View Full Version : Costa d'Avorio:la pace è ancora lontana
COSTA D'AVORIO 29/4/2006 14.17
ATTACCO A UN VILLAGGIO IN AREA SMILITARIZZATA
[PIME]Cinque persone sono state uccise da colpi di arma da fuoco ieri sera in un villaggio nell’ovest della Costa d’Avorio, nella cosiddetta ‘zona di fiducia’, la fascia smilitarizzata che divide il centro-nord – sotto controllo ribelle dal settembre 2002 – dal resto del paese. Secondo fonti locali citate oggi dall’agenza ‘Afp’, cinque cadaveri sono stati rinvenuti a Diéouzon, non lontano da Bangolo, 450 chilometri a nord-ovest della capitale commerciale Abidjan. Stando alle prime ricostruzioni, le vittime sarebbero state aggredite da uomini armati non identificati. La ‘zona di fiducia’ – che taglia il paese da est a ovest, dividendolo in due – è sorvegliata dai caschi blu della missione dell’Onu (conosciuta come Onuci) e dai militari francesi dell’operazione ‘Licorne’. Stamani la stampa locale riferisce di rinnovate tensioni tra diverse comunità nella zona di Bangolo, dove non di rado si registrano violenze tra gruppi ‘autoctoni’ e comunità provenienti dai paesi vicini come Burkina Faso e Mali per il controllo degli appezzamenti dei terreni coltivati a cacao. Con la crisi politico-militare iniziata tre anni e mezzo fa, la produzione – un tempo il principale prodotto d’esportazione - è crollata negli ultimi tre anni con gravi ripercussioni su tutta l’economia nazionale.
COSTA D'AVORIO 6/5/2006 0.39
CONDANNE PER ATTACCHI ARMATI A NORD DI ABIDJAN
Trentasei persone sono state condannate a pene dai 10 ai 15 anni di carcere per gli attacchi sferrati nel luglio del 2005 contro le località di Anyama e Agboville, a nord di Abidjan, in cui persero la vita sette militari e 17 assalitori: lo hanno detto oggi i giudici del Tribunale militare della capitale ivoriana, precisando che i reati contestati agli imputati sono costituzione di banda armata, furto aggravato, partecipazione a movimento insurrezionale e distruzione volontaria di proprietà. Non è nota l’identità dei condannati: secondo fonti della stampa locale si tratterebbe di civili, alcuni originari del Mali e del Burkina Faso, e di un gendarme, prosciolto dalle accuse. Le violenze avvenute Anyama e Agboville restano ancora in parte oscure, così come i mandanti e il movente dell’attacco che sembrò far ripiombare il paese nel caos a un mese di distanza dalla firma degli accordi di pace di Pretoria del giugno dello scorso anno. Accusata dai sostenitori del presidente Laurent Gbagbo, la ribellione delle Forze Nuove (Fn) – che controlla il nord del paese dal settembre 2002 – aveva a sua volta denunciato “una commedia malriuscita”. Il disarmo dei gruppi filo-governativi e soprattutto dei ribelli, oltre al censimento necessario alla registrazione elettorale in vista del voto del prossimo ottobre, sono i due punti ancora irrisolti della crisi che in pochi anni ha messo in ginocchio uno dei paesi più prosperi della regione occidentale africana.
COSTA D'AVORIO 24/5/2006 10.11
DISARMO: RIBELLI ANNUNCIANO PRIMO RITIRO DA LINEA DEL FRONTE
Dopo giorni di incertezza, i ribelli delle Forze nuove (Fn) hanno annunciato di aver ritirato circa 230 combattenti dalla linea di separazione che dal settembre 2002 divide in due il paese, confermando l’avvio dell’atteso processo di disarmo, più volte posticipato: “Abbiamo smantellato tutti i check-point nella regione di Botro (centro, 350 chilometri da Abidjan, ndr) e trasportato i nostri effettivi in un sito vicino...Il fronte è stato sgomberato su una superficie di 40 chilometri” ha detto all’Afp il portavoce delle Fn Sidiki Konaté, contattato nella ‘roccaforte’ ribelle di Bouaké. “Le Forze nuove – ha aggiunto – procederanno al pre-raggruppamento di tutti i loro uomini attualmente dispiegati lungo la linea di separazione entro due settimane”. Secondo il calendario delle Fn, il processo di smobilitazione proseguirà a Bouna (nordest), Man (ovest) e Séguéla (centro-ovest). Finora mai messo in pratica, nonostante lo prevedessero diversi accordi di pace, il disarmo è con il censimento della popolazione, una condizione imprescindibile per le elezioni presidenziali del prossimo 30 ottobre e riguarda, oltre a 42.500 ribelli altri 5.000 soldati regolari e 12.000 esponenti di milizie lealiste. Lunedì scorso anche l’esercito governativo aveva annunciato l’inizio della smobilitazione dei suoi militari dal fronte, affermando di avere spostato una cinquantina di uomini verso sud. Incertezze persistono sulle operazioni di censimento che sarebbero dovute cominciare con un ‘piano-pilota’ di cui tuttavia non si è ancora avuta conferma.
COSTA D'AVORIO 25/5/2006 17.40
MISSIONE ONU CONFERMA AVVIO PROCESSO DISARMO
La Missione Onu in Costa d’Avorio (Onuci) ha confermato l’effettivo avvio del ‘pre-raggruppamento’ dei combattenti, fase iniziale del più ampio processo di disarmo e smobilitazione, sia nel sud controllato dal governo sia nella roccaforte settentrionale dei ribelli delle Forze nuove (Fn). Il governo ivoriano, da una parte, e le Fn, dall’altra, nei giorni scorsi avevano comunicato il ritiro delle prime unità di combattenti, ma non era giunta alcuna conferma da parte delle ‘forze imparziali’ dispiegate nel paese dopo il tentativo di colpo di stato contro il presidente Laurent Gbagbo del settembre 2002: i 7.000 caschi del blu della missione dell’Onu in Costa d’Avorio (Onuci) e i 4.000 soldati francesi dell’operazione ‘Licorne’. Ieri sera, infine, il portavoce militare dell’Onuci, El Khadir, ha assicurato: “La fase di pre-raggruppamento dei combattenti è iniziata sui due fronti, nel sud dopo il 18 maggio e nella zona ribelle dopo il 23”. Si tratta di un buon inizio, ha detto il colonnello Khadiri constatando “la buona volontà d’andare avanti” manifestata dagli ex-militanti. “Speriamo che l’operazione prosegua, perché non siamo che all’inizio” ha auspicato Khadiri e precisato: “I rappresentanti delle forze imparziali sono andati sul posto per verificare il proseguimento del ritiro effettivo delle unità”.
COSTA D'AVORIO 30/5/2006 7.43
PASSI AVANTI VERSO LE ELEZIONI DI OTTOBRE
“Il programma studiato per mettere fine alla crisi è partito bene; la missione essenziale del governo è cominciata col piede giusto”: lo ha detto il primo ministro ad interim del governo di transizione della Costa d’Avorio, Charles Konan-Banny, in un discorso televisivo alla nazione in cui ha fatto riferimento all’avvio, quasi contemporaneo, delle operazioni di registrazione dei votanti e del processo di disarmo di tutti i gruppi armati presenti nel paese. “Dalle informazioni di cui dispongo i processi di disarmo e identificazione sono cominciati bene (…) affinchè i programmi vengano portati a termine occorre un’atmosfera tranquilla; oggi abbiamo soprattutto bisogno di un clima di fiducia e di un cessate il fuoco” ha aggiunto il primo ministro. Per le elezioni di ottobre restano da completare le operazioni di disarmo e la registrazione degli elettori, rimandate per mesi. Il voto dovrebbe sancire l’uscita della Costa d’Avorio dalla crisi iniziata nel settembre 2002 con un tentato golpe ai danni del presidente Laurent Gbagbo che ha poi portato alla spaccatura in due del paese: il sud sotto io controllo del governo e il centro nord in mano ai ribelli.
COSTA D'AVORIO 31/5/2006 18.53
DISARMO: RIPRESI COLLOQUI A YAMOUSSOUKRO
I negoziati sul disarmo tra le forze governative e i ribelli si sono riaperti oggi a Yamoussoukro, in un clima di apparente ottimismo alla presenza dei comandanti in capo dei due schieramenti, il generale Philippe Mangou e il suo omologo delle ‘Forze nuove’ (Fn) Soumaila Bakayoko, del ministro della Difesa René Aphing Kouassi e di rappresentanti della missione Onu (Onuci) e dei militari francesi della ‘Opération Licorne’. “Affrontiamo questo incontro con grande serenità, la ripresa del dialogo si iscrive nel processo che stiamo portando avanti e siamo sulla buona strada” ha detto all’Afp il colonnello dell’esercito René Sacko. “Siamo pronti a trattare tute le questioni pendenti con franchezza, in uno spirito costruttivo” gli ha fatto eco il portavoce delle Fn, Karim Ouattara. I due ‘stati maggiori’ avevano riavviato il dialogo interrotto nel 2005 il 1° aprile scorso sul disarmo e il censimento della popolazione, condizioni imprescindibili per lo svolgimento delle elezioni presidenziali del prossimo 30 ottobre. Dopo ripetuti posticipi, la prima fase della smobilitazione dei combattenti è ufficialmente partita: l’esercito ha riferito di aver allontanato 12.000 soldati dalla ‘linea del fronte’ che dal settembre 2002 divide in due il paese; i ribelli hanno annunciato il ritiro di una parte delle loro unità dalle località di Botro e Bouna, ma continuano a segnalare non meglio precisati “problemi logistici” che ostacolerebbero le procedure.
COSTA D'AVORIO 1/6/2006 20.20
INTESA TRA FORZE ARMATE E RIBELLI: DISARMO INIZIERÀ TRA UNA SETTIMANA
“Il disarmo e lo smantellamento delle milizie inizierà l’8 giugno”: lo afferma il comunicato finale dei colloqui tra gli stati maggiori delle forze governative e dei ribelli conclusisi oggi a Yamoussoukro. Da qui alla scadenza fissata, le Forze di difesa e sicurezza (Fds), ossia le milizie fedeli al presidente Laurent Gbagbo, e i ribelli delle Forze nuove (Fn) “si sono impegnati a proseguire le operazioni di pre-raggruppamento”, fase iniziale del più ampio processo di disarmo e smobilitazione iniziato due settimane fa sia nel sud controllato dal governo sia nella roccaforte settentrionale dei ribelli. Nei prossimi giorni verranno ritirate le milizie governative dispiegate nell’ovest del paese, al confine con la Liberia. “Il ridispiegamento dell’amministrazione” nel nord controllato dai ribelli dal settembre 2002, invece, “è di competenza dei politici”, hanno stabilito i due stati maggiori pur assicurando che “s’impegneranno comunque per la sicurezza e la creazione di un clima favorevole” perché questa operazione avvenga prima delle elezioni presidenziali del prossimo 30 ottobre. Il ministro ivoriano della Difesa René Aphing Kouassi, presente ai colloqui, ha giudicato “positivo” lo spirito dei negoziati che segnano il prosieguo del dialogo militare tra governativi e ribelli interrotto nel 2005 e riavviato lo scorso 1° aprile. “La pace non è lontana” ha commentato Aphing Kouassi, il cui ministero insieme alle “forze imparziali” dirigerà un comitato che nei prossimi giorni assicurerà il proseguimento degli spostamenti dei combattenti. I colloqui tra i due stati maggiori, invece, riprenderanno il 15 giugno ad Abidjan.
COSTA D'AVORIO 3/6/2006 8.47
RAFFORZATA MISSIONE MILITARE ONU IN VISTA DEL VOTO
Un rinforzo della missione di pace in Costa d’Avorio con altri 1.500 effettivi – un migliaio di soldati e il resto poliziotti – è stato deciso dal Consiglio di sicurezza dell’Onu in vista delle elezioni di ottobre, in appoggio ai circa 6.700 ‘caschi blu’ già presenti nel paese. Lo si apprende oggi da fonti del Palazzo di vetro, dove ieri è stata approvata all’unanimità la risoluzione 1682, che prevede l’aumento dei componenti della missione conosciuta con l’acronimo Onuci fino al 15 dicembre 2006. La decisione del massimo organismo decisionale dell’Onu risponde solo parzialmente alla richiesta del segretario generale Kofi Annan, che in un documento aveva chiesto l’invio di altri 3.400 soldati e 475 agenti di polizia supplementari a causa di una situazione “fragile”, di persistenti violazioni dei diritti umani e della “possibilità che si produca una nuova violenta crisi”. La proposta era stata accettata da diversi componenti del Consiglio di sicurezza, tra cui la Francia – che in Costa d’Avorio mantiene circa 4.000 soldati dell’operazione ‘Licorne’ in appoggio all’Onuci – ma è stata bloccata dagli Stati Uniti, che – secondo fonti giornalistiche – finanziano circa il 27% delle missioni di pace dell’Onu. Le elezioni di ottobre in Costa d’Avorio dovrebbero porre fine a un governo di transizione e, soprattutto, alla crisi politico-militare iniziata col tentato golpe del settembre 2002, che da allora divide il paese in due, con il centro- nord sotto il controllo dei ribelli delle ‘Forze Nuove’. In questi giorni stanno iniziando in modo congiunto il disarmo e la registrazione elettorale, che dovrebbero contribuire a sbloccare la situazione.
COSTA D’AVORIO – Con l’accusa di aver pubblicato un articolo falso sui sostenitori del presidente Laurent Gbagbo, sono stati condannati a tre mesi di carcere il direttore e l’editore di ‘Le Front’, un giornale considerato vicino ai ribelli delle ‘Forze Nuove’, che dalla fine del 2002 controllano il centro-nord del paese.
COSTA D'AVORIO 8/6/2006 9.54
RINVIATO AVVIO OPERAZIONI DISARMO MILIZIE
Potrebbe essere rinviato di qualche giorno l’avvio delle operazioni di disarmo delle milizie armate vicine al governo del presidente Laurent Gbagbo, che sarebbe dovuto cominciare oggi. Lo hanno riferito fonti governative ad alcune agenzie di stampa internazionali, precisando che il rinvio sarebbe stato causato da non meglio precisati “problemi tecnici” e che maggiori dettagli dovrebbero essere forniti alla stampa nel pomeriggio. Buona parte della stampa ivoriana questa mattina dedica grande spazio all’avvio del disarmo dei gruppi armati nel paese. Le operazioni di ritiro delle armi inizieranno con le milizie pro-governative per essere successivamente estese ai ribelli delle Forze Nuove, che nel settembre 2002 diedero il via alla crisi con un tentato golpe ai danni di Gbagbo. La data del 8 giugno era stata fissata al termine dell’ultima riunione tra gli stati maggiori delle forze governative e dei ribelli conclusisi esattamente una settimana fa a Yamoussoukro. Nel frattempo, sia le milizie fedeli al presidente che i ribelli delle Forze nuove (Fn) “si sono impegnati a proseguire le operazioni di pre-raggruppamento”, fase iniziale del più ampio processo di disarmo e smobilitazione iniziato due settimane fa e considerato fondamentale per l’organizzazione di elezioni libere e credibili. Il voto rappresenta la principale via d’uscita da una crisi che in 4 anni ha messo in ginocchio uno dei paesi più prosperi dell’intero continente.
COSTA D'AVORIO 9/6/2006 9.54
FISSATA NUOVA DATA PER INIZIO DISARMO MILIZIE FILO-GOVERNATIVE
È stato rinviato al 16 giugno l’avvio del disarmo delle milizie governative leali al presidente Laurent Gbagbo, atteso per ieri. “Non abbiamo problemi, siamo pronti al passo” ha assicurato il capo delle milizie del ‘Front de libération du Grand Ouest’, Glofiei Denis Maho, durante una conferenza stampa negli uffici del Programma nazionale di disarmo nella capitale economica del paese Abidjan. Motivando lo slittamento, Maho ha spiegato che era necessario più tempo per coinvolgere nel processo di disarmo e smobilitazione i 2.000 uomini delle milizie che tuttora esercitano il potere in parecchie città nell’ovest del paese lungo il confine con la Liberia, dove durante la guerra civile hanno combattuto a fianco delle forze governative contro i ribelli del nord. Le attese elezioni generali, previste per il 30 ottobre, “restano tecnicamente possibili, ma non bisogna perdere tempo, non un solo minuto” ha avvertito l’alto rappresentante delle Nazioni Unite Gérard Stoudmann. Le molte scadenze mancate in oltre tre anni di processo di pace alimentano tuttavia i dubbi di osservatori internazionali che la lunga transizione si concluda nei tempi previsti dal calendario fissato dall’Onu.
COSTA D'AVORIO 16/6/2006 16.41
DISARMO: MILIZIE FILO-GOVERNATIVE RINVIANO SMOBILITAZIONE
Le milizie governative leali al presidente Laurent Gbagbo tuttora influenti in parecchie città dell’ovest del paese lungo il confine con la Liberia non hanno avviato la smobilitazione attesa per oggi, in base al calendario del processo di disarmo e smobilitazione in vista delle prossime elezioni generali del 30 ottobre. “Siamo pronti a disarmarci oggi, domani o il giorno dopo ancora a condizione che, quando deporremo le armi, le nostre famiglie non siano uccise” ha detto il capo delle milizie del ‘Front de libération du Grand Ouest’, Glofiei Denis Maho, chiedendo che il governo e la missione di mantenimento di pace dell’Onu (conosciuta come Onuci) concordino con le milizie un piano per garantire la loro sicurezza in vista dell’operazione. Il disarmo di questi gruppi, che durante la guerra civile hanno combattuto a fianco dell’esercito governativo contro i ribelli del nord delle ‘Forze nuove’, sarebbe dovuto iniziare già una settimana fa; era stato inizialmente rinviato per permettere ai comandanti di spiegare le modalità della smobilitazione ai circa duemila combattenti. Intanto ieri, ad Abidjan, alla presenza del ministro ivoriano della Difesa René Aphing Kouassi, sono ripresi i negoziati tra i capi degli stati maggiori delle Forze di difesa e sicurezza (Fds - forze governative fedeli al presidente Laurent Gbagbo), e i ribelli delle forze armate delle Forze nuove (Fn): il generale Philippe Mangou e il capo dei ribelli Soumaïla Bakayoko, che si erano incontrati lo scorso 28 maggio a Yamoussoukro. Il dibattito si è concentrato su cinque punti, tra cui bilancio delle operazioni dei pre-raggruppamenti degli ex-combattenti delle due parti, loro identificazione e libera circolazione, scioglimento delle società di sorveglianza costituite illegalmente.
COSTA D'AVORIO 23/6/2006 17.08
MEDIATORI INTERNAZIONALI, “ACCELERARE APPLICAZIONE ACCORDI”
“Esortiamo la classe politica, gli ivoriani e le ivoriane a investire pienamente le proprie energie per superare tutti gli ostacoli che potrebbero rallentare il processo di pace e per conferirgli un ritmo più deciso affinché si arrivi a tenere le elezioni”: lo ha detto Rodolphe Adada, ministro degli Esteri della Repubblica del Congo, aprendo ad Abidjan l’ottava riunione mensile del ‘Gruppo di lavoro internazionale’ (Gti) – di cui è copresidente – incaricato dall’Onu di seguire il governo di transizione ivoriano in vista delle attese elezioni del prossimo 30 ottobre. Stilando come ogni mese un bilancio sul disarmo dei combattenti e sul censimento degli elettori, i due pilastri del processo di pace, Adada ha osservato che, sebbene i “passi avanti” siano stati “significativi”, resta comunque “molto da fare”. A maggio, ad esempio, è sì iniziata la registrazione degli elettori in sette località ‘campione’ ivoriane, ma l’operazione deve ancora cominciare a livello nazionale. Il ‘pre-raggruppamento’ dei combattenti, fase iniziale del più ampio processo di disarmo e smobilitazione, invece, il 16 giugno è “terminato” nel sud controllato dal governo, mentre dovrebbe “concludersi” entro due settimane nella roccaforte settentrionale dei ribelli delle Forze nuove (Fn). Invitando infine la comunità internazionale a concretizzare le sue “promesse destinate ad accompagnare la Costa d’Avorio”, Adada ha poi detto che il Gti, dal canto suo, vigilerà “che sia strettamente preservato quanto è stato ottenuto nel quadro della messa in opera della road-map” fissata dall’Onu perché la Costa d’Avorio esca dalla crisi causata dalla guerra civile nel settembre 2002. Il Gti è stato istituito nel dicembre 2005 da una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Comprende rappresentanti dell’Onu, dell’Unione africana, dell’Unione europea, dell’Organizzazione internazionale della francofonia, del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale, nonché di Benin, Ghana, Guinea, Niger, Nigeria, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti.
COSTA D'AVORIO 30/6/2006 9.56
NUOVE VIOLENZE NELL’OVEST, PROSEGUONO CON DIFFICOLTÀ COLLOQUI SU DISARMO
Nove persone, tra cui due bambini, sono state uccise e altre 12 sono rimaste ferite in circostanze non ancora chiare nella regione occidentale di Diourouzon, al confine con la Liberia: lo hanno riferito fonti della missione di mantenimento di pace dell’Onu (Onuci) e della forza francese presente sul territorio (Licorne), precisando che i cadaveri presentavano numerose ferite da arma da fuoco. Non sono stati resi noti altri particolari sull’accaduto. Le nuove violenze giungono mentre a Bouaké si è concluso senza esito un nuovo incontro tra i capi degli stati maggiori delle Forze di difesa e sicurezza (Fds - forze governative fedeli al presidente Laurent Gbagbo) e i ribelli delle forze armate delle Forze nuove (Fn) dedicato al processo di disarmo e al censimento della popolazione in vista delle attese elezioni del prossimo 30 ottobre. In un comunicato emesso al termine della riunione si legge che vertici militari lealisti hanno bocciato le istanze presentate dai ribelli per la creazione di una nuovo organismo – uno “stato maggiore integrato di transizione” ritenuto dalle Fn indispensabile per accelerare il ritorno della pace – sostenendo che “il quadro attuale delle trattative è già appropriato” ; sono state respinte anche le richieste delle Fn di vedersi riconosciuti ufficialmente i gradi militari ricoperti all’interno del loro movimento armato e i ottenere il pagamento di salari arretrati. Sulla carta le parti hanno comunque ribadito l’impegno a proseguire le operazioni di pre-ragruppamento, prima tappa del disarmo, al momento bloccate sul fronte lealista e in corso su quello ribelle.
COSTA D'AVORIO 1/7/2006 5.27
APERTO FORUM SU DIALOGO NAZIONALE, “TRENO DELLA PACE NON SI FERMA”
“Senza alcun dubbio e incontestabilmente, il treno della pace avanza”: lo ha detto il primo ministro ad interim Charles Konan Banny – non nuovo a metafore ‘ferroviarie’ – che ha così definito la situazione della crisi politico-militare in Costa d’Avorio, aprendo un forum di dialogo nazionale nella capitale amministrativa Yamoussokro davanti a circa 3.000 persone. Malgrado ieri si sia concluso senza esito l’ennesimo incontro tra i capi di Stati maggiore dell’esercito governativo e dei ribelli, Konan Banny ha ricordato l’avvio lo scorso 18 maggio del cosiddetto pre-raggruppamento, prima fase del processo di disarmo, e il contemporaneo inizio delle operazioni di registrazione elettorale in vista del voto di ottobre. Finora, ha detto ai delegati, 12.500 militari lealisti si sarebbero raggruppati in 35 siti, mentre anche 12.000 ribelli avrebbero preso parte all’iniziativa. Konan Banny ha auspicato che il Forum – alla cui seduta d’apertura erano presenti dirigenti politici, capi tradizionali e religiosi, ambasciatori accreditati – possa dare a tutti la speranza di un avvenire migliore”, dove una crisi che, in quasi 4 anni, “ha fatto male a tutti coloro che vivono in Costa d’Avorio”. Tra i segnali di incoraggiamento, il capo del governo ha citato il caso degli esami di fine anno scolastico che si sono tenuti nei territori sotto controllo dei ribelli delle Forze Nuove e la riapertura dell’Università di Bouaké, la loro “capitale” nel centro-nord.
COSTA D'AVORIO 17/7/2006 14.57
PRESIDENTE GBAGBO ACCUSA MISSIONE ONU, “NON È IMPARZIALE”
Il presidente ivoriano Laurent Gbagbo ha pubblicamente criticato la missione Onu in Costa d’Avorio (Onuci) accusandola di avere un atteggiamento accondiscendente verso i ribelli e troppo intransigente contro i cosiddetti “giovani patrioti”, suoi sostenitori.
In un comizio pronunciato sabato a Yamoussoukro e ritrasmesso domenica dalla radio nazionale, Gbagbo ha detto che i rappresentanti in loco dell’Onu sono “zelanti quando c’è da denunciare i giovani patrioti ma restano in silenzio quando dovrebbero invece reclamare il disarmo” dei ribelli. Il presidente ha aggiunto che la missione Onuci “è qui perché noi lo vogliamo” e dai suoi membri ci si aspetta un comportamento “discreto e giusto”; ha poi evidenziato che “nessun paese è stato mai cancellato dalla mappa del mondo perché si è rifiutato di ricevere le forze dell’Onu”. Gbagbo ha inoltre definito illecite le pressioni che avrebbero ricevuto i membri del partito di governo, Fronte popolare ivoriano (Fpi), dopo che nei giorni scorsi avevano sollevato obiezioni sul censimento.
Le denunce dello Fpi sulla possibilità di “frodi elettorali” hanno determinato un nuovo rinvio delle procedure di identificazione che avrebbero dovuto iniziare il 13 luglio. Il disarmo e il censimento nazionale - quest’ultimo legato alla questione spinosa dell’identità nazionale e della cittadinanza, anche in vista delle elezioni generali attese per il prossimo ottobre - sono i due presupposti per la riunificazione del paese, diviso in due tra territori sotto controllo governativo e quelli in mano alla ribellione dopo il tentativo di colpo di stato del 2002.
COSTA D'AVORIO 19/7/2006 13.21
ABIDJAN: ANCORA DISORDINI CONTRO CENSIMENTO ELETTORALE
Gruppi di ‘giovani patrioti’, sostenitori del presidente Laurent Gbagbo e del suo partito, sono scesi stamani nella strade della capitale commerciale Abidjan per impedire le operazioni di censimento e registrazione elettorale: incendiando copertoni ed erigendo barricate che hanno paralizzando la circolazione sulle principali arterie cittadine. I disordini, iniziati domenica scorsa, hanno compreso vandalismi e ruberie ma non sono però sfociati in scontri diretti con la polizia.
Ieri diversi analoghi episodi di boicottaggio si sono verificati a Sinfra nel centro-ovest, a Agboville e Adzopé, circa 100 chilometri a nord di Abidjan, e nello stesso distretto di Abobo. Il censimento implica la distribuzione di documenti d’identità a chi ne è sprovvisto: potenzialmente si tratta di 3,5 milioni di persone (in gran parte immigrati da Burkina Faso e Mali), secondo stime del Ministero della Giustizia, delle quali deve essere accertata la nazionalità ivoriana. Ma i ‘giovani patrioti’ e il partito di governo Fronte Popolare ivoriano (Fpi) sostengono che le operazioni di identificazione, indispensabili per accedere alle liste elettorali dei votanti, preludono a “frodi elettorali” nelle attese elezioni del prossimo ottobre. Il censimento è osteggiato anche dai ribelli delle Forze Nuove, che hanno denunciato il carattere “discriminatorio” degli accertamenti svolti da commissioni di giudici e funzionari pubblici il cui scopo è di accertare l’origine delle persone e si sono impegnati a “impedire con ogni mezzo le operazioni” di registrazione nei territori da loro occupati nel nord. Disarmo, censimento ed elezioni sono i tre pilastri del progetto di riunificazione del paese dopo il tentativo di colpo di stato del 2002 che ha lasciato la Costa d’Avorio divisa tra nord e sud.
COSTA D'AVORIO 19/7/2006 21.20
ONU MINACCIA SANZIONI CONTRO “CHI OSTACOLA PROCESSO DI PACE”
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha rivolto un nuovo avvertimento a “tutti coloro che ostacolano il processo di pace in Costa d’Avorio” in vista delle elezioni generali del 30 ottobre, dicendosi pronto “a imporre sanzioni mirate”: il monito dei Quindici arriva mentre la capitale economica Abidjan è nuovamente paralizzata dalle proteste dei ‘giovani patrioti’ che contestano le procedure di censimento per timore di “brogli elettorali”; operazioni osteggiate anche dai ribelli delle Forze Nuove che invece le ritengono “discriminatorie”.
Il Consiglio di Sicurezza ha aggiunto che le sanzioni saranno imposte anche a chi “attacca o è di ostacolo alle attività” della missione Onu in Costa d’Avorio (Onuci), che ha l’incarico di supervisionare il disarmo delle forze ribelli e delle milizie lealiste.
Recentemente il Segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha annunciato per il prossimo settembre una riunione presso il Consiglio di Sicurezza per fare un bilancio sui progressi nell’attuazione dell’accordo siglato tra governo e ribellione per la riunificazione del paese; in quell’occasione Annan presenterà un rapporto dettagliato sugli “ostacoli incontrati” e “i responsabili”. Le sanzioni mirate sono state già applicate nel febbraio scorso a Charles Blé Goudé ed Eugene Djué, due esponenti dei ‘Giovani patrioti’, e a Fofié Kouakou, capo militare dei ribelli delle ‘Forze Nuove’, tutti accusati di ostacolare una definitiva soluzione pacifica della crisi; i provvedimenti comprendono l’interdizione a viaggiare e il congelamento dei beni e dei conti correnti all’estero.
COSTA D'AVORIO 20/7/2006 12.13
TORNA LA CALMA AD ABIDJAN DOPO PROTESTE CONTRO OPERAZIONI CENSIMENTO
Sembra essere tornata alla calma la situazione ad Abidjan, la capitale economica ivoriana, teatro per quattro giorni delle proteste dei ‘giovani patrioti’ fedeli al presidente Laurent Gbagbo contro le operazioni di censimento e registrazione elettorale. Fonti di agenzia internazionali riferiscono che questa mattina negozi e uffici hanno riaperto dopo che i dimostranti hanno tolto le barricate accogliendo un appello lanciato in serata da Gbagbo alla tv di Stato. “Siamo tutti d’accordo sulla necessità del censimento, ma è fondamentale che ogni partito abbia l’opportunità di verificare lo svolgimento delle procedure” ha detto Charles Blé Goudé, presidente dell’alleanza dei ‘giovani patrioti’, che temono “frodi elettorali” in vista del voto del prossimo 30 ottobre. “Quale credibilità possono avere queste operazioni quando, ad esempio, si svolgono a Khorogho, nella zona sotto il controllo dei ribelli dove nessuno può monitorarle? Elezioni trasparenti passano attraverso un processo di identificazione trasparente” ha aggiunto Blé Goudé. Seppure con altre motivazioni, anche i ribelli delle ‘Forze Nuove’ si oppongono al censimento ritenendo “discriminatori” gli accertamenti per identificare e registrare oltre 3,5 milioni di persone, molte delle quali immigrati provenienti da Mali e Burkina Faso, tuttora senza documento d’identità. La questione sarà oggi al centro di una riunione del ‘Gruppo di lavoro internazionale’ (Gti), l’organismo voluto dall’Onu e dall’Unione Africana per accompagnare la difficile transizione ivoriana. Ieri il Consiglio di sicurezza dell’Onu aveva minacciato “sanzioni mirate” contro “chiunque si opponga al processo di pace”.
COSTA D'AVORIO 20/7/2006 16.28
UNIONE AFRICANA: “COMUNITÀ RADDOPPI SFORZI PER GARANTIRE PROCESSO DI PACE”
“Non è più il tempo dei discorsi, ma dell’azione. Per la comunità internazionale è venuto il momento di investire enormi risorse in questo processo di uscita dalla crisi, di raddoppiare la fermezza e riservare il trattamento dovuto a tutti coloro che ostacolano la messa a punto dell’agenda di pace”: lo ha detto Rodolphe Adada, ministro degli Esteri della Repubblica del Congo – presidente di turno dell’Unione Africana (Ua) - intervenendo alla riunione del ‘Gruppo di lavoro internazionale’ (Gti) in corso ad Abidjan dedicata alla valutazione delle procedure di censimento necessarie allo svolgimento delle elezioni del 30 ottobre, paralizzate da alcuni giorni per le proteste dei ‘giovani patrioti’ fedeli al presidente Laurent Gbagbo e dalle critiche dei ribelli delle ‘Forze nuove’. “È necessario agire per applicare le conclusioni delle nostre precedenti riunioni, che sono del resto già state ratificate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e accettate da tutti a Yamoussoukro” ha aggiunto Adada, riferendosi al vertice del 5 luglio a cui hanno preso parte tutti i protagonisti della crisi, alla presenza del segretario generale dell’Onu Kofi Annan; in quella sede era stato stabilito che le operazioni di censimento sarebbero dovute partire entro il 15 luglio, una scadenza di fatto non rispettata. “Gli ivoriani aspirano a un rapido ritorno della pace, della sicurezza e della tranquillità nel loro paese. La Costa d’Avorio ha bisogno della sua unità, della sua coesione, nessuno ha il diritto di ritardare né di allontanare impunemente queste aspettative” ha concluso il delegato congolese.
COSTA D'AVORIO 24/7/2006 11.13
CENSIMENTO ELETTORALE, INCIDENTI TRA SOSTENITORI GOVERNO E OPPOSIZIONE
Una squadra è stata inviata dalla Missione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio (Onuci) nella cittadina di Divo, 200 chilometri a nord ovest di Abidjan, per indagare sui violenti scontri avvenuti ieri a margine del processo di registrazione degli elettori e in cui è morta almeno una persona (due secondo altre fonti) e una ventina sono rimaste ferite. Lo riferisce la stampa locale, precisando che non sono ancora chiare le ragioni che hanno portato ai violenti incidenti di ieri, in cui si sono affrontati giovani sostenitori del presidente Laurent Gbagbo e partigiani della coalizione che raccoglie i principali partiti dell’opposizione. Secondo alcune fonti, le tensioni sarebbero iniziate dopo alcune polemiche relative alle modalità con cui in città si stavano conducendo le operazioni di censimento e di registrazione dei votanti nelle liste elettorali in vista del voto del prossimo ottobre. L’appuntamento con le urne per eleggere un nuovo presidente e un nuovo parlamento dovrebbe chiudere la crisi politico-militare iniziata nel settembre del 2002 con un fallito tentativo di golpe ai danni di Gbagbo, che ha poi portato alla spaccatura del paese: da un lato l’area meridionale controllata dal presidente, dall’altra quella centro-settentrionale in mano ai ribelli che tentarono il putsch e oggi vicine alle posizioni dell’opposizione politica.
COSTA D'AVORIO 25/7/2006 11.12
CENSIMENTO PROSEGUIRÀ NONOSTANTE CRITICHE E TENSIONI
Proseguirà come da calendario il censimento della popolazione, necessario per stilare le liste degli aventi diritto al voto per le elezioni generali del 30 ottobre: lo ha detto il primo ministro ad interim Konan Banny, in un messaggio televisivo con cui ha risposto alle crescenti critiche sollevate negli ultimi giorni e che hanno portato anche ad alcuni episodi di violenza. “Tutte le misure sono state prese o sono in corso d’opera affinché le operazioni di censimento si svolgano in completa sicurezza, trasparenza, permettendoci di identificare eventuali irregolarità. Niente giustifica la tensione che il paese ha dovuto subire in questi giorni. Niente giustifica la violenza” ha aggiunto, precisando che il processo d’identificazione rientra nel piano globale “per far uscire il nostro paese dalla crisi e ricostruirlo”. Le operazioni di censimento, iniziate il 18 luglio scorso, dureranno due mesi e dovrebbero identificare e registrare tutte le persone di età superiore ai 13 anni, nate in territorio ivoriano, qualsiasi sia la loro nazionalità, che non sono mai state iscritte all’anagrafe. Le polemiche e le preoccupazioni, espresse seppur con toni diversi sia dai sostenitori del presidente Laurent Gbagbo che dai movimenti ribelli, sono causate dalla decisione di censire separatamente gli ivoriani e gli stranieri, in un paese e in una crisi in cui il nodo centrale della nazionalità o dell’ivorianità’ non è stato ancora sciolto.
COSTA D’AVORIO - Hanno consegnato le armi ai ‘caschi blu’ dell’Onu i primi 150 miliziani, su un gruppo di 2000 uomini in totale, impegnati a fianco delle forze governative durante la crisi del 2002-2003 succeduta a un tentativo di colpo di stato. Il disarmo dei gruppi armati, che procede con grande difficoltà, è uno dei punti fondamentali di un accordo per riunire il paese, che prevede il contestuale avvio della registrazione elettorale in vista del voto di ottobre.
COSTA D’AVORIO – “Dall’inizio delle operazioni di identificazione, 32 uffici sono in funzione… una media di 23 al giorno di cui 4 in zona governativa”: è il primo bilancio della missione Onu nel paese (Onuci) relativo alle operazioni di identificazione – prima tappa del processo di censimento necessario a stilare le liste degli aventi diritto al voto per le elezioni generali del 31 ottobre – che dovevano svolgersi inizialmente in 50 siti. “La situazione – prosegue l’Onuci – è incerta: le operazioni procedono a ritmo sostenuto nel nord del paese (controllato dai ribelli, ndr) e in maniera sporadica nelle zone governative e di confine”.
COSTA D'AVORIO 4/8/2006 12.51
DISARMO, MILIZIANI FILO-GOVERNATIVI CONSEGNANO ARSENALE
Poco meno di 900 miliziani filo-governativi fedeli al presidente Laurent Gbagbo hanno iniziato la consegna delle armi nell’ambito del progetto di disarmo previsto in contemporanea con la registrazione elettorale, concordato da governo e ribelli del centro-nord per risolvere la crisi iniziata a settembre 2002. Lo ha detto Omar el Khadir, della missione di pace dell’Onu in Costa d’Avorio (conosciuta come Onuci), aggiungendo che 888 miliziani hanno consegnato 90 armi da fuoco, oltre 4.800 munizioni e 26 ordigni esplosivi. Consegnando il materiale bellico, ciascuno di loro ha ricevuto 188 euro, acconto di una somma complessiva di circa 760 euro previste come indennizzo per il reinserimento nella vita civile. Secondo le stime, tra 5.000 e 10.000 combattenti dovrebbero partecipare al programma di disarmo, che è iniziato dopo numerosi rinvii alla fine di luglio nella città di Guiglo, considerata la 'roccaforte' delle milizie pro-governative. I ribelli delle 'Forze Nuove' - che controllano il centro-nord del Paese - non hanno ancora avviato il disarmo su ampia scala.
COSTA D'AVORIO 8/8/2006 14.45
RIBELLI ‘CONGELANO’ PARTECIPAZIONE A COLLOQUI SU DISARMO
I ribelli delle 'Forze Nuove' (Fn) hanno sospeso la loro partecipazione al dialogo sul disarmo, per protestare contro quello che a loro dire costituisce “un cambiamento delle regole del gioco” nelle procedure del censimento nazionale, indispensabile per lo svolgimento delle elezioni generali previste il 30 ottobre. “Per il momento, abbiamo chiesto al generale Soumaila Bakayoko (capo di stato maggiore delle Fn, ndr) di soprassedere a ogni tipo di discussione sul disarmo, la smobilitazione e il reinserimento” degli ex-combattenti, ha detto Guillaume Soro, capo del gruppo ribelle. Le Fn contestano quanto affermato domenica scorsa dal presidente Laurent Gbagbo, secondo il quale le audizioni per l’identificazione della popolazione non porteranno direttamente al rilascio di un “certificato di nazionalità ivoriana”, pre-condizione per poter consentire ai cittadini ancora privi di documenti – calcolati in circa 3,5 milioni, molte delle quali immigrati provenienti da Mali e Burkina Faso – di recarsi alle urne in autunno. Iniziate il 18 luglio scorso, con una durata prevista di due mesi, le operazioni di censimento sono state contestate anche dai sostenitori di Gbagbo, che nelle scorse settimane avevano manifestato ad Abidjan e in altre città denunciando il rischio di frodi elettorali. A suscitare polemiche da entrambe le parti è stata peraltro la decisione di censire separatamente gli ivoriani e gli stranieri, in un paese in cui il nodo centrale della nazionalità non è stato ancora sciolto.
Ivorian opposition to meet rebels
[BBC] Leaders of rebel forces and the main opposition parties in Ivory Coast are to meet to try to agree on their response to possible election delays.
New Forces leader Guillaume Soro, ex-PM Alassane Ouattara and ex-President Henri Konan Bedie are due to attend.
On Monday, opposition parties rejected a plan by President Laurent Gbagbo to stay on if October's polls are delayed. The disarming of rebels and militias has still to begin and there are rows over the registering of voters.
Last October, President Gbagbo had his mandate extended by a year by the United Nations as elections failed to take place.
Some 10,000 French and UN peacekeepers monitor a buffer zone between the rebels who control the north and the government-held south.
Smaller opposition parties are also expected to be represented at the talks in the eastern central town of Daoukro.
COSTA D'AVORIO 18/8/2006 12.40
RIBELLI E OPPOSIZIONE ACCUSANO PRESIDENTE, “OSTACOLA PROCESSO DI PACE”
[MISNA] I capi dei principali partiti di opposizione e i vertici dei ribelli delle ‘Forze Nuove’ hanno accusato il presidente Laurent Gbagbo di avere “posto numerosi ostacoli al processo di pace” e hanno respinto “qualsiasi ipotesi di estensione” del suo mandato oltre la data del 31 ottobre, giorno in cui sono previste le elezioni generali. Lo si legge in un comunicato congiunto, diffuso al termine di colloqui a porte chiuse nella residenza dell’ex-presidente e capo del ‘Partito democratico della Costa d’Avorio’ (Pdci) Henri Konan Bedié a Daoukro, nel centro-est del paese, a cui hanno partecipato, tra gli altri, il capo delle ‘Fn’, Guillaume Soro, e l’ex-primo ministro Alassane Ouattara. Nella nota i firmatari “denunciano e condannano le intenzioni pronunciate dal presidente...per confiscare i poteri dello Stato senza ricorrere alle elezioni”; il riferimento è ad alcune recenti dichiarazioni di Gbagbo che la settimana scorsa aveva espresso la volontà di restare in carica fino all’atteso scrutinio: un pronunciamento di per sé inabile a suscitare polemiche, visto che il suo mandato fino al 31 ottobre è garantito dall’Onu, ma che ha scatenato la reazione dei suoi oppositori anche alla luce delle voci relative a un sempre più probabile rinvio del voto. Nel documento diffuso da Daoukro opposizione e ribelli insistono anche sulla necessità di proseguire le operazioni di identificazione e registrazione dei cittadini necessarie per l’appuntamento con le urne che, secondo la missione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio (Onuci), procedono ancora con eccessiva lentezza.
COSTA D'AVORIO 23/8/2006 18.43
ONU: ELEZIONI ENTRO OTTOBRE “TECNICAMENTE IMPOSSIBILI”
[MISNA] Non essendo ancora “terminate le operazioni di identificazione e registrazione degli elettori”, è poco probabile che le elezioni si terranno entro la scadenza fissata al 31 ottobre: lo sostiene Pierre Schori, rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu in Costa d’Avorio e capo della missione Onu nel paese (Onuci), precisando che l’impossibilità è sul fronte “tecnico”, mentre “la volontà politica di tenere le elezioni ci sarebbe anche oggi”. Intanto, continua la polemica tra i vertici dei partiti d’opposizione e dei ribelli delle ‘Forze nuove’ contro il presidente Laurent Gbagbo che – oltre ad avere espresso la volontà di rimanere in carica fino allo scrutinio anche se verrà rimandato, mentre il suo mandato scadrà il 31 ottobre – il 29 luglio avrebbe disposto che la Commissione elettorale indipendente incaricata d’organizzare le prossime elezioni sottoponga il suo progetto di riforma del codice elettorale all’attenzione del primo ministro e della presidenza. I due principali capi dell’opposizione – l’ex-presidente Henri Konan Bédié, presidente del Partito democratico ivoriano (Pdci), e l’ex-primo ministro Alassane Ouattara, presidente dell’Unione dei repubblicani (Rdr) – hanno definito la decisione di Gbagbo una “minaccia… non solo per il processo elettorale, ma anche per il processo di pace e di riconciliazione nazionale sostenuto dalla comunità internazionale”. Perciò, in una lettera al segretario generale dell’Onu Kofi Annan datata 17 agosto e diffusa oggi, chiedono che “sia esplicitamente vietato al capo dello stato di prendere qualsiasi decisione concernente la vita della nazione”.
Il Paese per anni ha attirato immigrati da tutta l’area occidentale, poi è precipitato nella guerra civile. E oggi rimane ancora spaccato. Slitta il voto previsto a ottobre
La Costa d'Avorio dal miracolo al dramma
Dodicimila soldati delle Nazioni Unite e francesi impegnati per pacificazione e disarmo. Tensione tra il presidente Gbagbo, accusato di fomentare la xenofobia, e il cartello dell'opposizione
[Avvenire]Trent'anni fa era considerato il Paese del «miracolo economico» in Africa Occidentale. Dal Mali, dal Burkina Faso, dalla Guinea, dalla Liberia, a centinaia di migliaia confluivano verso la Costa d'Avorio, considerata, nonostante il pugno di ferro del presidente Félix Houphouët-Boigny, terra di opportunità per quanti nelle terre d'origine soffrivano la fame. Una dura recessione prima, la crisi istituzionale e la guerra poi, hanno bruscamente frenato, negli ultimi anni, lo sviluppo ivoriano. Ma, soprattutto, hanno fatto letteralmente esplodere la questione della «ivorianità», elemento cruciale attraverso il quale passa il futuro stesso della Costa d'Avorio.
Il perché è presto detto. Sono ben 3,5 milioni, infatti, le persone che nel Paese sono prive di documenti d'identità e che chiedono di ricevere la nazionalità ivoriana. Immigrati, figli di immigrati, figli dei figli di immigrati che hanno eletto la Costa d'Avorio a loro patria e che ora hanno l'occasione (peraltro sotto determinate condizioni) di diventarne cittadini a tutti gli effetti.
Ed essendo il loro numero così imponente, il loro voto sarà evidentemente decisivo alle elezioni presidenziali previste (con qualche incognita) per il prossimo 31 ottobre, elezioni che chiuderanno un periodo difficile iniziato con il tentato colpo di Stato del 2002 e proseguito con una sanguinosa guerra civile. Il fatto che la gran parte di coloro che chiedono di ricevere la nazionalità viva nel Nord del Paese, tuttora controllato dai ribelli delle Forze Nuove, ha contribuito ad alimentare i sospetti e le accuse di quanti, soprattutto al Sud, feudo del presidente Laurent Gbagbo, considerano il censimento attualmente in corso una vera frode elettorale.
Proprio a causa di «problemi tecnici legati alle procedure di identificazione e di registrazione dei votanti», peraltro, il rappresentante delle Nazioni Unite nel Paese, Pierre Schori, ha annunciato ieri il probabile rinvio del voto. «La volontà politica di tenere le el ezioni ci sarebbe anche oggi - ha spiegato - ma rispettare le scadenze non sembra, ad oggi, realistico».
Le ultime manifestazioni violente contro il processo di registrazione dei votanti sono scoppiati lo scorso 23 luglio a Divo, 200 chilometri a Nord-Ovest della capitale economica Abidjan. Un gruppo di «giovani patrioti» - così si definiscono i simpatizzati del partito presidenziale Fronte popolare ivoriano (Fpi) - armati di fucili e machete ha protestato violentemente per le strade della città, scontrandosi poi con le forze di sicurezza locali. Gli incidenti hanno provocato due morti e 36 feriti. Oltre a rafforzare la convinzione tra gli osservatori che il cammino di avvicinamento al voto sarà irto di ostacoli.
Il primo ministro ad interim Charles Konan Banny - in carica alla fine del 2005 dopo una brillante carriera da economista, culminata nel 1993 con la nomina a governatore della Banca centrale dell'Africa occidentale - ha finora mostrato equidistanza tra le parti, ma non dispone, secondo gli analisti, dell'autorità e dei mezzi necessari per affrontare un'eventuale escalation della violenza. Le Nazioni Unite sono in prima fila per la stabilizzazione del Paese. Sono oltre ottomila i caschi blu che partecipano alla missione Onuci, affiancati da quattromila soldati francesi dell'operazione Licorne.
Tra i compiti principali dei militari inviati dal Palazzo di Vetro c'è la gestione del disarmo dei miliziani delle varie fazioni. Una procedura avviato il 26 luglio con la consegna di pezzi d'artiglieria da parte di 150 combattenti che avevano combattuto tra il 2002 e il 2003 al fianco delle forze governative. Gli ex guerriglieri hanno già ricevuto una ricompensa (pari a 240 dollari a testa, che diventeranno 1.000 nei prossimi mesi) utile per iniziare una nuova vita da civili. Sono in diverse migliaia, però, tra partigiani di Gbagbo e miliziani ribelli, a dover ancora abbandonare le armi, e non è detto che il processo prosegua senza disordini. Lo scorso 4 agosto le Nazioni Unite hanno ammesso che «il numero delle armi consegnate è minore di quanto ci si aspettava».
Il minimo segnale potrebbe far ancora esplodere nuovi conflitti. Gbagbo, in particolare, viene continuamente accusato dai suoi oppositori di cavalcare l'onda della xenofobia. I quattro principali partiti d'opposizione si mantengono più cauti. Un anno fa, a Parigi, Henri Konan Bédié, Alassane Ouattara, Albert Mabri Toikeusse e Innocent Anaky Kobena hanno siglato tra loro un'intesa per far fronte comune alle prossime elezioni, in modo da mettere fuori gioco Gbagbo. Ogni partito dovrebbe presentare un suo candidato al primo turno, con l'impegno di sostenere nel secondo l'esponente che avrà ottenuto i maggiori consensi. In caso di vittoria, i quattro partiti dovrebbero formare un governo di coalizione.
«Il treno della pace avanza», ha dichiarato poche settimane fa con un certo ottimismo il premier Banny, ma il percorso della stabilizzazione non è semplice. Il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, preme perché il calendario fissato in vista del voto venga rispettato, ma è cosciente di quanto la situazione sia «ancora troppo fragile».
Tra le emergenze attuali più pressanti c'è quella dei 700mila sfollati interni causati dalla guerra civile. La gran parte di essi vive attualmente, in modo precario, in cinque grandi aree urbane. Secondo un rapporto Onu, per oltre il 50% dei profughi le condizioni di salute continuano a peggiorare, e più del 30% dei bambini rifugiati non riceve un'istruzione di base. Anche per loro, come per l'intera popolazione, le elezioni possono rappresentare una svolta decisiva, il momento in cui la Costa d'Avorio può tornare ad essere un Paese «normale».
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