizzazione sociale dell’Islam.
Era membro della famiglia anche il terzo califfo elettivo, Othman, il cui assassinio diede a Muawiya il pretesto per attaccarne il successore Ali e farsi proclamare califfo. Governò per circa venti anni, dal 661 al 680, gettando le basi per il potere dinastico e assicurando come suo successore il figlioYazid. Tre anni dopo, il potere passò a un altro ramo degli Oyyadi: i Banu Marwan.
Da questo ramo uscirono tutti gli altri califfi della dinastia. Nell’ottavo secolo, a causa anche di contrasti interni, il califfato iniziò a indebolirsi e fu abbattuto, alla metà del secolo, da una rivolta partita da Corasan. Al califfato di Omayyadi fu sostituito quello degli Abbasidi che erano parenti di Maometto ed erano più vicini alla tradizione religiosa. Uno dei nipoti di Hisham era riuscito a sfuggire alla strage della famiglia operata dopo la rivolta, giunse nel 755 in Spagna e vi fondò un emirato indipendente.
L’emirato, con i suoi successori, divenne molto potente e dal 929 gli emiri assunsero anch’essi il titolo di califfi. Un rampollo della branca marwanide, sfuggito alla rovina della famiglia e rifugiatosi in Spagna, vi fondò l'emirato prima, poi califfato, ommayyade (detto di Córdoba, 756-1031), celebre per lo splendore delle arti e delle lettere in tutto il medioevo. La dinastia degli Omayyadi di Spagna è nota, più correttamente con il nome dei Banu Marwan.
Oriente
Sotto Mu‘awiyya I († 680) proclamato califfo nel 661, il dominio islamico si espanse nell'Iran orientale e nel Nord Africa. ‘Abd al-Malik (685-705), figlio di Marwan I, vinti i kharigiti e gli sciiti ristabilì l'unità dello Stato con annessione del Khorasan e dell'Oman; consolidò l'insediamento in Nord-Africa soffocando la resistenza indigena guidata valorosamente dalla Kahina e proclamò Gerusalemme "Città santa" . Walid I (705- 715) e Sulayman (715-717) proseguirono la politica di espansione: Transoxiana, rive dell'Indo (Multan, 713), invasione della Spagna (711) per opera di Tariq, inviato dal governatore della Berberia, Musa. Sotto il regno di Walid I fu costruita la Grande moschea degli Ommayyadi a Damasco.
Moschea di Damasco
Il califfato di ‘Umar II († 720), figlio di ‘Abd al-‘Aziz, insigne per pietà religiosa, segnò il culmine dell'espansione, e l'inizio della reazione dei popoli sottomessi, che fu poi favorita dalla mediocrità dei successori. In breve l'Impero fu in rivolta, dal Khorasan al Nord-Africa, dall'Arabia alla Mesopotamia (kharigiti), alla Siria stessa. Hisham (724-743) abbandonò Damasco stabilendosi nel deserto, a Rusafa, mentre l'anarchia, provocata dall'oppressione fiscale, aumentava paurosamente. Marwan II, l'ultimo degli Ommayyadi, non riuscì a impedire la proclamazione del califfato abbaside a Kufa (750) e fu sconfitto (751) sul Grande Zab, affluente del Tigri. Alla vittoria abbaside seguì la caccia e il massacro di tutti i membri della famiglia.
Spagna
‘Abd al-Rahman († 788), un nipote di Hisham, sfuggito agli avversari, si rifugiò nel Maghreb e, qualche anno dopo, sbarcato in Spagna, conquistò Córdoba (756), fondandovi un emirato ommayyade. Per lunghi anni ebbe a lottare contro i capi arabi e berberi, e alla fine il suo regno si estese su tutta l'Andalusia. Sotto i suoi successori immediati, lo Stato si consolidò, malgrado le rivolte che sconvolsero le grandi città, quali Córdoba e Toledo.
Toledo
‘Abd al-Rahman III (912-961), ulteriormente consolidato e unificato lo Stato, si proclamò califfo, rivendicando in tal modo di fronte agli Abbasidi la sua autorità spirituale e aumentando di fronte ai suoi sudditi il proprio prestigio.
Córdoba diventò una grande capitale, e il punto di partenza di ogni spedizione contro l'esigua parte della penisola (Navarra, León) rimasta cristiana. Alla fine del X sec., il califfato raggiunse l'apogeo sotto il regno di Hisham II (976-1013), specie dopo che il ciambellano (hagib) Muhammad Ibn Abu ‘Amir, vinta la coalizione dei sovrani cristiani, si impadronì di Santiago di Compostella (997), per cui s'intitolò Al Mansur ("il Vittorioso"). Il dominio islamico si estese allora fino al Duero, circondato e protetto da "marche", territori di confine governati da capi militari. La popolazione araba era in minoranza, ma fortemente accentrata nelle città con numerosi feudi e/o domini nelle campagne.
Più numerosi i Berberi che erano tuttavia diluiti nella più abbondante massa di popolazione autoctona (tra cui i mozarabi rimasti cristiani) e gli "slavi", mercenari, prigionieri di guerra. Tutto questo governato da una corte, tipicamente orientale, fastosa come quella di Bagdad, e ugualmente organizzata, così come l'amministrazione. Solenne il cerimoniale, sontuose le residenze (tra cui Madinat al-Zahra').
Cordoba - La Moschea
Córdoba fu ornata di uno stupendo alcázar e della Grande moschea. Splendida la fioritura poetica, quanto quella degli studi religiosi, favoriti dalla costituzione di un'immensa biblioteca (per volere di Al-Hakam II, 961-976).
Cordoba - La Moschea - Interno
La decadenza cominciò con la morte di Al-Mansur (1002). Nel giro di trent'anni, la potenza ommayyade naufragò nelle congiure, rivolte e defezioni che prepararono la grande anarchia, conosciuta sotto il nome di periodo dei "Reyes de Taifas" dal 1031.
L'ARCHITETTURA DEGLI OMAYYADI
Se è esistita una qualche forma di architettura araba indigena, essa avrebbe potuto svilupparsi solo nel Yemen, giacchè per quanto riguarda la parte settentrionale dell'Arabia la tenda costituiva l'abitazione usuale, l'aria aperta , il tempio e le sabbie del deserto la tomba. L'abitante delle oasi aveva un'architettura grossolana, rappresentata da edifici di mattoni seccati al sole, coperti da tetti piatti di legno di palma e argilla, privi di decorazioni. Anche il Santuario nazionale dell'Higiaz, la Ka'ba, era una struttura primitiva a forma di cubo senza tetto, al tempo di Maometto; era stata costruita da un falegname cristiano copto, recuperando il legno da alcuni relitti di navi.
La tecnica artistica molto sviluppata presente in diverse costruzioni fu appresa dall'Egitto ellenizzato e dalla Siria e non è tipicamente araba. Nella Moschea (dall'arabo masgid, luogo dove prostrarsi) vi è un compendio dello sviluppo della civiltà islamica nei suoi rapporti interrazziali ed internazionali. La semplice Moschea di Maometto a Medina, prototipo generale della moschea pubblica nel I secolo dell'Islam, consisteva in un cortile aperto verso il cielo, circondato da mura di argilla cotta al sole. Il tetto era formato da tronchi e fronde di palma e fango e un tronco fungeva anche da pulpito (minnbar). L'avanzata verso l'Asia occidentale e l'Africa settentrionale permise agli Arabi di apprendere nuove cognizioni tecniche ed abilità.
Questa tecnica, modificata secondo le condizioni locali, dette origine alla cosiddetta arte saracena, araba, mussulmana. La prima Moschea eretta in un paese conquistato fu quella di al-Basra, dapprima come spazio aperto delimitato da canne, poi ricostruita con argilla e mattoni (libn). Lo stesso avvenne ad al-Kufa, dove più tardi Ziyad innalzò un colonnato. Un accampamento islamico importante fu quello di al-Fustat (Cairo vecchio), dove sorse la Moschea di Amr, come semplice edificio quadrato senza nicchia e senza minareto. Dove i mussulmani si stabilirono in città già esistenti vennero usate le antiche costruzioni. Il mihrab, nicchia che indicava la direzione della preghiera, fu aggiunto alla successiva struttura della Moschea di al-Walid. La prima ad avere il mihrab, che divenne un elemento di tutte le Moschee con carattere eminentemente sacro, fu la Moschea di Medina. Un'innovazione profana fu la Maqsura, zona adibita al Califfo. Anche il minareto fu introdotto dagli Omayyadi e assunse la forma della torre indigena di osservazione. Tra gli edifici più importanti ricordiamo la Cupola della Roccia a Gerusalemme, erroneamente detta Moschea di Omar. Si innalza in uno dei luoghi più sacri della terra, venerata da comunità ebraiche, pagane, cristiane e musulmane. L'iscrizione kufica sulla cupola è uno dei più antichi scritti islamici esistenti. Qui si verificò un cambiamento radicale rispetto al vecchio modello, con l'introduzione del mosaico e di altri elementi decorativi e con una cupola che doveva superare in bellezza quella del Santo Sepolcro. Per i mussulmani, la cupola non aveva solo interesse architettonico e artistico, ma era il simbolo vivente della loro fede. Fu eretta nel 691 d.C. dal califfo Abd al-Malik, sulla roccia sacra 'oscillante', che secondo la leggenda giudaica costituisce la pietra di fondazione e l'asse del mondo , mentre secondo la tradizione islamica fu il punto da cui partì il Profeta per l'ascensione al cielo. E' una costruzione ottagonale con doppio colonnato interno e una cupola lignea portata da un alto tamburo. Accanto al tipo della Moschea-cortile si diffuse in Persia il tipo della Moschea a 'chiosco' in cui alla cupola fu preposto un portale (ivan)
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ABBASIDI
Abbàsidi dinastia di califfi (750-1258) succeduta agli Ommayyadi. Il nome deriva da quello di 'Abbas († 652 - 653), zio di Maometto e trisavolo del fondatore. Il primo califfo abbaside, Abu al-Abbas al- Saffah, conquistò il potere nel 750, raccogliendo intorno agli Abbasidi, divenuti potenti governatori del Khorasan, le speranze dei battuti Alidi e le simpatie delle masse sciite dell'Iran, e di quanti avevano via via concepito motivi di scontento nei riguardi degli Ommayyadi; cosicché, quando Al-Saffah spiegò il suo stendardo nero, la rivolta divampò in tutto l'Islam. L'iniziale unanimità dei consensi venne ben presto meno; ma la dinastia (specie per opera del suo secondo rappresentante, Al-Mansur) seppe validamente affermarsi e reggere, attraverso i suoi trentasette califfi, la suprema magistratura islamica per ben cinque secoli. Non però nella durata va ricercata la ragione dell'importanza degli Abbasidi nella storia islamica, bensì nell'evoluzione dello Stato e della società che sotto di essi si compì; si perfezionò il passaggio dalla monarchia patriarcale a quella assoluta; non soltanto i Siriani, ma gli Arabi in generale persero l'antica preponderanza politica; gli allogeni islamizzati che sotto gli Ommayyadi erano semplici "clienti"(mawali), Iranici, Curdi, Aramei, Berberi, Spagnoli, Turchi, divennero tutti musulmani, al pari degli Arabi, e tutti egualmente sudditi del califfo.
L'unità politica del mondo musulmano non poté però mantenersi a lungo. Particolarismi etnici, lotte religiose e dinastiche causarono, nell' VIII sec., il distacco della Spagna e del Maghreb dal califfato abbaside e nel IX e nel X sec. quello dell'Egitto, delle province iraniche, della Siria e della Mesopotamia. Il dominio diretto degli Abbasidi si ridusse a poco più dell'Iraq, e a un certo punto, praticamente, alla sola città di Bagdad, la capitale da essi creata (762). Chiuso nel suo palazzo, il califfo divenne un simbolo, mentre nuove forze politiche in nome suo o contro di lui si contendevano il potere effettivo (i Turchi della sua guardia, che provocarono il trasferimento della capitale a Samarra dall'836 all'892; i mercenari iranici, nel X sec.; i Selgiuchidi, nell'XI sec.); finché, svuotato di ogni forza politica, il califfato abbaside venne spazzato via dall'invasione mongola nel 1258, quando Hulagu, nipote di Gengis khan, conquistò Bagdad e fece strangolare il califfo Musta'sim.
I principali califfi abbasidi, oltre ad Al-Saffah e Al-Mansur, sono: Al-Mahdi (775-785), che perfezionò l'organismo dell'amministrazione statale; Harun al- Rashid (786-809), forse il più noto, la cui personalità fu trasfigurata dalla leggenda e dalla novellistica popolare; Al- Ma'mun (813-833) e Al-Mu'tasim (833-842), sotto i quali cominciarono a manifestarsi i sintomi della decadenza.
Dopo la morte del decimo califfo, Al-Mutawakkil, assassinato nell'861, e fino all'invasione mongola, l'unica figura di rilievo fu quella di Al-Muwaffaq († 891), che non fu califfo, ma fratello e padre di califfi. È tradizione che da un rifugiato abbaside il califfato arabo sia stato continuato in Egitto per altri due secoli e mezzo dopo il 1258. L'ultimo di questi "califfi" fu deposto da Selim I nel 1517.
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AGLABIDI
Aghlabidi o Aglabidi, dinastia araba dell'Africa settentrionale fondata da Ibrahim ibn al-Aghlab. Dall'800 al 909 regnò sull'Africa settentrionale (Ifriqiyya) sotto la sovranità nominale dei califfi Abbasidi di Bagdad; un membro di questa dinastia, Ziyadat Allah I (812-832), iniziò la conquista araba della Sicilia (sbarco a Mazara nell'827).
Sotto gli Aghlabidi, Qayrawan (Kairouan), capitale del loro Stato, raggiunse il suo apogeo (ricostruzione della grande moschea); la dinastia intraprese anche importanti opere di idraulica, alcune delle quali a sud della Dorsale Tunisina. Nel 909 Abu Nudar Ziyadat Allah III fuggì in Egitto senza opporsi all'avanzata dei Fatimidi.
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FATIMIDI
Fatìmidi, dinastia araba sciita che esercitò il potere tra il IX e il XII sec., prima nell'Africa del Nord poi in Egitto. Il suo fondatore, ‘Ubayd Allah al-Mahdi, si dichiarava discendente di ‘Ali e di Fatima. ‘Ubayd Allah iniziò la sua attività religioso-politica in Siria raccogliendo ben presto larghi consensi che furono causa di una dura persecuzione da parte del califfo di Bagdad; nello stesso periodo un suo missionario (da‘i), Abu ‘Abd Allah, convertì alla dottrina sciita la tribù berbera maghrebina dei Kitama e, forte dell'appoggio di questa, iniziò la conquista dei regni arabi dell'Ifriqiyya. Nel 909 sconfisse prima gli Aghlabidi poi i Rustamidi e occupò Al-Qayrawan (Kairouan) e Tahert (Tiaret).
Nel 910, Abu ‘Abd Allah insediò solennemente a Kairouan, quale califfo di Ifriqiyya, ‘Ubayd Allah, che prese ufficialmente il soprannome di Al-Mahdi: la dinastia fatimide divenne nota anche col nome di ubaidide, derivato da quello del suo fondatore. Preoccupato della popolarità di Abu, ‘Ubayd lo fece giustiziare nel 911 sotto l'accusa di complotto. Il duro governo di ‘Ubayd provocò altre rivolte sia in Ifriqiyya sia in Sicilia: la decisione di ‘Ubayd ebbe ragione, però, degli oppositori tanto che il califfo poté accingersi alla conquista del Maghreb occidentale ancora sotto il controllo del califfo di Córdoba; nel 921 gran parte del regno idriside del Marocco fu costretta a riconoscere il protettorato fatimide.
Nel 912 ‘Ubayd aveva fatto costruire una cittadella, Mahdiyya, sulla costa a sud di Tunisi, e vi trasferì la capitale nel 921. Nonostante i successi militari, ‘Ubayd morì senza esser riuscito a conquistare il Marocco; suo figlio Abu al-Qasim proseguì, durante il proprio regno (934-946), la politica paterna favorendo tra l'altro la pirateria: le coste tirreniche dell'Italia e la Provenza furono a più riprese saccheggiate, la stessa Genova fu temporaneamente occupata (939). Il successore di Al-Qasim, Abu al-‘Abbas Isma‘il alMansur, soffocò una nuova rivolta della Sicilia, in aiuto della quale erano intervenuti i Bizantini, e occupò Reggio Calabria (947). Ad Al-Mansur succedette Al-Mu‘izz al-Din (953-975) il quale estese il dominio fatimide a tutta l'Africa del Nord fino a Tangeri e Ceuta (958); pacificato il Maghreb, Al-Mu‘izz al-Din inviò il suo miglior generale, Giawhar, alla conquista dell'Egitto. Dopo aver perso la battaglia presso Ghizeh (969) i notabili ikhshididi d'Egitto cedettero il potere a Giawhar il quale edificò immediatamente una nuova capitale, Al-Qahira (Il Cairo), e inviò un corpo di spedizione in Palestina e in Siria che furono rapidamente conquistate.
Nel 972 Al-Mu‘izz al-Din affidò definitivamente l'Ifriqiyya ai berberi ziridi i quali la governarono, solo ufficialmente, in nome dei Fatimidi; con Al-Mu‘izz al-Din ha inizio la dinastia fatimide egiziana che per circa due secoli resse il paese portandolo a un alto livello di prosperità. Ad Al-Mu‘izz al-Din, fondatore dell'università Al-Azhar, succedettero Al-‘Aziz (975- 996), Al-Hakim (996-1021), noto per il suo fanatismo religioso e per aver fatto demolire il Santo Sepolcro (1011), Al-Zahir (1021-1036). Tutti questi califfi si occuparono ben poco dell'Africa del Nord; il loro interesse era volto al Mediterraneo occidentale, alla Palestina e alla Siria, per cui dovettero lottare contro i Bizantini e i Buyidi. Il nuovo califfo Al- Mustansir (1036-1094) concluse la pace con Bisanzio e fece riedificare il Santo Sepolcro (1038); per vendicarsi della rottura del vincolo di vassallaggio degli Ziridi (1041) provocò l'invasione hilaliana nel Maghreb; in seguito tentò di occupare Bagdad e di annettere all'Egitto i domini abbasidi. Una grave crisi seguita a una terribile carestia provocò una ribellione nell'esercito, costituito da milizie eterogenee (berbere, orientali, negre, turche); i soldati turchi, nel 1068, costrinsero il califfo a vendere il tesoro reale.
L'ordine e il benessere furono ristabiliti dal visir Badr al-Giamali e da suo figlio Shahan-shah; quest'ultimo alla morte di Al- Mustansir pose sul trono il califfo Al-Musta‘li (1094-1101): in questo periodo i Fatimidi dovettero fronteggiare prima i Selgiuchidi, che occuparono la Siria, parte della Palestina e minacciarono lo stesso Egitto, poi i crociati. I crociati occuparono Gerusalemme nel 1099 scacciando la guarnigione fatimide, indi conquistarono tutte le città costiere della Palestina e persino Aila (Eilat), sul golfo di ‘Aqaba. La costituzione del regno di Gerusalemme recò un grave colpo alla dinastia fatimide: il nuovo califfo Al-‘Amir (1101-1130) venne più volte battuto dai crociati, tanto che i possedimenti egiziani in Palestina si ridussero alla sola Ascalona. Con l'assassinio di Al-‘Amir s'inizia un periodo di anarchia che vede il potere in mano ai visir; nel 1153 anche Ascalona fu perduta dai Fatimidi.
Il visir del califfo Al-‘Adid (1160-1171), Sawar, chiese l'intervento di Nur al-Din, governatore zenghide della Siria, al fine di assicurarsi il potere in Egitto; i suoi oppositori, a loro volta, chiesero l'intervento dei Franchi del regno di Gerusalemme. Per circa dieci anni fu un susseguirsi di interventi stranieri, franchi o zenghidi, che vide alla fine Shirkuh, luogotenente di Nur al-Din, divenire visir di Al‘Adid. Morto Shirkuh, suo nipote Yusuf ibn ‘Ayyub, noto col soprannome di Saladino, divenne visir del califfo fatimide ma, spinto da Nur al-Din, proclamò l'autorità dei califfi di Bagdad (1171) ponendo così fine al califfato fatimide. Alla morte di Nur al-Din (1174), Saladino si rese completamente indipendente, fondando la dinastia ayyubide. Durante il loro regno in Egitto i Fatimidi incrementarono i commerci con l'Europa, ebbero una grande tolleranza religiosa verso i cristiani (a eccezione di Al-Hakim), favorirono le arti e le lettere; essi hanno lasciato numerose e imponenti moschee, palazzi e altre costruzioni.
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ALMORAVIDI
Almoràvidi, in arabo Al-Murabitun, nome di una confraternita di monaci guerrieri, Berberi sahariani, che, sotto la guida spirituale di ‘Abd Allah ibn Yasin, nell'XI sec. intrapresero la conquista del Marocco e vi fondarono una dinastia. Questa (il cui primo vero sovrano fu Yusuf ibn Tashfin) in meno di un secolo, dal 1056 al 1147, conquistò il Maghreb ed estese poi il suo dominio sull'Andalusia (1086) e su tutta la Spagna araba. Morto il vecchissimo Tashfin (1106), gli succedette il figlio ‘Ali ibn Yusuf ibn Tashfin, che nella battaglia di Uclés o dei Sette conti (1108) vinse e uccise don Sancio, figlio primogenito di Alfonso VI di Castiglia.
Ben presto però gli Almoravidi dovettero difendersi dalla crescente forza degli Almohadi, che nel 1147 s'impadronirono della capitale Marrakech e vi uccisero l'ultimo principe almoravide, il giovane Ishaq ibn Ali ibn Yusuf.
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ALMOHADI
Almohadi, in arabo Al-Muwahhidun, dinastia berbera, che, vinti gli Almoravidi, dominò sul Marocco, sull'Africa settentrionale e sulla Spagna musulmana, dalla seconda metà del XII sec. alla prima del XIII. Il suo avvento costituisce il fatto più importante della storia dei Berberi. All'origine della dinastia sta il movimento di rigida ortodossia predicato da Ibn Tumart contro la rilassatezza del costume pubblico e la tiepidezza nella fede, che egli rimproverava agli Almoravidi, tacciandoli di prevaricazione e di eresia.
I seguaci di Ibn Tumart, per il loro rigorismo, si definirono Al-Muwahhidun, “coloro che professano (rigidamente) il tawhid” (l'unicità di Allah). Da Tinmal, dove si era formato e consolidato, il movimento almohade, per opera di ‘Abd al-Mu'min che prese il titolo di califfo, dilagando vittoriosamente (1139), conquistò il Marocco (1146) e divenne una potenza politica. Già nel 1145 la Spagna era entrata nel raggio della sua azione e presto venne compiuta la conquista delle regioni musulmane soggette agli Almoravidi, eccetto le Baleari, dove i seguaci di questi costituirono un regno mantenutosi indipendente sino al 1202.
Fu quindi conquistata tutta la costa mediterranea dell'Africa, fino ai confini dell'Egitto (1151-1161): scomparvero così gli Hammadidi di Bugia, e i presìdi normanni in Africa sulla costa sirtica. Il periodo di splendore continuò sotto i due immediati successori di ‘Abd al-Mu'min, Yusuf II (Abu Ya‘qub) [1163-1184] e Abu Yusuf Ya‘qub al-Mansur (1184- 1199); ma col quarto califfo, Muhammad al-Nasir (1199-1214), incomincia la decadenza, e la rapida disgregazione dell'impero. Nel 1228 gli Hafsidi si proclamarono indipendenti a Tunisi, nel 1235 gli Abdalwadidi divennero signori di Tlemcen; tra il 1236 e il 1238 la maggior parte della Spagna era perduta, riconquistata dai cristiani, e a Granada si insediarono i Nasridi. Quindi, nel Marocco stesso, le tribù berbere si staccarono dagli Almohadi e tra i vari pretendenti si fecero strada i Marinidi. Nel 1248 essi occuparono Fez e nel 1269 Marrakech, uccidendovi l'ultimo califfo almohade, Abu ‘Ula al-Wathiq.
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AYYUBIDI
Ayyùbidi, dinastia islamica che, succedendo in Egitto a quella dei Fatimidi (1171) e in Siria a quella degli Atabek (Zenghidi), dominò sull'Egitto, la Siria, la Mesopotamia e l'Arabia meridionale fino alla prima metà del XIII sec. Il nome proviene da 'Ayyub ibn Shadi, un curdo d'Armenia al servizio dei signori di Mosul e di Aleppo; ma il vero fondatore della potenza ayyubide fu suo figlio Yusuf, che assunse il nome onorifico di Salah al-Din (Saladino).
Dopo la sua morte (1193) la dinastia appare rappresentata intorno al 1200 da quattro rami principali: ramo di Homs, fino al 1342; ramo dello Yemen, fino al 1232; ramo di Aleppo, fino al 1260; ramo di Egitto-Damasco fino al 1250. Il più importante fu quello egiziano, con i tre grandi sultani: Malik al-'Adil (1199-1218), fratello del Saladino; Al-Kamil (1218-1238), suo figlio, e Al-Salih (1238-1248).
Turanshah, figlio di Al-Salih, il vincitore di san Luigi ad Al-Mansura, fu assassinato nel 1250, e quindi, dopo un periodo di reggenza del mamelucco Aybak, che nel 1254 assunse il titolo di sultano dando inizio alla dinastia mamelucca dei Bahriti, il regno si trasmise a quest'ultima. La dinastia ayyubide è notevole per l'incremento che diede alla cultura, all'arte, all'economia, e specialmente per l'influsso che, attraverso i crociati, esercitò sull'Occidente.
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NASRIDI (di Granada)
Nàsridi (Nasris), dinastia araba di Spagna che regnò su Granada dal 1238 al 1492, la cui gloria maggiore fu la munificenza con cui attesero alla costruzione e all'abbellimento del complesso residenziale dell'Alhambra.
Alhambra - Interno
Storicamente costituì un bastione contro l'espansione castigliana nella Spagna meridionale, ritardando il completamento della Reconquista cristiana, e favorendo la conservazione del patrimonio artistico e spirituale arabo nella penisola. Il fondatore della dinastia fu Muhammad I ibn al-Ahmar ibn Yusuf, che regnò dal 1238 al 1273 e iniziò la costruzione del famoso palazzo dell'Alhambra; tra i suoi successori, notevoli furono Muhammad III (1301- 1308), che fece edificare la moschea dell'Alhambra, e Muhammad V (1354-1391), che diede lustro alla dinastia.
L'ultimo sovrano fu Boabdil (Abu ´abd Allah) [1482-1483, 1486-1492], sotto il cui regno Ferdinando II il Cattolico conquistò Granata, ponendo fine agli ultimi resti della potenza musulmana in Spagna.
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IDRISIDI
Dinastia musulmana che regnò nel Marocco dal 788 al 985 d.C. Prese il nome dal suo fondatore Idris, uno dei discendenti del califfo Alì che, dopo aver partecipato in Arabia a un tentativo di ribellione contro gli Abbasidi, trovò accoglienza e aiuto presso la tribù degli avvrabah, awalili nel Marocco centrale e lì costituì uno stato. Alla sua morte nel 792 d.C., gli successe, dopo varie vicende, il figlio postumo Idris II, rimasto vivo nella tradizione storica marocchina come fondatore di Fez. Dopo Idris II la dinastia decadde per tutto il sec.X , fra le opposte pressioni degli omayyadi di Spagna e dei fatimidi di Tunisia.
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ALIDI
Dall' arabo 'Alawiyyun '. I discendenti del califfo Ali' di cui ricordiamo solo i più importanti: Muhammad, Al-Hasan e Al-Husein. Il primo venne proclamato legittimo pretendente al califfato da un movimento che dopo un breve successo fallì; in lui una parte degli Sciiti riconobbe l' atteso Mahdi e credette che egli, sottratto al fato mortale, vivesse nascosto in una montagna, donde sarebbe uscito nell' ora prescritta da Dio per ristabilire la religione nella sua purezza ed integrità.
Gli altri due invece, figli di Fatimah, la figlia di Maometto, furono circondati in tutto il mondo islamico da straordinario prestigio. Al-Hasan, proclamato successore del padre, cedette all' incalzante trionfo di Mu'awiyah e si ritirò a Medina; Al-Husein, invece, alla morte di Mu'awiyah rivendicò il potere sollevando parte dell' Iraq , ma fu vinto ed ucciso assieme ai suoi numerosi figli, così, ebbe inizio la lunga serie di martiri alidi, venerati con culti non dissimili da quelli che i cristiani hanno per i loro martiri (lo stesso Alì è considerato come protomartire).
Il fato di Al Husein commosse il sentimento dei devoti: per un complesso fenomeno di deformazione della realtà, cui ha contribuito il culto orientale del dio bambino, egli, morto quasi sessantenne, compare in figura di fanciullo nelle rappresentazioni della sua uccisione. La persecuzione degli Alidi (spesso esagerata dalla tradizione) continuò per tutta l' età omayyade. Alla discendenza da Alì attraverso Al-Hasan e Al-Husein si richiamano gli imamsciiti. Date però le divisioni della setta scita è grandissimo il numero degli Alidi assunti come imam, da questi hanno avuto origine singole dinastie, tra cui gli Idrisidi, i Banu Qatadah, i Sa'diani e i Filali, che fanno capo ad Al-Hasan, mentre i Fatimidi e gli Zeiditi ad Al-Husein. Ciascuna dinastia possiede il suo albero genealogico, senza che in molti casi sia possibile né garantirne l' autenticità, né stabilirne il carattere apocrifo.
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LAKHMIDI
Dinastia araba sorta in Mesopotamia tra la fine del secolo V e il secolo VI d. C. con centro ad al-Hira, alla periferia dell' Impero Persiano.
Vassalli della Persia sassanide, i Lakhmidi furono impiegati nella custodia dei confini del territorio dalle incursioni dei nomadi che dal deserto si infiltravano nelle zone coltivate del nord. Rivali dei Ghassanidi, alleati dell' Impero bizantino e svolgenti uguali funzioni in Siria, ebbero una parte molto importante nella politica persiana conducendo una guerra quasi costante contro i Romani. Raggiunsero il culmine della loro potenza verso la metà del secolo VI d. C. sotto Mundhir II; protessero i poeti arabi e accolsero con favore il cristianesimo nestoriano. Decaddero nel 602 d. C., quando i Persiani ne soppressero il vassallaggio stabilendo nel loro territorio alti funzionari persiani.
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GASSANIDI
(dall' arabo Banù Gassàn). Dinastia di emiri arabi che ebbe origine da una tribù di beduini, provenienti forse dall' Arabia meridionale. Stabilitisi nella regione a sud-est di Damasco, formarono tribù arabe della Palmirene (Siria) e Palestina, tra il III sec. e il 636 d.C. Il loro regno, influenzato dalla civiltà siriaca e dal cristianesimo, raggiunse l' apogeo nel sec. VI d.C., quando, divenuti alleati dell' Impero bizantino, col titolo di filiarchi, custodirono i confini del territorio romano dalle incursioni dei nomadi e si contrapposero ai Lakmidi, alleati dei Persiani. Fornendo a Bisanzio contingenti di truppe a cavallo, contribuirono alla vittoria sui Persiani; protessero anche gli interessi commerciali e politici lungo alcune direttrici di traffico. Cristiani monofisiti, entrarono in urto con gli imperatori romani eterodossi. Il primo emiro ghassanide di cui sia storicamente provata l' esistenza fu Al-Alàrit (+ 570 c.ca).
I Gassanidi decaddero fino a scomparire in seguito alla conquista musulmana. La loro civiltà, nata da un insieme di elementi arabi, siriaci, greci e iranici, raggiunse un altissimo livello artistico in opere di pubblica utilità (dighe, canali, serbatoi, bagni, palazzi, teatri, chiese...) Il tipo più diffuso delle loro abitazioni era quello a peristilio, d' impianto ellenistico. Tale planimetria avrebbe avuto un influsso determinante nella formazione del gusto musulmano, fornendo il modello a tutte le ville omayyadi del deserto giordano. Sembrano dell' epoca ghassanide anche i resti di circa trecento tra città e villaggi disseminati sulle pendici orientali e meridionali del Mauran
giannola
31-08-2006, 22:41
"Maometto […] proibì la scienza alla sua gente", così afferma Montaigne nel XVI secolo nei suoi "Saggi". Sulla scorta di quest’affermazione, Pascal nel XVII secolo nei suoi "Pensieri" dichiara: "Maometto vieta di leggere". Così a partire dall’epoca moderna si è diffusa l’immagine di un Islâm ignorante e nemico della scienza e del sapere. Al massimo nei manuali viene riconosciuto alla civiltà islamica il merito di avere conservato e trasmesso all’occidente il pensiero greco, in accordo con il mito, particolarmente caro ai tedeschi, della civiltà, della cultura e della scienza, come prodotti nati in Grecia e fatti crescere in occidente.
Ma questa è un’immagine dei tempi moderni. Ben altra era l’immagine della civiltà islamica in tempi più antichi. Per esempio, ne "La Divina Commedia", Dante mette Maometto e ‘Ali all’inferno (canto ventottesimo), in quanto scismatici, secondo l’idea medievale per la quale l’Islâm è un’eresia cristiana:
"vedi come storpiato è Maometto!
Dinanzi a me sen va piangendo Alì,
fesso nel volto dal mento al ciuffetto.
E tutti li altri che tu vedi qui,
seminator di scandalo e scisma".
Ma nel quarto canto dell’Inferno, troviamo nel limbo tra gli "spiriti magni" Avicenna e Averroè e, meraviglia, il "feroce Saladino". Queste presenze stanno ad indicare la grande considerazione in cui l’Islâm era tenuto sia dal punto di vista più strettamente culturale, scientifico sia in genere come civiltà: infatti Saladino è stato a lungo anche per l’occidente il paradigma, il modello del sovrano giusto e saggio, del cavaliere puro.
Cerchiamo dunque di capire in realtà qual è la posizione dell’Islâm verso il sapere e qual è stato il contributo dell’Islâm al progresso delle scienze e della cultura.
Cominciamo come al solito vedendo cosa dice il Corano. Su 6.239 versetti, ayat, che compongono il Corano ben 570 invitano l’uomo all’uso della ragione, allo studio della natura, alla riflessione e alla ricerca scientifica. Ancora più numerosi ed espliciti sono gli inviti in tal senso che si trovano tra i detti di Maometto: "A colui che si incammina alla ricerca della scienza Dio spiana la via al Paradiso"; "Colui che lascia la sua casa alla ricerca della scienza è nella via di Dio sino al suo ritorno"; "Cercate la scienza fosse anche fin in Cina".
All’inizio dell’ottavo secolo i libri erano di pergamena o papiro, materiali di difficile lavorazione e reperibilità. I musulmani appresero l’arte della fabbricazione della carta dai cinesi, ne migliorarono notevolmente il procedimento e la trasformarono in un’industria. All’inizio del nono secolo la carta era già diventata il normale supporto di ogni comunicazione scritta ed era così diffusa che veniva usata anche per incartare la spesa: un viaggiatore persiano del 1040 osservava che al Cairo i commercianti di ortaggi e spezie erano provvisti di carta per avvolgere la loro merce. La grande domanda di libri era soddisfatta dai copiatori, i warraqin, che in poche ore erano in grado di riprodurre un libro di centinaia di pagine, mentre un volume più grosso prendeva qualche giorno. Chioschi di copiatori si trovavano ovunque, mentre le librerie erano di solito concentrate in un particolare quartiere. Alla fine del nono secolo al-Ya°qubi contò più di cento librerie a Waddah, un sobborgo di Baghdad. Le librerie più grandi e rispettabili fungevano anche da cenacoli intellettuali e richiamavano gli studiosi da grandi distanze. La ricerca del sapere, dei libri portò alla nascita di biblioteche pubbliche e private. La Bayt al-Hikmah, la "casa della saggezza", fu istituita a Baghdad nell’815 ed era la biblioteca pubblica più famosa. A Baghdad nel 1200 si contavano ben 36 biblioteche pubbliche. La Khinzana al-Kutub al Cairo contava più di un milione e seicentomila manoscritti. La biblioteca di Cordoba aveva 40.000 libri. Per avere un’idea si pensi che all’epoca la biblioteca vaticana possedeva 986 libri! Il fiorire delle biblioteche portò anche alla produzione di numerosi sistemi di classificazione dei libri, nonché di glossari, opere di consultazione, enciclopedie, tavole genealogiche, guide geografiche ecc. Parallelamente alle biblioteche si diffusero le scuole. L’università più antica al mondo è quella di al-Azhar al Cairo fondata nel 970, tuttora una delle più importanti università del mondo musulmano.
Quest’investimento in cultura pose i paesi musulmani all’avanguardia per quel che riguarda le scienze e le scoperte scientifiche e per secoli gli occidentali si recarono a studiare nei centri musulmani e a tradurre i loro libri. La figura seguente fa vedere i viaggi dei medici europei in uno di questi centri musulmani: Toledo.
La medicina fu portata dai musulmani a un livello altissimo. Il primo ospedale organizzato fu costruito a Damasco nel 707 per i lebbrosi, che venivano qui ricoverati a spese del califfo. In poco tempo ogni città ebbe il suo ospedale: Baghdad ne possedeva sessanta. Al-Razi († 925) fu il più grande medico musulmano, Fondò l’ostetricia e fornì la prima descrizione scientifica del vaiolo e del morbillo.
Avicenna (980-1037) divenne famoso per le sue opere mediche elaborate con linguaggio scientifico: da lui abbiamo derivato parole come ambra, cinnamomo, zafferano, sandalo, canfora. La sua opera più famosa è stato il "Qanun fi atTibb", "Canone di Medicina", da cui deriva il termine canone, in cui vengono presentati ben 760 rimedi medico-farmacologici. Avicenna scoprì che la tubercolosi era contagiosa e descrisse i sintomi e le complicazioni del diabete. Tradotto in latino da Gherardo da Cremona nel XII secolo il canone di Avicenna rappresentò per l’Europa la principale guida medica dal XII al XVI secolo. Con l’avvento della stampa fu anche uno dei primi libri ad avere un gran numero di edizioni: quindici in latino e una in ebraico nel quattrocento, quaranta nel cinquecento. Fu anche uno dei primi libri arabi pubblicato in lingua originale in Europa (Roma, 1513). Ibn Nafis († 1288) fu il primo a descrivere con precisione il meccanismo della circolazione sanguigna, il cui merito viene attribuito nei manuali all’inglese Harvey nel 1628. Al-Zahrah († 939) scrisse uno dei più celebri trattati di chirurgia. Oltre a descrivere come si esegue tutta una serie di operazioni, il suo manuale comprende la descrizione dettagliata di più di un centinaio di strumenti chirurgici, molti dei quali inventati dallo stesso al-Zahrah. Sviluppò inoltre l’odontoiatria ed eseguì interventi estetici per correggere le irregolarità dentali. I musulmani furono anche i primi a costruire ospedali psichiatrici (Cairo 872). Particolarmente attivi furono i sufi nelle cure psichiatriche e psicologiche, con metodi e atteggiamenti sorprendentemente moderni. Molto attivi furono anche gli scienziati musulmani nella ricerca di rimedi farmaceutici: tanto che si può affermare che la moderna farmacopea nasce nel mondo musulmano.
Le più note innovazioni musulmane si ebbero nella matematica e nell’astronomia. Al-Khuwaritzmi († 850), da cui deriva l’italiano "algoritmo", inventò i logaritmi e l’algebra, termine quest’ultimo che deriva appunto dal libro di Khuwaritzmi "Kitab al-gabr", che tradotto dopo tre secoli fece conoscere all’occidente la numerazione araba e lo zero. ‘Abd al-Wafah († 997) sviluppò la trigonometria e la geometria della sfera, ideò le tavole dei seni e delle tangenti e scoprì le variazioni del moto lunare. Omar Khayyam († 1123), oggi famoso in occidente come poeta è stato in realtà un grande matematico che risolse le equazioni di terzo e quarto grado.
Al-Battani calcolò la durata dell’anno solare sbagliando di 24 secondi rispetto al valore accertato oggi. Misurò inoltre la circonferenza della terra. Le misurazioni di al-Biruni del peso specifico di vari metalli e pietre preziose sono esatte fino alla terza cifra decimale. Studiò inoltre la rotazione della terra intorno al proprio asse. Numerosi osservatori astronomici furono costruiti in tutto il mondo musulmano: Damasco, Siviglia, Samarcanda, ecc. In questi osservatori gli astronomi preparavano e pubblicavano tavole astronomiche.
Ibn al-Haytham († 1039) fu un pioniere dell’ottica. Facendo esperimenti con 27 tipi diversi di lenti scoprì le leggi di riflessione della rifrazione, spiegò l’aumento apparente nella dimensione delle stelle in prossimità dello zenit e scoprì che l’occhio non emette raggi, come credevano Euclide e Tolomeo, ma li riflette. Il suo Thesaurus Opticus fu copiato tra gli altri da Ruggero Bacone, Leonardo da Vinci, Keplero e forse anche da Newton.
Gabir ibn Hayyan († 813), il più grande alchimista musulmano, viene considerato il punto di passaggio tra l’alchimia e la chimica. Inventò molti strumenti di laboratorio, introdusse la distillazione per la purificazione dell’acqua, identificò numerosi alcali, acidi e sali, produsse l’acido solforico, la soda caustica e l’acqua regia per la soluzione dei metalli e scoprì il mercurio. Gabir realizzò anche una vernice a fini commerciali. Abu Bakr al-Razi († 935) classificò le sostanze chimiche nelle tre categorie minerali, animali e vegetali e affermò che le funzioni del corpo umano si basavano su reazioni chimiche complesse. Al-Maghriti († 1007) dimostrò il principio di conservazione chimica della massa: 900 anni più tardi Lavoissier se ne attribuì il merito.
Numerosi furono anche i progressi musulmani in botanica, zoologia e in altre scienze naturali.
Rilevanti sono anche i progressi compiuti dai musulmani nelle scienze sociali, nella storia, nell’archeologia, nell’etnologia, nella geografia, nell’urbanistica, nell’architettura, nell’arte della ceramica, nella lavorazione dei metalli, nei prodotti tessili (tappeti e stoffe), nella musica, nella calligrafia, ecc.
giannola
31-08-2006, 22:43
:confused:
il senso?
hai scoperto solo ora che esistono gli integralisti?
il senso è :spam:
P.S. ti consiglio di leggere il post islam e scienza.
DonaldDuck
31-08-2006, 22:45
:confused:
il senso?
hai scoperto solo ora che esistono gli integralisti?
No :), dato che il titolo della discussione è "conoscere l'Islam" mi sembrava giusto sottolineare anche un'altro aspetto.
giannola
31-08-2006, 22:48
No :), dato che il titolo della discussione è "conoscere l'Islam" mi sembrava giusto sottolineare anche un'altro aspetto.
no è sbagliato.
Il titolo è conoscere l'islam, nn conoscere gli islamici.
Sono due cose distinte e separate, esattamente come i cristiani irlandesi che si sono fatti la guerra nn sono rappresentativi del cristianesimo.
DonaldDuck
31-08-2006, 22:59
no è sbagliato.
Il titolo è conoscere l'islam, nn conoscere gli islamici.
Sono due cose distinte e separate, esattamente come i cristiani irlandesi che si sono fatti la guerra nn sono rappresentativi del cristianesimo.
Se apri un blog/discussione sull'islam è giusto esaminarne tutti gli aspetti. Compreso il fondamentalismo che a quanto pare non rappresenta una minoranza.
giannola
31-08-2006, 23:08
Se apri un blog/discussione sull'islam è giusto esaminarne tutti gli aspetti. Compreso il fondamentalismo che a quanto pare non rappresenta una minoranza.
nn è sicuramente un 3d/blog, visto che tutti gli interventi, compreso il tuo, vengono considerati senza spirito polemico.
Comprendo che il fondamentalismo sia un aspetto dell'islamismo, ma nn è l'islam, come si comportino gli altri nn lo so e nn mi riguarda
Ho postato argomenti, che spero tu abbia letto, riguradanti la religione, la dottrina, la storia, le motivazioni, a partire da quelle si può discutere.
Riguardo al fondamentalismo, sappiamo cos'è, puoi benissimo postare un articolo che spiega cos'è e come è nato e perchè.
Ma nn è che aggiungendo notizie su notizie tutte sulla stessa riga tu rendi meglio il concetto di fondamentalismo, ripetere la stessa cosa cambiando i dettagli è un po come prendere in giro le persone.
Quello che fai tu è postare news e nn è quello il tema del 3d, però puoi sempre aprirlo un 3d sul fondamentalismo e magari linkarlo qui.
DonaldDuck
31-08-2006, 23:28
nn è sicuramente un 3d/blog, visto che se tutti gli interventi, compreso il tuo, vengono considerati senza spirito polemico.
Assolutamente nessuna intenzione polemica anche da parte mia.
Comprendo che il fondamentalismo sia un aspetto dell'islamismo, ma nn è l'islam, come si comportino gli altri nn lo so e nn mi riguarda
Eppure esite. Perchè trascurarlo?
Ho postato argomenti, che spero tu abbia letto
Certamente.
Riguardo al fondamentalismo, sappiamo cos'è, puoi benissimo postare un articolo che spiega cos'è e come è nato e perchè.
Potrebbe benissimo esserci ancora qualcuno che non lo conosce a fondo.
Ma nn è che aggiungendo notizie su notizie tutte sulla stessa riga tu rendi meglio il concetto di fondamentalismo, ripetere la stessa cosa cambiando i dettagli è un po come prendere in giro le persone.
Non sto prendendo in giro nessuno. Se hai letto i miei post ho riportato (citandone le fonti) articoli su Salman Rushdie e le associazioni degli scrittori che si sono create dopo il sommovimento scatenato dai "versetti satanici", un giudizio espresso dall'islamista libanese Fouad Ajami ed un articolo sulle discriminazioni religiose in Bangladesh. Non si tratta di un evento unico.
leoneazzurro
31-08-2006, 23:50
BIBBIA: VECCHIO TESTAMENTO, NUOVO TESTAMENTO
NUOVO TESTAMENTO: VANGELI
torna alle elementari :O
http://it.wikipedia.org/wiki/Nuovo_Testamento
http://it.wikipedia.org/wiki/Bibbia
Evitiamo di utilizzare atteggiamenti sarcastici? Ammonito.
leoneazzurro
01-09-2006, 00:11
Assolutamente nessuna intenzione polemica anche da parte mia.
Eppure esite. Perchè trascurarlo?
Certamente.
Potrebbe benissimo esserci ancora qualcuno che non lo conosce a fondo.
Non sto prendendo in giro nessuno. Se hai letto i miei post ho riportato (citandone le fonti) articoli su Salman Rushdie e le associazioni degli scrittori che si sono create dopo il sommovimento scatenato dai "versetti satanici", un giudizio espresso dall'islamista libanese Fouad Ajami ed un articolo sulle discriminazioni religiose in Bangladesh. Non si tratta di un evento unico.
http://www.hwupgrade.it/forum/showpost.php?p=13529521&postcount=1707
Leggi bene questo post. Soprattutto questa parte
"Fatta questa premessa, questo è e resta un forum di discussione, quindi non c'è nemmeno bisogno di dire che ciascuno debba ritenersi libero di replicare e commentare, a patto di farlo civilmente e con attinenza all'argomento proposto, nel rispetto delle intenzioni dell'autore e senza deviare appositamente il discorso verso altre questioni (per trattare le quali è sempre possibile utilizzare i thread già disponibili o aprirne di nuovi)."
Nel caso non vogli attenerti a queste disposizioni sarai sanzionato.
Eventuali questioni in PVT.
w_iuhiiuhi
01-09-2006, 10:53
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1271350
edited823
01-09-2006, 12:26
No :), dato che il titolo della discussione è "conoscere l'Islam" mi sembrava giusto sottolineare anche un'altro aspetto.
la discussione riporta quel che dovrebbe esser l'islam in confronto a cosa è diventato strumentalizzandolo.
giannola
01-09-2006, 14:33
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1271350
non l'ho mica capito ? :confused:
hai aperto un altro 3d, questo nn andava bene ?
boh, poi fai tu, c'è spazio per tutti
Darkel83
01-09-2006, 14:36
spesso è vero, ma perchè anche chi crede le utilizza per i propri fini
Il vero problema delle religioni sn i capi, mica i credenti.
w_iuhiiuhi
01-09-2006, 16:37
non l'ho mica capito ? :confused:
hai aperto un altro 3d, questo nn andava bene ?
boh, poi fai tu, c'è spazio per tutti
il post numero 3 del tuo 3d è ricco di citazioni del corano che ne danno una visione distorta. Citi infatti solo le sure che mostrano l'islam come una religione rispettosa delle altre. In realtà molte altre sure contraddicono quelle da te citate, solo che ti sono sfuggite.
L'intento del mio 3d è di bilanciare il tuo mettendo sullo stesso piano le sure "tolleranti" e quelle "intolleranti".
Ho aperto un 3d completamente nuovo per dargli appunto lo stesso rilievo, dato che le cose in prima pagina sono più visibili di quelle in ultima.
Fai poi i nomi di grandi personaggi dell'islam di cui riporti vita e opere; a tal proposito ti posso ricordare che Von Braun era nazista e ha lavorato alle v2 con cui è stata bombardata londra. Se cerchi sicuramente trovi i nomi di altri grandi scienziati nazisti.
Il nazismo è forse migliore grazie a Von Braun ?
Ciao
Ciao
giannola
01-09-2006, 19:14
il post numero 3 del tuo 3d è ricco di citazioni del corano che ne danno una visione distorta. Citi infatti solo le sure che mostrano l'islam come una religione rispettosa delle altre. In realtà molte altre sure contraddicono quelle da te citate, solo che ti sono sfuggite.
L'intento del mio 3d è di bilanciare il tuo mettendo sullo stesso piano le sure "tolleranti" e quelle "intolleranti".
Ho aperto un 3d completamente nuovo per dargli appunto lo stesso rilievo, dato che le cose in prima pagina sono più visibili di quelle in ultima.
Fai poi i nomi di grandi personaggi dell'islam di cui riporti vita e opere; a tal proposito ti posso ricordare che Von Braun era nazista e ha lavorato alle v2 con cui è stata bombardata londra. Se cerchi sicuramente trovi i nomi di altri grandi scienziati nazisti.
Il nazismo è forse migliore grazie a Von Braun ?
Ciao
Ciao
beh, io faccio delle ricerche, ovviamente in buona fede, sono cosciente del fatto che purtroppo non sempre circola la verità assoluta, ecco perchè il forum, attraverso il dibattito e le molteplici esperienze ci consente di scovare imperfezioni.
Ti ringrazio per il contributo e metto il link in evidenza al tuo 3d così che gli altri possano fare controlli incrociati e farsi l'idea quanto più possibile chiara sull'islam.
zerothehero
01-09-2006, 20:59
Thread molto interessante..ho però seri dubbi sul rispetto dell'islam nei confronti delle altre religioni che non siano quelle del libro (cristianesimo ed ebraismo).
Interessante la citazione di Avicenna ed Averroè..i cui studi sull'aristotelismo verranno ripresi da Marsilio da Padova e da Guglielmo di Noerbecke. :D
Cito alcuni punti del Touchard (dottrina politica), visto che a mio avviso non sono state evidenziate le differenze tra islam e cristianesimo. :fagiano: su un piano dottrinale/politico (anche se si è parlato di consuetudini, leggi coraniche e leggi delle autorità politiche).
Il corano e la sunna (tradizione del profeta) sono le basi della fede musulmana.
Il primopuò considerarsi "il codice rivelato di uno stato sopranazionnazionale" (Massignon) in cui la cittadinanza si identifica con la religione (quindi niente distinzione tra civitas dei e città terrena , nè distinzione tra imperium/sacerdotium o auctoritas/postestas n.d. Zero)
La fede è un valore essenzialmente POLITICO, e anche l'unico autentico valore di quest'ordine, il "solo che di alla Città la sua ragione d'essere" I credenti, cittadini di fatto di uno stato soprannazionale, sono integrati nella comunità, nella Umma (da Umm, madre).
Il termine umma fondamentale nel Corano, indica il gruppo di uomini ai quali Dio invia un profeta e in particolare coloro che avendo ascoltata la sua parola credono in lui e stringono un patto con Dio attraverso un suo intermediario.
Questo patto e la comunità che lo esprime impegnando egualmente temporale e spirituale hanno estensione universale: sono atti a "comprendere non soltanto la parentela agnatizia del profeta, ma la sua parentela cognatizia e la sua clientela adottiva, destinata quest'ultima ad abbracciare tutte le razze del mondo.
Idealmente la Città (città intesa come civitas, comunità politica universale e compredente, simile ad una civitas dei Agostiniana n.d. Zerothehero) di Maometto si presenta come una teocrazia (o teocentria) laica (l'inesistenza del sacerdozioesclude nell'islam la presenza dei preti) ed egalitaria: "il magistero legislativo (amr) appartiene esclusivamente al Corano; quello giudiziario (fiqh) a ogni credente [totale differenza con il cristianesimo, che prevede un potere giudiziario affidato alla potestas "civile", al braccio secolare]che attraverso la lettura fervente e assidua del Libro Sacro, con la memoria delle definizioni e delle sanzioni da esso previste, acquista anche il diritto di applicarle ( anche qui totale differenza con il cristianesimo )
Resta il potere esecutivo (hukm) civile e canonico insieme.
Esso come ribadiranno i kharigiti non appartiene ad altri che a Dio e può essere esercitato da un intermediario da un capo unico.
La comunità dei credenti giura di obbedienza a Dio di fronte a questo intermediario da lui assegnatole come tutore, privo di iniziativa legislativa e di potere giudiziario. (in quanto è nelle mani del popolo e di ogni singolo musulmano..vedi le fatwe Khomeiniste, la cui esecuzione spetta non alle autorità civili, ma alla comunità di credente n.d. Zero)
Nessun altra autorità temporale quindi se non quella da dio (simile al San Paolo non est potestas nisi a Deo n.d. Zero) il potere viene da DIo, dice l'Islam e resta suo interamente esercitato da Dio tramite uno strumento umano.
L'assolutismo divino ha per contrapposto l'egualianza tra i cittadini: anzitutto in quanto uomini,fondata quindi sulla nullità della natura umana, e poi in quanto credenti costituiti dalla buona volontà di Dio in uno stato giuridico tale d permettere di stringere un patto con lui.
E poi continua..ma non posso citare tutto..consiglio anche di vedere, più che Avicenna e Averroè un certo IBN KHALDOUN. :D
Non mi fate quindi paragoni tra il medioevo e islam, facendo minestroni, perchè non hanno NULLA A CHE FARE...non c'entrano una fava, nè con i padri della chiesa, nè con gli apologisti... :p..l'ISLAM crea dei califfati..il cristianesimo si inserisce dentro la realtà dell'impero.
utilità di conoscere tale religione ?
zerothehero
01-09-2006, 21:42
utilità di conoscere tale religione ?
Può anche non fregartene niente, su questo non c'è dubbio. :stordita:
Però c'è a chi frega, almeno finchè si continuerà a postarci :D
scorpionkkk
01-09-2006, 21:44
utilità di conoscere tale religione ?
utilità di questa domanda?
utilità di questa domanda?
e il tuo inserimento è utile ?
scorpionkkk
01-09-2006, 22:39
e il tuo inserimento è utile ?
si perchè evidenzia il fastidio che prova chi, seguendo un thread pur non postando, se lo vede rovinare con inutili battute polemiche nella più sana tradizione dell'irrilevante pre-flame che stimola solo chi si diverte a compierlo mentre rovina irrimediabilmente i momenti degli altri.
giannola
02-09-2006, 09:10
amariuppete ! :D
zerothehero
05-09-2006, 21:19
Giannola, ti sei fermato?
Lascia stare l'induismo..l'islam è più interessante. :D
zerothehero
05-09-2006, 21:40
IBN KHALdun ..non so perchè è ignorato dai più, visto che lo trovo molto più importante dei soliti Avicenna e Averroè.
Ibn Khaldun è uno dei più grandi pensatori del mondo arabo, ed il primo teorico di una nuova metodologia nello studio della storia e dei rapporti sociali tra gli uomini. In occidente però, è conosciuto se non da studiosi, specialisti del passato maghrebino o dell'evoluzione della scienza storica.
Molti storici e filosofi che hanno letto e studiato le sue opere non hanno risparmiato gli elogi:
"Ibn Khaldun è stato il più grande filosofo e storico che l'Islam abbia mai prodotto, ed uno dei più grandi di tutti i tempi". ( P.K. Hitti, Récit de l'Histoire des Arabes)
"L'opera di Ibn Khaldun è una delle opere più sostanziali ed interessanti che abbia mai prodotto lo spirito umano". ( G. Marçais)
"Ibn Khaldun ha concepito e formulato una filosofia della Storia che è senza dubbio il più grande lavoro che sia mai stato scritto da qualcuno in ogni tempo e paese".( A. Toynbee, A study of history)
Il pensiero
Il primo passo di Ibn Khaldun fu di ordine epistemologico: assegnare alla storia un posto nell'organizzazione della conoscenza. D’altra parte, definendo il suo oggetto come se fosse la realtà vissuta dagli uomini, egli fissò i limiti e i modi di un'indagine atta a definire l'intelligibilità storica; ma bandì razionalmente un disegno fondato su ogni speculazione filosofica e la ricerca di una finalità. La riflessione sulla materia storica, i suoi fenomeni, le leggi d’evoluzione, non includono notizie di problematica filosofica. Ristretto nei limiti concettuali della sua epoca, il suo disegno si poneva come esplicativo di una realtà socioculturale.
Grazie ai suoi tanti anni di esperienza presso le corti maghrebine ed andaluse, Ibn Khaldun comprese cheesistono dei rapporti di causalità che reggono la realtà. Cosi, nacque in lui la concezione di una scienza nuova, quella del 'umran, studio di una socievolezza naturale, della comunità, che permette di comprendere il meccanismo dei comportamenti storici, ma, soprattutto, astrae la singolarità dei fatti per ricollocarli nella totalità che li contiene. Questo procedimento razionale, se esclude ogni esame della natura umana, sembra deviare anche da ogni ricorso ad un fondamento religioso. Il comportamento socio-politico del gruppo, come è descritto nella Muqaddima, è analizzato con la premessa della nascita di un ‘asabiyya, coesione di sangue, identità di interessi e di comportamenti che fonda un gruppo, il quale cerca di imporre la sua sovranità (mulk). In questo momento entra in gioco un altro fattore di civiltà: la religione, sovrastruttura sottomessa alle determinazioni di base (geografiche, socioeconomiche, ecc.) ed alle loro sollecitazioni. Ad ogni fase dell'evoluzione sociale corrisponde un tipo di comportamento religioso, dunque, la religione si inserisce in una situazione dove ha una funzione di ordine politico. Questo è ciò che sottende il movimento di un'asabiyya verso il mulk, di qui l’importanza del da'wa, propaganda ideologica che permette al clan, al tempo stesso, di manifestare il suo potere e di affermare il carattere ideale della sua consacrazione. Ibn Khaldun considerava la religione senza pretendere di ritrovare nella storia qualche grande disegno di Dio o un piano misterioso di cui provare a decifrare il progetto costrittivo. Egli, quindi, notava che il sentimento religioso si snatura e si scioglie nello stesso momento in cui si allentano i legami di solidarietà dell’asabiyya.
Dalla premessa dell’asabiyya e della concezione del gruppo Ibn Khaldun passò ad esaminare le diversità tra città e campagna, tra sedentari e beduini, tra berberi ed arabi. Proprio quest’ultimo argomento ha creato non pochi problemi e facili speculazioni da parte di chi continua a sottolineare le diversità tra queste due etnie che sono presenti in nord Africa. Alcuni passi in cui egli parla della conquista araba come di una catastrofe o delle differenze tra nomadi e sedentari, arabi e berberi, sono stati male interpretati per interesse, da teorici del colonialismo come il Gautier; ma si tratta di affermazioni non veritiere e del tutto interessate.
Dando al suo pensiero questa dimensione che elevava la storia al rango di una scienza, Ibn Khaldun non poteva mancare di sottolineare con forza le esigenze scientifiche della conoscenza storica. Egli fu un critico severo nei confronti dei suoi predecessori, denunciando i loro errori, la loro ignoranza, la parzialità e, soprattutto, l’incapacità a sottomettere i fatti al giudizio della ragione. In questo senso fu davvero innovativo.
Nonostante le premesse teoriche della Muqaddima, però, la sua “Storia Universale” è stata duramente criticata, poiché contravviene ai principi esposti nell’introduzione. In effetti, l’autore sembra adottare lo stesso procedimento della storiografia araba: una cronologia imprecisa o sbagliata, giustapposizioni di versioni differenti, totale assenza di sintesi, analisi molto elementare delle cause e dei comportamenti. D’altro canto Ibn Khaldun è stato molto preciso sulla storia maghrebina e sui meccanismi che regolavano i rapporti sociali ed etnici. E’ in ogni caso indiscutibile che abbia gettato le basi per lo studio scientifico della storia e soprattutto della sociologia.
L’Europa ha scoperto questa interessante figura di studioso ed uomo politico nel XIX secolo, negandogli inizialmente la grande influenza ed il pensiero geniale. Egli fu tra l’altro accusato da molti critici di “machiavellismo”, “duplicità”, mancanza di senso morale o di patriottismo. Niente è meno giusto. In effetti, è un abuso il voler trasporre nell’ambito maghrebino del XIV secolo delle nozioni di patriottismo che appariranno, almeno in Europa, molto più tardi. Per Ibn Khaldun la causa del sovrano di Fes o quella di Tlemcen non possedevano alcun contenuto ideologico particolare. Egli usava la stessa abilità in tutte le situazioni e al servizio di chiunque fosse.
giannola
05-09-2006, 21:41
Giannola, ti sei fermato?
Lascia stare l'induismo..l'islam è più interessante. :D
mi piace condividere riflessioni riguardo alle varie religioni, piuttosto che fermarmi solo all'islam.
Perchè l'islam dovrebbe essere più interessante ?
Nn mi pare che fin'ora siano state postate molte riflessioni, addirittura sono stati aperti 2 thread ma nn c'è molta partecipazione, io il mio dovere l'ho fatto :D
zerothehero
05-09-2006, 21:45
mi piace condividere riflessioni riguardo alle varie religioni, piuttosto che fermarmi solo all'islam.
Perchè l'islam dovrebbe essere più interessante ?
Nn mi pare che fin'ora siano state postate molte riflessioni, addirittura sono stati aperti 2 thread ma nn c'è molta partecipazione, io il mio dovere l'ho fatto :D
Più interessante, perchè volenti o nolenti con l'islam dovremmo confrontarci..quindi è più utile conoscere l'islam e la cultura islamica, piuttosto che l'induismo. :D
giannola
05-09-2006, 22:00
Più interessante, perchè volenti o nolenti con l'islam dovremmo confrontarci..quindi è più utile conoscere l'islam e la cultura islamica, piuttosto che l'induismo. :D
ok ma se scrivo solo io poi dicono che sto a fare un blog, per cui io mi fermo e lascio la palla ad altri :D
Non voglio monopolizzare voglio che tu ed altri siate liberi di postare, se volete postare e di nn farlo se nn volete.
cmq appena ho tempo ti leggo.
zerothehero
05-09-2006, 22:48
ok ma se scrivo solo io poi dicono che sto a fare un blog, per cui io mi fermo e lascio la palla ad altri :D
Guarda che a prescindere di quello che fai verrai sempre criticato per un motivo o un altro. :D ..quindi posta. :fagiano:
giannola
06-09-2006, 06:45
Guarda che a prescindere di quello che fai verrai sempre criticato per un motivo o un altro. :D ..quindi posta. :fagiano:
me ne sono accorto :asd:
appena finisco con le altre religioni torno a postare qui.
Chissa magari poi si può chiedere di fare un 3d in rilievo per chi intende approfondire con i link a queste discussioni :D
zerothehero
07-09-2006, 20:23
gli "assassini"
http://it.wikipedia.org/wiki/Nizariti
i salafiti
http://www.cronologia.it/salaf.htm
i wahabiti
http://www.cronologia.it/salaf.htm
:D
Franx1508
09-09-2006, 21:39
per la serie se li conosci li eviti. :)
Il_Grigio
23-09-2006, 16:47
3d estremamente interessante! :sbav:
leggerò al più presto anche quelli sulle altre religioni…
se non fosse evidente quanta responsabilità ed impegno sono necessari per aprire e sostenere topic di questo genere, senza dubbio chiederei a Giannola di proseguire di questo passo in eterno. :D Ma sarebbe ovviamente chiedere troppo, anche considerato che molti utenti di questo forum rifuggono tanto le religioni quanto i “lunghi” testi da leggere. :asd:
Sfortunatamente, le mie possibilità di connessione non mi consentono di intervenire come (e quando) vorrei… spero in futuro di potermi permettere una posizione più attiva in questo forum… :sperem:
byez
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