zerothehero
05-04-2006, 15:24
L’indice azionario registra il massimo storico, sostenuto da indicatori macroeconomici positivi e dalla fiducia dei mercati. Il surplus di bilancio finanzia lo sviluppo di società a capitale pubblico al di fuori del settore petrolifero. L’ingresso nel WTO potrebbe aumentare il volume degli investimenti esteri e degli scambi commerciali, ma i progetti di riforma procedono con lentezza.
Francesco Mazzucotelli
Equilibri.net (05 aprile 2006)
Lo scorso 25 Febbraio, l’indice del mercato azionario saudita ha registrato il suo massimo storico, raggiungendo la quota di 20966.58 punti. Il Tadawul All-Share Index (TASI) ha messo a segno un aumento mensile pari all’11.7% e, stando ai dati pubblicati dall’Autorità monetaria saudita (SAMA) e da investitori privati come Al Rajhi Bank, avrebbe guadagnato il 128.1% nel periodo Febbraio 2005-Febbraio 2006 grazie all’ottimo andamento di comparti quali agricoltura (+539.7%), servizi (+281.9%), settore bancario (+130.3%) e telecomunicazioni (+90.7%), con un sensibile rialzo nel numero di transazioni e un netto incremento del valore e del volume dei titoli scambiati.
Le prospettive di medio termine per il mercato azionario saudita continuano ad essere positive alla luce di un’aumentata capitalizzazione (pari a circa 630 miliardi di Euro a metà del mese di Febbraio), una elevata liquidità, un bilancio pubblico che per l’esercizio in corso prevede politiche economiche espansive e numerosi grandi progetti, in aggiunta a un debito pubblico in via di riduzione. Inoltre, gli alti livelli di produzione petrolifera (9.4 milioni di barili al giorno nel 2005), nonché gli elevati prezzi del greggio sui mercati energetici mondiali, potrebbero sostenere ulteriormente la fiducia dei mercati.
I principali indicatori macroeconomici concorrono a raffigurare un quadro positivo dell’economia saudita. Il PIL è cresciuto del 6.54% nel 2005, con una crescita del settore non petrolifero stimata intorno al 6.25%, mentre il reddito pro capite è cresciuto del 19%, superando la media di 10'000 Euro a persona, pur in presenza di squilibri sociali e regionali molto significativi. La bilancia commerciale saudita ha registrato un avanzo pari a 110 miliardi di Euro nel 2005, con un volume di esportazioni pari a 141 miliardi di Euro. Il tasso di inflazione è stimato allo 0.4%. Dal momento che la valuta locale (il riyal) è ancorata al dollaro americano con un tasso di cambio fisso di 3.75 riyal per dollaro, l’aumento dei ricavi dal comparto petrolifero ha apportato un netto miglioramento nei conti pubblici. Le entrate per il 2005 sono stimate in circa 120 miliardi di Euro, mentre la spesa pubblica è stimata in circa 75 miliardi di Euro, con un avanzo di 45 miliardi di Euro che va ad aggiungersi ai 24 miliardi di avanzo ottenuti nel 2004. Alla fine del 2005, il debito pubblico sarebbe così sceso a circa 105 miliardi di Euro (pari al 41.2% del PIL), a fronte di un totale di circa 136 miliardi di Euro (pari al 65.3% del PIL) nel 2004.
Un panorama di società pubbliche e private in crescita
L’avanzo di bilancio, oltre che per ripianare il debito pregresso, è stato utilizzato per finanziare l’ammodernamento della rete di infrastrutture e lo sviluppo di società a capitale pubblico o a partecipazione statale in settori produttivi diversi dalla produzione e raffinazione del greggio. SABIC (Saudi Basic Industrial Corp), che guida la lista delle compagnie quotate in borsa quanto a capitalizzazione e redditività nell’anno 2005, è una industria a capitale statale che si occupa di trasformazione degli idrocarburi; è attiva nel settore chimico, in particolare nella produzione di polimeri industriali, glicol etilenico, polietilene e polipropilene, e nella realizzazione di fertilizzanti. SABIC è anche alla base dello sviluppo degli agglomerati industriali di Jubail, nel Golfo Persico, e di Yanbu, sul Mar Rosso. La compagnia controlla inoltre altre sedici società minori, alcune delle quali operanti nel settore petrolchimico, come Yansab e SAFCO. Al secondo posto nell’elenco delle principali compagnie presenti sul mercato azionario saudita spicca STC (Saudi Telecom), che opera nel settore delle telecomunicazioni attraverso Alhatif (telefonia fissa), Aljawal (telefonia mobile), Saudi Data e Saudinet, e che rimane sotto il controllo statale anche dopo che nel 2002 è stata annunciata la vendita sul mercato del 30% delle azioni del gruppo. Altre importanti compagnie pubbliche sono SEC (Saudi Electric Company), nata dalla fusione di dieci società preesistenti nel campo della produzione e distribuzione di energia elettrica, e NADEC (National Development Company), che opera nel settore agroalimentare, mentre significative società a capitale privato sono Mobily (Etihad Etisalat) nel settore delle telecomunicazioni, SAVOLA nel settore agroalimentare e della grande distribuzione, SIIG (Saudi Industrial Investment Group), che opera nel comparto petrolchimico in società con Chevron Phillips, e Saudi Oger Ltd., la compagnia di costruzioni fondata dal defunto primo ministro libanese Rafiq al-Hariri.
Tra le principali società quotate nella borsa saudita si trovano inoltre alcuni grandi gruppi bancari e finanziari come Al Rajhi Bank, che opera attenendosi ai precetti della finanza islamica, SABB (un tempo nota come Saudi British Bank e oggi controllata al 40% dal gruppo bancario britannico HSBC) con la sua divisione per il private banking e la divisione Amanah Islamic Banking, SAMBA (un tempo nota come Saudi American Bank), che è nata dall’acquisizione da parte di un cartello saudita delle filiali locali di Citibank, NCB (National Commercial Bank), di proprietà di un fondo di investimenti del ministero delle finanze, e SAIB (Saudi Investment Bank), che nasce dalla partnership di investitori pubblici e privati sauditi con JPMorgan Chase.
Infine, sebbene non sia quotata nel TASI, non si può dimenticare il ruolo svolto nell’economia saudita da Saudi Aramco, la compagnia petrolifera di proprietà statale, nonché una delle maggiori compagnie del pianeta quanto a produzione di greggio (10 milioni di barili al giorno), riserve certe di greggio e ricavi.
Contrasti riguardo ai tentativi di riforme
Nelle intenzioni del governo, l’ingresso dell’Arabia Saudita nel WTO, avvenuto lo scorso 11 Dicembre, dovrebbe contribuire ad attrarre un volume più cospicuo di investimenti diretti dall’estero, che già possono fruire di un regime tributario agevolato. Molte riforme del sistema giuridico e dei regolamenti interni, previste dall’accordo di adesione al WTO, debbono però essere ancora applicate compiutamente e gli impegni relativi alla privatizzazione delle grandi compagnie a capitale pubblico procedono a rilento. Per quanto alcuni elementi della famiglia regnante Al Saud (tra cui l’attuale re Abdullah bin Abdulaziz) considerino i piani di privatizzazione come una scelta strategica e sostengano il pacchetto di misure proposte dal Supremo consiglio per l’economia e dal SAGIA (Saudi Arabian General Investment Authority), la rinuncia ad un forte intervento dello stato in campo economico incontra forti resistenze. Da un lato, questa contrazione della presenza pubblica potrebbe ritardare il processo di diversificazione dal comparto petrolifero e impedire la creazione di nuovi posti di lavoro pubblici in un Paese dove il tasso di disoccupazione viene indicato, a seconda delle stime, tra il 13% e il 25% della forza lavoro. Dall’altro lato, molti esponenti minori della famiglia regnante occupano i livelli dirigenziali della pubblica amministrazione e delle società a capitale pubblico, traendo giovamento dalle relative rendite di posizione, e si oppongono a un mutamento sostanziale degli equilibri di potere esistenti e dello status quo economico e sociale. L’introduzione di regole più stringenti riguardo alla concorrenza e contro i monopoli e i cartelli oligopolistici, che sopravvivono ancora a livello non ufficiale all’interno del mercato saudita, rischia di impattarsi con una rete di legami informali di contiguità tra istituzioni pubbliche e attori economici, comportando una possibile limitazione della competitività degli investitori esteri. Nel complesso, comunque, l’operato delle autorità di garanzia e di regolamentazione (per esempio, nel settore delle telecomunicazioni, dell’energia elettrica e del mercato di capitali), così come l’operato dell’Autorità monetaria, che sorveglia il settore bancario e assicurativo, è stato sufficientemente efficiente e corretto.
I tentativi di riforma devono inoltre misurarsi con una società fortemente conservatrice e un sistema politico rigidamente cristallizzato. Al di là della retorica sulle future generazioni e delle misure declamatorie, le politiche di bilancio degli ultimi anni hanno spesso dimostrato l’assenza di una seria pianificazione di lungo periodo, mentre le riforme economiche sono spesso avvenute in maniera scoordinata o poco coerente, e in assenza di studi di fattibilità e di un sistema di follow-up.
La necessità di strategie di lungo periodo
La lentezza delle riforme economiche si accompagna ad un atteggiamento esitante del governo nell’affrontare più vaste questioni sociali legate alla povertà e alla marginalizzazione di settori consistenti della società saudita, le quali creano forti effetti destabilizzanti dal punto di vista politico e concorrono a spiegare la recrudescenza degli atti di terrorismo negli ultimi anni. In un paese dove il tasso annuo di crescita della popolazione è superiore al 2%, numerosi osservatori paventano il pericolo della mancanza di strategie di crescita di lungo periodo, anche perché un eventuale ribasso del prezzo del greggio sui mercati energetici avrebbe effetti disastrosi sulle entrate dello stato e, di conseguenza, sul bilancio e sul sistema di welfare attualmente esistente. Una cauta cooperazione internazionale, soprattutto dal punto di vista dei processi di follow-up e di benchmarking, potrebbe invece consentire un uso più trasparente, più equo e più efficiente delle risorse esistenti.
Francesco Mazzucotelli
Equilibri.net (05 aprile 2006)
Lo scorso 25 Febbraio, l’indice del mercato azionario saudita ha registrato il suo massimo storico, raggiungendo la quota di 20966.58 punti. Il Tadawul All-Share Index (TASI) ha messo a segno un aumento mensile pari all’11.7% e, stando ai dati pubblicati dall’Autorità monetaria saudita (SAMA) e da investitori privati come Al Rajhi Bank, avrebbe guadagnato il 128.1% nel periodo Febbraio 2005-Febbraio 2006 grazie all’ottimo andamento di comparti quali agricoltura (+539.7%), servizi (+281.9%), settore bancario (+130.3%) e telecomunicazioni (+90.7%), con un sensibile rialzo nel numero di transazioni e un netto incremento del valore e del volume dei titoli scambiati.
Le prospettive di medio termine per il mercato azionario saudita continuano ad essere positive alla luce di un’aumentata capitalizzazione (pari a circa 630 miliardi di Euro a metà del mese di Febbraio), una elevata liquidità, un bilancio pubblico che per l’esercizio in corso prevede politiche economiche espansive e numerosi grandi progetti, in aggiunta a un debito pubblico in via di riduzione. Inoltre, gli alti livelli di produzione petrolifera (9.4 milioni di barili al giorno nel 2005), nonché gli elevati prezzi del greggio sui mercati energetici mondiali, potrebbero sostenere ulteriormente la fiducia dei mercati.
I principali indicatori macroeconomici concorrono a raffigurare un quadro positivo dell’economia saudita. Il PIL è cresciuto del 6.54% nel 2005, con una crescita del settore non petrolifero stimata intorno al 6.25%, mentre il reddito pro capite è cresciuto del 19%, superando la media di 10'000 Euro a persona, pur in presenza di squilibri sociali e regionali molto significativi. La bilancia commerciale saudita ha registrato un avanzo pari a 110 miliardi di Euro nel 2005, con un volume di esportazioni pari a 141 miliardi di Euro. Il tasso di inflazione è stimato allo 0.4%. Dal momento che la valuta locale (il riyal) è ancorata al dollaro americano con un tasso di cambio fisso di 3.75 riyal per dollaro, l’aumento dei ricavi dal comparto petrolifero ha apportato un netto miglioramento nei conti pubblici. Le entrate per il 2005 sono stimate in circa 120 miliardi di Euro, mentre la spesa pubblica è stimata in circa 75 miliardi di Euro, con un avanzo di 45 miliardi di Euro che va ad aggiungersi ai 24 miliardi di avanzo ottenuti nel 2004. Alla fine del 2005, il debito pubblico sarebbe così sceso a circa 105 miliardi di Euro (pari al 41.2% del PIL), a fronte di un totale di circa 136 miliardi di Euro (pari al 65.3% del PIL) nel 2004.
Un panorama di società pubbliche e private in crescita
L’avanzo di bilancio, oltre che per ripianare il debito pregresso, è stato utilizzato per finanziare l’ammodernamento della rete di infrastrutture e lo sviluppo di società a capitale pubblico o a partecipazione statale in settori produttivi diversi dalla produzione e raffinazione del greggio. SABIC (Saudi Basic Industrial Corp), che guida la lista delle compagnie quotate in borsa quanto a capitalizzazione e redditività nell’anno 2005, è una industria a capitale statale che si occupa di trasformazione degli idrocarburi; è attiva nel settore chimico, in particolare nella produzione di polimeri industriali, glicol etilenico, polietilene e polipropilene, e nella realizzazione di fertilizzanti. SABIC è anche alla base dello sviluppo degli agglomerati industriali di Jubail, nel Golfo Persico, e di Yanbu, sul Mar Rosso. La compagnia controlla inoltre altre sedici società minori, alcune delle quali operanti nel settore petrolchimico, come Yansab e SAFCO. Al secondo posto nell’elenco delle principali compagnie presenti sul mercato azionario saudita spicca STC (Saudi Telecom), che opera nel settore delle telecomunicazioni attraverso Alhatif (telefonia fissa), Aljawal (telefonia mobile), Saudi Data e Saudinet, e che rimane sotto il controllo statale anche dopo che nel 2002 è stata annunciata la vendita sul mercato del 30% delle azioni del gruppo. Altre importanti compagnie pubbliche sono SEC (Saudi Electric Company), nata dalla fusione di dieci società preesistenti nel campo della produzione e distribuzione di energia elettrica, e NADEC (National Development Company), che opera nel settore agroalimentare, mentre significative società a capitale privato sono Mobily (Etihad Etisalat) nel settore delle telecomunicazioni, SAVOLA nel settore agroalimentare e della grande distribuzione, SIIG (Saudi Industrial Investment Group), che opera nel comparto petrolchimico in società con Chevron Phillips, e Saudi Oger Ltd., la compagnia di costruzioni fondata dal defunto primo ministro libanese Rafiq al-Hariri.
Tra le principali società quotate nella borsa saudita si trovano inoltre alcuni grandi gruppi bancari e finanziari come Al Rajhi Bank, che opera attenendosi ai precetti della finanza islamica, SABB (un tempo nota come Saudi British Bank e oggi controllata al 40% dal gruppo bancario britannico HSBC) con la sua divisione per il private banking e la divisione Amanah Islamic Banking, SAMBA (un tempo nota come Saudi American Bank), che è nata dall’acquisizione da parte di un cartello saudita delle filiali locali di Citibank, NCB (National Commercial Bank), di proprietà di un fondo di investimenti del ministero delle finanze, e SAIB (Saudi Investment Bank), che nasce dalla partnership di investitori pubblici e privati sauditi con JPMorgan Chase.
Infine, sebbene non sia quotata nel TASI, non si può dimenticare il ruolo svolto nell’economia saudita da Saudi Aramco, la compagnia petrolifera di proprietà statale, nonché una delle maggiori compagnie del pianeta quanto a produzione di greggio (10 milioni di barili al giorno), riserve certe di greggio e ricavi.
Contrasti riguardo ai tentativi di riforme
Nelle intenzioni del governo, l’ingresso dell’Arabia Saudita nel WTO, avvenuto lo scorso 11 Dicembre, dovrebbe contribuire ad attrarre un volume più cospicuo di investimenti diretti dall’estero, che già possono fruire di un regime tributario agevolato. Molte riforme del sistema giuridico e dei regolamenti interni, previste dall’accordo di adesione al WTO, debbono però essere ancora applicate compiutamente e gli impegni relativi alla privatizzazione delle grandi compagnie a capitale pubblico procedono a rilento. Per quanto alcuni elementi della famiglia regnante Al Saud (tra cui l’attuale re Abdullah bin Abdulaziz) considerino i piani di privatizzazione come una scelta strategica e sostengano il pacchetto di misure proposte dal Supremo consiglio per l’economia e dal SAGIA (Saudi Arabian General Investment Authority), la rinuncia ad un forte intervento dello stato in campo economico incontra forti resistenze. Da un lato, questa contrazione della presenza pubblica potrebbe ritardare il processo di diversificazione dal comparto petrolifero e impedire la creazione di nuovi posti di lavoro pubblici in un Paese dove il tasso di disoccupazione viene indicato, a seconda delle stime, tra il 13% e il 25% della forza lavoro. Dall’altro lato, molti esponenti minori della famiglia regnante occupano i livelli dirigenziali della pubblica amministrazione e delle società a capitale pubblico, traendo giovamento dalle relative rendite di posizione, e si oppongono a un mutamento sostanziale degli equilibri di potere esistenti e dello status quo economico e sociale. L’introduzione di regole più stringenti riguardo alla concorrenza e contro i monopoli e i cartelli oligopolistici, che sopravvivono ancora a livello non ufficiale all’interno del mercato saudita, rischia di impattarsi con una rete di legami informali di contiguità tra istituzioni pubbliche e attori economici, comportando una possibile limitazione della competitività degli investitori esteri. Nel complesso, comunque, l’operato delle autorità di garanzia e di regolamentazione (per esempio, nel settore delle telecomunicazioni, dell’energia elettrica e del mercato di capitali), così come l’operato dell’Autorità monetaria, che sorveglia il settore bancario e assicurativo, è stato sufficientemente efficiente e corretto.
I tentativi di riforma devono inoltre misurarsi con una società fortemente conservatrice e un sistema politico rigidamente cristallizzato. Al di là della retorica sulle future generazioni e delle misure declamatorie, le politiche di bilancio degli ultimi anni hanno spesso dimostrato l’assenza di una seria pianificazione di lungo periodo, mentre le riforme economiche sono spesso avvenute in maniera scoordinata o poco coerente, e in assenza di studi di fattibilità e di un sistema di follow-up.
La necessità di strategie di lungo periodo
La lentezza delle riforme economiche si accompagna ad un atteggiamento esitante del governo nell’affrontare più vaste questioni sociali legate alla povertà e alla marginalizzazione di settori consistenti della società saudita, le quali creano forti effetti destabilizzanti dal punto di vista politico e concorrono a spiegare la recrudescenza degli atti di terrorismo negli ultimi anni. In un paese dove il tasso annuo di crescita della popolazione è superiore al 2%, numerosi osservatori paventano il pericolo della mancanza di strategie di crescita di lungo periodo, anche perché un eventuale ribasso del prezzo del greggio sui mercati energetici avrebbe effetti disastrosi sulle entrate dello stato e, di conseguenza, sul bilancio e sul sistema di welfare attualmente esistente. Una cauta cooperazione internazionale, soprattutto dal punto di vista dei processi di follow-up e di benchmarking, potrebbe invece consentire un uso più trasparente, più equo e più efficiente delle risorse esistenti.