BERLINO-I servizi segreti tedeschi hanno aiutato gli stati uniti nella primavera del 2003 all' inizio della guerra in iraq. Lo ha rivelato la trasmissione televisiva Panorama della rete Ard e il quotidiano Suedeutsche Zeitung.
A Baghdad erano presenti 2 uomini del BND prima e durante la guerra che avrebbero raccolto informazioni su alcuni obbiettivi e in alcuni casi provveduto a "marcarli" a favore delle forze americane. Un caso in particolare viene ricordato, quando gli agenti tedeschi avrebbero indicato la sosta di Saddam Hussein in un ristorante del quartiere Al Mansur il 7 Aprile 2003.
Il luogo venne effettivamente colpito da un B1 americano che però non riusci a uccidere saddam.
Le autorità tedesche hanno smentito queste descrizioni, resta tuttavia un profondo imbarazzo, anche in considerazione delle posizione tenuta dalla Germania in occasione della guerra in iraq, in particolare le ombre si sono addenstate sull' ex ministro della difesa (ora ministro degli esteri) e sull' ex ministro degli esteri sotto il governo di Schroeder. Malgrado tutto però i servizi segreti tedeschi hanno confermato la presenza dei 2 agneti a Baghdad nell' Aprile 2003, ma negato il coinvolgimento nella collaborazione con gli USA.
franklar
24-03-2006, 21:23
Le autorità tedesche hanno smentito queste descrizioni, resta tuttavia un profondo imbarazzo, anche in considerazione delle posizione tenuta dalla Germania in occasione della guerra in iraq
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Malgrado tutto però i servizi segreti tedeschi hanno confermato la presenza dei 2 agneti a Baghdad nell' Aprile 2003, ma negato il coinvolgimento nella collaborazione con gli USA.
detto questo, ci sono delle prove, o siamo ancora al livello di fregnaccia ? :rolleyes:
WASHINGTON - I russi passavano i piani militari americani a Baghdad, mentre i tedeschi dall’Iraq informavano il Pentagono sulle difese irachene. Un intreccio da spy-story ha segnato tre anni fa le ultime battute del regime di Saddam Hussein, prima dell’invasione americana. La guerra segreta sta venendo alla luce negli Usa grazie a una raffica di rivelazioni affidate a libri, rapporti militari e soprattutto alla decisione di dare il via alla pubblicazione di milioni di documenti dell’ex regime, raccolti dall’intelligence americana.
Dalla superprotetta base militare di Fort Leavenworth, in Kansas, dove erano custoditi, i documenti ufficiali portati via dai palazzi di Saddam Hussein stanno ora inondando le redazioni dei media e i centri studi americani. La decisione del Direttore nazionale dell’intelligence John Negroponte di rendere pubblica la mole di informazioni ha fatto rompere la diga del riserbo ed è partita la caccia alle rivelazioni.
Dalla montagna di materiale distribuito in questi giorni dai militari via Internet, senza un ordine apparente, emerge un po’ di tutto. Ci sono le tracce dei contatti del passato tra l’Iraq e Al Qaida. I finanziamenti iracheni a organizzazioni terroriste come la filippina Abu Sayyaf (vicina a Osama bin Laden). Strani studi fatti dagli iracheni sui meccanismi del sistema elettorale francese. E anche imbarazzanti rivelazioni sull’operato della diplomazia russa a Baghdad nel periodo prebellico.
Uno scenario confuso, che richiederà anni per essere analizzato, ma al quale il Pentagono ha dato una prima parvenza d’ordine con un rapporto, appena presentato, che ricostruisce in chiave storica le modalità con cui il regime si preparò alla guerra.
Anche un libro, “Cobra II”, scritto dal giornalista del “New York Times” Michael Gordon, è al centro dell’attenzione negli Usa per la ricostruzione dettagliata che offre su come a Baghdad, a Washington e nel comando militare Usa in Qatar si preparò, passo dopo passo, la guerra e si commisero gli errori di valutazione che oggi tengono gli Usa impantanati nella difficile gestione della guerriglia.
LA SPIA RUSSA
Nel marzo 2003, poco prima dell’invasione, funzionari iracheni misero nero su bianco i resoconti di un incontro con l’ambasciatore russo a Baghdad, Vladimir Teterenko, nel quale avrebbero appreso i dettagli sul dislocamento delle forze americane nel Golfo e in Giordania e i piani d’attacco americani. I documenti resi pubblici dal Pentagono descrivono nei dettagli l’entità delle forze Usa, la posizione di due unità delle Forze Speciali e persino le tappe previste per l’invasione e la marcia su Baghdad.
Secondo i documenti, i russi avrebbero ottenuto le informazioni da «fonti al Comando Centrale Usa a Doha, in Qatar». Ironicamente negli stessi giorni - secondo rivelazioni del libro di Gordon - funzionari dell’intelligence tedesca erano segretamente al lavoro nella stessa base di Doha per passare al generale americano Tommy Franks i segreti sul piano di difesa di Baghdad messo a punto da Saddam.
I servizi tedeschi avevano due uomini al lavoro nella capitale irachena che ricevevano di prima mano informazioni dall’interno del palazzo di Saddam. Quando partì l’invasione, stando alla ricostruzione di Gordon - che si basa su documenti del Pentagono - gli agenti tedeschi trovarono rifugio proprio nell’ambasciata russa.
Teterenko è comparso anche nelle indagini della commissione Volcker, che ha indagato sugli abusi legati al programma “oil for food” dell’Onu: l’ambasciatore risulta aver ricevuto milioni di dollari in barili di petrolio da parte del regime.
LE RELAZIONI PERICOLOSE CON OSAMA
Tra i documenti diffusi da Fort Leavenworth, figurano relazioni di funzionari del governo iracheno che riferiscono su un incontro nel 1995 con Osama bin Laden in Sudan e sull’accordo raggiunto con lui per portare avanti «operazioni congiunte contro forze straniere». Altri documenti mostrano i rapporti tra Baghdad e il regime dei taleban e un finanziamento sotterraneo ai terroristi di Abu Sayyaf, interrotto prudentemente intorno al 2001 quando il rapimento di americani da parte della guerriglia filippina fece diventare troppo “calda” la situazione nell’area.
LE LEZIONI IMPARATE
Il “Comando per le analisi operative”, una struttura del ministero della Difesa americano, ha realizzato un rapporto che descrive come gli iracheni affrontarono la guerra con gli Usa, basato sui documenti dell’ex regime e su interrogatori condotti tra il 2003 e il 2004.
È la prima volta, dalla Seconda Guerra Mondiale, che gli Usa mettono a punto uno studio storico che si pone nell’ottica del nemico e cerca di individuare lezioni per le guerre del futuro.
Qualcosa del genere era stato fatto con gli studi su tedeschi e giapponesi e su come veniva visto il conflitto mondiale da Berlino e Tokyo.
Il dato principale che emerge dallo studio, è che Saddam Hussein non si fidava di quasi nessuno, sbagliò modalità di difesa per il timore di perdere il controllo di alcuni generali e, soprattutto, non credeva che gli americani avrebbero fatto sul serio.
Marco Bardazzi
la Gazzetta del Mezzogiorno
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