easyand
11-05-2006, 21:57
Timori per la sorte di Vito Macrina e di due colleghi stranieri
Attivata l'Unità di crisi del ministero degli Esteri: "Sequestro anomalo"
Nigeria, rapiti tre tecnici Eni
La Farnesina: "Uno è italiano"
Richiesti 120 mila euro in cambio della libertà degli ostaggi
Riflesso immediato sul prezzo del petrolio: 74 dollari, +2,5%
Una piattaforma della Saipem
LAGOS - Un tecnico italiano dell'Eni, Vito Macrina, è stato rapito a Port Harcourt, principale centro petrolifero nigeriano nel sud-est del paese. Insieme a lui sono stati fatti prigionieri altri due colleghi stranieri, anche loro dipendenti della Saipem-Eni.
Il riscatto. Un sospetto sequestratore pare sia stato già arrestato. Secondo un portavoce dell'esercito nigeriano, ad agire sono stati esponenti della comunità locale, ma i dettagli sono ancora confusi. Sembra già giunta alle autorità la richiesta di riscatto: 20 milioni di naira, più o meno 120 mila euro.
Schizza il prezzo del petrolio. La notizia del sequestro ha avuto un riflesso immediato sul prezzo del petrolio: il costo del barile ha subito un'impennata del 2,5% facendo sfiorare i 74 dollari (73,9) a New York. La crescente tensione in Nigeria rischia di pregiudicare l'attività di estrazione delle grandi compagnie energetiche che operano nel paese. La Royal Dutch Shell, il maggiore operatore nel settore petrolifero in Nigeria, ha già ridotto la produzione del 20%. Se una simile decisione venisse presa anche dalla Exxon Mobil, i prezzi dell'oro nero potrebbero arrivare agli 80 dollari al barile.
Nuovo attacco dei guerriglieri. Secondo alcune fonti, i malviventi che hanno aggredito i tre tecnici, potrebbero appartenere ai guerriglieri 'youth' che da mesi attaccano le basi petrolifere in Nigeria, anche se una voce attendibile assicura che i guerriglieri, questa volta, non c'entrano.
I 'youth' sono i ribelli del Movimento per la liberazione del delta Niger che si battono per cacciare le compagnie petrolifere straniere e distribuire i proventi della fiorente industria estrattiva alla locale etnia che vive in condizioni di estrema povertà.
La Farnesina: "Sequestro anomalo". Ma i ribelli si chiamano fuori. Anche il ministero degli esteri italiano sospetta che dietro il sequestro potrebbero esserci delinquenti comuni e non i guerriglieri del movimento. Lo dice tra le righe il comunicato della Farnesina quando definisce il sequestro "anomalo e legato a rimostranze commerciali", e lo conferma l'Eni che si dice ottimista sull'esito del sequestro: "Ci sembra che la situazione sia ben messa", ma la confusione con cui giungono le notizie dalla Nigeria lascia spazio ad ogni ipotesi.
Assalto con i kalasnikov. I tecnici rapiti lavorano al progetto Gbaran per la Shell: sono stati aggrediti mentre raggiungevano in auto alcuni colleghi ad un meeting. I guerriglieri indossavano uniformi militari; armati con
mitragliatori kalasnikov, hanno assalito le vittime nonostante l'auto fosse scortata da una vettura della polizia. Hanno esploso anche alcuni colpi in aria ma sembra ferire nessuno.
Attivata l'Unità di crisi. Dal canto suo, la Farnesina fa sapere che la macchina dell'emergenza è stata attivata e l'unità di crisi sta seguendo il caso con l'impegno anche delle locali autorità diplomatiche: "L'ambasciata italiana a Port Harcourt - scrive in una nota il ministero degli esteri - si sta adoperando per una rapida soluzione della vicenda".
Ieri ucciso un dirigente Usa. Il rapimento dei tre tecnici segue di 24 ore l'assassinio di un americano dirigente di una compagnia petrolifera nella stessa città.
(11 maggio 2006)
Attivata l'Unità di crisi del ministero degli Esteri: "Sequestro anomalo"
Nigeria, rapiti tre tecnici Eni
La Farnesina: "Uno è italiano"
Richiesti 120 mila euro in cambio della libertà degli ostaggi
Riflesso immediato sul prezzo del petrolio: 74 dollari, +2,5%
Una piattaforma della Saipem
LAGOS - Un tecnico italiano dell'Eni, Vito Macrina, è stato rapito a Port Harcourt, principale centro petrolifero nigeriano nel sud-est del paese. Insieme a lui sono stati fatti prigionieri altri due colleghi stranieri, anche loro dipendenti della Saipem-Eni.
Il riscatto. Un sospetto sequestratore pare sia stato già arrestato. Secondo un portavoce dell'esercito nigeriano, ad agire sono stati esponenti della comunità locale, ma i dettagli sono ancora confusi. Sembra già giunta alle autorità la richiesta di riscatto: 20 milioni di naira, più o meno 120 mila euro.
Schizza il prezzo del petrolio. La notizia del sequestro ha avuto un riflesso immediato sul prezzo del petrolio: il costo del barile ha subito un'impennata del 2,5% facendo sfiorare i 74 dollari (73,9) a New York. La crescente tensione in Nigeria rischia di pregiudicare l'attività di estrazione delle grandi compagnie energetiche che operano nel paese. La Royal Dutch Shell, il maggiore operatore nel settore petrolifero in Nigeria, ha già ridotto la produzione del 20%. Se una simile decisione venisse presa anche dalla Exxon Mobil, i prezzi dell'oro nero potrebbero arrivare agli 80 dollari al barile.
Nuovo attacco dei guerriglieri. Secondo alcune fonti, i malviventi che hanno aggredito i tre tecnici, potrebbero appartenere ai guerriglieri 'youth' che da mesi attaccano le basi petrolifere in Nigeria, anche se una voce attendibile assicura che i guerriglieri, questa volta, non c'entrano.
I 'youth' sono i ribelli del Movimento per la liberazione del delta Niger che si battono per cacciare le compagnie petrolifere straniere e distribuire i proventi della fiorente industria estrattiva alla locale etnia che vive in condizioni di estrema povertà.
La Farnesina: "Sequestro anomalo". Ma i ribelli si chiamano fuori. Anche il ministero degli esteri italiano sospetta che dietro il sequestro potrebbero esserci delinquenti comuni e non i guerriglieri del movimento. Lo dice tra le righe il comunicato della Farnesina quando definisce il sequestro "anomalo e legato a rimostranze commerciali", e lo conferma l'Eni che si dice ottimista sull'esito del sequestro: "Ci sembra che la situazione sia ben messa", ma la confusione con cui giungono le notizie dalla Nigeria lascia spazio ad ogni ipotesi.
Assalto con i kalasnikov. I tecnici rapiti lavorano al progetto Gbaran per la Shell: sono stati aggrediti mentre raggiungevano in auto alcuni colleghi ad un meeting. I guerriglieri indossavano uniformi militari; armati con
mitragliatori kalasnikov, hanno assalito le vittime nonostante l'auto fosse scortata da una vettura della polizia. Hanno esploso anche alcuni colpi in aria ma sembra ferire nessuno.
Attivata l'Unità di crisi. Dal canto suo, la Farnesina fa sapere che la macchina dell'emergenza è stata attivata e l'unità di crisi sta seguendo il caso con l'impegno anche delle locali autorità diplomatiche: "L'ambasciata italiana a Port Harcourt - scrive in una nota il ministero degli esteri - si sta adoperando per una rapida soluzione della vicenda".
Ieri ucciso un dirigente Usa. Il rapimento dei tre tecnici segue di 24 ore l'assassinio di un americano dirigente di una compagnia petrolifera nella stessa città.
(11 maggio 2006)