joshua82
07-03-2006, 13:48
Tre uomini e un programma
Con Epifani e con Montezemolo Prodi e la disinvolta negazione del principio di non contraddizione
Roma. A forza di non volersi fare dei nemici può capitare di vincere le elezioni. Ma governare è un’altra cosa e la coerenza minima della politica economica è in questo senso un formidabile strumento di verifica. Quella dell’Unione di Romano Prodi sta ricalcando come su carta velina lo stesso profilo disegnato dal professore bolognese per tenere insieme la propria coalizione variopinta: molta attenzione nel mostrarsi allineati alle ragioni degli scontenti antiberlusconiani (o degli ex amici incontentabili) e altrettanta cautela nell’imbellettare le contraddizioni fra le richieste delle parti sociali che si pretende di accogliere. Solo così, in presenza d’un programma di governo verboso e generico, si può spiegare la convivenza nel centrosinistra dell’inedito asse Prodi-Epifani (Cgil) con il tentativo fassiniano d’intestarsi una buona quota delle proposte di Luca Cordero di Montezemolo (Confindustria) e dei richiami di Mario Draghi (Banca d’Italia). Non bisogna essere eruditi cultori della critica post-marxista (come fu il maestro Lucio Colletti) per comprendere che tra due opposti può esistere un punto di mediazione, ma poi è necessario scegliere una metà nella quale accampare il proprio progetto. In questo caso, tra chi reclama più flessibilità e chi guarda ancora alla scala mobile; tra chi vuole meno stato (cos’altro significa l’abolizione dell’Irap?) e chi ha avuto parecchi problemi a spiegare alla propria sinistra anticapitalista la convenienza di non fare la guerra preventiva al “liberale Prodi”, esiste un grado di compatibilità pari allo zero virgola. Per capire il concetto è sufficiente notare la relativa schiettezza con la quale Montezemolo si è proclamato “fortemente deluso” dalle conclusioni del congresso della Cgil, e la premura con la quale Epifani cerca di esorcizzare una riedizione ulivista del patto del 2001 tra Berlusconi e Confindustria. Il concetto è che, se le vie da percorrere sono inconciliabili, l’equilibrismo prelude al capitombolo.
ilfoglio.it
con l'unico collante dell'antiberlusconismo si governa sì e no fino a ferragosto (dando per scontata una vittoria del csx che ogni giorno sembra sempre meno scontata) :)
Con Epifani e con Montezemolo Prodi e la disinvolta negazione del principio di non contraddizione
Roma. A forza di non volersi fare dei nemici può capitare di vincere le elezioni. Ma governare è un’altra cosa e la coerenza minima della politica economica è in questo senso un formidabile strumento di verifica. Quella dell’Unione di Romano Prodi sta ricalcando come su carta velina lo stesso profilo disegnato dal professore bolognese per tenere insieme la propria coalizione variopinta: molta attenzione nel mostrarsi allineati alle ragioni degli scontenti antiberlusconiani (o degli ex amici incontentabili) e altrettanta cautela nell’imbellettare le contraddizioni fra le richieste delle parti sociali che si pretende di accogliere. Solo così, in presenza d’un programma di governo verboso e generico, si può spiegare la convivenza nel centrosinistra dell’inedito asse Prodi-Epifani (Cgil) con il tentativo fassiniano d’intestarsi una buona quota delle proposte di Luca Cordero di Montezemolo (Confindustria) e dei richiami di Mario Draghi (Banca d’Italia). Non bisogna essere eruditi cultori della critica post-marxista (come fu il maestro Lucio Colletti) per comprendere che tra due opposti può esistere un punto di mediazione, ma poi è necessario scegliere una metà nella quale accampare il proprio progetto. In questo caso, tra chi reclama più flessibilità e chi guarda ancora alla scala mobile; tra chi vuole meno stato (cos’altro significa l’abolizione dell’Irap?) e chi ha avuto parecchi problemi a spiegare alla propria sinistra anticapitalista la convenienza di non fare la guerra preventiva al “liberale Prodi”, esiste un grado di compatibilità pari allo zero virgola. Per capire il concetto è sufficiente notare la relativa schiettezza con la quale Montezemolo si è proclamato “fortemente deluso” dalle conclusioni del congresso della Cgil, e la premura con la quale Epifani cerca di esorcizzare una riedizione ulivista del patto del 2001 tra Berlusconi e Confindustria. Il concetto è che, se le vie da percorrere sono inconciliabili, l’equilibrismo prelude al capitombolo.
ilfoglio.it
con l'unico collante dell'antiberlusconismo si governa sì e no fino a ferragosto (dando per scontata una vittoria del csx che ogni giorno sembra sempre meno scontata) :)