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View Full Version : Incipit


Lorenzaccia
03-06-2006, 16:31
Mi sembra di capire che su questo forum non sia mai stato aperto un thread sugli Incipit... Incredibile, ogni forum che si rispetti ne ha uno! Andate a dare un occhio in giro per la rete :D
Allora rimediamo subito: postate qui gli inizi dei libri che vi sono piaciuti di più, di qualsiasi genere: romanzi, saggistica, testi sacri, storia, filosofia, politica, harmony eccetera. Ma anche parti intermedie, se rilevanti, sono ben accette.

Inizio io con alcune parti del 1° e 2° libro della Bhagavadgita, che a sua volta fa parte del Mahabharata, il vastissimo e antico poema epico indiano che narra lo scontro, fisico ed esistenziale, tra due nobili famiglie nemiche: i Kaurava e i loro cugini Pandava.
Tema centrale della Bhagavadgita è il dialogo tra Arjuna, il guerrero per eccellenza dei Pandava, e Krishna, il suo auriga, che impartisce ad Arjuna il suo insegnamento sul problema dell'agire.
Arjuna, infatti, il giorno della battaglia finale, con i due eserciti schierati gli uni contro gli altri, vedendo nello schieramento avversario parenti e maestri, è preso dallo sconforto, improvvisamente si ferma e depone le armi; si chiede che senso abbia combattere, poi, più in generale, e salendo di grado: perché agire e cos'è l'azione?, come si comporta l’uomo saggio?, cosa vuole dire “conoscenza?”, cos'è e che volto ha la realtà suprema?

(Note: Sanjaya è il consigliere di Dhrtarashtra, il vecchio e saggio padre del capofamiglia dei Kaurava - Duryodhana, il cattivone della saga, baro ai dadi e guerrafondaio provocatore - che osserva il combattimento da una nuvola e gli riferisce. Il Bhagavat = Krishna).



I lettura
...
[Arjuna disse a Krishna]:
21. In mezzo ai due eserciti ferma il mio carro, o immoto
22. affinché io osservi bene costoro che, schierati, hanno desiderio di battaglia, e veda con chi dovrò combattere in questo conflitto che si sta preparando.
23. Che io veda coloro che, per combattere, sono qui convenuti, desiderosi di far cosa gradita in battaglia al dissennato figlio di Dhtarâshtra.
Sañjaya disse:
24. Così parlò Arjuna, o Dhrtarâshtra, a Krishna. Questi, fermato il grandioso carro in mezzo ai due eserciti,
25. di fronte a Bhîßma, a Drona e a tutti i sovrani, disse: «Guarda, Arjuna, questi Kuru, qui riuniti».
26. Allora Arjuna vide schierati padri, nonni, maestri, zii, fratelli, figli, nipoti e compagni,
27. suoceri e amici, in entrambi gli eserciti. E mentre il suo sguardo abbracciava tutti quei parenti così schierati,
28. Arjuna fu penetrato da immensa pietà e, disperato, così parlò: «Vedendo, o Krishna, questa mia gente, desiderosa di combattere, schierata,
29. le membra mi si afflosciano, la bocca mi si inaridisce, il mio corpo comincia a tremare e a inorridire,
30. l'arco Gandîva mi sfugge di mano e mi si infiamma la pelle, non riesco più a reggermi in piedi e la mia mente sembra errare irrequieta,
31. e vedo, o Krishna, segni contrari, né riesco a scorgere alcun bene una volta che, nella sfida, io abbia ucciso la mia gente.
32. Né vittoria, o Krishna, né regno, né gioie io bramo. Che cosa sono per noi, o Krishna, il regno, che cosa i godimenti o la stessa vita?
33. Coloro per i quali bramiamo il regno, i godimenti e le gioie, proprio loro sono qui schierati a battaglia, rinunciando alla vita e alle ricchezze:
34. i maestri, i padri, i figli, persino i nonni, zii, suoceri, nipoti, cognati e altri congiunti.
35. Io non desidero ucciderli, anche se dovessi esserne ucciso, o Krishna, neppure per l'impero dei tre mondi: a maggior ragione non per questa terra!
36. Uccidendo gli uomini di Dhrtarâshtra,, che gioia ne avremmo, o Krishna? Solo il male si attaccherebbe a noi dopo che avessimo ucciso costoro, che pure sono pronti a colpire.
37. Perciò non ha senso che noi uccidiamo gli uomini di Dhrtarâshtra, nostri congiunti. Infatti come potremmo essere felici, o Krishna, dopo aver ucciso la nostra stessa gente?
...

II lettura
Sañjaya disse:
1. A lui che, così penetrato dalla pietà, disperato, aveva gli occhi smarriti e pieni di lacrime, Krishna fece questo discorso:
Il Bhagavat disse:
2. Di dove ti viene una tale viltà nel momento difficile? Tipica degli uomini ignobili, essa non conduce al cielo ed è causa di infamia.
3. Non lasciarti andare all'impotenza, o Arjuna, essa non ti si addice. Abbandona questo meschino scoramento e alzati, o distruttore dei nemici.
Arjuna disse:
4. Come posso combattere in battaglia, colle frecce, contro Bhîßma e Drona, loro che meritano di essere onorati, o Krishna?
5. Pur di non uccidere i nostri magnanimi maestri, infatti, sarebbe meglio addirittura mendicare da mangiare, qui in questo mondo. Giacché uccidendo qui i maestri, per quanto essi desiderino il proprio vantaggio, godrei godimenti lordati di sangue.
6. E non sappiamo neppure che cosa sia per noi preferibile: vincere o che ci vincano. Proprio coloro uccidendo i quali non desidereremmo più vivere, proprio loro sono schierati di fronte a noi, gli uomini di Dhrtarâshtra,.
7. Il mio essere è stordito da una colpevole compassione, e a te chiedo, io che sono confuso riguardo al dharma, che cosa sia meglio. Dimmelo chiaramente. Io sono tuo discepolo: istruiscimi, a te mi sono abbandonato.
8. Non vedo infatti che cosa potrebbe eliminare il dolore che mi inaridisce i sensi, anche se, qui sulla terra, ottenessi un ricco regno senza rivali o persino la sovranità sugli dèi.
Sañjaya disse:
9. Così parlò Arjuna, il distruttore dei nemici, a Krishna. Poi gli disse «Io non combatterò» e tacque.
10. A lui che stava disperato in mezzo ai due eserciti, o discendente di Bharata, Krishna rivolse come sorridendo le seguenti parole:
Il Bhagavat disse:
11. Tu hai pianto per chi non deve essere compianto, eppure pronunci parole di saggezza. I sapienti non piangono né per chi è morto né per chi non lo è.
12. In verità giammai io non sono stato, né tu né questi signori di popoli, né mai non saremo, noi tutti, d'ora in poi.
13. Così come in questo corpo l'incorporato attraversa gli stadi di fanciullezza, giovinezza e vecchiaia, analogamente egli assumerà poi altri corpi. Chi è saldo, in questo non si confonde.
14. I contatti con la materia poi, o Arjuna - che procurano freddo e caldo, piacere e dolore - vanno e vengono, instabili. Ad essi disponiti a resistere, o Arjuna.
15. Infatti l'uomo che essi non rendono inquieto, o Arjuna, indifferente al piacere e al dolore, saldo, è pronto per l'immortalità.
16. Non si dà esistenza di ciò che non è, né inesistenza di ciò che è. E coloro che hanno visione della realtà hanno visto il confine tra i due.
17. Inoltre sappi che è indistruttibile ciò da cui il tutto è stato dispiegato. Nessuno può causare la distruzione di ciò che è imperituro.
18. Hanno fine, si dice, questi corpi appartenenti all'eterno incorporato, imperituro e smisurato. Perciò combatti, o Arjuna.
19. Chi ritiene che egli sia uccisore e chi pensa che egli sia ucciso, entrambi costoro non sanno discernere: egli non uccide e non è ucciso,
20. né mai nasce o muore, e neppure, essendo, potrà mai non più essere. Non nato, eterno, permanente, questo antico non è ucciso quando viene ucciso il corpo.
21. L'uomo che sa che egli è indistruttibile, eterno, non nato, imperituro, come può, o Arjuna, fare uccidere qualcuno? e chi può uccidere?
22. Come un uomo, abbandonati gli abiti vecchi, ne prende altri di nuovi, così l'incorporato abbandona i vecchi corpi e ne incontra di nuovi.
23. Le armi non lo lacerano, il fuoco non lo brucia, le acque non lo bagnano, il vento non lo asciuga.
24. Egli non può essere lacerato, bruciato, bagnato, asciugato. Egli è eterno, onnipervadente, fermo, immobile, perenne.
25. Viene detto immanifesto, impensabile, immutabile. Pertanto, ciò sapendo, non devi compiangerlo.
26. Ora tu puoi anche pensare che egli eternamente nasca ed eternamente muoia: ma anche allora tu, o Arjuna, non devi piangerlo.
27. Infatti di chi nasce sicura è la morte, e sicura è la nascita di chi muore. Dunque, giacché la cosa è inevitabile, non devi piangere.
28. Degli esseri è immanifesto l'inizio, manifesto, o Arjuna, lo stato intermedio, immanifesta invero la fine. Per quale motivo lamentarsi?
29. Qualcuno lo vede come un prodigio, qualcun altro come di un prodigio parimenti ne parla, e come un prodigio un altro lo ode: ma nessuno, anche avendolo udito, lo conosce.
30. Quest'incorporato è, nel corpo di ciascuno, eternamente inviolabile, o Arjuna. Perciò tu non devi compiangere nessuno degli esseri.
31. E anche volgendo lo sguardo al tuo proprio dharma non devi tremare. Non si dà infatti niente di meglio, per un guerriero, che un combattimento conforme al dharma.
32. E i guerrieri accolgono felici un combattimento di questo tipo, o Arjuna, come una porta del cielo trovata spontaneamente aperta..
33. Ma se ora tu non farai questa guerra conforme al dharma, allora, trascurati il tuo proprio dharma e la fama, otterrai il male.
34. Inoltre gli esseri racconteranno la tua perenne infamia; e per l'uomo tenuto in onore l'infamia è peggiore della morte.
35. I grandi guerrieri penseranno che per paura tu ti sia ritirato dal conflitto, e andrai incontro allo spregio di coloro dai quali eri tenuto in grande considerazione.
36. E i tuoi nemici diranno su di te molte parole irripetibili, facendosi beffe delle tue capacità. Quale dolore è più grande di questo?
37. Ucciso, otterrai il cielo. Oppure, dopo aver vinto, godrai della terra. Perciò alzati, o Arjuna, determinato a battaglia!
...

TOWERTORRE
03-06-2006, 18:56
L'uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì