Onisem
02-05-2006, 15:00
http://www.repubblica.it/2006/04/sezioni/esteri/francia-villepin/francia-villepin/francia-villepin.html
Scandalo Clearstream, la stampa francese ritiene
ormai insostenibile la posizione del capo del governo
Francia, il tramonto di Villepin
minaccia di dimissioni sul premier
dal nostro corrispondente GIAMPIERO MARTINOTTI
<B>Francia, il tramonto di Villepin<br>minaccia di dimissioni sul premier</B>
Il primo ministro Villepin con il presidente Chirac e, a sinistra, il ministro Sarkozy
PARIGI - Una crisi di regime, una repubblica delle banane che affonda tristemente con un Watergate alla francese: i commenti della stampa transalpina sono terribili per Dominique de Villepin e Jacques Chirac. All'indomani delle rivelazioni sullo scandalo Clearstream, le possibili dimissioni del primo ministro, sospettato di aver ordinato ai servizi segreti un'inchiesta per compromettere Nicolas Sarkozy, sono sulla bocca di tutti. In serata Villepin forse trova un aiuto: il generale Philippe Rondot ha smentito di aver ricevuto istruzioni per indagare sul ministro dell'Interno. Una dichiarazione che complica ulteriormente una vicenda già abbastanza confusa, in cui le rivalità personali, i colpi bassi, l'uso dei dossier per screditare amici ed avversari lasciano intravedere quanto sia torbida questa lunga "fin de règne" chirachiana.
Il paese assiste allibito allo scontro tra Villepin e Sarkozy. Senza alcun pudore, i due si sono dati battaglia durante la crisi del Cpe (il contratto di primo impiego per i giovani) e da mesi si scontrano su Clearstream, senza andare tanto per il sottile: alti funzionari di polizia sono stati rimossi sulla base di sospetti più o meno concreti, nessuno dei due tollera gli amici dell'altro in posti strategici. Lanciatissimo nella corsa all'Eliseo, Sarkozy pensa che Chirac e Villepin siano pronti a tutto, anche a far vincere la sinistra, pur di sbarrargli la strada. E ha sempre creduto che la sua presenza in una lista, rivelatasi falsa, di titolari di conti bancari all'estero sia dovuta al primo ministro.
I sospetti su Villepin sono numerosi. Anche se non avesse direttamente ordinato di indagare sul suo rivale, si sarebbe però comportato in maniera quanto mai ostile: "Lo abbiamo in pugno", avrebbe esclamato dopo aver appreso l'esistenza della famosa lista. E quando ha saputo che le accuse contro Sarkozy erano solo calunnie, si è tenuto per sé l'informazione. Con il solo scopo di continuare a far circolare le voci e quindi nuocere a Sarkozy.
Quanto basta per scatenare l'ira della stampa, di destra o di sinistra. Ieri mattina, la lettura dei giornali è stata come un pugno allo stomaco. Di fronte alle presunte accuse del generale Rondot, i commentatori intravedono per Villepin una sola via d'uscita: le dimissioni. E vedono anche un possibile successore nell'attuale ministro del Lavoro, Jean-Louis Borloo. Il tutto mentre la sinistra grida alla scandalo di Stato e chiede una commissione d'inchiesta parlamentare.
Il capo del governo rischia di trovarsi in una situazione insostenibile, politicamente e giuridicamente. I magistrati che indagano sulla vicenda, infatti, potrebbero presto decidere di perquisire gli uffici di Villepin all'Hotel Matignon e chiedere di interrogarlo. Per sentire Villepin ci vuole l'autorizzazione del consiglio dei ministri, ma i giornali lo invitano a decidere spontaneamente questa mossa. I sospetti sul primo ministro sono pesanti.
Secondo gli estratti dell'interrogatorio di Rondot, una delle figure storiche del controspionaggio francese, nel 2004 Villepin gli avrebbe chiesto di occuparsi di una lista di conti bancari all'estero, fra i cui titolari c'erano alcuni politici, Sarkozy compreso. Un documento inviato da un misterioso "corvo" che i magistrati tentano di smascherare. Villepin avrebbe inoltre detto di agire "su istruzioni di Jacques Chirac". Rondot, in pensione da pochi mesi, ha rettificato questa versione, pubblicata su Le Monde: "Sono stato strumentalizzato. Villepin non mi ha mai chiesto di prendere Sarkozy come bersaglio".
Il generale, tramite i suoi collaboratori, ammette però una cosa: durante quella riunione si è parlato anche di personalità politiche. E chi partecipava alla riunione? Un uomo, in particolare, attira l'attenzione, Jean-Louis Gergorin, un industriale amico di Villepin, vicepresidente di Eads, il gruppo franco-tedesco che controlla Airbus. Molti sospettano che sia stato lui, con l'aiuto dell'informatico Imad Lahoud, a creare la falsa lista in cui figurava anche Sarkozy.
Gli interessati smentiscono, naturalmente. Ma più si avanza in questo ingarbugliato intreccio di bugie e di mezze verità più la posizione del primo ministro appare scomoda. Prima agli Esteri e poi agli Interni, Villepin ha sempre seguito da vicino le inchieste dei servizi sull'affare Clearstream, non certo per semplice curiosità. E malgrado le precisazioni, resta soprattutto il dubbio principale: a consegnare la falsa lista a Rondot sarebbe stato Gergorin, in presenza di Villepin. Un insieme di indizi che fanno barcollare il primo ministro.
(30 aprile 2006)
Altri collegamenti:
http://www.adnkronos.com/3Level.php?cat=Esteri&loid=1.0.410466219
http://www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@2-3224,36-767294@51-757039,0.html
http://www.lefigaro.fr/france/20060502.WWW000000317_clearstream_villepin_exclut_de_demissionner_sarkozy_nentend_pas_declencher_une_crise_politique.html
Scandalo Clearstream, la stampa francese ritiene
ormai insostenibile la posizione del capo del governo
Francia, il tramonto di Villepin
minaccia di dimissioni sul premier
dal nostro corrispondente GIAMPIERO MARTINOTTI
<B>Francia, il tramonto di Villepin<br>minaccia di dimissioni sul premier</B>
Il primo ministro Villepin con il presidente Chirac e, a sinistra, il ministro Sarkozy
PARIGI - Una crisi di regime, una repubblica delle banane che affonda tristemente con un Watergate alla francese: i commenti della stampa transalpina sono terribili per Dominique de Villepin e Jacques Chirac. All'indomani delle rivelazioni sullo scandalo Clearstream, le possibili dimissioni del primo ministro, sospettato di aver ordinato ai servizi segreti un'inchiesta per compromettere Nicolas Sarkozy, sono sulla bocca di tutti. In serata Villepin forse trova un aiuto: il generale Philippe Rondot ha smentito di aver ricevuto istruzioni per indagare sul ministro dell'Interno. Una dichiarazione che complica ulteriormente una vicenda già abbastanza confusa, in cui le rivalità personali, i colpi bassi, l'uso dei dossier per screditare amici ed avversari lasciano intravedere quanto sia torbida questa lunga "fin de règne" chirachiana.
Il paese assiste allibito allo scontro tra Villepin e Sarkozy. Senza alcun pudore, i due si sono dati battaglia durante la crisi del Cpe (il contratto di primo impiego per i giovani) e da mesi si scontrano su Clearstream, senza andare tanto per il sottile: alti funzionari di polizia sono stati rimossi sulla base di sospetti più o meno concreti, nessuno dei due tollera gli amici dell'altro in posti strategici. Lanciatissimo nella corsa all'Eliseo, Sarkozy pensa che Chirac e Villepin siano pronti a tutto, anche a far vincere la sinistra, pur di sbarrargli la strada. E ha sempre creduto che la sua presenza in una lista, rivelatasi falsa, di titolari di conti bancari all'estero sia dovuta al primo ministro.
I sospetti su Villepin sono numerosi. Anche se non avesse direttamente ordinato di indagare sul suo rivale, si sarebbe però comportato in maniera quanto mai ostile: "Lo abbiamo in pugno", avrebbe esclamato dopo aver appreso l'esistenza della famosa lista. E quando ha saputo che le accuse contro Sarkozy erano solo calunnie, si è tenuto per sé l'informazione. Con il solo scopo di continuare a far circolare le voci e quindi nuocere a Sarkozy.
Quanto basta per scatenare l'ira della stampa, di destra o di sinistra. Ieri mattina, la lettura dei giornali è stata come un pugno allo stomaco. Di fronte alle presunte accuse del generale Rondot, i commentatori intravedono per Villepin una sola via d'uscita: le dimissioni. E vedono anche un possibile successore nell'attuale ministro del Lavoro, Jean-Louis Borloo. Il tutto mentre la sinistra grida alla scandalo di Stato e chiede una commissione d'inchiesta parlamentare.
Il capo del governo rischia di trovarsi in una situazione insostenibile, politicamente e giuridicamente. I magistrati che indagano sulla vicenda, infatti, potrebbero presto decidere di perquisire gli uffici di Villepin all'Hotel Matignon e chiedere di interrogarlo. Per sentire Villepin ci vuole l'autorizzazione del consiglio dei ministri, ma i giornali lo invitano a decidere spontaneamente questa mossa. I sospetti sul primo ministro sono pesanti.
Secondo gli estratti dell'interrogatorio di Rondot, una delle figure storiche del controspionaggio francese, nel 2004 Villepin gli avrebbe chiesto di occuparsi di una lista di conti bancari all'estero, fra i cui titolari c'erano alcuni politici, Sarkozy compreso. Un documento inviato da un misterioso "corvo" che i magistrati tentano di smascherare. Villepin avrebbe inoltre detto di agire "su istruzioni di Jacques Chirac". Rondot, in pensione da pochi mesi, ha rettificato questa versione, pubblicata su Le Monde: "Sono stato strumentalizzato. Villepin non mi ha mai chiesto di prendere Sarkozy come bersaglio".
Il generale, tramite i suoi collaboratori, ammette però una cosa: durante quella riunione si è parlato anche di personalità politiche. E chi partecipava alla riunione? Un uomo, in particolare, attira l'attenzione, Jean-Louis Gergorin, un industriale amico di Villepin, vicepresidente di Eads, il gruppo franco-tedesco che controlla Airbus. Molti sospettano che sia stato lui, con l'aiuto dell'informatico Imad Lahoud, a creare la falsa lista in cui figurava anche Sarkozy.
Gli interessati smentiscono, naturalmente. Ma più si avanza in questo ingarbugliato intreccio di bugie e di mezze verità più la posizione del primo ministro appare scomoda. Prima agli Esteri e poi agli Interni, Villepin ha sempre seguito da vicino le inchieste dei servizi sull'affare Clearstream, non certo per semplice curiosità. E malgrado le precisazioni, resta soprattutto il dubbio principale: a consegnare la falsa lista a Rondot sarebbe stato Gergorin, in presenza di Villepin. Un insieme di indizi che fanno barcollare il primo ministro.
(30 aprile 2006)
Altri collegamenti:
http://www.adnkronos.com/3Level.php?cat=Esteri&loid=1.0.410466219
http://www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@2-3224,36-767294@51-757039,0.html
http://www.lefigaro.fr/france/20060502.WWW000000317_clearstream_villepin_exclut_de_demissionner_sarkozy_nentend_pas_declencher_une_crise_politique.html