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View Full Version : Una persona al minuto muore per violenza armata


Ewigen
11-05-2006, 12:27
Una persona al minuto muore per violenza armata

S'impenna il traffico d'armi Cifre sempre più da capogiro

Giulio Albanese

«Datemi due bombar-dieri per sconfiggere la lebbra», scrisse nel 1954 Raoul Follereau in una missiva indirizzata all'americano Eisenhower e al sovietivo Malenkov. Una richiesta espressa nuovamente nel 1959 dall'apostolo dei lebbrosi, rimasta peraltro senza risposta, che implorava un gesto simbolico e al contempo meritorio, in modo tale da spostare risorse finanziarie per una guerra davvero "intelligente" contro la terribile pandemia. E la penosa malattia, nel linguaggio di Follereau, era solo uno degli effetti più devastanti di un mondo che, come egli stesso diceva, cammina titubante fra sperperi insultanti e carestie disperate, tra ventri vuoti e ventri troppo pasciuti. È in questa prospettiva che andrebbe letto attentamente il rapporto diffuso da Amnesty International e TransArms secondo cui «in tutto il mondo circa mezzo milione di esseri umani sono uccisi dalla violenza armata; una persona al minuto», mentre «sono 639 milioni le armi leggere» diffuse, con otto milioni di nuovi pezzi prodotti ogni anno. La spesa media annuale per l'acquisto di armi nel mondo, sempre secondo le due organizzazioni, ammonta a 22 miliardi di dollari, una cifra da capogiro se si considera che il 28 aprile scorso la portavoce del Programma alimentare mondiale (Pam), Christiane Berthiaume, ha annunciato da Ginevra una drastica riduzione delle razioni per le popolazioni a rischio del Sudan. Tutto questo perché, malgrado i rinnovati appelli, il Pam ha ricevuto alla fine del mese scorso solo 238 milioni di dollari, il 32% circa dei 746 milioni necessari per l'assistenza a 6,1 milione di persone in diverse regioni dello stesso Sudan. Mentre milioni e milioni di persone soffrono pene indicibili nelle periferie del cosiddetto "villaggio globale", i traffici di armi sfuggono quotidianamente ad ogni tipo di controllo. Stando al documento citato, emerge che «operazioni sempre più sofisticate di trasporto e intermediazione consentono attualmente il trasferimento di centinaia di tonnellate di arm i in giro per il mondo, sempre più spesso dirette verso Paesi in via di sviluppo e destinate ad alimentare conflitti tra i più brutali del nostro pianeta». In questi movimenti di morte, secondo la stessa fonte, «sono coinvolti trasportatori e intermediari di Cina, Emirati Arabi Uniti, Israele, Italia, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti, Svizzera, Ucraina e Paesi balcanici». Ecco allora che scaltri trafficanti collaborano alla consegna di molti dei micidiali ordigni che uccidono senza pietà in Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo. Lo scenario complessivo è dunque inquietante, e ogni libera coscienza ha il diritto e il dovere di levare la propria indignazione. TransArms ha chiesto «l'urgente rafforzamento dei controlli sui trasferimenti di armi», in particolare verso Paesi in via di sviluppo, effettuati attraverso operazioni «sempre più sofisticate» nelle quali sarebbero coinvolti anche trasportatori e intermediari del nostro Paese, che risulta essere il quarto produttore e il secondo esportatore mondiale di armi leggere. Va ricordato che nel luglio scorso monsignor Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all'Onu, ha esortato la comunità internazionale ad «affrontare seriamente il discorso sulla creazione di un Trattato sul commercio delle armi leggere e di piccolo calibro» come «strumento per eliminare l'illecito traffico di armi e le attività ad esso connesse, quali il terrorismo, il crimine organizzato e la tratta di persone, per non parlare del traffico di droga o di altri lucrosi traffici». Una cosa è certa: senza voler misconoscere la minaccia del nucleare, in questi anni è stato trascurato il problema delle armi leggere, già definite «veri mezzi di distruzione di massa» dal segretario generale dell'Onu Annan. [Avvenire]