Adric
22-03-2006, 15:16
Ratzinger e la riforma "silenziosa"
Eppur si muove. Ratzinger il mite sembra aver scelto la strategia giusta per la riforma della Curia, da lui definita “ urgente e indispensabile “ in conversari privati. Niente botti, se possibile: potrebbero allarmare, mettere sulla difensiva i diretti interessati e dare vita ad una resistenza previa, capace di ostacolare se non bloccare i suoi disegni. Meglio un passo, anzi un passetto alla volta, pillole di decisioni disseminate nel tempo, apparentemente a caso; tasselli di un puzzle la cui immagine definitiva apparirà soltanto dopo l’ultima mossa. Ma allora sarà troppo tardi. Il fatto è fatto, lui conosce bene gli ex colleghi porporati e le insidie del Palazzo. Mite sì ma dotato di una mano di ferro. Soprattutto non distratto.
Si diffonde, così, un nuovo tipo di malessere: non più il timore di un piano organico che piombi come una mannaia sull’establishement attuale ma l’attesa snervante di un qualcosa di cui è difficile afferrare i contorni. Il Papa deve aver riflettuto su questi problemi durante la settimana degli esercizi spirituali per la Quaresima, se, appena uscito dal ritiro, ha fatto annunciare le prime misure organizzative: quattro Consigli pontifici verranno accorpati e dimezzati, stessa sorte per i quattro cardinali che ne erano a capo; adesso ne crescono due, dovranno trovarsi un’altra collocazione. Accorpamento, sfoltimento, razionalizzazione, semplificazione: il Vaticano non è una fabbrica o un’azienda ma il contraccolpo è simile a quello di una ristrutturazione. Il dettaglio è questo. Il Consiglio per il dialogo interreligioso ( si occupa dei rapporti con l’ Islam ) viene affidato al cardinale francese Paul Poupard che mantiene la carica di presidente del Consiglio per la cultura. E’ evidente che Poupard gode della fiducia del Papa.
Si precisa, tuttavia, che la manovra può essere intesa ad experimentum; decideranno, nel prossimo futuro, efficacia pratica e risultati. Risalta subito l’importanza politica di questa fusione, nel momento in cui la Santa Sede deve far fronte alla ridefinizione delle proprie relazioni con il mondo islamico, in un quadro di crisi internazionale che ha il suo fulcro in Medio Oriente. Il secondo accorpamento vede confluire il Consiglio per i migranti accanto al Consiglio giustizia e pace, di cui è presidente – e mantiene la carica – il cardinale salernitano Renato Martino. Spesso al centro di polemiche per il suo pacifismo ( subì forti attacchi dall’ala neoatlantica al momento dello scoppio della guerra in Iraq ), Martino si è recentemente espresso a favore dell’ora di religione islamica nelle scuole italiane. A chi affermava trattarsi di una presa di posizione meramente personale, il porporato aveva risposto di trovarsi perfettamente in linea con il pensiero degli ultimi Papi, compreso Benedetto XVI.
Del resto, sette anni fa l’allora cardinale Ratzinger si era detto favorevole all’insegnamento del Corano nelle scuole pubbliche tedesche, purché non si trattasse di “ indottrinamento “, su uno sfondo di reciprocità senza imposizioni. A questo punto è necessario un minimo di chiarimento tecnico. I Consigli pontifici non sono dei veri e propri ministeri ma dispongono di poteri assai ampi, accanto ad “ uffici “ e “ organismi “. Nel gradino più alto delle strutture di governo si trovano le “ congregazioni “, assimilabili a veri e propri dicasteri. Si annunciano, infatti, altri accorpamenti tra i settori: laici, famiglia, unità dei cristiani, Cor Unum, operatori sanitari, testi legislativi, comunicazioni sociali. L’esito della manovra determinerà il volto del “ nuovo Vaticano “.
Qui le combinazioni potrebbero risultare più d’una. Di particolare interesse la sorte che sarà riservata al Consiglio delle comunicazioni sociali, oggi retto dal cardinale J.Foley, finora con una ruolo un po’ defilato rispetto alla Sala Stampa di via della Conciliazione, tuttora retta da Joaquin Navarro Valls ( Opus Dei ), che è anche il portavoce del Papa. Regnante Karol Wojtyla, Navarro ha fatto il bello e cattivo tempo nel campo fondamentale dei rapporti con i mass media, suscitando non pochi malumori nel personale di Curia. “ Il nostro caro dottor Navarro “ – così il Papa polacco si rivolgeva, davanti a tutti, al suo fedele collaboratore – oggi ha perso quasi del tutto il suo potere. Ratzinger lo trascura e pensa ad altre soluzioni. Si guarda a una Sala stampa condotta sotto la giurisdizione delle Comunicazioni Sociali, ridotta a poco più di una struttura tecnica.
A quanto si sa, Benedetto XVI vuole un suo portavoce al di sopra della mischia e quindi di più spiccato peso politico. C’è curiosità per la scelta del personaggio e della sua nazionalità, in una Curia che parla sempre meno italiano. Tra i candidati figurerebbe Sven Kunz, sulla soglia dei 70 anni, corrispondente da New York del primo canale della televisione tedesca Ard. Alla fine di questa parte della riorganizzazione, il numero dei cardinali-ministri diminuirebbe di “ almeno sette o otto unità “. Tutto liscio? Tutto facile? Nienteaffatto.
Il ” giallo “ della successione a Camillo Ruini, esploso a metà febbraio e subito rientrato, mostra come in Vaticano sia in atto un aspro confronto nella ridistribuzione degli incarichi che contano. In questi giorni, un vaticanista assai bravo e assiduo frequentatore dell’appartamento di Ruini in San Giovanni in Laterano, ricostruisce con linguaggio esplicito la cronaca di tre mesi assai agitati: una sorta di duello che vede il presidente dei vescovi Ruini e il segretario di Stato, Angelo Sodano, l’un contro l’altro schierati in una contesa assai poco gentile. Si comincia con l’affermazione che “ Angelo Sodano è più un ostacolo che un aiuto per il Papa. Specie dopo la sua fallita manovra “ contro Ruini. I fatti e le date.
Il 2 gennaio Ruini è in udienza nello studio del Papa assieme al segretario della Cei, mons.Betori. Il successivo 19 febbraio compie 75 anni, doverose le dimissioni per raggiunti limiti di età con relativa lettera. Il Papa conferma Ruini sia come presidente della Cei che come Vicario del Papa: “…si vede già abbastanza isolato, sia in Curia che fuori, per separarsi da un cardinale come Ruini che è in straordinaria sintonia con la sua visione e il suo programma “. Si decide che la proroga rimarrà per il momento segreta. La prassi vuole che un Papa, prima di nominare il capo della Cei chieda consiglio ai presidenti delle 16 regioni in cui si suddivide l’episcopato italiano. Questa volta no. Il 26 gennaio la Segreria di Stato, cioè Sodano, spedisce, tramite il nunzio mons. Romeo, una lettera a tutti i 226 vescovi in carica. Una consultazione in piena regola. Si dice nella missiva: “ Indicare coram Domino e con cortese sollecitudine il presule che ella intende suggerire…Il santo Padre pensa che si richieda un avvicendamento nell’ufficio di presidenza “. La lettera arriva a tutti ma non a Camillo Ruini. Una coltellata alla schiena? Una congiura?
Il 6 febbraio, il firmatario della lettera, Romeo, viene convocato da Ratzinger da cui riceve una solenne lavata di capo. Scrive il cronista: “ Romeo esce dall’udienza a pezzi, ma è soprattutto Sodano a tremare “. La sostanza della consultazione aveva tradito il pensiero del Papa. Il 9 febbraio Benedetto XVI riceve nuovamente Ruini e Betori, per tranquillizzarli, niente di negativo accadrà, tutto resta come convenuto. Il 14 febbraio i giornali titolano a piena pagina: “ I vescovi votano il successore di Ruini. Lettera ‘elettorale’ del Vaticano: il Papa chiede un nome per la Cei “. Gli stessi giornali riportano che i vescovi mostrano di gradire assai il metodo, del resto in tutti gli altri episcopati si vota per eleggere il capo. In Italia no, giusto adeguarsi. Mercoledi, 15 febbraio. Giusto adeguarsi? Il Papa legge e va su tutte le furie. Scrive il vaticanista amico: “ Benedetto XVI, molto contrariato, alza il telefono e ordina di rendere immediatamente pubblica la sua conferma di Ruini alla presidenza della Cei “.
Nella Sala Stampa di via della Conciliazione si spaventano a tal punto che danno alla notizia la precedenza assoluta. La formula della conferma contiene la frase canonica “ fino a che non si provveda altrimenti “, per indicare un tempo indeterminato a seconda degli sviluppi che avrà la questione. Parte in contemporanea la prevedibile campagna anti- Sodano, accusato dal nostro vaticanista ( che si rifà a fonti della Santa Sede ) di avere trascurato, come segretario di stato, il mondo asiatico; di essere stato remissivo con la Cina, in combutta con il notissimo cardinale Etchegaray; di essere stato troppo filo- palestinese e amico di Arafat assieme al patriarca di Gerusalemme, Michel Sabbah, questi subito stoppato dal Papa. Insomma un disastro.
Conclude il vaticanista amico di Ruini: “ Chi sarà, e quando sarà nominato il futuro segretario di stato, è un segreto che Benedetto XVI si tiene ben stretto.Di certo, però, Sodano è in corsia di uscita “. Ci si potrebbe chiedere chi, tra i vescovi o i minutanti del Palazzo Apostolico o lo stesso Sodano, abbia spifferato la notizia della consultazione poi abortita. Alcuni, tra i vescovi, sono convinti che il sabotaggio sia partito da ambienti ruiniani.
Il risultato è una pagina non certo edificante della dialettica interna. Si sa, e si sapeva, in ogni caso, che una proroga per Ruini si sarebbe resa necessaria in vista della assemblea ecclesiale del prossimo ottobre, dal cardinale stesso preparata, occasione importante per la Chiesa italiana. Tuttavia, un caso utile a mostrare l’efficacia delle forze in campo. E Ruini tace. Lui che c’entra? Intanto ha piazzato ben quattro candidati sicuri, tratti tra i suoi collaboratori, nelle liste eletorali del 9 aprile: due nel centro- destra e due nel centro- sinistra. Salomonicamente. La politica, che passione!
di Frank Barretti, rassegna.it
13 marzo 2006
(canisciolti.info)
Eppur si muove. Ratzinger il mite sembra aver scelto la strategia giusta per la riforma della Curia, da lui definita “ urgente e indispensabile “ in conversari privati. Niente botti, se possibile: potrebbero allarmare, mettere sulla difensiva i diretti interessati e dare vita ad una resistenza previa, capace di ostacolare se non bloccare i suoi disegni. Meglio un passo, anzi un passetto alla volta, pillole di decisioni disseminate nel tempo, apparentemente a caso; tasselli di un puzzle la cui immagine definitiva apparirà soltanto dopo l’ultima mossa. Ma allora sarà troppo tardi. Il fatto è fatto, lui conosce bene gli ex colleghi porporati e le insidie del Palazzo. Mite sì ma dotato di una mano di ferro. Soprattutto non distratto.
Si diffonde, così, un nuovo tipo di malessere: non più il timore di un piano organico che piombi come una mannaia sull’establishement attuale ma l’attesa snervante di un qualcosa di cui è difficile afferrare i contorni. Il Papa deve aver riflettuto su questi problemi durante la settimana degli esercizi spirituali per la Quaresima, se, appena uscito dal ritiro, ha fatto annunciare le prime misure organizzative: quattro Consigli pontifici verranno accorpati e dimezzati, stessa sorte per i quattro cardinali che ne erano a capo; adesso ne crescono due, dovranno trovarsi un’altra collocazione. Accorpamento, sfoltimento, razionalizzazione, semplificazione: il Vaticano non è una fabbrica o un’azienda ma il contraccolpo è simile a quello di una ristrutturazione. Il dettaglio è questo. Il Consiglio per il dialogo interreligioso ( si occupa dei rapporti con l’ Islam ) viene affidato al cardinale francese Paul Poupard che mantiene la carica di presidente del Consiglio per la cultura. E’ evidente che Poupard gode della fiducia del Papa.
Si precisa, tuttavia, che la manovra può essere intesa ad experimentum; decideranno, nel prossimo futuro, efficacia pratica e risultati. Risalta subito l’importanza politica di questa fusione, nel momento in cui la Santa Sede deve far fronte alla ridefinizione delle proprie relazioni con il mondo islamico, in un quadro di crisi internazionale che ha il suo fulcro in Medio Oriente. Il secondo accorpamento vede confluire il Consiglio per i migranti accanto al Consiglio giustizia e pace, di cui è presidente – e mantiene la carica – il cardinale salernitano Renato Martino. Spesso al centro di polemiche per il suo pacifismo ( subì forti attacchi dall’ala neoatlantica al momento dello scoppio della guerra in Iraq ), Martino si è recentemente espresso a favore dell’ora di religione islamica nelle scuole italiane. A chi affermava trattarsi di una presa di posizione meramente personale, il porporato aveva risposto di trovarsi perfettamente in linea con il pensiero degli ultimi Papi, compreso Benedetto XVI.
Del resto, sette anni fa l’allora cardinale Ratzinger si era detto favorevole all’insegnamento del Corano nelle scuole pubbliche tedesche, purché non si trattasse di “ indottrinamento “, su uno sfondo di reciprocità senza imposizioni. A questo punto è necessario un minimo di chiarimento tecnico. I Consigli pontifici non sono dei veri e propri ministeri ma dispongono di poteri assai ampi, accanto ad “ uffici “ e “ organismi “. Nel gradino più alto delle strutture di governo si trovano le “ congregazioni “, assimilabili a veri e propri dicasteri. Si annunciano, infatti, altri accorpamenti tra i settori: laici, famiglia, unità dei cristiani, Cor Unum, operatori sanitari, testi legislativi, comunicazioni sociali. L’esito della manovra determinerà il volto del “ nuovo Vaticano “.
Qui le combinazioni potrebbero risultare più d’una. Di particolare interesse la sorte che sarà riservata al Consiglio delle comunicazioni sociali, oggi retto dal cardinale J.Foley, finora con una ruolo un po’ defilato rispetto alla Sala Stampa di via della Conciliazione, tuttora retta da Joaquin Navarro Valls ( Opus Dei ), che è anche il portavoce del Papa. Regnante Karol Wojtyla, Navarro ha fatto il bello e cattivo tempo nel campo fondamentale dei rapporti con i mass media, suscitando non pochi malumori nel personale di Curia. “ Il nostro caro dottor Navarro “ – così il Papa polacco si rivolgeva, davanti a tutti, al suo fedele collaboratore – oggi ha perso quasi del tutto il suo potere. Ratzinger lo trascura e pensa ad altre soluzioni. Si guarda a una Sala stampa condotta sotto la giurisdizione delle Comunicazioni Sociali, ridotta a poco più di una struttura tecnica.
A quanto si sa, Benedetto XVI vuole un suo portavoce al di sopra della mischia e quindi di più spiccato peso politico. C’è curiosità per la scelta del personaggio e della sua nazionalità, in una Curia che parla sempre meno italiano. Tra i candidati figurerebbe Sven Kunz, sulla soglia dei 70 anni, corrispondente da New York del primo canale della televisione tedesca Ard. Alla fine di questa parte della riorganizzazione, il numero dei cardinali-ministri diminuirebbe di “ almeno sette o otto unità “. Tutto liscio? Tutto facile? Nienteaffatto.
Il ” giallo “ della successione a Camillo Ruini, esploso a metà febbraio e subito rientrato, mostra come in Vaticano sia in atto un aspro confronto nella ridistribuzione degli incarichi che contano. In questi giorni, un vaticanista assai bravo e assiduo frequentatore dell’appartamento di Ruini in San Giovanni in Laterano, ricostruisce con linguaggio esplicito la cronaca di tre mesi assai agitati: una sorta di duello che vede il presidente dei vescovi Ruini e il segretario di Stato, Angelo Sodano, l’un contro l’altro schierati in una contesa assai poco gentile. Si comincia con l’affermazione che “ Angelo Sodano è più un ostacolo che un aiuto per il Papa. Specie dopo la sua fallita manovra “ contro Ruini. I fatti e le date.
Il 2 gennaio Ruini è in udienza nello studio del Papa assieme al segretario della Cei, mons.Betori. Il successivo 19 febbraio compie 75 anni, doverose le dimissioni per raggiunti limiti di età con relativa lettera. Il Papa conferma Ruini sia come presidente della Cei che come Vicario del Papa: “…si vede già abbastanza isolato, sia in Curia che fuori, per separarsi da un cardinale come Ruini che è in straordinaria sintonia con la sua visione e il suo programma “. Si decide che la proroga rimarrà per il momento segreta. La prassi vuole che un Papa, prima di nominare il capo della Cei chieda consiglio ai presidenti delle 16 regioni in cui si suddivide l’episcopato italiano. Questa volta no. Il 26 gennaio la Segreria di Stato, cioè Sodano, spedisce, tramite il nunzio mons. Romeo, una lettera a tutti i 226 vescovi in carica. Una consultazione in piena regola. Si dice nella missiva: “ Indicare coram Domino e con cortese sollecitudine il presule che ella intende suggerire…Il santo Padre pensa che si richieda un avvicendamento nell’ufficio di presidenza “. La lettera arriva a tutti ma non a Camillo Ruini. Una coltellata alla schiena? Una congiura?
Il 6 febbraio, il firmatario della lettera, Romeo, viene convocato da Ratzinger da cui riceve una solenne lavata di capo. Scrive il cronista: “ Romeo esce dall’udienza a pezzi, ma è soprattutto Sodano a tremare “. La sostanza della consultazione aveva tradito il pensiero del Papa. Il 9 febbraio Benedetto XVI riceve nuovamente Ruini e Betori, per tranquillizzarli, niente di negativo accadrà, tutto resta come convenuto. Il 14 febbraio i giornali titolano a piena pagina: “ I vescovi votano il successore di Ruini. Lettera ‘elettorale’ del Vaticano: il Papa chiede un nome per la Cei “. Gli stessi giornali riportano che i vescovi mostrano di gradire assai il metodo, del resto in tutti gli altri episcopati si vota per eleggere il capo. In Italia no, giusto adeguarsi. Mercoledi, 15 febbraio. Giusto adeguarsi? Il Papa legge e va su tutte le furie. Scrive il vaticanista amico: “ Benedetto XVI, molto contrariato, alza il telefono e ordina di rendere immediatamente pubblica la sua conferma di Ruini alla presidenza della Cei “.
Nella Sala Stampa di via della Conciliazione si spaventano a tal punto che danno alla notizia la precedenza assoluta. La formula della conferma contiene la frase canonica “ fino a che non si provveda altrimenti “, per indicare un tempo indeterminato a seconda degli sviluppi che avrà la questione. Parte in contemporanea la prevedibile campagna anti- Sodano, accusato dal nostro vaticanista ( che si rifà a fonti della Santa Sede ) di avere trascurato, come segretario di stato, il mondo asiatico; di essere stato remissivo con la Cina, in combutta con il notissimo cardinale Etchegaray; di essere stato troppo filo- palestinese e amico di Arafat assieme al patriarca di Gerusalemme, Michel Sabbah, questi subito stoppato dal Papa. Insomma un disastro.
Conclude il vaticanista amico di Ruini: “ Chi sarà, e quando sarà nominato il futuro segretario di stato, è un segreto che Benedetto XVI si tiene ben stretto.Di certo, però, Sodano è in corsia di uscita “. Ci si potrebbe chiedere chi, tra i vescovi o i minutanti del Palazzo Apostolico o lo stesso Sodano, abbia spifferato la notizia della consultazione poi abortita. Alcuni, tra i vescovi, sono convinti che il sabotaggio sia partito da ambienti ruiniani.
Il risultato è una pagina non certo edificante della dialettica interna. Si sa, e si sapeva, in ogni caso, che una proroga per Ruini si sarebbe resa necessaria in vista della assemblea ecclesiale del prossimo ottobre, dal cardinale stesso preparata, occasione importante per la Chiesa italiana. Tuttavia, un caso utile a mostrare l’efficacia delle forze in campo. E Ruini tace. Lui che c’entra? Intanto ha piazzato ben quattro candidati sicuri, tratti tra i suoi collaboratori, nelle liste eletorali del 9 aprile: due nel centro- destra e due nel centro- sinistra. Salomonicamente. La politica, che passione!
di Frank Barretti, rassegna.it
13 marzo 2006
(canisciolti.info)