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View Full Version : Via il Montenegro? Un affare per Belgrado


Ewigen
21-05-2006, 20:01
La Serbia potrebbe trarre altri vantaggi dalla Ue
Via il Montenegro? Un affare per Belgrado

Fulvio Scaglione

[Avvenire]È difficile immaginare una questione più "balcanica" del referendum che oggi dovrebbe decidere la separazione del Montenegro dalla Serbia, con l'indipendenza per il primo (che l'ebbe già tra il 1878 e il 1918) e l'abbandono di ogni sogno di grandezza, sia pur federale, per la seconda. Intanto perché la formula del referendum, escogitata dallo slovacco Miroslav Lajcak per conto della Ue, pare studiata per far sperare gli indipendentisti, far vincere i federalisti e scontentare tutti. Perché il referendum sia valido dovrà votare almeno il 50% degli aventi diritto, ma per vincere gli indipendentisti dovranno avere almeno il 55% dei voti. Gli ultimi sondaggi li accreditano di percentuali tra il 49 e il 56% e Milo Djukanovic (il premier montenegrino alfiere della separazione) già dice che si riterrà comunque vincitore se otterrà tra il 50 e il 55% dei voti.
E poi, come sempre da queste parti, bisogna tenere in conto il fattore etnico. Il Montenegro ha forti minoranze serbe (31%), bosniache (14%) e albanesi (9%). I serbi voteranno contro la separazione. I bosniaci a favore, anche a causa del mancato arresto del generale-boia Radko Mladic, sempre imminente secondo Belgrado e mai realizzato. Gli albanesi fanno calcoli, avendo in mente la scadenza che per loro più conta, la dichiarazione d'indipendenza del Kosovo che dovrebbe arrivare in autunno: la riduzione della Serbia all'osso favorirà l'autonomia kosovara? Infine la geografia: se Montenegro e Kosovo diventeranno indipendenti, la Serbia perderà ogni accesso all'Adriatico. Riva che sarà dominata, più che dai governi dell'Albania e del Montenegro, dalle rispettive e organizzatissime mafie, ricche di contatti con le consorelle attive in Russia, in Turchia e nel Caucaso. Inutile ricordare che sull'altro lato di quel mare c'è l'Italia, già oggi terminale naturale di non poche imprese criminose.
Per paradosso, la Serbia, che tanto strepita, farebbe un grosso affare a "perdere" il Montenegro. L'Unione Europea, pasticci ref erendari a parte, aspetta con ansia che il Montenegro vada per conto proprio (già oggi vi circola l'euro e non il dinaro jugoslavo; e dai Paesi Ue si entra senza visto o passaporto, richiesto invece per la Serbia) e che la Serbia consegni Mladic per far ripartire i negoziati sull'Accordo di stabilizzazione e associazione, la lista d'attesa dei Paesi che vogliono entrare nella Ue. Il Montenegro gode di un'autonomia economica che risale a Milosevic, la comunità internazionale ha condonato alla Serbia tutto il condonabile (il debito tra Stati è stato tagliato del 66%, quello con i privati del 55%), Ue e Banca mondiale hanno raccolto 1,3 miliardi di dollari di aiuti, il livello di disoccupazione tra i serbi (30%) induce a consigli non miti ma mitissimi. Javier Solana, alto rappresentante Ue alla politica estera, non perde occasione di strizzare l'occhio a Belgrado e ripete che l'Europa "ha verso i Balcani una responsabilità". Insomma, un tappeto rosso. Ma resta il nazionalismo, carta che il governo serbo minaccia di giocare per compensare la propria debolezza. Brutta cosa, con 100 mila montenegrini tra 8 milioni di serbi. Di conseguenza resta il dubbio che l'atomizzazione dell'ex Jugoslavia non basti, da sola, a garantire la stabilità. Ci vorrebbe l'abbraccio Ue. L'ultimo allargamento non ha dato esiti trionfali, l'Italia è messa come sappiamo, in Francia si sfarina Chirac, in Gran Bretagna declina Blair, in Germania la coalizione della Merkel non smania per nuove emergenze. Una debolezza che accresce il ruolo della Serbia e le offre l'opportunità di maturare ulteriori crediti a Bruxelles. Certo, se poi Belgrado preferisce Mladic e la Repubblica Serpska…

Ewigen
28-05-2006, 08:50
I NUOVI BALCANI
Montenegro e Serbia:così dopo il «divorzio»

[Avvenire]«Rimanendo insieme, la Serbia ha il mare e il Montenegro ha il Danubio». Non è una salace battuta d'ironia balcanica ma la sintesi della realpolitik di Belgrado. Pronunciata alla vigilia del referendum, con un filo d'amara rassegnazione, dal primo ministro serbo Vojislav Kostunica. Il Montenegro, domenica scorsa, ha scelto di tenere per sé il blu dell'Adriatico. Lasciando alla Serbia il bel Danubio. Chiuse le urne, si apre per entrambi un nuovo capitolo. Da un lato del nuovo confine, la piccola repubblica dovrà smaltire la flotta marina dell'ex-armata jugoslava e costruire un suo esercito. Dall'altra parte, la Serbia perde il suo storico sbocco al mare. Di qui 670.000 abitanti. Di là quasi otto milioni, Kosovo escluso. A Podgorica da anni circola l'euro, a Belgrado resiste il dinaro. In mezzo ci sono 88 anni di convivenza: dalle altalenanti alleanze ottocentesche in funzione anti-ottomana, fino al referendum del 1992 con il quale - sembra un paradosso - il Montenegro decise di rimanere con la Serbia di Slobodan Milosevic, mentre la Jugoslavia andava a pezzi. Infine l'ibrido istituzionale nato nel 2003 come Unione di Serbia e Montenegro, con il beneplacito dell'Unione Europea.
Fin qui la storia. Ma ora? I due cugini ortodossi devono risolvere problemi molto concreti. A partire dalla rispettiva presenza di circa 200.000 serbi in Montenegro (30% della popolazione) e di circa 150.000 montenegrini in Serbia. Nei prossimi giorni, scrive il quotidiano Blic di Belgrado, ai cittadini da Podgorica residenti in territorio serbo basterà essere maggiorenni e residenti per ottenere la nazionalità. Per ora non sembrano esserci lunghe code all'anagrafe, ma il numero di richieste è comunque aumentato: nel 2005, secondo lo stesso giornale, circa duemila montenegrini hanno ottenuto la cittadinanza dalle autorità di Belgrado. In tre mesi, quest'anno, sono già arrivate altre 1.300 richieste. Da parte sua il governo di Podgorica ha approvato alla vigila del referend um sull'indipendenza una legge che tutela le minoranze. «Ma i serbi non possono essere considerati una minoranza», ha tuonato il deputato d'opposizione Vasilije Lalosevic, del partito socialista popolare, contrario all'indipendenza. Di avviso diverso invece i bosniaci del Montenegro, che apprezzano la portata «europea» della nuova normativa. Il problema, osserva il settimanale Monitor di Podgorica, riguarda migliaia di universitari montenegrini che studiano a Belgrado. E che ora potrebbero trovarsi a dover risolvere non pochi impicci burocratici come stranieri. A partire dall'assegnazione delle borse di studio. Per il resto, la Carta costituzionale di Serbia e Montenegro del 2003 aveva previsto tutte le tappe della separazione. Belgrado eredita la titolarità internazionale, a partire dal seggio all'Onu fino a tutte le istituzioni multilaterali. E il piccolo Montenegro se la deve riguadagnare: ci riuscì al tempo del Congresso di Berlino, che nel 1878 riconobbe l'autorità della dinastia Petrovic-Njegos (vescovi-principi in nome di una teocrazia elettiva). Ora si tratta di farsi aprire la porta, tra gli altri, da Banca Mondiale, Fondo monetario internazionale, Nato e soprattutto Unione Europea. Che già prepara il fascicolo Podgorica. Più veloci sono stati i kosovari: anche senza avere in tasca l'indipendenza, in questi giorni il governo di Pristina ha annunciato l'apertura di un ufficio a Bruxelles. In attesa che il Montenegro diventi il 46° Stato sovrano d'Europa, ne avrà bisogno anche il premier filo-indipendenza Milo Djukanovic (lo stesso che scelse di stare al fianco di Milosevic 14 anni fa). Gli orgogliosi montenegrini - divisi al loro interno tra chi vive sulle splendide coste, tra la Bocca di Cattaro e l'antica capitale Cetinje, e chi invece abita le ripide gole del nord - dovranno pensare anche ad aprire ambasciate: le 59 sedi diplomatiche comuni dovrebbero restare alla Serbia. Per la bandiera, con la Jugoslavia all'inizio fu sufficiente togliere qu ella "stella rossa" rimasta a imperitura memoria solo nel nome della blasonata squadra di calcio belgradese. Il Montenegro in realtà ha già un nuovo stemma con l'aquila dorata in campo rosso, ripreso dalla monarchia. L'indipendenza però non porta solo separazione: c'è qualcosa che non va smantellato ma piuttosto costruito tra "stati sovrani": "I rispettivi apparati di polizia - avverte il professor Milan Mijalkovski, docente di sicurezza civile all'Università di Belgrado - non potranno mostrarsi divisi, perché le organizzazioni criminali potrebbero approfittare di questo momento per rafforzare i propri legami, con una crescita del mercato dei narcotici o un maggiore dinamismo della tratta di esseri umani». Per fermare i traffici che hanno percorso la dorsale balcanica durante le guerre degli Anni Novanta, spiega, «non può bastare una dogana in più». Ora si guarda avanti: appuntamento con la storia a Podgorica il prossimo 13 luglio, data di proclamazione dell'indipendenza. Passando però per il passato: 11 giugno, Lipsia, mondiali di calcio in Germania, Gruppo C. In campo ancora con la casacca senza frontiere: Serbia-Montenegro.

Ewigen
28-05-2006, 09:44
Molti attenderanno ora un referendum dello stesso tenore in italia, forse lo faranno ed altrettanto forse costituirà, il risultato, una tremenda sorpresa per molti.

l'exYugoslavia è l'esempio lampante più vicino di cosa vuol dire non riconoscere il diritto all'autodeterminazione (a differenza invece di quanto accaduto in Cecoslovacchia),una cosa su cui riflettere al di là dell'essere o no daccordo con tale cosa.

Ewigen
14-06-2006, 20:22
14 giugno 2006 18.05
EX JUGOSLAVIA
SARAJEVO RICONOSCE L'INDIPENDENZA DEL MONTENEGRO

La presidenza bosniaca ha annunciato oggi il riconoscimento dell'indipendenza del Montenegro, come hanno già fatto Ue, Usa, Russia, e le altre ex repubbliche jugoslave, eccetto la Serbia. Il Montenegro ha proclamato l'indipendenza il 3 giugno, a seguito del referendum del 21 maggio scorso.[Avvenire]

zerothehero
14-06-2006, 20:38
l'exYugoslavia è l'esempio lampante più vicino di cosa vuol dire non riconoscere il diritto all'autodeterminazione (a differenza invece di quanto accaduto in Cecoslovacchia),una cosa su cui riflettere al di là dell'essere o no daccordo con tale cosa.

Adesso il processo di disgregazione è praticamente concluso, manca solo il Kosovo su cui deciderà la comunità internazionale.
cmq alla fine hanno avuto il loro referendum e hanno deciso l'indipendenza, forse in vista di entrare nell'unione europea insieme agli altri stati balcanici.

zerothehero
14-06-2006, 20:51
Saprai certamente che io temo una balcanizzazione dell'italia proprio perchè non si dà spazio a referendum che se vinti dividerebbero l'italia ma se perduti dai secessionisti rafforzerebbero la sua coesione. Io non sono ne da un lato ne dall'altro, in fondo dell'italia poco mi importa perchè non mi ha dato nulla ma ciononostante mi ha sfruttato in molti modi.

Il soldoni si ai referendum sull'autodeterminazione, quale ne sia il risultato ne avremo da guadagnare tutti salvo coloro i quali sono avvezzi a vivere alle altrui spalle.

L'ex Yugoslavia (il cui unico collante era il comunismo titino)era diversa dall'Italia ..in Italia infatti la lingua è unica, la religione maggioritaria è il cattolicesimo (non ci sono linee di frattura etnico-religiose tra ortodossi-serbi, cattolici-croati e musulmani-bosniaci) e i sentimenti indipendentisti sono stati tacitati con gli statuti speciali (che comportano ricchi trasferimenti alle regioni e provincie a statuto autonomo).
Manca la volontà e la forza (intesa come effettività) per richiedere la secessione , tra l'altro vietata espressamente (art. 5) negli stessi principi fondamentali della costituzione.
Mi chiedo poi l'utilità di frammentare lo stato-nazione italia, in un'epoca in cui chiaramente stanno emergendo con tutta la loro forza gli stati-continentali (Usa-Cina+ India, Russia etc..) e declinando i singoli stati-nazione.
Inoltre i "popoli" italiani da un punto di vista giuridico non hanno alcun diritto all'autodeterminazione, visto che a parte Trieste sono tutti stati incorporati prima della seconda guerra mondiale...potrebbero ottenere la secessione solo sul piano politico (con degli accordi politici, dei trattati, come quelli che garantirono l'indipendenza della lettonia, estonia e lituania) e non giuridico (sotto il profilo del diritto internazionale), visto che neanche sono sottoposti ad un dominio coloniale da parte di uno stato occupante. :D

sider
15-06-2006, 07:18
Saprai certamente che io temo una balcanizzazione dell'italia proprio perchè non si dà spazio a referendum che se vinti dividerebbero l'italia ma se perduti dai secessionisti rafforzerebbero la sua coesione. Io non sono ne da un lato ne dall'altro, in fondo dell'italia poco mi importa perchè non mi ha dato nulla ma ciononostante mi ha sfruttato in molti modi.

Il soldoni si ai referendum sull'autodeterminazione, quale ne sia il risultato ne avremo da guadagnare tutti salvo coloro i quali sono avvezzi a vivere alle altrui spalle.

Non solo balcanizzazione ma anche africanizzazione e non potrai farci nulla come insegna la storia , non a caso in sud, centro america e sud stati uniti si parla spagnolo e portoghese e via discorrendo.
I vertici del partito che cerca di trascinare le folle delirando di secessione sono i primi a cui questa non conviene, attingendo a piene mani dalle casse di mamma Roma. Fuffa elettorale per chi ci crede. A Trieste abbiamo vissuto una cosa simile per anni.

sider
15-06-2006, 09:07
Un bellissimo post ma il succo del discorso non cambia, la lega predica la secessione ma se ci fosse un VERO movimento popolare alla fine con qualche scusa si tirerebbe indietro.
A Trieste il vecchio MSI prendeva voti dicendo di combattere a favore dei profughi istriano -dalmati e per la restituzione delle loro proprietà perdute o equo indennizzo da parte del governo di Tito salvo poi fermarsi al momento topico perchè chiudendo la faccenda avrebbero perso un bel spot elettorale.L'indennizzo è arrivato con la giunta di sinistra e qua dico tutto.
Riguardo gli immigrati, sono anche io contro l'immigrazione incontrollata e coatta ma vedo che paesi ben + organizzati di noi e difendibili geologicamente non ce la fanno figurarci noi. Sono rassegnato.

Ewigen
15-06-2006, 17:56
15 giugno 2006 15.47
EX-JUGOSLAVIA
MONTENEGRO, ANCHE LA SERBIA RICONOSCE L'INDIPENDENZA

Il consiglio dei ministri di Belgrado ha fatto sapere in un comunicato diffuso oggi che "si sono create le condizioni affinchè il governo della Serbia riconosca la Repubblica del Montenegro e stabilisca relazioni diplomatiche". A dispetto della posizione contraria alla secessione espressa durante la campagna elettorale dal premier serbo Vojislav Kostunica e della perplessità manifestata sugli esiti del referendum dei 21 maggio scorso, il governo di Belgrado assicura di voler ora dar vita a "relazione amichevoli e di buon vicinato" con Podgorica. Si impegna quindi a non dar corso a ritorsioni nei confronti dei 300mila montenegrini residenti in Serbia ed ha anzi affermato di voler loro concedere la cittadinanza serba.[Avvenire]

zerothehero
16-06-2006, 21:52
Questo pomeriggio serbia-montenegro ha fatto la sua ultima comparsa ai mondiali..non è andata esattamente bene..6-0. :fagiano:

GioFX
16-06-2006, 22:44
Questo pomeriggio serbia-montenegro ha fatto la sua ultima comparsa ai mondiali..non è andata esattamente bene..6-0. :fagiano:

veramente c'è un altra da giocare ;)

zerothehero
16-06-2006, 22:45
no, c'è un altra da giocare.

Azz..vabbò rettifico..l'ultimo mondiale della serbia-montenegro. :fagiano:

GioFX
16-06-2006, 22:47
Da osservatoriobalcani.org:

I mondiali di Serbia-Montenegro

Ai mondiali di Germania si è qualificata la squadra di calcio di uno stato che (probabilmente) non esiste più. Chi giocherà? Le conseguenze del referendum montenegrino nello sport

Tutte le rappresentative sportive che hanno fatto domanda sotto il nome di Serbia e Montenegro scenderanno in campo sotto questo nome, lo hanno confermato lunedì 23 maggio i dirigenti sportivi internazionali. I mondiali di calcio, che inizieranno il prossimo 9 giugno in Germania, saranno la prima grande competizione giocata dalla rappresentativa di calcio dell’Unione Serbia e Montenegro (USM), sotto questo nome e con l’inno e la bandiera che erano ancora in vigore la sera di domenica 21 maggio.

«Noi non faremo altro che rispettare le decisioni adottate il 27 dicembre scorso nella Federazione di football (FF) serba», ha dichiarato Zvezdan Terzic, presidente della FF serba, aggiungendo poi: «Noi avevamo già deciso quello che avremmo fatto nei due casi – se il Montenegro fosse rimasto unito alla Serbia, o se avesse scelto l’indipendenza – dunque per il momento non facciamo che applicare le decisioni prese. Il successore ufficiale della FF dell’Unione Serbia Montenegro (USM) è la Serbia, e la rappresentativa nazionale giocherà sotto questo nome nel prossimo settembre per le qualificazioni del Campionato europeo».

Zvezdan Terzic ha spiegato che il Montenegro avrebbe dovuto fare domanda d’adesione alla FF, e che a causa di ciò non parteciperà a certe competizioni. «La prossima stagione del campionato serbo comprenderà 12 club di football, e le tre squadre meno valide saranno retrocesse in seconda divisione», ha precisato.

Separazione prima dell’inizio della prossima stagione?

Il direttore della Federazione di basket dell’USM, Predrag Bojic, ha tenuto a ricordare all’agenzia Beta, lunedì 23 maggio, che la rappresentativa nazionale dovrà presentarsi tale e quale ai campionati del mondo in Giappone, ma che anche le squadre giovanili di basket devono ancora partecipare a sette competizioni. «Le squadre parteciperanno secondo la domanda che è stata fatta, vale a dire sotto il nome di Serbia e Montenegro. Solamente dopo il campionato ci metteremo d’accordo. Non dovrebbero esserci problemi a metter fine alla Lega basket. Noi ce lo aspettiamo, e la separazione è imminente a tutti i livelli», ha spiegato aggiungendo che l’assemblea della Federazione basket dell’USM e della Federazione basket di Serbia si sarebbe tenuta nel giugno di quest’anno. «La cosa più urgente sarebbe sapere quale sarà il sistema di competizione per la prossima stagione, affinché noi possiamo informare i club in tempo utile. Il resto può attendere ed essere regolamentato in un po’ più di tempo», ha detto.

Il segretario generale della Federazione di pallavolo (FH), Bozidar Djurkovic, ha dichiarato che la FH serba avrebbe tenuto una seduta giovedì 25 maggio al fine di esaminare la situazione dopo il referendum in Montenegro. «È certo che le rappresentative giocheranno sotto i colori dell’USM, conformemente alla domanda di partecipazione. La squadra femminile di pallavolo giocherà per le qualificazioni del Campionato europeo e la squadra maschile per il Campionato del mondo, entrambe sotto il nome di Serbia e Montenegro», ha dichiarato Djurkovic.

Secondo lui, non ci saranno problemi nell’organizzazione dei campionati per la prossima stagione, perché certe partite di quest’anno sono state giocate separatamente, ma con una finale congiunta. «La Lega comune deve d’ora in avanti essere giocata fino in fondo, e i club che avranno un buon piazzamento nella prossima stagione giocheranno nelle coppe europee», ha precisato.

La separazione, «una formalità d’ordine tecnico»

«La questione del nome della rappresentativa non è un problema unicamente nostro», ha dichiarato il segretario generale della Federazione pallavolo (FV) dell’USM, Slobodan Milosevic. Secondo lui, sta alla Confederazione mondiale ed europea di volleyball decidere in merito. «La squadra giocherà per le qualificazioni del campionato d’Europa sotto il nome di USM, e avremo probabilmente due diverse rappresentative nazionali per i Campionati del mondo in Giappone, dato che da qui al Campionato del mondo c’è tempo a sufficienza per operare il cambiamento dei nomi», ha precisato prima di aggiungere che ci vorrà del tempo per costituire una Federazione in accordo con l’opinione nazionale.

«Il campionato non è più il nostro unico problema. Noi giocheremo separatamente ma non prenderemo decisioni alla leggera. Abbiamo delle relazioni eccellenti con i nostri amici del Montenegro e così sarà per l’avvenire», ha spiegato Slobodan Milosevic. Ha sottolineato anche che le squadre che hanno ottenuto un piazzamento nella lega comune dell’USM giocheranno la prossima stagione per le coppe europee.

Il presidente del Comitato Olimpico di Serbia e Montenegro, Predrag Manojlovic, ha dichiarato che il cambio di nome è «di ordine tecnico» e si avrà nel momento in cui il Paese avrà aderito alle Nazioni Unite, ottenendo così il riconoscimento della comunità internazionale. «Esistono molte questioni tecniche, ma l’opzione fondamentale di ogni sportivo è scegliere il Paese che egli vuole rappresentare», ha concluso Manojlovic.

GioFX
16-06-2006, 22:51
Da Osservatoriobalcani.org:

"Lunga vita alla Serbia"
Analisi del referendum in Montenegro

Da Belgrado arriva il riconoscimento dell'esito della consultazione referendaria montenegrina. "E' ora di concentrarsi sul futuro della Serbia" ha affermato Tadic "il Montenegro potrà sempre contare su Belgrado come amico e come rilevante partner economico e politico"

I risultati del referendum in Montenegro hanno dimostrato che la maggioranza dei cittadini montenegrini desidera vivere in uno stato indipendente, e questo rappresenta da più punti di vista il passo finale della disgregazione della ex Jugoslavia.

In un anno caratterizzato per la Serbia da svariati problemi, il referendum in Montenegro è stato percepito dall'opinion pubblica come un test importante per il governo in carica e per il futuro del paese. Il fallimento dell'Unione Serbia e Montenegro è stato accolto da molti politici serbi come un risultato inaspettato. Ciò che era evidente ai cittadini serbi, e cioè che con tutta probabilità i montenegrini avrebbero votato per l'indipendenza, non lo era evidentemente per il governo serbo.

Una sorta di autismo e senza dubbio la mancanza di una strategia chiara hanno portato alle difficoltà governative e di altre istituzioni statali nel riuscire a spiegare cosa ora accadrà dopo questa consultazione referendaria. Il tutto emerge in modo paradossalmente chiaro dalle dichiarazioni, la notte successiva al voto, di uno dei consiglieri del primo ministro. Slobodan Samardzic ha affermato che il governo aveva cose più importanti da fare che non immaginarsi scenari futuri in merito alle relazioni con il Montenegro. Samardzic ha ricordato che la Serbia si stava concentrando sulle negoziazioni per le definizione dello status finale del Kosovo ed altre priorità e che la questione del Montenegro sarebbe entrata nell'agenda una volta resi noti i risultati ufficiali del voto.

Nonostante l'ovvia delusione di molti politici serbi le prime dichiarazioni sono andate tutte nella direzione del riconoscere la scelta dei cittadini montenegrini.

Uno dei primi ad intervenire è stato il ministro degli Esteri Vuk Draskovic che, domenica notte, ha affermato che finalmente la Serbia ha riguadagnato la propria indipendenza come Stato ed ha auspicato il ritorno alla monarchia (costituzionale naturalmente).

Ma tutti i rappresentanti dei partiti politici serbi hanno detto la loro sul referendum. L'ex vice presidente del Parlamento, Cedomir Jovanovic, e l'ex ministro della Giustizia, Vladan Batic, si sono immediatamente congratulati con i cittadini montenegrini per l'indipendenza ed allo stesso tempo hanno invitato il governo serbo a dimettersi fissando una data per elezioni anticipate. Anche le reazioni di molti altri politici sono state caratterizzate da un taglio fortemente critico nei confronti dell'attività del governo di Kostunica e in molti hanno attribuito la vittoria dei “sì” ad errori commessi a Belgrado.

Vladimir Goati, analista politico, in un commento rilasciato all'agenzia di stampa BETA ha sottolineato come il governo di Belgrado con la sua testardaggine nel non rispondere alle richieste provenienti dal Tribunale dell'Aja ha consegnato l'indipendenza al Montenegro. “Alcuni cittadini che hanno votato per l'indipendenza lo hanno fatto non tanto perché non volessero vivere nello stesso paese con i vicini serbi ma piuttosto perché hanno percepito che il percorso europeo era in stallo e non volevano rimanere ostaggi di Ratko Mladic e degli altri”.

Come ci si poteva attendere, il gruppo politico G17 plus ha immediatamente riconosciuto i risultati del referendum mentre il Partito democratico (DS) si è detto soddisfatto di come il referendum sia stato organizzato aggiungendo che ora occorre dedicare più energie possibili affinché l'intero processo si svolga in modo indolore. A questo riguardo sono stati in molti ad affermare che rilevanti questioni rimangono irrisolte, tra queste quelle dei diritti sulle proprietà statali e in merito ai diritti di successione. Tibor Varadi, esperto legale, ha sottolineato che le questioni relative alle proprietà ed alle posizioni debitorie vadano risolte nei prossimi sei mesi, ma non meno rilevanti sarebbero a suo avviso questioni relative alla cittadinanza, ai confini ed alle relazioni di cooperazione tra i due nuovi stati. Varadi ha poi aggiunto che sarà la Serbia ad ereditare il seggio presso le Nazioni Unite mentre il Montenegro dovrà farne richiesta.

I partiti della cosiddetta ala conservatrice del parlamento, e tra questi anche il Partito democratico serbo (DSS) sono ancora riluttanti nel riconoscere la vittoria di Djukanovic ed insistono sul fatto che i risultati non sono ancora del tutto ufficiali. I più estremi sono, come ci si poteva aspettare, i membri del Partitio radicale serbo (SRS) che hanno apertamente attaccato Djukanovic e il “regime montenegrino” per un processo referendario che “caratterizzato da brogli”. Tomislav Nikolic, a capo dei radicali, ha affermato che nonostante l'indipendenza del Montenegro esponga la Serbia a numerosi pericoli il suo partito rispetterà il volere dei cittadini montenegrini aggiungendo poi che elemento pregnante della propria attività politica futura sarà lo sforzo di ricostituire uno stato unitario. Ivica Dacic, del Partito socialista serbo (SPS), ha invece affermato che i risultati del referendum devono essere interpretati secondo l'interesse nazionale serbo dato che d'ora in poi un terzo dei serbi vivranno fuori dai confini nazionali. Ha aggiunto poi una considerazione numerica inquietante: a suo avviso i serbi ed i montenegrini avrebbero votato a favore dell'unità mentre albanesi, croati e rappresentanti di altre comunità etniche sarebbero stati i soli sostenitori dell'indipendenza.

Infine, dopo la visita a Belgrado dell'inviato speciale UE in Montenegro Miroslav Lajcak, sia Boris Tadic che Vojslav Kostunica hanno rilasciato le proprie dichiarazioni. Il presidente serbo Tadic ha riconosciuto i risultati preliminari aggiungendo che rispetterà la promessa di essere il primo ad arrivare in visita ufficiale a Podgorica. Nel suo discorso, che molti analisti hanno definito come una delle sue più oculate mosse politiche da quando è salito alla presidenza, ha dichiarato che il Montenegro troverà sempre nella Serbia uno dei più fedeli amici ed un partner sia politico che economico. Tadic ha aggiunto che anche se avrebbe preferito uno stato unitario in modo da percorrere più rapidamente il cammino verso l'Unione europea la Serbia deve rispettare il desiderio espresso dalla maggioranza dei cittadini montenegrini. Tadic ha inoltre ribadito che verranno garantiti tutti i diritti dei montenegrini residenti in Serbia ed ha sottolineato che ora la Serbia deve concentrarsi sul proprio futuro e sul proprio percorso democratico. Ha inoltre anticipato che nei prossimi giorni verranno resi noti i passi ufficiali della Serbia quale stato indipendente.

Kostunica dal canto suo ha ribadito che il governo serbo accetterà i risultati del referendum una volta che saranno ufficializzati. Dopo un incontro con Lajcak Kostunica ha sottolineato che la Serbia era pronta per entrambe le opzioni ma non ha voluto rendere noti i passi futuri del governo ed ha riufitato di individuare responsabilità del governo serbo nella vittoria del “sì” in Montenegro.

Paradossalmente ora anche la Serbia ha guadagnato l'indipendenza, senza però esprimersi in merito. Solo poche ore dopo che erano stati resi noti i risultati tutti i politici serbi hanno sottolineato questo fatto e il Presidente Tadic ha concluso il suo discorso con questa frase: “Lunga vita alla Serbia”.

GioFX
16-06-2006, 22:55
Da Osservatoriobalcani.org:

Effetto domino

Dopo l'indipendenza del Montenegro anche quella di Kosovo, Republika Srpska e Vojvodina? Secondo alcuni analisti vi sarebbe il rischio di un pericoloso effetto domino.

Dal momento in cui si è tenuto il referendum in Montenegro, e nei giorni che ne sono seguiti, molti si sono posti la stessa domanda: quanto influirà l’indipendenza del Montenegro sullo status del Kosovo e su quello della Bosnia Erzegovina?

Se da un lato tale domanda è del tutto comprensibile, perché si è spesso tentati di intravedere possibili parallelismi nella composita area geografico-sociale balcanica, dall’altro va riconosciuto che il paragone rischia di essere fuorviante e mal posto.

Senza tornare al lontano 1878 del Congresso di Berlino - grazie al quale il Montenegro ottenne l’indipendenza - in tempi ben più recenti, come quelli della Jugoslavia titina e avanti, il Montenegro è sempre stato una repubblica con pieno diritto di secessione, garantito dalla costituzione. Lo stesso non può essere detto né della Republika Srpska, entità della Bosnia Erzegovina, né del Kosovo, già provincia autonoma all’interno della Serbia, ora sorta di protettorato internazionale.

Ciò che è accaduto il 21 maggio sul piano politico e simbolico tra la Serbia e il Montenegro era già accaduto sul piano economico il 1 novembre 1999, quando il Montenegro decise di abbandonare il dinaro a favore del marco tedesco e poi di conseguenza l’euro, separandosi economicamente dalla Serbia. Una divisione di fatto che da tempo era in corso tra la Serbia e il Montenegro. Queste considerazioni portano a corroborare l’argomentazione di chi sostiene che una separazione de facto (si pensi al Kosovo) porta di sicuro alla separazione de jure.

Ma diversa risulta l'analisi se si tiene a mente che la differenza tra il Montenegro e la Republika Srpska e il Kosovo è sostanziale. Come detto, si tratta in un caso di una repubblica con pieno diritto di secessione, che storicamente ha avuto una sua storia di indipendenza, mentre nel caso della Republika Srpska si tratta di una entità in seno ad uno stato, la Bosnia Erzegovina, sancita da un accordo internazionale, quello di Dayton. Costituzionalmente la RS non ha alcuna possibilità di indire un referendum. La costituzione della BiH (leggi ancora Accordi di Dayton) non contempla una simile circostanza. Inoltre la storia non ha mai visto una RS sovrana e indipendente, si tratterebbe di una creazione ex novo, frutto di un accordo che ha ormai fatto il suo tempo, ma che se modificato non potrà che andare lungo il corso di un rafforzamento dello stato unitario.

Pure il parallelo con il Kosovo non regge. Provincia autonoma secondo la costituzione della ex Jugoslavia approvata nel 1974, il Kosovo non ha mai avuto diritto di secessione. Il dramma di questa provincia è stata prima l’annullamento della costituzione che ne garantiva l’autonomia, con la modifica costituzionale del 1989 voluta da Milosevic, e poi una serie di repressioni nei confronti della minoranza (in Kosovo maggioranza) albanese, sfociate in un cruento conflitto armato e nei bombardamenti della NATO. Da un punto di vista formale l’indipendenza del Montenegro non può certo influire sullo status del Kosovo, lo può forse fare a livello simbolico-politico, nella misura in cui la leadership albanese può sentirsi più determinata nel chiedere il riconoscimento di indipendenza. Ma sappiamo bene che più che dipendere dalla sola volontà della leadership albanese, lo status del Kosovo dovrà risultare da una serie di negoziati tra Belgrado, Pristina e la comunità internazionale. O, come sottolineano altri, da una più o meno esplicita imposizione internazionale che non potrà prescindere però da un avvallo perlomeno formale delle parti in causa. Nessuna decisione unilaterale, né tanto meno referendaria, porterebbe lontano.

Nei Balcani di oggi non c’è spazio per il cosiddetto effetto domino di propagazione di volontà secessioniste e indipendentiste. Da un lato i Balcani non sono quelli di inizio anni novanta, benché la retorica di quegli anni non sia stata completamente dismessa sia da politici di lungo corso che da quelli da poco sulla ribalta, dall’altro l’Unione europea è, benché non senza titubanze (basti pensare al ben poco lungimirante regime dei visti che tiene ancora in scacco molti cittadini del sud est Europa), molto più presente nella regione.

Le difficoltà dei Balcani sono difficoltà europee, da risolvere con strumenti e modalità che l'Europa è riuscita in questi anni a sviluppare. Maturità civile che alcune organizzazioni locali - ancora troppo poche - stanno con coraggio dimostrando nel tentare di far sì che i nazionalisti cessino di gridare la loro retorica populista. E smettano di giocare a domino.

Ewigen
23-06-2006, 18:28
23 giugno 2006 16.08
EX JUGOSLAVIA
MONTENEGRO: SLOVENIA APRE AMBASCIATA, LA PRIMA DOPO L'INDIPENDENZA

[Avvenire] La Slovenia ha annunciato l'apertura ufficiale di una sua ambasciata a Podgorica, capitale del Montenegro. E' il primo Paese straniero ad accreditarsi in Montenegro, dopo che lo scorso 21 maggio i montenegrini hanno votato a favore dell'indipendenza dall'Unione con la Serbia, formalizzata lo scorso 3 giugno dal Parlamento del piccolo stato balcanico. "Il Montenegro avrà un affidabile amico nella Slovenia", ha affermato il ministro degli Esteri sloveno, Dimitrij Rupel.