PDA

View Full Version : Afghanistan, anti-guerriglia al sud, inglesi con supporto italiano


easyand
19-05-2006, 16:51
Il catino afgano, stretto tra l’Iran e il Pakistan, ricomincia a far parlare di sé in maniera drammatica. Le missioni occidentali alleate che operano all’interno del Paese si sono suddivise dal 2001 in operazioni specificatamente di controguerriglia, per impedire la ripresa del movimento talebano, e in operazioni dell’International Security Assistance Force (Isaf), che si è assunta il compito di ricostruire un sistema di governo democratico a Kabul e gradualmente estendere tale sistema nelle ulteriori province dell’Afghanistan.
“Enduring Freedom”, che dà la caccia ai talebani, opera sotto il comando e truppe statunitensi. Isaf opera sotto il comando “Allied Rapid Reaction Corps” (Arrc) della Nato. Proprio in questi giorni il Generale Tedesco Götz Gliemeroth ne è diventato il comandante, subentrando al generale Mauro Del Vecchio. Le due operazioni si appoggiano l’una all’altra e probabilmente vi sono delle fasce di sovrapposizione, specie nel campo dell’intelligence, ma anche per quanto attiene la sicurezza delle basi logistiche, delle basi aeree e degli itinerari.

L’Afghanistan dal punto operativo si presenta come un mosaico di “zone calde” in cui agiscono forze ribelli risorgenti come i talebani, e forze terroristiche di chiara provenienza irako-iraniana, con l’evidente supporto logistico e informativo di locali. Si possono distinguere tre aree operative.

1.Tutto il territorio a nord-est e nord-ovest di Kabul dominato dai cosiddetti Signori della Guerra, i quali basculano tra un appoggio diretto all’attuale presidente Karzai e un movimento di fronda, che cerca di non far penetrare il potere centrale nelle valli dove il traffico delle armi e le coltivazioni e il traffico di oppio consentono ai locali potentati di vivere e prosperare, utilizzando comunque la potenza militare delle alleanze occidentali per mantenere lontano un eventuale ritorno talebano.

2. La fascia centrale del Paese, tra Kabul ed Herat, dove la missione Isaf ha esteso gradualmente le sue capacità operative di assistenza al neonato Stato democratico islamico (almeno nominalmente), e continua nella sua attività di controllo e contemporanea costruzione di uno Stato secondo criteri occidentali.

3. I territori meridionali delle province di Uruzgan, Kandahar e di Helmand, dove tra la metà del 2005 e gli inizi del 2006 il potere talebano sta risorgendo un modo strisciante. Le prime due province sono costituite da un terreno per la maggior parte montuoso, tra i 2000 e i 3000 metri di quota, ai confini con le province pakistane del Nord Waziristan e del Sud Waziristan, aree tradizionali di rifugio dei talebani, da cui partono e a cui ritornano dopo le incursioni nelle cittadine e villaggi dei distretti di Ghazni, Zabul, Paktika, Panjwai.

Gli attacchi in queste ultime province citate si possono assimilare ad azioni di guerriglia rurale, dove le bande dei talebani conducono le loro scorrerie o intimidendo o ricevendo comunque, almeno durante la notte, gli appoggi e gli aiuti della popolazione locale, e sono molte volte vanamente inseguite dalle truppe americane di Enduring Freedom. Le azioni terroristiche contro le unità di Isaf, particolarmente accentuatesi da dicembre 2005, spesso condotte contro le unità italiane schierate a Herat e Kabul, in concomitanza con l’inizio e la fine della nostra campagna elettorale, politica, e che si sono drammaticamente accentuate proprio il giorno 5 maggio, con il sanguinoso attacco contro una colonna degli alpini nelle immediate vicinanze di Kabul.

Un’analisi delle due differenti caratteristiche di operazioni induce a ritenere che le azioni di guerriglia urbana sono autoctone, mentre gli attentati contro istallazioni e colonne sono organizzate da nuclei irako-iraniani, con l’evidente appoggio di cellule locali e l’impiego di sofisticate tecniche di esplosivi e radiocomandi di cui in Iraq si fa copioso impiego e consumo. Nel corso dell’anno i piani della Nato prevedono un’espansione di Isaf nelle province meridionali dell’Afghanistan e un incremento delle unità operative in funzione antiguerriglia e antiterrorismo che saranno affidate ai rinforzi che il contingente inglese riceverà a scaglioni nei prossimi mesi.

Vi è da notare l’importante invio da parte italiana di sei Amx del 132° stormo, con possibilità di bombardamento o di supporto aereo ravvicinato (Close Air Support, Cas). E’ molto probabile che allo stormo aereo italiano vengano abbinati alcuni distaccamenti operativi del 9° reggimento Col Moschin e del 185° Rao (Ricognizione Acquisizione Obiettivi) della brigata paracadutisti Folgore. Già nel 2003 la brigata Folgore aveva partecipato in maniera molto attiva con le forze americane a operazioni di controguerriglia ai confini montuosi tra Afghanistan e Pakistan. Ora, pur rimanendo presenti in Afghanistan consistenti forze Usa, saranno le truppe britanniche, ben equipaggiate e addestrate e soprattutto guidate da comandanti esperti, a condurre la campagna antiguerriglia tra i deserti petrosi e le montagne dell’Afghanistan meridionale.