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View Full Version : L' Europa è la Mecca dell' Islam Globale


von Clausewitz
06-01-2006, 00:53
dal corriere della sera di ieri

L' Europa è la Mecca dell' Islam Globale

il documento
Nel novembre del 2004 il regista olandese Theo van Gogh veniva sgozzato in modo rituale da Mohamed Bouyeri, un musulmano nato in Olanda che parla correntemente olandese. L' avvenimento ha trasformato la politica interna, con un incremento dei controlli di polizia che ha bloccato l' immigrazione nel Paese. Il radicalismo più pericoloso non è figlio della tradizione islamica ma della modernità occidentale: questa la tesi del filosofo Francis Fukuyama. Di fronte a un' Europa che non è capace di accogliere e di integrare gli immigrati, Osama Bin Laden offre a giovani costretti ai margini della società l' illusione di essere membri rispettati di una potente comunità globale. Ecco perché portare la democrazia in Medio Oriente non basterà a sconfiggere il terrorismo. Quello stesso avvenimento, insieme alle bombe del 7 luglio a Londra (anche in quel caso messe da cittadini britannici musulmani di seconda generazione), dovrebbe cambiare drasticamente il nostro modo di considerare la natura della minaccia dell' islamismo radicale. La tendenza è stata finora vedere il terrorismo jihadista come prodotto in parti del mondo lontane - l' Afghanistan, il Pakistan o il Medio Oriente - e poi esportata nei paesi occidentali. Mettersi al riparo significa alzare muri oppure, come per l' amministrazione Bush, andare «laggiù» e cercare di sistemare il problema all' origine promuovendo la democrazia. Ci sono però buoni motivi per ritenere che un' origine cruciale dell' islamismo radicale contemporaneo sia da cercare non in Medio Oriente ma in Europa occidentale. Oltre a Bouyeri e agli attentatori di Londra, anche chi ha messo le bombe a Madrid l' 11 marzo e i capibanda dell' 11 settembre come Mohamed Atta sono diventati radicali in Europa. In Olanda, dove più del 6 per cento della popolazione è musulmana, il radicalismo è notevolmente attecchito nonostante il paese sia moderno e democratico. E non c' è alcuna possibilità che l' Olanda possa alzare un muro per difendersi dal problema. Se consideriamo l' ideologia islamista contemporanea come un' affermazione dei valori o della cultura tradizionali musulmani, fraintendiamo profondamente la natura del problema. In un paese musulmano tradizionale, l' identità religiosa non è questione di scelta: si riceve - insieme allo status sociale, agli usi, ai costumi e persino al futuro partner matrimoniale - dall' ambiente in cui si vive. In una società di questo tipo non c' è confusione su «chi siamo»: l' identità viene data ed è sanzionata da tutte le istituzioni della società, a partire dalla famiglia fino alla moschea e allo stato. La scelta dell' identità Lo stesso discorso non vale per un musulmano che vive da immigrato in un sobborgo di Amsterdam o di Parigi. Qui, l' identità di ciascuno non è data una volta per tutte: ci sono possibilità di scelta apparentemente infinite per decidere fino a che punto ci si voglia integrare con la società non-musulmana che si ha attorno. Nel suo libro «Global Muslim. Le radici occidentali nel nuovo Islam» (Feltrinelli), lo studioso francese Olivier Roy sostiene in modo convincente che il radicalismo contemporaneo sia proprio il prodotto della «deterritorializzazione» dell' Islam, la quale priva l' identità musulmana di tutti i supporti sociali che riceve in una società musulmana tradizionale. Il problema identitario è particolarmente serio per i figli di seconda e terza generazione degli immigrati. Sono cresciuti al di fuori della cultura tradizionale dei loro genitori ma diversamente dalla maggior parte dei nuovi arrivati negli Stati Uniti, pochi di loro si sentono veramente accettati dalla società che li circonda. Gli europei contemporanei fanno passare in secondo piano l' identità nazionale a favore di «un' europeità» aperta, tollerante, «post-nazionale». Ma olandesi, tedeschi, francesi e tutti gli altri mantengono un forte senso di identità nazionale e, a livelli diversi, si tratta di un' identità non accessibile a chi viene dalla Turchia, dal Marocco o dal Pakistan. L' integrazione è ulteriormente impedita perché la rigida legislazione europea in materia di occupazione ha reso difficile per gli stranieri di più recente immigrazione o per i loro figli trovare lavori anche poco qualificati. Una percentuale notevole di immigrati vive così di sussidi, il che significa non avere la dignità di dare un contributo attraverso il lavoro alla società che li circonda. Loro e i loro figli si percepiscono perciò come esclusi. È in questo contesto che arriva uno come Osama Bin Laden, il quale offre ai giovani convertiti una versione universalistica e pura dell' Islam privato dei suoi santi, delle abitudini e delle tradizioni locali. L' islamismo radicale dice loro esattamente «chi sono»: membri rispettati di una Umma, la comunità musulmana globale alla quale possono appartenere nonostante vivano sparpagliati in terre di miscredenti. La religione non è più vissuta, come accade in una vera società musulmana, conformandosi a una moltitudine di usanze e pratiche sociali esterne, ma diviene piuttosto una questione di fede interiore. Da qui il paragone di Olivier Roy fra il moderno islamismo e la riforma protestante, che ha trasformato in modo analogo la religione in un fatto «privato»slegandolo dai rituali esterni e dai vari supporti sociali. Se questa è effettivamente una descrizione esatta di una fonte importante di radicalismo, ne conseguono varie conclusioni. In primo luogo, la scommessa rappresentata dall' islamismo non è strana né nuova. La rapida transizione verso la modernità ha a lungo prodotto radicalizzazione: abbiamo visto le medesime forme di alienazione nei giovani che nelle generazioni precedenti diventarono anarchici, bolscevichi, fascisti o membri della Baader-Meinhof. Cambia l' ideologia, non la psicologia che ne sta alla base. Fanatismo e modernità Oltre che un fenomeno religioso, l' islamismo radicale è poi un prodotto della modernizzazione e della globalizzazione: non sarebbe così intenso se i musulmani non potessero viaggiare, navigare sul Web o distaccarsi in altro modo dalla loro cultura d' origine. Questo significa che «sistemare» il Medio Oriente portando la modernizzazione e la democrazia in paesi come l' Egitto e l' Arabia Saudita non risolverà il problema del terrorismo, anzi, potrà persino peggiorarlo sul breve periodo. La democrazia e la modernizzazione nel mondo musulmano sono auspicabili nel loro interesse, ma in Europa continueremo ad avere il grande problema del terrorismo indipendentemente da ciò che accade in quei Paesi. La vera scommessa per la democrazia si gioca in Europa, dove il problema è tutto interno, cioè quello di integrare un gran numero di giovani musulmani arrabbiati (e di farlo senza provocare una reazione ancora più arrabbiata nei populisti di destra). Devono succedere due cose: in primo luogo Paesi come l' Olanda e la Gran Bretagna devono da un lato capovolgere le controproducenti politiche multiculturaliste che hanno protetto il radicalismo, e dall' altro reprimere gli estremisti. In secondo luogo, devono però anche riformulare le loro definizioni di identità nazionale in modo da renderle più adatte a ricevere persone con un background non occidentale. I diritti dell' individuo La prima cosa è già iniziata. Negli ultimi mesi, sia gli olandesi sia gli inglesi sono giunti in ritardo a riconoscere che la vecchia versione del multiculturalismo precedentemente praticata è stata pericolosa e controproducente. La tolleranza liberale è stata interpretata come rispetto non per i diritti dei singoli ma dei gruppi, alcuni dei quali proprio loro intolleranti (con l' imposizione, ad esempio, di chi le proprie figlie dovessero frequentare o sposare). Per un senso sbagliato di rispetto nei confronti delle altre culture, si è dunque lasciato che le minoranze musulmane autodisciplinassero i propri comportamenti, un atteggiamento che si coniugava con un approccio corporativo tradizionalmente europeo nei confronti dell' organizzazione sociale. In Olanda, dove lo Stato sostiene scuole separate cattoliche, protestanti e socialiste, è stato abbastanza facile aggiungere un «pilastro» musulmano che si è rapidamente trasformato in un ghetto, separato dalla società circostante. Nuove politiche tese a ridurre l' isolamento della comunità musulmana, scoraggiando per esempio l' importazione di mogli dal Medio Oriente, sono state messe in atto in Olanda. Alla polizia olandese e a quella britannica sono stati conferiti nuovi poteri per monitorare, fermare ed espellere i religiosi che soffiano sul fuoco. Il problema più difficile resta però quello di formare un' identità nazionale che leghi i cittadini di tutte le religioni e le etnie in una cultura democratica comune, come la fede nell' America è servita a unire i nuovi emigrati negli Stati Uniti. Dopo l' assassinio di van Gogh, gli olandesi hanno avviato un forte dibattito, spesso non politico, su che cosa significhi essere olandesi, con la richiesta da parte di alcuni che gli immigrati non soltanto sappiano parlare olandese ma abbiano anche una conoscenza particolareggiata della storia e della cultura locale che molti degli stessi olandesi non hanno. Ma l' identità nazionale deve essere fonte di inclusione, non di esclusione; né può basarsi, diversamente da quanto asserito dal politico gay olandese Pym Fortuyn assassinato nel 2003, su un' eterna tolleranza e mancanza di valori. Gli olandesi hanno quantomeno spezzato la barriera soffocante del politically correct che ha impedito alla maggior parte degli altri Paesi europei anche solo di iniziare una discussione su problemi collegati quali l' identità, la cultura e l' immigrazione. Ma comprendere correttamente la questione dell' identità nazionale è un compito delicato e di difficile definizione. Molti europei asseriscono che il melting pot americano non possa essere trasferito sul suolo europeo. L' identità lì rimane radicata nel sangue, nel territorio e in una memoria antica condivisa. Può darsi che sia giusto, ma se è così la democrazia in Europa si troverà nei guai nel giorno in cui i musulmani saranno diventati una percentuale della popolazione ancora più elevata. E siccome oggi l' Europa è uno dei principali campi di battaglia della guerra contro il terrorismo, questa realtà sarà importante anche per il resto di tutti noi. Wall Street Journal Europe © 2005 Dow Jones & Company, Inc. Tutti i diritti riservati (Traduzione di Monica Levy) La scommessa per la democrazia si gioca in Europa, dove il problema è integrare giovani musulmani arrabbiati. Occorre rivedere politiche multiculturaliste controproducenti e riformulare il concetto di identità Francis Fukuyama
Fukuyama Francis

mt_iceman
06-01-2006, 10:44
Sappiamo bene che in europa vale ancora il classico scaricabarile del famoso "morire per Danzica", caso che diede a Hitler la certezza e la sicurezza che gli europei fossero soltanto dei codardi e che avrebbe potuto agire come meglio credeva. Altrettanto sta accadendo ora e nonostante tutte le evidenze la quinta colonna dei codardi che assecondano l'invasione sperando di continuare a vivere come sempre ha vissuto continua nel "non voler morire per Danzica". Spero per loro che in futuro non debbano morire e basta.

Ciao

P.S. Negli anni 70 vigeva il "meglio rossi che morti" a testimonianza della imperitura e secolare codardia che permea il vecchio, forse ne è giunta l'ora del trapasso, continente.

;)

Korn
06-01-2006, 11:19
Sappiamo bene che in europa vale ancora il classico scaricabarile del famoso "morire per Danzica", caso che diede a Hitler la certezza e la sicurezza che gli europei fossero soltanto dei codardi e che avrebbe potuto agire come meglio credeva. Altrettanto sta accadendo ora e nonostante tutte le evidenze la quinta colonna dei codardi che assecondano l'invasione sperando di continuare a vivere come sempre ha vissuto continua nel "non voler morire per Danzica". Spero per loro che in futuro non debbano morire e basta.

Ciao

P.S. Negli anni 70 vigeva il "meglio rossi che morti" a testimonianza della imperitura e secolare codardia che permea il vecchio, forse ne è giunta l'ora del trapasso, continente.
è noto che hitler venisse da marte, ma a parte questo cosa si dovrebbe fare? concretamente dico? rimandarli a casa proibire la religione islamica? ghettizzarli?

Jaguar64bit
06-01-2006, 11:47
è noto che hitler venisse da marte, ma a parte questo cosa si dovrebbe fare? concretamente dico? rimandarli a casa proibire la religione islamica? ghettizzarli?


La loro cultura e religione è troppo differente da quella europea , non è una questione di razzismo e cazzate del genere , ma di realismo... ti ricordo che nei loro paesi islamici sono loro i primi a ghettizzare il cristianesimo...sono loro i primi a non accettare e riconoscere le altre religioni.

io non capisco questa maniera di vedere le cose , la gente qui in Europa..non è razzista finchè nessuno gli tocca le proprie cose i propri averi , sia di destra sinistra sopra sotto , quando ci sono gli interessi in ballo...come per incanto tutti diventano razzisti a 360°.

vorrei che qualcuno mi spiegasse , come vede l'Europa nel futuro...? un miscuglio di di europei con non europei ? è giusto distruggere la propria identità culturale , storica e religiosa...per poter dire "non siamo razzisti"...vedo tante di quelle contraddizioni e ipocrisia in centinaia di post che ho letto in giro sull'argomento..

per come è il mio pensiero , dico che ognuno deve vivere nel proprio paese nella propria area religiosa , tenendosi in contatto e confrontandosi con le altre religioni con le altre popolazioni , ma ognuno deve mantenere la propria identità storica e culturale come è da migliaia di anni...questo è il mio pensiero.

Chi mi viene a raccontare di come per magia , in futuro l'Europa sarà molto islamizzata e si vivrà tranquillamente tutti in pace e d'accordo...mi suscita solo ilarità... , certo che in 80 anni passare dal nazismo a quello che alcuni fantasticano...mi fa solo ridere , anzi dico che andando aventi così...non si farà altro che far ritornare quegli estremismi in Europa... ;)

Ps : evitate di quotare a pezzi , chi mi vuol rispondere quoti tutto il post per favore.

Stormblast
06-01-2006, 11:49
è noto che hitler venisse da marte, ma a parte questo cosa si dovrebbe fare? concretamente dico? rimandarli a casa proibire la religione islamica? ghettizzarli?


molto più semplice...te li mandiamo tutti a casa da te!!! ;)

Korn
06-01-2006, 11:50
una risposta semiseria è chiedere troppo?

Korn
06-01-2006, 12:06
per come è il mio pensiero , dico che ognuno deve vivere nel proprio paese nella propria area religiosa , tenendosi in contatto e confrontandosi con le altre religioni con le altre popolazioni , ma ognuno deve mantenere la propria identità storica e culturale come è da migliaia di anni...questo è il mio pensiero.

Chi mi viene a raccontare di come per magia , in futuro l'Europa sarà molto islamizzata e si vivrà tranquillamente tutti in pace e d'accordo...mi suscita solo ilarità... , certo che in 80 anni passare dal nazismo a quello che alcuni fantasticano...mi fa solo ridere , anzi dico che andando aventi così...non si farà altro che far ritornare quegli estremismi in Europa... ;)

Ps : evitate di quotare a pezzi , chi mi vuol rispondere quoti tutto il post per favore.
la visione del mondo suddiviso in aree religiose è per me raccapricciante considerando poi che le religioni del sacro libro sono sostanzialmente aggressive (se ce ne sono altre ditemelo) e guardando alla storia poco importa dell'identità culturale quando questa veniva sconvolta da guerre religiose non trovi? cmq purtroppo, la scellerata per voi, apertura delle frontiere (già che siamo citami un pò chi è riuscito a bloccare le frontiere) ora che si fa?

Jaguar64bit
06-01-2006, 12:17
la visione del mondo suddiviso in aree religiose è per me raccapricciante considerando poi che le religioni del sacro libro sono sostanzialmente aggressive (se ce ne sono altre ditemelo) e guardando alla storia poco importa dell'identità culturale quando questa veniva sconvolta da guerre religiose non trovi? cmq purtroppo, la scellerata per voi, apertura delle frontiere (già che siamo citami un pò chi è riuscito a bloccare le frontiere) ora che si fa?

Dalla tua risposta noto che vuoi collocarmi nell'area di quegli utenti che penso... , beh ti sbagli di grosso..il sottosritto non è razzista ma odia il razzismo.. a differenza di quelli come te non ha un pensiero unico e irrealista , votato da una certa appartenenza politica..io ho sempre prima pensato con la mia testa e certi credi di una certa parte politica se mai sono arrivati molto dopo ad influenzare il mio pensiero.

Io ti ho esposto quello che penso realisticamnete sull'argomento , la mia visione delle cose può essere sbagliata, solo il tempo potrà dirlo...mi da fastidio che chi ha un certo modo di vedere le cose pensi che il proprio pensiero sia quello più puro e vero...quando magari è solo utopistico.

Stormblast
06-01-2006, 12:38
una risposta semiseria è chiedere troppo?


ma cosa vuoi farci???!!! è inutile. non ci si può fare niente, almeno per il momento. si può solo aspettare. la cosiddetta globalizzazione è in atto, a me la cosa non va ma non ci posso fare nulla. a te magari va di più ma non ci puoi fare nulla pure te. l'unica che possiamo fare è dividerci in "tolleranti" ed "intolleranti", nel senso di "chi sopporta" e chi "è stufo di sopportare". that's all.

Ewigen
06-01-2006, 12:40
la visione del mondo suddiviso in aree religiose è per me raccapricciante considerando poi che le religioni del sacro libro sono sostanzialmente aggressive (se ce ne sono altre ditemelo) e guardando alla storia poco importa dell'identità culturale quando questa veniva sconvolta da guerre religiose non trovi? cmq purtroppo, la scellerata per voi, apertura delle frontiere (già che siamo citami un pò chi è riuscito a bloccare le frontiere) ora che si fa?


certo,magari tra poco salterà pure fuori che il cristianesimo prevede la divisione della società in caste :asd:

Jaguar64bit
06-01-2006, 12:48
ma cosa vuoi farci???!!! è inutile. non ci si può fare niente, almeno per il momento. si può solo aspettare. la cosiddetta globalizzazione è in atto, a me la cosa non va ma non ci posso fare nulla. a te magari va di più ma non ci puoi fare nulla pure te. l'unica che possiamo fare è dividerci in "tolleranti" ed "intolleranti", nel senso di "chi sopporta" e chi "è stufo di sopportare". that's all.

Io mi colloco nel mezzo tra "chi sopprta" e "chi è stufo di sopportare".... a parte le battute...credo che quelli che sognano un mondo dove le religioni riconoscono altre religioni e si fondono , e tutti i popoli vivono mischiati in pace ed armonia...dovrà aspettare millenni e vedere una immensa strada ..lastricata di lacrime e sangue.

igiolo
06-01-2006, 13:17
Io mi colloco nel mezzo tra "chi sopprta" e "chi è stufo di sopportare".... a parte le battute...credo che quelli che sognano un mondo dove le religioni riconoscono altre religioni e si fondono , e tutti i popoli vivono mischiati in pace ed armonia...dovrà aspettare millenni e vedere una immensa strada ..lastricata di lacrime e sangue.
:mano:


E con l'entrata della Turchia nei confini CEE avremo il nostro bel trampolino d'accesso per immigrati...riusciremo a gestirli?

Korn
06-01-2006, 14:09
certo,magari tra poco salterà pure fuori che il cristianesimo prevede la divisione della società in caste :asd:
perchè non lo fa? ;)

von Clausewitz
06-01-2006, 14:27
perchè non lo fa? ;)

cerchiamo di essere seri

http://ospitiweb.indire.it/ictavagnacco/ricerche/india_mediatrice_culturale.htm

Le caste in India sono parecchie e quelle conosciute in Occidente costituiscono solo una notevole semplificazione della situazione reale. Al contrario di quanto è riportato su molti testi, le caste non sono state abolite per legge e sono una realtà concreta. Basti pensare che il nome della casta fa parte della firma di ogni individuo. Questi gruppi sociali chiusi nacquero in tempi remoti, ma divennero molto più rigide specie dopo le invasioni musulmane dell’India per proteggere le donne, che erano state violentate dagli islamici (ancora oggi subire una violenza o una molestia per una donna è un grande disonore che molte volte porta al suicidio). L’appartenenza a una casta implica molte conseguenze pratiche, come l’imposizione di un certo regime alimentare: i brahmini, vale a dire i sacerdoti che appartengono alla categoria sociale più elevata, sono vegetariani perché devono mantenere la propria purezza, gli appartenenti ad altre caste possono mangiare solo carne bianca ed i pària, gli intoccabili possono mangiare tutti i tipi di carne, anche considerata impura, purché non di animali sacri come la mucca. Vi sono però altri casi più curiosi: ad esempio gli incantatori di serpenti possono cibarsi anche di carne di serpente.
La società induista è molto chiusa e si oppone alle altre religioni. Questo sfavorisce i cattolici, circa un decimo della popolazione di cui fa parte anche la mediatrice culturale, che sono invitati a non considerare le caste indù e sono considerati l’ultima casta, addirittura dopo i pària. Nonostante la società si stia innovando notevolmente, specialmente nel nord, molti di loro decidono di convertirsi all’induismo per non essere emarginati socialmente.


http://guide.supereva.com/india/interventi/2005/06/213761.shtml

E' certo che la condizione di vedova in India è a tutt'oggi altamente discriminante e forse in passato il suicidio era preferibile all' emarginazione totale dalla famiglia. Questa si deve in gran parte all' idea che indica nella devozione e nella buona disposizione verso il marito, il cammino necessario alle donne per la santità, e che dunque porta a considerare la vita delle stesse in mancanza dello sposo, senza senso nè utilità. Si crede poi che la moglie che si sottopone alla Sati sarà per sempre, vita dopo vita, unita allo sposo defunto. La Sati era una scelta in gran parte obbligatoria, e si conoscono casi di bambine costrette al suicidio a causa dei matrimoni infantili. La sposa veniva legata alla pira del marito e i parenti gettavano su di lei burro chiarificato e legna secca.

http://guide.supereva.com/india/interventi/2005/05/209979.shtml

Essere donne in India
A cura di Ammà

Pubblicato il 12/05/2005

Le discriminazioni storiche delle donne in India vanno diminuendo tra le caste alte, ma rimangono drammatiche negli strati inferiori della società


Sin dal V° secolo a.C. l'inferiorità femminile era codificata in India nella raccolta di leggi nota come "Il codice di Manu ", secondo il quale la donna dalla nascita alla morte doveva restare sotto tutela del padre, del marito o dei figli maschi, che potevano disporne a piacimento, con il solo obbligo del mantenimento. La tradizione indù prevede che la sposa sia completamente sottomessa alla famiglia del marito, sulla pira del quale doveva immolarsi in caso di morte dello stesso, nella tristemente celebre cerimonia nota come Sati. In alcuni dialetti e lingue indiane la parola "vedova" e quella indicante "donna di malaffare" sono coincidenti, a sancire il disprezzo in cui era tenuta colei che non si sottoponeva al suicidio rituale volontario.
I primi cambiamenti a favore della condizione femminile si ebbero con la colonizzazione inglese, che proibirono la Sati e l'infanticidio femminile, riconoscendo alle vedove i diritti di sucessione e le seconde nozze. Ma gli antichi princìpi indù, le consuetudini locali e le istituzioni giuridiche inglesi continuarono a coesistere in assenza di una costituzione laica uniforme nel paese. All'inizio del XX° secolo le donne indiane delle classi medie cominciarono a riunirsi in associazioni femminili che lottarono per il diritto al voto, ottenuto nel 1931, con l'appoggio di Gandhi.
Nel 1955 fu proibita la poligamia, fino ad allora largamente diffusa anche tra gli indù, ed oggi permessa solo per i cittadini musulmani. In seguito si vietò la pratica deplorevole della dote richiesta alla famiglia della sposa, causa di maltrattamenti ed uxoricidi nel caso di famiglie insolventi. Ma dal rapporto commissionato dal governo indiano nel 1975 apparve che, dall' indipendenza del 1947 a quell'anno, la condizione femminile in India non era migliorata affatto. Nonostante i movimenti femministi degli anni Ottanta, la ratifica nel 1993 della Convenzione delle Nazioni Unite sull' eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, Amnesty International denuncia il persistere di tali discriminazioni all'interno della famiglia e della società.
Le bambine non vengono nutrite nè curate come i figli maschi, le donne vengono sfruttate nelle attività domestiche e percepiscono salari inferiori agli uomini, svolgono lavori durissimi e viaggiando in India, si ha spesso l'impressione che lavorino solo loro. A volte subiscono torture sessuali e stupri da parte delle stesse forze dell' ordine, la prassi dotale non è venuta meno ed il 99 % degli aborti a Bombay riguarda feti di sesso femminile. Le figlie sono considerate un peso per la famiglia e nelle aree rurali del sud spesso è la nonna paterna che si incarica di avvelenare la neonata, mai registrata all' anagrafe. I templi sono stracolmi di vedove di tutte le età, cacciate dalla famiglia del marito defunto, a cui i figli appartengono e respinte da quella natale, che si guadagnano uno scarso piatto di riso a cambio di giornate intere spese a recitare mantra in suffragio o per conto di ricchi fedeli lontani, o che semplicemente vivono di elemosina.
Sono innumerevoli i casi di omicidio o di lesioni gravissime ai danni di spose la cui famiglia non soddisfa le richieste economiche del marito e dei suoceri. Il metodo classico è dar fuoco alla malcapitata, dichiarando che il sari ha preso fuoco accidentalmente mentre la donna cucinava.
Dal 1999 una commissione parlamentare si incarica di investigare ed imporre alla magistratura e alle forze di polizia, spesso complici o acquiscenti di fronte alle estorsioni coniugali, i suicidi forzati o gli uxoricidi, un maggior rigore. Naturalmente tra le caste colte queste discriminazioni sono più rare e la varietà culturale indiana porta oggi Sonia Gandhi, vedova e straniera, a guidare il principale partito politico indiano, come ieri sua suocera Indira Gandhi. Molte donne delle classi basse invece trovano nuova libertà e autodeterminazione convertendosi alla religione cristiana, jainista o buddhista e addirittura abbracciando la vita monacale. Paradossalmente i voti religiosi appaiono a molte come la promessa di una vita libera da oppressioni.

von Clausewitz
06-01-2006, 14:44
la visione del mondo suddiviso in aree religiose è per me raccapricciante considerando poi che le religioni del sacro libro sono sostanzialmente aggressive (se ce ne sono altre ditemelo) e guardando alla storia poco importa dell'identità culturale quando questa veniva sconvolta da guerre religiose non trovi? cmq purtroppo, la scellerata per voi, apertura delle frontiere (già che siamo citami un pò chi è riuscito a bloccare le frontiere) ora che si fa?

quella musulmana malgrado qualcuno la riallacci, non penso possa essere considerata una religione del "libro", quello che intendiamo noi, cioè la Bibbia (almeno credo, chi ne sa più di me, eventalmente mi corregga) e infatti ne hanno uno loro
in quanto alle altre due, una l'ebraismo non fa proselitismo e per questo non può essere considerata come una religione aggressiva, mentre l'altra il crisitanesimo da tempo è sulla difensiva e in ogni caso ha poco a che fare con gli utilizzi e strumentalizzazioni politiche e non che si sono fatte in suo nome, soprattutto qui in europa, la dottrina del fondatore del cristianesimo
sicuramente ben fversa rispetto a quella del fondatore dell'islam, Maometto, che concepì il suo messaggio religioso soprattutto come mezzo di lotta politica e di strumento delle sue ambizioni, soprattutto di conquista, prima verso i nemici interni, gli idolatri abitanti della mecca, i meccani, e in seguito verso l'esterno, gli infedeli
delle tre l'unica autenticamente aggressiva, sin dagli albori, è stata quella islamica

Sursit
06-01-2006, 15:35
A Novembre ero sul treno tra York e Manchester. A Leeds salgono due ragazzine, avranno avuto 13-14 anni, vestite con un velo che copriva interamente il volto, con la sola esclusione degli occhi.
Sono rimasto turbato dal fatto: qui da noi non si vedono cose così.
E' da un pezzo che ci penso: ho paura, ma temo che i vecchi campi di sterminio si possano riaprire.
Noi italiani saremo anche codardi vigliacchi come ha detto Proteus ( e non gli dò certo torto....), ma nella vecchia Europa la violenza è solo sopita. Tedeschi e francesi ( e pure gli inglesi ) non sono come gli italiani. I francesi poi hanno ancora il dente avvelenato per la guerra d'Algeria. Non penso ci voglia molto perchè certi sentimenti tornino di prepotenza.

sider
06-01-2006, 16:17
I flussi migratori di popoli sono sempre esistiti. Sempre. Talvolta portano arrricchimento materiale e culturale, talvolta distruzione e disperazione.
Anche gli europei hanno esportato la democrazia in Sudamerica con Cortez, contaminando culturalmente e religiosamente mezzo continente.
Poi abbiamo esportato la democrazia in Africa ecc.ecc.
Adesso ci becchiamo un bel flusso migratorio di ritorno, che ci porta la "sua" democrazia....
Cosa fare? Sfruttiamo la nostra superiorità militare e li ricacciamo da dove sono venuti? Potrebbe essere una soluzione.
LA mia idea è di costringerli con le buone o con le cattive ad integrarsi.Molti hanno gridato allo scandalo per quello che è successo in Francia (via velo e crocifissi dalla scuola) per me invece è la strad ada seguire. La scuola deve formare ed integrare i giovani immigrati affinchè il futuro ci riservi una società multietnica senza tensioni. E le tensioni attualmente sono tutte di origine religioso.

Swisström
06-01-2006, 16:34
Cosa fare? Sfruttiamo la nostra superiorità militare e li ricacciamo da dove sono venuti? Potrebbe essere una soluzione.

Superiorità militare? mica si parla di guerre fra nazioni... per me basta che non vengano più qui.

nomeutente
06-01-2006, 16:41
Anche gli europei hanno esportato la democrazia in Sudamerica con Cortez, contaminando culturalmente e religiosamente mezzo continente.

A dir la verità, quando ha finito di contaminarli davvero con i virus, non restava più molto da contaminare metaforicamente.

zerothehero
06-01-2006, 16:49
La soluzione è quella di "coltivare" europei e di favorire l'immigrazione di coloro che sono disposti a diventarlo e ad accettare un sistema di valori condiviso (laicità, separazione politica-religione, ugualianza diritti uomo-donna etc.)
Bisognerebbe selezionare gli immigrati un pò come vorrebbe fare Sarkozy in Francia. Non è più possibile applicare un criterio solamente economico e/o solidaristico.

zerothehero
06-01-2006, 16:50
è noto che hitler venisse da marte, ma a parte questo cosa si dovrebbe fare? concretamente dico? rimandarli a casa proibire la religione islamica? ghettizzarli?

Hitler proveniva da Venere, da Marte provengono gli Americani :O :sofico:

Swisström
06-01-2006, 17:02
La soluzione è quella di "coltivare" europei e di favorire l'immigrazione di coloro che sono disposti a diventarlo e ad accettare un sistema di valori condiviso (laicità, separazione politica-religione, ugualianza diritti uomo-donna etc.)
Bisognerebbe selezionare gli immigrati un pò come vorrebbe fare Sarkozy in Francia. Non è più possibile applicare un criterio solamente economico e/o solidaristico.

Ah me andrebbe invece benissimo una selezione in base a criteri economici...

cioè, se puoi permetterti di vivere nel nostro paese, lavorando in regola (quindi avendo il posto di lavoro) e senza dove pesare sul sistema assistenziale... beh allora sei il benvenuto (sempre che non abbia problemi con la legge), altrimenti ...

Questo per me sarebbe perfetto. Ovviamente combinato con un limite non troppo alto di richieste accettate e sopratutto con leggi più severe nei confronti degli stranieri (se uno del posto compie un reato grave, va in prigione, se uno straniero fa lo stesso lo si estrada... )

Adric
06-01-2006, 17:24
Hitler proveniva da Venere, da Marte provengono gli Americani :O :sofico:
Bacco, Tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere :O :D

Korn
06-01-2006, 17:27
cerchiamo di essere seri

lo sapevo ;)

Jaguar64bit
06-01-2006, 17:52
A Novembre ero sul treno tra York e Manchester. A Leeds salgono due ragazzine, avranno avuto 13-14 anni, vestite con un velo che copriva interamente il volto, con la sola esclusione degli occhi.
Sono rimasto turbato dal fatto: qui da noi non si vedono cose così.
E' da un pezzo che ci penso: ho paura, ma temo che i vecchi campi di sterminio si possano riaprire.
Noi italiani saremo anche codardi vigliacchi come ha detto Proteus ( e non gli dò certo torto....), ma nella vecchia Europa la violenza è solo sopita. Tedeschi e francesi ( e pure gli inglesi ) non sono come gli italiani. I francesi poi hanno ancora il dente avvelenato per la guerra d'Algeria. Non penso ci voglia molto perchè certi sentimenti tornino di prepotenza.


Scusa ma quella frase in che senso l'hai detta ? perchè se è seria è una frase che non condivido minimamente , anzi mi lascia schifato...dopo quello che è successo agli ebrei , certe frasi bisognerebbe non scriverle mai.

Sursit
06-01-2006, 18:21
Scusa ma quella frase in che senso l'hai detta ? perchè se è seria è una frase che non condivido minimamente , anzi mi lascia schifato...dopo quello che è successo agli ebrei , certe frasi bisognerebbe non scriverle mai.
Hai ragione, quelo che ho scritto si può equivocare.
Non mi auguro queste cose, anzi, sono spaventato dall'idea che accadano.
Ma proprio per questo bisogna ricordarsi cos'è accaduto. Per evitarlo.
Le pulizie etniche della ex Jugoslavia non sono lontane nel tempo.
Segno che i sentimenti di razzismo e odio ci sono ancora, e sono latenti. Ma non sono scomparsi.
Bisogna fare attenzione a non risvegliarli, perchè altrimenti potrebbero ripetersi eventi drammatici.
Non c'è limite al peggio. Purtroppo.

zerothehero
06-01-2006, 22:08
Ah me andrebbe invece benissimo una selezione in base a criteri economici...

cioè, se puoi permetterti di vivere nel nostro paese, lavorando in regola (quindi avendo il posto di lavoro) e senza dove pesare sul sistema assistenziale... beh allora sei il benvenuto (sempre che non abbia problemi con la legge), altrimenti ...

Questo per me sarebbe perfetto. Ovviamente combinato con un limite non troppo alto di richieste accettate e sopratutto con leggi più severe nei confronti degli stranieri (se uno del posto compie un reato grave, va in prigione, se uno straniero fa lo stesso lo si estrada... )


Il criterio "economico" come fattore "discriminante" l'immigrazione è il paradigma classico...sei cittadino perchè paghi le tasse...io credo che non sia più sufficiente in quanto imho è necessario una seppur minima adesione ai valori "europei".
In fin dai conti se adesso si diventa cittadini in base al banale "ius sanguinis" (il figlio del padre diventa automaticamente cittadino per capirci) di fronte alla denatalità è meglio cooptare tra i miliardi di immigrati delle persone che PER SCELTA vogliono aderire ai valori e alla cultura europea...
Altrimenti si finisce come in FRancia..per tutti gli anni 60-70-80 sono entrati milioni di immigrati perchè le industrie ne avevano bisogno e poi in molti sono stati parcheggiati nelle banlieue..
Cmq da voi in Svizzera in criteri per la cittadinanza sono estremamente restrittivi..c'è gente da 30 anni che non l'ha ancora ricevuta. :fagiano: