giannola
31-07-2006, 06:37
Mi pare (ma magari manca pure qualcosa) che grosso modo il programma dei 100 giorni di Prodi fosse questo:
<b>Prodi, ecco il programma
primo passo l´uscita dall´Iraq</b>
Agenda in 10 punti inviata ai presidenti delle Camere
il governo
Il premier: il motore va collaudato, tra poco correrà come Ducati e Ferrari
Si è deciso di puntare su provvedimenti realizzabili interamente senza incidere sui capitoli di spesa
MARCO MAROZZI
da Repubblica - 27 maggio 2006
ROMA - Il ritiro dall´Iraq come segnale che si parte e si cambia. «Davvero. Fine delle parole. Si lavora. E in fretta. La gente non ne può più». Romano Prodi lancia il rientro delle truppe al primo posto nell´agenda di governo. Mentre attorno le polemiche si sovrappongono e il rischio-chiacchiere da ministri e leader continua a incombere, il presidente del Consiglio decide di cambiar marcia al dibattito e presenta all´improvviso il calendario delle cose da fare. «Subito». E´ il programma dei cento giorni di Prodi. «C´è un problema di collaudo. Ogni motore va collaudato. Tra poco si sentirà armonia come per la Ducati e la Ferrari» dice correndo in Sicilia a sostenere Rita Borsellino.
Modelli italiani (oltre che emiliani) nel mondo per assicurare che il governo non è imballato dalle sue infinite anime. Ed ecco l´Iraq al primo posto nell´agenda che il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, ha presentato a Bertinotti e Marini, presidenti delle due Camere. Via le truppe da Bagdad come segno di un mutamento generale. «Decisione in tempi rapidi» hanno assicurato il presidente del Consiglio, i ministri degli Esteri e della Difesa, Massimo D´Alema e Arturo Parisi, dopo un vertice di due ore a Palazzo Chigi. Non più tardi di giugno l´attuale contingente verrà ridotto da 2.700 a 1.600 soldati, ha raccontato D´Alema alla Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung. «Al più tardi entro l´anno, la nostra presenza militare in Iraq sarà conclusa».
«Tempistica del ritiro dall´Iraq e rifinanziamento della missioni di pace» si intitola il primo provvedimento indicato dal governo per i prossimi lavori parlamentari. Guardando anche all´Afghanistan e ad altre situazione dove l´Italia fa da «peace keeper» e non ha intenzione di andarsene. Calendario virtuoso. Oltre i guai dei conti pubblici lasciati da Berlusconi. «In attesa di una verifica doverosa della situazione finanziaria - recita la nota di Palazzo Chigi - si è scelto di lavorare su provvedimenti realizzabili interamente senza che incidano sui capitoli di spesa». Al secondo posto la diminuzione del cuneo fiscale. Poi l´energia: liberalizzazione, rigassificatori e fonti rinnovabili. Quindi provvedimenti di politica industriale ed agricola, per le quote rosa, la proroga dell´entrata in vigore della riforma dell´ordinamento giudiziario, la riforma della legge Cirelli che ha bloccato gli appelli contro le sentenze di proscioglimento. Poi i criteri dei diritti tv sugli eventi sportivi, i Parchi nazionali, Roma Capitale e le aree urbane, i tempi della riforma Moratti per scuola e università.
Dalle donne ai magistrati, dagli insegnanti agli imprenditori, dalle famiglie al calcio si punta a mostrare che da subito si cambia aria rispetto al governo Berlusconi. La svolta dall´Iraq si sposta alla politica industriale e al fisco. Meno contributi da pagare per le aziende, più soldi in busta paga per i lavoratori. Tasse più leggere agli imprenditori che reinvestono e assumono, per chi si impegna nelle «aree svantaggiate» e per chi «stabilizza» i lavoratori precari.
E´ l´immagine di un´Italia che vuol ripartire, quella su cui Prodi si gioca la partita. E che dovrà «vendere» all´estero. Dagli incontri di lunedì a Bruxelles in cui si parlerà di conti pubblici e di nuova Europa. Alla Pietroburgo di luglio, quando prima del G8 Prodi tratterà con Putin, già grande amico di Berlusconi, degli approvvigionamenti energetici. Una scommessa che entro i confini passa sulla fine delle leggi ad personam, gli scogli come l´immigrazione e la Bossi-Fini. Domani si vota in molte città. Prodi nega un rapporto fra questi risultati e il governo nazionale. E´ comunque troppo presto. Il 25 giugno però, al referendum contro la devolution, la sfida avrà una risposta non aggirabile.
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Via le leggi ad personam
Salute, istituzioni, società: ecco i piani del governo
Il premier: provvedimenti che non incidono sulla spesa in attesa di una verifica della situazione finanziaria
Prodi sottolinea che si appresta a presentare nei primi cento giorni una serie di misure a costo zero
GIUSTIZIA
In bilico l´inappellabilità
ROMA - Il governo bloccherà la riforma dell´ordinamento giudiziario "congelando" i tre decreti legislativi di attuazione su struttura e organizzazione dell´ufficio del pm, provvedimenti disciplinari, riorganizzazione delle carriere. Un po´ più complicato intervenire sulla legge Pecorella, quella dell´inappellabilità delle sentenze di assoluzione di primo grado. L´Unione e il governo hanno comunque come linea guida il messaggio con cui Ciampi rinviò alle Camera il primo testo della legge. Il sottosegretario alla Giustizia sottolinea che «tutta la legge è viziata da incostituzionalità». Dunque si può partire dalla violazione della parità delle parti nel processo previsto dall´articolo 111 della Costituzione.
Il pm infatti non può impugnare sentenze di assoluzione. Ma chi assicura che queste sentenze siano perfette? Inoltre c´è in discussione anche la rapida definizione del processo prevista sempre dall´articolo 111. E qui entrano in gioco i nuovi compiti affidati dalla legge alla Cassazione. La Suprema Corte infatti è chiamata ad un giudizio di merito sulle prove quando viene richiesto un giudizio sulla mancata verifica di prove rilevante durante il processo. O venuta alla luce successivamente.
Questo, spiega Maritati, incide sulla durata dei processi, «perché quello che era uscito dalla porta, rientra dalla finestra». Infatti l´esame delle nuove prove, vietato al secondo grado di appello, riappare in Cassazione, paralizzandone l´attività. Una scelta motivata con il fatto che i giudici di secondo grado leggevano solo le carte senza contatto con la realtà. Per questo il governo potrebbe inserire nelle modifiche la possibilità di ricorrere in appello, dando ai giudici la possibilità di ripercorrere, in tutto o in parte, il percorso "reale" del processo di primo grado.
SCUOLA
Modifiche rapide della Moratti
ROMA - Un disegno di legge per riscrivere la riforma della scuola superiore firmata Moratti, che aveva di fatto abolito gli istituti tecnici e previsto un sistema binario: licei e istituti professionali. Prevedibilmente sarà soppresso il decreto attuativo che rinviava la partenza della riforma all´anno scolastico 2007-2008, inserendo un primo biennio formativo con materie comuni fra licei e istituti professionali e l´obbligo scolastico innalzato a diciotto anni. «I ministri competenti - si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi - provvederanno alla rimodulazione dei tempi di attuazione del secondo ciclo della riforma della scuola e alla correzione dei decreti sulle nuove classi di laurea e sulla programmazione triennale 2007-2009».
Il ministro all´Istruzione Giuseppe Fioroni nei giorni scorsi aveva preannunciato che «pezzi della Moratti vanno rapidamente modificati, per costruire un sistema formativo pubblico degno di questo nome». Prodi già in campagna elettorale non aveva fatto mistero di reputare un errore imporre ad un tredicenne una scelta definitiva: o liceo o istituti professionali. Inoltre criticava la possibilità di togliere la scuola tecnica dal sistema scolastico italiano, «mentre il modello da seguire potrebbe essere quello tedesco con qualche diversità».
La rivoluzione delle superiori aveva posto a molti istituti tecnici il seguente dilemma: scegliere di trasformarsi in liceo o in istituto professionale. Era stata l´opposizione delle Regioni a imporre un differimento dell´entrata in vigore al 2007-2008, ma adesso, alla luce dell´annuncio di ieri, l´innovazione sarà affossata. Per quanto riguarda la maturità si va verso un probabile ripristino della commissione d´esame mista, metà con commissari interni e metà esterni.
(c. ve.)
TELEVISIONE
Calcio, diritti in parti uguali
ROMA - Ora che il calcio è in un angolo, ora che i suoi potentati sono in rotta, il governo prova a cambiare in profondità le regole del gioco. Incluse quelle che riguardano i diritti tv. Alla Camera, Ronchi (An) e Mazzarello (Ds) propongono una terapia d´urto. Chiedono di tornare al 1999, quando la Lega cedeva alle tv i diritti di tutte le squadre e poi divideva i proventi tra queste in parti quasi uguali. Il governo, però, faticherà a tornare a quel modello così radicale. Intanto i maggiori club della A hanno già venduto singolarmente i loro diritti fino al 2010. E sulla base di questi contratti hanno ottenuto valanghe di milioni in anticipo dalle banche. Non sarà facile annullare per decreto questi contratti individuali. Nel 1999, poi, l´Antitrust aveva giudicato la vendita collettiva dei diritti contraria alla concorrenza, perché attribuiva alla Lega una posizione dominante. Linea poi confermata, sia pure in parte, dalle regole europee.
Per uscire da questa difficoltà, il governo partirà dall´Indagine che la Commissione Cultura della Camera approvò nel luglio 2004. In Commissione sedeva allora Giovanni Lolli (Ds), attuale sottosegretario alle Attività sportive e principale collaboratore del ministro Melandri. Quell´Indagine proponeva di distribuire ai club di serie A i ricavi da sponsorizzazioni, diritti tv in chiaro e scommesse legali. Il 60% in parti uguali tra tutte le squadre; il 33% sulla base del piazzamento in classifica (stessi soldi per le prime dieci in graduatoria); infine il 7% alle squadre retrocesse come «atto di solidarietà».
Le compagini di serie B, C1 e C2 avrebbero ottenuto un cospicuo aiuto dalla massima serie. Ma a patto di schierare un numero garantito di atleti italiani under 21 (minimo 4 per ogni squadra di B, almeno 8 in quelle di C2). A vigilare sull´applicazione di queste norme, un´Autorità indipendente.
(a. fon.)
QUOTE ROSA
Un terzo dei posti alle donne
ROMA - Il governo annuncia un disegno di legge che impone una presenza femminile minima nelle liste per le elezioni e negli organi esecutivi: in futuro almeno un terzo dei posti sarà riservato alle donne e le liste che non rispetteranno questa proporzione saranno dichiarate inammissibili. Del resto Romano Prodi in campagna elettorale era stato esplicito sulla necessità di arrivare rapidamente ad una riforma: «Credo che all´obiettivo del terzo ci si debba arrivare rapidamente», disse il Professore lo scorso 4 febbraio. Ieri Marina Sereni, vicepresidente dell´Ulivo alla Camera, ha auspicato «un provvedimento che apra alle donne non soltanto nell´ambito della rappresentanza politica, ma in tutti i luoghi dove si prendono decisioni importanti», mentre la senatrice dei Verdi, Loredana De Petris, ha sottolineato che solo «attraverso regole chiare si può garantire il riequilibrio della rappresentanza femminile».
L´annuncio del governo ha tuttavia suscitato l´ironia di Pier Ferdinando Casini che a Milano alla chiusura della campagna elettorale di Letizia Moratti ha detto: «Noi non facciamo quote rose, ma sindaci donna». Nelle ultime battute della scorsa legislatura fu approvato solo al Senato un disegno di legge sulle quote rosa, proposto dall´allora ministro delle Pari opportunità Stefania Prestigiacomo, che prevedeva il 25 per cento di donne in lista, ma appena blande sanzioni pecuniari per chi non rispettava la proporzione. Tanto che il centrosinistra, che pure votò il disegno di legge - in caso contrario il centrodestra non avrebbe avuto i numeri per farlo - criticò, con l´attuale ministro alla Pari opportunità, Barbara Pollastrini, questo aspetto della norma: «Noi vorremmo l´inammissibilità delle liste nel caso del mancato rispetto delle quote».
(concetto vecchio)
sanità
Parto indolore, epidurale per tutte
ROMA - «Garantiremo a tutte le mamme italiane di partorire senza dolore». Livia Turco lo aveva annunciato lunedì scorso durante la sua visita all´ospedale Umberto I di Roma. Ed ora il provvedimento è tra quelli urgenti previsti dall´agenda Prodi. Evitare il dolore significa «epidurale». Un terzo delle donne la richiedono ma solo il 4 per cento riesce ad ottenere l´intervento gratuito in una struttura pubblica, a tutto beneficio dei parti cesarei che in Italia sono triplicati negli ultimi 20 anni, passando dall´11 al 33 per cento.
Un valore che supera di 15 punti percentuali la soglia massima raccomandata dall´Organizzazione Mondiale della Sanità. Quelle che non riescono a beneficiare dell´epidurale hanno due strade: pagare dai 500 ai 700 euro all´azienda sanitaria locale, oppure rivolgersi ad una struttura privata dove i costi salgono fino a mille e 500 euro. Fino ad oggi, in Italia, quasi il 70 per cento delle prestazioni d´anestesia viene fornito in regime libero professionale, escludendo quindi le persone che non possono permettersi che non hanno i mezzi necessari.
I vantaggi di questo tipo di anestesia sono anche strettamente medici. Il beneficio dell´assenza di dolore è diretto, la pressione del sangue non sale così i vasi sanguigni non si restringono, elemento molto importante soprattutto in presenza di disturbi come miopia, diabete, cardiopatie, insufficienza della placenta. Mentre i vasi sanguigni aperti si riflettono positivamente sulla respirazione del bambino. Se la legge passerà, rendendo gratuito l´intervento, l´Italia si allineerà con l´Europa, dove l´epidurale viene praticata su oltre il 50 per cento delle partorienti, garantendo margini più alti di sicurezza per le donne.
(mario reggio)
IMMIGRAZIONE
Cittadinanza ai piccoli stranieri
ROMA - Diritto alla cittadinanza per gli immigrati. L´Italia inizia il lungo viaggio per adeguarsi all´Europa. Si parte dai figli degli extracomunitari nati nel nostro Paese. Non si conoscono ancora i dettagli contenuti del provvedimento annunciato nel pacchetto "100 giorni". Ma, stando al programma dell´Unione, si dovrebbe anche ridurre il tempo necessario per l´acquisizione della cittadinanza da parte degli adulti e rendere espliciti e ben definiti i requisiti per la naturalizzazione. Con molta probabilità il testo del decreto seguirà i principi fissati dal progetto di legge preparato dal centro-sinistra nel 2000 e bloccato con la vittoria del centro-destra alle politiche del 2001. Il progetto prevedeva la cittadinanza per i figli degli immigrati con regolare permesso di soggiorno che risiedevano in Italia da almeno sette anni, al compimento dei cinque anni di età.
D´altro canto la presenza di figli di immigrati che non hanno raggiunto la maggiore età è un fenomeno sempre più consistente con il passare degli anni. Secondo il dossier Caritas-Unicef sono più di 48.300 i nuovi nati ogni anno. Sul totale delle nascite l´incidenza è dell´8,6%. Secondo lo stesso rapporto, i minori stranieri presenti in italia nel 2005 sono 491 mila. Una cifra che comprende 29 mila nuovi ingressi di minori per motivi familiari e altri 48 mila nuovi nati.
Al 2005, i bambini stranieri rappresentano il 17,6 per cento della popolazione straniera complessiva. Un´incidenza che supera di due punti percentuali quella del 2003. Differenze notevoli si riscontrano nel confronto tra nord, centro e sud. Ad avere il primato è il settentrione con una media di circa il 20 per cento. In senso opposto, il tasso d´incidenza più basso spetta al centro; qui è il Lazio ad avere un primato opposto con un incidenza del 10 per cento.
Adesso a 3/4 di questo periodo (il governo è in carica dal 17 maggio), rimanendo quindi solo 25 giorni alla scadenza, quanti di questi punti sono stati realizzati ?
Credete che il governo riesca a realizzarli entro la scadenza ?
P.S. Personalmente ritengo sia impossibile realizzarlo adesso perchè ad agosto il parlamento va in vacanza, quindi i giorni davvero disponibili i conteranno sulle dita.
<b>Prodi, ecco il programma
primo passo l´uscita dall´Iraq</b>
Agenda in 10 punti inviata ai presidenti delle Camere
il governo
Il premier: il motore va collaudato, tra poco correrà come Ducati e Ferrari
Si è deciso di puntare su provvedimenti realizzabili interamente senza incidere sui capitoli di spesa
MARCO MAROZZI
da Repubblica - 27 maggio 2006
ROMA - Il ritiro dall´Iraq come segnale che si parte e si cambia. «Davvero. Fine delle parole. Si lavora. E in fretta. La gente non ne può più». Romano Prodi lancia il rientro delle truppe al primo posto nell´agenda di governo. Mentre attorno le polemiche si sovrappongono e il rischio-chiacchiere da ministri e leader continua a incombere, il presidente del Consiglio decide di cambiar marcia al dibattito e presenta all´improvviso il calendario delle cose da fare. «Subito». E´ il programma dei cento giorni di Prodi. «C´è un problema di collaudo. Ogni motore va collaudato. Tra poco si sentirà armonia come per la Ducati e la Ferrari» dice correndo in Sicilia a sostenere Rita Borsellino.
Modelli italiani (oltre che emiliani) nel mondo per assicurare che il governo non è imballato dalle sue infinite anime. Ed ecco l´Iraq al primo posto nell´agenda che il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, ha presentato a Bertinotti e Marini, presidenti delle due Camere. Via le truppe da Bagdad come segno di un mutamento generale. «Decisione in tempi rapidi» hanno assicurato il presidente del Consiglio, i ministri degli Esteri e della Difesa, Massimo D´Alema e Arturo Parisi, dopo un vertice di due ore a Palazzo Chigi. Non più tardi di giugno l´attuale contingente verrà ridotto da 2.700 a 1.600 soldati, ha raccontato D´Alema alla Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung. «Al più tardi entro l´anno, la nostra presenza militare in Iraq sarà conclusa».
«Tempistica del ritiro dall´Iraq e rifinanziamento della missioni di pace» si intitola il primo provvedimento indicato dal governo per i prossimi lavori parlamentari. Guardando anche all´Afghanistan e ad altre situazione dove l´Italia fa da «peace keeper» e non ha intenzione di andarsene. Calendario virtuoso. Oltre i guai dei conti pubblici lasciati da Berlusconi. «In attesa di una verifica doverosa della situazione finanziaria - recita la nota di Palazzo Chigi - si è scelto di lavorare su provvedimenti realizzabili interamente senza che incidano sui capitoli di spesa». Al secondo posto la diminuzione del cuneo fiscale. Poi l´energia: liberalizzazione, rigassificatori e fonti rinnovabili. Quindi provvedimenti di politica industriale ed agricola, per le quote rosa, la proroga dell´entrata in vigore della riforma dell´ordinamento giudiziario, la riforma della legge Cirelli che ha bloccato gli appelli contro le sentenze di proscioglimento. Poi i criteri dei diritti tv sugli eventi sportivi, i Parchi nazionali, Roma Capitale e le aree urbane, i tempi della riforma Moratti per scuola e università.
Dalle donne ai magistrati, dagli insegnanti agli imprenditori, dalle famiglie al calcio si punta a mostrare che da subito si cambia aria rispetto al governo Berlusconi. La svolta dall´Iraq si sposta alla politica industriale e al fisco. Meno contributi da pagare per le aziende, più soldi in busta paga per i lavoratori. Tasse più leggere agli imprenditori che reinvestono e assumono, per chi si impegna nelle «aree svantaggiate» e per chi «stabilizza» i lavoratori precari.
E´ l´immagine di un´Italia che vuol ripartire, quella su cui Prodi si gioca la partita. E che dovrà «vendere» all´estero. Dagli incontri di lunedì a Bruxelles in cui si parlerà di conti pubblici e di nuova Europa. Alla Pietroburgo di luglio, quando prima del G8 Prodi tratterà con Putin, già grande amico di Berlusconi, degli approvvigionamenti energetici. Una scommessa che entro i confini passa sulla fine delle leggi ad personam, gli scogli come l´immigrazione e la Bossi-Fini. Domani si vota in molte città. Prodi nega un rapporto fra questi risultati e il governo nazionale. E´ comunque troppo presto. Il 25 giugno però, al referendum contro la devolution, la sfida avrà una risposta non aggirabile.
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Via le leggi ad personam
Salute, istituzioni, società: ecco i piani del governo
Il premier: provvedimenti che non incidono sulla spesa in attesa di una verifica della situazione finanziaria
Prodi sottolinea che si appresta a presentare nei primi cento giorni una serie di misure a costo zero
GIUSTIZIA
In bilico l´inappellabilità
ROMA - Il governo bloccherà la riforma dell´ordinamento giudiziario "congelando" i tre decreti legislativi di attuazione su struttura e organizzazione dell´ufficio del pm, provvedimenti disciplinari, riorganizzazione delle carriere. Un po´ più complicato intervenire sulla legge Pecorella, quella dell´inappellabilità delle sentenze di assoluzione di primo grado. L´Unione e il governo hanno comunque come linea guida il messaggio con cui Ciampi rinviò alle Camera il primo testo della legge. Il sottosegretario alla Giustizia sottolinea che «tutta la legge è viziata da incostituzionalità». Dunque si può partire dalla violazione della parità delle parti nel processo previsto dall´articolo 111 della Costituzione.
Il pm infatti non può impugnare sentenze di assoluzione. Ma chi assicura che queste sentenze siano perfette? Inoltre c´è in discussione anche la rapida definizione del processo prevista sempre dall´articolo 111. E qui entrano in gioco i nuovi compiti affidati dalla legge alla Cassazione. La Suprema Corte infatti è chiamata ad un giudizio di merito sulle prove quando viene richiesto un giudizio sulla mancata verifica di prove rilevante durante il processo. O venuta alla luce successivamente.
Questo, spiega Maritati, incide sulla durata dei processi, «perché quello che era uscito dalla porta, rientra dalla finestra». Infatti l´esame delle nuove prove, vietato al secondo grado di appello, riappare in Cassazione, paralizzandone l´attività. Una scelta motivata con il fatto che i giudici di secondo grado leggevano solo le carte senza contatto con la realtà. Per questo il governo potrebbe inserire nelle modifiche la possibilità di ricorrere in appello, dando ai giudici la possibilità di ripercorrere, in tutto o in parte, il percorso "reale" del processo di primo grado.
SCUOLA
Modifiche rapide della Moratti
ROMA - Un disegno di legge per riscrivere la riforma della scuola superiore firmata Moratti, che aveva di fatto abolito gli istituti tecnici e previsto un sistema binario: licei e istituti professionali. Prevedibilmente sarà soppresso il decreto attuativo che rinviava la partenza della riforma all´anno scolastico 2007-2008, inserendo un primo biennio formativo con materie comuni fra licei e istituti professionali e l´obbligo scolastico innalzato a diciotto anni. «I ministri competenti - si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi - provvederanno alla rimodulazione dei tempi di attuazione del secondo ciclo della riforma della scuola e alla correzione dei decreti sulle nuove classi di laurea e sulla programmazione triennale 2007-2009».
Il ministro all´Istruzione Giuseppe Fioroni nei giorni scorsi aveva preannunciato che «pezzi della Moratti vanno rapidamente modificati, per costruire un sistema formativo pubblico degno di questo nome». Prodi già in campagna elettorale non aveva fatto mistero di reputare un errore imporre ad un tredicenne una scelta definitiva: o liceo o istituti professionali. Inoltre criticava la possibilità di togliere la scuola tecnica dal sistema scolastico italiano, «mentre il modello da seguire potrebbe essere quello tedesco con qualche diversità».
La rivoluzione delle superiori aveva posto a molti istituti tecnici il seguente dilemma: scegliere di trasformarsi in liceo o in istituto professionale. Era stata l´opposizione delle Regioni a imporre un differimento dell´entrata in vigore al 2007-2008, ma adesso, alla luce dell´annuncio di ieri, l´innovazione sarà affossata. Per quanto riguarda la maturità si va verso un probabile ripristino della commissione d´esame mista, metà con commissari interni e metà esterni.
(c. ve.)
TELEVISIONE
Calcio, diritti in parti uguali
ROMA - Ora che il calcio è in un angolo, ora che i suoi potentati sono in rotta, il governo prova a cambiare in profondità le regole del gioco. Incluse quelle che riguardano i diritti tv. Alla Camera, Ronchi (An) e Mazzarello (Ds) propongono una terapia d´urto. Chiedono di tornare al 1999, quando la Lega cedeva alle tv i diritti di tutte le squadre e poi divideva i proventi tra queste in parti quasi uguali. Il governo, però, faticherà a tornare a quel modello così radicale. Intanto i maggiori club della A hanno già venduto singolarmente i loro diritti fino al 2010. E sulla base di questi contratti hanno ottenuto valanghe di milioni in anticipo dalle banche. Non sarà facile annullare per decreto questi contratti individuali. Nel 1999, poi, l´Antitrust aveva giudicato la vendita collettiva dei diritti contraria alla concorrenza, perché attribuiva alla Lega una posizione dominante. Linea poi confermata, sia pure in parte, dalle regole europee.
Per uscire da questa difficoltà, il governo partirà dall´Indagine che la Commissione Cultura della Camera approvò nel luglio 2004. In Commissione sedeva allora Giovanni Lolli (Ds), attuale sottosegretario alle Attività sportive e principale collaboratore del ministro Melandri. Quell´Indagine proponeva di distribuire ai club di serie A i ricavi da sponsorizzazioni, diritti tv in chiaro e scommesse legali. Il 60% in parti uguali tra tutte le squadre; il 33% sulla base del piazzamento in classifica (stessi soldi per le prime dieci in graduatoria); infine il 7% alle squadre retrocesse come «atto di solidarietà».
Le compagini di serie B, C1 e C2 avrebbero ottenuto un cospicuo aiuto dalla massima serie. Ma a patto di schierare un numero garantito di atleti italiani under 21 (minimo 4 per ogni squadra di B, almeno 8 in quelle di C2). A vigilare sull´applicazione di queste norme, un´Autorità indipendente.
(a. fon.)
QUOTE ROSA
Un terzo dei posti alle donne
ROMA - Il governo annuncia un disegno di legge che impone una presenza femminile minima nelle liste per le elezioni e negli organi esecutivi: in futuro almeno un terzo dei posti sarà riservato alle donne e le liste che non rispetteranno questa proporzione saranno dichiarate inammissibili. Del resto Romano Prodi in campagna elettorale era stato esplicito sulla necessità di arrivare rapidamente ad una riforma: «Credo che all´obiettivo del terzo ci si debba arrivare rapidamente», disse il Professore lo scorso 4 febbraio. Ieri Marina Sereni, vicepresidente dell´Ulivo alla Camera, ha auspicato «un provvedimento che apra alle donne non soltanto nell´ambito della rappresentanza politica, ma in tutti i luoghi dove si prendono decisioni importanti», mentre la senatrice dei Verdi, Loredana De Petris, ha sottolineato che solo «attraverso regole chiare si può garantire il riequilibrio della rappresentanza femminile».
L´annuncio del governo ha tuttavia suscitato l´ironia di Pier Ferdinando Casini che a Milano alla chiusura della campagna elettorale di Letizia Moratti ha detto: «Noi non facciamo quote rose, ma sindaci donna». Nelle ultime battute della scorsa legislatura fu approvato solo al Senato un disegno di legge sulle quote rosa, proposto dall´allora ministro delle Pari opportunità Stefania Prestigiacomo, che prevedeva il 25 per cento di donne in lista, ma appena blande sanzioni pecuniari per chi non rispettava la proporzione. Tanto che il centrosinistra, che pure votò il disegno di legge - in caso contrario il centrodestra non avrebbe avuto i numeri per farlo - criticò, con l´attuale ministro alla Pari opportunità, Barbara Pollastrini, questo aspetto della norma: «Noi vorremmo l´inammissibilità delle liste nel caso del mancato rispetto delle quote».
(concetto vecchio)
sanità
Parto indolore, epidurale per tutte
ROMA - «Garantiremo a tutte le mamme italiane di partorire senza dolore». Livia Turco lo aveva annunciato lunedì scorso durante la sua visita all´ospedale Umberto I di Roma. Ed ora il provvedimento è tra quelli urgenti previsti dall´agenda Prodi. Evitare il dolore significa «epidurale». Un terzo delle donne la richiedono ma solo il 4 per cento riesce ad ottenere l´intervento gratuito in una struttura pubblica, a tutto beneficio dei parti cesarei che in Italia sono triplicati negli ultimi 20 anni, passando dall´11 al 33 per cento.
Un valore che supera di 15 punti percentuali la soglia massima raccomandata dall´Organizzazione Mondiale della Sanità. Quelle che non riescono a beneficiare dell´epidurale hanno due strade: pagare dai 500 ai 700 euro all´azienda sanitaria locale, oppure rivolgersi ad una struttura privata dove i costi salgono fino a mille e 500 euro. Fino ad oggi, in Italia, quasi il 70 per cento delle prestazioni d´anestesia viene fornito in regime libero professionale, escludendo quindi le persone che non possono permettersi che non hanno i mezzi necessari.
I vantaggi di questo tipo di anestesia sono anche strettamente medici. Il beneficio dell´assenza di dolore è diretto, la pressione del sangue non sale così i vasi sanguigni non si restringono, elemento molto importante soprattutto in presenza di disturbi come miopia, diabete, cardiopatie, insufficienza della placenta. Mentre i vasi sanguigni aperti si riflettono positivamente sulla respirazione del bambino. Se la legge passerà, rendendo gratuito l´intervento, l´Italia si allineerà con l´Europa, dove l´epidurale viene praticata su oltre il 50 per cento delle partorienti, garantendo margini più alti di sicurezza per le donne.
(mario reggio)
IMMIGRAZIONE
Cittadinanza ai piccoli stranieri
ROMA - Diritto alla cittadinanza per gli immigrati. L´Italia inizia il lungo viaggio per adeguarsi all´Europa. Si parte dai figli degli extracomunitari nati nel nostro Paese. Non si conoscono ancora i dettagli contenuti del provvedimento annunciato nel pacchetto "100 giorni". Ma, stando al programma dell´Unione, si dovrebbe anche ridurre il tempo necessario per l´acquisizione della cittadinanza da parte degli adulti e rendere espliciti e ben definiti i requisiti per la naturalizzazione. Con molta probabilità il testo del decreto seguirà i principi fissati dal progetto di legge preparato dal centro-sinistra nel 2000 e bloccato con la vittoria del centro-destra alle politiche del 2001. Il progetto prevedeva la cittadinanza per i figli degli immigrati con regolare permesso di soggiorno che risiedevano in Italia da almeno sette anni, al compimento dei cinque anni di età.
D´altro canto la presenza di figli di immigrati che non hanno raggiunto la maggiore età è un fenomeno sempre più consistente con il passare degli anni. Secondo il dossier Caritas-Unicef sono più di 48.300 i nuovi nati ogni anno. Sul totale delle nascite l´incidenza è dell´8,6%. Secondo lo stesso rapporto, i minori stranieri presenti in italia nel 2005 sono 491 mila. Una cifra che comprende 29 mila nuovi ingressi di minori per motivi familiari e altri 48 mila nuovi nati.
Al 2005, i bambini stranieri rappresentano il 17,6 per cento della popolazione straniera complessiva. Un´incidenza che supera di due punti percentuali quella del 2003. Differenze notevoli si riscontrano nel confronto tra nord, centro e sud. Ad avere il primato è il settentrione con una media di circa il 20 per cento. In senso opposto, il tasso d´incidenza più basso spetta al centro; qui è il Lazio ad avere un primato opposto con un incidenza del 10 per cento.
Adesso a 3/4 di questo periodo (il governo è in carica dal 17 maggio), rimanendo quindi solo 25 giorni alla scadenza, quanti di questi punti sono stati realizzati ?
Credete che il governo riesca a realizzarli entro la scadenza ?
P.S. Personalmente ritengo sia impossibile realizzarlo adesso perchè ad agosto il parlamento va in vacanza, quindi i giorni davvero disponibili i conteranno sulle dita.