korry78
21-04-2006, 14:25
Visto l'accrescersi della forza politica della sinistra radicale (e le problematiche che questo comporta) e per liberarsi della scomoda presenza della Lega, secondo voi è possibile pensare che i partiti più "accentrati" (ora come ora penso a Margherita/DS, Forza Italia/UDC e Udeur), fra qualche anno possano allearsi forzatamente (un po' come fecero negli anni '80 DC, PSI, PRI, PLI e PSDI per scrollarsi la seccatura del PCI e che insieme totalizzavano una media del 60% dei voti) formando un megapartito democratico di centro? Chiaramente tenendo di tutte le differenze tra la situazione politica attuale e quella di vent'anni fa vi sembra, in linea generale, un'ipotesi in qualche maniera realizzabile?
Ed eventualmente sareste d'accordo con un simile scenario?
BREVE STORIA DEL PENTAPARTITO:
Sul finire degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta, dopo la parentesi della solidarietà nazionale che aveva consentito al PCI di uscire momentaneamente dall’isolamento, è il PSI a riprende l’iniziativa. Rispetto al passato, però, è un PSI largamente rinnovato, retto da una classe dirigente giovane, dinamica e ambiziosa che ha il suo leader in Bettino Craxi.
La formula del Pentapartito è incentrata sull’alleanza tra DC e PSI, basata però sul reciproco sospetto e su di una forte conflittualità interna. Ma, considerato che la principale forza di opposizione, il PCI, è nuovamente in crisi ed isolato sulla sinistra dello schieramento, è di fatto l’unica soluzione al momento possibile nello scenario politico italiano.
Questa formula di governo si basa su regole che rappresentano un’assoluta novità, e cioè: una presenza al governo assolutamente paritetica fra democristiani e rappresentanti dei quattro partiti minori alleati (Psi, Psdi, Pli e Pri) e alternanza dei leader di tutti i partiti di maggioranza alla Presidenza del Consiglio. Il primo capo del governo non democristiano è Giovanni Spadolini. Il suo, è anche il primo esecutivo cui partecipano tutti i partiti della coalizione, dopo i governi di attesa affidati a Cossiga (due, di cui il secondo caduto ad opera dei franchi tiratori) e a Forlani (travolto dallo scandalo della P2).
In occasione del voto di fiducia a Spadolini, emerge tutta la conflittualità interna alla coalizione di maggioranza tra i due principali pilastri, la Dc e il Psi. Il Psi, infatti, è costretto a votare la fiducia al governo Spadolini solo per evitare che esso possa nascere grazie all’astensione dei comunisti, interessati ad evitare le elezioni anticipate. Proprio le elezioni anticipate sono il principale nodo del contendere: il PCI non le vuole perché sta perdendo voti; il PSI, per la ragione inversa, invece le desidera fortemente, per sfruttare il momento favorevole e rafforzare la propria posizione nei confronti sia dei comunisti che dei democristiani.
L’appuntamento con le urne è dunque rimandato al giugno del 1983. I risultati elettorali sentenziano un netto ridimensionamento del primato politico democristiano (in calo di circa sei punti percentuali); il PCI, invece, perde pochissimo mentre il Psi guadagna. Ma più che in termini elettorali, il forte guadagno del Psi sta nel ruolo politico che lo scenario ridisegnato dalle elezioni gli conferisce: DC e PCI sono in una situazione di sostanziale equilibrio, separati solo da circa 2 punti percentuali; i socialisti dunque possono fare da arbitro e ottenere tutti i vantaggi possibili da questa situazione (cioè la Presidenza del Consiglio) poiché nessuna alternativa di governo è praticabile senza il loro consenso.
Il pentapartito domina la scena politica italiana fino al 1992, cioè fino all’anno della crisi e del disfacimento del sistema dei partiti, la cosiddetta "prima repubblica". Uno dopo l’altro, passando anche per uno scioglimento anticipato delle Camere (nel 1987), si susseguono sette governi, che avranno tutti vita estremamente breve. Negli anni Ottanta, intanto, prende il via un dibattito, che andrà facendosi via via più intenso, sulla necessità di riformare l’ordinamento istituzionale disegnato nella Costituzione del 1998.
Ed eventualmente sareste d'accordo con un simile scenario?
BREVE STORIA DEL PENTAPARTITO:
Sul finire degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta, dopo la parentesi della solidarietà nazionale che aveva consentito al PCI di uscire momentaneamente dall’isolamento, è il PSI a riprende l’iniziativa. Rispetto al passato, però, è un PSI largamente rinnovato, retto da una classe dirigente giovane, dinamica e ambiziosa che ha il suo leader in Bettino Craxi.
La formula del Pentapartito è incentrata sull’alleanza tra DC e PSI, basata però sul reciproco sospetto e su di una forte conflittualità interna. Ma, considerato che la principale forza di opposizione, il PCI, è nuovamente in crisi ed isolato sulla sinistra dello schieramento, è di fatto l’unica soluzione al momento possibile nello scenario politico italiano.
Questa formula di governo si basa su regole che rappresentano un’assoluta novità, e cioè: una presenza al governo assolutamente paritetica fra democristiani e rappresentanti dei quattro partiti minori alleati (Psi, Psdi, Pli e Pri) e alternanza dei leader di tutti i partiti di maggioranza alla Presidenza del Consiglio. Il primo capo del governo non democristiano è Giovanni Spadolini. Il suo, è anche il primo esecutivo cui partecipano tutti i partiti della coalizione, dopo i governi di attesa affidati a Cossiga (due, di cui il secondo caduto ad opera dei franchi tiratori) e a Forlani (travolto dallo scandalo della P2).
In occasione del voto di fiducia a Spadolini, emerge tutta la conflittualità interna alla coalizione di maggioranza tra i due principali pilastri, la Dc e il Psi. Il Psi, infatti, è costretto a votare la fiducia al governo Spadolini solo per evitare che esso possa nascere grazie all’astensione dei comunisti, interessati ad evitare le elezioni anticipate. Proprio le elezioni anticipate sono il principale nodo del contendere: il PCI non le vuole perché sta perdendo voti; il PSI, per la ragione inversa, invece le desidera fortemente, per sfruttare il momento favorevole e rafforzare la propria posizione nei confronti sia dei comunisti che dei democristiani.
L’appuntamento con le urne è dunque rimandato al giugno del 1983. I risultati elettorali sentenziano un netto ridimensionamento del primato politico democristiano (in calo di circa sei punti percentuali); il PCI, invece, perde pochissimo mentre il Psi guadagna. Ma più che in termini elettorali, il forte guadagno del Psi sta nel ruolo politico che lo scenario ridisegnato dalle elezioni gli conferisce: DC e PCI sono in una situazione di sostanziale equilibrio, separati solo da circa 2 punti percentuali; i socialisti dunque possono fare da arbitro e ottenere tutti i vantaggi possibili da questa situazione (cioè la Presidenza del Consiglio) poiché nessuna alternativa di governo è praticabile senza il loro consenso.
Il pentapartito domina la scena politica italiana fino al 1992, cioè fino all’anno della crisi e del disfacimento del sistema dei partiti, la cosiddetta "prima repubblica". Uno dopo l’altro, passando anche per uno scioglimento anticipato delle Camere (nel 1987), si susseguono sette governi, che avranno tutti vita estremamente breve. Negli anni Ottanta, intanto, prende il via un dibattito, che andrà facendosi via via più intenso, sulla necessità di riformare l’ordinamento istituzionale disegnato nella Costituzione del 1998.