von Clausewitz
06-01-2006, 00:53
dal corriere della sera di ieri
L' Europa è la Mecca dell' Islam Globale
il documento
Nel novembre del 2004 il regista olandese Theo van Gogh veniva sgozzato in modo rituale da Mohamed Bouyeri, un musulmano nato in Olanda che parla correntemente olandese. L' avvenimento ha trasformato la politica interna, con un incremento dei controlli di polizia che ha bloccato l' immigrazione nel Paese. Il radicalismo più pericoloso non è figlio della tradizione islamica ma della modernità occidentale: questa la tesi del filosofo Francis Fukuyama. Di fronte a un' Europa che non è capace di accogliere e di integrare gli immigrati, Osama Bin Laden offre a giovani costretti ai margini della società l' illusione di essere membri rispettati di una potente comunità globale. Ecco perché portare la democrazia in Medio Oriente non basterà a sconfiggere il terrorismo. Quello stesso avvenimento, insieme alle bombe del 7 luglio a Londra (anche in quel caso messe da cittadini britannici musulmani di seconda generazione), dovrebbe cambiare drasticamente il nostro modo di considerare la natura della minaccia dell' islamismo radicale. La tendenza è stata finora vedere il terrorismo jihadista come prodotto in parti del mondo lontane - l' Afghanistan, il Pakistan o il Medio Oriente - e poi esportata nei paesi occidentali. Mettersi al riparo significa alzare muri oppure, come per l' amministrazione Bush, andare «laggiù» e cercare di sistemare il problema all' origine promuovendo la democrazia. Ci sono però buoni motivi per ritenere che un' origine cruciale dell' islamismo radicale contemporaneo sia da cercare non in Medio Oriente ma in Europa occidentale. Oltre a Bouyeri e agli attentatori di Londra, anche chi ha messo le bombe a Madrid l' 11 marzo e i capibanda dell' 11 settembre come Mohamed Atta sono diventati radicali in Europa. In Olanda, dove più del 6 per cento della popolazione è musulmana, il radicalismo è notevolmente attecchito nonostante il paese sia moderno e democratico. E non c' è alcuna possibilità che l' Olanda possa alzare un muro per difendersi dal problema. Se consideriamo l' ideologia islamista contemporanea come un' affermazione dei valori o della cultura tradizionali musulmani, fraintendiamo profondamente la natura del problema. In un paese musulmano tradizionale, l' identità religiosa non è questione di scelta: si riceve - insieme allo status sociale, agli usi, ai costumi e persino al futuro partner matrimoniale - dall' ambiente in cui si vive. In una società di questo tipo non c' è confusione su «chi siamo»: l' identità viene data ed è sanzionata da tutte le istituzioni della società, a partire dalla famiglia fino alla moschea e allo stato. La scelta dell' identità Lo stesso discorso non vale per un musulmano che vive da immigrato in un sobborgo di Amsterdam o di Parigi. Qui, l' identità di ciascuno non è data una volta per tutte: ci sono possibilità di scelta apparentemente infinite per decidere fino a che punto ci si voglia integrare con la società non-musulmana che si ha attorno. Nel suo libro «Global Muslim. Le radici occidentali nel nuovo Islam» (Feltrinelli), lo studioso francese Olivier Roy sostiene in modo convincente che il radicalismo contemporaneo sia proprio il prodotto della «deterritorializzazione» dell' Islam, la quale priva l' identità musulmana di tutti i supporti sociali che riceve in una società musulmana tradizionale. Il problema identitario è particolarmente serio per i figli di seconda e terza generazione degli immigrati. Sono cresciuti al di fuori della cultura tradizionale dei loro genitori ma diversamente dalla maggior parte dei nuovi arrivati negli Stati Uniti, pochi di loro si sentono veramente accettati dalla società che li circonda. Gli europei contemporanei fanno passare in secondo piano l' identità nazionale a favore di «un' europeità» aperta, tollerante, «post-nazionale». Ma olandesi, tedeschi, francesi e tutti gli altri mantengono un forte senso di identità nazionale e, a livelli diversi, si tratta di un' identità non accessibile a chi viene dalla Turchia, dal Marocco o dal Pakistan. L' integrazione è ulteriormente impedita perché la rigida legislazione europea in materia di occupazione ha reso difficile per gli stranieri di più recente immigrazione o per i loro figli trovare lavori anche poco qualificati. Una percentuale notevole di immigrati vive così di sussidi, il che significa non avere la dignità di dare un contributo attraverso il lavoro alla società che li circonda. Loro e i loro figli si percepiscono perciò come esclusi. È in questo contesto che arriva uno come Osama Bin Laden, il quale offre ai giovani convertiti una versione universalistica e pura dell' Islam privato dei suoi santi, delle abitudini e delle tradizioni locali. L' islamismo radicale dice loro esattamente «chi sono»: membri rispettati di una Umma, la comunità musulmana globale alla quale possono appartenere nonostante vivano sparpagliati in terre di miscredenti. La religione non è più vissuta, come accade in una vera società musulmana, conformandosi a una moltitudine di usanze e pratiche sociali esterne, ma diviene piuttosto una questione di fede interiore. Da qui il paragone di Olivier Roy fra il moderno islamismo e la riforma protestante, che ha trasformato in modo analogo la religione in un fatto «privato»slegandolo dai rituali esterni e dai vari supporti sociali. Se questa è effettivamente una descrizione esatta di una fonte importante di radicalismo, ne conseguono varie conclusioni. In primo luogo, la scommessa rappresentata dall' islamismo non è strana né nuova. La rapida transizione verso la modernità ha a lungo prodotto radicalizzazione: abbiamo visto le medesime forme di alienazione nei giovani che nelle generazioni precedenti diventarono anarchici, bolscevichi, fascisti o membri della Baader-Meinhof. Cambia l' ideologia, non la psicologia che ne sta alla base. Fanatismo e modernità Oltre che un fenomeno religioso, l' islamismo radicale è poi un prodotto della modernizzazione e della globalizzazione: non sarebbe così intenso se i musulmani non potessero viaggiare, navigare sul Web o distaccarsi in altro modo dalla loro cultura d' origine. Questo significa che «sistemare» il Medio Oriente portando la modernizzazione e la democrazia in paesi come l' Egitto e l' Arabia Saudita non risolverà il problema del terrorismo, anzi, potrà persino peggiorarlo sul breve periodo. La democrazia e la modernizzazione nel mondo musulmano sono auspicabili nel loro interesse, ma in Europa continueremo ad avere il grande problema del terrorismo indipendentemente da ciò che accade in quei Paesi. La vera scommessa per la democrazia si gioca in Europa, dove il problema è tutto interno, cioè quello di integrare un gran numero di giovani musulmani arrabbiati (e di farlo senza provocare una reazione ancora più arrabbiata nei populisti di destra). Devono succedere due cose: in primo luogo Paesi come l' Olanda e la Gran Bretagna devono da un lato capovolgere le controproducenti politiche multiculturaliste che hanno protetto il radicalismo, e dall' altro reprimere gli estremisti. In secondo luogo, devono però anche riformulare le loro definizioni di identità nazionale in modo da renderle più adatte a ricevere persone con un background non occidentale. I diritti dell' individuo La prima cosa è già iniziata. Negli ultimi mesi, sia gli olandesi sia gli inglesi sono giunti in ritardo a riconoscere che la vecchia versione del multiculturalismo precedentemente praticata è stata pericolosa e controproducente. La tolleranza liberale è stata interpretata come rispetto non per i diritti dei singoli ma dei gruppi, alcuni dei quali proprio loro intolleranti (con l' imposizione, ad esempio, di chi le proprie figlie dovessero frequentare o sposare). Per un senso sbagliato di rispetto nei confronti delle altre culture, si è dunque lasciato che le minoranze musulmane autodisciplinassero i propri comportamenti, un atteggiamento che si coniugava con un approccio corporativo tradizionalmente europeo nei confronti dell' organizzazione sociale. In Olanda, dove lo Stato sostiene scuole separate cattoliche, protestanti e socialiste, è stato abbastanza facile aggiungere un «pilastro» musulmano che si è rapidamente trasformato in un ghetto, separato dalla società circostante. Nuove politiche tese a ridurre l' isolamento della comunità musulmana, scoraggiando per esempio l' importazione di mogli dal Medio Oriente, sono state messe in atto in Olanda. Alla polizia olandese e a quella britannica sono stati conferiti nuovi poteri per monitorare, fermare ed espellere i religiosi che soffiano sul fuoco. Il problema più difficile resta però quello di formare un' identità nazionale che leghi i cittadini di tutte le religioni e le etnie in una cultura democratica comune, come la fede nell' America è servita a unire i nuovi emigrati negli Stati Uniti. Dopo l' assassinio di van Gogh, gli olandesi hanno avviato un forte dibattito, spesso non politico, su che cosa significhi essere olandesi, con la richiesta da parte di alcuni che gli immigrati non soltanto sappiano parlare olandese ma abbiano anche una conoscenza particolareggiata della storia e della cultura locale che molti degli stessi olandesi non hanno. Ma l' identità nazionale deve essere fonte di inclusione, non di esclusione; né può basarsi, diversamente da quanto asserito dal politico gay olandese Pym Fortuyn assassinato nel 2003, su un' eterna tolleranza e mancanza di valori. Gli olandesi hanno quantomeno spezzato la barriera soffocante del politically correct che ha impedito alla maggior parte degli altri Paesi europei anche solo di iniziare una discussione su problemi collegati quali l' identità, la cultura e l' immigrazione. Ma comprendere correttamente la questione dell' identità nazionale è un compito delicato e di difficile definizione. Molti europei asseriscono che il melting pot americano non possa essere trasferito sul suolo europeo. L' identità lì rimane radicata nel sangue, nel territorio e in una memoria antica condivisa. Può darsi che sia giusto, ma se è così la democrazia in Europa si troverà nei guai nel giorno in cui i musulmani saranno diventati una percentuale della popolazione ancora più elevata. E siccome oggi l' Europa è uno dei principali campi di battaglia della guerra contro il terrorismo, questa realtà sarà importante anche per il resto di tutti noi. Wall Street Journal Europe © 2005 Dow Jones & Company, Inc. Tutti i diritti riservati (Traduzione di Monica Levy) La scommessa per la democrazia si gioca in Europa, dove il problema è integrare giovani musulmani arrabbiati. Occorre rivedere politiche multiculturaliste controproducenti e riformulare il concetto di identità Francis Fukuyama
Fukuyama Francis
L' Europa è la Mecca dell' Islam Globale
il documento
Nel novembre del 2004 il regista olandese Theo van Gogh veniva sgozzato in modo rituale da Mohamed Bouyeri, un musulmano nato in Olanda che parla correntemente olandese. L' avvenimento ha trasformato la politica interna, con un incremento dei controlli di polizia che ha bloccato l' immigrazione nel Paese. Il radicalismo più pericoloso non è figlio della tradizione islamica ma della modernità occidentale: questa la tesi del filosofo Francis Fukuyama. Di fronte a un' Europa che non è capace di accogliere e di integrare gli immigrati, Osama Bin Laden offre a giovani costretti ai margini della società l' illusione di essere membri rispettati di una potente comunità globale. Ecco perché portare la democrazia in Medio Oriente non basterà a sconfiggere il terrorismo. Quello stesso avvenimento, insieme alle bombe del 7 luglio a Londra (anche in quel caso messe da cittadini britannici musulmani di seconda generazione), dovrebbe cambiare drasticamente il nostro modo di considerare la natura della minaccia dell' islamismo radicale. La tendenza è stata finora vedere il terrorismo jihadista come prodotto in parti del mondo lontane - l' Afghanistan, il Pakistan o il Medio Oriente - e poi esportata nei paesi occidentali. Mettersi al riparo significa alzare muri oppure, come per l' amministrazione Bush, andare «laggiù» e cercare di sistemare il problema all' origine promuovendo la democrazia. Ci sono però buoni motivi per ritenere che un' origine cruciale dell' islamismo radicale contemporaneo sia da cercare non in Medio Oriente ma in Europa occidentale. Oltre a Bouyeri e agli attentatori di Londra, anche chi ha messo le bombe a Madrid l' 11 marzo e i capibanda dell' 11 settembre come Mohamed Atta sono diventati radicali in Europa. In Olanda, dove più del 6 per cento della popolazione è musulmana, il radicalismo è notevolmente attecchito nonostante il paese sia moderno e democratico. E non c' è alcuna possibilità che l' Olanda possa alzare un muro per difendersi dal problema. Se consideriamo l' ideologia islamista contemporanea come un' affermazione dei valori o della cultura tradizionali musulmani, fraintendiamo profondamente la natura del problema. In un paese musulmano tradizionale, l' identità religiosa non è questione di scelta: si riceve - insieme allo status sociale, agli usi, ai costumi e persino al futuro partner matrimoniale - dall' ambiente in cui si vive. In una società di questo tipo non c' è confusione su «chi siamo»: l' identità viene data ed è sanzionata da tutte le istituzioni della società, a partire dalla famiglia fino alla moschea e allo stato. La scelta dell' identità Lo stesso discorso non vale per un musulmano che vive da immigrato in un sobborgo di Amsterdam o di Parigi. Qui, l' identità di ciascuno non è data una volta per tutte: ci sono possibilità di scelta apparentemente infinite per decidere fino a che punto ci si voglia integrare con la società non-musulmana che si ha attorno. Nel suo libro «Global Muslim. Le radici occidentali nel nuovo Islam» (Feltrinelli), lo studioso francese Olivier Roy sostiene in modo convincente che il radicalismo contemporaneo sia proprio il prodotto della «deterritorializzazione» dell' Islam, la quale priva l' identità musulmana di tutti i supporti sociali che riceve in una società musulmana tradizionale. Il problema identitario è particolarmente serio per i figli di seconda e terza generazione degli immigrati. Sono cresciuti al di fuori della cultura tradizionale dei loro genitori ma diversamente dalla maggior parte dei nuovi arrivati negli Stati Uniti, pochi di loro si sentono veramente accettati dalla società che li circonda. Gli europei contemporanei fanno passare in secondo piano l' identità nazionale a favore di «un' europeità» aperta, tollerante, «post-nazionale». Ma olandesi, tedeschi, francesi e tutti gli altri mantengono un forte senso di identità nazionale e, a livelli diversi, si tratta di un' identità non accessibile a chi viene dalla Turchia, dal Marocco o dal Pakistan. L' integrazione è ulteriormente impedita perché la rigida legislazione europea in materia di occupazione ha reso difficile per gli stranieri di più recente immigrazione o per i loro figli trovare lavori anche poco qualificati. Una percentuale notevole di immigrati vive così di sussidi, il che significa non avere la dignità di dare un contributo attraverso il lavoro alla società che li circonda. Loro e i loro figli si percepiscono perciò come esclusi. È in questo contesto che arriva uno come Osama Bin Laden, il quale offre ai giovani convertiti una versione universalistica e pura dell' Islam privato dei suoi santi, delle abitudini e delle tradizioni locali. L' islamismo radicale dice loro esattamente «chi sono»: membri rispettati di una Umma, la comunità musulmana globale alla quale possono appartenere nonostante vivano sparpagliati in terre di miscredenti. La religione non è più vissuta, come accade in una vera società musulmana, conformandosi a una moltitudine di usanze e pratiche sociali esterne, ma diviene piuttosto una questione di fede interiore. Da qui il paragone di Olivier Roy fra il moderno islamismo e la riforma protestante, che ha trasformato in modo analogo la religione in un fatto «privato»slegandolo dai rituali esterni e dai vari supporti sociali. Se questa è effettivamente una descrizione esatta di una fonte importante di radicalismo, ne conseguono varie conclusioni. In primo luogo, la scommessa rappresentata dall' islamismo non è strana né nuova. La rapida transizione verso la modernità ha a lungo prodotto radicalizzazione: abbiamo visto le medesime forme di alienazione nei giovani che nelle generazioni precedenti diventarono anarchici, bolscevichi, fascisti o membri della Baader-Meinhof. Cambia l' ideologia, non la psicologia che ne sta alla base. Fanatismo e modernità Oltre che un fenomeno religioso, l' islamismo radicale è poi un prodotto della modernizzazione e della globalizzazione: non sarebbe così intenso se i musulmani non potessero viaggiare, navigare sul Web o distaccarsi in altro modo dalla loro cultura d' origine. Questo significa che «sistemare» il Medio Oriente portando la modernizzazione e la democrazia in paesi come l' Egitto e l' Arabia Saudita non risolverà il problema del terrorismo, anzi, potrà persino peggiorarlo sul breve periodo. La democrazia e la modernizzazione nel mondo musulmano sono auspicabili nel loro interesse, ma in Europa continueremo ad avere il grande problema del terrorismo indipendentemente da ciò che accade in quei Paesi. La vera scommessa per la democrazia si gioca in Europa, dove il problema è tutto interno, cioè quello di integrare un gran numero di giovani musulmani arrabbiati (e di farlo senza provocare una reazione ancora più arrabbiata nei populisti di destra). Devono succedere due cose: in primo luogo Paesi come l' Olanda e la Gran Bretagna devono da un lato capovolgere le controproducenti politiche multiculturaliste che hanno protetto il radicalismo, e dall' altro reprimere gli estremisti. In secondo luogo, devono però anche riformulare le loro definizioni di identità nazionale in modo da renderle più adatte a ricevere persone con un background non occidentale. I diritti dell' individuo La prima cosa è già iniziata. Negli ultimi mesi, sia gli olandesi sia gli inglesi sono giunti in ritardo a riconoscere che la vecchia versione del multiculturalismo precedentemente praticata è stata pericolosa e controproducente. La tolleranza liberale è stata interpretata come rispetto non per i diritti dei singoli ma dei gruppi, alcuni dei quali proprio loro intolleranti (con l' imposizione, ad esempio, di chi le proprie figlie dovessero frequentare o sposare). Per un senso sbagliato di rispetto nei confronti delle altre culture, si è dunque lasciato che le minoranze musulmane autodisciplinassero i propri comportamenti, un atteggiamento che si coniugava con un approccio corporativo tradizionalmente europeo nei confronti dell' organizzazione sociale. In Olanda, dove lo Stato sostiene scuole separate cattoliche, protestanti e socialiste, è stato abbastanza facile aggiungere un «pilastro» musulmano che si è rapidamente trasformato in un ghetto, separato dalla società circostante. Nuove politiche tese a ridurre l' isolamento della comunità musulmana, scoraggiando per esempio l' importazione di mogli dal Medio Oriente, sono state messe in atto in Olanda. Alla polizia olandese e a quella britannica sono stati conferiti nuovi poteri per monitorare, fermare ed espellere i religiosi che soffiano sul fuoco. Il problema più difficile resta però quello di formare un' identità nazionale che leghi i cittadini di tutte le religioni e le etnie in una cultura democratica comune, come la fede nell' America è servita a unire i nuovi emigrati negli Stati Uniti. Dopo l' assassinio di van Gogh, gli olandesi hanno avviato un forte dibattito, spesso non politico, su che cosa significhi essere olandesi, con la richiesta da parte di alcuni che gli immigrati non soltanto sappiano parlare olandese ma abbiano anche una conoscenza particolareggiata della storia e della cultura locale che molti degli stessi olandesi non hanno. Ma l' identità nazionale deve essere fonte di inclusione, non di esclusione; né può basarsi, diversamente da quanto asserito dal politico gay olandese Pym Fortuyn assassinato nel 2003, su un' eterna tolleranza e mancanza di valori. Gli olandesi hanno quantomeno spezzato la barriera soffocante del politically correct che ha impedito alla maggior parte degli altri Paesi europei anche solo di iniziare una discussione su problemi collegati quali l' identità, la cultura e l' immigrazione. Ma comprendere correttamente la questione dell' identità nazionale è un compito delicato e di difficile definizione. Molti europei asseriscono che il melting pot americano non possa essere trasferito sul suolo europeo. L' identità lì rimane radicata nel sangue, nel territorio e in una memoria antica condivisa. Può darsi che sia giusto, ma se è così la democrazia in Europa si troverà nei guai nel giorno in cui i musulmani saranno diventati una percentuale della popolazione ancora più elevata. E siccome oggi l' Europa è uno dei principali campi di battaglia della guerra contro il terrorismo, questa realtà sarà importante anche per il resto di tutti noi. Wall Street Journal Europe © 2005 Dow Jones & Company, Inc. Tutti i diritti riservati (Traduzione di Monica Levy) La scommessa per la democrazia si gioca in Europa, dove il problema è integrare giovani musulmani arrabbiati. Occorre rivedere politiche multiculturaliste controproducenti e riformulare il concetto di identità Francis Fukuyama
Fukuyama Francis