sempreio
31-05-2006, 18:24
ma siamo matti :eek: ci vogliono dissanguare ma dove cavolo li trovano :eek:
Draghi: "Favorire la crescita"
"Occorre alzare l'età pensionabile"
Il risanamento dei conti pubblici italiani è diventato un imperativo, oltre che una priorità assoluta. Occorre intervenire subito per ritrovare la "via dello sviluppo" e avviare la ripresa economica. Questo è il monito che Mario Draghi lancia all'assembla di Bankitalia. Per il governatore quest'anno il Pil crescerà dell'1,5% e per centrare gli obiettivi 2007 occorre una manovra da 25 miliardi, pari al 2% del Pil.
Nelle "Considerazioni finali" l'inquilino di Palazzo Koch, di fronte ad un platea d'eccezione, ha delineato quindi le priorità della politica economica italiana. Una ricetta complessa, che va dai tagli di spesa, in primis pensioni e amministrazione pubblica, all'aumento dell'età pensionabile, agli interventi necessari per rientrare nei parametri europei, al rilancio della competitività.
LA PRIORITA' ASSOLUTA E' TORNARE ALLA CRESCITA
Il fulcro di tutto il discorso è stata la crescita dell'economia. E' questa la "priorita' assoluta" per l'Italia, "proprio come l'entrata nell'Unione monetaria lo fu dieci anni fa", ha detto Draghi. Ma per farlo occorre contemporaneamente riportare i conti pubblici in equilibrio: il risanamento è "divenuto imperativo". L'obiettivo richiede "consenso sul disegno del futuro, concordia sull'azione nel presente". L'Italia nella sua storia "ha saputo rispondere a sfide ben piu' drammatiche".
E' un messaggio di fiducia quello che il governatore esprime alle sue prime Considerazioni finali, pur non nascondendo le difficolta' di una finanza pubblica che non ha saputo approfittare dei vantaggi della moneta unica "in gran parte dispersi" e che va risanata rapidamente, riportando deficit e, soprattutto debito, su un sentiero virtuoso.
Draghi fornisce la sua ricetta che tocca molti punti nevralgici: la riduzione immediata delle spese della pubblica amministrazione, innalzamento dell'eta' media effettiva di pensionamento e la piena responsabilità alle Regioni ed enti locali nel controllo della spesa. Contemporaneamente, però, la crescita va stimolata attraverso liberalizzazioni, ad esempio nel settore dei servizi e del commercio, che stimolino la concorrenza, rendendo piu' efficiente il lavoro anche attraverso minori rigidita'. Ma questo non basta, "perche' la produttivita' torni a crescere occorrono innovazione e investimenti in ricerca e tecnologia".
QUEST'ANNO CRESCITA PIL VERSO 1,5%
Per Draghi "quest'anno il tasso di incremento del prodotto potrebbe avvicinarsi all'1,5 per cento, grazie a un recupero delle esportazioni e degli investimenti". "La ripresa congiunturale puo' facilitare le azioni volte a favorire l'adeguamento della struttura produttiva".
SERVE UNA MANOVRA DA 25 MILIARDI
"Alla luce delle attuali tendenze" dei conti pubblici è necessaria "una correzione dell'ordine di due punti percentuali di prodotto" se si vuole raggiungere l'obiettivo di ridurre il deficit nel 2007 al 2,8% come indicato nei programmi governativi. Questo è necessario per far ripartire il processo di riduzione dell'incidenza del debito sul Pil. Per Draghi "eventuali interventi di abbassamento della pressione fiscale o di rilancio degli investimenti pubblici richiederebbero il reperimento di risorse aggiuntive". "Per ricondurre i saldi della finanza pubblica su livelli che consentano una flessione prevedibile, continuativa e permanente del peso del debito vanno realizzati interventi strutturali che interessino le principali voci di spesa e tutti i livelli di governo", scrive Draghi e aggiunge che e' "necessario frenare la spesa primaria corrente" che negli ultimi dieci anni e' cresciuta del 2,5% all'anno. Per questo "vi sono, accanto alla compressione delle spese di funzionamento dell'Amministrazione, due priorita' ineludibili: affrontare il nodo dell'eta' media effettiva di pensionamento; responsabilizzare pienamente Regioni ed Enti locali nel controllo della spesa".
LA PRECARIETA' DEL LAVORO COME PRASSI FRENA LO SVILUPPO
I contratti atipici di lavoro hanno aiutato le imprese a recuperare importanti margini di flessibilità, tuttavia, ha osservato il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, se diventano una prassi "frenano lo sviluppo". "Se diventano un surrogato dell'ordinaria flessibilità dell'impiego, impediscono a molti giovani di pianificare il futuro, riducono gli incentivi dell'impresa a investire nella loro formazione, frenano la produttività del sistema".
BOCCIATO IL CUNEO FISCALE ALTO
Il peso del cuneo fiscale sulle imprese è una evidenza che Draghi ha supportato con i dati dell'Ocse. "Nel 2005 - ha detto - il fisco ha prelevato, tra imposte e contributi e senza contare l'Irap, il 45,4% del costo del lavoro di un lavoratore tipo dell'industria. Il valore medio dei Paesi dell'Ocse è 37,3%. Un livello eccessivo del cuneo fiscale e previdenziale distorce la allocazione delle risorse, frena lo sviluppo".
Draghi ha però indicato anche l'opportunità che le parti sociali riprendano gli accordi del 1993 implementando la distribuzione dei guadagni di produttività a livello di contrattazione decentrata. "La diffusione di schemi retributivi esplicitamente legati alla produttività aziendale è però ancora scarsa e concentrate nelle grandi imprese industriali". Per tornare agli strumenti di flessibilità dell'impiego, Draghi ha ribadito l'utilità delle opzioni offerte dai contratti atipici, e dopo averne però evidenziato gli effetti negativi sulla produttività quando questi diventano prassi nella gestione.
Draghi
INNALZARE L'ETA' PENSIONABILE
Per il governatore è necessario innalzare l'età media effettiva del pensionamento. "Solo un innalzamento significativo dell'età media di pensionamento può conciliare l'erogazione di pensioni di importo adeguato con la sostenibilità finanziaria del sistema contributivo", ha detto Draghi. "La spesa per pensioni è pari al 15,4 per cento del prodotto interno lordo - ha esordito il governatore - quasi un quarto è assorbito da pensioni di vecchiaia e anzianità versate a persone con meno di 65 anni. L'uscita dalle forze di lavoro è massima in corrispondenza dei requisiti minimi di pensione. Negli ultimi anni, dopo che le riforme introdotte li hanno innalzati, l'età media di uscita è stata in Italia intorno ai 60 anni; è di 61 in Germania, di 62 nel Regno Unito, di oltre 65 negli Stati Uniti. Le donne e gli uomini di sessant'anni hanno ora davanti a sé un periodo di vita di 25 e 21 anni". "L'allungamento della vita lavorativa - ha quindi aggiunto - aiuterà anche ad aumentare il tasso di partecipazione al mercato del lavoro".
INEFFICACI MISURE AD HOC PER IL SUD
Il governatore ha anche affrontato un altro tema spinoso: la situazione del Mezzogiorno e si è schierato contro le misure pensate ad hoc per il Sud, definendole inefficati. Per far crescere l'economia del Mezzogiorno per Draghi servono le stesse politiche macroeconomiche applicate al resto dell'Italia e non di misure specifiche.
"Politiche specifiche di incentivazione delle imprese possono essere d'aiuto ma la loro utilità non va soprallutata. Esse comportano costi di gestione, possibili distorsioni allocative, rischi di usi impropri, soprattutto se basate su meccanismi non automatici".
PIU' COMPETIZIONE TRA SCUOLE E UNIVERSITA'
Per Draghi piu' che maggiore spese per l'istruzione servono "nuove regole che premino il merito di docenti e ricercatori". Per migliorare il rendimento del sistema bisognerebbe rafforzare la competizione tra scuole e tra università. Draghi sottolinea come negli ultimi dieci anni si sia "ridotto il divario rispetto ai paesi avanzati nella diffusione dell'istruzione tra i giovani" ma anche che il "ritardo accumulato pesera' ancora a lungo sul livello medio del capitale di istruzione degli italiani". In Italia tra i 25 e i 64 anni nel 2003 erano laureate il 10% delle persone a fronte della media del 24% dei Paesi Ocse. Inoltre gli studenti italiani di 15 anni hanno accumulato un ritardo nell'apprendimento della matematica equivalente a un anno di scuola. "La gravita' del ritardo - conclude Draghi - ci impone di guardare all'esperienza di altri Paesi europei, quali Svezia, Finlandia, Regno Unito, che hanno sperimentato strumenti per migliorare il rendimento del sistema di istruzione e di ricerca, rafforzando la competizione tra scuole e fra universita': prima ancora che maggiori spese occorrono nuove regole che premino il merito di docenti e ricercatori".
BANCHE: COSTI DI CHIUSURA DEI CONTI TROPPO ALTI
Le banche non devono limitare la mobilita' delle clientela, ad esempio, con i costi applicati alla chiusura dei conti correnti. Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi richiama le banche a ridurre i costi, e lamenta che la maggiore efficienza e l'aumento della concorrenza "non si sono ancora riflessi a sufficienza sui prezzi e sulla qualita' di alcuni servizi bancari".
"I costi applicati dalle banche per la chiusura dei conti hanno particolare rilievo - ha detto Draghi all'assemblea dell'istituto - perche' possono limitare la mobilita' della clientela ostacolando la concorrenza". Alcune banche, sottolinea il governatore, hanno abolito le spese di chiusura dei conti negli ultimi due anni, cosi' come avviene nella maggior parte dei paesi europei. La Banca d'Italia, insieme all'Antitrust, ha avviato una indagine nel 2004 e ora e' l'Antitrust ad occuparsene.
BANKITALIA FERITA, IL GIUDIZIO SU OPERATO FAZIO E' APERTO
Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi ha dedicato spazio al suo predecessore non nascondendo le gravi vicende che hanno interessato via Nazionale negli ultimi mesi, dalle quali "la Banca d'Italia, pur salva nell'integrita' istituzionale della sua struttura di vigilanza, ne usciva ferita".
"Nel dicembre scorso - ha ricordato Draghi - il dottor Antonio Fazio rassegnava le proprie dimissioni da governatore della Banca d'Italia. Vi era entrato nel 1965; era stato capo del Servizio Studi, direttore centrale per la ricerca economica, Governatore dal maggio 1993, fece la politca monetaria che accompagno' l'Italia nell'Unione monetaria europea. Il giudizio sul suo operato nello scorcio del suo ufficio - sottolinea Draghi - e' aperto. Gli rivolgo un riconoscimento non formale per aver speso l'intera sua vita professionale al servizio di questa istituzione".
Draghi ha poi ricordato i recenti giorni oscuri di Bankitalia. "Con la fine dello scorso anno - ha sottolineato - volgeva al termine un periodo convulso di scandali, di speculazioni, durante il quale era parso che il mercato, i risparmi degli italiani, il destino di societa' in settori rilevanti per l'economia nazionale fossero preda dell'arbitrio, dell'interesse, delle trame di pochi individui. L'iniziativa della magistratura impediva il compiersi di queste trame. Si attende l'esito dei procedimenti giudiziari in corso. La Banca d'Italia, pur salva nell'integrita' istituzionale della sua struttura, ne usciva ferita".
Draghi: "Favorire la crescita"
"Occorre alzare l'età pensionabile"
Il risanamento dei conti pubblici italiani è diventato un imperativo, oltre che una priorità assoluta. Occorre intervenire subito per ritrovare la "via dello sviluppo" e avviare la ripresa economica. Questo è il monito che Mario Draghi lancia all'assembla di Bankitalia. Per il governatore quest'anno il Pil crescerà dell'1,5% e per centrare gli obiettivi 2007 occorre una manovra da 25 miliardi, pari al 2% del Pil.
Nelle "Considerazioni finali" l'inquilino di Palazzo Koch, di fronte ad un platea d'eccezione, ha delineato quindi le priorità della politica economica italiana. Una ricetta complessa, che va dai tagli di spesa, in primis pensioni e amministrazione pubblica, all'aumento dell'età pensionabile, agli interventi necessari per rientrare nei parametri europei, al rilancio della competitività.
LA PRIORITA' ASSOLUTA E' TORNARE ALLA CRESCITA
Il fulcro di tutto il discorso è stata la crescita dell'economia. E' questa la "priorita' assoluta" per l'Italia, "proprio come l'entrata nell'Unione monetaria lo fu dieci anni fa", ha detto Draghi. Ma per farlo occorre contemporaneamente riportare i conti pubblici in equilibrio: il risanamento è "divenuto imperativo". L'obiettivo richiede "consenso sul disegno del futuro, concordia sull'azione nel presente". L'Italia nella sua storia "ha saputo rispondere a sfide ben piu' drammatiche".
E' un messaggio di fiducia quello che il governatore esprime alle sue prime Considerazioni finali, pur non nascondendo le difficolta' di una finanza pubblica che non ha saputo approfittare dei vantaggi della moneta unica "in gran parte dispersi" e che va risanata rapidamente, riportando deficit e, soprattutto debito, su un sentiero virtuoso.
Draghi fornisce la sua ricetta che tocca molti punti nevralgici: la riduzione immediata delle spese della pubblica amministrazione, innalzamento dell'eta' media effettiva di pensionamento e la piena responsabilità alle Regioni ed enti locali nel controllo della spesa. Contemporaneamente, però, la crescita va stimolata attraverso liberalizzazioni, ad esempio nel settore dei servizi e del commercio, che stimolino la concorrenza, rendendo piu' efficiente il lavoro anche attraverso minori rigidita'. Ma questo non basta, "perche' la produttivita' torni a crescere occorrono innovazione e investimenti in ricerca e tecnologia".
QUEST'ANNO CRESCITA PIL VERSO 1,5%
Per Draghi "quest'anno il tasso di incremento del prodotto potrebbe avvicinarsi all'1,5 per cento, grazie a un recupero delle esportazioni e degli investimenti". "La ripresa congiunturale puo' facilitare le azioni volte a favorire l'adeguamento della struttura produttiva".
SERVE UNA MANOVRA DA 25 MILIARDI
"Alla luce delle attuali tendenze" dei conti pubblici è necessaria "una correzione dell'ordine di due punti percentuali di prodotto" se si vuole raggiungere l'obiettivo di ridurre il deficit nel 2007 al 2,8% come indicato nei programmi governativi. Questo è necessario per far ripartire il processo di riduzione dell'incidenza del debito sul Pil. Per Draghi "eventuali interventi di abbassamento della pressione fiscale o di rilancio degli investimenti pubblici richiederebbero il reperimento di risorse aggiuntive". "Per ricondurre i saldi della finanza pubblica su livelli che consentano una flessione prevedibile, continuativa e permanente del peso del debito vanno realizzati interventi strutturali che interessino le principali voci di spesa e tutti i livelli di governo", scrive Draghi e aggiunge che e' "necessario frenare la spesa primaria corrente" che negli ultimi dieci anni e' cresciuta del 2,5% all'anno. Per questo "vi sono, accanto alla compressione delle spese di funzionamento dell'Amministrazione, due priorita' ineludibili: affrontare il nodo dell'eta' media effettiva di pensionamento; responsabilizzare pienamente Regioni ed Enti locali nel controllo della spesa".
LA PRECARIETA' DEL LAVORO COME PRASSI FRENA LO SVILUPPO
I contratti atipici di lavoro hanno aiutato le imprese a recuperare importanti margini di flessibilità, tuttavia, ha osservato il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, se diventano una prassi "frenano lo sviluppo". "Se diventano un surrogato dell'ordinaria flessibilità dell'impiego, impediscono a molti giovani di pianificare il futuro, riducono gli incentivi dell'impresa a investire nella loro formazione, frenano la produttività del sistema".
BOCCIATO IL CUNEO FISCALE ALTO
Il peso del cuneo fiscale sulle imprese è una evidenza che Draghi ha supportato con i dati dell'Ocse. "Nel 2005 - ha detto - il fisco ha prelevato, tra imposte e contributi e senza contare l'Irap, il 45,4% del costo del lavoro di un lavoratore tipo dell'industria. Il valore medio dei Paesi dell'Ocse è 37,3%. Un livello eccessivo del cuneo fiscale e previdenziale distorce la allocazione delle risorse, frena lo sviluppo".
Draghi ha però indicato anche l'opportunità che le parti sociali riprendano gli accordi del 1993 implementando la distribuzione dei guadagni di produttività a livello di contrattazione decentrata. "La diffusione di schemi retributivi esplicitamente legati alla produttività aziendale è però ancora scarsa e concentrate nelle grandi imprese industriali". Per tornare agli strumenti di flessibilità dell'impiego, Draghi ha ribadito l'utilità delle opzioni offerte dai contratti atipici, e dopo averne però evidenziato gli effetti negativi sulla produttività quando questi diventano prassi nella gestione.
Draghi
INNALZARE L'ETA' PENSIONABILE
Per il governatore è necessario innalzare l'età media effettiva del pensionamento. "Solo un innalzamento significativo dell'età media di pensionamento può conciliare l'erogazione di pensioni di importo adeguato con la sostenibilità finanziaria del sistema contributivo", ha detto Draghi. "La spesa per pensioni è pari al 15,4 per cento del prodotto interno lordo - ha esordito il governatore - quasi un quarto è assorbito da pensioni di vecchiaia e anzianità versate a persone con meno di 65 anni. L'uscita dalle forze di lavoro è massima in corrispondenza dei requisiti minimi di pensione. Negli ultimi anni, dopo che le riforme introdotte li hanno innalzati, l'età media di uscita è stata in Italia intorno ai 60 anni; è di 61 in Germania, di 62 nel Regno Unito, di oltre 65 negli Stati Uniti. Le donne e gli uomini di sessant'anni hanno ora davanti a sé un periodo di vita di 25 e 21 anni". "L'allungamento della vita lavorativa - ha quindi aggiunto - aiuterà anche ad aumentare il tasso di partecipazione al mercato del lavoro".
INEFFICACI MISURE AD HOC PER IL SUD
Il governatore ha anche affrontato un altro tema spinoso: la situazione del Mezzogiorno e si è schierato contro le misure pensate ad hoc per il Sud, definendole inefficati. Per far crescere l'economia del Mezzogiorno per Draghi servono le stesse politiche macroeconomiche applicate al resto dell'Italia e non di misure specifiche.
"Politiche specifiche di incentivazione delle imprese possono essere d'aiuto ma la loro utilità non va soprallutata. Esse comportano costi di gestione, possibili distorsioni allocative, rischi di usi impropri, soprattutto se basate su meccanismi non automatici".
PIU' COMPETIZIONE TRA SCUOLE E UNIVERSITA'
Per Draghi piu' che maggiore spese per l'istruzione servono "nuove regole che premino il merito di docenti e ricercatori". Per migliorare il rendimento del sistema bisognerebbe rafforzare la competizione tra scuole e tra università. Draghi sottolinea come negli ultimi dieci anni si sia "ridotto il divario rispetto ai paesi avanzati nella diffusione dell'istruzione tra i giovani" ma anche che il "ritardo accumulato pesera' ancora a lungo sul livello medio del capitale di istruzione degli italiani". In Italia tra i 25 e i 64 anni nel 2003 erano laureate il 10% delle persone a fronte della media del 24% dei Paesi Ocse. Inoltre gli studenti italiani di 15 anni hanno accumulato un ritardo nell'apprendimento della matematica equivalente a un anno di scuola. "La gravita' del ritardo - conclude Draghi - ci impone di guardare all'esperienza di altri Paesi europei, quali Svezia, Finlandia, Regno Unito, che hanno sperimentato strumenti per migliorare il rendimento del sistema di istruzione e di ricerca, rafforzando la competizione tra scuole e fra universita': prima ancora che maggiori spese occorrono nuove regole che premino il merito di docenti e ricercatori".
BANCHE: COSTI DI CHIUSURA DEI CONTI TROPPO ALTI
Le banche non devono limitare la mobilita' delle clientela, ad esempio, con i costi applicati alla chiusura dei conti correnti. Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi richiama le banche a ridurre i costi, e lamenta che la maggiore efficienza e l'aumento della concorrenza "non si sono ancora riflessi a sufficienza sui prezzi e sulla qualita' di alcuni servizi bancari".
"I costi applicati dalle banche per la chiusura dei conti hanno particolare rilievo - ha detto Draghi all'assemblea dell'istituto - perche' possono limitare la mobilita' della clientela ostacolando la concorrenza". Alcune banche, sottolinea il governatore, hanno abolito le spese di chiusura dei conti negli ultimi due anni, cosi' come avviene nella maggior parte dei paesi europei. La Banca d'Italia, insieme all'Antitrust, ha avviato una indagine nel 2004 e ora e' l'Antitrust ad occuparsene.
BANKITALIA FERITA, IL GIUDIZIO SU OPERATO FAZIO E' APERTO
Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi ha dedicato spazio al suo predecessore non nascondendo le gravi vicende che hanno interessato via Nazionale negli ultimi mesi, dalle quali "la Banca d'Italia, pur salva nell'integrita' istituzionale della sua struttura di vigilanza, ne usciva ferita".
"Nel dicembre scorso - ha ricordato Draghi - il dottor Antonio Fazio rassegnava le proprie dimissioni da governatore della Banca d'Italia. Vi era entrato nel 1965; era stato capo del Servizio Studi, direttore centrale per la ricerca economica, Governatore dal maggio 1993, fece la politca monetaria che accompagno' l'Italia nell'Unione monetaria europea. Il giudizio sul suo operato nello scorcio del suo ufficio - sottolinea Draghi - e' aperto. Gli rivolgo un riconoscimento non formale per aver speso l'intera sua vita professionale al servizio di questa istituzione".
Draghi ha poi ricordato i recenti giorni oscuri di Bankitalia. "Con la fine dello scorso anno - ha sottolineato - volgeva al termine un periodo convulso di scandali, di speculazioni, durante il quale era parso che il mercato, i risparmi degli italiani, il destino di societa' in settori rilevanti per l'economia nazionale fossero preda dell'arbitrio, dell'interesse, delle trame di pochi individui. L'iniziativa della magistratura impediva il compiersi di queste trame. Si attende l'esito dei procedimenti giudiziari in corso. La Banca d'Italia, pur salva nell'integrita' istituzionale della sua struttura, ne usciva ferita".