View Full Version : Crescono e cambiano gli equilibri mondiali i rapporti tra Cina e Africa
3 Gennaio 2006
CINA-AFRICA
Crescono e cambiano gli equilibri mondiali i rapporti tra Cina e Africa
Pechino importa petrolio e metalli, ma anche prodotti agricoli. Concede finanziamenti ed esporta merci, forza lavoro, competenze tecniche. Intensi i rapporti politici, anche in opposizione con Europa e Usa. Più di 700 compagnie cinesi operano in 49 Paesi africani.
Pechino (AsiaNews) – Si espandono in fretta e influiscono sugli equilibri mondiali i rapporti tra Cina e Paesi dell’Africa, favoriti dalla fame di Pechino per le materie prime, dalla disperata necessità africana di investimenti esteri e competenze tecniche e dalla minore competizione con altri Stati industrializzati.
La ditte occidentali considerano molto rischioso investire in questi Paesi, per la debolezza e la corruzione dei governi e le frequenti guerre. La Cina, invece, vuole materie prime (petrolio, diamanti, oro, platino, ferro ma anche cotone e tabacco). Cerca mercati per le sue merci ed esporta anche forza lavoro e competenze tecniche, con crescenti effetti politici. Nel 2003 i commerci tra Pechino e il continente sono stati di 18,5 miliardi di dollari Usa, un aumento di oltre il 50% rispetto al 2002. Nel 2004 la Cina ha importato merci africane per 15,7 miliardi di dollari ed esportato prodotti per 13,8 miliardi. Più di 700 compagnie cinesi operano in 49 Paesi africani.
Nel 2004 il 25% del petrolio importato da Pechino è venuto da Sudan, Ciad, Libia, Nigeria, Algeria, Guinea Equatoriale, Gabon e Angola. La Cina importa un quarto del petrolio dell’Angola, il 60% di quello del Sudan. In questi Paesi il petrolio è parte prominente del prodotto interno lordo e il suo commercio ha importanti conseguenze sulla politica interna e sullo sviluppo sociale. Nel settore agricolo la Cina acquista merci ed esporta competenze tecniche e capitali. Nello Zambia, ad esempio, il mercato ortofrutticolo è in pratica coperto da merci di aziende agricole gestite da cinesi.
I Paesi africani apprezzano Pechino per la serietà e la rapidità con cui esegue gli accordi commerciali e perché hanno bisogno di tutto. La Cina fornisce finanziamenti per realizzare infrastrutture: ferrovie, strade, edifici, linee elettriche e telefoniche, ma anche prospezioni minerarie e raffinerie petrolifere, mentre altri Stati si limitano a comprare le materie prime. In cambio chiede spesso che le opere siano eseguite da ditte cinesi.
Ottiene anche influenza politica, che dice necessaria per tutelare i propri interessi economici. Negli organismi internazionali Pechino sostiene spesso le ragioni dei Paesi meno sviluppati, contro quelle degli Stati industrializzati. In Sudan, dove lavorano oltre 10 mila cinesi, si dice che Pechino, per “proteggere” i propri pozzi di petrolio, ha dato aiuti economici e militari al governo durante la guerra civile e il genocidio in Darfur. La Cina si è opposta alle sanzioni chieste alle Nazioni Unite (Onu), minacciando il veto. In Angola gli aiuti cinesi hanno consentito al governo di rifiutare la proposta del Fondo monetario internazionale che, in cambio di prestiti, chiedeva una verifica internazionale sui contratti petroliferi e una riforma del corrotto sistema di potere che beneficia una ristretta elite con i 13 milioni di abitanti nella povertà. Esperti dicono nel 1998/2000 Pechino ha venduto armi per 1 miliardo di dollari sia all’Eritrea che all’Etiopia: la guerra tra i 2 Paesi vide decine di migliaia di morti. Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe isolato dai Paesi occidentali, si è rivolto alla Cina: nel 2004 Pechino ha investito 600 milioni di dollari nel Paese e ha fornito equipaggiamenti radio militari usati per bloccare le trasmissioni dei partiti d’opposizione.
Molti analisti osservano che Pechino, di fatto, non si occupa dell’impiego di quanto paga agli Stati, consentendo a governi corrotti di taglieggiare le somme ricevute, mentre gli Stati occidentali spesso pretendono di sapere come il denaro è usato.
Pechino ha inviato contingenti di pace nella Repubblica Democratica del Congo e in Liberia, ha fornito elicotteri a Mali e Angola, armi a Namibia e Sierra Leone, uniformi per l’esercito del Mozambico. Ai Paesi africani – ha detto Olusegun Obasanjo, presidente nigeriano, durante la visita a Pechino lo scorso aprile – sarebbe gradito l’intervento della Cina per risolvere le loro dispute, come pure “aumentare la collaborazione nel commercio, gli investimenti e l’agricoltura”.
La Cina è attiva per creare organismi deputati a implementare i rapporti commerciali con gli Stati africani. Al 1° Forum per la Cooperazione tra Cina e Africa, svolto a Pechino nell’ottobre 2000, hanno partecipato 80 ministri di 46 Stati africani (su 53). Al termine la Cina ha annunciato che vuole ridurre il debito dei Paesi africani di 10 miliardi di yuan (circa 1,2 miliardi di dollari). La somma era trascurabile (lo 0,3% dell’intero debito africano) ma il gesto ha avuto un grande effetto. Ha tolto le tasse alle importazioni di merci da 25 Stati africani poveri. Ha rapporti commerciali persino con i Paesi che riconoscono Taiwan. Nel novembre 2004 è stato creato il Consiglio commerciale Cina-Africa, promosso da Pechino e dal Programma per lo sviluppo dell’Onu, per aiutare gli investimenti privati cinesi in Camerun, Ghana, Mozambico, Nigeria, Sud Africa e Tanzania. Nel 2006 a Pechino avrà luogo il 3° Forum per la Cooperazione, con molti capi di Stato.
Dal 2003 il Sud Africa è la meta turistica preferita dai tour operator cinesi. Le società cinesi sono attive, nel continente, per realizzare alberghi, ristoranti e altre strutture turistiche e ricreative
sempreio
03-01-2006, 14:56
madonna si muovo benissimo, ci stanno conquistando piano piano :(
11 Gennaio 2006
CINA - AFRICA
Ministro cinese in visita a 6 paesi africani
Fra i motivi del viaggio, la ricerca di fonti di energia e le pressioni politiche per emarginare Taiwan.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Il ministro degli esteri Li Zhaoxing è partito oggi per un viaggio in sei nazioni africane per rafforzare rapporti commerciali legati all'estremo bisogno di energia e materie prime della Cina. Nello stesso tempo egli cercherà di ravvivare rapporti con i paesi che in passato avevano rapporto con Taiwan. Dall’11 al 19 gennaio Li visiterà Capo Verde, Senegal, Mali, Liberia, Nigeria and Libia.
La Cina, secondo consumatore al mondo di petrolio, acquista un terzo delle sue forniture dall’Africa. Giorni fa la Cnooc, la maggior compagnia petrolifera cinese ha firmato un contratto di acquisizione di petrolio e gas nigeriano del valore di 2,3 miliardi di dollari Usa.
Osservatori fanno notare che la Cina offre aiuti, commercio e investimenti a paesi senza richiedere alcuna garanzia di trasparenza e responsabilità. A chi gli faceva notare che la Nigeria è un paese dove i diritti umani sono violati e la corruzione è galoppante, il portavoce del ministero degli esteri Kong Quan ha risposto: “La Cina è stata sempre contraria a coloro che bollano paesi in un modo o in un altro”.
La mancanza di grandi investimenti di compagnie occidentali sta aprendo il mercato africano a Cina e India, la cui fame di energia è pari al loro veloce sviluppo economico.
Dal punto di vista politico l’Africa è da sempre sotto la sfera di influenza cinese. Negli anni ’60 e ’70 la Cina di Mao ha sostenuto molti paesi africani da poco indipendenti. Ancora oggi Pechino cerca di affermare la sua leadership fra i paesi in via di sviluppo. Ma un altro importante elemento che spinge la Cina in Africa è il tentativo di tenere lontana Taiwan: garantendo prestiti e aiuti allo sviluppo a poveri paesi africani, Pechino chiede l’allacciamento dei rapporti diplomatici con la Repubblica popolare cinese, abbandonando quelli con Taiwan.
Due dei paesi da visitare hanno da poco aperto rapporti diplomatici con Pechino: la Liberia ha abbandonato il riconoscimento diplomatico di Taiwan nel 2003, il Senegal nel 2005. Nei primi 9 mesi del 2005 il commercio fra Senegal e Cina è cresciuto di un terzo rispetto all’anno precedente, giungendo a 105 milioni di dollari.
He Wenping, studioso dell’Accademia delle scienze sociali di Pechino, ha difeso l’azione del suo governo in Africa, spesso bollata come operazione di “neo-colonialismo”.
24 Aprile 2006
CINA - ARABIA SAUDITA - AFRICA
Hu in Arabia Saudita e in Africa per parlare di petrolio
Calorosa accoglienza a Riyadh, dove è stata discussa una maggiore collaborazione economica ed energetica. Oggi Hu va in Marocco.
Riyadh (Agenzie) – Alla ricerca di fonti energetiche per sostenere il vorticoso sviluppo della Cina, oggi Hu Jintao giunge in Africa. Dopo due giorni in Marocco, il 26 aprile sarà in Nigeria (importante fornitore di petrolio per la Cina) e poi in Kenya.
La ricerca di fonti energetiche ha anche spinto Hu Jintao in Arabia Saudita. Finita la visita negli Stati Uniti, il 22 aprile il presidente cinese Jintao è volato a Riyadh, dove ha discusso con re Abdullah bin Abdul Aziz al-Saud la costituzione di una riserva del petrolio saudita in una città costiera nella Cina meridionale, da utilizzare in caso di emergenza quale un conflitto nella zona. Il Paese è il principale fornitore di petrolio per Pechino, con 22,18 milioni di tonnellate su 130 milioni importati nel 2005. Intanto nel Fujian è in costruzione una raffineria per il petrolio saudita e un’altra è progettata a Qingdao. Sono stati anche discussi accordi in materia economica, sanitaria, della sicurezza e della difesa. L’Arabia Saudita vuole creare uno stabile mercato per il suo greggio in Asia e i due Stati già collaborano nella ricerca di petrolio e gas nel Paese.
Hu ha avuto una calorosa accoglienza. I giornali, controllati dallo Stato, hanno enfatizzato i buoni rapporti tra i due Paesi e Hu ha parlato davanti al Consiglio consultativo (l’organo saudita più simile a un parlamento) di tolleranza e della costruzione di un’armonica comunità internazionale ricevendo ampi applausi. La Cina considera l’Arabia Saudita come il miglior fornitore di petrolio, per quantità e prezzo, mentre lo Stato arabo si rivolge a Pechino per migliorare la tecnologia e la produzione.
27 Aprile 2006
CINA - NIGERIA
La Cina costruirà infrastrutture in Nigeria in cambio di petrolio
Atteso per oggi, durante la visita del Presidente Hu Jintao, un accordo da 4 miliardi di dollari. Le ditte cinesi già vendono prodotti e costruiscono loro fabbriche nel Paese.
Pechino (Agenzie) – La Cina realizzerà infrastrutture in Nigeria in cambio di petrolio.
E' questo il reale obiettivo della visita di due giorni del presidente Hu Jintao, giunto ieri all’aeroporto di Abuja, accolto dal presidente Olusegun Obasanjo. La visita prevede anche un suo discorso oggi in Parlamento, su “Lavoriamo insieme per forgiare un nuovo tipo di collaborazione strategica tra Cina e Africa”, al termine del quale Hu andrà in Kenya.
L’accordo, frutto di mesi di lavoro – dice Tony Chukwueke, direttore del Dipartimento per le ricerche petrolifere – prevede, tra l’altro, la costruzione di una rete ferroviaria e di una centrale energetica e l’acquisto per la Cina di quote della raffineria statale di Kaduna che produce 110 mila barili di greggio al giorno.
La Cina realizzerà infrastrutture per 4 miliardi di dollari Usa e in cambio la statale China National Petroleum Corp. ha acquistato il diritto di compiere ricerche per prima in quattro zone ricche di petrolio, due nel delta del Niger e due nella non sfruttata zona del lago Ciad. La Cina ha sempre più sete di petrolio per il suo sviluppo economico mentre la Nigeria, Paese più popoloso dell’Africa ma tra i più poveri del mondo, ha bisogno di costruire infrastrutture e dal 2005 favorisce gli investitori asiatici, in quanto offrono di costruire servizi in cambio dei diritti di estrazione. La Cina già investe nella locale industria telefonica e vende prodotti tessili e altri manufatti. Molte ditte cinesi hanno già realizzato fabbriche nel Paese. Anche Giappone e Corea del Sud trattano con la Nigeria.
La scorsa settimana la China National Offshore Oil Co. ha comprato per 2,7 miliardi di dollari Usa il 45% delle quote di giacimenti petroliferi la cui produzione è prevista per il 2008. Nel 2005 la Nigeria aveva stipulato con la PetroChina un accordo di 800 milioni di dollari per la vendita di 30 mila barili di greggio al giorno.
Il viaggio del Presidente Hu Jintao in Africa e Medio Oriente è – dicono gli osservatori – un’opportunità per stringere i rapporti con i Paesi produttori di petrolio. La Cina dal 2004 ha già stretto accordi petroliferi con il Gabon ed è il principale acquirente del petrolio del Sudan. Con l’Angola ha concordato finanziamenti per 2 miliardi di dollari in cambio di concessioni petrolifere a ditte cinesi.
28 Aprile 2006
CINA - AFRICA
La Cina condanna i colonialisti occidentali e si prende il petrolio africano
Pechino si presenta come grande amico dell’intera Africa, desideroso di portare sviluppo e pace. In realtà si porta via materie prime e opera con proprie ditte.
Pechino (Scmp) – La Cina intensifica la sua presenza economica e politica in Africa, proclama di non voler ripetere i "i saccheggi" compiuti dai colonialisti occidentali, ma porta via dall'Africa le materie prime, a cominciare dal petrolio, opera con proprie ditte e non promuove lo sviluppo locale. “Noi – ha detto ieri Qing Gang, portavoce del Ministro degli Esteri al seguito del Presidente Hu Jintao in Africa – non ripeteremo gli errori dei colonialisti occidentali, che hanno saccheggiato [l’Africa] e violato i diritti umani. La Cina è un Paese responsabile”.
“Entro il 2020… il Prodotto interno lordo [della Nigeria] sarà - promette Hu, parlando al Parlamento nigeriano - quattro volte quello del 2.000 e raggiungerà i 4 trilioni di dollari Usa, pari a circa 3 mila dollari pro capite”, se lo Stato terrà stretti rapporti con Pechino. La Cina – aggiunge - vuole essere un “alleato strategico” per l’intera Africa, contribuire a migliorare le condizioni di vita, combattere le malattie e aiutare l’Unione africana a porre fine alle numerose guerre nel Continente. “Lo sviluppo della Cina – assicura - non costituisce una minaccia. Al contrario, porterà maggiori opportunità di sviluppo per il mondo”.
“Questo– ha dichiarato il Presidente Olusegun Obasanjo la sera durante il banchetto in onore dell’ospite – è il secolo della Cina per guidare il mondo. E quando guiderà il mondo, noi vogliamo esserle subito dietro”.
Hu assicura che la Cina vuole rapporti paritetici e per il reciproco vantaggio, fondati sull’amicizia e il rispetto, per lo sviluppo dei popoli e per la pace mondiale.
Ma gli analisti svidenziano il contrasto tra le affermazioni ed i comportamenti. Anzitutto – dicono – Pechino viene in Paesi più arretrati per portare via le materie prime, specie petrolio e gas ma anche ferro, cobalto, legno e altro. In minima parte aiuta lo sviluppo delle industrie estrattive locali, piuttosto opera tramite proprie ditte statali e porta il greggio nelle raffinerie e nei depositi cinesi.
Le materie acquistate spesso non vengono pagare con denaro ma con la realizzazione di opere, da parte di aziende cinesi. Senza possibilità, quindi, di rivolgersi ad altre ditte. Seppure viene utilizzata mano d’opera locale, i dirigenti vengono anzitutto dalla Cina. Iniziato un simile rapporto, rinunciare al rapporto con Pechino significherebbe lasciare le opere incompiute.
Spesso il corrispettivo del petrolio consiste in finanziamenti concessi da banche cinesi. Pechino dice che non interferisce con la politica interna degli Stati. In realtà, non si preoccupa di come verranno utilizzate le somme pagate per le materie prime, se a vantaggio della popolazione o di una elite.
La Cina dice di voler favorire la pace in Africa. Ma ha venduto armi allo Zimbabwe e ha posto il veto alle sanzioni Onu contro il Sudan (grande fornitore di petrolio) per gli eccidi nel Darfur.
Inoltre il boom economico cinese è avvenuto senza alcun rispetto per l’ambiente e la Cina è uno dei Paesi più inquinati del mondo (il 70% delle acque non sono potabili). Il modello di sfruttamento delle risorse che esporta non appare diverso da quello attuato in patria negli scorsi anni.
Dopo avere sfruttato all’eccesso le proprie risorse, ora Pechino ha più rispetto per il proprio ambiente, ma non per quello di altri Stati. Per esempio, intere foreste in Indonesia, Myanmar, Africa e America Latina vengono abbattute per rifornire l’industria cinese.
Oltre alle materie prime, la Cina cerca nuovi mercati per i propri prodotti. L’Africa è un immenso mercato e i prezzi delle manifatture cinesi sono competitivi, anche perché molte industrie sono statali e possono anche vendere in perdita. In questo modo, tuttavia, esporta nei Paesi africani maggiori beni di quanti ne importa (il petrolio, ricordiamo, è pagato soprattutto in opere e servizi) e crea gravi indebitamenti. Inoltre soffoca sul nascere le industrie locali. Il Marocco, Nazione leader nel settore tessile, ha sofferto per la concorrenza cinese in Europa e ora deve accettare la collaborazione con Pechino per diventare una “porta” sull’Europa. “L’Africa è ricca di risorse – ha detto ieri Hu al Parlamento nigeriano – ed un vasto mercato potenziale”.
VegetaSSJ5
01-05-2006, 10:10
madonna si muovo benissimo, ci stanno conquistando piano piano :(
io farei i miei complimenti ad usa ed europa che per decenni (o secoli) non hanno cag@to l'africa manco di striscio lasciandola morire di fame (letteralmente) e ora grazie ad essa si può decidere molto sul nostro futuro. se tra qualche anno cominciassero a morire di fame americani ed europei non ci sarebbe nulla da obiettare...
yossarian
01-05-2006, 13:04
io farei i miei complimenti ad usa ed europa che per decenni (o secoli) non hanno cag@to l'africa manco di striscio lasciandola morire di fame (letteralmente) e ora grazie ad essa si può decidere molto sul nostro futuro. se tra qualche anno cominciassero a morire di fame americani ed europei non ci sarebbe nulla da obiettare...
non è così semplice; a parte il fatto che non è vero che si è sempre ignorata l'Africa (inglesi e olandesi hanno combattuto a lungo, ad esempio, per il possesso dei diamanti e dell'oro sudafricani); inoltre, cinesi, ma anche indiani, stanno un po' per volta mettendo piede anche in quelli che fino a qualche tempo fa si potevano considerare "feudi" occidentali. Tanto per fare alcuni esempi, dietro l'Iran c'è la Cina che ha messo piede anche in Venezuela ed era arrivata persino in Iraq (la guerra ha bloccato anche contratti cinesi, oltre che francesi e russi). Inoltre, Cina e India sono riuscite persino a strappare contratti all'Arabia Saudita, storico "alleato" americano (la prima per lo sfruttamento di qualche giacimento di gas, la seconda per alcuni pozzi di petrolio). Infine, già da qualche anno, Cina e India hanno dato l'assalto alle grandi compagnie petrolifere dell'ex unione sovietica e la prima, in particolare, sta addirittura tentando la scalata, tramite le sue principali compagnie (come la CNOOC, che gode dei finanziamenti dello stato) ad alcune compagnie medio piccole USA (come ad esempio la Unocal, una compagnia senza molta importanza, ma che è ancora titolare, al momento, un contratto per lo sfruttamento dei giacimenti di gas del mar Caspio)
dantes76
01-05-2006, 16:35
io farei i miei complimenti ad usa ed europa che per decenni (o secoli) non hanno cag@to l'africa manco di striscio lasciandola morire di fame (letteralmente) e ora grazie ad essa si può decidere molto sul nostro futuro. se tra qualche anno cominciassero a morire di fame americani ed europei non ci sarebbe nulla da obiettare...
veramente ad alcuni presenti non iteressano i corpi degli africani, ma le anime...
cosi al prox cens possono dire siamo millemilionedimiliardi...
NIGERIA – Il governo ha assegnato alla ‘China national petroleum corporation’ (Cnpc) quattro delle 17 licenze all’asta per esplorare i giacimenti petroliferi: due nel bacino nord-orientale del Lago Ciad e due nel distretto meridionale del Delta del Niger. Il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Mend) ha descritto l’operazione come una “tangente”; la Nigeria è l’ottavo esportatore di petrolio al mondo.[PIME]
AFRICA 23/5/2006 5.28
FINANZA E PETROLIO: DUE RECENTI INZIATIVE DI PECHINO
Si riuniranno a Shangai nel maggio 2007 i capi di stato dei paesi africani aderenti alla Banca africana dello sviluppo (Bas): è stato deciso al termine della recente assemblea dell'istituto di credito, svoltasi a Ouagadougou, in Burkina Faso. È di ieri anche la notizia che la potente ‘Chinese national petroleum corporation’ (Cnpc) è una delle quattro aziende straniere che si sono aggiudicate due nuovi blocchi di prospezione e sfruttamento petrolifero messi all’asta dal governo della Nigeria. Sia l'annuncio relativo alla futura riunione della Bas sia quella relativa al settore petrolifero sembrano far parte della medesima strategia seguita in Africa da Pechino, costantemente alla ricerca di nuove fonti combustibili per alimentare il suo sviluppo economico.
23 Maggio 2006
INDIA – CINA – AFRICA
La crescita economica di India e Cina “aiuta l’Africa”
Secondo l’Ocse “il boom economico dei giganti asiatici ha limitato l’inflazione mondiale, abbassato i tassi di interesse e fatto schizzare le quotazioni dei materiali grezzi. Tutti fattori che giovano al continente nero”.
Parigi (Agenzie) – L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) sostiene che la galoppante crescita economica di Cina ed India “può risultare benefica per le economie africane”. In un documento interno, il gruppo di analisi con base a Parigi afferma che vi sono una serie di “nuove strade” che il continente nero può intraprendere grazie allo sviluppo dell’economia dei giganti asiatici.
Secondo l’Ocse, infatti, lo sviluppo indiano e cinese ha limitato la pressione dell’inflazione mondiale, abbassato i tassi di interesse e fatto schizzare le quotazioni dei materiali grezzi. Questa concatenazione di eventi ha molto aiutato il miglioramento dei termini di mercato dell’Africa.
Sempre secondo l'Ocse, La Cina e l’India sono ottimi mercati per i prodotti africani, in special modo per i mercati del tessile e del vestiario destinati all’esportazione, dai quali sono state rimosse le quote di protezione per gli investitori africani sin dal gennaio 2005.
“Da un altro punto di vista – si legge nel documento – anche i consumatori africani sono agevolati dai beni a poco prezzo che provengono dall’Asia, così come gli investitori possono guadagnare dai beni di capitale convenienti che provengono dalla stessa direzione”.
Secondo i dati presentati nello studio, infine, le industrie cinesi ed indiane sono sempre di più orientate all’apertura verso i mercati esteri, oltre ad essere affamate di risorse energetiche. Questo fattore “apre nuove opportunità ai governi africani, così come aumenta la presenza delle aziende asiatiche in India. Questo movimento interno al continente asiatico può essere sfruttato dalle nazioni africane come fonte di tecnologia, formazione qualificata ed accesso al mercato mondiale”
CONFITEOR
23-05-2006, 11:58
Spesso il corrispettivo del petrolio consiste in finanziamenti concessi da banche cinesi. Pechino dice che non interferisce con la politica interna degli Stati. In realtà, non si preoccupa di come verranno utilizzate le somme pagate per le materie prime, se a vantaggio della popolazione o di una elite.
Invece gli occidentali se ne preoccupano, nel senso che proibiscono che vadano a favore della popolazione...... :fagiano:
16 Giugno 2006
CINA - EGITTO
Inizia in Egitto il nuovo viaggio africano di Wen Jiabao
In seguito andrà in altri sei Stati, ricchi di materie prime. Dietro le ragioni diplomatiche, Pechino prosegue la ricerca di materie prime e di mercati per i suoi prodotti.
Il Cairo (Agenzie) – Comincia domani il viaggio in Africa di Wen Jiabao, premier cinese, che in Egitto celebrerà i 50 anni dei rapporti tra Cina e Africa nel Paese dove sono iniziati. Previste tappe in altri sei Stati, alla ricerca di accordi per l’acquisto di minerali.
Il 30 maggio 1956 l’Egitto è stato il primo Stato africano a stabilire rapporti con la Repubblica popolare di Cina. Da allora i rapporti sono rimasti buoni. Il presidente egiziano Hosni Mubarak è stato sei volte in Cina, da quando è salito al potere nel 1981, e ci tornerà entro l’anno. Gli scambi commerciali sono stati di 2,2 miliardi di dollari nel 2005, con massicce esportazioni dalla Cina. L’Egitto, la cui principale risorsa è il turismo, ha avuto 50 mila turisti cinesi nel 2005, ma conta di accoglierne di più, mentre sono previsti 100 milioni di turisti cinesi nel mondo entro il 2020.
“Entrambi i Paesi – dice Ali al-Hefny, vice ministro egiziano degli Esteri per i rapporti con l’Asia, annunciando che ci sarà una celebrazione dell'anniversario ai piedi delle piramidi – tengono molto a questo rapporto”. Previsti numerosi nuovi accordi commerciali, con la possibilità per l’Egitto di diventare una “porta” per il commercio cinese in Africa.
Nonostante Pechino descriva il viaggio come un evento diplomatico, gli esperti ritengono che cerchi soprattutto nuove fonti di materie prime per la sua industria. Fanno notare che, dopo la visita al Cairo, Wen andrà in Angola (2° maggior fornitore di petrolio alla Cina dopo l’Arabia Saudita) e in altri cinque Stati ricchi di materie prime, anche se non visiterà i criticati regimi di Sudan e Zimbabwe, osteggiati dal mondo occidentale, ma con i quali la Cina ha ottimi rapporti diplomatici e commerciali.
“Per la Cina è necessario garantirsi forniture di petrolio e metalli – osserva Nicolas Pinaud, economista dell’Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo – e quanto altro necessario per la sua economia, che richiede una intensa crescita energetica e industriale”. “E’ chiaro – prosegue – che l’Egitto ha un ruolo importante nel continente e nella regione e ha una posizione strategica nel Mediterraneo… Potrebbe diventare un centro per ricevere e riesportare prodotti cinesi”.
Dal 1990 al 2004 il commercio tra Cina e Africa è cresciuto 40 volte, fino a 39,5 miliardi di dollari nel 2005 e il 15% del petrolio arriva in Cina dalle sole Angola e Sudan. Assorbe l’80% del greggio del Sudan, Stato confinante con l’Egitto.
Pechino vuole anche incrementare i rapporti diplomatici in Africa per isolare sempre più Taiwan, ottenendo il riconoscimento internazionale del principio che l'isola è una parte del suo territorio.
AFRICA 17/6/2006 12.53
PRIMO MINISTRO CINESE IN 7 PAESI AFRICANI PER “SHOPPING ENERGETICO”
Riguarderà soprattutto accordi commerciali su idrocarburi e risorse naturali la visita in sette paesi africani del primo ministro della Repubblica popolare cinese Wen Jiabao, partito stamani da Pechino alla volta del continente africano, dove gli scambi commerciali sono quadruplicati negli ultimi cinque anni, raggiungendo l’anno scorso i 30 miliardi di euro.
L’itinerario di Jiabao prevede incontri ufficiali in Egitto, Ghana, Repubblica del Congo, Angola, Sudafrica, Tanzania e Uganda; la delegazione governativa comprende, tra gli altri, i ministri degli Esteri, dell’Agricoltura e del Commercio. Presentando il viaggio del capo primo ministro, l’agenzia di stampa ‘Nuova Cina’ sottolinea oggi che le relazioni tra Pechino e l’Africa “hanno visto una continua crescita quest’anno”, ricordando anche la visita compiuta a gennaio dal presidente Hu Jintao e dal capo della diplomazia Li Zhaoxing. In quell’occasione venne presentato un documento programmatico della politica cinese in Africa, improntata a una piena collaborazione che – secondo molti esperti – è giustificata soprattutto dalla fortissima domanda di risorse energetiche (a partire dal petrolio) della Cina, che al momento ha relazioni diplomatiche ufficiale con 47 dei 53 paesi del continente.
“L’energia è una parte importante della cooperazione con l’Africa, ma si sbaglia chi pensa che l’unico obiettivo sia l’importazione di greggio” ha detto He Yafei, assistente del ministero degli esteri cinese, citato dall’agenzia di stampa di Pechino alla vigilia della partenza per l’Africa. Imprese cinesi sono ormai impegnate in gran parte dei paesi del continente, dove si sta allargando a vista d’occhio la presenza sui mercati locali di prodotti manifatturieri provenienti dal ‘gigante giallo’ che l’Africa non è ancora in grado di produrre. Gli interessi più forti della Cina sono però legati allo sfruttamento delle risorse naturali dell’Africa in una sorta di battaglia con gli Stati Uniti per il controllo soprattutto del settore energetico.
19 Giugno 2006
CINA - AFRICA
Prosegue nel Ghana il viaggio di Wen Jiabao in Africa
Wen evidenzia la collaborazione e l’amicizia con Egitto e Ghana e descrive la Cina come amica dell’Africa. Ma esperti osservano che fa affari e vende armi anche con regimi dittatoriali.
Pechino (Agenzie) - Prosegue oggi la visita del premier cinese Wen Jiabao in Ghana, dove è arrivato ieri sera dopo la tappa di due giorni in Egitto.
Oggi parteciperà a una cerimonia per il completamento di una strada realizzata con l’aiuto tecnico e i prestiti forniti dal Governo cinese.
Ieri Wen ha incontrato John Agyekum Kufuor, presidente del Ghana. Nelle dichiarazioni congiunte i due leader sottolineano la profonda amicizia che lega da oltre mezzo secolo i due Paesi.
Anche in Egitto, dopo l’incontro con il presidente Hosni Mubarak, Wen aveva sostenuto che i rapporti tra Cina e Paesi africani sono basati su “rispetto reciproco, uguaglianza, reciproci benefici e non interferenza negli affari interni”.
In Egitto sono stati firmati accordi in materia di petrolio e gas naturale e telecomunicazioni. Al Ghana è stato accordato un prestito a basso interesse per 66 milioni di dollari Usa per lo sviluppo delle telecomunicazioni e per altri progetti.
Gli esperti evidenziano che la Cina ottiene dall’Africa un terzo del suo fabbisogno di petrolio e altre materie prime e che il continente è un mercato sempre più importante per i suoi prodotti, più economici rispetto a quelli di altri Stati. La “non interferenza” negli affari interni spesso significa – osservano – che a Pechino non importa se i finanziamenti vengono incamerati dalla leadership politica e che ha ottimi rapporti commerciali anche con i regimi che la comunità internazionale boicotta per le gravi violazioni dei diritti di popoli e persone, come Sudan e Zimbabwe. E Pechino ha minacciato di porre il veto per bloccare le sanzioni Onu al Sudan per il genocidio nel Darfur. Si è pure opposta alle iniziative per investigare e punire Mugabe per la sua “campagna di pulizia” che nel 2005 nei quartieri bassi dello Zimbabwe ha distrutto baracche e mercati lasciando 700 mila persone senza casa e lavoro.
La Cina vende aerei e veicoli militari allo Zimbabwe, armi leggere a Sudan e altri governi considerati repressivi.
“I cinesi – dice Peter Takirambudde, direttore per l’Africa di Human Rights Watch – vanno dovunque ci sono risorse. Loro non vedono cose sbagliate. Loro non sentono cose sbagliate. Questo è molto negativo per gli africani”.
Nei prossimi giorni Wen visiterà Repubblica del Congo, Angola, Sud Africa, Tanzania e Uganda. Il viaggio, poco dopo quello del presidente Hu Jintao in altri Stati africani, è anche svolto in preparazione del summit di novembre a Pechino per la cooperazione tra Cina e Paesi dell’Africa, durante il quale la Cina – promette Wen – potrà rimettere i debiti di questi Stati e incrementare l’assistenza economica e tecnica e gli investimenti delle sue imprese.
21 Giugno 2006
CINA - SUD AFRICA - ANGOLA
Wen Jiabao in Angola, offre prestiti e ottiene petrolio
In Sud Africa previsti accordi su nucleare e tessile. L’Angola è il primo fornitore di petrolio alla Cina: Pechino concede prestiti per le opere e le ditte cinesi ottengono contratti petroliferi.
Pechino (Agenzie) – Oggi Wen Jiabao arriva in Sud Africa, prima visita di un premier cinese da 50 anni, proveniente dall’Angola. Previsto l’incontro con il presidente Thabo Mbeki, anche per discutere accordi su nucleare civile e tessile.
L’accordo prevede – spiega Tseliso Magubela, direttore capo per l’energia nucleare del dicastero Affari energetici e minerali – l’estrazione dell’uranio del Sud Africa e la costruzione congiunta di un reattore nucleare, con scambio di personale tecnico.
In agenda anche un accordo sulla questione tessile, settore nel quale gli economici prodotti cinesi hanno causato nel Paese la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Pechino all’inizio del mese ha detto che limiterà l’esportazione nel Paese, come già fa con Stati Uniti e Unione Europea.
Il Paese è invaso dalle merci cinesi. Nel 2004 il Sud Africa ha esportato in Cina merci per circa 801 milioni di dollari Usa, mentre ha importato manufatti per un valore triplo. Due ditte progettano di introdurre le automobili cinesi a prezzi scontati.
Eppure le ditte sud africane – spiega Aziz Pahad, vice ministro agli Esteri - investono in Cina 400 milioni di dollari, contro i soli 130 milioni portati nel Paese da 80 ditte cinesi.
“Per le classi superiori [il commercio con la Cina] è un vantaggio – spiega Neva Seidman Makgetla, economista al Congresso delle Camere di Commercio sud africane – ma il problema è che le classi meno abbienti hanno bisogno di un lavoro”.
In Angola Wen si è incontrato con il presidente Jose Eduardo dos Santos e il premier Fernando da Piedade Dia dos Santos che lo ha accolto all’aeroporto. L’Angola è il secondo maggior produttore di petrolio africano dopo la Nigeria e ne è il primo fornitore alla Cina, insieme con l’Arabia Saudita: a marzo l’Angola – secondo l’analista Petromatrix - ha fornito alla Cina 2,61 milioni di tonnellate di greggio contro le 2,43 dell’Arabia, che però ad aprile ne ha esportati 2,24 milioni contro i “solo” 1,77 di Luanda. Nel 2005 ci sono stati scambi commerciali per 7 miliardi di dollari Usa. Dopo 27 anni di guerra civile, l’Angola nel 2002 ha raggiunto la pace: il Paese deve essere ricostruito e cerca finanziamenti per strade, ponti, scuole. La cinese Export and Import Bank ha fatto un prestito per 2 miliardi di dollari, garantiti dal petrolio. Per i media locali il Paese “guarda verso l’Oriente”.
“Per noi – dice il ministro Luis da Mota Liz – è molto importante la ricostruzione”.
Ma il petrolio, secondo esperti, porta benefici soprattutto ail gruppo dirigente, mentre la popolazione resta povera: anche nella capitale Luanda manca il cibo e le famiglie vivono con pochi litri di acqua al giorno. Nel sobborgo di Cambamba Dois la gente vive in baracche di corrugati metallici e stracci, che fermano la pioggia e il vento. Non ci sono segni di aiuti del Governo. Una recente epidemia di colera ha ucciso 1.200 persone.
Attivisti per i diritti umani osservano che l’aiuto cinese ha permesso a Luanda di rifiutare il prestito del Fondo monetario internazionale, che chiedeva garanzie circa l’uso dei fondi. La Cina, invece, non si cura della destinazione dei finanziamenti, poiché – dice - segue una politica di “non interferenza” nella politica interna degli Stati. Intanto in Angola la compagnia petrolifera cinese Sinopec, conclude importanti contratti: la settimana scorsa ha acquistato partecipazioni per le ricerche in tre zone che si ritengono avere giacimenti per 3,2 miliardi di barili, con una produzione prevista per il 2007 di 100 mila barili al giorno. Nel 2006 ha già ottenuto un contratto di 3 miliardi di dollari per costruire una nuova raffineria a Lobito che produrrà 240 mila barili di petrolio al giorno e ha importanti quote di partecipazione per le ricerche in altre zone ricche di petrolio.
Il 19 Wen era stato nella Repubblica del Congo, ricca di rame, ma anche di petrolio, e si è incontrato con Denis Sassou, presidente della Nazione e dell’Unione africana.
ANGOLA 21/6/2006 7.09
PRESIDENTE LODA “COOPERAZIONE COSTRUTTIVA” CON LA CINA
“Tenendo conto della realtà africana, la Cina adotta posizioni che rispondono alle attese di sviluppo dei paesi africani”: questo un passaggio del discorso con cui il presidente angolano, Jose Eduardo dos Santos, ha reso omaggio al primo ministro cinese Wen Jiabao arrivato ieri in vista ufficiale nel paese. “Salutiamo il pragmatismo della Cina verso l’Angola, grazie al quale siamo stati in grado di accelerare la ricostruzione del nostro paese” ha aggiunto dos Santos parlando di “cooperazione costruttiva” tra i due paesi e sottolineando come se “la Cina ha bisogno di risorse naturali”, “l’Angola ha bisogno di sviluppare la sua economia”. Il primo ministro cinese, che oggi lascerà il paese per proseguire alla volta di Sudafrica, Tanzania e Uganda, ha poi visitato un ospedale finanziato dal suo governo e costruito nel centro di Luanda. La Cina è divenuto uno dei principali partner del governo angolano soprattutto nella ricostruzione delle strutture e infrastrutture devastate in 27 anni di guerra civile. L’agenzia Afp ricorda come due anni fa Pechino ha concesso a Luanda una linea di credito di due miliardi di dollari, trasformatasi in una miriade di progetti di ricostruzione portati avanti da aziende cinesi. In cambio, la Cina è entrata, a fianco della società petrolifera statale angolana Sonangol, nel settore del greggio angolano. L’Angola è, dopo la Nigeria, il secondo produttore di petrolio del continente africano e le sue potenzialità sono in aumento.
AFRICA 22/6/2006 10.53
PREMIER CINESE: ACCORDI IN SUDAFRICA, VISITA PROSEGUE IN TANZANIA E UGANDA
MISNAIl primo ministro cinese Wen Jiabao ha siglato accordi su nucleare civile e tessile con il presidente sudafricano Thabo Mbeki prima di lasciare il paese e proseguire la sua missione in Africa alla volta di Tanzania e Uganda. “Siamo disposti a prendere misure che riducano le esportazioni tessili cinesi in Sudafrica per assicurare la stabilità del mercato locale” ha detto Wen Jiabao durante la prima visita ufficiale di un premier cinese nel paese sudafricano dopo 50 anni.
Le esportazioni cinesi in Sudafrica al momento sono il triplo di quelle sudafricane in Cina: uno squilibrio che – secondo la stampa locale - Mbeki era stato invitato a bilanciare soprattutto per contenere la perdita di 25.000 posti di lavoro in due anni denunciata dai sindacati locali.
Sono stati sottoscritti anche accordi per il settore energetico e minerario: la Cina acquisterà l’uranio di cui il Sudafrica è uno dei principali produttori, e i due paesi svilupperanno insieme una nuova tecnologia nucleare per usi pacifici e energetici. La missione di Wen Jiabao in Africa per rafforzare le relazioni di cooperazione bilaterale e amichevole sino-africane si concluderà il 24; il capo del governo di Pechino ha già sottoscritto numerosi accordi con i quattro paesi in cui è già stato – Egitto, Ghana, Repubblica del Congo, Angola – prima di recarsi in Sudafrica.
In Egitto sono state firmate intese su petrolio, gas naturale e telecomunicazioni; al Ghana è stato accordato un prestito a basso interesse di 52,2 milioni di euro per lo sviluppo delle telecomunicazioni e altri progetti; in Repubblica del Congo, ricca soprattutto di rame e petrolio, Wen Jiabao ha incontrato il presidente Denis Sassou Nguesso, che è anche presidente di turno dell’Unione Africana. All’Angola – secondo maggior produttore di petrolio africano dopo la Nigeria e primo fornitore della Cina – è stato accordato un prestito di 1,5 milioni di euro, oltre a quello di 2,3 già erogato in passato, per la ricostruzione di strade, ponti e scuole dopo 27 anni di guerra civile.
23 Giugno 2006
CINA - SUD AFRICA
Cina e Sud Africa trasformeranno il carbone in petrolio
In progetto due impianti in Cina per liquefare il carbone. Prevista la riduzione del 15% dell’importazione di greggio.
Cape Town (Scmp) – Cina e Sud Africa collaboreranno per trasformare il carbone in petrolio. L’accordo è stato raggiunto ieri, durante la visita del premier Wen Jiabao.
A Wen è stato spiegato il procedimento ideato dalla Sasol, ditta leader per la produzione di carburante sintetico. L’accordo, cui partecipano varie ditte tra cui la Sasol e la cinese Shenhua Corp, riguarda una fase avanzata dello studio per la costruzione di un impianto per la liquefazione del carbone, nella provincia dello Shaanxi, capace di ottenere 80 mila barili di carburante al giorno.
Un accordo per un progetto analogo nella regione di Ningxia Hui è stato siglato il 21 giugno.
I due progetti – dice Pat Davies, capo esecutivo della Sasol – possono ridurre del 15% l’importazione cinese di petrolio. “Voi [la Cina] avete grandi riserve di carbone – ha spiegato Davies a Wen – e importate petrolio. Di fatto avete grandi giacimenti di petrolio sotto forma di carbone e la nostra tecnologia può trasformare il carbone in petrolio”.
Pechino è il primo produttore e consumatore di carbone, che copre il 70% del fabbisogno interno di energia. Si prevede che la produzione raggiunga i 2,45 miliardi di tonnellate nel 2010. Ma la Cina è anche il secondo maggior importatore di petrolio, dopo gli Stati Uniti, con 127 di milioni di tonnellate importate nel 2005, pari al 40% del consumo nazionale. Trovare altre fonti di energia e rendersi indipendente da forniture estere sono priorità per la Cina e molti esperti considerano il viaggio di Wen in Africa – da cui Pechino riceve un terzo del petrolio importato - come una ricerca di fonti energetiche.
Wen ha anche partecipato al Forum per la cooperazione economica tra Cina e Sud Africa e ha ribadito che Pechino è un partner strategico affidabile.
“Il Governo cinese – ha detto – guidato da principi di sincerità, amicizia, uguaglianza, benefici comuni e sviluppo congiunto, vuole realizzare un nuovo tipo di collaborazione strategica con l’Africa”, togliere i dazi all’esportazione delle merci africane, concedere finanziamenti a basso interesse, realizzare infrastrutture, contribuire a rendere “più competitivo” il Paese.
Il premier ha anche promesso che Pechino limiterà l’esportazione tessile nello Stato, dove gli economici prodotti cinesi hanno causato la perdita di circa 25 mila posti di lavoro negli ultimi due anni. Sono stati raggiunti accordi in vari settori, tra cui l’uso civile dell’energia nucleare.
Wen ieri ha poi raggiunto la Tanzania, dove è stato accolto dal presidente Jakaya Kikwete.
ETIOPIA
MISNA – L’autorità per le strade etiopi (Era) ha firmato un accordo con l’azienda di costruzione cinese CGC Overseas Construction Co. Ltd per la costruzione e la ricostruzione di importanti pezzi della rete viaria nazionale per un ammontare complessivo che sfiora I 100 milioni di dollari. Lo ha fatto sapere l’agenzia di stampa cinese Xinhua, precisando che le due strade si trovano nello stato meridionale dell’Oromia. I lavori dovranno essere terminati entro la fine del 2010.
RIALLACCIATI RAPPORTI DIPLOMATICI TRA CINA E CIAD
MISNALa Repubblica popolare cinese e lo Stato africano del Ciad hanno ufficialmente riallacciato i rapporti diplomatici dopo nove anni d’interruzione; lo hanno reso noto domenica le autorità delle due nazioni mentre, nelle stesse ore, Taiwan annunciava preventivamente la rottura diplomatica con N’Djamena. Nel 1997 il Ciad aveva ‘optato’ per Taiwan, che da allora ha inviato nel paese africano significativi aiuti in termini economici o attraverso i suoi tecnici per la costruzione di strade, scuole e canali d’irrigazione. Taipei ha reagito con asprezza alla decisione di N’Djamena accusando Pechino di approfittare delle difficoltà in cui versa la nazione africana per far valere il suo maggiore potere politico ed economico. Secondo il ministro degli Esteri taiwanese, James Hung, la Cina avrebbe usato la sua influenza sul Sudan che avrebbe a sua volta convinto N’Djamena, inoltre - sempre secondo il ministro taiwanese - il presidente ciadiano Idriss Deby pianificava già da tempo di tagliare i rapporti con Taipei se la Cina avesse accettato non fornire più armi ribelli ciadiani. I mutati rapporti diplomatici non sembra però avranno un impatto sui diritti di esplorazione petrolifera già concessi dal governo ciadiano alla compagnia petrolifera di bandiera di Taiwan per i giacimenti nel sud, che si è iniziato a sfruttare nel 2003. Nei primi due anni sono stati esportati 133 milioni di barili di greggio. Il Ciad è la settima nazione dal 2000 ad oggi ad aver ‘preferito’ Pechino a Taipei, preceduto da Senegal, Liberia, Macedonia, Dominica, Vanuatu e Grenada.
24 Agosto 2006
CINA - AFRICA
Operai africani in crisi a causa dell’invasione cinese
Le merci cinesi nei mercati africani distruggono la produzione locale. Pechino finanzia progetti pubblici, ma pretende che siano affidati a sue ditte che usano materiali e personale cinese: 4 milioni di lavoratori cinesi nella sola Angola.
Pechino (Scmp) – La Cina in Africa non cerca solo materie prime, ma espande la sua influenza politica ed economica, domina i mercati con le sue merci, esporta il suo stile di vita. Sempre più spesso lavoratori e commercianti locali protestano contro questa “invasione”.
Dal 2000 al 2005 gli scambi commerciali tra Cina e Africa sono cresciuti del 300% e superano i 40 miliardi di dollari Usa annui. Pechino ha anzitutto cercato petrolio e altre materie prime: metalli e minerali ma anche legna. Ma ha anche fatto investimenti, finanziato strade e altre opere pubbliche e raffinerie, in genere pretendendo che le opere fossero appaltate a ditte cinesi. Le ditte cinesi, poi, spesso portano anche materie prime (come il cemento) e mano d’opera, servendosi dei lavoratori locali soprattutto per la manovalanza non qualificata. Molti lavoratori africani vedono ormai con paura l’arrivo dei cinesi, temendo che possano minacciare il loro già misero tenore di vita. Per queste ragioni, nello Zambia i lavoratori hanno manifestato contro i cinesi.
In Angola, dove la gran parte della popolazione vive in estrema povertà, il premier Fernando dos Santos a luglio è stato accusato di avere autorizzato l’immigrazione di 4 milioni di lavoratori cinesi. “I cinesi vengono in Angola all’interno di progetti precisi e al loro termine torneranno nel loro Paese”, ha risposto, senza negare il dato. Nel Sudafrica i sindacati dei lavoratori, timorosi di perdere posti di lavoro specie nel settore tessile e dell’abbigliamento, chiedono al governo di rinegoziare gli accordi commerciali con la Cina, ritenuti troppo vantaggiosi per Pechino. Nel 2005 le importazioni nel Paese dalla Cina sono state pari a 31 miliardi di rand (4,4 miliardi di dollari), rispetto a circa 8 miliardi di rand di esportazioni. Steven Friedman, studioso del Centro per gli studi politici a Johannesburg, ritiene che la Cina in Africa non cerca soltanto materie prime, ma è “una superpotenza” che vuole espandere la sua zona di influenza economica e politica.
La concorrenza degli economici prodotti cinesi ha impoverito le economie di molti Stati africani, le cui merci (per esempio nel tessile) non possono competerci sui mercati occidentali, ma spesso anche in quello nazionale: le manifatture cinesi invadono molti Stati. Ma sempre più spesso risultano di qualità scadente. In Nigeria ditte cinesi sono state accusate di introdurre merci di qualità scadente e mere contraffazioni di altre marche: nel dicembre 2005 nella capitale Lagos i funzionari nigeriani hanno chiuso diversi centri commerciali di ditte cinesi.
Pechino, poi, non nega collaborazione e aiuto ai governi più repressivi del Continente. Gli Stati occidentali, invece, spesso subordinano gli scambi economici al rispetto dei diritti politici e alla concessione di riforme sociali. La Cina è il primo esportatore di petrolio dall’Angola, il cui governo è ritenuto tra i più corrotti. E’ anche un grande acquirente del petrolio del Sudan, al quale ha fornito un importante aiuto politico presso le Nazioni Unite, prospettando di esercitare il veto per impedire una dura risoluzione di condanna per il genocidio nel Darfur.
Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe, è isolato dai governi occidentali che chiedono maggior rispetto per i diritti umani e la creazione di uno Stato di diritto. Per questo la sua politica “guarda a Oriente”. Pechino gli ha venduto merci e armi, ma non solo. L’editore Trevor Ncube racconta che nel Paese non solo le merci ma anche lo stile di vita è sempre più made-in-China: merci cinesi nei negozi, autobus cinesi nelle strade, aeroplani costruiti in Cina nel cielo, le ditte cinesi hanno i maggiori capitali in miniere e nella telecomunicazione. “Loro [i cinesi] sono ovunque”, racconta, per le strade, negli autoveicoli, nelle scuole d’elite dove portano i figli. “Se i britannici sono stati i nostri maestri ieri, i cinesi sono venuti e hanno preso possesso”.
John Robertson, economista di Harare, teme che lo Zimbabwe non possa più fare a meno dell’aiuto cinese. “Temo – spiega – che lo Zimbabwe diventi così debole che, a un certo punto, la Cina possa dire: Ti aiutiamo. Ma, in cambio, non dobbiamo solo restituire i prestiti, ma anche comprare i suoi prodotti. Diventeremmo lo strumento per far sparire le industrie tessile, di abbigliamento e di scarpe nell’intera Africa meridionale, mercato che sarà dei cinesi”.
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