View Full Version : in una settimana l' euro a più 6% sul dollaro
sempreio
28-04-2006, 21:03
e non è l' euro che va bene, ma il dollaro che progressivamente stà perdendo terreno su tutte le altre valute, vuol dire che la guerra è alle porte?
franklar
28-04-2006, 21:22
Il petrolio sale - il petrolio si paga in dollari - il dollaro scende.
Può essere che funzioni più o meno così ? Mi sembra di ricordare che anche durante la precedente impennata del prezzo del greggio l'euro avesse raggiunto le stelle nei confronti del dollaro... :confused:
sempreio
28-04-2006, 21:26
Il petrolio sale - il petrolio si paga in dollari - il dollaro scende.
Può essere che funzioni più o meno così ? Mi sembra di ricordare che anche durante la precedente impennata del prezzo del greggio l'euro avesse raggiunto le stelle nei confronti del dollaro... :confused:
la butto la "stampano tanti dollari(carta straccia) ma alla fine le risorse sono quelle ed è normale che si rivaluti" :boh:
tdi150cv
28-04-2006, 22:27
e non è l' euro che va bene, ma il dollaro che progressivamente stà perdendo terreno su tutte le altre valute, vuol dire che la guerra è alle porte?
naaaaa vuol dire che Prodi potra' pavoneggiarsi di aver fatto il miracolo ! :rolleyes: :stordita: :fagiano:
sempreio
28-04-2006, 22:32
naaaaa vuol dire che Prodi potra' pavoneggiarsi di aver fatto il miracolo ! :rolleyes: :stordita: :fagiano:
prodi in europa conta come le mie suole delle scarpe :rolleyes:
LittleLux
28-04-2006, 22:40
e non è l' euro che va bene, ma il dollaro che progressivamente stà perdendo terreno su tutte le altre valute, vuol dire che la guerra è alle porte?
Azzo, ma se in passato, a guerre imminenti, il dollaro si è sempre rinforzato. :stordita:
skywalker77
28-04-2006, 22:45
Dal punto di vista economico è una pessima notizia, per tutti non solo per l'Europa.
sempreio
28-04-2006, 22:54
Dal punto di vista economico è una pessima notizia, per tutti non solo per l'Europa.
perchè?
LittleLux
28-04-2006, 22:59
perchè?
Perchè ad esempio il petrolio, già a prezzi stratosferici, schizzerà letteralmente alle stelle? E' solo la prima ragione che mi viene in mente, ma ce ne sarebbero decine di altre.
sempreio
28-04-2006, 23:20
Perchè ad esempio il petrolio, già a prezzi stratosferici, schizzerà letteralmente alle stelle? E' solo la prima ragione che mi viene in mente, ma ce ne sarebbero decine di altre.
ma la guerra è inevitabile se non collaborano e francamente l' occidete ha tutte le ragioni per attaccare
Perchè ad esempio il petrolio, già a prezzi stratosferici, schizzerà letteralmente alle stelle? E' solo la prima ragione che mi viene in mente, ma ce ne sarebbero decine di altre.
ti sei dimenticato del fatto che avere una valuta con valore relativamente basso aiuta nelle esportazioni; per esempio mettiamo che un giapponese debba comperare una cosa che in Eu costa 300€ e che in USA costa per via della bassa differenza tra le due valute che renderebbe troppo complicato un livellamento dei prezzi 300$, secondo voi quale comprerebbe? pensate a delle aziende che fanno ordini per 100naia di migliaia di lotti e vedete cosa ne viene fuori; su sta cosa gli USA ci sguazzano e intanto l'Europa continua a perdere concorrenzialità.
skywalker77
28-04-2006, 23:29
perchè?
Perchè la coesistenza di vari fattori economici potrebbe scaturire in una depressione molto profonda.
Le politiche della Fed rispetto al dollaro
La situazione sul mercato del petrolio
Il forte deficit dell'amministrazione U.S.A.
L'incapacità dell'Europa di generare crescita
L'indebitamento degli U.S.A. nei confronti della Cina
La questione Iraniana
etc.
Sono tutti fattori che se si scatenassero contemporaneamente avrebbero un'effetto nefasto sull'economia mondiale, sarebbe una depressione peggiore di quella del '29. Credetemi spero non accada, per il futuro di tutti.
Sta di fatto che qualcosa sta cambiando nell'economia mondiale, notoriamente dollarocentrica, c'è un dibattito economico molto forte sulla possibilità che si configuri un nuovo sistema di scambi in cui il dollaro non sia il riferimento valutario principale. Le ipotesi sono molteplici, una forte depressione potrebbe essere il punto di culmine di un sistema economico-valutario che crolla su se stesso per far posto a qualcosa di diverso. Il problema che tale riequilibrio impiegherebbe degli anni, in cui gli scambi sarebbero ferme così come le economie, spero non accada almeno per un pò, ma potrebbe succedere.
generals
28-04-2006, 23:33
e non è l' euro che va bene, ma il dollaro che progressivamente stà perdendo terreno su tutte le altre valute, vuol dire che la guerra è alle porte?
è una strategia adottata dagli Usa anche per concorrere meglio con la Cina la cui valuta è molto sottovalutata proprio rispetto al dollaro a cui è legata. La previsione è una tendenza alla svalutazione del dollaro anche nei prossimi mesi. Per noi europei sono cavoli amari con un euro così "pesante" per le esportazioni, l'unica consolazione è che il petrolio ci costerà di meno e con i prezzi che ha raggiunto......
generals
28-04-2006, 23:42
la butto la "stampano tanti dollari(carta straccia) ma alla fine le risorse sono quelle ed è normale che si rivaluti" :boh:
questo è il vantaggio di avere una valuta come il dollaro adottata come moneta per gli scambi internazionali ;) solo che rispetto a quello che dicevi aumentando la quantità di moneta il dollaro si svaluta (non rivaluta) che è appunto quello che sta succedendo
skywalker77
28-04-2006, 23:44
è una strategia adottata dagli Usa anche per concorrere meglio con la Cina la cui valuta è molto sottovalutata proprio rispetto al dollaro a cui è legata. La previsione è una tendenza alla rivalutazione del dollaro anche nei prossimi mesi. Per noi europei sono cavoli amari con un euro così "pesante" per le esportazioni, l'unica consolazione è che il petrolio ci costerà di meno e con i prezzi che ha raggiunto......
Non credo sia questo il problema, innanzitutto le politiche della FED nell'era Greenspan sono state piuttosto restrittive, non ci sono state svalutazioni, nonostante ciò il dollaro è sceso. Certamente nel brevissimo periodo una svalutazione del dollare farebbe gioco agli U.s.a sia per la questione delle esportazioni da te riportata sia per il fattore dei titoli di debito pubblico in mano ai cinesi. Il problema è che a fronte di una forte crescita delle commesse militari e del prezzo del greggio il dollaro non tira più. Segno che molti capitali si stanno riposizionando dall'area dollaro all'area euro. Ma l'area euro dopo la riunificazioe tedesca non tira più e una moneta apprezzata non aiuta l'export, intanto si comincia a parlare di mercati petroliferi con valuta euro, altro segno che i petrodollari stanno diventando eurodollari. La contingenza di altri fattori potrebbe innescare un complessivo riequilibrio dell'economia mondiale verso un sistema euro centrico, ma questo caso potrebbe verificarsi se l'area euro riuscisse arrivare ad un livello di integrazione economica molto alto e un sistema economico con grossa crescita.
sempreio
28-04-2006, 23:49
questo è il vantaggio di avere una valuta come il dollaro adottata come moneta per gli scambi internazionali ;) solo che rispetto a quello che dicevi aumentando la quantità di moneta il dollaro si svaluta (non rivaluta) che è appunto quello che sta succedendo
si ho detto che si svaluta :) , però le loro industrie si reggono in piedi, le nostre :D
Swisström
29-04-2006, 11:16
la butto la "stampano tanti dollari(carta straccia) ma alla fine le risorse sono quelle ed è normale che si rivaluti" :boh:
Gli USA non sono l'Italia....
il dollaro scende per ben altre ragioni che l'aumento del denaro in circolazione.
Eravate solo voi che svalutavate le lire per essere competitivi all'estero...
Giusto :D
OT: Swisström erro ho frequentiamo il forum softair di SAM e Argonauti :p ?????
Byezzzzzzzzzzz
io pochi giorni fa ho letto questo articolo:
La Casa Bianca ha ordinato segretamente alla Federal Reserve di stampare due bilioni di dollari e di metterli immediatamente in circolazione, per inondare il mercato statunitense e l’economia mondiale. Ecco che quanto coraggiosamente denunciato e dimostrato con valide argomentazioni da Etleboro in queste ultime tre settimane, stia davvero accadendo. Abbiamo analizzato e monitorato i mercati borsistici di questo mese di “marzo” giungendo a delle conclusioni che il tempo e la forza degli eventi stanno confermando.
La Federal Reserve lo scorso 20 marzo ha annunciato che non avrebbe più pubblicato i dati della “M3”, ossia dell'ammontare della moneta stampata dal governo e messa in circolazione. In questo modo, tuttavia, non c'è alcun modo di sapere, per il pubblico, per gli investitori e i possessori di Titoli del Tesoro, quanta valuta esiste, né alcun modo per conoscere quanto un "dollaro" veramente valga. Questo probabilmente spiega perché il Segretario del Tesoro si dimise mesi fa e fu sostituito da un collaboratore di Bush , e perché lo stesso Greenspan si è dimesso molte settimane fa dalla carica di Governatore, appunto per non affondare con la sua nave. Anche il dibattito dell'Amnistia dell'Immigrazione ha lo scopo di deviare intenzionalmente l’attenzione dal grande evento della svalutazione degli Stati Uniti. Accanto alla mancata pubblicazione degli M3, Bernanke il 28 marzo ha annunciato un aumento dei tassi di interesse sui Titoli del Tesoro, con una variazione più marcata sui titoli di breve scadenza rispetto ai titoli pluriennali, cosa di per sé anomala in un’economia sana.Una scelta questa assai discutibile in un momento in cui il rischio di recessione è molto elevato e il debito pubblico è giusto al limite sostenibile, stando al rapporto della stessa FED risalente al 23 marzo: aumentando il costo dell’indebitamento, degli investimenti e del consumo, e deprimendo il mercato azionario, non si fa altro che accelerare una crisi già in atto.
E infatti il motivo è ben altro, ossia quello di svalutare il dollaro per svalutare anche i debiti e per rivalutare invece la bilancia commerciale, che soffre l’aumento delle importazioni verso le economie emergenti, che grazie a questi surplus sono riuscite ad accumulare riserve sino ad 800 miliardi di dollari. Tale processo di svalutazione sfuggerà tuttavia al controllo della FED nel momento in cui i grandi detentori di riserve in dollari, ossia i paesi produttori di petrolio e i paesi in via di sviluppo, non decideranno di “diversificare” il portafoglio a favore di una moneta più forte.
Entra a questo punto in scena l’euro, che è nato appunto per diventare il nuovo punto di accumulazione degli investimenti. L’Iran ha infatti da tempo stabilito che scambierà il proprio petrolio solo a fronte di euro, spingendo così tutti i paesi a vendere i propri dollari. E questo è proprio ciò che sta accadendo: le banche centrali di Cina , Giappone, Qatar e Kuwait hanno dichiarato che immetteranno sul mercato gran parte dei titoli denominati in dollari. Sarà assolutamente impossibile per gli Stati Uniti far fronte ad una tale richiesta di solvibilità, in quanto la massa di dollari in circolare è almeno 60 volte superiore all’economia reale statunitense. Inoltre l’aumento dei tassi interesse da parte della BCE avrà l’effetto di richiamare gli investimenti degli ultimi euroscettici.
Questa è la vera guerra che si sta combattendo, e Bush non ha altra scelta che muovere guerra all’Iran per frenare il crollo del dollaro, ma nulla potrà fare per evitare il collasso dell’economia statunitense, e di quella di tutte le altre economie fortemente agganciate al dollaro e al petrolio. La bufera che si è abbattuta sull’amministrazione Bush in questi giorni ne è una prova: la crisi è inevitabile e delle scelte sono state prese.
La guerra all’Iran è stata infatti rimandata e posticipata solo per ragioni meramente tattiche, e questo temporeggiamento ha reso possibile il terrore mediatico e la creazione di un nuovo nemico da combattere: nemico dell’occidente e di Israele.
La crisi petrolifera che si produrrà, accanto alla caduta del dollaro come moneta di riferimento del sistema monetario internazionale, produrrà una iperinflazione che non ha nulla da invidiare a quella del secondo dopoguerra. Il timore del scoppio di questa enorme bolla finanziaria è ormai diffuso, tanto che il costo dell’oro, bene rifugio per eccellenza, ha raggiunto i massimi storici di questi ultimi 25 anni, così come è avvenuto nel mercato delle commodities.
Il capitalismo sta ormai crollando, il concetto di economia basato sulla mera speculazione senza alcuna base reale produttiva è destinato a tramontare, e un nuovo modo di fare economia è alle porte. Saranno le merci e i beni materiali ad essere il fulcro degli investimenti, e così anche il controllo dei traffici e dei porti sarà la nuova arma nelle mani delle lobbies. Noi non vedremo le bombe cadere ma ne sentiremo gli effetti devastanti: le economie più deboli crolleranno al primo soffio, e quelle avanzate dovranno affrontare gravi recessioni.
a me è parso sensato, ma non sono un'economista.
Vorrei il perer di qualcuno che l'economia la studia in maniera approfondita.
naaaaa vuol dire che Prodi potra' pavoneggiarsi di aver fatto il miracolo ! :rolleyes: :stordita: :fagiano:
Leggerti equivale a perdere tempo, visto che non porti mai commenti costruttivi o pertinenti il discorso. Per farla breve, ti metto in ignore.
von Clausewitz
29-04-2006, 16:57
Non credo sia questo il problema, innanzitutto le politiche della FED nell'era Greenspan sono state piuttosto restrittive, non ci sono state svalutazioni, nonostante ciò il dollaro è sceso. Certamente nel brevissimo periodo una svalutazione del dollare farebbe gioco agli U.s.a sia per la questione delle esportazioni da te riportata sia per il fattore dei titoli di debito pubblico in mano ai cinesi. Il problema è che a fronte di una forte crescita delle commesse militari e del prezzo del greggio il dollaro non tira più. Segno che molti capitali si stanno riposizionando dall'area dollaro all'area euro. Ma l'area euro dopo la riunificazioe tedesca non tira più e una moneta apprezzata non aiuta l'export, intanto si comincia a parlare di mercati petroliferi con valuta euro, altro segno che i petrodollari stanno diventando eurodollari. La contingenza di altri fattori potrebbe innescare un complessivo riequilibrio dell'economia mondiale verso un sistema euro centrico, ma questo caso potrebbe verificarsi se l'area euro riuscisse arrivare ad un livello di integrazione economica molto alto e un sistema economico con grossa crescita.
questa mi sembra propaganda eurocentrica ;)
il centro dell'economia mondiale da anni si sta spostando dalla zona euroamericana, l'atlantico, alla zona asiamerica, il pacifico, con un europa che incapace o refrattaria a confrontarsi con questa realtà, per non diventare marginale o addirittura un appendice, ha riscoperto gli antichi e mai sopiti richiami protezionistici, anzi addiritura nazionalistici fra i vari stati europei
poi è da anni si che si continua a parlare di mercati petroliferi in euro, peccato che a parlarne siano stati solo qualche sito antiglobal o antimperialistrico di terz'ordine e che all'ato pratico sifatte previsioni si siano rivelate per quello che erano, cioè baggianate
mi stupisco che ancora se ne parli
già come se un amedinejadh, nel frattempo che ci definisce un giorno si e l'altro pure "potenze fantoccio" e che se (se perchè lui mica ci crede che è accaduto) siamo stati noi europei ad aver compiuto l'olocausto degli ebrei allora gli dovremmo trovare uno spazio chessò in renania o in austria così finalmente potranno far sgomberare israele, ecc. ecc., stesse pensando ad adottare la moneta degli "stati fantoccio" o com'è in realtà sta pensando a tutt'altro
oppure chavez, che nel mentre fa "sgomberare" la francese total o l'italiana eni dai "suoi" giacimenti petroliferi pensasse come realistico vendere il suo petrolio agli americani in euro, come se questi glielo comprassero senza batter e non avessero altri fornitori, messico, canada, arabia saudita ecc.
ma andiamo.....
intanto l'economia americana nell'ultimo trimestre è cresciuta quasi del 5%
http://www.nytimes.com/2006/04/28/business/28cnd-econ.html?_r=1&ei=5094&en=ef0c9f4aa2ac5aa2&hp=&ex=1146283200&adxnnl=1&oref=slogin&partner=homepage&adxnnlx=1146319440-RZ7EhgakzHWDpAQinSC+VA
perchè continua a crescere a questi ritmi così sostenuti?
è presto detto:
http://www.fiba.it/archivio-rassegna-stampa-pubblica/pdf/2006-01-14.pdf
Tecnologia, gli Usa avanti di 50 anni sull'Europa
Software, idee e brevetti negli Stati Uniti producono benessere e ricchezza
Mentre passeggi in centro controlli con un clic lo stato del tuo portafoglio azionario, lo modifichi con un'email senza neppure chiederlo alla tua banca, oppure leggi le previsioni del tempo per la città o la lista dei ristoranti di sushi del quartiere. Poi puoi anche ricevere indicazioni sulle strade da imboccare per
l'indirizzo che cerchi. L'importante è che tu sia negli Stati Uniti: è lì che in questi giorni Google sta lanciando una raffica di nuovi servizi di software personalizzati per i cellulari e i Bla-ckberry, i computer- telefonino sempre in linea. Sono innovazioni come queste della società di Sergey Brin e Larry Page a Mountain View, in California, che l'America dovrebbe impegnarsi a congelare per almeno mezzo secolo. Dovrebbe, se volesse permettere all'Unione Europea di recuperare il terreno perduto. Che le due sponde dell'Atlantico vivano in
epoche tecnologiche distanti fra loro di 50 anni lo calcola infatti un rapporto pubblicato a Bruxelles dalla Commissione europea.
E per alcuni la macchina del tempo, quella che stima gli anni necessari a recuperare il ritardo, produce effetti anche più macroscopici.
All'Italia — calcola lo «European Innovation Score-board»
— servirebbe ad esempio qualcosa più di 60 anni per arrivare al livello non solo degli Stati Uniti, ma anche della Danimarca.
Una quindicina ne basterebbero invece per agganciare la Gran Bretagna: meno dei 25 che la separano dalla Francia o dai 45 accumulati sulla Svezia. Del resto gran parte dello sfasamento temporale fra Europa e America sembra determinato da pochi ma potenti fattori: più brevetti, più laureati e investimenti scientifici, maggiore presenza dell'Internet a banda larga negli Usa. Vero: non sempre la capacità di innovare è tutto, è l'applicazione che determina lo sviluppo. Durante il Medioevo dell'Occidente la Cina ha inventato la polvere da sparo, ma solo gli europei l'hanno usata per il cannone anziché
per petardi e fuochi d'artificio. Allo stesso modo mesi fa il commissario europeo all'Industria, Gunther Verheugen, spiegava come la tecnologia di stoccaggio digitale del suono abbia visto la luce in un piccolo laboratorio di un Land tedesco; è stata però la Apple di Steve Jobs a cogliere l'enorme potenziale del brevetto e assicurarselo. Con ricavi di decine di miliardi
di dollari grazie all'iPod, gli stessi che ora permettono nuovi investimenti e altre fughe tecnologiche in avanti.
Così lo studio di Bruxelles guarda ai due lati della medaglia: l'apporto che ogni Paese garantisce per il progresso tecnologico, e la capacità di estrarne innovazione per poi applicarne i risultati. Qui probabilmente l'italianissima arte di arrangiarsi per una volta giova al Paese in una classifica internazionale. Perché l'Italia è sì fra le ultime in Europa (dopo Portogallo, Grecia, Lettonia o Lituania), per le «condizioni strutturali» che permettono l'innovazione; e sicuramente resta a distanze siderali da Stati Uniti, Finlandia, Germania o Giappone per la quota del reddito destinata a ricerca e sviluppo. Ma è una pochezza di sforzi che frutta relativamente bene. Lo «Scoreboard» mette
infatti l'Italia con Spagna, Romania o Repubblica Ceca fra le economie che vantano brevetti e applicazioni più numerosi (in proporzione) rispetto all'impegno in denaro e in studi speso per ottenerli. Curiosamente se la cavano piuttosto male invece Germania e Finlandia, due dei pochi Paesi europei che possono ancora sperare di competere con gli Stati Uniti o con il Giappone.
Qui del resto conta anche la cultura, ossia disponibilità a assorbire e usare le innovazioni. Gli americani non ne fanno difetto. Gli europei invece — nota il rapporto della Commissione Ue — restano profondamente ambivalenti: il 50% è
«attratto» o «entusiasta» di fronte alle tecnologie, ma l'altra metà ammette di essere diffidente o apertamente ostile (in Germania addirittura il 60%).
La frattura tecnologica finisce poi per amplificarsi con l'effetto-dimensione.
Dai magazzini Target alla società di consegne Ups, l'America informatizza la distribuzione e le vendite, taglia gli stock di magazzino e ottimizza i costi su scala continentale.
L'Europa invece preferisce perdere il sonno per l'«idraulico polacco» e il crollo (sempre rinviato) delle barriere nazionali su banche o ditte di pulizia. Con il risultato di perdere produttività, quindi prosperità. E aumentare dunque la diffidenza verso quel software di Google che stasera ti farebbe trovare un ristorante di sushi.
Corriere della Sera sabato 14 gennaio 2006
sezione: Cronache - data: 2006-01-14 num: - pag: 21
autore: Paola De Carolis categoria: REDAZIONALE
von Clausewitz
29-04-2006, 17:02
e non è l' euro che va bene, ma il dollaro che progressivamente stà perdendo terreno su tutte le altre valute, vuol dire che la guerra è alle porte?
no, semplicemente vuol dire che gli extraterrestri sono alle porte e stanno per invaderci........
Ma scusate... In questi giorni si è aperta la borsa del petrolio Iraniana... In Euro... E l'America ora vuole fargli guerra... Che coincidenza... :stordita:
nessuno che mi dia un parere sull'articolo che ho postato? :help:
nessuno che mi dia un parere sull'articolo che ho postato? :help:
Non sono un economista (ma solo un banale ingegnere), ma quello che è scritto li, secondo me è plausibile...
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