FabioGreggio
20-01-2006, 09:23
'Parlamento, 15 giorni di vita in più'
Il Governo è intenzionato a prolungare l'attività delle Camere. Così si procastina l'entrata in vigore della legge sulla par condicio
Il governo è intenzionato a prolungare di quindici giorni la vita del Parlamento, ben oltre quindi il previsto scioglimento delle Camere del 29 gennaio.
Secondo quanto riportato da alcuni quotidiani (Repubblica, Stampa, Corriere della Sera, Libero, Il Messaggero) questo sarebbe un escamotage che servirebbe a soddisfare numerose esigenze, dalla conversione dei decreti legge in scadenza all'approvazione di alcune leggi rimaste in sospeso nelle commissioni.
Ma soprattutto consentirebbe di procrastinare di due settimane l'entrata in vigore delle norme sulla par condicio, con i relativi stringenti obblighi in termini di presenza dei politici nelle trasmissioni televisive. Per raggiungere l'obiettivo, le strade che ha di fronte la maggioranza sarebbero due, entrambe sviscerate in questi giorni dagli esperti e esaminate a fondo ieri durante la riunione del Consiglio dei ministri.
La prima ipotesi passa per un accordo con il Quirinale. Se la maggioranza rappresentasse a Carlo Azeglio Ciampi l'intenzione di andare ancora avanti a lavorare per qualche giorno, senza toccare la data elettorale, il capo dello Stato potrebbe anche acconsentire. La Costituzione infatti prevede che le elezioni debbano avvenire "entro settanta giorni" dallo scioglimento e le Camere, a norma di legge, possono continuare a legiferare fino a 45 giorni prima delle elezioni.
Sarebbe un tempo ristretto per la campagna elettorale, ma in teoria la legge consentirebbe uno scioglimento della legislatura fino al 23 di febbraio.
Ma se il capo dello Stato non fosse d'accordo nel posticipare la chiusura di Montecitorio e palazzo Madama, ci sarebbe una seconda ipotesi: il governo farebbe slittare di 15 giorni l'approvazione del decreto di indizione dei comizi elettorali. Un escamotage tecnico dunque,che servirebbe allo stesso fine: far scattare più avanti la par condicio.
La regolamentazione radio televisiva entra infatti in vigore "dalla data diconvocazione dei comizi elettorali".
Silvio inoltre sta promettendo scoppiettanti aumenti in ogni dove: pensioni, neonati ecc.
La Destra pare proprio disperata, alla luce dei sondaggi che non l'hanno premiata dopo lo show nanopelatista sulle bufale di Bankopoli.
L'Italia è il paese dei furbi.
Infatti Silvio non lo vuole più nessuno.
Prepariamoci a rabbiosi escamotage e a esorbitanti promesse per rimanere il più a lungo con la "cadrega" sotto le kiappe.
fg
Il Governo è intenzionato a prolungare l'attività delle Camere. Così si procastina l'entrata in vigore della legge sulla par condicio
Il governo è intenzionato a prolungare di quindici giorni la vita del Parlamento, ben oltre quindi il previsto scioglimento delle Camere del 29 gennaio.
Secondo quanto riportato da alcuni quotidiani (Repubblica, Stampa, Corriere della Sera, Libero, Il Messaggero) questo sarebbe un escamotage che servirebbe a soddisfare numerose esigenze, dalla conversione dei decreti legge in scadenza all'approvazione di alcune leggi rimaste in sospeso nelle commissioni.
Ma soprattutto consentirebbe di procrastinare di due settimane l'entrata in vigore delle norme sulla par condicio, con i relativi stringenti obblighi in termini di presenza dei politici nelle trasmissioni televisive. Per raggiungere l'obiettivo, le strade che ha di fronte la maggioranza sarebbero due, entrambe sviscerate in questi giorni dagli esperti e esaminate a fondo ieri durante la riunione del Consiglio dei ministri.
La prima ipotesi passa per un accordo con il Quirinale. Se la maggioranza rappresentasse a Carlo Azeglio Ciampi l'intenzione di andare ancora avanti a lavorare per qualche giorno, senza toccare la data elettorale, il capo dello Stato potrebbe anche acconsentire. La Costituzione infatti prevede che le elezioni debbano avvenire "entro settanta giorni" dallo scioglimento e le Camere, a norma di legge, possono continuare a legiferare fino a 45 giorni prima delle elezioni.
Sarebbe un tempo ristretto per la campagna elettorale, ma in teoria la legge consentirebbe uno scioglimento della legislatura fino al 23 di febbraio.
Ma se il capo dello Stato non fosse d'accordo nel posticipare la chiusura di Montecitorio e palazzo Madama, ci sarebbe una seconda ipotesi: il governo farebbe slittare di 15 giorni l'approvazione del decreto di indizione dei comizi elettorali. Un escamotage tecnico dunque,che servirebbe allo stesso fine: far scattare più avanti la par condicio.
La regolamentazione radio televisiva entra infatti in vigore "dalla data diconvocazione dei comizi elettorali".
Silvio inoltre sta promettendo scoppiettanti aumenti in ogni dove: pensioni, neonati ecc.
La Destra pare proprio disperata, alla luce dei sondaggi che non l'hanno premiata dopo lo show nanopelatista sulle bufale di Bankopoli.
L'Italia è il paese dei furbi.
Infatti Silvio non lo vuole più nessuno.
Prepariamoci a rabbiosi escamotage e a esorbitanti promesse per rimanere il più a lungo con la "cadrega" sotto le kiappe.
fg