Ziosilvio
16-03-2006, 11:40
Dal sito Web del Corriere della Sera (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/03_Marzo/16/padri.shtml):
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La legge è retroattiva: i padri daranno battaglia in tribunale
Affido, ora i padri preparano i ricorsi
In vigore la legge che parifica i diritti dei genitori. I giudici: non siamo pronti. Previsti almeno 40 mila ricorsi in 2 anni
E' da oggi in vigore la legge sull'affidamento condiviso dei figli ai genitori separati. E i giudici temono la carica dei padri, che in gran parte si avvarranno delle nuove regole: «Avremo almeno 40 mila ricorsi in 2 anni», spiegano.
L'affidamento dei figli finora andava all'88% a un solo genitore (quasi sempre la madre): ora, con la cura condivisa, nessun assegno di mantenimento. C'è il dottore che ogni mese stacca un assegno da cinquemila euro oltre a pagarsi il residence visto che a casa sua ci vive, con la sua famiglia, il nuovo compagno di sua moglie. C'è l'impiegato milanese che per vedere sua figlia deve viaggiare fino ad Agropoli. C'è l'ingegnere esasperato dai «ricatti» della sua ex ma più esasperata di lui è sua madre, nonna Rosalba, che deve farsi cinque ore di treno per giocare con i nipotini da quando la nuora si è rifatta una vita a Trieste.
La nuova legge sull'affidamento condiviso, in vigore da oggi, tutela anche i suoi diritti di nonna, ma è soprattutto la legge dei papà separati e scontenti, quelli che il ruolo di genitore non protagonista non l'hanno scelto e ne faranno volentieri a meno. La maggior parte di loro vorrà continuare la partita con le nuove regole. E i giudici temono che da oggi inizierà la carica. «Considerato che anche chi è già separato o divorziato può chiedere un adeguamento dei provvedimenti avremo almeno quarantamila ricorsi nei prossimi due anni — spiega Alberto Bucci, presidente della Prima sezione al tribunale di Roma —. Saremo inevitabilmente in difficoltà, visto che siamo in dieci e soltanto al 50% impegnati sul diritto di famiglia». Preoccupazione condivisa dai colleghi di molti tribunali. L'affidamento dei figli che prima andava quasi in automatico (88%) ad un solo genitore — quasi sempre la madre (85%) — adesso andrà ad entrambi.
[Link ad altro articolo presente nella pagina originale, NdR]
A esercitare la potestà saranno insieme madri e padri. Insieme dovranno provvedere ai «compiti di cura» dei figli e al loro mantenimento (niente più assegno) e insieme dovranno prendere ogni decisione che li riguarda: dovranno mettersi d'accordo su tutto, dall'ora di religione alla scuola di tennis, alle ripetizioni di matematica e al vaccino influenzale, dall'asilo al motorino a 14 anni, alla paghetta settimanale. E se sfortunatamente l'auspicabile confronto pacato e intelligente dovesse finire in Guerra dei Roses sarà il giudice a zittire gli ex e decidere per loro. Con quali tempi? Dipende dalla fila. Sulla tempestività dei giudici gli avvocati matrimonialisti più esperti hanno espresso «forte preoccupazione». E la fila ci sarà. Le associazioni dei padri ex, quelle dello slogan «no ai papà bancomat», facevano il conto alla rovescia da tempo. I primi ad aspettarsi l'assalto sono gli avvocati. Altrimenti non si spiegherebbe l'effetto stadio alla riunione organizzata pochi giorni fa dall'Aiaf (avvocati per la famiglia) nell'aula magna del Palazzo di giustizia di Milano. Gli studi legali stanno già rispondendo alla carica dei papà separati. «C'è un grande interesse e noi siamo molto spaventati. Temiamo che le norme appena introdotte determineranno una iperconflittualità con cause che si trascineranno per diversi anni — sostiene Emanuela Pini, presidente dell'associazione, molto scettica sulle nuove regole —. L'impegno che abbiamo preso tutti è agire con cautela». Ci contano — sulla cautela — soprattutto i giudici. «Se il filtro dei legali non funziona rischiamo l'intasamento, perché ad occuparsi delle modifiche dei provvedimenti sono in quattro — dice Ezio Siniscalchi, presidente della IX sezione civile (per il diritto di famiglia) del Tribunale di Milano —. Se ogni lite fra ex arriva nelle nostre stanze, addio tempestività».
«Abbiamo ricevuto numerose telefonate nei giorni scorsi e stiamo già lavorando sulla riapertura di quindici pratiche — dice l'avvocato Anna Galizia Danovi, punto di riferimento per molte associazioni di padri separati —. Dovremo necessariamente fare da filtro perché questa legge vuole cambiare la società, educare i genitori e di fatto affida questo compito ai giudici e prima ancora a noi avvocati». Per Ernesto Emanuele, fondatore di un'associazione che rappresenta più di mille papà separati — che manifestano oggi davanti al Palazzo di giustizia di Milano — questa è la legge «dei padri che vogliono fare i padri»: «È incompleta, ma sono passati principi importanti. Adesso chiediamo un organo di monitoraggio e tempi brevi della magistratura».
Federica Cavadini
16 marzo 2006
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La legge è retroattiva: i padri daranno battaglia in tribunale
Affido, ora i padri preparano i ricorsi
In vigore la legge che parifica i diritti dei genitori. I giudici: non siamo pronti. Previsti almeno 40 mila ricorsi in 2 anni
E' da oggi in vigore la legge sull'affidamento condiviso dei figli ai genitori separati. E i giudici temono la carica dei padri, che in gran parte si avvarranno delle nuove regole: «Avremo almeno 40 mila ricorsi in 2 anni», spiegano.
L'affidamento dei figli finora andava all'88% a un solo genitore (quasi sempre la madre): ora, con la cura condivisa, nessun assegno di mantenimento. C'è il dottore che ogni mese stacca un assegno da cinquemila euro oltre a pagarsi il residence visto che a casa sua ci vive, con la sua famiglia, il nuovo compagno di sua moglie. C'è l'impiegato milanese che per vedere sua figlia deve viaggiare fino ad Agropoli. C'è l'ingegnere esasperato dai «ricatti» della sua ex ma più esasperata di lui è sua madre, nonna Rosalba, che deve farsi cinque ore di treno per giocare con i nipotini da quando la nuora si è rifatta una vita a Trieste.
La nuova legge sull'affidamento condiviso, in vigore da oggi, tutela anche i suoi diritti di nonna, ma è soprattutto la legge dei papà separati e scontenti, quelli che il ruolo di genitore non protagonista non l'hanno scelto e ne faranno volentieri a meno. La maggior parte di loro vorrà continuare la partita con le nuove regole. E i giudici temono che da oggi inizierà la carica. «Considerato che anche chi è già separato o divorziato può chiedere un adeguamento dei provvedimenti avremo almeno quarantamila ricorsi nei prossimi due anni — spiega Alberto Bucci, presidente della Prima sezione al tribunale di Roma —. Saremo inevitabilmente in difficoltà, visto che siamo in dieci e soltanto al 50% impegnati sul diritto di famiglia». Preoccupazione condivisa dai colleghi di molti tribunali. L'affidamento dei figli che prima andava quasi in automatico (88%) ad un solo genitore — quasi sempre la madre (85%) — adesso andrà ad entrambi.
[Link ad altro articolo presente nella pagina originale, NdR]
A esercitare la potestà saranno insieme madri e padri. Insieme dovranno provvedere ai «compiti di cura» dei figli e al loro mantenimento (niente più assegno) e insieme dovranno prendere ogni decisione che li riguarda: dovranno mettersi d'accordo su tutto, dall'ora di religione alla scuola di tennis, alle ripetizioni di matematica e al vaccino influenzale, dall'asilo al motorino a 14 anni, alla paghetta settimanale. E se sfortunatamente l'auspicabile confronto pacato e intelligente dovesse finire in Guerra dei Roses sarà il giudice a zittire gli ex e decidere per loro. Con quali tempi? Dipende dalla fila. Sulla tempestività dei giudici gli avvocati matrimonialisti più esperti hanno espresso «forte preoccupazione». E la fila ci sarà. Le associazioni dei padri ex, quelle dello slogan «no ai papà bancomat», facevano il conto alla rovescia da tempo. I primi ad aspettarsi l'assalto sono gli avvocati. Altrimenti non si spiegherebbe l'effetto stadio alla riunione organizzata pochi giorni fa dall'Aiaf (avvocati per la famiglia) nell'aula magna del Palazzo di giustizia di Milano. Gli studi legali stanno già rispondendo alla carica dei papà separati. «C'è un grande interesse e noi siamo molto spaventati. Temiamo che le norme appena introdotte determineranno una iperconflittualità con cause che si trascineranno per diversi anni — sostiene Emanuela Pini, presidente dell'associazione, molto scettica sulle nuove regole —. L'impegno che abbiamo preso tutti è agire con cautela». Ci contano — sulla cautela — soprattutto i giudici. «Se il filtro dei legali non funziona rischiamo l'intasamento, perché ad occuparsi delle modifiche dei provvedimenti sono in quattro — dice Ezio Siniscalchi, presidente della IX sezione civile (per il diritto di famiglia) del Tribunale di Milano —. Se ogni lite fra ex arriva nelle nostre stanze, addio tempestività».
«Abbiamo ricevuto numerose telefonate nei giorni scorsi e stiamo già lavorando sulla riapertura di quindici pratiche — dice l'avvocato Anna Galizia Danovi, punto di riferimento per molte associazioni di padri separati —. Dovremo necessariamente fare da filtro perché questa legge vuole cambiare la società, educare i genitori e di fatto affida questo compito ai giudici e prima ancora a noi avvocati». Per Ernesto Emanuele, fondatore di un'associazione che rappresenta più di mille papà separati — che manifestano oggi davanti al Palazzo di giustizia di Milano — questa è la legge «dei padri che vogliono fare i padri»: «È incompleta, ma sono passati principi importanti. Adesso chiediamo un organo di monitoraggio e tempi brevi della magistratura».
Federica Cavadini
16 marzo 2006
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