easyand
15-06-2006, 11:13
di Roberto Landucci
ROMA (Reuters) - Il ministro degli Esteri e vice presidente del Consiglio Massimo D'Alema non ha escluso oggi che il contingente militare italiano in Afghanistan possa aumentare, all'interno di una missione che il governo non intende rimettere in discussione, malgrado le proteste, finora blande, della sinistra radicale.
"Certamente entro ambiti ragionevoli, in relazione alle nostre possibilità, questa presenza militare potrebbe avere anche un certo incremento, d'altro canto essa ha avuto nel corso di questi anni una variazione nel numero di militari di volta in volta impegnati, a seconda delle necessità operative", ha detto D'Alema ai giornalisti dopo avere illustrato al Senato le linee guida della politica estera del governo.
Lo stesso premier Romano Prodi ha detto da Berlino che la missione italiana in Afghanistan "non è in discussione".
L'Italia impegna attualmente nel paese centroasiatico circa 1.300 militari inquadrati nella missione multinazionale Isaf a guida Nato. Nel Paese, soprattutto nel sud, migliaia di soldati americani, britannici e canadesi sono invece alle prese con i guerriglieri talebani nel proseguimento della missione "Enduring Freedom", che aveva scacciato dal potere i talebani nel 2003.
"La missione militare italiana in Afghanistan non è in discussione e proseguirà perché giudicata indispensabile in ambito internazionale", ha detto D'Alema nel suo discorso di un'ora davanti alle commissioni Esteri di Camera e Senato riunite a Palazzo Madama.
Il ministro, che venerdì sarà impegnato in una difficile trasferta a Washington nel primo viaggio in Usa di un esponente del nuovo governo di centrosinistra, ha detto di essere preoccupato per la piega che hanno preso gli eventi in Afghanistan, dove si moltiplicano gli attacchi dei militanti islamici.
"Siamo preoccupati sulla situazione, dobbiamo discutere con i nostri alleati del modo migliore di portare avanti una missione in cui vogliamo rafforzare gli aspetti di collaborazione politica e di aiuto umanitario", ha aggiunto D'Alema davanti ai giornalisti.
"Dalla presenza delle forze armate in Afghanistan dipende la sicurezza dei nostri esperti, particolarmente impegnati nel settore giudiziario e di Ong attive nell'assistenza della popolazione", ha detto il titolare della Farnesina. "Garantire vere condizioni di sicurezza è una condizione necessaria per consolidare i risultati raggiunti".
SINISTRA RADICALE INSORGE
Il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer ha sollecitato l'Italia a rafforzare la sua presenza in Afghanistan con più truppe di terra, aerei e forze speciali, dal momento che la missione Nato Isaf allargherà la sua sfera d'azione al sud del Paese, teatro di sempre più aspri combattimenti tra guerriglieri talebani e le forze Usa.
La sinistra radicale, partner di governo con Rifondazione comunista, Pdci e Verdi, è contraria ad allargare la missione, di cui chiede a Prodi un ripensamento.
"Siamo profondamente contrari", ha detto la senatrice Manuela Palermi, presidente del gruppo Verdi-Pdci, parlando dell'aumento dei militari italiani, aggiungendo che il Pdci ha chiesto una riunione di maggioranza per discutere della questione, senza ricevere finora risposta.
La politica estera italiana del nuovo governo si muove in un contesto difficile, stretta tra le richieste di disimpegno dall'Afghanistan della sinistra e le accuse dell'opposizione di destra di piegarsi al terrore in Iraq facendo rientrare tutte le truppe, anche quelle che avrebbero potuto fornire la sicurezza ad un presidio di cooperanti civili impegnati nella ricostruzione.
L'orientamento che sembra prevalere dalle parole di D'Alema e di Prodi è duplice: garanzia agli alleati americani che la missione in Afghanistan non si tocca -- anzi potrebbe essere rafforzata nel quadro della Nato in parallelo al parziale disimpegno Usa --, e dall'altra parte uscita completa dall'Iraq entro la fine dell'anno, ma col contagocce, per distinguersi dal veloce ritiro militare deciso dal governo spagnolo di centrosinistra non appena arrivato al potere nel 2004.
AFGHANISTAN: D'ALEMA, PRESENZA MILITARE NON E' IN DISCUSSIONE
(AGI) - Roma, 14 giu. - "La presenza italiana in Afghanistan non e' in discussione" e "il governo restera' impegnato sul piano militare, anche per potere esercitare una sua influenza politica". Il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, parlando a Palazzo Madama davanti alle Commissioni Esteri di Camera e Senato, ha sgombrato il campo dalla possibilita' che al rientro dei soldati dall'Iraq possa seguire a breve quello dall'Afghanistan.
Il titolare della Farnesina ha ricordato che, "a differenza dell'Iraq, la presenza militare dell'Italia in Afghnaistan si iscrive fin dall'inizio nel quadro specifico delle risoluzioni Onu e di iniziative europee e della Nato". E "la presenza delle forze armate italiane", ha sottolineato, "e' ancora giudicata indispensabile dal governo italiano, dalla comunita' internazionale, dal governo afghano".
D'Alema ha osservato che l'obiettivo di "rimettere in piedi un Paese prostrato dal regime talebano e' ancora lontano dall'essere raggiunto" e ha avvertito che alla presenza militare "va combinata una strategia politica, umanitaria, economica piu' efficace di sostegno alla transizione democratica e alla ripresa del Paese". (AGI) Sar 141727 GIU 06 .
ROMA (Reuters) - Il ministro degli Esteri e vice presidente del Consiglio Massimo D'Alema non ha escluso oggi che il contingente militare italiano in Afghanistan possa aumentare, all'interno di una missione che il governo non intende rimettere in discussione, malgrado le proteste, finora blande, della sinistra radicale.
"Certamente entro ambiti ragionevoli, in relazione alle nostre possibilità, questa presenza militare potrebbe avere anche un certo incremento, d'altro canto essa ha avuto nel corso di questi anni una variazione nel numero di militari di volta in volta impegnati, a seconda delle necessità operative", ha detto D'Alema ai giornalisti dopo avere illustrato al Senato le linee guida della politica estera del governo.
Lo stesso premier Romano Prodi ha detto da Berlino che la missione italiana in Afghanistan "non è in discussione".
L'Italia impegna attualmente nel paese centroasiatico circa 1.300 militari inquadrati nella missione multinazionale Isaf a guida Nato. Nel Paese, soprattutto nel sud, migliaia di soldati americani, britannici e canadesi sono invece alle prese con i guerriglieri talebani nel proseguimento della missione "Enduring Freedom", che aveva scacciato dal potere i talebani nel 2003.
"La missione militare italiana in Afghanistan non è in discussione e proseguirà perché giudicata indispensabile in ambito internazionale", ha detto D'Alema nel suo discorso di un'ora davanti alle commissioni Esteri di Camera e Senato riunite a Palazzo Madama.
Il ministro, che venerdì sarà impegnato in una difficile trasferta a Washington nel primo viaggio in Usa di un esponente del nuovo governo di centrosinistra, ha detto di essere preoccupato per la piega che hanno preso gli eventi in Afghanistan, dove si moltiplicano gli attacchi dei militanti islamici.
"Siamo preoccupati sulla situazione, dobbiamo discutere con i nostri alleati del modo migliore di portare avanti una missione in cui vogliamo rafforzare gli aspetti di collaborazione politica e di aiuto umanitario", ha aggiunto D'Alema davanti ai giornalisti.
"Dalla presenza delle forze armate in Afghanistan dipende la sicurezza dei nostri esperti, particolarmente impegnati nel settore giudiziario e di Ong attive nell'assistenza della popolazione", ha detto il titolare della Farnesina. "Garantire vere condizioni di sicurezza è una condizione necessaria per consolidare i risultati raggiunti".
SINISTRA RADICALE INSORGE
Il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer ha sollecitato l'Italia a rafforzare la sua presenza in Afghanistan con più truppe di terra, aerei e forze speciali, dal momento che la missione Nato Isaf allargherà la sua sfera d'azione al sud del Paese, teatro di sempre più aspri combattimenti tra guerriglieri talebani e le forze Usa.
La sinistra radicale, partner di governo con Rifondazione comunista, Pdci e Verdi, è contraria ad allargare la missione, di cui chiede a Prodi un ripensamento.
"Siamo profondamente contrari", ha detto la senatrice Manuela Palermi, presidente del gruppo Verdi-Pdci, parlando dell'aumento dei militari italiani, aggiungendo che il Pdci ha chiesto una riunione di maggioranza per discutere della questione, senza ricevere finora risposta.
La politica estera italiana del nuovo governo si muove in un contesto difficile, stretta tra le richieste di disimpegno dall'Afghanistan della sinistra e le accuse dell'opposizione di destra di piegarsi al terrore in Iraq facendo rientrare tutte le truppe, anche quelle che avrebbero potuto fornire la sicurezza ad un presidio di cooperanti civili impegnati nella ricostruzione.
L'orientamento che sembra prevalere dalle parole di D'Alema e di Prodi è duplice: garanzia agli alleati americani che la missione in Afghanistan non si tocca -- anzi potrebbe essere rafforzata nel quadro della Nato in parallelo al parziale disimpegno Usa --, e dall'altra parte uscita completa dall'Iraq entro la fine dell'anno, ma col contagocce, per distinguersi dal veloce ritiro militare deciso dal governo spagnolo di centrosinistra non appena arrivato al potere nel 2004.
AFGHANISTAN: D'ALEMA, PRESENZA MILITARE NON E' IN DISCUSSIONE
(AGI) - Roma, 14 giu. - "La presenza italiana in Afghanistan non e' in discussione" e "il governo restera' impegnato sul piano militare, anche per potere esercitare una sua influenza politica". Il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, parlando a Palazzo Madama davanti alle Commissioni Esteri di Camera e Senato, ha sgombrato il campo dalla possibilita' che al rientro dei soldati dall'Iraq possa seguire a breve quello dall'Afghanistan.
Il titolare della Farnesina ha ricordato che, "a differenza dell'Iraq, la presenza militare dell'Italia in Afghnaistan si iscrive fin dall'inizio nel quadro specifico delle risoluzioni Onu e di iniziative europee e della Nato". E "la presenza delle forze armate italiane", ha sottolineato, "e' ancora giudicata indispensabile dal governo italiano, dalla comunita' internazionale, dal governo afghano".
D'Alema ha osservato che l'obiettivo di "rimettere in piedi un Paese prostrato dal regime talebano e' ancora lontano dall'essere raggiunto" e ha avvertito che alla presenza militare "va combinata una strategia politica, umanitaria, economica piu' efficace di sostegno alla transizione democratica e alla ripresa del Paese". (AGI) Sar 141727 GIU 06 .