indelebile
27-07-2006, 08:50
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/07_Luglio/27/verderami.shtml
Arrivata l'offerta di un dibattito pubblico a Caorle, sede della kermesse Dl Rutelli invita alla Festa Berlusconi Margherita alla prova del dialogo: «Ma restiamo alternativi». Il Cavaliere valuta se accettare
ROMA - Berlusconi ci sta riflettendo, «sono davvero tentato dalla proposta di Rutelli». Ma al momento non ha ancora deciso se aderire all’invito che gli ha fatto pervenire il vice premier. Certo, se dicesse sì, se partecipasse alla festa della Margherita, sarebbe un autentico evento politico e mediatico, che il leader dei Dl sta gestendo in prima persona. Raccontano che Berlusconi sia rimasto sorpreso quando, giorni fa, ha ricevuto da Rutelli l’offerta di un faccia a faccia pubblico a Caorle, scelta quest’anno come sede della kermesse dei Dl. Il ministro della Cultura gli ha lasciato ampia possibilità di scegliere la data, tra il 4 e il 9 settembre e attende risposta. Già il solo invito al dibattito apre un dibattito sull’invito, perchè un confronto in piazza tra uno dei massimi esponenti del governo e il capo dell’opposizione può essere interpretato come un tentativo di verificare se il dialogo potrà riprodursi in Parlamento. Non si tratta certo di un inciucio, visto che il confronto - semmai avverrà - sarà pubblico. È vero che il presidente dei Dl in più di un’occasione ha tessuto le lodi del Cavaliere, «perchè da premier è stato un disastro ma come leader di partito è stato geniale, basta vedere il modo in cui ha portato Forza Italia nel Ppe». Tuttavia per Rutelli rimane «un avversario» e la Margherita «è una forza alternativa al berlusconismo».
Il fatto è che nel centrosinistra è iniziata la gara ad aprire una breccia nei muri issati dalle due coalizioni dopo il voto. Marini ci sta provando dal suo scranno di presidente del Senato, perché ritiene che «prima o poi» Berlusconi farà un mossa distensiva. Il gioco d’altronde passa da lì, dal capo del maggior partito italiano e ci sarà un motivo se il ministro Fioroni - tra il serio e il faceto - sostiene che «Berlusconi è ormai un uomo consegnato alla storia e andrebbe candidato a segretario generale delle Nazioni Unite».
La battuta cela il desiderio di mettere infine una parentesi al ciclo politico, di cui l’ex premier è stato protagonista, per aprirne un altro. Al momento però Berlusconi rimane il perno del Polo e, dunque, rimane al centro del confronto tra maggioranza e opposizione. Solo che non ha ancora deciso come muoversi. E la sua incertezza non si limita al dibattito propostogli da Rutelli, ma alla strategia da adottare. «È la situazione che è molto confusa» spiega: «Di là Prodi non sa che fare. Ha una maggioranza numerica, ma è senza baricentro politico. E anche da noi la situazione deve chiarirsi. Bisogna capire, per esempio, cosa vorrà fare da grande Casini». È chiaro insomma che le gravi difficoltà dell’Unione - evidenziate ieri da Prodi addirittura in Parlamento - incrociano la crisi del centrodestra. «Altrimenti - come dice il Guardasigilli Mastella - la maggioranza non ci sarebbe già più, se dall’altra parte ci fosse davvero un’opposizione». Nell’opposizione invece si lavora a disegni diversi. Quello di Casini, per esempio, punta alla costruzione di un nuovo partito di centro «alternativo alla sinistra». Ma il leader dell’Udc segue con attenzione quanto accade nell’Unione e, in prospettiva, ritiene che «si arriverà a un governo di larghe intese che riformerà la legge elettorale, ritoccherà la Costituzione e ci porterà alle urne». Quando i dirigenti del partito gli hanno chiesto su cosa poggi il suo ragionamento, Casini non ha offerto prove, ma un indizio: «Guardate cosa sta accadendo in commissione Affari costituzionali alla Camera. Vi siete accorti che Violante ha rallentato il dibattito sulle riforme? Ha deciso perfino di avviare una serie di audizioni. L’ha fatto per evitare che, accelerando il passo, si bruci tutto. Oggi non ci sono le condizioni, ma in futuro... Eh, Luciano è un politico abile». E, se davvero si arrivasse alla Grande coalizione, allora sì che il dialogo sottotraccia con Rutelli verrebbe alla luce. «Per ora no» ha spiegato Casini ai suoi: «Voglio evitare che si addensino falsi sospetti. Tantomeno voglio ficcare il naso nei problemi che Rutelli ha nel centrosinistra, figurarsi».
Così, divisi sulla linea e sulla leadership, Berlusconi e Casini attendono di vedere quale sarà il destino dell’Unione. Nei Ds, sul futuro, ci sono versioni manco a dirlo contrapposte. Il ministro dello Sport Melandri ritiene che «il governo supererà lo scoglio della Finanziaria e, a quel punto, il Polo imploderà». Il ministro per la Ricerca Mussi vede invece nel Partito democratico «il fattore d’instabilità dell’alleanza». Quanto al Professore - fallito il tentativo di allargare la maggioranza a Follini - si appresta a praticare la politica dei mille forni nel centrosinistra: «La coalizione è questa e non si deve snaturare. Se poi qualcuno vorrà venire è un altro conto. Per il resto, provvedimento per provvedimento cercherò di volta in volta di accontentare i piccoli partiti». C’è già la ressa.
Francesco Verderami
27 luglio 2006
Mah io non mi fido ci ha pigliato in giro per tutti questi anni
Arrivata l'offerta di un dibattito pubblico a Caorle, sede della kermesse Dl Rutelli invita alla Festa Berlusconi Margherita alla prova del dialogo: «Ma restiamo alternativi». Il Cavaliere valuta se accettare
ROMA - Berlusconi ci sta riflettendo, «sono davvero tentato dalla proposta di Rutelli». Ma al momento non ha ancora deciso se aderire all’invito che gli ha fatto pervenire il vice premier. Certo, se dicesse sì, se partecipasse alla festa della Margherita, sarebbe un autentico evento politico e mediatico, che il leader dei Dl sta gestendo in prima persona. Raccontano che Berlusconi sia rimasto sorpreso quando, giorni fa, ha ricevuto da Rutelli l’offerta di un faccia a faccia pubblico a Caorle, scelta quest’anno come sede della kermesse dei Dl. Il ministro della Cultura gli ha lasciato ampia possibilità di scegliere la data, tra il 4 e il 9 settembre e attende risposta. Già il solo invito al dibattito apre un dibattito sull’invito, perchè un confronto in piazza tra uno dei massimi esponenti del governo e il capo dell’opposizione può essere interpretato come un tentativo di verificare se il dialogo potrà riprodursi in Parlamento. Non si tratta certo di un inciucio, visto che il confronto - semmai avverrà - sarà pubblico. È vero che il presidente dei Dl in più di un’occasione ha tessuto le lodi del Cavaliere, «perchè da premier è stato un disastro ma come leader di partito è stato geniale, basta vedere il modo in cui ha portato Forza Italia nel Ppe». Tuttavia per Rutelli rimane «un avversario» e la Margherita «è una forza alternativa al berlusconismo».
Il fatto è che nel centrosinistra è iniziata la gara ad aprire una breccia nei muri issati dalle due coalizioni dopo il voto. Marini ci sta provando dal suo scranno di presidente del Senato, perché ritiene che «prima o poi» Berlusconi farà un mossa distensiva. Il gioco d’altronde passa da lì, dal capo del maggior partito italiano e ci sarà un motivo se il ministro Fioroni - tra il serio e il faceto - sostiene che «Berlusconi è ormai un uomo consegnato alla storia e andrebbe candidato a segretario generale delle Nazioni Unite».
La battuta cela il desiderio di mettere infine una parentesi al ciclo politico, di cui l’ex premier è stato protagonista, per aprirne un altro. Al momento però Berlusconi rimane il perno del Polo e, dunque, rimane al centro del confronto tra maggioranza e opposizione. Solo che non ha ancora deciso come muoversi. E la sua incertezza non si limita al dibattito propostogli da Rutelli, ma alla strategia da adottare. «È la situazione che è molto confusa» spiega: «Di là Prodi non sa che fare. Ha una maggioranza numerica, ma è senza baricentro politico. E anche da noi la situazione deve chiarirsi. Bisogna capire, per esempio, cosa vorrà fare da grande Casini». È chiaro insomma che le gravi difficoltà dell’Unione - evidenziate ieri da Prodi addirittura in Parlamento - incrociano la crisi del centrodestra. «Altrimenti - come dice il Guardasigilli Mastella - la maggioranza non ci sarebbe già più, se dall’altra parte ci fosse davvero un’opposizione». Nell’opposizione invece si lavora a disegni diversi. Quello di Casini, per esempio, punta alla costruzione di un nuovo partito di centro «alternativo alla sinistra». Ma il leader dell’Udc segue con attenzione quanto accade nell’Unione e, in prospettiva, ritiene che «si arriverà a un governo di larghe intese che riformerà la legge elettorale, ritoccherà la Costituzione e ci porterà alle urne». Quando i dirigenti del partito gli hanno chiesto su cosa poggi il suo ragionamento, Casini non ha offerto prove, ma un indizio: «Guardate cosa sta accadendo in commissione Affari costituzionali alla Camera. Vi siete accorti che Violante ha rallentato il dibattito sulle riforme? Ha deciso perfino di avviare una serie di audizioni. L’ha fatto per evitare che, accelerando il passo, si bruci tutto. Oggi non ci sono le condizioni, ma in futuro... Eh, Luciano è un politico abile». E, se davvero si arrivasse alla Grande coalizione, allora sì che il dialogo sottotraccia con Rutelli verrebbe alla luce. «Per ora no» ha spiegato Casini ai suoi: «Voglio evitare che si addensino falsi sospetti. Tantomeno voglio ficcare il naso nei problemi che Rutelli ha nel centrosinistra, figurarsi».
Così, divisi sulla linea e sulla leadership, Berlusconi e Casini attendono di vedere quale sarà il destino dell’Unione. Nei Ds, sul futuro, ci sono versioni manco a dirlo contrapposte. Il ministro dello Sport Melandri ritiene che «il governo supererà lo scoglio della Finanziaria e, a quel punto, il Polo imploderà». Il ministro per la Ricerca Mussi vede invece nel Partito democratico «il fattore d’instabilità dell’alleanza». Quanto al Professore - fallito il tentativo di allargare la maggioranza a Follini - si appresta a praticare la politica dei mille forni nel centrosinistra: «La coalizione è questa e non si deve snaturare. Se poi qualcuno vorrà venire è un altro conto. Per il resto, provvedimento per provvedimento cercherò di volta in volta di accontentare i piccoli partiti». C’è già la ressa.
Francesco Verderami
27 luglio 2006
Mah io non mi fido ci ha pigliato in giro per tutti questi anni