ALBIZZIE
24-03-2006, 15:41
“Riconosciuto” mentre lancia un razzo, ma era a 200 chilometri dall’Olimpico
Gianluca La Torre è alto 207 centimetri, difficile confonderlo con qualcun altro. E’ un pivot romano di 34 anni che gioca a basket in C1, nella Galassia Viterbo. Il 26 febbraio, alle 18, è sceso sul parquet di Alba Adriatica, in Abruzzo. La partita è terminata attorno alle 19.30-19.45, il referto ufficiale, le cronache dei giornali, ma anche centinaia di spettatori raccontano che lui ha giocato, anche se non è stata una delle sue migliori partite. Il 26 febbraio alle 20.30, a 207 chilometri di distanza, è cominciata un’altra partita: altro sport, il calcio, altra cornice, 60 mila spettatori, era Lazio-Roma. Era l’Olimpico. Qualcuno dalla curva nord ha sparato un razzo, ma è stato ripreso dalle telecamere che sorvegliano gli spalti. La Digos ha esaminato le immagini e ha riconosciuto chi ha lanciato il razzo, la divisione anticrimine dalla questura di Roma ha disposto il Daspo (il provvedimento amministrativo che per tre anni impedisce di assistere ad eventi sportivi in coincidenza con le partite di Roma e Lazio). E’ stato applicato il decreto Pisanu. L’altro giorno la questura di Viterbo ha notificato il provvedimento. A chi? A Gianluca La Torre, il pivot di 207 centimetri, che domenica 26 febbraio fino alle 19.30-19.45 stava giocando a basket, poi ha fatto la doccia, infine è salito sul pullman per tornare a Viterbo. A rigor di logica, difficile che quel pullman dopo meno di un’ora potesse già essere all’Olimpico. «Il derby - ha detto La Torre - l’ho visto sul bus, insieme a tutti i miei comapgni di squadra. E io allo stadio ci sono stato una volta nella mia vita». Il problema è serio: ogni volta che gioca Roma e Lazio, per tre anni, dovrà andare in questura a firmare. Per lui è come dire addio al basket. Ieri il suo avvocato, Giuliano Migliorati, ha presentato ricorso al giudice per le indagini preliminari. «Abbiamo allegato il referto ufficiale della Fip - racconta l’avvocato Migliorati - E una foto di La Torre. Come è possibile confondere con qualcun altro una persona alta quasi due metri e dieci? Il biglietto non dovrebbe essere nominativo? O qualcuno ha dato un nome falso? Ancora, ci troviamo di fronte a un banale caso di omonimia? Ricordiamoci che questo è un provvedimento serio, limitativo della libertà personale. Siamo pronti a chiedere i danni, se dovesse interrompere la sua attività, e a presentare una denuncia per calunnia». Alla questura di Roma però confermano che il provvedimento è giustificato, risulta addirittura che La Torre sarebbe già stato fermato in passato nei pressi dello stadio. «Allora - commenta l’avvocato - saremmo di fronte a un palese caso di dono dell’ubiquità». Intanto, La Torre dovrà andare in questura a firmare domani sera (Juventus-Roma), domenica (Lazio-Sampdoria).
ilmessaggero.it
Gianluca La Torre è alto 207 centimetri, difficile confonderlo con qualcun altro. E’ un pivot romano di 34 anni che gioca a basket in C1, nella Galassia Viterbo. Il 26 febbraio, alle 18, è sceso sul parquet di Alba Adriatica, in Abruzzo. La partita è terminata attorno alle 19.30-19.45, il referto ufficiale, le cronache dei giornali, ma anche centinaia di spettatori raccontano che lui ha giocato, anche se non è stata una delle sue migliori partite. Il 26 febbraio alle 20.30, a 207 chilometri di distanza, è cominciata un’altra partita: altro sport, il calcio, altra cornice, 60 mila spettatori, era Lazio-Roma. Era l’Olimpico. Qualcuno dalla curva nord ha sparato un razzo, ma è stato ripreso dalle telecamere che sorvegliano gli spalti. La Digos ha esaminato le immagini e ha riconosciuto chi ha lanciato il razzo, la divisione anticrimine dalla questura di Roma ha disposto il Daspo (il provvedimento amministrativo che per tre anni impedisce di assistere ad eventi sportivi in coincidenza con le partite di Roma e Lazio). E’ stato applicato il decreto Pisanu. L’altro giorno la questura di Viterbo ha notificato il provvedimento. A chi? A Gianluca La Torre, il pivot di 207 centimetri, che domenica 26 febbraio fino alle 19.30-19.45 stava giocando a basket, poi ha fatto la doccia, infine è salito sul pullman per tornare a Viterbo. A rigor di logica, difficile che quel pullman dopo meno di un’ora potesse già essere all’Olimpico. «Il derby - ha detto La Torre - l’ho visto sul bus, insieme a tutti i miei comapgni di squadra. E io allo stadio ci sono stato una volta nella mia vita». Il problema è serio: ogni volta che gioca Roma e Lazio, per tre anni, dovrà andare in questura a firmare. Per lui è come dire addio al basket. Ieri il suo avvocato, Giuliano Migliorati, ha presentato ricorso al giudice per le indagini preliminari. «Abbiamo allegato il referto ufficiale della Fip - racconta l’avvocato Migliorati - E una foto di La Torre. Come è possibile confondere con qualcun altro una persona alta quasi due metri e dieci? Il biglietto non dovrebbe essere nominativo? O qualcuno ha dato un nome falso? Ancora, ci troviamo di fronte a un banale caso di omonimia? Ricordiamoci che questo è un provvedimento serio, limitativo della libertà personale. Siamo pronti a chiedere i danni, se dovesse interrompere la sua attività, e a presentare una denuncia per calunnia». Alla questura di Roma però confermano che il provvedimento è giustificato, risulta addirittura che La Torre sarebbe già stato fermato in passato nei pressi dello stadio. «Allora - commenta l’avvocato - saremmo di fronte a un palese caso di dono dell’ubiquità». Intanto, La Torre dovrà andare in questura a firmare domani sera (Juventus-Roma), domenica (Lazio-Sampdoria).
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