lowenz
09-06-2006, 22:24
Da http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=48&ID_articolo=30&ID_sezione=71&sezione=Galassiamente
Molto probabilmente anche l’Italia sarà coinvolta nella sperimentazione del primo vaccino contro la cocaina. L’effetto del vaccino è quello di bloccare la sensazione di piacere, cioè quella sensazione di euforia che si accompagna all’assunzione della droga. Ne parleranno a Verona, oggi e domani, gli esperti italiani nel congresso “Cocaina”, insieme ai colleghi stranieri, americani e inglesi, autori della ricerca. “I risultati della sperimentazione sono estremamente promettenti - afferma Thomas Kosten della Yale University - anche se attendiamo conferme dai nuovi trial”.
Vediamo come funziona. Dopo l’assunzione, per via nasale, il principio attivo della “coca” diffonde nell’intero cervello attraverso la circolazione ematica, superando facilmente la barriera ematoencefalica e va ad aumentare i livelli di dopamina nel circuito della ricompensa. In particolare agisce stimolando la liberazione di dopamina nella conchiglia del nucleo accumbens, una delle zone più antiche e profonde, quasi uno scantinato del cervello, e ciò si traduce in un aumento del numero di impulsi nervosi verso la corteccia prefrontale. Le droghe mimano gli effetti degli stimoli naturali, infatti nel nucleo accumbens la dopamina presiede a comportamenti essenziali per la sopravvivenza della specie, come quello alimentare, sessuale e materno. Il vaccino (Ta-CD), messo a punto da una casa farmaceutica inglese e sperimentato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, all’Università di Yale, dal 2001, è costituito da parti di cocaina inerte, viene somministrato mediante un’iniezione intramuscolare, e determina la produzione di anticorpi specifici anti-cocaina. Gli anticorpi circolanti nel sangue intercettano la droga prima che questa arrivi al cervello, neutralizzando sul nascere gli effetti psicoattivi della sostanza.
Così il cocainomane, pur avendo sniffato, non prova alcuna sensazione di piacere e alla lunga potrebbe anche rinunciare a riprovarci. Negli esperimenti effettuati in fase I e II, cioè su cavie e piccoli gruppi, circa il 75% dei tossicodipendenti è uscito fuori dal tunnel, per un periodo variabile dai 3 ai 6 mesi. Dopo un anno si osserva la caduta degli anticorpi e occorre ripetere la somministrazione. Se nella sperimentazione di fase III (su gruppi abbastanza ampi di volontari) ne verrà confermata l’efficacia, potrà avere sia un valore preventivo che terapeutico: sarà infatti proposto per evitare ricadute dopo un primo periodo di disintossicazione, ai giovani a rischio che ancora non ne hanno fatto uso e nei casi di overdose, come antidoto.
Al termine del congresso, mercoledì 7, si riunirà il gruppo scientifico tecnico italiano per decidere come procedere con la sperimentazione: l’Italia aderirebbe fase III, entro la fine dell’anno, a partire dal Veneto, se ci sarà l’autorizzazione dal Ministero della Salute e il parere positivo sulla fattibilità del progetto. Naturalmente il vaccino non elimina del tutto i problemi legati all’assunzione di cocaina e non è un vaccino che vale per tutta la vita. Il soggetto potrebbe rivolgersi ad altre droghe o sviluppare nuove forme di dipendenza. Per questi motivi è essenziale che venga seguito da uno psicoterapeuta che lo sostenga nel difficile sforzo di sostituire la droga con forme di ricompensa più naturali e a fare fronte a quei sentimenti di inadeguatezza o di ansia circa le proprie capacità, che spesso sono la causa primaria del ricorso agli stupefacenti.
Potente :D
P.S.: se hanno sviluppato addirittura un vaccino vuol dire che il problema - in termini numerici - è molto molto grosso.....
Molto probabilmente anche l’Italia sarà coinvolta nella sperimentazione del primo vaccino contro la cocaina. L’effetto del vaccino è quello di bloccare la sensazione di piacere, cioè quella sensazione di euforia che si accompagna all’assunzione della droga. Ne parleranno a Verona, oggi e domani, gli esperti italiani nel congresso “Cocaina”, insieme ai colleghi stranieri, americani e inglesi, autori della ricerca. “I risultati della sperimentazione sono estremamente promettenti - afferma Thomas Kosten della Yale University - anche se attendiamo conferme dai nuovi trial”.
Vediamo come funziona. Dopo l’assunzione, per via nasale, il principio attivo della “coca” diffonde nell’intero cervello attraverso la circolazione ematica, superando facilmente la barriera ematoencefalica e va ad aumentare i livelli di dopamina nel circuito della ricompensa. In particolare agisce stimolando la liberazione di dopamina nella conchiglia del nucleo accumbens, una delle zone più antiche e profonde, quasi uno scantinato del cervello, e ciò si traduce in un aumento del numero di impulsi nervosi verso la corteccia prefrontale. Le droghe mimano gli effetti degli stimoli naturali, infatti nel nucleo accumbens la dopamina presiede a comportamenti essenziali per la sopravvivenza della specie, come quello alimentare, sessuale e materno. Il vaccino (Ta-CD), messo a punto da una casa farmaceutica inglese e sperimentato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, all’Università di Yale, dal 2001, è costituito da parti di cocaina inerte, viene somministrato mediante un’iniezione intramuscolare, e determina la produzione di anticorpi specifici anti-cocaina. Gli anticorpi circolanti nel sangue intercettano la droga prima che questa arrivi al cervello, neutralizzando sul nascere gli effetti psicoattivi della sostanza.
Così il cocainomane, pur avendo sniffato, non prova alcuna sensazione di piacere e alla lunga potrebbe anche rinunciare a riprovarci. Negli esperimenti effettuati in fase I e II, cioè su cavie e piccoli gruppi, circa il 75% dei tossicodipendenti è uscito fuori dal tunnel, per un periodo variabile dai 3 ai 6 mesi. Dopo un anno si osserva la caduta degli anticorpi e occorre ripetere la somministrazione. Se nella sperimentazione di fase III (su gruppi abbastanza ampi di volontari) ne verrà confermata l’efficacia, potrà avere sia un valore preventivo che terapeutico: sarà infatti proposto per evitare ricadute dopo un primo periodo di disintossicazione, ai giovani a rischio che ancora non ne hanno fatto uso e nei casi di overdose, come antidoto.
Al termine del congresso, mercoledì 7, si riunirà il gruppo scientifico tecnico italiano per decidere come procedere con la sperimentazione: l’Italia aderirebbe fase III, entro la fine dell’anno, a partire dal Veneto, se ci sarà l’autorizzazione dal Ministero della Salute e il parere positivo sulla fattibilità del progetto. Naturalmente il vaccino non elimina del tutto i problemi legati all’assunzione di cocaina e non è un vaccino che vale per tutta la vita. Il soggetto potrebbe rivolgersi ad altre droghe o sviluppare nuove forme di dipendenza. Per questi motivi è essenziale che venga seguito da uno psicoterapeuta che lo sostenga nel difficile sforzo di sostituire la droga con forme di ricompensa più naturali e a fare fronte a quei sentimenti di inadeguatezza o di ansia circa le proprie capacità, che spesso sono la causa primaria del ricorso agli stupefacenti.
Potente :D
P.S.: se hanno sviluppato addirittura un vaccino vuol dire che il problema - in termini numerici - è molto molto grosso.....