easyand
04-06-2006, 15:08
Nei giorni scorsi il nuovo governo ha confermato che il nostro Paese continuerà il suo impegno in Iraq, concentrandosi sulla ricostruzione, tramite l'istituzione di un Provincial reconstruction team (Prt). Parallelamente, però, parte dei nostri soldati e carabinieri continuerà ad addestrare le forze di sicurezza locali. La struttura, come aveva spiegato l'ormai ex ministro della Difesa Antonio Martino, sarà del tipo dei "team di ricostruzione provinciale" che già operano in Afghanistan e al suo allestimento organizzativo stanno lavorando i dicasteri della Difesa e degli Esteri.
L'organizzazione del Prt, che diventerà pienamente operativo alla fine dell'anno, fa parte del "piano di rientro" dall'Iraq, che consiste in un alleggerimento della presenza italiana in stretta consultazione con il governo iracheno e con gli altri partner. Insomma un "maquillage": e non c'è da stupirsi visto che la vicenda irachena racchiude in sé tutte le questioni chiave per un rilancio della politica estera del nostro paese. A partire dal rispetto dell’articolo 11 della Costituzione. I Prt sono una sorta di "soluzione intermedia" tra il ritiro delle truppe italiane (come chiedono gli elettori del centrosinistra e la nostra Costituzione) e il mantenimento delle stesse nel paese (come chiedono il centrodestra e gli Usa). L’esperienza afgana del PRT di Herat e le preoccupazioni espresse più volte da operatori del settore e dalle organizzazioni non governative di cooperazione dimostrano che quella modalità di presenza in territori in conflitto rischia da una parte di legittimare una nuova fase di un’operazione squisitamente militare, e dall’altra di mettere a serio repentaglio l’incolumità fisica dei cooperanti civili.
Occorrerà trasferire la battaglia in parlamento e nelle commissioni. Per ora, "Antica Babilonia", cominciata con l'arrivo dell'avanguardia del contingente italiano a Nassiriyah l'8 giugno del 2003, si "esaurirà" dunque entro la fine del 2006 per lasciare il posto al Team di ricostruzione provinciale. Da luglio 2006 rimarranno nel paese mediorientale circa 800 militari italiani, meno della metà degli effettivi iniziali. In particolar modo sarà ritoccata la componente di terra. Entro giugno è previsto il graduale trasferimento dei compiti dal contingente alle forze di difesa e sicurezza irachene, che sono in fase di addestramento per la parte di competenza italiana (la provincia del Dhi Qar). Di pari passo procederà la riduzione del contingente.
Come affermato ieri mattina dal Capo di Stato maggiore dell'Esercito, il generale Filiberto Cecchi, al cronista dell'agenzia di stampa "il Velino", la compagine militare della struttura sarà guidata dal colonnello Antonino Pagotto, che rivestirà anche l'incarico di vice capo del Prt. L'altro numero due sarà invece William Lovely, statunitense, ex pilota dei Marines, attualmente alle dipendenze della Direzione generale dei Prt Usa (quest'ultimi sono già attivi in tre aree dell'Irak). La gestione del Provincial reconstruction team, infine, è stata affidata al diplomatico Ugo Trojano. Peraltro anche il nostro ambasciatore in Iraq, Maurizio Melani, sarà coinvolto nella vita della struttura, seppur indirettamente. Infatti il diplomatico è anche membro del "Joint executive steree committee" della Coalizione. Vale a dire fa parte del comitato operativo delle forze multinazionali che, tra le altre cose, ha anche la funzione di guida strategica di tutti i Prt iracheni.
Il Prt "made in Italy" sarà pienamente operativo ufficialmente verso il 20 di giugno. Nei giorni scorsi ha ricevuto la "Initial operational capacity" (Ioc), e trascorso un mese è prevista la "Full operational capacity" (Foc).
I settori d'intervento prioritari al momento sono cinque, ma i tecnici non escludono di estendere l'attività ad altri. Per l'energia ci sarà Paolo Chiarusi; il responsabile per l'economia sarà Piermarino Tanzi; i progetti idrici saranno coordinati da Paolo Rufini. La governance andrà a Elisabetta Trenta e il settore amministrativo sarà curato da Rodolfo Celletti.
In Iraq è prevista globalmente l'istituzione di 12 Prt, otto dei quali gestiti dagli Stati Uniti (Ninawa, Tamim, Baghdad, Anbar, Salah ad Din, Najaf, Diyala e Babil).
I restanti quattro saranno affidati agli altri Paesi della Coalizione (Qadisiyah, Dhi Qar, Erbil e Bassora). Di questi ultimi, al momento però ne sono attivi solo due: quello italiano a Nassiriyah e quello britannico a Bassora. Infine, le forze multinazionali hanno ipotizzato di assegnare agli iracheni altri sei Provincial reconstruction team (Maysan, Muthanna, Dohuk Sulay, Wasit e Karbala), a patto che vi siano le condizioni di sicurezza e che l'esercito e la polizia di Baghdad abbia un organico sufficiente.
In caso i Prt vengano assegnati agli iracheni, i militari statunitensi hanno promesso almeno in principio il supporto delle forze della Coalizione e di contractor privati. Per l'Italia, la struttura di Nassiriyah è la seconda esperienza sul fronte dei Provincial reconstruction team. Infatti, il 31 marzo 2005 è stato inaugurato il primo Prt a guida italiana a Herat in Afghanistan. Vi operano un team di esperti del ministero degli Esteri e circa 120 militari, suddivisi tra sicurezza e cellule della ricostruzione (Cimic, cooperazione civile-militare). Infine, anche il Prt di Nassiriyah (come avvenuto a Herat) sarà dotato di una Forward support Base. Presso l'aeroporto di Tallil opera già il sesto Reparto operativo autonomo (Roa), composto da un centinaio di militari dell'Aeronautica militare e alcuni dell'Aviazione dell'Esercito (Aves), che diverrà l'ossatura della nuova struttura.
Il personale dell'Aeronautica (circa 200 effettivi del sesto Roa, Raggruppamento operativo autonomo) e i velivoli, nascita del Prt dovrebbe essere istituita anche una Forward support base (Fsb) presso l'aeroporto di Tallil. Ma già oggi i militari presenti fanno fatica a gestire la mole di lavoro che inevitabilmente crescerà con l'istituzione dei Provincial reconstruction team. invece, non dovrebbero subire sostanziali riduzioni.
fonte AMiD
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L'organizzazione del Prt, che diventerà pienamente operativo alla fine dell'anno, fa parte del "piano di rientro" dall'Iraq, che consiste in un alleggerimento della presenza italiana in stretta consultazione con il governo iracheno e con gli altri partner. Insomma un "maquillage": e non c'è da stupirsi visto che la vicenda irachena racchiude in sé tutte le questioni chiave per un rilancio della politica estera del nostro paese. A partire dal rispetto dell’articolo 11 della Costituzione. I Prt sono una sorta di "soluzione intermedia" tra il ritiro delle truppe italiane (come chiedono gli elettori del centrosinistra e la nostra Costituzione) e il mantenimento delle stesse nel paese (come chiedono il centrodestra e gli Usa). L’esperienza afgana del PRT di Herat e le preoccupazioni espresse più volte da operatori del settore e dalle organizzazioni non governative di cooperazione dimostrano che quella modalità di presenza in territori in conflitto rischia da una parte di legittimare una nuova fase di un’operazione squisitamente militare, e dall’altra di mettere a serio repentaglio l’incolumità fisica dei cooperanti civili.
Occorrerà trasferire la battaglia in parlamento e nelle commissioni. Per ora, "Antica Babilonia", cominciata con l'arrivo dell'avanguardia del contingente italiano a Nassiriyah l'8 giugno del 2003, si "esaurirà" dunque entro la fine del 2006 per lasciare il posto al Team di ricostruzione provinciale. Da luglio 2006 rimarranno nel paese mediorientale circa 800 militari italiani, meno della metà degli effettivi iniziali. In particolar modo sarà ritoccata la componente di terra. Entro giugno è previsto il graduale trasferimento dei compiti dal contingente alle forze di difesa e sicurezza irachene, che sono in fase di addestramento per la parte di competenza italiana (la provincia del Dhi Qar). Di pari passo procederà la riduzione del contingente.
Come affermato ieri mattina dal Capo di Stato maggiore dell'Esercito, il generale Filiberto Cecchi, al cronista dell'agenzia di stampa "il Velino", la compagine militare della struttura sarà guidata dal colonnello Antonino Pagotto, che rivestirà anche l'incarico di vice capo del Prt. L'altro numero due sarà invece William Lovely, statunitense, ex pilota dei Marines, attualmente alle dipendenze della Direzione generale dei Prt Usa (quest'ultimi sono già attivi in tre aree dell'Irak). La gestione del Provincial reconstruction team, infine, è stata affidata al diplomatico Ugo Trojano. Peraltro anche il nostro ambasciatore in Iraq, Maurizio Melani, sarà coinvolto nella vita della struttura, seppur indirettamente. Infatti il diplomatico è anche membro del "Joint executive steree committee" della Coalizione. Vale a dire fa parte del comitato operativo delle forze multinazionali che, tra le altre cose, ha anche la funzione di guida strategica di tutti i Prt iracheni.
Il Prt "made in Italy" sarà pienamente operativo ufficialmente verso il 20 di giugno. Nei giorni scorsi ha ricevuto la "Initial operational capacity" (Ioc), e trascorso un mese è prevista la "Full operational capacity" (Foc).
I settori d'intervento prioritari al momento sono cinque, ma i tecnici non escludono di estendere l'attività ad altri. Per l'energia ci sarà Paolo Chiarusi; il responsabile per l'economia sarà Piermarino Tanzi; i progetti idrici saranno coordinati da Paolo Rufini. La governance andrà a Elisabetta Trenta e il settore amministrativo sarà curato da Rodolfo Celletti.
In Iraq è prevista globalmente l'istituzione di 12 Prt, otto dei quali gestiti dagli Stati Uniti (Ninawa, Tamim, Baghdad, Anbar, Salah ad Din, Najaf, Diyala e Babil).
I restanti quattro saranno affidati agli altri Paesi della Coalizione (Qadisiyah, Dhi Qar, Erbil e Bassora). Di questi ultimi, al momento però ne sono attivi solo due: quello italiano a Nassiriyah e quello britannico a Bassora. Infine, le forze multinazionali hanno ipotizzato di assegnare agli iracheni altri sei Provincial reconstruction team (Maysan, Muthanna, Dohuk Sulay, Wasit e Karbala), a patto che vi siano le condizioni di sicurezza e che l'esercito e la polizia di Baghdad abbia un organico sufficiente.
In caso i Prt vengano assegnati agli iracheni, i militari statunitensi hanno promesso almeno in principio il supporto delle forze della Coalizione e di contractor privati. Per l'Italia, la struttura di Nassiriyah è la seconda esperienza sul fronte dei Provincial reconstruction team. Infatti, il 31 marzo 2005 è stato inaugurato il primo Prt a guida italiana a Herat in Afghanistan. Vi operano un team di esperti del ministero degli Esteri e circa 120 militari, suddivisi tra sicurezza e cellule della ricostruzione (Cimic, cooperazione civile-militare). Infine, anche il Prt di Nassiriyah (come avvenuto a Herat) sarà dotato di una Forward support Base. Presso l'aeroporto di Tallil opera già il sesto Reparto operativo autonomo (Roa), composto da un centinaio di militari dell'Aeronautica militare e alcuni dell'Aviazione dell'Esercito (Aves), che diverrà l'ossatura della nuova struttura.
Il personale dell'Aeronautica (circa 200 effettivi del sesto Roa, Raggruppamento operativo autonomo) e i velivoli, nascita del Prt dovrebbe essere istituita anche una Forward support base (Fsb) presso l'aeroporto di Tallil. Ma già oggi i militari presenti fanno fatica a gestire la mole di lavoro che inevitabilmente crescerà con l'istituzione dei Provincial reconstruction team. invece, non dovrebbero subire sostanziali riduzioni.
fonte AMiD
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