Adric
06-08-2006, 13:00
INCONTRO A PORTE CHIUSE TRA IL VICEPREMIER E IL GOVERNATORE DEL VATICANO
Ultimatum di Rutelli a Prodi: «Più Chiesa meno laicismo»
Il leader della Margherita annuncia di voler annodare stretti legami con la Cdl. E i compagni insorgono,
Filippo Poletti
Città del Vaticano - Aperti per ferie. Così potremmo sintetizzare il riposizionamento della Margherita. Mentre ieri Romano Prodi caricava la Croma argentata (con sacche, valige, bottiglie di vino e confezioni di tortellini) alla volta dell’Appennino Reggiano, il leader della Margherita ha fatto un salto nei giardini della Santa Sede per incontrare Renato Boccardo, segretario della Commissione disciplinare del Vaticano. Cosa si siano detti il vicepremier e il numero uno del “Parlamento” vaticano non è dato saperlo. Ciò che abbiamo letto, coram populi, è stata l’intervista rilasciata ieri da Rutelli al Corriere della Sera.
I Dl non vanno in vacanza. Anzi, in vista della festa nazionale della Margherita - in programma a Caorle all’inizio di settembre - pensano al loro riposizionamento. E lo fanno al grido di voler «civilizzare i rapporto con l’opposizione» e di voler «cominciare a provocare una discussione nel fronte avversario». Rutelli allarga le braccia di fronte a via Solferino: «Noi dell’Unione non solo non abbiamo avuto luna di miele dopo le elezioni, ma sembra quasi che la sfida sia fra noi, invece che fra noi e loro».
A pochi giorni dalla festa dell’Assunzione - il prossimo 15 agosto - la Margherita pensa al futuro e, soprattutto, ad assumersi le proprie responsabilità di partito cattolico. «Ho parlato con Prodi - spiega - e gli ho detto che bisogna capire l’identità di un Paese con profonde radici cattoliche». L’esempio citato è quello di Palmiro Togliatti: fu lui, in sede di Assemblea costituente (nel 1947), ad annunciare e motivare il voto favorevole dei comunisti (assieme a quello dei democristiani) all’articolo 7 della Costituzione e ai Patti Lateranensi.
Il quadro politico è chiaro. La linea “togliattiana” di Rutelli è un invito alla sinistra massimalista e laicista ad abbassare i toni dello scontro, perché «con i cattolici non bisogna solo fare un compromesso, ma comprenderne il radicamento». L’ultimatum lanciato al Professore è chiaro: o “più Chiesa e meno laicismo” oppure tanti saluti all’Unione. Intanto, i Dl si portano avanti e, a Caorle, hanno organizzato il “picnic” con Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini.
L’inizio del Governo guidato da Romano Prodi ha, di fatto, messo alle corde i cattolici della Margherita. Lo hanno fatto, ad esempio, strapazzando la legge 40 e ritirando l’assenso sulla dichiarazione etica con cui l’Italia avevano espresso una posizione contraria alla ricerca sulle cellule staminali embrionali. Di pochi giorni fa, poi, la decisione del ministro alla Salute Livia Turco di affidare alla comunista Maura Cossutta il compito di riscrivere le linee guide della normativa sulla procreazione medicalmente assistita.
Il clima è rovente e l’estate sembrerebbe illuminare i Dl sulla via della Cdl. Per questo Rutelli ha incontrato il responsabile della Commissione disciplinare del Vaticano. Per questo, appunto, ha dichiarato di vedere «perplessa e interrogativa» la Chiesa cattolica «su quanto facciamo». Il presidente della Margherita teme - e fa bene - il divorzio dalla Santa Sede e dall’elettorato cattolico. Ma teme - e fa bene - il divorzio dai suoi compagni di Governo.
Lo si è visto ieri. Dopo che il Corriere della Sera è uscito con l’intervista a Rutelli, la sinistra si è scatenata. Tempesta di critiche da parte del capogruppo dei Comunisti italiani Pino Sgobio, secondo cui non è stagione per pontificare sull’«allargamento della maggioranza», né tanto meno sulla «ricerca di dialogo con il centrodestra».
I limiti di collegialità del Governo Prodi sono più che oggettivi ma - manda a dire a Rutelli Marco Cappato della Rosa nel Pugno - non è possibile «considerare i cattolici italiani e le gerarchie vaticane come fossero la stessa cosa». Al neotogliattismo di Rutelli Cappato risponde «no grazie». E, anzi, aggiunge: «Abbasso Togliatti, viva Zapatero. Abbasso l'Italia dei Patti Lateranensi tra vatican-fascisti-togliattiani (e i loro eredi), viva l'Italia referendaria di Loris Fortuna!».
Cappato, in sostanza, inneggia al padre del divorzio italiano, il partigiano antifascista Fortuna. E, velatamente, inneggia al divorzio con i Dl. La campagna “divorzista”, dunque, è partita, con il presidente della commissione Attività produttive della Camera, Daniele Capezzone, che fa notare come nelle parole di Rutelli «prevalga l'esigenza di “posizionamento”, e di un “posizionamento moderato”». Oggi - risponde per le rime l’allievo di Marco Pannella - «nella maggioranza e nel Governo non c'è tanto da “posizionarsi”, quanto da “spingere”. La richiesta che viene da tanti italiani è di un’accelerazione riformatrice, in particolare in materia economica e sociale».
Il quadro estivo è completo: dopo essersele fatte cantare dalla Santa Sede, Rutelli tenta di giocare in zona centrodestra. E lo fa tenendo il piede in più scarpe. Da una parte - spiega all’Espresso in edicola - annuncia che «il nuovo partito democratico sarà fatto molto presto». Dall’altra - per ragioni di mera sopravvivenza - invita Berlusconi-Fini-Casini a soffiare sulle candeline della Margherita.
[Data pubblicazione: 06/08/2006]
(La Padania)
Ultimatum di Rutelli a Prodi: «Più Chiesa meno laicismo»
Il leader della Margherita annuncia di voler annodare stretti legami con la Cdl. E i compagni insorgono,
Filippo Poletti
Città del Vaticano - Aperti per ferie. Così potremmo sintetizzare il riposizionamento della Margherita. Mentre ieri Romano Prodi caricava la Croma argentata (con sacche, valige, bottiglie di vino e confezioni di tortellini) alla volta dell’Appennino Reggiano, il leader della Margherita ha fatto un salto nei giardini della Santa Sede per incontrare Renato Boccardo, segretario della Commissione disciplinare del Vaticano. Cosa si siano detti il vicepremier e il numero uno del “Parlamento” vaticano non è dato saperlo. Ciò che abbiamo letto, coram populi, è stata l’intervista rilasciata ieri da Rutelli al Corriere della Sera.
I Dl non vanno in vacanza. Anzi, in vista della festa nazionale della Margherita - in programma a Caorle all’inizio di settembre - pensano al loro riposizionamento. E lo fanno al grido di voler «civilizzare i rapporto con l’opposizione» e di voler «cominciare a provocare una discussione nel fronte avversario». Rutelli allarga le braccia di fronte a via Solferino: «Noi dell’Unione non solo non abbiamo avuto luna di miele dopo le elezioni, ma sembra quasi che la sfida sia fra noi, invece che fra noi e loro».
A pochi giorni dalla festa dell’Assunzione - il prossimo 15 agosto - la Margherita pensa al futuro e, soprattutto, ad assumersi le proprie responsabilità di partito cattolico. «Ho parlato con Prodi - spiega - e gli ho detto che bisogna capire l’identità di un Paese con profonde radici cattoliche». L’esempio citato è quello di Palmiro Togliatti: fu lui, in sede di Assemblea costituente (nel 1947), ad annunciare e motivare il voto favorevole dei comunisti (assieme a quello dei democristiani) all’articolo 7 della Costituzione e ai Patti Lateranensi.
Il quadro politico è chiaro. La linea “togliattiana” di Rutelli è un invito alla sinistra massimalista e laicista ad abbassare i toni dello scontro, perché «con i cattolici non bisogna solo fare un compromesso, ma comprenderne il radicamento». L’ultimatum lanciato al Professore è chiaro: o “più Chiesa e meno laicismo” oppure tanti saluti all’Unione. Intanto, i Dl si portano avanti e, a Caorle, hanno organizzato il “picnic” con Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini.
L’inizio del Governo guidato da Romano Prodi ha, di fatto, messo alle corde i cattolici della Margherita. Lo hanno fatto, ad esempio, strapazzando la legge 40 e ritirando l’assenso sulla dichiarazione etica con cui l’Italia avevano espresso una posizione contraria alla ricerca sulle cellule staminali embrionali. Di pochi giorni fa, poi, la decisione del ministro alla Salute Livia Turco di affidare alla comunista Maura Cossutta il compito di riscrivere le linee guide della normativa sulla procreazione medicalmente assistita.
Il clima è rovente e l’estate sembrerebbe illuminare i Dl sulla via della Cdl. Per questo Rutelli ha incontrato il responsabile della Commissione disciplinare del Vaticano. Per questo, appunto, ha dichiarato di vedere «perplessa e interrogativa» la Chiesa cattolica «su quanto facciamo». Il presidente della Margherita teme - e fa bene - il divorzio dalla Santa Sede e dall’elettorato cattolico. Ma teme - e fa bene - il divorzio dai suoi compagni di Governo.
Lo si è visto ieri. Dopo che il Corriere della Sera è uscito con l’intervista a Rutelli, la sinistra si è scatenata. Tempesta di critiche da parte del capogruppo dei Comunisti italiani Pino Sgobio, secondo cui non è stagione per pontificare sull’«allargamento della maggioranza», né tanto meno sulla «ricerca di dialogo con il centrodestra».
I limiti di collegialità del Governo Prodi sono più che oggettivi ma - manda a dire a Rutelli Marco Cappato della Rosa nel Pugno - non è possibile «considerare i cattolici italiani e le gerarchie vaticane come fossero la stessa cosa». Al neotogliattismo di Rutelli Cappato risponde «no grazie». E, anzi, aggiunge: «Abbasso Togliatti, viva Zapatero. Abbasso l'Italia dei Patti Lateranensi tra vatican-fascisti-togliattiani (e i loro eredi), viva l'Italia referendaria di Loris Fortuna!».
Cappato, in sostanza, inneggia al padre del divorzio italiano, il partigiano antifascista Fortuna. E, velatamente, inneggia al divorzio con i Dl. La campagna “divorzista”, dunque, è partita, con il presidente della commissione Attività produttive della Camera, Daniele Capezzone, che fa notare come nelle parole di Rutelli «prevalga l'esigenza di “posizionamento”, e di un “posizionamento moderato”». Oggi - risponde per le rime l’allievo di Marco Pannella - «nella maggioranza e nel Governo non c'è tanto da “posizionarsi”, quanto da “spingere”. La richiesta che viene da tanti italiani è di un’accelerazione riformatrice, in particolare in materia economica e sociale».
Il quadro estivo è completo: dopo essersele fatte cantare dalla Santa Sede, Rutelli tenta di giocare in zona centrodestra. E lo fa tenendo il piede in più scarpe. Da una parte - spiega all’Espresso in edicola - annuncia che «il nuovo partito democratico sarà fatto molto presto». Dall’altra - per ragioni di mera sopravvivenza - invita Berlusconi-Fini-Casini a soffiare sulle candeline della Margherita.
[Data pubblicazione: 06/08/2006]
(La Padania)