Ewigen
30-04-2006, 11:41
AFRICA 29/4/2006 3.42
SICCITÀ E CARESTIA, NON È SOLO QUESTIONE DI PIOGGE
[PIME] “La vulnerabilità di un paese alla siccità è intrinsecamente legata al livello generale di povertà ed è resa più grave dalle limitate risorse delle istituzioni governative nel fornire i servizi di base a livello locale” lo ha detto ieri l’inviato speciale per le questioni umanitarie nel Corno d’Africa, Kjell Magne Bondevik, in visita in Gibuti, piccolo paese che affronta il quarto anno consecutivo di drastica riduzione delle piogge, e dove i pochi strumenti messi in atto per affrontare la crisi si stanno logorando per gli effetti cumulativi della siccità. Bondevik si è recato nell’ospedale Balbala nei pressi della capitale Gibuti dove ogni giorno vengono ricoverati 70 bambini malnutriti a causa della scarsità di cibo che sempre accompagna la siccità e dove fino a un mese fa – quando infine sono arrivati gli aiuti internazionali – si registrava un decesso al giorno, dicono i medici. Si stima che a Gibuti, le cui piccole dimensioni rischiano di farla dimenticare dal panorama internazionale dell’emergenza umanitaria, siano minacciate dalla siccità 150.000 persone, di cui 70.000 i modo grave e bisognose di aiuti alimentari. Sul problema di collegare la lotta alla siccità a politiche più generali di sviluppo si è espresso oggi anche il ministro per l’acqua ugandese Maria Mutagmba. Rivolgendosi al parlamento di Kampala, la Mutagmba ha riferito che i rapporti metereologici indicano che “le piogge di questi giorni sono normali o al di sotto del normale, pertanto avremo presto una nuova siccità” e ha chiesto al governo di finanziare per tempo e con maggiori risorse un piano di emergenza. “Non abbiamo nessuna politica sull’acqua” ha detto il ministro ai colleghi parlamentari. “Ogni persona ha bisogno di 200.000 litri d’acqua l’anno ma non riusciremo mai a controllare la siccità senza che sia definita una specifica politica d’azione” ha concluso il ministro.
SICCITÀ E CARESTIA, NON È SOLO QUESTIONE DI PIOGGE
[PIME] “La vulnerabilità di un paese alla siccità è intrinsecamente legata al livello generale di povertà ed è resa più grave dalle limitate risorse delle istituzioni governative nel fornire i servizi di base a livello locale” lo ha detto ieri l’inviato speciale per le questioni umanitarie nel Corno d’Africa, Kjell Magne Bondevik, in visita in Gibuti, piccolo paese che affronta il quarto anno consecutivo di drastica riduzione delle piogge, e dove i pochi strumenti messi in atto per affrontare la crisi si stanno logorando per gli effetti cumulativi della siccità. Bondevik si è recato nell’ospedale Balbala nei pressi della capitale Gibuti dove ogni giorno vengono ricoverati 70 bambini malnutriti a causa della scarsità di cibo che sempre accompagna la siccità e dove fino a un mese fa – quando infine sono arrivati gli aiuti internazionali – si registrava un decesso al giorno, dicono i medici. Si stima che a Gibuti, le cui piccole dimensioni rischiano di farla dimenticare dal panorama internazionale dell’emergenza umanitaria, siano minacciate dalla siccità 150.000 persone, di cui 70.000 i modo grave e bisognose di aiuti alimentari. Sul problema di collegare la lotta alla siccità a politiche più generali di sviluppo si è espresso oggi anche il ministro per l’acqua ugandese Maria Mutagmba. Rivolgendosi al parlamento di Kampala, la Mutagmba ha riferito che i rapporti metereologici indicano che “le piogge di questi giorni sono normali o al di sotto del normale, pertanto avremo presto una nuova siccità” e ha chiesto al governo di finanziare per tempo e con maggiori risorse un piano di emergenza. “Non abbiamo nessuna politica sull’acqua” ha detto il ministro ai colleghi parlamentari. “Ogni persona ha bisogno di 200.000 litri d’acqua l’anno ma non riusciremo mai a controllare la siccità senza che sia definita una specifica politica d’azione” ha concluso il ministro.