View Full Version : L'autogol della sinistra?
majin mixxi
02-01-2006, 20:01
Claudio Rinaldi per “L’espresso”
Enrico Berlinguer, poveretto, deve aver passato gli ultimi mesi a rivoltarsi nella tomba. Non soltanto perché i Ds suoi eredi, miscelando con troppa disinvoltura politica e affari, parevano ignorare la questione morale a lui cara; soprattutto perché, tifando sbracatamente per un'operazione finanziaria dai contorni oscuri, rischiavano di arrecare un grave danno a se stessi, con un'ingenuità imperdonabile agli occhi di chi nel 1976 aveva compiuto il miracolo di portare il Pci al 34 per cento dei voti.
Di autogol se ne fanno tanti, nel calcio come nella vita. Capita. Ma quello che i Ds hanno messo a segno nell'estate-autunno del 2005, sostenendo con una foga spropositata l'assalto dell'Unipol alla Banca nazionale del lavoro, è destinato a rimanere negli annali. Niente e nessuno obbligava Piero Fassino & C. a schierarsi platealmente al fianco di Giovanni Consorte, lo spericolato presidente della compagnia controllata dalle Coop. Nel mercato, anzi, prevalevano gli scettici, giacché la Bnl appariva un boccone troppo grosso per un predatore famelico ma gracile. Il patatrac è arrivato quando si è scoperto che il manager presunto rosso era in cordata con Gianpiero Fiorani, autore del fallito attacco della Banca popolare italiana all'Antonveneta, arrestato il 13 dicembre per associazione a delinquere; e che grazie a lui si esercitava in speculazioni a scopo di arricchimento personale, non pago dello stipendio da un milione e mezzo di euro all'anno elargitogli dall'Unipol. L'elenco delle conseguenze negative, purtroppo, è facile da redigere.
Al primo posto figura il rozzo avallo che i Ds hanno dato ai cosiddetti immobiliaristi, per la prosaica ragione che quei parvenu dovevano vendere le loro azioni Bnl a Consorte. Fra di essi c'era anche Stefano Ricucci, partito alla conquista del 'Corriere della sera'. "Non c'è un'attività imprenditoriale che sia pregiudizialmente migliore o peggiore di un'altra", ha spiegato il segretario della Quercia al 'Sole 24 Ore' del 7 luglio, "né sul piano morale né su quello economico". E ha aggiunto: "È tanto nobile costruire automobili o essere concessionario di telefonia quanto operare nel settore finanziario o immobiliare... Qualsiasi imprenditore può aspirare a essere azionista di un grande giornale".
Che imprudenza imparentarsi con il peggiore capitalismo d'avventura! In quello spirito il raider bresciano Chicco Gnutti, un socio dell'Unipol già condannato per insider trading, è stato difeso il 5 agosto da un Massimo D'Alema che faceva il finto tonto: "Che cos'ha Gnutti che non va?". E l'8 agosto Fassino ha sostenuto con 'La Stampa' che "la vicenda Bnl è molto diversa dalla scalata all'Antonveneta", mentre le inchieste giudiziarie hanno dimostrato che i protagonisti e i metodi erano sempre gli stessi.
Il secondo guaio è che appoggiando le iniziative di Consorte, e indirettamente quelle di Fiorani, i Ds si sono negati la possibilità di criticare con la giusta durezza l'uomo che ne era il grande regista, cioè il governatore della Banca d'Italia. Benché ormai screditato, infatti, Antonio Fazio è stato trattato con estremo garbo. Il 29 luglio Pierluigi Bersani ha minimizzato l'importanza del suo ruolo: vietato "avvitarsi sulla questione Fazio sì-Fazio no".
Il 1 settembre D'Alema ha escluso ogni richiesta di dimissioni con un argomento di palese pretestuosità, "Rischiamo di trovarci Adriano Galliani governatore". Sei giorni dopo, quando cani e porci invitavano Fazio a un passo indietro, Bersani lo ha addirittura esortato a tenere duro: "Andarsene in queste condizioni sarebbe come cedere a una confusa canea". Così è stata sciupata l'occasione di rinfacciare a Silvio Berlusconi la sua ambiguità, la sua incapacità di risolvere il problema.
Nemmeno quando il bubbone Fiorani ha rivelato tutta la sua sostanza purulenta i Ds hanno potuto mettere sotto pressione il premier. Paralizzati dalla paura che anche Consorte finisse nei guai, hanno rinunciato a puntare il dito contro i personaggi della destra che alla Bpi erano di casa, a cominciare dal sottosegretario forzista Aldo Brancher. Non hanno nemmeno ricordato che Berlusconi, nella notte fra l'11 e il 12 luglio, sembrò al suo commensale Gnutti "commosso" per il sì di Fazio all'Opa di Fiorani sull'Antonveneta. Lo scandalo è stato seguito con un distacco del tutto fuor di luogo. Anche dopo l'arresto del banchiere lodigiano Bersani e Consorte hanno insistito, come se niente fosse, perché la Banca d'Italia si sbrigasse ad autorizzare l'Opa Unipol-Bnl.
Forse aveva i suoi motivi Fiorani, in quella notte di luglio, per dire a Gnutti che "la sinistra ci ha appoggiati più di quanto non abbia fatto il governatore". Chissà. Ammesso che sia andata così, è stato in omaggio a una vecchia teoria dalemiana: quella per cui anche la sinistra deve costruirsi, a qualsiasi prezzo, una presenza diretta nel sistema economico-finanziario. Ma è un'idea autolesionistica, oltre che di assai dubbia correttezza. L'affarismo non paga. Se sponsorizzando Consorte i furbetti del Botteghino miravano a rafforzarsi nel risorto Ulivo, a scapito degli amici e rivali della Margherita, hanno maldestramente sortito l'effetto opposto.
Lucio Virzì
02-01-2006, 20:10
Si, Consorte è un clamoroso autogoal di D'Alema. :(
LuVi
Si, Consorte è un clamoroso autogoal di D'Alema. :(
LuVi
io penso che se ci fosse un'informazione adeguata ora la faccenda di Consorte e D'Alema non sarebbe nemmeno così scandalosa.
Trovo più scandaloso il fatto che abbia vissuto per anni in un appartamento nel centro di Roma di un'ente pubblico. Di quelli destinati a chi, insomma, una casa non se la può permettere, e che poi, l'abbia potuta comprare ad un prezzo stracciato.
Questo, a mio parere doveva metterlo fuori gioco già da molto tempo, almeno se nella sinsitra ci fosse un minimo di coerenza ideologica^^
con questi scandali la sinistra ha perso la sua presunta innocenza, la sua presunta superiorità morale.
(parlo di presunta perchè, è evidente, non ha mai avuto nessuna di queste due caratteristiche).
Ma tutta la sinistra, non solo D'Alema.
Claudio Rinaldi per “L’espresso”
Enrico Berlinguer, poveretto, deve aver passato gli ultimi mesi a rivoltarsi nella tomba. Non soltanto perché i Ds suoi eredi, miscelando con troppa disinvoltura politica e affari, parevano ignorare la questione morale a lui cara; soprattutto perché, tifando sbracatamente per un'operazione finanziaria dai contorni oscuri, rischiavano di arrecare un grave danno a se stessi, con un'ingenuità imperdonabile agli occhi di chi nel 1976 aveva compiuto il miracolo di portare il Pci al 34 per cento dei voti.
Di autogol se ne fanno tanti, nel calcio come nella vita. Capita. Ma quello che i Ds hanno messo a segno nell'estate-autunno del 2005, sostenendo con una foga spropositata l'assalto dell'Unipol alla Banca nazionale del lavoro, è destinato a rimanere negli annali. Niente e nessuno obbligava Piero Fassino & C. a schierarsi platealmente al fianco di Giovanni Consorte, lo spericolato presidente della compagnia controllata dalle Coop. Nel mercato, anzi, prevalevano gli scettici, giacché la Bnl appariva un boccone troppo grosso per un predatore famelico ma gracile. Il patatrac è arrivato quando si è scoperto che il manager presunto rosso era in cordata con Gianpiero Fiorani, autore del fallito attacco della Banca popolare italiana all'Antonveneta, arrestato il 13 dicembre per associazione a delinquere; e che grazie a lui si esercitava in speculazioni a scopo di arricchimento personale, non pago dello stipendio da un milione e mezzo di euro all'anno elargitogli dall'Unipol. L'elenco delle conseguenze negative, purtroppo, è facile da redigere.
Al primo posto figura il rozzo avallo che i Ds hanno dato ai cosiddetti immobiliaristi, per la prosaica ragione che quei parvenu dovevano vendere le loro azioni Bnl a Consorte. Fra di essi c'era anche Stefano Ricucci, partito alla conquista del 'Corriere della sera'. "Non c'è un'attività imprenditoriale che sia pregiudizialmente migliore o peggiore di un'altra", ha spiegato il segretario della Quercia al 'Sole 24 Ore' del 7 luglio, "né sul piano morale né su quello economico". E ha aggiunto: "È tanto nobile costruire automobili o essere concessionario di telefonia quanto operare nel settore finanziario o immobiliare... Qualsiasi imprenditore può aspirare a essere azionista di un grande giornale".
Che imprudenza imparentarsi con il peggiore capitalismo d'avventura! In quello spirito il raider bresciano Chicco Gnutti, un socio dell'Unipol già condannato per insider trading, è stato difeso il 5 agosto da un Massimo D'Alema che faceva il finto tonto: "Che cos'ha Gnutti che non va?". E l'8 agosto Fassino ha sostenuto con 'La Stampa' che "la vicenda Bnl è molto diversa dalla scalata all'Antonveneta", mentre le inchieste giudiziarie hanno dimostrato che i protagonisti e i metodi erano sempre gli stessi.
Il secondo guaio è che appoggiando le iniziative di Consorte, e indirettamente quelle di Fiorani, i Ds si sono negati la possibilità di criticare con la giusta durezza l'uomo che ne era il grande regista, cioè il governatore della Banca d'Italia. Benché ormai screditato, infatti, Antonio Fazio è stato trattato con estremo garbo. Il 29 luglio Pierluigi Bersani ha minimizzato l'importanza del suo ruolo: vietato "avvitarsi sulla questione Fazio sì-Fazio no".
Il 1 settembre D'Alema ha escluso ogni richiesta di dimissioni con un argomento di palese pretestuosità, "Rischiamo di trovarci Adriano Galliani governatore". Sei giorni dopo, quando cani e porci invitavano Fazio a un passo indietro, Bersani lo ha addirittura esortato a tenere duro: "Andarsene in queste condizioni sarebbe come cedere a una confusa canea". Così è stata sciupata l'occasione di rinfacciare a Silvio Berlusconi la sua ambiguità, la sua incapacità di risolvere il problema.
Nemmeno quando il bubbone Fiorani ha rivelato tutta la sua sostanza purulenta i Ds hanno potuto mettere sotto pressione il premier. Paralizzati dalla paura che anche Consorte finisse nei guai, hanno rinunciato a puntare il dito contro i personaggi della destra che alla Bpi erano di casa, a cominciare dal sottosegretario forzista Aldo Brancher. Non hanno nemmeno ricordato che Berlusconi, nella notte fra l'11 e il 12 luglio, sembrò al suo commensale Gnutti "commosso" per il sì di Fazio all'Opa di Fiorani sull'Antonveneta. Lo scandalo è stato seguito con un distacco del tutto fuor di luogo. Anche dopo l'arresto del banchiere lodigiano Bersani e Consorte hanno insistito, come se niente fosse, perché la Banca d'Italia si sbrigasse ad autorizzare l'Opa Unipol-Bnl.
Forse aveva i suoi motivi Fiorani, in quella notte di luglio, per dire a Gnutti che "la sinistra ci ha appoggiati più di quanto non abbia fatto il governatore". Chissà. Ammesso che sia andata così, è stato in omaggio a una vecchia teoria dalemiana: quella per cui anche la sinistra deve costruirsi, a qualsiasi prezzo, una presenza diretta nel sistema economico-finanziario. Ma è un'idea autolesionistica, oltre che di assai dubbia correttezza. L'affarismo non paga. Se sponsorizzando Consorte i furbetti del Botteghino miravano a rafforzarsi nel risorto Ulivo, a scapito degli amici e rivali della Margherita, hanno maldestramente sortito l'effetto opposto.
EDIT Il pezzo di Rinaldi per l'Espresso lo avevo già postato io proprio nel seguente thread:
http://forum.hwupgrade.it/showthread.php?s=&postid=10713816#post10713816
manco me lo ricordavo :p
Inoltre è simile a quello di Peperosso per Canisciolti.info (entrambi fanno riferimento a Berlinguer) che ho postato sempre in quel thread su Unipol/Consorte.
sempreio
02-01-2006, 21:00
guardate io volevo tapparmi il naso e votare per fassino o rutelli ma non voterò nulla, perfino bertinotti è continuamente bersagliato dai suoi che lo vogliono fuori dal partito. ormai ........... boh :rolleyes:
Lucio Virzì
02-01-2006, 21:06
io penso che se ci fosse un'informazione adeguata ora la faccenda di Consorte e D'Alema non sarebbe nemmeno così scandalosa.
Trovo più scandaloso il fatto che abbia vissuto per anni in un appartamento nel centro di Roma di un'ente pubblico. Di quelli destinati a chi, insomma, una casa non se la può permettere, e che poi, l'abbia potuta comprare ad un prezzo stracciato.
Questo, a mio parere doveva metterlo fuori gioco già da molto tempo, almeno se nella sinsitra ci fosse un minimo di coerenza ideologica^^
con questi scandali la sinistra ha perso la sua presunta innocenza, la sua presunta superiorità morale.
(parlo di presunta perchè, è evidente, non ha mai avuto nessuna di queste due caratteristiche).
Ma tutta la sinistra, non solo D'Alema.
Si, va beh, ecco, ci mancava.... :rolleyes:
Già che se ne parla, a sinistra, basta ad elevare su un gradino di Km, TUTTO lo schieramento a sinistra di CCD-CDU rispetto alla casa delle iniquità.
LuVi
io penso che se ci fosse un'informazione adeguata ora la faccenda di Consorte e D'Alema non sarebbe nemmeno così scandalosa.
Trovo più scandaloso il fatto che abbia vissuto per anni in un appartamento nel centro di Roma di un'ente pubblico. Di quelli destinati a chi, insomma, una casa non se la può permettere, e che poi, l'abbia potuta comprare ad un prezzo stracciato.
Questo, a mio parere doveva metterlo fuori gioco già da molto tempo, almeno se nella sinsitra ci fosse un minimo di coerenza ideologica^^
con questi scandali la sinistra ha perso la sua presunta innocenza, la sua presunta superiorità morale.
(parlo di presunta perchè, è evidente, non ha mai avuto nessuna di queste due caratteristiche).
Ma tutta la sinistra, non solo D'Alema.
EDIT
tatrat4d
03-01-2006, 00:16
EDIT
non mi pare una qualità che meriti una faccina ed un commento simile. ;)
Ok edito :)
FabioGreggio
03-01-2006, 08:44
Claudio Rinaldi per “L’espresso”
Enrico Berlinguer, poveretto, deve aver passato gli ultimi mesi a rivoltarsi nella tomba. Non soltanto perché i Ds suoi eredi, miscelando con troppa disinvoltura politica e affari, parevano ignorare la questione morale a lui cara; soprattutto perché, tifando sbracatamente per un'operazione finanziaria dai contorni oscuri, rischiavano di arrecare un grave danno a se stessi, con un'ingenuità imperdonabile agli occhi di chi nel 1976 aveva compiuto il miracolo di portare il Pci al 34 per cento dei voti.
Di autogol se ne fanno tanti, nel calcio come nella vita. Capita. Ma quello che i Ds hanno messo a segno nell'estate-autunno del 2005, sostenendo con una foga spropositata l'assalto dell'Unipol alla Banca nazionale del lavoro, è destinato a rimanere negli annali. Niente e nessuno obbligava Piero Fassino & C. a schierarsi platealmente al fianco di Giovanni Consorte, lo spericolato presidente della compagnia controllata dalle Coop. Nel mercato, anzi, prevalevano gli scettici, giacché la Bnl appariva un boccone troppo grosso per un predatore famelico ma gracile. Il patatrac è arrivato quando si è scoperto che il manager presunto rosso era in cordata con Gianpiero Fiorani, autore del fallito attacco della Banca popolare italiana all'Antonveneta, arrestato il 13 dicembre per associazione a delinquere; e che grazie a lui si esercitava in speculazioni a scopo di arricchimento personale, non pago dello stipendio da un milione e mezzo di euro all'anno elargitogli dall'Unipol. L'elenco delle conseguenze negative, purtroppo, è facile da redigere.
Al primo posto figura il rozzo avallo che i Ds hanno dato ai cosiddetti immobiliaristi, per la prosaica ragione che quei parvenu dovevano vendere le loro azioni Bnl a Consorte. Fra di essi c'era anche Stefano Ricucci, partito alla conquista del 'Corriere della sera'. "Non c'è un'attività imprenditoriale che sia pregiudizialmente migliore o peggiore di un'altra", ha spiegato il segretario della Quercia al 'Sole 24 Ore' del 7 luglio, "né sul piano morale né su quello economico". E ha aggiunto: "È tanto nobile costruire automobili o essere concessionario di telefonia quanto operare nel settore finanziario o immobiliare... Qualsiasi imprenditore può aspirare a essere azionista di un grande giornale".
Che imprudenza imparentarsi con il peggiore capitalismo d'avventura! In quello spirito il raider bresciano Chicco Gnutti, un socio dell'Unipol già condannato per insider trading, è stato difeso il 5 agosto da un Massimo D'Alema che faceva il finto tonto: "Che cos'ha Gnutti che non va?". E l'8 agosto Fassino ha sostenuto con 'La Stampa' che "la vicenda Bnl è molto diversa dalla scalata all'Antonveneta", mentre le inchieste giudiziarie hanno dimostrato che i protagonisti e i metodi erano sempre gli stessi.
Il secondo guaio è che appoggiando le iniziative di Consorte, e indirettamente quelle di Fiorani, i Ds si sono negati la possibilità di criticare con la giusta durezza l'uomo che ne era il grande regista, cioè il governatore della Banca d'Italia. Benché ormai screditato, infatti, Antonio Fazio è stato trattato con estremo garbo. Il 29 luglio Pierluigi Bersani ha minimizzato l'importanza del suo ruolo: vietato "avvitarsi sulla questione Fazio sì-Fazio no".
Il 1 settembre D'Alema ha escluso ogni richiesta di dimissioni con un argomento di palese pretestuosità, "Rischiamo di trovarci Adriano Galliani governatore". Sei giorni dopo, quando cani e porci invitavano Fazio a un passo indietro, Bersani lo ha addirittura esortato a tenere duro: "Andarsene in queste condizioni sarebbe come cedere a una confusa canea". Così è stata sciupata l'occasione di rinfacciare a Silvio Berlusconi la sua ambiguità, la sua incapacità di risolvere il problema.
Nemmeno quando il bubbone Fiorani ha rivelato tutta la sua sostanza purulenta i Ds hanno potuto mettere sotto pressione il premier. Paralizzati dalla paura che anche Consorte finisse nei guai, hanno rinunciato a puntare il dito contro i personaggi della destra che alla Bpi erano di casa, a cominciare dal sottosegretario forzista Aldo Brancher. Non hanno nemmeno ricordato che Berlusconi, nella notte fra l'11 e il 12 luglio, sembrò al suo commensale Gnutti "commosso" per il sì di Fazio all'Opa di Fiorani sull'Antonveneta. Lo scandalo è stato seguito con un distacco del tutto fuor di luogo. Anche dopo l'arresto del banchiere lodigiano Bersani e Consorte hanno insistito, come se niente fosse, perché la Banca d'Italia si sbrigasse ad autorizzare l'Opa Unipol-Bnl.
Forse aveva i suoi motivi Fiorani, in quella notte di luglio, per dire a Gnutti che "la sinistra ci ha appoggiati più di quanto non abbia fatto il governatore". Chissà. Ammesso che sia andata così, è stato in omaggio a una vecchia teoria dalemiana: quella per cui anche la sinistra deve costruirsi, a qualsiasi prezzo, una presenza diretta nel sistema economico-finanziario. Ma è un'idea autolesionistica, oltre che di assai dubbia correttezza. L'affarismo non paga. Se sponsorizzando Consorte i furbetti del Botteghino miravano a rafforzarsi nel risorto Ulivo, a scapito degli amici e rivali della Margherita, hanno maldestramente sortito l'effetto opposto.
Il problema è che al cdx cose come queste capitano due volte al mese e tutti c'hanno fatto il callo.
Quando la sinistra sbaglia è l'apoteosi dello sciacallaggio.
Sciacalli con le mutande sporche s'intende.
Infatti l'altro affaire Fazio-Ricucci è già dimenticato: robetta insomma.
fg
Lo sbaglio fatto a sx è in questo caso veramente grosso.
L'unico fattore positivo, se proprio ne vogliamo trovare uno, sta nelle voci di dissenso e critica che si sono alzate al suo interno.
Dall'altra parte invece, un silenzio assordante di fronte ai mille scandali di cui sono protagonisti.
Ciao
Federico
nomeutente
03-01-2006, 10:53
guardate io volevo tapparmi il naso e votare per fassino o rutelli ma non voterò nulla, perfino bertinotti è continuamente bersagliato dai suoi che lo vogliono fuori dal partito. ormai ........... boh :rolleyes:
Bertinotti, all'interno del suo partito, è criticato da quanti non si stupiscono affatto di leggere certe notizie che Bertinotti fa finta di non vedere, per crogiolarsi nei continui "segnali di discontinuità" e "svolte a sinistra epocali" che lui vede ogni cinque minuti nel csx.
E' essenziale ripulire la sinistra dai comitati d'affari, che non nascono per caso.
Il problema è che al cdx cose come queste capitano due volte al mese e tutti c'hanno fatto il callo.
Quando la sinistra sbaglia è l'apoteosi dello sciacallaggio.
Sciacalli con le mutande sporche s'intende.
Infatti l'altro affaire Fazio-Ricucci è già dimenticato: robetta insomma.
fg
SI però capisci che questo csx NON è un'alternativa valida al cdx proprio per queste cose, per la scelta di Prodi ecc.ecc.
Votare sempre tappandomi il naso? Sono stufo marcio.
Sono un lavoratore dipendente.....mi toccherà votare quel pazzo di Bertinotti e non ne sono contento.
Mailandre
03-01-2006, 11:39
-------- "" UNIPOL/ CHITI DA' VOCE A DS ANTI-OPA. SALE TENSIONE CON DALEMIANI
L'insofferenza di molti 'fassiniani' verso tutta l'operazione Unipol-Bnl covava da giorni, aumentava ad ogni nuova intercettazione pubblicata sui giornali, ad ogni nuovo conto corrente di Consorte scoperto dai magistrati. Ma se fino adora si trattava di accenni, di sussurri, oggi il numero due delpartito Vannino Chiti ha rotto gli indugi e, intervistato daRepubblica, ha detto, sia pure a titolo 'personale', "quello chemolti di noi pensano", come spiega uno degli uomini dell'area del segretario: è stato uno sbaglio "fare il tifo" per l'opa, unpartito non dovrebbe "schierarsi in queste vicende" ed è ora dicambiare rotta.
Parole che irritano i dalemiani, almeno quelli della cerchia piùstretta, convinti che non ci sia nessuna autocritica da fare.
Qualcuno di loro cede al sarcasmo, sottolineando le nuoveintercettazioni di telefonate tra Fassino e Consorte pubblicate dal Giornale: "Forse Chiti ce l'aveva con Fassino, a giudicare da quello che è apparso sul Giornale".Chiti sottolinea di parlare a "titolo personale", ma tutti nel partito si dicono certi che "difficilmente il numero due della Quercia parla senza sentire il segretario". Magari, aggiunge,qualcuno, può avere un po' "forzato la mano" per spingere Fassino alla 'svolta'. "Diciamo che quello di Chiti è il pensiero di Fassino all'85% per cento - spiega un esponente Ds vicino al segretario - e che il 15% che manca è rappresentato dall'imbarazzo di Fassino". Insomma nel partito più d'uno pensa che in questa vicenda il segretario "abbia fatto qualche telefonata di troppo" e che oggi sia in difficoltà a fare autocritica. "Lui è si è esposto molto - prosegue un membro della segreteria- diciamo anche troppo. Ora è in imbarazzo a sfilarsi, anche perché D'Alema e i suoi spingono per una linea impostata sulla denuncia del 'complotto' contro i Ds...". Sul caso Unipol infatti si potrebbe produrre una frattura tra il segretario e il presidente della Quercia. A mezza bocca qualcuno racconta anche che oggi "gli uomini vicini a D'Alema abbiano fatto pressioni su Fassino perché smentisse Chiti". Ma la smentita non c'è stata e ora il segretario dovrà fare i conti con una grossa parte del partito che mal sopporta certe "insistenti e troppo numerose telefonate fatte da alcuni autorevoli dirigenti della Quercia all'indirizzo di Consorte". Chi è molto vicino a Chiti e ne condivide la posizione di 'rottura' garantisce anche che Fassino non lo smentirà come si intuisce dalle parole di un altro membro della segreteria vicina a Fassino, Marina Sereni, "Personalmente condivido dall'inizio alla fine le parole di Chiti. Mi pare che quella di Chiti sia l'espressione di una riflessione personale -osserva Sereni -, ma credo sia decisamente condivisa da tutta la segreteria e coerente con le cose dette fin'ora. La nostra è stata la reazione alle posizioni esterne di chi minava la legittimità dell'operazione, forse nel tentativo di affermare un principio abbiamo anche dato un giudizio di merito".
Di sicuro, è il ragionamento, l'intervista di Chiti offre a Fassino la possibilità di svoltare. "Deve decidere lui da che parte far pendere la bilancia, se continuare come fatto fino ad ora o cambiare rotta. Non deve mica fare 'mea culpa', basta che non smentisca il Chiti di oggi". Secondo Peppino Caldarola "l'intervista di Chiti può essere il primo passo verso una revisione nella linea del partito". Parere positivo esprime anche Lucà: "Ha ragione Chiti, sono senz'altro d'accordo sulla necessità che i partiti in quanto tali evitino prevaricazioni.
Non si può pretendere che la politica non esprima il proprio punto di vista, ma senza 'incursioni', senza 'sovrapposizioni'".
Dunque bisogna cambiare rotta rispetto all'estate scorsa: "Non c'è da cambiare rotta, c'è l'esigenza di un dibattito sul rapporto tra politica ed economia, su una nuova etica pubblica".
Anche alcuni degli uomini spesso vicini al presidente Ds,condividono Chiti, ma sono i 'battitori liberi'. Giuseppe Caldarola si dice "Sono completamente d'accordo con Chiti, la considero una linea utile". Nicola Rossi afferma di "condividere le osservazioni di Chiti", aggiungendo però che sarebbe sbagliato "leggerle solo riferite ai Ds: è un invito all'intera classe politica a stare nei suoi confini, invito rivolto anche a chi ha fatto il tifo 'contro' l'opa". Quindi ricorda: "Anche io quest'estate ho detto che serviva un maggior distacco".
Rossi, invece, non apprezza la teoria dell' 'attacco mediatico' a cui sarebbero sottoposti i Ds secondo gli uomini vicini a D'Alema. "Non è bello che siano pubblicate intercettazioni che dovrebbero per legge essere protette, e su questo si può fare una battaglia. Ma non credo agli attacchi né ai complotti e, comunque, ciò non toglie che si possa anche dire che la politica,tutta, deve lasciare la parola al mercato". Sulle intercettazioni è intervenuto oggi il portavoce di Fassino per denunciare la "grave aggressione" da parte del Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi. Enrico Morando, dell'ala liberal del partito, critico della prima ora sia sul ruolo di Antonio Fazio che sulle scalate di Consorte è un altro dei sostenitori di Chiti: "Registro positivamente un mutamento progressivo della linea del partito" dice lamentando però l'assenza fin'ora di una discussione vera dento il partito.
In realtà, proprio qui si misurano le diverse linee presenti nel partito. Gli uomini vicini a D'Alema, infatti, insistono molto nel sottolineare le nuove intercettazioni telefoniche e spiegano che "è secondaria questa discussione (aperta da Chiti, ndr). Ci mettiamo a dibattere di questo mentre accadono fatti di gravità inaudita come la violazione clamorosa della legge?". C'è la sensazione dell'assedio, almeno mediatico, e la convinzione che il partito debba fare quadrato per reagire agli attacchi. In ogni caso, nessuno dei 'dalemiani' accetta di parlare: il presidente dei senatori, Gavino Angius, si limita a rispondere "no comment" a chi gli chiede di esprimere un giudizio sull'intervista di Fassino.
Di sicuro da oggi si apre una nuova fase 'dialettica' nei Ds che avrà modo di esprimersi nella direzione nazionale dell'11 gennaio. In quella sede avverrà un primo confronto tra le anime della Quercia. La direzione nazionale sarà comunque preceduta da una segreteria e da un'assemblea dei segretari regionali. A questi ultimi, che con ogni probabilità esprimeranno il sentimento di una base fortemente preoccupata per l'andamento della vicenda Unipol, Fassino dovrà chiarire il cambiamento di rotta del partito quello che Chiti ha oggi probabilmente anticipato.""--------
Meno male che le questioni morali , devono anche avere una responsabilità Politica ,.....di questo, l'etica del pensiero di sinistra è esule!!
Vedremo se la campagna elettorale lo consentirà..... :rolleyes:
ciao
Lucio Virzì
04-01-2006, 14:07
Politica
Prodi: «Fissare i confini tra affari e politica»
di red
Con una lettera, pubblicata sul suo sito e sul quotidiano La Stampa, Romano Prodi interviene sulle vicende di questi giorni. «Affari e politica, fissare i confini» è il titolo dell’intervento. Per il Professore la politica deve sapere quando fermarsi: «il confine oltre il quale si può intravvedere l’interesse delle persone o di gruppi di persone e non più l’interesse della collettività».
http://www.romanoprodi.it/cgi-bin/adon.cgi?act=doc&doc=638
Articolo su La Stampa
La politica riguadagni la fiducia dei cittadini
4 Gennaio 2006
In questo periodo mi si descrive come rinchiuso in un silenzio che, a seconda delle interpretazioni, è imbarazzato, preoccupato, o “assordante”, come a sottintendere una presa di distanza o di condanna da persone e situazioni.
I motivi del mio silenzio sono in realtà da ricercare altrove o, perlomeno, in un altro modo di pensare e di affrontare questioni confuse e delicate quali quelle che le cronache dei giornali ci propongono quotidianamente con dovizia di particolari.
In buona sostanza, cosa ci raccontano queste cronache? che spaccato ci restituiscono della nostra società? Quali malattie del nostro sistema economico e politico denunciano? Cosa dobbiamo fare per sanare queste ferite, se siamo convinti, come io sono convinto, che spetti alla politica l’onere di elaborare proposte e progetti per migliorare la società in cui viviamo, non solo in termini di qualità della vita ma anche e prima di tutto in termini di qualità morale? E, infine, come formulare tali proposte, visto che non è solo con la legge che si possono obbligare persone, apparati e sistemi ad un comportamento etico?
Perché è di questo, infatti, che si deve discutere e a fondo. E’ sulla necessità di ritrovare tutti un nuovo slancio verso una maggiore trasparenza che devono convergere le nostre volontà e i nostri sforzi.
E, allora, proviamo a formulare le risposte alle domande che ci siamo rivolti.
Le cronache di queste ultime settimane ci dicono che è esistita ed esiste una vicinanza tra politica e centrali economiche che, in taluni casi, ha debordato oltre i confini: non oltre i confini del lecito dal punto di vista giuridico ma oltre i confini dell’opportunità politica. Si è tornati, con il caso Popolare di Lodi e il caso Unipol, a dare un’immagine della politica troppo promiscua al mondo degli affari e degli interessi, dando così argomenti a quanti hanno vantaggio a legittimare quella sotterranea deriva qualunquista secondo la quale la politica è una cosa sporca, i politici sono tutti uguali, pensano solo ai loro interessi… e via dicendo. In una società che già ha subito negli anni scorsi una forte e, a mio avviso, pericolosa devianza verso il qualunquismo e l’individualismo, che si è vista proporre come valori il successo e il denaro, valori per il cui conseguimento sembra essere diventato legittimo l’uso di qualsiasi mezzo e l’aggirare se non il calpestare qualsiasi legge, qualsiasi norma comportamentale; in una società già così moralmente fragile, eventi come questi costituiscono, al di là della loro reale portata dal punto di vista giudiziario, una ferita profonda, una lacerazione della coscienza collettiva del Paese.
E questo vale per tutto il Paese, senza distinzioni di parte politica. Perché esiste ancora una maggioranza, una massiccia maggioranza, di Italiani per bene (per bene, non perbenisti), di cittadini onesti (moralmente onesti e non moralisti) che si stanno rivolgendo a noi proprio in ragione del fatto che alla classe dirigente del centrosinistra riconoscono una maggiore tensione morale, un più forte senso dello Stato e del bene comune; che guardano a noi con fiducia nella speranza di non essere più governati in regime di conflitto di interessi, di non vedere più le Camere umiliate nell’approvare a colpi di fiducia leggi ad personam, ma di vedere di nuovo all’opera una classe dirigente animata da spirito di servizio e - termine forse desueto, ma che vale la pena di rispolverare e rivalutare - da amor di Patria. Una classe dirigente che – ne sono e ne siamo tutti consapevoli – dovrà mettere mano a una situazione difficile, dovrà governare con rigore e intervenire anche con durezza per raddrizzare storture, per correggere devianze, per riparare torti. Una classe dirigente che dovrà far leva su una credibilità forte per potere in taluni casi chiamare a raccolta le coscienze, dicendo agli Italiani, parafrasando la celebre frase rivolta da Kennedy al popolo americano: “non chiedetevi cosa l’Italia può fare per voi, ma cosa voi potete fare per l’Italia”.
Come potremo rivolgerci a loro in questo modo se non godendo della loro stima e del loro rispetto? Come potremo aiutare nella sua difficile opera la rinnovata Banca d’Italia, chiamata a rimettere ordine in un sistema bancario scosso, avvelenato e indebolito? Come potremo chiedere agli imprenditori di impegnarsi per lo sviluppo rinunciando agli affari facili per ritrovare la voglia di impresa nelle sfide più difficili? Come potremo salvaguardare quel patrimonio morale, di democrazia economica e di coesione sociale che ci è stato trasmesso dalla cooperazione? E come potremo averne cura e farlo ulteriormente crescere se non con nuove regole di ‘governance’ messe a punto con il coinvolgimento dell’intero movimento cooperativo? Come potremo alimentare la fiducia e la speranza nei milioni di giovani che guardano con preoccupazione crescente al loro futuro? Con quale immagine ci andremo a presentare ai grandi appuntamenti internazionali per fare valere le nostre opinioni e le nostre ragioni?
E’ giunto il momento, per la politica, di fare un passo indietro e qualche passo in avanti.
Un passo indietro, per allontanarsi e allontanare da sé i sospetti di vicinanza e di collusione con i grandi centri del potere economico e finanziario. La politica deve essere “altra” da essi deve governare, orientare, vigilare, se è il caso, punire. Non deve “partecipare” alle vicende dell’economia, deve essere interlocutore forte e indipendente di coloro che sono chiamati ad assumere le decisioni operative.
Non vi è dubbio alcuno che il politico, nell’alto esercizio delle sue funzioni di rappresentante eletto dei cittadini, abbia il diritto e il dovere di essere informato sulle grandi decisioni, suscettibili di generare cambiamenti nel quadro economico e, quindi, nella società. Ma va stabilito un confine – ed ecco i passi in avanti da compiere - raggiunto il quale entrambe le parti devono sapersi fermare: il confine oltre il quale si può intravedere l’interesse delle persone o di gruppi di persone e non più l’interesse della collettività.
Dobbiamo quindi, dove è necessario, proporci nuove regole e nuovi confini, per riportare la politica nel suo alveo, se da esso è uscita e, soprattutto, per garantire ai cittadini che nel suo alveo essa rimane e rimarrà. Sempre. Tuttavia, come ho affermato nelle prime battute di questo scritto, non è certo o soltanto con nuove leggi che si regolano i comportamenti di persone, apparati o sistemi. Sarebbe ben più efficace, in un momento come questo, uscire dal bunker del fumus persecutionis, fumus che innegabilmente esiste, per dibattere serenamente e in assoluta trasparenza dei fatti e per separare i fatti dalle opinioni, le opinioni dai pettegolezzi, i pettegolezzi dalle calunnie. Solo reagendo con serenità e chiarezza potremo riguadagnare la fiducia che la catena di sospetti creatasi in queste settimane sta facendo perdere alla politica tutta.
:)
Bene. :)
LuVi
naitsirhC
04-01-2006, 15:25
Politica
Prodi: «Fissare i confini tra affari e politica»
...
E’ giunto il momento, per la politica, di fare un passo indietro e qualche passo in avanti.
...
:)
Bene. :)
LuVi
"E’ giunto il momento, per la politica, di fare un passo indietro e qualche passo in avanti."
Bene, bene... vedremo!
Chissà perchè penso che se la facevano franca, tali parole non venivano proferite! :(
Di sicuro, se non saltava fuori questa faccenda, tutti a santificare la grande prova di "italianità" nel voler "salvare" la Bnl dallo "straniero".
Stessa identica cosa successa per l'Antonveneta dove gli "attori" hanno colore politico differente.
Io non vedo altrre differenze.
Poi ognuno può guardare i "difetti" della parte opposta, per dissimulare o sminuire quelli del proprio "colore" politico, ma questa è la "sinistra" e la "destra" che si merita l'Italia?
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