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View Full Version : ex governatore Iraq accusa militari altre nazioni, generale inglese critica americani


Adric
14-01-2006, 02:06
Bremer, ex governatore dell'Iraq, accusa i militari italiani: Inutili
Giovedì, 12 gennaio
Redazione
Il 14 maggio 2004, l'ufficio Usa a Nassiriya fu quasi sopraffatto "perché la 'Forza di Intervento Rapido' dell'Italia impiegò sette ore per fare un percorso di poche miglia". Ad affermarlo è Paul Bremer, il governatore americano che ha guidato il governo dopo la presa di Baghdad, nel suo libro "Il mio anno in Iraq", scritto a quattro mani con lo storico militare Malcolm McConnel e appena uscito in libreria. Nel maggio del 2004, a due mesi dal passaggio di poteri tra l'autorità provvisoria americana e il governo di transizione iracheno, la situazione della sicurezza nel Paese era drammatica.

"Stavamo mettendo le fondamenta politiche del Paese ma, come sempre, ero preoccupato per le questioni di sicurezza", scrive Bremer, raccontando le circostanze in cui, per la prima volta in due anni, scrisse al segretario della Difesa di Washington, Donald Rumsfeld : in quell'occasione chiese il dispiegamento di altre truppe per tenere a freno l'insurrezione. Nel pomeriggio del 18 maggio quando scrisse il messaggio a Rumsfeld, Bremer aveva capito che, dopo il deterioramento della situazione di aprile, la coalizione "stava cercando di coprire troppi fronti con risorse insufficienti". Per descrivere queste difficoltà citò ad esempio le forze italiane. "Venerdì notte (il 14 maggio 2004 ndr) - Bremer ricorda di avere detto a Rumsfeld - il nostro ufficio di Nassiriya è stato quasi sopraffatto perché la Forza di Intervento Rapido dell'Italia ha impiegato sette ore per fare un percorso di poche miglia. Siamo stati costretti ad abbassare la bandiera ieri".

Il quartier generale della Autorità Provvisoria della Coalizione nella città meridionale, aggiunge Bremer, fu praticamente chiuso, dopo quell'episodio. Venerdì 14 maggio 2004, l'esercito di al-Madhi, i gruppi di rivoltosi che facevano capo al leader sciita Muqtada al-Sadr, avanzava verso Nassiriya nel tentativo di cacciare dalla città le forze di occupazione. Durante la marcia il comandante delle milizie fece un appello agli altri rivoltosi affinché si unissero alla battaglia esortando i lavoratori civili impiegati nelle opere di ricostruzione della città a lasciare i cantieri per permettere alle milizie di operare "in modo più efficace durante l'attacco". Sul territorio erano presenti soldati italiani, coreani, portoghesi e un distaccamento dei reparti americani.

Altrove, nel suo libro, Bremer usa toni aspri per parlare del contributo delle forze della coalizione alla missione irachena, prendendosela in particolare con i soldati spagnoli che sarebbero stati "seduti sui carri armati senza far nulla" mentre gli americani erano alle prese con la rivolta delle milizie sciite di Muqtada al-Sadr a Nayab. Il proconsole rincara la dose: "Io chiamo questa la coalizione dei fannulloni" dice. L'amministrazione del presidente degli Stati Uniti George W. Bush fa riferimento agli alleati nella missione irachena come "la coalizione dei volenterosi".

Bremer si toglie più di un sassolino dalla scarpa. I problemi nel sud del Paese, racconta, si aggravarono in un momento cruciale della transizione del Paese verso la democrazia, al punto da convincere Bremer, per la prima volta dal suo insediamento, a scrivere al segretario alla Difesa Donald Rumsfeld per chiedere il dispiegamento di altre truppe americane. La crisi precipitò nell'aprile del 2004 quando le milizie di al-Sadr aumentarono la pressione nel sud, contestualmente all'intervento americano nella roccaforte sunnita di Fallujah. Bremer e il suo staff avevano più che mai bisogno del sostegno degli alleati, ma i comandanti stranieri avrebbero a suo avviso spesso mancato all'appello.

Gli italiani vengono criticati esplicitamente anche in una nota del 4 aprile dello stesso anno. L'esercito di Mahdi, scrive Bremer nel suo libro, ha preso il controllo di alcuni ponti nella zona di Nassiriya: "Perché gli italiani non hanno agito per tempo ieri? Oggi un gran numero (di insorti) ha dato vita a uno scontro con gli italiani. Non sappiamo come sia andata a finire". Le critiche più dure sono tuttavia rivolte ai soldati ucraini, che l'ambasciatore britannico in Iraq David Richmond ha incaricato della missione di soccorso gli uomini della coalizione sotto assedio a Kut. L'unità ucraina, racconta Bremer, è entrata nella città per poi ritirarsi con una tale furia che cinque civili britannici sono rimasti sul campo tra le milizie nemiche.

Quattro riuscirono a scappare e uno fu ucciso. "Mi sono ritrovato a camminare per il mio ufficio, senza parole per la rabbia nei confronti degli ucraini". Nei guai si sarebbero trovati anche polacchi e bulgari, secondo Bremer, nella garanzia della sicurezza a Karbala. "Abitanti terrorizzati della città si sono rivolti all'avamposto locale della Autorità Provvisoria per chiedere protezione dalla gang di Muqtada". "La città era nella zona di operazione del battaglione bulgaro sotto il comando della divisione polacca". Al comando centrale di Baghdad veniva detto che non c'erano problemi di alcun tipo nella zona "ed era interamente falso". Il comandante polacco Andrzey Tyszkiewicz avrebbe risposto di no alla richiesta di intervento contro gli insorti da parte del generale Ricardo Sanchez. Il generale americano avrebbe quindi promesso a Bremer di "mettere un contingente di competenti americani a Karbala".
(canisciolti.info)

Adric
14-01-2006, 02:11
Generale inglese: Gli americani sono troppo ignoranti per vincere in Iraq
Giovedì, 12 gennaio
Redazione
Un generale britannico ha scritto un'aspra critica dell'esercito americano e delle sue prestazioni in Iraq, accusandolo d'ignoranza e di altri difetti che compromettono l'esito della missione (o rendono il successo più difficile). Le critiche del generale Nigel Aylwin-Foster, che è stato vice-comandante del programma per l'addestramento del personale militare iracheno, sono pubblicate dalla rivista dell'Esercito degli Stati Uniti, Military Review, che ha già ospitato in passato punti di vista "non ortodossi" sulla guerra in Iraq.

Il generale Aylwin-Foster non ci va giù leggero: oltre all'ignoranza, rimprovera ai commilitoni statunitensi "un moralismo auto-referenziale, una micro-gestione improduttiva e un ottimismo ingiustificato". L'ottimismo ad oltranza manifestato dagli americani - nota - scoraggia "gli ufficiali inferiori a riferire notizie meno che positive alla catena di comando" e procura, quindi, un'immagine distorta della situazione.

Il generale scrive, fra l'altro, che gli ufficiali americani in Iraq hanno mostrato una "insensibilità culturale" tale da potersi considerare alla stregua di "razzismo istituzionale", che avrebbe stimolato la crescita dell'insurrezione: l'esercito statunitense sarebbe stato lento nell'adeguare le sue tattiche e l'approccio avuto all'inizio dell'occupazione "ha reso più difficile il compito", alienando agli americani "il favore di significative porzioni della popolazione irachena". Il punto di vista di Aylwin-Foster ha suscitato a sua volta "intense reazioni" fra gli ufficiali statunitensi.

Ma, per la rivista, l'opinione del generale britannico è un contributo all'esame di coscienza avviato nelle forze armate mentre s'avvicina il terzo anniversario della guerra in Iraq. Sotto l'attuale direzione del colonnello William M. Darley, Military Review, che negli ultimi due anni ha spesso ospitato articoli critici sulle operazioni in Iraq, ha acquisito influenza. Alcuni suoi pezzi sono divenuti testi di riferimento per ufficiali e soldati, come uno studio del generale Peter W. Chiarelli su come combattere l'insurrezione.

Fra le reazioni alle osservazioni di Aylwin-Foster, sono significative quelle del generale David Petraeus, responsabile dell'addestramento delle forze di sicurezza irachene: Petraeus riconosce che il britannico "è un eccellente ufficiale" e giudica il suo punto di vista "importante e non isolato".
(canisciolti.info)

maxsona
14-01-2006, 10:35
E made in Italy la nuova Nassiriya
Così abbiamo ricostruito la città degradata dal raìs e mai toccata dalle bombe Usa

di FRANCESCO RUGGERI

NASSIRIYA Salvo un paio di caserme, Nassiriya non è stata bombardata dagli americani né dagli italiani. La battaglia per la sua conquista si svolse nel deserto. E durante quella dei ponti noi non avevano artiglieria. Ecco perché è sbagliato definire ri costruzione ciò che il nostro contingente fa per la gente locale. Trattasi di costruzione ex novo, visto che con Saddam, prima della guerra, l'area risultava sprovvista dei servizi minimi di cui una comunità riesce a dotarsi. Complice l'odio del raìs per gli sciiti, che tentò di affamare chiudendo i canali della mezzaluna. L'equivoco si deve alla stampa nostrana, che ad esempio ripete alla nausea come nel Dhi Qar abbiano corrente solo per 12 ore, senza aggiungere che con Saddam erano 4. Ma c'è un aspetto ancor più sorprendente circa gli aiuti italiani: sono frutto di puro volontariato. La risoluzione Onu che sollecita l'intervento affida alle truppe solo la cornice di sicurezza del processo democratico. Non un cenno al lavoro profuso dai militari/genieri del Cimic, il dipartimento per la cooperazione civile e militare dell'esercito nell'ambito di Antica Babilonia, guidato con piglio dal comandante Manuel Solastri. I cui progetti, ereditati dalla farraginosa gestione civile Cpa, hanno accelerato da quando l'incarico al Cimic è divenuto da reparto a sé, conferendo libertà di manovra e continuità finanziaria.

NIENTE BOMBE
Partiamo dalla notizia che non esce. Costatabile solo de visu. Arrivando a Nassiriya è impossibile non fare paragoni con altri epicentri della guerra. II martellamento sulla capitale irachena o su quella afgana li abbiamo sperimentati di persona. Denunciando lo scarso acume delle bombe intelligenti: palazzi civili saltati in aria, quartieri ridotti in cenere, crateri in mezzo alla strada, centrali elettrica e telefonica annichilite una volta al dì. Anche a Nassiriya ci saremmo aspettati analoghi segni, magari sfuocati. L'omonima battaglia passò come una delle più dure nella cavalcata americana a marzo '03. E invece, girando per il centro abitato e incrociando fonti civili, militari e giornalistiche, non si trova traccia di una tempesta di fuoco. Nemmeno le strisciate o la fuliggine di una guerra a bassa intensità come in Palestina. Gli unici edifici colpiti dagli Usa furono la centrale dei servizi Mukhabarat, e un paio di basi militari nell'hinterland. Quanto alle battaglie sui ponti fra italiani e ribelli ('04), si trattò di un corpo a corpo. E non poteva essere altrimenti, visto che l'artiglieria pesante per colpire a distanza in maniera indiscriminata, il nostro contingente non l'ha mai avuta. A dimostrazione dell'intento umanitario che, tradotto in regole d'ingaggio, ci ha impedito di colpire l'ospedale da dove i miliziani ci sparavano.
Assodato quindi che la Nassiriya di Saddam era identica a quella in cui sono sbarcati i nostri, si può confrontare la condizione del Dhi Qar sotto la dittatura coi cambiamenti attuali. Delle ore di elettricità, triplicatesi, abbiamo accennato. La centrale, situata sulla strada di Camp Mittica, fungendo da snodo fra nord e sud, era superiore persino a quella di Bagdad. Fin troppo per i bisogni della provincia, senonehè Saddam la riconvertì in modo da dirottarne la produzione verso la capitale e Bassora. All'occorrenza (compleanno del raìs) pare che Nassiriya restasse nelle tenebre per giorni. Il settore energetico non era però l'unico a subire le bizzarrie degli Hussein. Il direttore del quotidiano locale, Abdul Odah, ci ha raccontato che del bilancio stanziato per Nassiriya dal Baath ne arrivava il 5%, cifra oggi moltiplicatasi per 15. E infatti il sistema fognario urbano era inesistente: i liquami finivano nell'Eufrate. L'acqua, a sua volta pescata dal fiume, non veniva depurata. Le scuole erano ruderi senza supporti didattici. I telefoni funzionavano a poche centinaia di metri, modello walkie talkie. Le strade erano asfaltate solo tra centro e ingresso città, col resto della regione fermo agli Ziqqurat. L'ospedale somigliava a un'inutile cattedrale. Mentre in provincia gli agricoltori non potevano più coltivare la terra. Resa sterile dalla chiusura nel '91 di condotte e canali paludosi della mezzaluna fertile. Proprio dove, grazie alla generosità del suolo, si sviluppò la prima civiltà della storia. Per un solo aspetto con Saddam andava meglio: c'erano meno rifiuti, triste sintomo del decennale embargo che impediva lo scambio di merci. Grazie agli italiani ora tutto è un po' diverso. 1 numeri del Cimic, che trovate nella tabella accanto, parlano da sé. Quasi 20 milioni di euro di investimenti da queste parti non li avevano mai sognati.
Per dare un'idea citiamo qualche progetto terminato negli ultimi 90 giorni, del quale vi mostriamo fotografie comparative coi tempi della dittatura. "Ripristino o realizzazione stazioni acqua di An Nasr, Fadlia, Karama, Eqtesadein, Shalog, Shufa, rete idrica a Chibaish. Strade a Esdenawaja (1 km), Zihariah (4 km). Scuola "Al mujaab" a Suq Ash Shuyukh, e a Esdenawaja. Rete fognaria di Nassiriya. Ricostruzione ospedale di Nassiriya (incendiato dagli insorti in fuga): corsie, hall, alloggio infermieri, ascensori, antincendio, lavanderia, condizionamento, bagni. Poliambulatori ad Al Hajim, A1 Shakhaarah. Fornitura pompieri di AI Shatrah". II 13 dicembre sono iniziati anche i lavori per il "pompaggio, potabilizzazione e distribuzione dell'acqua di Nassiriya". Senza scordare innumerevoli distribuzioni di viveri, giocattoli e banchi, dall'orfanotrofio ai villaggi, cui abbiamo partecipato anche noi. Questa è la guerra dei nostri soldati, fossero tutte così.

RINASCITA ECONOMICA
La libertà ha poi spianato la strada alle imprese. Il cui simbolo è proprio l'edificio della strage italiana: sulle macerie della base Maestrale da 2 mesi sorge la lussuosa camera di commercio, con 100 industriali all'attivo. Non a caso in periferia, tra ville spuntate come funghi, è un fiorire di officine artigiane che producono dai divani ai compressori. Sono inoltre comparsi i cellulari: la Iraqi communications company copre tutta la città. La disoccupazione c'è, ma il dato ufficiale (40%) è teorico: come in altri Paesi arabi il lavoro nero non manca, coinvolgendo un terzo dei minori. Certo per vivere occorre lavorare, mentre prima tre quarti delle famiglie le manteneva lo stato distribuendo alimentari e sapone con tessera mensile. Eppure la malnutrizione infantile si è ridotta all'8%. E qualcuno già immagina la valuta pregiata che porteranno i futuri turisti, trasformando il Dhi Qar in un eldorado archeologico.

Lucio Virzì
14-01-2006, 11:41
"Così abbiamo ricostruito la città degradata dal raìs e mai toccata dalle bombe Usa "

Ma come si fa a scrivere un titolo di tale falsità?!?!?!?!?
Articolo cancellato a priori.
Punto.
Gli altri due postati da Adric me li leggo dopo.

LuVi

easyand
14-01-2006, 11:48
Forse Bremer non ricorda cosa successe ai suoi soldati a Mogadiscio nel 1994...altro che 7 ore....
Cmq, siamo talmente inutili che la nostra provincia è la più tranquilla di tutto l'iraq e con la maggior percentuale di votanti alle elezioni :read:

maxsona
14-01-2006, 11:57
"Così abbiamo ricostruito la città degradata dal raìs e mai toccata dalle bombe Usa "

Ma come si fa a scrivere un titolo di tale falsità?!?!?!?!?
Articolo cancellato a priori.
Punto.
Gli altri due postati da Adric me li leggo dopo.

LuVi
Gli unici edifici colpiti dagli Usa furono la centrale dei servizi Mukhabarat, e un paio di basi militari nell'hinterland

Di grazia, hai notizia di altri obiettivi colpiti ?

Adric
26-01-2006, 18:30
L'esercito americano è al punto di rottura
Giovedì, 26 gennaio

L'esercito Usa e' ridotto a 'una sottile linea verde' e la macchina da guerra piu' potente al mondo e' al 'punto di rottura'. Un rapporto voluto dal Pentagono rivela che diversamente dalla Seconda Guerra mondiale, per gli Usa gli impegni bellici su due fronti, in Iraq e in Afghanistan, paiono insostenibili.

Si rischia un catastrofico declino dell'arruolamento e delle rafferme. Bisogna correre ai ripari con la riduzione del contingente iracheno. Rumsfeld ha respinto l'analisi.

(canisciolti.info)

IpseDixit
26-01-2006, 18:41
Generale inglese: Gli americani sono troppo ignoranti per vincere in Iraq

:D