Adric
12-08-2006, 07:09
"I maori hanno il gene da guerrieri"
E' polemica in Nuova Zelanda
Gli indigeni protestano: "La violenza è un problema
ma come molti altri fattori non è legata alla razza"
WELLINGTON - Dopo anni di discriminazione per le loro abitudini e tradizioni, ora avrebbero anche il "gene del guerriero" in corpo che li renderebbe pericolosi a prescindere. Secondo Rod Lea, epidemiologo specializzato in genetica presso l'Istituto delle scienze e dell'ambiente di Wellington, i Maori, popolazione indigena della Nuova Zelanda, hanno "la tendenza ad essere più aggressivi e violenti e più inclini a comportamenti a rischio, come per esempio il gioco d'azzardo". E questo perché "la popolazione maschile possiede un tasso molto elevato di un enzima, la monoamina oxidase, che influisce sul livello di aggressività".
Immediata la reazione della comunità indigena che, appresa la teoria dello studioso, è andata su tutte le furie. "Ammetto - ha dichiarato dalle colonne del quotidiano 'The Press' la co-presidente del partito maori, Tariana Turia - che per noi la violenza è un problema ma come molti altri fattori non è legata alla razza".
Divisi in caste, la maggior parte dei circa 200 mila maori abitano nel Nord della Nuova Zelanda, in villaggi per lo più fortificati. Le continue rivalità impedirono la formazione di uno Stato, motivo per cui i maori furono facilmente sottomessi dai colonizzatori europei e in gran parte decimati. Solo negli ultimi anni il governo neozelandese ha promosso un programma di protezione e di integrazione razziale dei maori che rimangono divisi in un rigido sistema di caste e clan matrilineari.
Cercando di calmare le acque, Lea ha tirato in causa gli altri fattori che concorrono a formare un comportamento aggressivo. "Alcuni tratti del carattere - ha spiegato senza riuscire a sedare gli animi dei diretti interessati - sono estremamente complessi e derivano da una serie di fattori non genetici come l'educazione e altri elementi dello stile di vita".
La deputata maori, Hone Harawira, ha invece voluto riportare l'attenzione sulle condizioni di vita della popolazione maori: comportamenti aggressivi di alcuni dipendono dalla situazione di povertà nella quale si trovano.
In effetti, i Maori, popolazione polinesiana che ha colonizzato la Nuova Zelanda prima dell'anno 1000, rappresentano circa il 15% della popolazione ma il loro livello di educazione e occupazione e il loro standard di vita sono molto inferiori a quelli degli altri neozelandesi. I rapporti tra i pakeha, gli europei colonizzatori e i maori sono molto difficili da sempre. Le condizioni di salute dei maori sono critiche: vivono in media dieci anni in meno dei pakeha, spesso a causa di tumori prevenibili o curabili e di malattie cardiache associate a un cattivo stile di vita; inoltre, dilagano alcol e violenza. Un grande passo avanti è stato fatto con il programma per la salute dei maori, attivato dal governo nel 2000.
Le feroci polemiche sulle dichiarazioni dell'epidemiologo si spiegano in gran parte con il dibattito sul preoccupante problema della violenza domestica in corso nel Paese. Secondo un rapporto dell'Unicef pubblicato un mese fa, infatti, in Nuova Zelanda ogni anno sono tra 18 e 35 mila i bambini che subiscono violenze domestiche: una percentuale enorme in un Paese di poco più di 4 milioni di abitanti. Secondo i dati ufficiali i bambini maori sotto i cinque anni hanno un tasso di ricovero ospedaliero per 'ferite intenzionali' che arriva fino al doppio degli altri gruppi etnici.
(9 agosto 2006)
(La Repubblica)
E' polemica in Nuova Zelanda
Gli indigeni protestano: "La violenza è un problema
ma come molti altri fattori non è legata alla razza"
WELLINGTON - Dopo anni di discriminazione per le loro abitudini e tradizioni, ora avrebbero anche il "gene del guerriero" in corpo che li renderebbe pericolosi a prescindere. Secondo Rod Lea, epidemiologo specializzato in genetica presso l'Istituto delle scienze e dell'ambiente di Wellington, i Maori, popolazione indigena della Nuova Zelanda, hanno "la tendenza ad essere più aggressivi e violenti e più inclini a comportamenti a rischio, come per esempio il gioco d'azzardo". E questo perché "la popolazione maschile possiede un tasso molto elevato di un enzima, la monoamina oxidase, che influisce sul livello di aggressività".
Immediata la reazione della comunità indigena che, appresa la teoria dello studioso, è andata su tutte le furie. "Ammetto - ha dichiarato dalle colonne del quotidiano 'The Press' la co-presidente del partito maori, Tariana Turia - che per noi la violenza è un problema ma come molti altri fattori non è legata alla razza".
Divisi in caste, la maggior parte dei circa 200 mila maori abitano nel Nord della Nuova Zelanda, in villaggi per lo più fortificati. Le continue rivalità impedirono la formazione di uno Stato, motivo per cui i maori furono facilmente sottomessi dai colonizzatori europei e in gran parte decimati. Solo negli ultimi anni il governo neozelandese ha promosso un programma di protezione e di integrazione razziale dei maori che rimangono divisi in un rigido sistema di caste e clan matrilineari.
Cercando di calmare le acque, Lea ha tirato in causa gli altri fattori che concorrono a formare un comportamento aggressivo. "Alcuni tratti del carattere - ha spiegato senza riuscire a sedare gli animi dei diretti interessati - sono estremamente complessi e derivano da una serie di fattori non genetici come l'educazione e altri elementi dello stile di vita".
La deputata maori, Hone Harawira, ha invece voluto riportare l'attenzione sulle condizioni di vita della popolazione maori: comportamenti aggressivi di alcuni dipendono dalla situazione di povertà nella quale si trovano.
In effetti, i Maori, popolazione polinesiana che ha colonizzato la Nuova Zelanda prima dell'anno 1000, rappresentano circa il 15% della popolazione ma il loro livello di educazione e occupazione e il loro standard di vita sono molto inferiori a quelli degli altri neozelandesi. I rapporti tra i pakeha, gli europei colonizzatori e i maori sono molto difficili da sempre. Le condizioni di salute dei maori sono critiche: vivono in media dieci anni in meno dei pakeha, spesso a causa di tumori prevenibili o curabili e di malattie cardiache associate a un cattivo stile di vita; inoltre, dilagano alcol e violenza. Un grande passo avanti è stato fatto con il programma per la salute dei maori, attivato dal governo nel 2000.
Le feroci polemiche sulle dichiarazioni dell'epidemiologo si spiegano in gran parte con il dibattito sul preoccupante problema della violenza domestica in corso nel Paese. Secondo un rapporto dell'Unicef pubblicato un mese fa, infatti, in Nuova Zelanda ogni anno sono tra 18 e 35 mila i bambini che subiscono violenze domestiche: una percentuale enorme in un Paese di poco più di 4 milioni di abitanti. Secondo i dati ufficiali i bambini maori sotto i cinque anni hanno un tasso di ricovero ospedaliero per 'ferite intenzionali' che arriva fino al doppio degli altri gruppi etnici.
(9 agosto 2006)
(La Repubblica)