shambler1
10-08-2006, 13:24
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Oreste sartore
08/08/2006
Il direttore di «StudioAperto» Mario Giordano
Charles Bokor, nel suo libro «Papes Rois et Francs-maçons» (1), ha elencato le tecniche di disinformazione utilizzate dai suoi colleghi settari.
Alcune applicazioni esemplari le troviamo nel testo di Vannoni, «Le società segrete dal Seicento al Novecento».
La disinformazione è utilizzata in tempi di quiete.
All’avvicinarsi del tempo del Terrore si passa dal semplice depistaggio al rovesciamento totale della verità dei fatti.
E’ così che il quotidiano berlusconiano ha potuto lanciare in prima pagina un titolo a otto colonne di tal fatta: «Gli Hezbollah fanno uccidere 37 bambini»; (2) si trattava dei bambini di Qana, uccisi in realtà dal fuoco spietato dell’esercito israeliano.
Chi, davanti a tanta palese nefandezza, eliminasse dalla sua vita la lettura di simili fogli e si rivolgesse ai telegiornali per avere qualche informazione, rischierebbe di incappare nel telegiornale di Italia1. (3)
Lo dirige l’ex Pinocchio, Mario Giordano, un giornalista neo-destro, svezzato e sponsorizzato sin dai suoi esordi dal sinistro Gad Lerner (caso quest’è da far stupore).
La conduzione del TG all’ora di pranzo è affidata, oltre ad uno stralunato mezzobusto e a tre avvenenti fanciulle: una semiterrestre di nome Siria, una guerriera maori di nome Safiria e una tal Benedetta (di buona famiglia) che si ingegna di imitare la mitica Gruber.
La struttura del giornale è rigorosa, come una Messa cattolica pre-conciliare.
L’edizione si apre, quando c’è trippa, con un episodio di cronaca nera, seguito dalla situazione del traffico, del tempo e del modo di trascorrere le vacanze nelle varie zone del Paese (panoramica dei caselli, delle città, delle spiagge e della carne delle popolane e delle borghesi).
Per la cronaca delle operazioni belliche in Libano, dopo l’annuncio contabile delle vittime (espressione impotente della conduttrice), ci si affida ad una coppia di giornalisti turisti in Gerusalemme, all’apparenza ospiti del governo israeliano.
Liquidati brevemente i massacri di Tsahal, ci si sofferma su razzi kasher (quelli che ad Haifa si ostinano a centrare i residenti arabi) e sulle cartine che evidenziano la gittata dei katiusha, con conseguente necessità per Israele di proseguire le operazioni «finché tutto il Libano non sia ripulito».
Uno dei due inviati sembra uno spettatore dei film western di un tempo (quelli che si esaltavano perché «arrivano i nostri»).
Talora, a dar man forte, interviene la Nirenstein, che con voce vibrante, commentando un filmato di soldati sorridenti, annuncia con fierezza degna del suo rango: «oggi l’esercito israeliano ha condotto un’audace incursione. I soldati sono tornati dopo aver completato con successo la loro missione».
Può seguire la cronaca di qualche grave dissidio familiare: chi meglio dell’outista Cecchi Paone può essere interpellato?
Sbrigate così le robe di ordinaria amministrazione, il TG entra nel suo nocciolo duro, composto, come ovvio, dai due lati complementari della commozione e della baldoria.
Come esempio del lato commozione, alcuni giorni fa una delle conduttrici ha annunciato con espressione smarrita e angosciata la decisione della Regione Piemonte di abbattere 600 capi di caprioli, decisione presa in seguito alle devastazioni subite dall’habitat e dall’agricoltura per il sovraffollamento della specie.
Subito dopo il benemerito TG ha lanciato, e di giorno in giorno ripreso, la campagna «salvare Bambi».
I servizi per illustrare la campagna, che per quanto ne so è durata almeno una settimana, mostrano ossessivamente gli identici filmati, impiegando il triplo del tempo di copertura della sanguinosa invasione del Libano.
Nel frattempo abbiamo appreso che la pornostar Eva Orlowsky andrà nuda per i campi, se servirà (pur se carica d’anni), che l’onorevole Sgarbi si adopera per soluzioni politiche al problema, come il sindaco di Castelnuovo Scrivia che, almeno, «chiede agli amministratori di assicurarsi che i capi uccisi finiscano davvero nell’inceneritore e non sulle tavole dei ristoranti». (4)
La collaudata tecnica del tira e molla, accompagnata dall’usuale espressione escatologica («ce la faremo?»), ha tenuto e tiene sulla corda le anime belle (5) (i commossi a comando, servi inconsci dei potenti) e richiamato alla lotta gli impiegati del quaternario (i protestanti di professione alla ricerca della «causa» del giorno per cui battersi).
Si piange per Bambi, non si versa una lacrima per i bambini e le bambine di Qana bombardati bnelle loro case o per quelli mitragliati nelle loro auto in fuga dalla furia devastatrice israeliana.
Non è neppure un caso che si pianga per Bambi invece di cercare pacatamente una soluzione per i caprioli (come, tutto sommato, fa Sgarbi).
Così come i terroristi sono considerati non uomini, ma subumani, gli animali sono elevati dal rango di bestie a quello di semiumani.
Nel multispecismo è dissolta l’immagine dell’uomo fatto a somiglianza di Dio e incaricato di amministrare il creato.
L’uomo, cacciato dall’Eden, è precipitato e dissolto, vede se stesso come un esemplare di una delle tante specie che popolano l’ecosistema (mettendolo a repentaglio).
Come si evince dalle parole e dagli atti di Bush e di Olmert, alcuni uomini (quelli che il sinedrio dei potenti di volta in volta indicherà) possono e debbono essere abbattuti come capi di bestiame, senza pietà e senza processo.
E non ci saranno né anime belle, né impiegati del quaternario che chiederanno ragione di tali comportamenti o che osino difenderli; né si vedono all’orizzonte spiriti forti che osino incriminare coloro che disprezzano la sovranità degli Stati, stracciano i trattati e le risoluzioni ONU, violano la convenzione di Ginevra.
I topi stanno nel buco di formaggio loro assegnato, lontano dalle trappole.
Infine, col chiamare Bambi i caprioli, appare in tutta la sua potenza la forza dell’immagine.
Il film che ha fatto piangere più di una generazione ha attribuito per primo all’animale la sensibilità propria dell’uomo.
Sono seguiti cani, delfini, elefanti, panda, ecc. (6)
I corvi che spolpano le carcasse, i gipeti che attendono la fine del banchetto dei corvi per rubare le ossa non sono (per ora) degni di esseri elevati al nostro rango.
La baldoria occupa l’ultima parte dell’opera e si svolge in tre atti.
Nel primo atto si scrutano con espressione complice e birichina le vicende amorose (?) e la carne dei vip e delle ballerine, nel secondo si annunciano o si commentano le esibizioni canore di artisti, quali la cabalista Ciccone o il trans-parlamentare rifondazionista.
Il terzo ed ultimo atto è impiegato per pubblicizzare (espressione ammiccante) una trasmissione, titolata Lucignolo (l’ex Pinocchio continua a farsi ispirare dal massone Carlo Lorenzini).
Si tratta di un penetrante programma monotematico che porta lo spettatore alla scoperta di luoghi dove pruriginose italiane la mostrano, la darebbero o la danno.
In conclusione Giordano, più che da direttore, sembra agire da dirottatore.
Svia il pubblico dal contemplare l’orrore reale, lo porta ad occuparsi di cose tutto sommato innocue. Trasforma fatti normalissimi in emergenze umanitarie e tragiche vicende umane in ordinaria amministrazione.
Sembra anche agire da sacerdote del nuovo culto, che prevede l’adorazione del (personaggio di) successo e la contemplazione estasiata della virtù del sesso.
Non si tratta di considerazioni personali.
Quando ho accennato al TG di Italia1 ad un buon cittadino, egli mi ha subito fermato per elencare lui stesso tutto quanto è scritto qui sopra.
Vale qui quanto ha detto il premio Nobel Carlo Rubbia ad un informatico che tentava di proporgli una soluzione posticcia: «quando una cosa ha quella consistenza e quell’odore, vi è per essa un solo nome».
Oreste sartore
Note
1) Edizioni Québec/Amérique.
2) Il Giornale, 31/07/2006.
3) Incredibile a dirsi, il TG3 risulta il più equilibrato.
4) Se manca il capriolo, c’è sempre il cane abbandonato o il cavallo azzoppato abbattuto (espressione di orrore). Si aprono orizzonti sconfinati: nel mondo animale la crudeltà è legge. Quanto alle crudeltà che l’uomo infligge, il Gran Maestro Garibaldi era avanti cent’anni: si dice che si rattristasse quando gli capitava di calpestare una formica (cosa pensasse del Papa e dei papisti è tutt’altro argomento).
5) Le anime belle sono simili ai generali sovietici. Perduta la carta d’identità, l’hanno sostituita con una bacheca, cui appendere di volta in volta le medaglie relative alle campagne cui hanno partecipato.
6) Molto vi è da dire sulla catechesi disneyana e su quella, esplicitamente antinomica, della Coca Cola.
Gli animali parlanti di Disney vivono in un tempo senza passato e senza futuro, in una città in cui il principale problema, a parte smascherare i colpevoli dei furti, è costituito dall’organizzazione dei party per la raccolta di fondi a scopo caritatevole. Non hanno padre né madre, se adulti vivono da eterni fidanzati cui il matrimonio è precluso: queste, come mi ha rivelato uno dei loro funzionari, sono le regole tassative dettate dalla casa madre ai disegnatori italiani.
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L
Oreste sartore
08/08/2006
Il direttore di «StudioAperto» Mario Giordano
Charles Bokor, nel suo libro «Papes Rois et Francs-maçons» (1), ha elencato le tecniche di disinformazione utilizzate dai suoi colleghi settari.
Alcune applicazioni esemplari le troviamo nel testo di Vannoni, «Le società segrete dal Seicento al Novecento».
La disinformazione è utilizzata in tempi di quiete.
All’avvicinarsi del tempo del Terrore si passa dal semplice depistaggio al rovesciamento totale della verità dei fatti.
E’ così che il quotidiano berlusconiano ha potuto lanciare in prima pagina un titolo a otto colonne di tal fatta: «Gli Hezbollah fanno uccidere 37 bambini»; (2) si trattava dei bambini di Qana, uccisi in realtà dal fuoco spietato dell’esercito israeliano.
Chi, davanti a tanta palese nefandezza, eliminasse dalla sua vita la lettura di simili fogli e si rivolgesse ai telegiornali per avere qualche informazione, rischierebbe di incappare nel telegiornale di Italia1. (3)
Lo dirige l’ex Pinocchio, Mario Giordano, un giornalista neo-destro, svezzato e sponsorizzato sin dai suoi esordi dal sinistro Gad Lerner (caso quest’è da far stupore).
La conduzione del TG all’ora di pranzo è affidata, oltre ad uno stralunato mezzobusto e a tre avvenenti fanciulle: una semiterrestre di nome Siria, una guerriera maori di nome Safiria e una tal Benedetta (di buona famiglia) che si ingegna di imitare la mitica Gruber.
La struttura del giornale è rigorosa, come una Messa cattolica pre-conciliare.
L’edizione si apre, quando c’è trippa, con un episodio di cronaca nera, seguito dalla situazione del traffico, del tempo e del modo di trascorrere le vacanze nelle varie zone del Paese (panoramica dei caselli, delle città, delle spiagge e della carne delle popolane e delle borghesi).
Per la cronaca delle operazioni belliche in Libano, dopo l’annuncio contabile delle vittime (espressione impotente della conduttrice), ci si affida ad una coppia di giornalisti turisti in Gerusalemme, all’apparenza ospiti del governo israeliano.
Liquidati brevemente i massacri di Tsahal, ci si sofferma su razzi kasher (quelli che ad Haifa si ostinano a centrare i residenti arabi) e sulle cartine che evidenziano la gittata dei katiusha, con conseguente necessità per Israele di proseguire le operazioni «finché tutto il Libano non sia ripulito».
Uno dei due inviati sembra uno spettatore dei film western di un tempo (quelli che si esaltavano perché «arrivano i nostri»).
Talora, a dar man forte, interviene la Nirenstein, che con voce vibrante, commentando un filmato di soldati sorridenti, annuncia con fierezza degna del suo rango: «oggi l’esercito israeliano ha condotto un’audace incursione. I soldati sono tornati dopo aver completato con successo la loro missione».
Può seguire la cronaca di qualche grave dissidio familiare: chi meglio dell’outista Cecchi Paone può essere interpellato?
Sbrigate così le robe di ordinaria amministrazione, il TG entra nel suo nocciolo duro, composto, come ovvio, dai due lati complementari della commozione e della baldoria.
Come esempio del lato commozione, alcuni giorni fa una delle conduttrici ha annunciato con espressione smarrita e angosciata la decisione della Regione Piemonte di abbattere 600 capi di caprioli, decisione presa in seguito alle devastazioni subite dall’habitat e dall’agricoltura per il sovraffollamento della specie.
Subito dopo il benemerito TG ha lanciato, e di giorno in giorno ripreso, la campagna «salvare Bambi».
I servizi per illustrare la campagna, che per quanto ne so è durata almeno una settimana, mostrano ossessivamente gli identici filmati, impiegando il triplo del tempo di copertura della sanguinosa invasione del Libano.
Nel frattempo abbiamo appreso che la pornostar Eva Orlowsky andrà nuda per i campi, se servirà (pur se carica d’anni), che l’onorevole Sgarbi si adopera per soluzioni politiche al problema, come il sindaco di Castelnuovo Scrivia che, almeno, «chiede agli amministratori di assicurarsi che i capi uccisi finiscano davvero nell’inceneritore e non sulle tavole dei ristoranti». (4)
La collaudata tecnica del tira e molla, accompagnata dall’usuale espressione escatologica («ce la faremo?»), ha tenuto e tiene sulla corda le anime belle (5) (i commossi a comando, servi inconsci dei potenti) e richiamato alla lotta gli impiegati del quaternario (i protestanti di professione alla ricerca della «causa» del giorno per cui battersi).
Si piange per Bambi, non si versa una lacrima per i bambini e le bambine di Qana bombardati bnelle loro case o per quelli mitragliati nelle loro auto in fuga dalla furia devastatrice israeliana.
Non è neppure un caso che si pianga per Bambi invece di cercare pacatamente una soluzione per i caprioli (come, tutto sommato, fa Sgarbi).
Così come i terroristi sono considerati non uomini, ma subumani, gli animali sono elevati dal rango di bestie a quello di semiumani.
Nel multispecismo è dissolta l’immagine dell’uomo fatto a somiglianza di Dio e incaricato di amministrare il creato.
L’uomo, cacciato dall’Eden, è precipitato e dissolto, vede se stesso come un esemplare di una delle tante specie che popolano l’ecosistema (mettendolo a repentaglio).
Come si evince dalle parole e dagli atti di Bush e di Olmert, alcuni uomini (quelli che il sinedrio dei potenti di volta in volta indicherà) possono e debbono essere abbattuti come capi di bestiame, senza pietà e senza processo.
E non ci saranno né anime belle, né impiegati del quaternario che chiederanno ragione di tali comportamenti o che osino difenderli; né si vedono all’orizzonte spiriti forti che osino incriminare coloro che disprezzano la sovranità degli Stati, stracciano i trattati e le risoluzioni ONU, violano la convenzione di Ginevra.
I topi stanno nel buco di formaggio loro assegnato, lontano dalle trappole.
Infine, col chiamare Bambi i caprioli, appare in tutta la sua potenza la forza dell’immagine.
Il film che ha fatto piangere più di una generazione ha attribuito per primo all’animale la sensibilità propria dell’uomo.
Sono seguiti cani, delfini, elefanti, panda, ecc. (6)
I corvi che spolpano le carcasse, i gipeti che attendono la fine del banchetto dei corvi per rubare le ossa non sono (per ora) degni di esseri elevati al nostro rango.
La baldoria occupa l’ultima parte dell’opera e si svolge in tre atti.
Nel primo atto si scrutano con espressione complice e birichina le vicende amorose (?) e la carne dei vip e delle ballerine, nel secondo si annunciano o si commentano le esibizioni canore di artisti, quali la cabalista Ciccone o il trans-parlamentare rifondazionista.
Il terzo ed ultimo atto è impiegato per pubblicizzare (espressione ammiccante) una trasmissione, titolata Lucignolo (l’ex Pinocchio continua a farsi ispirare dal massone Carlo Lorenzini).
Si tratta di un penetrante programma monotematico che porta lo spettatore alla scoperta di luoghi dove pruriginose italiane la mostrano, la darebbero o la danno.
In conclusione Giordano, più che da direttore, sembra agire da dirottatore.
Svia il pubblico dal contemplare l’orrore reale, lo porta ad occuparsi di cose tutto sommato innocue. Trasforma fatti normalissimi in emergenze umanitarie e tragiche vicende umane in ordinaria amministrazione.
Sembra anche agire da sacerdote del nuovo culto, che prevede l’adorazione del (personaggio di) successo e la contemplazione estasiata della virtù del sesso.
Non si tratta di considerazioni personali.
Quando ho accennato al TG di Italia1 ad un buon cittadino, egli mi ha subito fermato per elencare lui stesso tutto quanto è scritto qui sopra.
Vale qui quanto ha detto il premio Nobel Carlo Rubbia ad un informatico che tentava di proporgli una soluzione posticcia: «quando una cosa ha quella consistenza e quell’odore, vi è per essa un solo nome».
Oreste sartore
Note
1) Edizioni Québec/Amérique.
2) Il Giornale, 31/07/2006.
3) Incredibile a dirsi, il TG3 risulta il più equilibrato.
4) Se manca il capriolo, c’è sempre il cane abbandonato o il cavallo azzoppato abbattuto (espressione di orrore). Si aprono orizzonti sconfinati: nel mondo animale la crudeltà è legge. Quanto alle crudeltà che l’uomo infligge, il Gran Maestro Garibaldi era avanti cent’anni: si dice che si rattristasse quando gli capitava di calpestare una formica (cosa pensasse del Papa e dei papisti è tutt’altro argomento).
5) Le anime belle sono simili ai generali sovietici. Perduta la carta d’identità, l’hanno sostituita con una bacheca, cui appendere di volta in volta le medaglie relative alle campagne cui hanno partecipato.
6) Molto vi è da dire sulla catechesi disneyana e su quella, esplicitamente antinomica, della Coca Cola.
Gli animali parlanti di Disney vivono in un tempo senza passato e senza futuro, in una città in cui il principale problema, a parte smascherare i colpevoli dei furti, è costituito dall’organizzazione dei party per la raccolta di fondi a scopo caritatevole. Non hanno padre né madre, se adulti vivono da eterni fidanzati cui il matrimonio è precluso: queste, come mi ha rivelato uno dei loro funzionari, sono le regole tassative dettate dalla casa madre ai disegnatori italiani.
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