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View Full Version : Siria:Per i 17 movimenti d’opposizione si avvicina la caduta del regime di Assad


Ewigen
20-03-2006, 12:38
20 Marzo 2006
SIRIA
Per i 17 movimenti d’opposizione si avvicina la caduta del regime di Assad
di Jihad Issa

Il Fronte di salvezza nazionale si dice per la creazione di uno Stato democratico fondato sulla legge civile e rispettoso del pluralismo. Il capo dei Fratelli musulmani siriani esclude la Sharia.

Damasco (AsiaNews) – A Damasco si ha l’impressione che ci si potrebbe trovare davanti ad un momento di transizione. La stampa, controllata dal governo, cerca di allontanare il pericolo sostenendo che il lavoro della Commissione d’inchiesta dell’Onu sull’assassinio di Hariri allontanerà dalla Siria il sospetto di essere il mandante dell’omicidio, il che allenterebbe la pressione internazionale, salvando il regime, ma contemporaneamente, dopo lunghi anni di silenzio, i movimenti di opposizione danno vita ad un “Fronte” che conta di riuscire a far cadere il regime. Tra loro, il capo siriano dei Fratelli musulmani, Ali Saad-al-din Bayanouni , si dice sicuro che “l’onda islamica” che si è evidenziata nel voto egiziano e palestinese, farebbe sentire il suo effetto anche in eventuali libere elezioni a Damasco.

Il “Fronte di salvezza nazionale”, nato in Belgio su iniziativa dell'ex vice presidente Abdul Halim Khaddam e del dirigente dei Fratelli musulmani, Bayanouni ha annunciato l’obiettivo di rovesciare pacificamente il regime del presidente Assad. “Ciò che ci aspettiamo dagli Stati Uniti e dai Paesi europei – ha detto il dirigente dei Fratelli musulmani in un’intervista – è che chiudano l’ombrello della protezione internazionale sul regime”. Egli ha parlato del suo movimento come di “moderati”, ha escluso l’intenzione di fare della Siria uno Stato governato dalla legge islamica, anche se si è detto convinto di un successo, in caso di elezioni. “Nella situazione attuale del mondo arabo – ha aggiunto - noi pensiamo che l’onda islamica sia un fenomeno esteso e, se ci saranno libere elezioni, questa corrente prenderà il posto e la misura che le spettano in questa atmosfera politica. Con lo scacco delle esperienza condotte da altri movimenti, laici e nazionalisti, i popoli cercano altre soluzioni ed è questo il motivo per il quale si rivolgono agli islamici”.

I 17 rappresentanti di islamici, laici, liberali, comunisti e curdi, espulsi dal Paese da molti anni, che hanno dato vita al Fronte, hanno firmato "Il progetto nazionale del mutamento politico", con l’annuncio "ufficioso" della formazione, in tempo breve, di un governo transitorio. Essi annunciano anche la nascita di un movimento di protesta formato da cittadini che vivono ancora in Siria, allo scopo di obbligare il presidente Assad a presentare le sue dimissioni, oppure per seguire le orme dei manifestanti in Romania nel 1989, che hanno potuto deporre il dittatore Nicolae Ceaucescu.

Il Fronte esclude, qualsiasi aiuto straniero, di qualsiasi natura, promette una nuova costituzione civile, vicina a quella del partito della giustizia e dello sviluppo turco, e nega la possibilità di una applicazione della Sharia in un Paese laico, come la Siria. Essi annunciano la volontà di ricostruire un Paese degno della sua storia, fondato sulla legge civile, che rispetta il pluralismo confessionale in tutti i suoi orizzonti: culturali, religiosi, etnici, politici, fondato sui principi democratici.

Najib El Ghadban, uno dei partecipanti all'incontro di Bruxelles, in una dichiarazione telefonica ad Asianews, ha ribadito la posizione della commissione nazionale siriana di proseguire l'applicazione della "Carta di Bruxelles", nata dopo la prima riunione del movimento ed ha annunciato la prosecuzione delle riunioni, senza escludere la possibilità della convocazione di un "sit-in" nazionale in Siria.

La stampa siriana ha definito queste dichiarazioni uno “Svuotare il mare con un bicchierino” e rassicura i cittadini che il rapporto “molto oggettivo” del giudice belga Bramerts, che dirà tutta la verità sull'assassinio di Hariri, “chiuderà tutte le bocche che lanciano pietre vuote contro la Siria”.

Ewigen
22-03-2006, 22:45
22 Marzo 2006
SIRIA
In attesa di Brammertz, in Siria si comincia a parlare del dopo-Assad
di Jihad Issa

C’è attesa per il “colloquio” del capo della Commissione d’inchiesta dell’Onu con il presidente libanese. I membri della “Dichiarazione di Damasco” vogliono soluzioni “graduali” per sostituire Assad.

Damasco (AsiaNews) – Seppur sottovoce, in Siria si comincia a parlare di un possibile dopo-Assad. Per il governo siriano, questo è uno degli momenti più difficili nella sua storia recente. E’ grande l’attesa della visita di Serge Brammertz, capo della Commissione d’inchiesta dell’Onu sull’assassinio dell’ex premier libanese Rafic Hariri, che avrà degli incontri di natura “informativa” con il presidente Assad, il suo vice Farouk El Chareh ed altri responsabili del dossier libanese durante la presenza siriana in Libano. Si ha la convinzione che i “colloqui” del capo della Commissione d’inchiesta potrebbero costituire un momento cruciale nell'indagine e potrebbero quindi influire sul futuro del regime siriano. Non a caso, oggi la stampa siriana sottolineato la necessità di difendere il regime, malgrado le “voci anomale” che pretendono di rappresentare la "Riforma costituzionale".

In questo clima si sono riuniti oggi i membri della “Dichiarazione di Damasco” che hanno espresso il loro rifiuto alle decisioni del Fronte di salvezza nazionale, che nella sua riunione della settimana scorsa a Bruxelles ha chiesto il rovesciamento del regime di Assad. La “Dichiarazione” sostiene la necessità di discutere sul futuro dei diritti dell'uomo nel Paese, senza usare la forza e preferendo soluzioni “graduali”, che allontanino il pericolo di un bagno di sangue. I membri del gruppo, formato dagli aderenti al "Congresso nazionale democratico" indicano il dialogo come via "necessaria per qualsiasi cambiamento" e domandano al Fronte della salvezza di chiedere all'ex-vicepresidente Khaddam di rispettare la sua storia e gli interessi del popolo siriano.

Hassan Abd El Azim, portavoce del Congresso, in una dichiarazione, ha sostenuto la necessità di rovesciare il regime senza far ricorso alla forza, indicando la via pacifica come "rimedio efficace" ed ha espresso l'appoggio del suo gruppo a qualsiasi iniziativa che possa risolvere i problemi che travolgono il Paese da molto tempo. Il Congresso rifiuta l’idea diffusa dal Fronte della salvezza di "un probabile nuovo Iraq, nel caso della non deposizione del regime" ed ha chiesto ai Paesi arabi ed alla Lega araba di compiere il loro dovere nei riguardi della Siria.

Il ministro degli Affari Esteri siriano, Walid El Mouallem, rientrato oggi da una visita negli Emirati Arabi, dove ha avuto un incontro con il principe Hamad Ben Khalife II e con il suo omologo Hamad ben Jasem Ben Jabr, ha sottolineato l'importanza degli incontri avuti, che hanno costituito una occasione per valutare lo sviluppo della situazione in Siria, alla luce delle pressioni esercitate contro il suo regime ed ha ripetuto la posizione del governo che proibisce qualsiasi forma di protesta popolare.