Onisem
24-03-2006, 22:10
Vi copio incollo da altro forum un articolo a suo volta estratto da La Stampa, direi abbastanza sintomatico di quelli che sono considerati costumi normali all'interno della vita politica italiana:
E Blair fu crocifisso per un dono di Silvio
(di Jacopo Iacoboni)
Il dono è una variante (minore) del «perdono», si dona per perdonare, e soprattutto essere perdonati, accettati. Il dono è cioè connesso alla «colpa», all’«appartenenza», al concetto di «clan». È un rito. Ieri l’Independent ha raccontato che Tony Blair s’è rifiutato di rivelare la marca di due orologi ricevuti in dono da Silvio Berlusconi. Un deputato conservatore inglese aveva scritto al premier chiedendogli conto dei due orologi ricevuti perché, secondo il codice di condotta ministeriale inglese, un primo ministro non può accettare doni di valore superiore a cento sterline (140 euro). Se il dono vale di più, il ministro può acquistarlo a un prezzo stabilito dall’ufficio di gabinetto.
In effetti Blair e signora hanno in questi anni ricevuto, scrive l’Independent, qualche pensierino dal Cavaliere, diciotto orologi, quattro collane, due braccialetti, due set di anelli, un orologio da tavolo, una borsa da palestra. Ma hanno correttamente deciso di tenersi solo due orologi del 2004, comprandoli per 175 sterline ciascuno (245 euro). Possibile, si domanda l’occhiuto conservatore, che Silvio regali a Tony un orologio così scarso? Il sospetto è che Blair abbia violato il codice comprando, a 175 sterline, un oggetto che ne vale molte di più.
Ora, il triangolo Berlusconi-dono-orologi è abbastanza sintomatico degli anni recenti della vita pubblica all’italiana. Lui sostiene di non avere al polso alcun orologio costoso, né di farne la raccolta: «Ne porto da 14 anni uno che regalai a mio padre con i primi guadagni, della ditta Nileg che non esiste nemmeno più. Prima di morire me lo ridiede e sono molto affezionato a quest’oggetto. Sfido chiunque a trovarmi con un altro orologio». Tuttavia Newsweek nel 2005 citò una malevola battuta di Prodi circa un prezioso cronografo da tredicimila euro posseduto dal Cavaliere; e in ambienti berlusconiani si arrivò a spiegare che quel pezzo avrebbe potuto essere un dono a Vladimir Putin, di cui è grande amico.
E il premier porterà certo un vecchio Nileg, ma ama in modo particolare due marche, il ripetizione minuti Patek Philippe e anche certi antichi, raffinati Vacheron Constantin. Del resto in fatto di orologi è generoso con gli altri almeno quanto con se stesso. A Natale del ‘93 regalò sei cravatte di Marinella ai deputati, bracciali alle deputate. Ai ministri furono regalati orologi di marca Wyler Vetta ispirati a Moby Dick, prezzo 2400 euro; in aggiunta, schermi ultrapiatti al plasma. L’anno successivo consegnò di sua mano un orologio Omega a tutti i senatori, parure di orecchini più spilla per le senatrici. Quell’anno, per i 180 deputati di Forza Italia s’inventò un simpatico tapis roulant, marca Tecnogym, prosaicamente valutato intorno ai quattromila euro, ma anche allora ci aggiunse un orologio - Omega o Longines - per gli uomini, e una collana con orecchini di perle per le donne. In totale, fu sommariamente stimato, ogni onorevole si portava a casa un dono da 6500 euro.
Si può credere che un dono a Blair possa essere da meno del fucile da caccia Beretta con dedica donato all’amico Putin? Del quadro tardo impressionista stile Teomondo Scrofalo donato a Gianni Letta per i suoi settant’anni? O perfino dell’introvabile orologio del Milan in serie limitata che Silvio donò all’estasiato Bertinotti, direttamente in tv? Si può; ma è difficile. Come è improbabile che i due orologi blairiani valgano meno dell’unico dono semi-sfigato fatto a memoria d’uomo dal premier, una macchinetta del caffè al povero Giuseppe Ajala, Natale del 1993. E alla fine si è pure rotta.
E Blair fu crocifisso per un dono di Silvio
(di Jacopo Iacoboni)
Il dono è una variante (minore) del «perdono», si dona per perdonare, e soprattutto essere perdonati, accettati. Il dono è cioè connesso alla «colpa», all’«appartenenza», al concetto di «clan». È un rito. Ieri l’Independent ha raccontato che Tony Blair s’è rifiutato di rivelare la marca di due orologi ricevuti in dono da Silvio Berlusconi. Un deputato conservatore inglese aveva scritto al premier chiedendogli conto dei due orologi ricevuti perché, secondo il codice di condotta ministeriale inglese, un primo ministro non può accettare doni di valore superiore a cento sterline (140 euro). Se il dono vale di più, il ministro può acquistarlo a un prezzo stabilito dall’ufficio di gabinetto.
In effetti Blair e signora hanno in questi anni ricevuto, scrive l’Independent, qualche pensierino dal Cavaliere, diciotto orologi, quattro collane, due braccialetti, due set di anelli, un orologio da tavolo, una borsa da palestra. Ma hanno correttamente deciso di tenersi solo due orologi del 2004, comprandoli per 175 sterline ciascuno (245 euro). Possibile, si domanda l’occhiuto conservatore, che Silvio regali a Tony un orologio così scarso? Il sospetto è che Blair abbia violato il codice comprando, a 175 sterline, un oggetto che ne vale molte di più.
Ora, il triangolo Berlusconi-dono-orologi è abbastanza sintomatico degli anni recenti della vita pubblica all’italiana. Lui sostiene di non avere al polso alcun orologio costoso, né di farne la raccolta: «Ne porto da 14 anni uno che regalai a mio padre con i primi guadagni, della ditta Nileg che non esiste nemmeno più. Prima di morire me lo ridiede e sono molto affezionato a quest’oggetto. Sfido chiunque a trovarmi con un altro orologio». Tuttavia Newsweek nel 2005 citò una malevola battuta di Prodi circa un prezioso cronografo da tredicimila euro posseduto dal Cavaliere; e in ambienti berlusconiani si arrivò a spiegare che quel pezzo avrebbe potuto essere un dono a Vladimir Putin, di cui è grande amico.
E il premier porterà certo un vecchio Nileg, ma ama in modo particolare due marche, il ripetizione minuti Patek Philippe e anche certi antichi, raffinati Vacheron Constantin. Del resto in fatto di orologi è generoso con gli altri almeno quanto con se stesso. A Natale del ‘93 regalò sei cravatte di Marinella ai deputati, bracciali alle deputate. Ai ministri furono regalati orologi di marca Wyler Vetta ispirati a Moby Dick, prezzo 2400 euro; in aggiunta, schermi ultrapiatti al plasma. L’anno successivo consegnò di sua mano un orologio Omega a tutti i senatori, parure di orecchini più spilla per le senatrici. Quell’anno, per i 180 deputati di Forza Italia s’inventò un simpatico tapis roulant, marca Tecnogym, prosaicamente valutato intorno ai quattromila euro, ma anche allora ci aggiunse un orologio - Omega o Longines - per gli uomini, e una collana con orecchini di perle per le donne. In totale, fu sommariamente stimato, ogni onorevole si portava a casa un dono da 6500 euro.
Si può credere che un dono a Blair possa essere da meno del fucile da caccia Beretta con dedica donato all’amico Putin? Del quadro tardo impressionista stile Teomondo Scrofalo donato a Gianni Letta per i suoi settant’anni? O perfino dell’introvabile orologio del Milan in serie limitata che Silvio donò all’estasiato Bertinotti, direttamente in tv? Si può; ma è difficile. Come è improbabile che i due orologi blairiani valgano meno dell’unico dono semi-sfigato fatto a memoria d’uomo dal premier, una macchinetta del caffè al povero Giuseppe Ajala, Natale del 1993. E alla fine si è pure rotta.