elect
01-03-2006, 22:12
Ho dato un'occhiata e nn ho trovato nulla, quindi apro nuovo thread
Ricevo e diffondo
"già, chissà .... grazie A.
chissà cosa ci succederà quando saremo (forse) governati dai comunisti!
ciao
A.
Il link all'articolo è (per ora) http://punto-informatico.it/p.asp?i=58081
Roma - I Monopoli dello Stato lo avevano detto
http://punto-informatico.it/p.asp?i=57671 ed ora, grazie all'intervento
normativo della Finanziaria, è stato fatto: il nostro paese è il primo
nell'intero occidente democratico ad aver istituzionalizzato il web
hijacking, odiosa pratica di sequestro dei siti web fin qui appannaggio di
truffatori, cracker e phisher di varia natura.
Basta un attimo per averne conferma: è sufficiente recarsi sul sito
http://www.williamhill.co.uk/. Si scopre così che il dominio intestato ad
uno dei più antichi bookmaker inglesi, William Hill, società rispettata nel
Regno Unito e conosciuta in tutto il Mondo, non è più a disposizione
dell'azienda ma è sotto il giogo delle autorità italiane: gli utenti
italiani infatti non possono più accedervi. E lo stesso accade con altri 516
siti http://punto-informatico.it/p.asp?i=57857. Chi ancora riuscisse ad
accedervi non si preoccupi: presto il suo provider aggiornerà la rete. Come?
C'è persino una pagina dedicata http://www.mix-it.net/censura.html del MIX
che lo spiega, agli italiani e ai cop cinesi che fossero digiuni delle
ultime tecniche di filtering.
Mi si dirà che strumenti per arrivare comunque su quel sito ce ne sono
tanti. Ed è vero, chiunque bazzichi darknet e dintorni
http://punto-informatico.it/p.asp?i=57914 conosce più di un tool utile ad
aggirare un simile strumento di censura. Ma va da sé che non intendo
utilizzare qualcosa in più del mio browser per accedere a quel sito, intendo
invece rivendicare il diritto di tutti gli italiani di recarsi in rete a
proprio piacimento su qualsiasi spazio web.
Non c'è altro modo per dirlo: l'Italia, obbligando provider e gestori dei
backbone di connessione ad agire in questo modo, ha intrapreso una via
perniciosa, quella sulla quale fino ad oggi si erano avventurati soltanto
regimi illiberali. Ogni riferimento alla Cina, all'Arabia Saudita, al
Vietnam è oggi non solo legittimo: è doveroso.
La questione è evidentissima: qui si vuole da un lato punire un'azienda
europea che non intende soggiacere agli obsoleti monopoli nazionali,
dall'altro frantumare la libertà degli utenti italiani, non più in grado
nemmeno di leggere quello che è pubblicato su quel sito, di studiare le
politiche adottate da William Hill e dai suoi omologhi, di capire come
funzionano le scommesse web. Viene loro inibita la possibilità di formarsi
un'idea propria su quel sito.
Il testo con cui l'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato ha
rimpiazzato la home page di William Hill trasuda ignoranza delle cose della
rete: si sostiene che il sito è oscurato perché l'azienda non ha licenza per
operare in Italia. Si ammette, cioè, che l'accesso a qualsiasi informazione
pubblicata su quel sito, dalle FAQ alla policy sulla privacy, è stato
inibito. Non solo il gioco, infatti, ma anche tutto il resto, dall'aspetto
grafico agli indirizzi email di William Hill. Ciò significa che è di fatto
vietata anche la sola navigazione web.
Non mi si fraintenda: credo sia doveroso per un paese che rispetti la
legalità, concetto peraltro demodé in Italia, darsi da fare per impedire che
questo meraviglioso medium che è Internet venga usato con finalità illegali.
Ben vengano quindi tutti gli strumenti utili a reprimere comportamenti
illeciti. Ma c'è un limite che non è stato rispettato, quello del diritto
all'accesso all'informazione. Se quanto è stato fatto non verrà ritirato, i
responsabili avranno dato vita ad un precedente che non sappiamo - non lo
sanno loro e non lo sappiamo noi - dove potrà portare.
Mi dicono che i bookmaker inglesi stiano ricorrendo alle istituzioni europee
perché l'Italia venga condannata per il suo clamoroso gesto. Certo, spero
che l'Unione Europea si dimostri per una volta all'altezza, ma mi riempie di
tristezza sapere che per cancellare un'odiosa censura italiota, superficiale
e rozza, ridicola persino sul piano tecnologico oltreché claudicante su
quello giuridico, ci sia bisogno di attendere l'intervento interessato di un
nugolo di società di scommesse d'Oltremanica
"
Ricevo e diffondo
"già, chissà .... grazie A.
chissà cosa ci succederà quando saremo (forse) governati dai comunisti!
ciao
A.
Il link all'articolo è (per ora) http://punto-informatico.it/p.asp?i=58081
Roma - I Monopoli dello Stato lo avevano detto
http://punto-informatico.it/p.asp?i=57671 ed ora, grazie all'intervento
normativo della Finanziaria, è stato fatto: il nostro paese è il primo
nell'intero occidente democratico ad aver istituzionalizzato il web
hijacking, odiosa pratica di sequestro dei siti web fin qui appannaggio di
truffatori, cracker e phisher di varia natura.
Basta un attimo per averne conferma: è sufficiente recarsi sul sito
http://www.williamhill.co.uk/. Si scopre così che il dominio intestato ad
uno dei più antichi bookmaker inglesi, William Hill, società rispettata nel
Regno Unito e conosciuta in tutto il Mondo, non è più a disposizione
dell'azienda ma è sotto il giogo delle autorità italiane: gli utenti
italiani infatti non possono più accedervi. E lo stesso accade con altri 516
siti http://punto-informatico.it/p.asp?i=57857. Chi ancora riuscisse ad
accedervi non si preoccupi: presto il suo provider aggiornerà la rete. Come?
C'è persino una pagina dedicata http://www.mix-it.net/censura.html del MIX
che lo spiega, agli italiani e ai cop cinesi che fossero digiuni delle
ultime tecniche di filtering.
Mi si dirà che strumenti per arrivare comunque su quel sito ce ne sono
tanti. Ed è vero, chiunque bazzichi darknet e dintorni
http://punto-informatico.it/p.asp?i=57914 conosce più di un tool utile ad
aggirare un simile strumento di censura. Ma va da sé che non intendo
utilizzare qualcosa in più del mio browser per accedere a quel sito, intendo
invece rivendicare il diritto di tutti gli italiani di recarsi in rete a
proprio piacimento su qualsiasi spazio web.
Non c'è altro modo per dirlo: l'Italia, obbligando provider e gestori dei
backbone di connessione ad agire in questo modo, ha intrapreso una via
perniciosa, quella sulla quale fino ad oggi si erano avventurati soltanto
regimi illiberali. Ogni riferimento alla Cina, all'Arabia Saudita, al
Vietnam è oggi non solo legittimo: è doveroso.
La questione è evidentissima: qui si vuole da un lato punire un'azienda
europea che non intende soggiacere agli obsoleti monopoli nazionali,
dall'altro frantumare la libertà degli utenti italiani, non più in grado
nemmeno di leggere quello che è pubblicato su quel sito, di studiare le
politiche adottate da William Hill e dai suoi omologhi, di capire come
funzionano le scommesse web. Viene loro inibita la possibilità di formarsi
un'idea propria su quel sito.
Il testo con cui l'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato ha
rimpiazzato la home page di William Hill trasuda ignoranza delle cose della
rete: si sostiene che il sito è oscurato perché l'azienda non ha licenza per
operare in Italia. Si ammette, cioè, che l'accesso a qualsiasi informazione
pubblicata su quel sito, dalle FAQ alla policy sulla privacy, è stato
inibito. Non solo il gioco, infatti, ma anche tutto il resto, dall'aspetto
grafico agli indirizzi email di William Hill. Ciò significa che è di fatto
vietata anche la sola navigazione web.
Non mi si fraintenda: credo sia doveroso per un paese che rispetti la
legalità, concetto peraltro demodé in Italia, darsi da fare per impedire che
questo meraviglioso medium che è Internet venga usato con finalità illegali.
Ben vengano quindi tutti gli strumenti utili a reprimere comportamenti
illeciti. Ma c'è un limite che non è stato rispettato, quello del diritto
all'accesso all'informazione. Se quanto è stato fatto non verrà ritirato, i
responsabili avranno dato vita ad un precedente che non sappiamo - non lo
sanno loro e non lo sappiamo noi - dove potrà portare.
Mi dicono che i bookmaker inglesi stiano ricorrendo alle istituzioni europee
perché l'Italia venga condannata per il suo clamoroso gesto. Certo, spero
che l'Unione Europea si dimostri per una volta all'altezza, ma mi riempie di
tristezza sapere che per cancellare un'odiosa censura italiota, superficiale
e rozza, ridicola persino sul piano tecnologico oltreché claudicante su
quello giuridico, ci sia bisogno di attendere l'intervento interessato di un
nugolo di società di scommesse d'Oltremanica
"