indelebile
28-05-2006, 10:36
http://www.arcigay.it/show.php?1925
Russia
Il giorno scuro del Pride di Mosca
Soffocato sul nascere dalla polizia. Libertà di manifestare solo per i fanatici religiosi. La testimonianza di Sergio Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay
http://newsimg.bbc.co.uk/media/images/41695000/jpg/_41695736_orthodox_story_afp.jpg
Sergio Lo Giudice, 27 maggio 2006
"La Russia dimostra di avere un forte problema di democrazia, c'è un profondo malcontento del movimento gay-lesbico russo, ma si può comunque parlare di un passo in avanti, grazie all'attenzione mediatica e al tentativo di porre le basi per lottare contro questa situazione" racconta da Mosca il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice.
"Attendiamo la sentenza dell'ultimo grado, dopo la conferma di ieri del tribunale di revocare il permesso a manifestare decisa dall'amministrazione moscovita - aggiunge il responsabile Esteri dell'Associazione, Renato Sabbadini, anche lui a Mosca per portare sostegno al movimento lgbt russo - e poi il fascicolo passerà alla Corte dei diritti umani di Strasbrugo. Nei paesi dell'Est non basta la caduta del Muro per ottenere un istantaneo cambiamento della cultura delle persone: alla base delle libertà sessuali ci sono processi che richiedono tempo: a essere ottimisti in Russia occoreranno almeno 10 anni".
La formula pensata per aggirare il divieto a manifestare prevedeva una deposizione di fiori alla tomba del Milite Ignoto sotto le mura del Cremlino e un breve corteo fino alla sede del municipio, vicino alla statua di Iuri Dolgoruki, fondatore di Mosca. Ma le due piazze, vicine fra loro, che avrebbero dovuto congiungere il corteo sono state presidiate da centinaia di nazionalisti e ortodossi.
1700 poliziotti in tenuta antisommossa non hanno evitato in alcun modo il contatto fra chi avrebbe voluto partecipare al Pride e i contromanifestanti. Decine di gay e lesbiche sono stati fermati e portati via dalla polizia. Si è conclusa così, con l'impossibilità di manifestare, la speranza degli organizzatori di quello che avrebbe dovuto essere il primo Gay Pride di Russia.
Fra le persone fermate, anche Nikolaj Alekseev, il leader dell'organizzazione Gayrussia.ru che ha sfidato il divieto del sindaco Juri Luzhkov. Alekseev e' stato fermato proprio mentre cercava di recarsi alla tomba del Milite Ignoto, fronteggiato da decine di oppositori che gridavano: ''Sodoma qui non passera'!''. Insieme a lui, una ventina di altri manifestanti, fra cui alcuni esponenti delle numerose delegazioni straniere, a partire dal consigliere del sindaco di Parigi Bertrand Delanoe, presente a Mosca insieme alla vice sindaco della capitale francese. In piazza ,donne ortodosse agitavano icone religiose mentre uomini in abito cosacco, con il cappello di pecora e la tunica nero-rossa, gli stavano accanto.
Erano presenti numerose delegazioni di attivisti giunte dall'estero (Italia, Francia, Germania, Austria, Gran Bretagna, Lettonia, Ucraina, Polonia, Usa, Canada).
Un deputato dei Verdi tedeschi, Volker Beck, stava rilasciando un'intervista davanti alle telecamere, quando circa 20 nazionalisti lo hanno circondato e hanno iniziato a picchiarlo, fino a fargli sanguinare il naso senza che la polizia intervenisse.
I gruppi di nazionalisti, che inveivano facendo il saluto romano, hanno anche lanciato dei razzi lungo la Tverskaya, il corso principale di Mosca, cantando "Gloria alla Russia". Solo alla fine la polizia ha sgomberato la piazza di fronte al Comune allontanando insieme gay e nazionalisti e provocando nuovi tafferugli. Un giorno scuro come il cielo di Mosca oggi.
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Russia
D'accordo Chiesa Ortodossa, mondo politico e opinione pubblica. La solidarietà di Arcigay
Web Staff, 19 maggio 2006
Mosca
Niente Gay Parade a Mosca, per la Santa Russia sarebbe un sacrilegio: il potentissimo sindaco Iuri Luzhkov ha risposto picche agli omosessuali della metropoli che vorrebbero sfilare come si fa ormai una volta all'anno a Berlino, Parigi, Roma e in altre capitali europee. Quindici anni dopo il crollo dell'Urss la Russia post-comunista rimane un Paese profondamente omofobo.
Nei mesi scorsi Luzhkov aveva assicurato che mai e poi mai avrebbe permesso la sfilata gay ed e' stato di parola: ieri il municipio moscovita ha categoricamente proibito una ''marcia in sostegno della tolleranza e a difesa delle persone di orientamento omosessuale'' che un gruppo di attivisti gay voleva organizzare per il 27 maggio, dal Palazzo della Posta in via Miasnizskaia alla Lubianka, storica sede dei servizi segreti.
Il divieto e' stato ufficialmente giustificato con ''l'impossibilita' di bloccare il traffico automobilistico lungo il tragitto proposto''.
Parlando con i giornalisti, un funzionario del comune - Nikolai Kulikov - ha spiegato che il 'niet' e' scaturito anche dalla necessita' di ''proteggere gli omosessuali'' da rabbiosi attacchi da parte di nazionalisti, skinhead e ortodossi fondamentalisti e di evitare gravi, probabilmente sanguinosi disordini di piazza.
In effetti i militanti della ''Unione dei cittadini ortodossi'' (ieri sera impegnati in una protesta davanti ad un cinema di Mosca dove era in calendario la prima del controverso film ''Il Codice da Vinci'') e della ''Unione pan-nazionale russa'' hanno gia' da tempo annunciato di essere pronti a spalleggiare le forze dell'ordine se i ''perversi'' - come hanno definito i gay - oseranno scendere in strada il 27 maggio.
Il primo maggio, con in prima fila alcune vecchiette che issavano le icone dei santi e tuonavano contro ''il peccato'', i fondamentalisti ortodossi e i nazionalisti hanno gia' assediato per molte ore due night club della capitale dove ''i sodomiti facevano la festa''.
Gli omosessuali, che ai tempi dell'Urss rischiavano fino a cinque anni di carcere per il loro ''crimine'' mentre le lesbiche potevano essere rinchiuse senza tanti complimenti nei manicomi, non si sono dati pero' per vinti: hanno avviato oggi un'azione legale contro il divieto del municipio e denunciato Luzhkov per abuso di ufficio.
''Il municipio - sostiene Nikolai Alekseiev, il principale promotore della marcia gay bandita - ha violato la legge perche' non ci ha proposto un percorso alternativo''.
Alekseiev ha lanciato un appello al presidente Vladimir Putin perche' ''come garante della costituzione rimuova dal suo posto il dittatore Luzhkov''.
Il sanguigno sindaco, per il quale gay e' sinonimo di ''anormale'', puo' pero' dormire sonni tranquilli: ha dalla sua la Chiesa Ortodossa (ferocemente ostile ad ogni forma di ''propaganda omosessuale''), il partitone ''centrista'' di maggioranza (Russia Unita) e l'opinione pubblica. In nome dei ''valori nazionali'' e in ossequio ai precetti religiosi, quattro quinti dei russi hanno ieri sera bocciato l'idea della Gay Parade quando hanno partecipato ad un ''referendum telefonico'' che ha accompagnato un acceso dibattito in materia, proposto dalla rete televisiva Ntv.
Russia
Il giorno scuro del Pride di Mosca
Soffocato sul nascere dalla polizia. Libertà di manifestare solo per i fanatici religiosi. La testimonianza di Sergio Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay
http://newsimg.bbc.co.uk/media/images/41695000/jpg/_41695736_orthodox_story_afp.jpg
Sergio Lo Giudice, 27 maggio 2006
"La Russia dimostra di avere un forte problema di democrazia, c'è un profondo malcontento del movimento gay-lesbico russo, ma si può comunque parlare di un passo in avanti, grazie all'attenzione mediatica e al tentativo di porre le basi per lottare contro questa situazione" racconta da Mosca il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice.
"Attendiamo la sentenza dell'ultimo grado, dopo la conferma di ieri del tribunale di revocare il permesso a manifestare decisa dall'amministrazione moscovita - aggiunge il responsabile Esteri dell'Associazione, Renato Sabbadini, anche lui a Mosca per portare sostegno al movimento lgbt russo - e poi il fascicolo passerà alla Corte dei diritti umani di Strasbrugo. Nei paesi dell'Est non basta la caduta del Muro per ottenere un istantaneo cambiamento della cultura delle persone: alla base delle libertà sessuali ci sono processi che richiedono tempo: a essere ottimisti in Russia occoreranno almeno 10 anni".
La formula pensata per aggirare il divieto a manifestare prevedeva una deposizione di fiori alla tomba del Milite Ignoto sotto le mura del Cremlino e un breve corteo fino alla sede del municipio, vicino alla statua di Iuri Dolgoruki, fondatore di Mosca. Ma le due piazze, vicine fra loro, che avrebbero dovuto congiungere il corteo sono state presidiate da centinaia di nazionalisti e ortodossi.
1700 poliziotti in tenuta antisommossa non hanno evitato in alcun modo il contatto fra chi avrebbe voluto partecipare al Pride e i contromanifestanti. Decine di gay e lesbiche sono stati fermati e portati via dalla polizia. Si è conclusa così, con l'impossibilità di manifestare, la speranza degli organizzatori di quello che avrebbe dovuto essere il primo Gay Pride di Russia.
Fra le persone fermate, anche Nikolaj Alekseev, il leader dell'organizzazione Gayrussia.ru che ha sfidato il divieto del sindaco Juri Luzhkov. Alekseev e' stato fermato proprio mentre cercava di recarsi alla tomba del Milite Ignoto, fronteggiato da decine di oppositori che gridavano: ''Sodoma qui non passera'!''. Insieme a lui, una ventina di altri manifestanti, fra cui alcuni esponenti delle numerose delegazioni straniere, a partire dal consigliere del sindaco di Parigi Bertrand Delanoe, presente a Mosca insieme alla vice sindaco della capitale francese. In piazza ,donne ortodosse agitavano icone religiose mentre uomini in abito cosacco, con il cappello di pecora e la tunica nero-rossa, gli stavano accanto.
Erano presenti numerose delegazioni di attivisti giunte dall'estero (Italia, Francia, Germania, Austria, Gran Bretagna, Lettonia, Ucraina, Polonia, Usa, Canada).
Un deputato dei Verdi tedeschi, Volker Beck, stava rilasciando un'intervista davanti alle telecamere, quando circa 20 nazionalisti lo hanno circondato e hanno iniziato a picchiarlo, fino a fargli sanguinare il naso senza che la polizia intervenisse.
I gruppi di nazionalisti, che inveivano facendo il saluto romano, hanno anche lanciato dei razzi lungo la Tverskaya, il corso principale di Mosca, cantando "Gloria alla Russia". Solo alla fine la polizia ha sgomberato la piazza di fronte al Comune allontanando insieme gay e nazionalisti e provocando nuovi tafferugli. Un giorno scuro come il cielo di Mosca oggi.
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Russia
D'accordo Chiesa Ortodossa, mondo politico e opinione pubblica. La solidarietà di Arcigay
Web Staff, 19 maggio 2006
Mosca
Niente Gay Parade a Mosca, per la Santa Russia sarebbe un sacrilegio: il potentissimo sindaco Iuri Luzhkov ha risposto picche agli omosessuali della metropoli che vorrebbero sfilare come si fa ormai una volta all'anno a Berlino, Parigi, Roma e in altre capitali europee. Quindici anni dopo il crollo dell'Urss la Russia post-comunista rimane un Paese profondamente omofobo.
Nei mesi scorsi Luzhkov aveva assicurato che mai e poi mai avrebbe permesso la sfilata gay ed e' stato di parola: ieri il municipio moscovita ha categoricamente proibito una ''marcia in sostegno della tolleranza e a difesa delle persone di orientamento omosessuale'' che un gruppo di attivisti gay voleva organizzare per il 27 maggio, dal Palazzo della Posta in via Miasnizskaia alla Lubianka, storica sede dei servizi segreti.
Il divieto e' stato ufficialmente giustificato con ''l'impossibilita' di bloccare il traffico automobilistico lungo il tragitto proposto''.
Parlando con i giornalisti, un funzionario del comune - Nikolai Kulikov - ha spiegato che il 'niet' e' scaturito anche dalla necessita' di ''proteggere gli omosessuali'' da rabbiosi attacchi da parte di nazionalisti, skinhead e ortodossi fondamentalisti e di evitare gravi, probabilmente sanguinosi disordini di piazza.
In effetti i militanti della ''Unione dei cittadini ortodossi'' (ieri sera impegnati in una protesta davanti ad un cinema di Mosca dove era in calendario la prima del controverso film ''Il Codice da Vinci'') e della ''Unione pan-nazionale russa'' hanno gia' da tempo annunciato di essere pronti a spalleggiare le forze dell'ordine se i ''perversi'' - come hanno definito i gay - oseranno scendere in strada il 27 maggio.
Il primo maggio, con in prima fila alcune vecchiette che issavano le icone dei santi e tuonavano contro ''il peccato'', i fondamentalisti ortodossi e i nazionalisti hanno gia' assediato per molte ore due night club della capitale dove ''i sodomiti facevano la festa''.
Gli omosessuali, che ai tempi dell'Urss rischiavano fino a cinque anni di carcere per il loro ''crimine'' mentre le lesbiche potevano essere rinchiuse senza tanti complimenti nei manicomi, non si sono dati pero' per vinti: hanno avviato oggi un'azione legale contro il divieto del municipio e denunciato Luzhkov per abuso di ufficio.
''Il municipio - sostiene Nikolai Alekseiev, il principale promotore della marcia gay bandita - ha violato la legge perche' non ci ha proposto un percorso alternativo''.
Alekseiev ha lanciato un appello al presidente Vladimir Putin perche' ''come garante della costituzione rimuova dal suo posto il dittatore Luzhkov''.
Il sanguigno sindaco, per il quale gay e' sinonimo di ''anormale'', puo' pero' dormire sonni tranquilli: ha dalla sua la Chiesa Ortodossa (ferocemente ostile ad ogni forma di ''propaganda omosessuale''), il partitone ''centrista'' di maggioranza (Russia Unita) e l'opinione pubblica. In nome dei ''valori nazionali'' e in ossequio ai precetti religiosi, quattro quinti dei russi hanno ieri sera bocciato l'idea della Gay Parade quando hanno partecipato ad un ''referendum telefonico'' che ha accompagnato un acceso dibattito in materia, proposto dalla rete televisiva Ntv.