FabioGreggio
20-03-2006, 11:13
Dopo molte telefonate preliminari e ben tre numeri di telefono accumulati, riesco a fissare un appuntamento con Milly Moratti, moglie di Massimo Moratti patron dell’Inter, capogruppo dei Verdi, personaggio tutto milanese benvoluto dall’intellighenzia della gauche meneghina, Presidente di Emergency, quella di Gino Strada.
Ci incontriamo in quello che lei definisce il suo "negozio", ovvero il quartiere Generale della sua associazione “ChiamaMilano” ( www.chiamamilano.it ).
Il “negozio” è nel cuore fisico di Milano, in una di quelle piccole traverse dietro il Duomo a ridosso di Pzza S. Babila a pochi metri dallo struscio classico milanese di Cso Vittorio Emanuele,
in Largo Corsia dei Servi.
Ambiente moderno, minimalista, ampi spazi, letture gratuite ai cittadini di quotidiani, servizi, informazioni sugli eventi, Internet point, sale riunioni aperte, monitoraggio quotidiano dell’inquinamento.
Milly ha avuto una bella idea: dare ai cittadini servizi a loro negati, informazioni e creare un punto di aggregazione e incontro.
Appena arrivata vedo una donna informale, abbigliamento casuale quasi alternativo, gentile e disponibile.
Milly ci conduce ad una visita di tutto il suo negozio, portandoci ai piani superiori.
Approdiamo su una bella terrazza, semiabbandonata.
Milly è molto sensibile all’architettura urbana a quei palazzi moderni che si affacciano su quel piccolo slargo e soffocano una bellissima chiesetta al centro dello spiazzo.
Architetture moderne e cubi di plastica abitativi proprio a ridosso della chiesa medioevale.
Ci illustra le sue intenzioni sul progetto di una megaterazza per i cittadini e di quanto Milano sia stata distrutta da architetture orribili proprio nel cuore della città.
Poi cominciamo a parlare. Fitto e di tutto per due ore. Seduti difronte, senza tavoli.
Milly mi spiega i suoi rapporti con i Verdi, il suo ruolo, le sue difficoltà.
Io e lei abbiamo quasi la stessa età ed inevitabilmente approdiamo a discorsi generazionali.
Ci parla del suo ruolo di Presidente di Emercency.
In due ore di incontro Milly telefona, in ordine di apparizione a:
Gino Strada,
Roberto Zaccaria,
Paolo Rossi e altri.
Milly è milanese, pragmatica, sintetica.
Parliamo del degrado della città di Milano, della politica.
Milly conosce un pò tutti e si muove bene tra la multiforme fauna della politica e cultura milanese.
Ma il suo cuore batte per la sua città.
"Mi piace occuparmi del territorio, di questa città abbandonata in cui la gente non partecipa più"
"Anche a me sembra che la partecipazione sia scaduta molto in questi decenni di cultura del disimpegno" le suggerisco.
" Si, è vero e questo progetto di ChiamaMilano vuole provare ad avvicinare il cittadino alle problematiche urbane, all'informazione, ma soprattutto ad aggregare ancora.
Guarda, lì a poche decine di metri c'è Cso Emanuele, una folla pazzesca che i metrò vomitano, il sabato pomeriggio, dalle periferie. Eppure qui a 20 mt è già periferia, quasi abbandonata a se."
Milly è orgogliosa del suo "negozio" e di aver messo in difficoltà la giunta di Albertini fornendo dati sull'inquinamento con attrezzature più sofisticate di quelle del Comune.
Tanto che la Giunta ha dovuto adeguarsi con altri mezzi più precisi.
E' molto simpatica, semplice, informale e comunicativa.
Una piccola grande donna che a Milano conosce tutti, sfrecciando in bicicletta.
La salutano, la fermano.
Uscendo dopo l'incontro, l'aspetta una donna di passaggio che le chiede una dedica.
Milly è anche un personaggio.
Le lascio documentazione su un progetto nuovo e lei accetta volentieri.
“ Ti richiamo fra una settimana circa per capire cosa ne pensi e dirmi se ti va di darmi una mano”, gli dico.
Lei apre una borsa sgualcita piena di agende consumate e mi risponde con un sicuro “Ok”.
Apre una vecchia rubrica quasi spappolata. " Vedi come sono tecnologica?"
Mi ha conquistato con la sua semplicità.
Continuiamo a parlare di politica.
Del suo amico Di Pietro quando appena iniziato il processo Cusani aveva prodotto un database mostruoso, ma disordinato.
Fu lei a mandare a D’Ambrosio due allievi dell’Istituto di fisica per riordinare il database che fu la base per quel processo polveriera che cambiò le storia d’Italia.
Parliamo dell'amico comune Dario Fo che nonostante sia stato suo avversario nelle Primarie è suo grande amico.
Parliamo della candidatura di Franca Rame, che intervisterò a breve anche per Politikon, in IdV e dei rapporti di PRC con i Fo.
Mentre mi parla telefona ad un presidio: c’è la commemorazione di un ragazzo accoltellato.
Afferma che a Milano il periodo è ambiguo. C’è pericolo di provocazioni che degenerino come i fatti di Cso Buenos Aires.
Si preoccupa al cellulare e dice “ Voi state calmi”.
Prenota tre biglietti al Piccolo di Streheler per lo spettacolo di Paolo Rossi, e alla fine soddisfatto la saluto con l’impegno di risentirci a breve.
Giacomo, un mio amico che mi ha seguito, azzarda qualche consiglio da portare al marito Massimo Moratti sull'acquisto di Ronaldo.
Io gli dico che sono uno dei tre italiani che non si occupa di calcio.
“ Quattro” mi corregge lei.
Usciamo in Cso Vittorio Emanuele.
Stanno smantellando un palco dopo il comizio di Fini. Sottofondo di musica etno new age. Fico il Gianfranco.
Vicino in piazza Samba c’è un gazebo con il faccione di La Russa.
Pzza Samba è un simbolo per il vecchio MSI di neofascistiana memoria anni 70.
Incontriamo un tavolo della Rosa nel Pugno.
Parlo con il Radicale.
Lui si atteggia a Pannella fratto 25.
Un ragazzo dello Sdi mi dice: “ Stare a sinistra non è di per se un valore”.
Capisco. Hanno Bobo da giustificare.
Avevamo parcheggiato l’auto in via Mozart.
Davanti al palazzo dove abitano Dolce e Gabbana.
Infatti mentre armeggiamo per entrare, intravediamo Gabbana che rientra a casa.
Via della Spiga, Montenapoleone, Via Durini….sono lì a poche decine di metri.
Milan l’è semper un gran Milan.
Fabio Greggio
Ci incontriamo in quello che lei definisce il suo "negozio", ovvero il quartiere Generale della sua associazione “ChiamaMilano” ( www.chiamamilano.it ).
Il “negozio” è nel cuore fisico di Milano, in una di quelle piccole traverse dietro il Duomo a ridosso di Pzza S. Babila a pochi metri dallo struscio classico milanese di Cso Vittorio Emanuele,
in Largo Corsia dei Servi.
Ambiente moderno, minimalista, ampi spazi, letture gratuite ai cittadini di quotidiani, servizi, informazioni sugli eventi, Internet point, sale riunioni aperte, monitoraggio quotidiano dell’inquinamento.
Milly ha avuto una bella idea: dare ai cittadini servizi a loro negati, informazioni e creare un punto di aggregazione e incontro.
Appena arrivata vedo una donna informale, abbigliamento casuale quasi alternativo, gentile e disponibile.
Milly ci conduce ad una visita di tutto il suo negozio, portandoci ai piani superiori.
Approdiamo su una bella terrazza, semiabbandonata.
Milly è molto sensibile all’architettura urbana a quei palazzi moderni che si affacciano su quel piccolo slargo e soffocano una bellissima chiesetta al centro dello spiazzo.
Architetture moderne e cubi di plastica abitativi proprio a ridosso della chiesa medioevale.
Ci illustra le sue intenzioni sul progetto di una megaterazza per i cittadini e di quanto Milano sia stata distrutta da architetture orribili proprio nel cuore della città.
Poi cominciamo a parlare. Fitto e di tutto per due ore. Seduti difronte, senza tavoli.
Milly mi spiega i suoi rapporti con i Verdi, il suo ruolo, le sue difficoltà.
Io e lei abbiamo quasi la stessa età ed inevitabilmente approdiamo a discorsi generazionali.
Ci parla del suo ruolo di Presidente di Emercency.
In due ore di incontro Milly telefona, in ordine di apparizione a:
Gino Strada,
Roberto Zaccaria,
Paolo Rossi e altri.
Milly è milanese, pragmatica, sintetica.
Parliamo del degrado della città di Milano, della politica.
Milly conosce un pò tutti e si muove bene tra la multiforme fauna della politica e cultura milanese.
Ma il suo cuore batte per la sua città.
"Mi piace occuparmi del territorio, di questa città abbandonata in cui la gente non partecipa più"
"Anche a me sembra che la partecipazione sia scaduta molto in questi decenni di cultura del disimpegno" le suggerisco.
" Si, è vero e questo progetto di ChiamaMilano vuole provare ad avvicinare il cittadino alle problematiche urbane, all'informazione, ma soprattutto ad aggregare ancora.
Guarda, lì a poche decine di metri c'è Cso Emanuele, una folla pazzesca che i metrò vomitano, il sabato pomeriggio, dalle periferie. Eppure qui a 20 mt è già periferia, quasi abbandonata a se."
Milly è orgogliosa del suo "negozio" e di aver messo in difficoltà la giunta di Albertini fornendo dati sull'inquinamento con attrezzature più sofisticate di quelle del Comune.
Tanto che la Giunta ha dovuto adeguarsi con altri mezzi più precisi.
E' molto simpatica, semplice, informale e comunicativa.
Una piccola grande donna che a Milano conosce tutti, sfrecciando in bicicletta.
La salutano, la fermano.
Uscendo dopo l'incontro, l'aspetta una donna di passaggio che le chiede una dedica.
Milly è anche un personaggio.
Le lascio documentazione su un progetto nuovo e lei accetta volentieri.
“ Ti richiamo fra una settimana circa per capire cosa ne pensi e dirmi se ti va di darmi una mano”, gli dico.
Lei apre una borsa sgualcita piena di agende consumate e mi risponde con un sicuro “Ok”.
Apre una vecchia rubrica quasi spappolata. " Vedi come sono tecnologica?"
Mi ha conquistato con la sua semplicità.
Continuiamo a parlare di politica.
Del suo amico Di Pietro quando appena iniziato il processo Cusani aveva prodotto un database mostruoso, ma disordinato.
Fu lei a mandare a D’Ambrosio due allievi dell’Istituto di fisica per riordinare il database che fu la base per quel processo polveriera che cambiò le storia d’Italia.
Parliamo dell'amico comune Dario Fo che nonostante sia stato suo avversario nelle Primarie è suo grande amico.
Parliamo della candidatura di Franca Rame, che intervisterò a breve anche per Politikon, in IdV e dei rapporti di PRC con i Fo.
Mentre mi parla telefona ad un presidio: c’è la commemorazione di un ragazzo accoltellato.
Afferma che a Milano il periodo è ambiguo. C’è pericolo di provocazioni che degenerino come i fatti di Cso Buenos Aires.
Si preoccupa al cellulare e dice “ Voi state calmi”.
Prenota tre biglietti al Piccolo di Streheler per lo spettacolo di Paolo Rossi, e alla fine soddisfatto la saluto con l’impegno di risentirci a breve.
Giacomo, un mio amico che mi ha seguito, azzarda qualche consiglio da portare al marito Massimo Moratti sull'acquisto di Ronaldo.
Io gli dico che sono uno dei tre italiani che non si occupa di calcio.
“ Quattro” mi corregge lei.
Usciamo in Cso Vittorio Emanuele.
Stanno smantellando un palco dopo il comizio di Fini. Sottofondo di musica etno new age. Fico il Gianfranco.
Vicino in piazza Samba c’è un gazebo con il faccione di La Russa.
Pzza Samba è un simbolo per il vecchio MSI di neofascistiana memoria anni 70.
Incontriamo un tavolo della Rosa nel Pugno.
Parlo con il Radicale.
Lui si atteggia a Pannella fratto 25.
Un ragazzo dello Sdi mi dice: “ Stare a sinistra non è di per se un valore”.
Capisco. Hanno Bobo da giustificare.
Avevamo parcheggiato l’auto in via Mozart.
Davanti al palazzo dove abitano Dolce e Gabbana.
Infatti mentre armeggiamo per entrare, intravediamo Gabbana che rientra a casa.
Via della Spiga, Montenapoleone, Via Durini….sono lì a poche decine di metri.
Milan l’è semper un gran Milan.
Fabio Greggio