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View Full Version : Russia-Ucraina, GAS [Discussioni unite]


Adric
12-09-2005, 21:14
LA BATTAGLIA EUROPEA DELL’ENERGIA
Gas, la rete Snam a “rischio” Russia

L’Eni teme le ambizioni della Gazprom, decisa a fare acquisizioni all’estero

di BARBARA CORRAO

ROMA - Italia 2007: la rete di distribuzione del gas passa in mano ai russi. Scenario di fantaeconomia? Mica tanto perché la battaglia del gas, come la battaglia dell’elettricità che si sta giocando sullo scacchiere europeo, è già in pieno svolgimento. Solo che, questa volta, il terreno di conquista è qui da noi e si tratta dei tubi di Snam rete gas, già quotata in Borsa ma ancora controllata dall’Eni che però dovrà, per legge, liberarsi di una quota del 30% del capitale (entro il 2007), rendendo così la società contendibile. Appena in tempo perché Gazprom, il colosso russo primo al mondo nel settore del gas naturale, se la mangi in un sol boccone. Uno scenario che preoccupa il Cane a sei zampe che sta cercando, ai massimi livelli, di sensibilizzare il governo sulla posta in gioco.
I passaggi di questo ipotetico (ma non troppo) processo passano attraverso due-tre mosse essenziali. La prima l’hanno fatta giovedì scorso Vladimir Putin e Gerhard Schroeder firmando il preliminare d’intesa per la costruzione del gasdotto nordeuropeo che consentirà, entro il 2010, la fornitura diretta di gas russo da San Pietroburgo alle rive tedesche del Baltico. E’ un’operazione da 4 miliardi (o anche 5 secondo alcuni) ma soprattutto segna definitivamente la nascita di un asse russo-tedesco che, sul versante del gas, ha per protagonisti Gazprom da un lato, Eon e Basf dall’altri. Lo stesso giorno, la compagnia petrolifera di Stato Rosneft ha concluso con Abn Amro, Dresdner Kleinwort Wasserstein, Jp Morgan e Morgan Stanley un accordo per un mega finanziamento di 7,5 miliardi di dollari con il quale comprerà una quota del 10,7% di Gazprom, consegnando il controllo saldamente in mano al governo russo che sbarra, in questo modo, l’accesso al capitale da parte di gruppi esteri e crea un gigante modello Exxon. Terzo tassello è la sentenza dell’Antitrust russo: d’ora in poi Gazprom (che ha appena comprato la Northgas) non potrà effettuare acquisizioni in patria nel settore del gas. E Gazprom ha già annunciato che mira a crescere nella distribuzione del gas all’estero.
In sostanza, il governo Putin ha blindato la sua società di gas e petrolio e cerca di espandersi all’estero. In Italia Gazprom ha già sottoscritto a maggio con l’Eni un contratto che le consentirà di distribuire 2 miliardi di metri cubi in Italia. Potrebbe così diventare fornitore e proprietario della rete. Nell’ultimo incontro con Silvio Berlusconi in Russia, questa estate, Putin non ha nascosto gli obiettivi espansionistici di Gazprom in Europa, Italia in testa.
La questione è strategica e proprio due giorni fa, l’ex presidente dell’Antitrust Tesauro, ha rilanciato la proposta di una proprietà pubblica delle reti nei servizi di pubblica utilità, tanto più se vi sono ragioni di sicurezza nazionale. E’ proprio il caso del gas.

(IL Messaggero.it)

LittleLux
12-09-2005, 21:28
Gazprom effettivamente si sta muovendo molto, e bene, a quanto pare. Ha appena stipulato succosi contratti con il Venezuela per lo sfruttamento delle risosrse di gas e petrolio nel golfo del Messico, ha concluso vantaggiosi contratti con Iran e la politica energetica russa si sta muovendo con sempre maggior decisione verso la Cina. Non mi stupirei se adesso puntassero al mercato della distribuzione energetica occidentale, segnatamente quella europea. In questo settore si sanno muovere bene, hanno le conoscenze tecniche e le risosrse economiche (gazprom è il più grande operatore al mondo nel settore del gas) per operare con successo. Vedremo. Certo il settore energetico è strategico, e francamente l'idea che sia una società "straniera", a detenere il controllo della rete di distribuzione domestica di gas, potrebbe non essere una cosa molto vantaggiosa per noi, specie nel lungo periodo. Vedremo.

kaioh
12-09-2005, 23:49
Se il passato è di monito per il futuro allora bisogna essere crtitici verso questa cosa .

Leggi e ragiona ->>> http://punto-informatico.it/p.asp?i=54456

Phantom II
12-09-2005, 23:56
La questione è strategica e proprio due giorni fa, l’ex presidente dell’Antitrust Tesauro, ha rilanciato la proposta di una proprietà pubblica delle reti nei servizi di pubblica utilità, tanto più se vi sono ragioni di sicurezza nazionale.
Questa sarebbe la situazione più auspicabile, a patto che i settori di pubblica utilità vengano gestiti con competenza e criterio.

Adric
13-09-2005, 22:31
Che non ci siano post di risposta sui thread che ho aperto su Africa Occidentale, Rwanda, Mozambico, Thailandia, Nepal e Colombia (ma del resto mica si puo' parlare sempre di Berlusconi, Ulivo, Usa, Israele e nazioni Arabe) lo capisco pure (RAI, Mediaset e LA7 di queste nazioni ne parlano solo quando ci scappa il morto italiano) ma che ci siano cosi' pochi post su un argomento economico di interesse nazionale (visto che il gas a casa lo hanno la maggioranza degli italiani) lo trovo sconcertante.

Adric
17-10-2005, 00:26
Domenica 16 Ottobre 2005

Privatizzazioni, si riapre la grande corsa

La posta in gioco è la perdita del controllo su Eni ed Enel.

I russi sono interessati anche a Italgas

di BARBARA CORRAO

ROMA - Riparte il carro delle privatizzazioni ma, questa volta, la posta in gioco è molto più alta che in passato. Lo Stato, così ha detto di voler fare, scenderà sotto la quota di salvaguardia; renderà, cioè, contendibili società che oggi sono saldamente sotto controllo con una partecipazione blindata in mano al Tesoro e alla Cassa depositi e prestiti. In ballo ci sono Eni ed Enel, in primis, come ha annunciato il premier Berlusconi pochi giorni fa. Stando alle voci che circolano, il ministero dell’Economia sta valutando la messa in vendita di un 10% del colosso petrolifero nazionale il che ridurrebbe la sua quota al 20%, considerata da sempre una soglia a rischio di scalata ostile. Per proteggere le nostre società strategiche, nel loro statuto è stata introdotta la golden share ovvero un insieme di diritti speciali per il Tesoro (anche di veto) che però la Ue per ben due volte ha proclamato contrario al Trattato e alla libera circolazione dei capitali. L’ultimo verdetto è di due giorni fa e l’Italia ha due mesi di tempo per eseguirlo.
Cosa potrebbe succedere? Un primo è più immediato banco di prova è quello del gas. La liberalizzazione impone all’Eni di scendere dal 50 al 20% in Snam rete gas, la società quotata proprietaria dello scheletro di tubi nazionale. Intanto Gazprom, il colosso russo del gas e primo produttore mondiale, ha già manifestato all’Eni il suo interesse ad entrare in Snam rete gas. Vladimir Putin non lo ha nascosto a Berlusconi questa estate. E secondo alcune fonti di mercato, interpellate dal Messaggero, l’interesse dei russi ultimamente riguarda anche l’Italgas. La società, dopo un riassetto interno all’Eni, è rimasta proprietaria dei tubi che portano il gas in 1500 Comuni italiani. Nulla di formale, per carità, ma i russi stanno in sostanza alzando il tiro.
E’ chiaro che l’Italgas è al 100% in mano all’Eni e quindi nessuno può metterci le mani sopra senza una trattativa con il proprietario. Ma è altrettanto chiaro che la pressione comincia a salire sul gas e i russi hanno un forte potere contrattuale in mano essendo il nostro primo fornitore di metano, seguiti da Algeria e Libia.
Non è detto inoltre che il tetto del 20% al possesso azionario, nei confronti di operatori e fornitori di gas italiani o stranieri, “salvi” Rete gas dall’avanzata russa. Non solo perché potrebbero aggirarla con patti o accordi ma perché la stessa Ue è in agguato contro diritti speciali, tetti al possesso o qualunque altro strumento che limiti le operazioni transfrontaliere. E non solo nei confronti dell’Italia. La golden share è stata bocciata, ma lo è stato anche il tetto al 2% in Edison a danno della francese Edf. E domani potrebbero entrare nel mirino il tetto al 5% in Terna o la poison pill che il governo ha messo in Finanziaria per preparare la discesa in Eni.
Le privatizzazioni sono state fondamentali per l’economia italiana. Lo Stato ha incassato 120 miliardi dal ’94 ad oggi, il rapporto tra Pil e capitalizzazione di Borsa è passato dal 18% di allora al 43% di oggi e 4 milioni di persone hanno chiesto titoli Enel. Sono i dati positivi ricordati proprio ieri, in un convegno, da Dario Scannapieco, il direttore generale del Tesoro in charge delle dismissioni pubbliche. Ora il ministero dell’Economia si trova di fronte ad una svolta. Da un lato, «ad aprile l’Ocse ha sancito un modello ha detto Scannapieco per la concentrazione di tutte le partecipazioni azionarie detenute dallo Stato in un’unica società. E questo è un modello al quale dovremo uniformarci». Potrebbe essere la Cassa depositi a svolgere questo ruolo oppure una holding ad hoc, la questione è oggetto di studio. D’altro lato, conta soprattuto quel che ci finirà dentro. Vendere il 10% dell’Eni significa incassare potenzialmente 9 miliardi, stando alla capitalizzazione di Borsa, quasi un punto di Pil. Il 10% dell’Enel, analogamente, vale poco più di 4 miliardi. La tentazione, quindi è forte. Ma rendere contendibili l’Eni o l’Enel si presta a dei rischi. E al di là degli annunci, il ministero dell’Economia sembra considerarlo un asso da gettare sul tavolo solo in extremis.
(Il Messaggero)

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17-10-2005, 08:16
http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=692&parametro=economia

lunaticgate
17-10-2005, 09:10
Gas, nel 2007 la rete italiana di distribuzione in mano ai russi?

:yeah:

Cfranco
17-10-2005, 09:40
Io dico di vendere a Gazprom il 100% delle tubature .
E' inutile tenersi il sistema di distribuzione del gas se poi il gas stesso é in mano a un monopolista , per di più una azienda di stato russa .
Senza Gazprom l' infrastruttura ha valore zero , tanto vale vendergliela , così si accollano anche questa parte di investimento .

[A+R]MaVro
17-10-2005, 17:44
Non mi sembra un ottima idea avere la Gazprom in casa: così come per la EDF nel settore della elettricità abbiamo privatizzato i colossi statali per poi vederceli comprare da società pubbliche monopoliste straniere??? A questo punto era meglio che rimanessero al 100% italiane anche in considerazione della loro importanza stategica.

Onisem
17-10-2005, 17:55
MaVro']Non mi sembra un ottima idea avere la Gazprom in casa: così come per la EDF nel settore della elettricità abbiamo privatizzato i colossi statali per poi vederceli comprare da società pubbliche monopoliste straniere??? A questo punto era meglio che rimanessero al 100% italiane anche in considerazione della loro importanza stategica.
Infatti come al solito in Italia si vuole privatizzare senza liberalizzare. Nulla di peggio, ed i risultati si vedono. Senza contare il modo di condurre gli affari della Russia dell'amico Putin.

Cfranco
17-10-2005, 19:07
MaVro']Non mi sembra un ottima idea avere la Gazprom in casa: così come per la EDF nel settore della elettricità abbiamo privatizzato i colossi statali per poi vederceli comprare da società pubbliche monopoliste straniere??? A questo punto era meglio che rimanessero al 100% italiane anche in considerazione della loro importanza stategica.
C' é una grossa differenza , il gas é già un monopolio , perché arriva dalla Russia e non ci sono praticamente alternative , la scelta é fra avere un solo monopolio ( Gazprom ) o averne due in cascata ( Gazprom e Snam ) .

zerothehero
17-10-2005, 19:11
ma la rete distributiva del gas è (o quantomeno è stato) un monopolio naturale o no? :confused:

Adric
17-10-2005, 23:30
Venerdì 14 Ottobre 2005

Rete gas, separare proprietà e fornitore non accresce l’efficienza

di GIANLUIGI TOSATO*
LA liberalizzazione in Europa del mercato del gas ripropone la vexata quaestio delle asimmetrie legislative.
La ragione è presto detta: nell’attuare la direttiva comunitaria (n. 55/03/CE), gli Stati membri hanno disciplinato in modo diverso i rapporti fra fornitori del gas e gestori dei gasdotti. Alcuni esigono un regime di separazione proprietaria (fra questi l’Italia), altri richiedono una separazione solo societaria (Francia, Germania, Austria) o si accontentano di una mera separazione contabile (Svezia).
Il risultato è che il controllo proprietario di reti di trasporto del gas da parte di chi lo fornisce è consentito in alcuni Paesi (Francia, ad esempio), precluso in altri (è il caso dell’Italia). Così, pur in presenza di un mercato sempre più integrato, le imprese del settore sono poste in situazioni concorrenziali disuguali, che penalizzano alcune e avvantaggiano altre.
La legittimità comunitaria delle divergenti normative è tutt’altro che sicura. Quelle che si ispirano a soluzioni più soft , potrebbero essere attaccate per essere rimaste al di sotto di quanto richiede la direttiva; quelle che viceversa sono orientate in modo più rigoroso, si prestano alla critica opposta, per avere introdotto vincoli eccessivi rispetto all’obiettivo da perseguire. Elementi a sostegno di contestazioni del genere non mancano nella giurisprudenza comunitaria e nella prassi della Commissione.
In Italia, si potrebbe anche porre una questione di legittimità costituzionale. Gli operatori italiani si trovano esposti ad un regime deteriore rispetto a quello di altri Paesi comunitari. Si delinea in tal modo un’ipotesi di discriminazione alla rovescia, che chiama in causa i principi costituzionalmente garantiti di uguaglianza e di libertà di impresa (Corte Cost., sent. 443/97).
A parte i dubbi di legittimità (comunitaria e interna) ingenerati dalla normativa italiana, resta il problema politico sottostante.
Se il Governo ritiene che la soluzione più drastica adottata il Italia sia necessaria e opportuna, allora dovrebbe adoperarsi senza indugio a Bruxelles per chiedere che venga estesa a tutta la Comunità. Alla Commissione non manca lo strumento normativo per intervenire (art. 86.3 CE), se si convince della bontà della richiesta.
Se viceversa il nostro Governo dovesse accorgersi di avere optato per un regime inutilmente restrittivo, dovrebbe subito attivarsi per modificarlo o quantomeno dilazionarne o sospenderne l’attuazione, allineandosi alle scelte effettuate in altri Paesi.
La seconda via appare solo praticabile. Non sarebbe facile convincere altri Paesi comunitari a rivedere la loro disciplina in senso più restrittivo quando effetti equivalenti si possono conseguire con regole appropriate sulla gestione della rete o (anche solo) con un’applicazione attenta alle norme di conco rrenza. E poi, come insegnano gli economisti, non è dimostrato che la separazione proprietaria porti a risultati ottimali in termini di efficienza e sviluppo delle infrastrutture.
Si apre a questo punto un discorso più generale. E’ illusorio pensare che bastino regole di mercato a risolvere i problemi energetici in Europa. Ci vuole una vera politica di settore, la cui latitanza aggiunge un altro motivo di critica alle contestazioni correnti delle istituzioni europee: ce lo ha ricordato di recente un europeista autorevole, Giuliano Amato, in un intervento su il Sole 24 Ore.
* Professore Diritto dell’Unione Europea
Università La Sapienza di Roma
(Il Messaggero)

Adric
24-10-2005, 02:46
Venerdì 21 Ottobre 2005

La decisione ufficializzata ieri a Mosca dopo un vertice fra la società italiana e quella russa. A fine ottobre nuovo incontro

Gas, Eni rivedrà l’intesa con Gazprom

Dopo i dubbi Antitrust sulla cessione di 2 miliardi di metri cubi, senza gara, alla Cei

di BARBARA CORRAO

ROMA Cambiano gli accordi tra Eni e Gazprom. E, in sostanza, salta l’intesa definita a maggio 2005 con la quale il Cane a sei zampe cedeva ai russi capacità di trasporto per circa 2 miliardi di metri cubi di gas da loro stessi esportato in Italia con la possibilità di rivenderlo direttamente ai clienti finali. In cambio l’Eni si vedeva prolungare dal 2017 al 2027 i suoi contratti di fornitura con il gigante sovietico, primo produttore al mondo di metano.
La decisione è stata ufficializzata ieri a Mosca dove Paolo Scaroni è volato con il numero uno del gas Eni, Luciano Sgubini, e con il direttore generale della divisione petrolifera, Stefano Cao. All’incontro di Mosca era schierato il top management di Gazprom: il presidente Alexey Miller e il responsabile dei rapporti con l’estero Sergei Tsygankov. I due gruppi hanno così «concordato di promuovere nuovi accordi nelle attività di esplorazione di idrocarburi in Russia, della vendita di prodotti petroliferi fuori dalla Russia e nella commercializzazione di gas in Europa».L’obiettivo del viaggio era infatti di «valutare nuove opportunità di cooperazione e sviluppo nei settori del gas e del petrolio, anche alla luce del rafforzamento nell’upstream conquistato da Gazprom con l’acquisizione di Sibneft», il gigante del petrolio russo.
E’ l’Eni stessa, nel suo comunicato, a spiegare che la nuova intesa rende ormai «superato l’ accordo siglato il 10 maggio 2005» e che l’intenzione ora è di «procedere alla definizione di un nuovo e più ampio accordo» da sottoporre poi agli Antitrust competenti».
L’intesa che oggi viene rimessa in discussione è stata nei giorni scorsi al centro di forti polemiche. Anche l’Antitrsut italiano aveva sollevato più d’un rilievo, in particolare sul fatto che l’accordo non accresceva l’import complessivo e che quindi non era in grado di aumentare la concorrenza sui prezzi, già alti in Italia. Proprio il presidente, Antonio Catricalà, aveva chiarito che così com’era stato articolato, difficilmente avrebbe potuto ottenere il consenso dell’Antitrust. Perché? All’intesa Eni Gazprom Vittorio Mincato era arrivato in maggio dopo una lunga trattativa. La questione era stata al centro di colloqui tra i due premier, Berlusconi e Putin, che l’avevano caldeggiata pubblicamente. Era poi stato Paolo Scaroni, il 16 giugno, a ratificare le intese. In pratica con l'accordo l'Eni concedeva una capacità di trasporto di gas sul nostro territorio nazionale (il 10% dei circa 25 miliardi di metri cubi complessivi) ad uno dei suoi fornitori che diventavae così anche un suo concorrente, in base ad un accordo diretto, senza fare alcuna gara. Il fatto è che, in base alle intese, Gazprom avrebbe venduto il suo 10% in Italia tramite la Central Energy Italia (Cei) controllata dalla stessa Gazprom e dall'imprenditore italiano Bruno Mentasti Granelli, considerato vicino all’entourage del premier Berlusconi.
In ballo c’è un business di proporzioni enormi, la questione è finita in Parlamento dove è stata apertamente criticata da Pierluigi Bersani (Ds) e Gianni Letta (Margherita). Bruno Tabacci, presidente della commissione Attività produttive, che aveva annunciato di inserirla nell’indagine conoscitiva su gas e petrolio. Ora l’Eni fa un passo indietro, si vedrà nei prossimi mesi in quale direzione.
................
Scaroni ha fatto la prima mossa, resta il nodo dell’aumento dell’import di gas

ROMA La decisione presa ieri dall’Eni apre nuovi scenari. «Dopo i rilievi mossi dall’Antitrust aveva detto nei giorni scorsi il diessino Pierluigi Bersani l’Eni dovrà assumersi delle responsabilità e scoprire le sue carte». Se decidere, cioè, di portare avanti comunque l’intesa con Gazprom che l’Antitrust giudicava inidonea a modificare in senso più concorrenziale la posizione del Cane a sei zampe (sotto osservazione per gli accordi con l’Algeria) e, quindi, rischiare concretamente una megamulta. O se cambiare rotta, rivedere gli accordi, trovare nuove soluzioni. Paolo Scaroni sembra avere scelto questa seconda strada, forse anche spinto dalle critiche piovute da più parti su un accordo nato male e conclusosi ancor peggio.
Di sicuro, in tutta la partita, c’è che l’intesa Eni-Gazprom è stata a lungo caldeggiata dal premier Berlusconi. I russi, e Putin non lo ha mai nascosto, cercano nuove strade per espandersi in Europa e l’Italia con i suoi prezzi alti è un mercato molto interessante. L’Antitrust, dal canto suo, ha spiegato che considererebbe positivamente intese che facciano entrare più gas in Italia, per ridurre i prezzi; e che le gare sono lo strumento più adatto per le assegnazioni. Questi sono i paletti che Paolo Scaroni si trova ora di fronte. Il primo passo, lo ha compiuto; resta da vedere ora quale sarà il risultato finale.
B.C.

(Il Messaggero)

Adric
24-10-2005, 10:19
Sabato 22 Ottobre 2005

L’Autorità per l’Energia

Ortis: «Metteremo il naso nell’intesa Eni-Gazprom
Gas e luce in Italia sono i più cari d’Europa»

ROMA «Gli accordi tra Gazprom ed Eni sono contratti segreti sui quali pian piano, con l'aiuto dell'Antitrust europeo e insieme all'Antitrust cercheremo di mettere il naso». Il giorno dopo l’annuncio dell’Eni sulla rinegoziazione degli accordi per l’import di gas dalla Russia, il presidente dell'Autorità per l'energia, Alessandro Ortis, scende in campo e chiarisce che «il prodotto viaggia e arriva sul gasdotto Tag che è controllato da Eni e ci sono le giuste tariffe di transito sulle quali andremo a guardare più a fondo. Il 27 ottobre abbiamo un incontro a Bruxelles con la direzione generale della Concorrenza Ue e con il regolatore austriaco sulla concorrenza nel gas».
Non è questo l’unico aspetto che interessa l’Authority. Nel gas, dice Ortis, servirebbe l’ingresso di nuovi operatori sul mercato, caratterizzato dalla forte concentrazione in mano all’Eni. E i prezzi restano «tra i più alti d’Europa» nel gas come nell’elettricità, ha concluso ortis.
Si apre un nuovo capitolo nella vicenda del gas e il responsabile economico dei Ds, Pierluigi Bersani, valuta positivamente la posizione di Ortis, augurandosi che «Eni e gazprom nelle prossime mosse siano all’altezza del loro ruolo sui mercati internazionali, il che vuol dire condurre pratiche trasparenti». Bersani è stato il primo, quando era al ministero dell’Industria, a fissare le regole per la liberalizzazione del mercato del gas. Il tema è più che mai aperto ora che si tratta di definire il passaggio che porterà l’Eni a scendere dal 50% al 20% in Snam Rete Gas. Il Tesoro sembra abbia pronto il decreto che introduce un tetto massimo del 5% al possesso delle azioni, sul modello di Terna. Ma ieri il responsabile energia di An, Stefano Saglia, ha detto che della questione si potrebbe occupare la Finanziaria, spostando l’introduzione del tetto al 2012.
(Il Messaggero)

Adric
26-12-2005, 16:32
Gazprom: Putin apre le porte dell'energia russa agli investitori stranieri

Lunedì, 26 dicembre
Redazione
Il presidente Putin ha abolito un decreto del '99 che limitava al 20% le azioni del gigante energetico Gazprom cedibili a investitori stranieri. Mosca si e' gia' assicurata il pacchetto di controllo di Gazprom, con il 50% piu' uno delle azioni per legge in mano allo stato. In novembre, la capitalizzazione di Gazprom e' passata da 90 miliardi a oltre 160 miliardi di dollari. Ora gli investitori stranieri avranno accesso almeno al 35% del pacchetto azionario.

Anche l'italiana Eni in affari con i russi

Eni deve crescere "anche per linee esterne" e con il colosso russo Gazprom verrà steso un accordo ancora più ampio di quello tramontato, non limitato al solo settore del gas. Lo afferma il presidente Roberto Poli.

"La società russa - dice - è il maggior produttore di idrocarburi al mondo, grosso modo quanto quanto producono Exxon, Bp e Shell assieme. E' normale che l'Eni voglia avere rapporti più importanti di quelli che ha avuto sinora, essendo già oggi il cliente/partner più importante che Gazprom ha. Non si tratta di accordi facili. Anche perché è interesse dell'Eni allargarli anche ad altri settori, non solo a quelli del gas".

"Attorno all'intesa precedente con Gazprom - sottolinea l'intervistatore - erano sorti anche dubbi di interessi politici, c'era chi parlava di ambienti vicini al premier". "Questo lo escludo - replica Poli - ma quell'accordo è stato superato per stilarne un altro più ampio nei tempi che saranno necessari in trattative complesse". "Vogliamo crescere - continua il presidente Eni - anche per linee esterne, Eni guarda con attenzione il mercato, da qui a indicare gli obiettivi ce ne passa".

Quanto al rischio che Eni possa essere scalata, conclude: "Il processo di crescita deve evitare che Eni si indebolisca e che si creino le condizioni per cui possa essere dominata da altri: Eni è un'impresa chiave per l'Italia e così dovrebbe restare, sostanzialmente e non solo formalmente".
(canisciolti.info)

Adric
31-12-2005, 15:41
La russa Gazprom minaccia di tagliare le forniture di gas all'Italia

Sabato, 31 dicembre

Redazione
Sono a rischio le forniture di gas all'Italia. Il braccio di ferro tra la Russia e l'Ucraina rischia di avere conseguenze anche sull'Italia. In una lettera all'Eni, il colosso statale russo Gazprom avverte che potrebbero esserci problemi nelle forniture di gas russo all'Italia. Nel nostro Paese, comunque, la situazione appare sotto controllo: anche in caso di interruzione, assicurano tecnici del settore, l'Italia - che importa dalla Russia quantità di gas pari a circa il 30% dei consumi totali - dispone di riserve strategiche pensate per fronteggiare uno stop della più grande importazione nei sei mesi più freddi.

La maggiore quantità di gas all'Italia arriva dall'Algeria, non di molto superiore, tuttavia, ai 22 miliardi di metri cubi in arrivo da Mosca. Il mercato europeo potrebbe richiedere un aiuto al Paese nordafricano, ipotizzano gli specialisti del settore. A livello europeo, il commissario all'Energia, Andris Piebalgs, ha convocato il 'Gruppo di coordinamento del gas' il prossimo 4 gennaio per adottare possibili contromisure all'eventuale interruzione delle forniture dalla Russia. Ma allo stesso tempo Bruxelles rassicura: anche se una parte limitata delle forniture all'Europa fosse interrotta, visto il livello di riserve di gas e di forniture da altri Paesi, in Europa non ci sarà alcuna crisi energetica nel breve e medio periodo".

Nessun rischio di rimanere senza gas anche se nel medio-lungo periodo l'Italia non puo' fare a meno del gas russo convogliato da Gazprom. Ad affermarlo ai microfoni del Gr1 e' l'amministratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni commentando l'attuale situazione di crisi tra la Russia e l'Ucraina che , appunto,potrebbe avere ripercussioni nel medio-lungo periodo per quanto riguarda la fornitura di gas da parte di Gazprom. ''Speriamo'' che in futuro non ci siano ripercussioni negative per l'Italia ha detto Scaroni ''anche se questa volta la crisi tra la Russia e l'Ucraina sembra piu' grave che nel passato''.
(canisciolti.info)

Adric
31-12-2005, 17:40
Crisi del gas tra Mosca e Kiev, sale la tensione

- di ROBERTO FABBRI -

L’Ucraina reagisce al tentativo di strangolamento economico minacciando di rivedere gli accordi sulle basi militari in Crimea

Dicono che sia una questione di prezzi del gas «da riadeguare a livelli di mercato». Ma il contrasto tra Russia e Ucraina è molto più che economico: è soprattutto politico, ed è nato con la «rivoluzione arancione», la vittoria del fronte filo-occidentale che ha portato alla presidenza a Kiev Viktor Yushchenko, l'uomo che vuole condurre l'Ucraina nell'Unione Europea e nella Nato. Cioè lontano, lontanissimo da Mosca e dalle sue pretese egemoniche.
Non è dunque un caso che la crisi del gas sia scoppiata a pochi mesi dalle elezioni politiche in Ucraina.
Mosca gioca pesante pur di riportare Kiev nel «cortile di casa». Ma l'attuale dirigenza ucraina non accetta prepotenze ed è pronta a giocare a sua volta carte delicate per salvaguardare i propri interessi nazionali.
Ricostruiamo. Il gas naturale è una delle principali fonti di reddito della Russia. Gli immensi giacimenti del nord del Paese, collegati ai Paesi europei da numerosi lunghissimi gasdotti, soddisfano già da tempo quote significative dei loro consumi: circa un quinto della vecchia Europa dei Quindici, ma quasi i tre quarti nei nuovi Paesi membri dell'Ue ex vassalli di Mosca (Polonia, Ungheria, Repubbliche Ceca e Slovacca, Paesi Baltici) e in Ucraina e Bielorussia. A questi ultimi, Mosca ha fin qui praticato un prezzo di favore: 50 dollari per mille metri cubi di gas. Prezzo che verrà confermato agli amicissimi di Minsk, ma che da quando Kiev flirta con l'Occidente Vladimir Putin non è più disposto a concedere all'Ucraina.
«Kiev ha appena ottenuto dall'Unione europea lo status di economia di mercato - ha detto di recente il rappresentante di Mosca a Bruxelles, Serghei Yastrzhembsld -: paghi dunque tariffe di mercato». Peccato che questo significherebbe uno strangolamento di fatto della debole economia dell'Ucraina. Mosca pretende ora 230 dollari per mille metri cubi di gas, e ha finora respinto le richieste di Kiev di applicare un aumento graduale, cominciando da 160 dollari. I toni usati da Gazprom, il colosso energetico che monopolizza il gas russo, sono rudi: gli ucraini paghino il nuovo prezzo, o dalle 10 del mattino del primo gennaio chiuderemo i rubinetti e non c'importa se così facendo li lasceremo a gelare.

Yushchenko sa bene che la posta di questa partita è lui, e intende giocarsela fino in fondo, come fece quando riempì le piazze di Kiev per ottenere la ripetizione delle elezioni presidenziali truccate per far vincere il candidato gradito al Cremlino. Le carte non gli mancano, ma sono tutte pericolose. Con la prima, l'Ucraina minaccia di più che raddoppiare i diritti di transito dei gasdotti che portano l'«oro blu» russo nell'Europa Occidentale. Mossa a rischio, perché metterebbe a disagio proprio gli amici occidentali.
Con la seconda, Yushchenko cerca di svincolarsi dal ricatto di Putin rivolgendosi ad altri fornitori, in primo luogo al Turkmenistan: ma anche quel gas dovrebbe passare su suolo russo. Con la terza, disperata, se dal primo gennaio i rubinetti russi venissero chiusi, Kiev tenterebbe di garantirsi le forniture prelevando gas diretto in Occidente o ricattando Mosca con il blocco totale del transito su suolo ucraino. Con la quarta, la più delicata, Yushchenko potrebbe rimettere in discussione gli accordi sull'affitto della base navale di Sebastopoli, in Crimea, dov'è ancorata la flotta russa del Mar Nero. Il ministro della Difesa russo Serghei Ivanov ha però chiarito che una tale mossa «sarebbe fatale per gli accordi territoriali raggiunti tra i due Paesi nel 1997». Chiara allusione al fatto che Mosca potrebbe tornare a rivendicare la Crimea, regalata motu proprio all'Ucraina nel 1954 da Nikita Krusciov.
Ieri fonti ucraine hanno annunciato che un accordo sul gas russo era stato raggiunto, ma Gazprom ha smentito seccamente. Oggi il ministro ucraino dell'Energia Ivan Plachkov sarà a Mosca per non facili colloqui.

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Guerra del gas, ora Putin propone un prestito a Kiev
- di ROBERTO FABBRI -

Colpo di scena nel braccio di ferro che contrappone Russia e Ucraina per la delicata questione dei prezzi del gas naturale, dietro la quale sono evidenti le pressioni di Mosca sul presidente filo-occidentale ucraino Viktor Yushchenko in vista delle elezioni di marzo. Il leader del Cremlino Vladimir Putin è intervenuto direttamente nella questione offrendo a Kiev un credito di 3,6 miliardi di dollari «a un tasso d'interesse di favore» per permettere all'Ucraina di pagare il gas russo al nuovo prezzo imposto da Gazprom, il colosso energetico che monopolizza l'«oro blu» di Mosca.
Gli ucraini non sono tuttavia disposti ad accettare quella che considerano una falsa concessione. Ieri sera Yushchenko ha detto che il prestito «non è necessario: pagheremo con i nostri soldi un prezzo fissato in modo adeguato e obiettivo».
Il contrasto tra le due grandi Repubbliche ex sovietiche è sorto quando Gazprom ha annunciato l'intenzione di alzare improvvisamente il prezzo del gas venduto all'Ucraina: prima costava 50 dollari per mille metri cubi, ora i russi ne pretendono 230, sostenendo che è finita l'epoca dei trattamenti di favore e imponendo un ultimatum per il 31 dicembre. Yushchenko ha reagito denunciando l'occulta intenzione del Cremlino di metterlo in difficoltà alle prossime elezioni e rifiutandosi di accettare il nuovo prezzo. Da una parte ha proposto a Gazprom di pagare tariffe progressivamente più alte, indicando come base equa 75-80 dollari, da rivalutarsi ogni anno; dall'altra ha minacciato di usare a sua volta carte simili con Mosca:
rialzi delle tariffe per il passaggio su suolo ucraino dei gasdotti che portano il gas russo verso l'Europa Occidentale (l'Ue segue «con preoccupazione» la vicenda) o perfino prelievi da quei gasdotti per i consumi ucraini, fino alla minaccia di rimettere in discussione l'affitto della base navale di Sebastopoli, in Crimea, dove è di casa la strategica flotta russa del Mar Nero.
La querelle ha raggiunto vette molto calde quando il ministro russo degli Esteri Serghei Ivanov ha minacciato velatamente che Mosca potrebbe allora tornare a rivendicare la Crimea, trasferita dalla Repubblica sovietica russa a quella ucraina nel 1954 per iniziativa del successore di Stalin, Nikita Krusciov. A questo punto Yushchenko ha deciso di mandare a Mosca una delegazione per negoziare, e Putin ha estratto dal cilindro l'idea del prestito. Un'idea che a Kiev non piace. Yushchenko ha già fatto sapere che l'Ucraina è in grado di superare l'inverno con le proprie riserve di gas, e preannunciato un piano di risparmi e di aumenti delle tariffe per i privati cittadini del 25 per cento: una carta audace che intende giocare a suo favore nelle elezioni, dimostrando quali siano gli effetti delle ingiuste pressioni di Mosca contro «la povera ma orgogliosa madrepatria».
Intanto la guerra del gas continua anche fuori dall'Ucraina. L'Estonia, tagliata fuori dall'accordo russo-tedesco per il gasdotto sottomarino del Baltico, medita di estendere i propri confini marittimi di tre miglia: tanto basterebbe a far scomparire dalle mappe del Golfo di Finlandia lo stretto corridoio in acque internazionali su cui Putin e il suo amico e socio Gerhard Schröder intendono far correre le contestate tubazioni.
Contemporaneamente Gazprom si è affrettata ad acquistare dal Turkmenistan il gas che l'Ucraina contava di assicurarsi per sfuggire alle pressioni russe.

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L’Europa teme la guerra del gas e convoca un vertice di esperti
- di ROBERTO FABBRI -

Alle dieci di domani mattina scade il duro ultimatum posto da Gazprom - cioè in pratica dal Cremlino, essendo poco credibile che il gigante del gas naturale russo agisca all'estero in contrasto con il potere politico di Mosca - all'Ucraina: o pagate il nostro gas (tre quarti del fabbisogno nazionale di Kiev) al nuovo prezzo quasi quintuplo del precedente o noi chiudiamo i rubinetti. La Repubblica del «rivoluzionario arancione» Viktor Yushchenko, rea di avere spostato le sue simpatie dal «fraterno» orso russo all'Unione europea e all'Alleanza atlantica, non è sola in questa spiacevole congiuntura: Lituania e Georgia, troppo amiche degli americani e la prima addirittura entrata nell'Ue, si troveranno da domani la bolletta di Gazprom aumentata del 40 per cento.
Yushchenko resiste alle pressioni, firma un contratto per l'acquisto di gas turkmeno (ma anche quello dovrebbe passare dalla Russia su un gasdotto di proprietà di Gazprom) e tenta di guadagnare tempo. Dopo aver respinto il miliardario «prestito di favore» di Putin, offerto per rendere possibile il pagamento delle forniture di gas al prezzo imposto da Mosca, il presidente ucraino ha chiesto al collega russo una proroga di dieci giorni, con congelamento dei prezzi, per continuare il negoziato. Ma mentre al Cremlino negano che il telegramma di Yushchenko sia mai arrivato a destinazione, il numero uno di Gazprom Aleksei Miller ha respinto la richiesta: se gli ucraini non firmeranno il contratto nelle prossime ore «le forniture saranno completamente interrotte: agiremo in modo preciso e deciso».
Miller ha aggiunto che esiste «un piano di misure dettagliate per garantire ininterrotte forniture» all'Europa occidentale.

Questo perché sul territorio ucraino transitano tutti (tranne uno, che passa dalla Bielorussia) i gasdotti che riforniscono l'Ue. E perché a livello comunitario il braccio di ferro tra Russia e Ucraina sta creando serie preoccupazioni. In caso di rottura, infatti, Kiev potrebbe decidere di bloccare per ritorsione le forniture russe all'Europa, Italia compresa, causando gravi disagi: il nostro Paese, ad esempio, importa da Mosca quasi un terzo del gas che consuma.
Di fronte al pericolo di una sia pur contenuta crisi energetica (che comunque grazie alle riserve non riguarderebbe, secondo le assicurazioni della Commissione Europea, né il breve né il medio periodo) è stata convocata per mercoledì a Bruxelles una riunione degli esperti del «gruppo di coordinamento del gas» per valutare eventuali contromisure.
A Bruxelles si ostenta serenità: un ragionevole compromesso tra Putin e Yushchenko viene nonostante le tensioni del momento considerato probabile. Intanto però la Germania, che nella grande partita del gas russo gioca con il costruendo gasdotto del Baltico un ruolo di primissimo piano, ha fatto sentire la propria voce. Chiediamo a Russia e Ucraina di trovare un accordo, ha detto ieri un portavoce del governo di Berlino. Sottolineando che la Germania ha un forte interesse al raggiungimento di un'intesa, il portavoce ha detto che funzionari del suo governo hanno discusso con entrambe le parti, ma ha negato che si possa parlare di una mediazione tedesca.

(Il Giornale)

Lucio Virzì
01-01-2006, 09:18
http://www.repubblica.it/2005/l/sezioni/esteri/russiaucra/tagliogas/tagliogas.html

Ieri sera l'intesa sembrava fatta. Poi l'improvvisa rottura
Questa mattina, Gazprom ha iniziato a ridurre la pressione nei tubi
Niente accordo tra Russia e Ucraina
e Mosca taglia il gas a Kiev
Timori per le ripercussioni in Europa. Le pressioni della Ue

MOSCA - L'accordo tra Russia e Ucraina sul prezzo del gas è saltato ieri a tarda sera e, questa mattina intorno alle 8, l'ente energetico russo Gazprom ha annunciato di aver dato avvio al processo per il blocco delle forniture di gas a Kiev, assicurando che tale iniziativa non comprometterà il servizio fornito ai clienti europei attraverso l'Ukraina.

Nel pomeriggio di ieri, l'ultima proposta di Putin sembrava aver fatto breccia nella "resistenza" di Yushenko e del suo governo filo occidentale. Il Cremlino proponeva altri tre mesi di prezzo di favore, (50 dollari per ogni mille metri cubi) poi, da aprile, prezzo di mercato (230 dollari), previa trattativa per definirlo nei particolari. In un primo momento, si diceva, pareva che da Kiev fosse arrivata una certa disponibilità. Ma, intorno alle 22 è arrivato il "no" dell'Ucraina: troppo caro, non ci stiamo. Immediato l'annuncio di Gazprom: "Domani mattina tagliamo l'erogazione".

E, puntualmente, questa mattina, il monopolista russo del gas ha cominciato a ridurre la pressione nei tubi che portano il prezioso combustibile a Kiev e, attraverso l'Ucraina fanno arrivare in Europa l'80 per cento del gas che i paesi Ue comprano dalla Russia.

Quanto alle rassicurazioni all'Europa, non sembrano facili da mantenere. Ovvio che l'Ucraina metterà in campo tutte le forme di pressioni possibili su Mosca, la prima a sua disposizione è mettere in difficoltà l'approvvigionamento europeo e garantirsi così una forte iniziativa europea su Mosca. Le trattative tra i due paesi, comunque, non sono definitivamente interrotte. Per i prossimi giorni sono previsti altri incontri.

E già ieri, quattro membri dell'Unione, Austria, Francia, Germania e Italia, proprio ieri avevano chiesto a Kiev e a Mosca di non fa ricadere sull'Europa il peso delle loro divergenze.

Ecco la versione dei fatti fornita da Gazprom: "Dopo una riunione convocata dal presidente Putin, la Gazprom ha inviato all'Ucraina un contratto già firmato per le forniture del 2006", ha detto il portavoce Serghiei Kupriyanov.

"Il nuovo contratto - ha aggiunto - conteneva tutte le proposte di Putin, e cioè il proseguimento delle forniture a condizioni invariate per il primo trimestre del nuovo anno e il passaggio al nuovo regime tariffario nel secondo trimestre".

"L'Ucraina questa proposta l'ha respinta e questo significa che, come previsto, a partire dalle 10 le forniture verranno tagliatè", ha proseguito.

Un portavoce della Naftogaz, l'ente energetico ucraino, in precedenza aveva annunciato a Kiev che l'Ucraina si era assicurata forniture per altri tre mesi a prezzi e quantitativi invariati ma non aveva fatto alcun riferimento alla proposta di Putin, che pure era stata recepita dalle autorità ucraine.

Un portavoce di Viktor Yushenko, il presidente della 'rivoluzione arancione' poco amato a Mosca, aveva detto che l'Ucraina non era contraria in linea di principio ai prezzi di mercato ma che di questi prezzi voleva ancora discutere.

E, a poche ore dal mancato accordo, nel suo messaggio di fine d'anno, ha chiesto ai suoi concittadini di lavorare insieme per "l'indipendenza economica. Un anno fa abbiamo sconfitto insieme la dittatura, oggi dobbiamo fare insieme un passo di più e cioè assicurare tutti insieme l'indipendenza economica del nostro paese", ha detto il capo dello stato.

Il filo-occidentale Yushenko è arrivato al potere un anno fa sulla scia della cosiddetta 'rivoluzione arancione' del novembre 2004.

(1 gennaio 2006)

Buon ano a tutti :)

LuVi

Feric Jaggar
01-01-2006, 10:04
Siamo ridotti alla canna del gas? Niente paura, la Russia ce la taglia...

La formica disse alla cicala: hai cantato tutta l'estate? E adesso, balla!


I vantaggi di mettersi a 90° gradi davanti a Bush? Aria fritta. Solo aria, niente metano...

IpseDixit
01-01-2006, 10:17
Ahahah Putin non scherza mica :D

kaioh
01-01-2006, 11:05
Buon ano a tutti :) No , grazie :D

è una questione politica ed economica , se yushenko si allontana dall'influenza di mosca sbattendo la porta è logico pensare che non riceverà più un trattamento di favore da parte sua .

Sta al governo ucraino ora ad andare avanti con la sua ideologia, ma senza passare da una rivoluzione arancione ad una fredda .

Se mezza europa starà al freddo poi capirà perché Bush si è assicurato il controllo di persona dei pozzi iracheni......

sempreio
01-01-2006, 13:13
No , grazie :D

è una questione politica ed economica , se yushenko si allontana dall'influenza di mosca sbattendo la porta è logico pensare che non riceverà più un trattamento di favore da parte sua .

Sta al governo ucraino ora ad andare avanti con la sua ideologia, ma senza passare da una rivoluzione arancione ad una fredda .

Se mezza europa starà al freddo poi capirà perché Bush si è assicurato il controllo di persona dei pozzi iracheni......



quindi gli europei dovrebbero controllare i pozzi dell' iran per essere al sicuro? io una guerra contro l' iran l' appoggerei in pieno :D

Adric
01-01-2006, 13:26
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1013750
c'è un mio thread sul gas e Russia aperto da 4 mesi dove posto praticamente da solo

tatrat4d
01-01-2006, 14:37
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1013750
c'è un mio thread sul gas e Russia aperto da 4 mesi dove posto praticamente da solo

Discussioni unite ;)

kaioh
01-01-2006, 18:59
intanto cominciano ad usare il gas destinato all'europa

***************
Mosca, 19:30

GAZPROM: UCRAINA HA INIZIATO ESTRAZIONI NON AUTORIZZATE

Il governo ucraino "ha iniziato l'estrazione non autorizzata di gas russo destinato ai consumatori europei". E' l'accusa rivolta dal portavoce di Gazprom, Sergei Kupriyanov, a Kiev, minacciando di portare l'Ucraina davanti ai tribunali. Il primo ministro ucraino, Yuri Yejianorov, ha respinto l'addebito sostenendo di non aver consumato "un solo metro cubo di gas russo". Un rappresentante di Gazexport, divisione di Gazprom, ha confermato alla russa NTV che alla frontiera tra Ucraina e Slovacchia vi e' stata una riduzione di gas destinato all'Europa.

Lucio Virzì
01-01-2006, 19:09
intanto cominciano ad usare il gas destinato all'europa

***************
Mosca, 19:30

GAZPROM: UCRAINA HA INIZIATO ESTRAZIONI NON AUTORIZZATE

Il governo ucraino "ha iniziato l'estrazione non autorizzata di gas russo destinato ai consumatori europei". E' l'accusa rivolta dal portavoce di Gazprom, Sergei Kupriyanov, a Kiev, minacciando di portare l'Ucraina davanti ai tribunali. Il primo ministro ucraino, Yuri Yejianorov, ha respinto l'addebito sostenendo di non aver consumato "un solo metro cubo di gas russo". Un rappresentante di Gazexport, divisione di Gazprom, ha confermato alla russa NTV che alla frontiera tra Ucraina e Slovacchia vi e' stata una riduzione di gas destinato all'Europa.

MosocaZZ

kaioh
01-01-2006, 19:11
MosocaZZ
al momento ho una scorta di gas per arrivare all'estate, poi si vedrà :p

majin mixxi
01-01-2006, 19:56
azz bella idea che ho avuto a prendere la macchina a metano :muro:

Lucio Virzì
01-01-2006, 20:08
azz bella idea che ho avuto a prendere la macchina a metano :muro:

E tutti a convertire cucine a metano, che ti da una mano... si, nel di dietro... :rolleyes:

LuVi

-kurgan-
01-01-2006, 20:15
azz bella idea che ho avuto a prendere la macchina a metano :muro:

hai fatto benissimo invece.

Lucio Virzì
02-01-2006, 10:22
Calo della pressione anche in Italia.
Metto sotto tensione l'UPS, va... ;)

LuVi

evelon
02-01-2006, 10:40
Siamo ridotti alla canna del gas? Niente paura, la Russia ce la taglia...

La formica disse alla cicala: hai cantato tutta l'estate? E adesso, balla!


I vantaggi di mettersi a 90° gradi davanti a Bush? Aria fritta. Solo aria, niente metano...

Intanto lui starà al caldo :D

pistolino
02-01-2006, 12:42
Calo della pressione anche in Italia.
Metto sotto tensione l'UPS, va... ;)

LuVi

lo leggo come un pretesto per giustificare l'aumento delle bollette energetiche del 2006.... ;)
bella coincidenza :rolleyes: :muro:

Lucio Virzì
02-01-2006, 12:56
lo leggo come un pretesto per giustificare l'aumento delle bollette energetiche del 2006.... ;)
bella coincidenza :rolleyes: :muro:

Ma tu pensi proprio cattivo!

LuVi

kaioh
02-01-2006, 13:07
lo leggo come un pretesto per giustificare l'aumento delle bollette energetiche del 2006.... ;)
bella coincidenza :rolleyes: :muro:
non servono pretesti, basta dire che è il primo di gennaio

Adric
02-01-2006, 14:07
Gazprom taglia il gas all'Ucraina. A rischio le forniture per l'Europa

Domenica, 01 gennaio

Redazione
La Russia ha tagliato l'esportazione di gas naturale all'Ucraina dopo il fallimento delle trattative sull'aumento dei prezzi del gas, con una decisione che minaccia l'approvvigionamento in gran parte dell'Europa occidentale. Un portavoce del colosso russo Gazprom ha detto che il gas russo fornito per il consumo ucraino è stato tagliato di 120 milioni di metri cubi al giorno.

La Russia continua a fornire 360 milioni di metri cubi all'Europa occidentale attraverso l'Ucraina, ma la società ucraina Naftogaz ha detto che questi volumi potrebbero essere interessati dal taglio alle forniture.

Gazprom fornisce il 25% del gas dell'Europa occidentale gran parte attraverso l'Ucraina. Il colosso russo ha ribadito che questa decisione non colpirà l'Europa ma un portavoce di Eni ieri ha detto che Gazprom ha avvisato in una lettera di possibili riduzioni nelle forniture di gas.

Intanto arrivano i primi effetti a cascata della decisione russa di interrompere le forniture di gas all'Ucraina. La società polacca del gas (PCNiG) ha reso noto che i tagli nel Paese confinante hanno già colpito le forniture di gas naturale alla Polonia.

(canisciolti.info)

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Gazprom: L'Ungheria ha il 25% in meno di gas dall'Ucraina

Domenica, 01 gennaio
Appunti
I rifornimenti di gas russo all'Ungheria, attraverso la rete ucraina, sono scesi del 25% in poche ore. I dati sono della società ungherese Mol che ha invitato i principali consumatori a passare, dove possibile, al petrolio. Il ministro dell'Economia polacco ha riconosciuto la diminuzione degli approvvigionamenti di gas, ma ha assicurato che non ci sono pericoli per i singoli consumatori.

Bucarest (semmai Budapest visto che si parla di Ungheria) ha chiesto a Mosca di rispettare il contratto di forniture di gas, malgrado la contesa tra Gazprom e governo ucraino.

(canisciolti.info)

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Guerra del gas: Problemi per l'Europa. Polonia e Austria ricevono meno forniture
Lunedì, 02 gennaio
Appunti
La fornitura di gas russo all'Austria attraverso l'Ucraina e' calata del 18 per cento. Lo ha reso noto la compagnia energetica austriaca Omv, secondo cui il calo e' stato registrato a partire dalle 17. Poco prima la Omv aveva fatto sapere di non temere le conseguenze della disputa tra Mosca e Kiev sulle forniture di gas e di poter far fronte per diversi mesi anche a un calo del 15 per cento. Il 59 per cento del gas naturale utilizzato in Austria proviene dalla Russia.

Il colosso del gas russo, Gazprom, ha ridotto a partire dal 1 gennaio, dalle otto di mattina (ora italiana) il flusso di gas verso l'Ucraina di 120 milioni di metri cubi giornalieri. Il taglio delle forniture a Kiev è stato ordinato dopo il rifiuto, da parte della delegazione ucraina, della proposta russa: una moratoria di tre mesi per mantenere i prezzi attuali (50 dollari per 1.000 metri cubi), dopo di che un aumento delle tariffe a prezzi "di mercato" (220-230 di dollari per 1.000 metri cubi all'attuale valutazione fatta dal monopolio russo del gas).

Le regioni ucraine di frontiera hanno cominciato alcune ore dopo ad avvertire i primi segnali di erogazioni ridotte. Ma "le esportazioni di gas verso l'Europa continuano a pieno volume", ha voluto pubblicamente assicurare il portavoce di Gazprom con una dichiarazione alla tv russa. Un'affermazione smentita presto dai fatti. La compagnia del gas polacca PGNiG è stata informata di un abbassamento di pressione del flusso del gas. Per il portavoce di Gazprom l'Ucraina ha sottratto gas destinato agli utenti europei con un "prelievo illegale".

Il premier ucraino Yuri Ekhanurov ha replicato assicurando che l'Ucraina non intende prelevare gas in transito, a scapito degli utenti europei. Il portavoce della Commissione europea, Mirelle Thom, ha affermato che "la Commissione è preoccupata dal fatto che per il momento gli accordi non abbiamo portato a un accordo e segue la situazione. Inoltre - ha continuato la portavoce Ue - non siamo affatto certi" del quadro reale (ossia della responsabilità, russa o ucraina, dei problemi europei). Per discutere eventuali conseguenze sul mercato europeo, per il il 4 gennaio a Bruxelles è stata convocata una riunione di tecnici, il 'Gruppo di coordinamento del gas'.

(canisciolti.info)


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REAZIONI E DICHIARAZIONI:



La guerra del gas: L'Italia ha un autonomia di 15 giorni
Domenica, 01 gennaio
Appunti
Se il taglio delle forniture di gas dalla Russia all'Ucraina dovesse causare un'emergenza-gas, l'Italia potrebbe disporre di un'autonomia di circa 15 giorni grazie agli stoccaggi. Lo ha detto l'amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni oggi, in un'intervista a Gr1. "In questo momento, diciamo in giornate normali, in Italia si consumano 400 milioni di metri cubi di gas al giorno. Noi abbiamo degli stoccaggi che sono circa 6 miliardi di metri cubi, quindi in teoria siamo in condizioni di stare 15 giorni senza importazioni di gas", ha dichiarato Scaroni. Oggi il monopolio di stato russo Gazprom ha annunciato di aver tagliato le forniture di gas all'Ucraina di un quarto -- pari a quanto l'Ucraina importa ogni giorno per uso interno -- dopo che Kiev ha rifiutato di firmare un nuovo contratto secondo il quale avrebbe dovuto pagare quattro volte il prezzo pagato fino al 2005.

Un quarto del fabbisogno europeo di gas viene coperto dalla Russia, e quasi tutte le condutture passano per l'Ucraina. Tutto il gas che ora viene pompato all'Ucraina sarebbe destinato all'Europa occidentale, a meno che l'Ucraina non decida di utilizzare il gas destinato agli altri paesi che transita sul suo territorio.

L'ungherese MOL ha già reso noto che la pressione nel gasdotto della sua fornitura russa è scesa del 5%. Gazprom ha detto che le forniture all'Europa occidentale non saranno intaccate, "Questa volta la crisi dei rapporti tra Ucraina e Russia è più grave che nel passato", ha commentato Scaroni. Tuttavia, ha precisato l'amministratore delegato dell'Eni, "non c'è solo il gas russo, c'è il gas algerino c'è il gas libico, c'è il gas che viene dall'Olanda. Quindi abbiamo altre fonti di approvvigionamento, ma certamente non possiamo rinunciare al gas russo a medio-lungo termine".

Scaroni non esclude che possa entrare in funzione un comitato di crisi pilotato dal ministero delle Attività produttive e ha auspicato che l'Italia si doti di infrastrutture e rigassificatori che consentano di approvvigionarsi anche da Paesi non collegati dal tubo.

La Russia fornisce circa il 29% del totale delle forniture di gas di Eni (circa 77 miliardi di metri cubi nel 2004). I principali paesi europei importatori di gas russo sono Germania, Italia e Francia. Mosca vuole aumentare il prezzo del gas che vende all'Ucraina a 230 dollari per 1.000 metri cubi dagli attuali 50 dollari -- un livello che riflette i tassi dell'era sovietica. L'Ucraina ha aderito in linea generale all'accordo ma chiede un periodo di transizione.

L'Ucraina ora sta utilizzando le scorte, ma presto potrebbero non bastare più. L'Unione europea ha già chiesto di fissare un incontro dei responsabili dell'energia il prossimo 4 gennaio per discutere del problema. Il presidente ucraino Victor Yushchenko ha chiesto ulteriori negoziati con la Russia, allo scopo di firmare un nuovo contratto entro il 10 gennaio.

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Gazprom: Gli Usa censurano Putin sul taglio del gas all'Ucraina
Domenica, 01 gennaio
Appunti
La decisione della Russia di tagliare gli approvvigionamenti di gas naturale all'Ucraina causa una "insicurezza nel settore energetico della regione e porta all'ipotesi sull'uso dell'energia come mezzo di pressione politica". Parole del portavoce del Dipartimento di Stato americano sulla contestata vicenda tra Mosca e Kiev.

"Gli Stati Uniti -ha detto McCormacksono dispiaciuti della decisione della Russia, con potenziali effetti sulle forniture di gas in tutta Europa".

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La decisione della Russia nei confronti dell'Ucraina rischia di metterci in seria difficoltà. Berlusconi ha dato credito a Mosca, definendolo un partner stabile. Ora la nostra politica energetica rischia di essere tragicamente messa in crisi, e a farne le spese potrebbero essere le famiglie". Lo afferma Francesco Borgomeo, responsabile economico dei Popolari-Udeur.

"Attualmente circa un terzo del gas che consumiamo proviene proprio dalla Russia - ricorda Borgomeo -. E' chiaro che la politica di Berlusconi delle pacche sulle spalle non funziona più. Ogni volta che si dice no al nucleare si rischiano gravi contraccolpi in caso di crisi internazionali nel settore energetico".

"Le importazioni nette sono passate da 39 gmcubi del '99 a 77,2 gmcubi del 2004. La produzione nazionale contemporaneamente è diminuita di circa il 30 per cento. Insomma - conclude l'esponente dell'Udeur - abbiamo deciso di affidarci all'estero per l'approvvigionamento del gas. Se Putin chiude i rubinetti che cosa succede?".
(canisciolti.info)

Adric
02-01-2006, 14:33
Guerra del gas: La situazione si complica con accuse della Russia all'Ucraina

Lunedì, 02 gennaio
Redazione
L'Ucraina ha prelevato illegalmente 100 milioni di metri cubi di gas russo diretto verso l'Europa. L'accusa arriva dal colosso petrolifero russo Gazprom, all'indomani del taglio delle forniture all'Ucraina. Il valore del gas prelevato dall'Ucraina, secondo Gazprom, è di oltre 25 milioni di dollari per la sola giornata di ieri. Il governo ucraino ha smentito le accuse di Gazprom, affermando di consumare "gas proveniente dai suoi depositi sotterranei e dal Turkmenistan". Le industrie dovranno ridurre utilizzo di gas.

Per monitorare da vicino l'evolversi dei fatti, il ministro delle Attività produttive, Scajola, ha anticipato a domani mattina la riunione del Comitato di emergenza e monitoraggio del sistema del gas naturale, inizialmente fissata per il 9 gennaio. Il ministero, a quanto si apprende, è informato del calo di afflusso di gas dalla Russia, ma considera comunque la situazione sotto controllo.

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Guerra del gas: Dopo Austria e Ungheria in calo la fornitura anche in Italia
Lunedì, 02 gennaio
Appunti
Anche in Italia, come in Austria e in Ungheria, si registra un 'sensibile calo' delle forniture di gas dalla Russia a causa della crisi con l'Ucraina. La notizia trova conferma dall'Eni. I rifornimenti di gas russo all'Ungheria sono calati del 40%. Lo rivela la compagnia energetica ungherese Mo, la quale fa sapere che tagliera' di un importo analogo i rifornimenti a Serbia e Bosnia. Le forniture russe di gas all'Austria sono scese quasi di un terzo.

Lo ha reso noto la compagnia energetica austriaca Omv, secondo la quale nel corso della notte "il volume delle riduzioni di gas russo sono incrementate ed sono scese circa di un terzo". La Russia accusa l'Ucraina di rubare i rifornimenti verso l'Ue. Il ministro ucraino dell'Energia replica alla compagnia russa Gazprom e assicura che il suo paese non si e' appropriato delle forniture di gas dirette verso l'Europa, ma e' pronto a farlo se le temperature scenderanno sotto zero.

Il ministro degli Esteri ucraino accusa Mosca di voler destabilizzare il paese con il taglio delle forniture di gas, mentre il presidente, Viktor Yushchenko invita il collega russo Vladimir Putin trattare ancora sulla crisi energetica. La Russia, "ha aperto uno scenario che punta a destabilizzare l'economia ucraina" sostiene il ministro degli Esteri di Kiev, mentre Yushchenko fa sapere ai giornalisti che "chiamero' Putin, invitandolo a riportare Gazprom al tavolo negoziale".
(canisciolti.info)

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L'Europa alla canna del gas. In calo le forniture russe
Lunedì, 02 gennaio
Appunti
I paesi europei e l'Italia stanno registrando un calo nelle forniture di gas nel pieno dell'inverno, dopo che la Russia ha bloccato gli approvvigionamenti all'Ucraina, sollevando timori sull'uso dell'energia come arma politica. L'Italia ha registrato oggi un calo del 24% nelle importazioni di gas dalla Russia tramite il gasdotto che attraversa l'Ucraina, ha detto l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni. La Russia, che prende questo mese la presidenza del G8 per la prima volta e tenta di proporsi come un'affidabile fonte di energia, ha tagliato le forniture di gas al Paese vicino ieri, dopo che Kiev si era rifiutata di firmare un nuovo contratto che avrebbe messo fine al trattamento preferenziale dei tempi dell'Unione sovietica e aumentato di quattro volte il prezzo del gas.

Gli Stati Uniti hanno detto che la decisione della Russia di tagliare le esportazioni di gas naturale all'Ucraina pone dei seri interrogativi sull'uso dell'energia come arma politica e alcuni paesi europei hanno espresso timori che le proprie scorte possano essere minacciate al culmine dell'inverno. Il Cremlino descrive la questione come una pura trattativa commerciale. Ma Kiev la legge come un tentativo di colpire il suo governo filo-occidentale e ha detto che il taglio dell'export di gas russo potrà influenzare il rifornimento all'Europa occidentale, che passa attraverso gli stessi oleodotti.

Oggi il monopolista russo Gazprom ha accusato l'Ucraina di essersi impossessata ieri di circa 100 milioni di metri cubici di gas destinato all'Europa, secondo l'agenzia russa Interfax. L'accusa è stata respinta dal ministro dell'Energia ucraino, Ivan Plachkov, il quale ha però annunciato che il suo paese preleverà il gas russo se le temperature dovessero scendere sotto zero. Da Berlino il ministro dell'Economia tedesco Michael Glos ha detto oggi che la Russia, come presidente del G8, deve agire in modo responsabile nella sua controversia con l'Ucraina. La Germania riceve il 30% delle sue forniture di gas dalla Russia e potrà aumentare le sue importazioni soltanto se avrà la certezza di un approvvigionamento regolare, ha aggiunto Glos.

La mossa di Mosca sembra aver già avuto effetti in Europa centrale. La compagnia petrolifera e del gas austriaca Omv ha detto oggi che i suoi rifornimenti di gas russo sono calati ancora nella notte e in mattinata erano di circa un terzo inferiori al livello normale. La società ha dichiarato che assicurerà regolarmente la fornitura di gas ai suoi clienti attingendo alle riserve. Sulla falsariga di Omv, il gruppo petrolifero ungherese Mol ha annunciato che l'import di gas dalla Russia, via Ucraina, è sceso oggi del 40%, aggiungendo che taglierà il passaggio di gas destinato a Serbia e Bosnia della stessa percentuale.

Per quanto riguarda l'Italia, oggi si è registrato un calo del 24% nelle importazioni di gas, ha detto l'amministratore delegato dell'Eni Scaroni, nel corso di una intervista a Sky Tg24. "Nessun allarme immediato in Italia [...]. Da questa mattina le importazioni di gas dalla Russia sono scese del 24%, cioè il 6% del totale della nostra importazione, ma ci sono 6 miliardi di metri cubi di riserva", ha detto Scaroni. L'Ad di Eni ha aggiunto che "oggi il nostro consumo di gas è di circa 380 milioni di metri cubi, quindi le nostre scorte sono ancora per 15 giorni". Il ministro delle Attività produttive Claudio Scajola, ha chiesto agli importatori di aumentare gli acquisti di gas, e ha anticipato a domani mattina la prevista riunione del Comitato di emergenza e di monitoraggio del sistema del gas naturale. Un portavoce del colosso russo Gazprom ha detto ieri che il gas russo fornito per il consumo ucraino è stato tagliato di 120 milioni di metri cubi al giorno. Gazprom fornisce il 25% del gas dell'Europa occidentale -- gran parte attraverso l'Ucraina.
(canisciolti.info)

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Guerra del gas: Il ministro Scajola rilancia il nucleare
Lunedì, 02 gennaio
Appunti
"Non siamo allarmati. Non resteremo a secco e al freddo. Ci siamo mossi prima in Italia, poi d'accordo con gli altri paesi europei interessati come noi ad un'emergenza energetica". Ad assicurarlo, in un'intervista a "La Repubblica", è il ministro delle Attività Produttive, Claudio Scajola, commentando la 'guerra del gas' in corso tra Russia ed Ucraina.

Secondo il ministro, dunque, "le scorte basteranno", ma quello che occorre "è una nuova strategia più coerente di fronte al fabbisogno energetico. Non possiamo più nasconderci dietro un dito. Abbiamo bisogno di un mix diversificato di energia. Ci vogliono i degassificatori, ci vuole il carbone pulito, ma dobbiamo assolutamente ripartire con il nucleare".

Dal canto suo, la Commissione europea si dice "preoccupata" dall'interruzione delle forniture di gas russo all'Ucraina e cerca di far luce su un quadro poco chiaro, mentre Mosca e Kiev si scambiano nuove accuse.

Gazprom assicura di avere diminuito ieri mattina l'erogazione di gas in modo da non compromettere l'export verso l'Europa. E dopo la Polonia adesso tocca all'Ungheria constatare una diminuzione del 25% della pressione nel flusso di gas naturale proveniente dalla Russia dopo che ieri mattina alle 8 la Gazprom ha deciso di chiudere i rubinetti della distribuzione all'Ucraina.
(canisciolti.info)

Adric
03-01-2006, 16:04
Gas: In Italia i prezzi più alti d'Europa
Lunedì, 02 gennaio
Appunti
Le famiglie italiane pagano i prezzi del gas per uso domestico tra i piu' alti d'Europa. A fare i conti e' la Cgia di Mestre. Rispetto alla media europea riferita al primo gennaio 2005, che era di 11,9 euro per Gigajoules (tasse incluse), in Italia il prezzo si attestava sui 17,5 euro per Gj (dato riferito al luglio 2004). Rispetto ai principali paesi Ue le cose non vanno meglio: in Germania il costo era di 12,4 euro/Gj, in Francia di 9,7 euro/Gj, in Gran Bretagna di 6,2 euro/Gj.

''La situazione e' preoccupante, ma totalmente sotto controllo''. L'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, commenta cosi' al Tg1 il calo del ''25%'' delle importazioni del gas dalla Russia, sottolineando se la situazione dovesse prolungarsi, saranno aumentate le importazioni da altri Paesi fornitori come l'Algeria. Una cosa che, precisa l'ad del colosso energetico, ''stiamo gia' facendo. Se necessario -annuncia- faremo anche appello alle riserve strategiche che sono li' apposta. Le famiglie italiane -assicura Scaroni- saranno tutelate''.

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La russa Gazprom assicura la normalità nei rifornimenti di gas
Lunedì, 02 gennaio
Redazione
Il produttore russo di Gas Gazprom, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Interfax, riporterà alla normalità entro domani sera le forniture di gas all'Europa, dopo averle tagliate a causa di una disputa sui prezzi con l'Ucraina. Secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa oggi Gazprom ha immesso 95 milioni di metri cubi di gas in più nei gasdotti verso l'Europa dove alcuni paesi hanno sofferto di cali di offerta. L'Europa occidentale, i cui consumi sono vicini ai picchi a causa del clima rigido, importa il 25% del suo fabbisogno di gas dalla Russia, la maggior parte grazie a gasdotti che attraversano l'Ucraina.

'Le importazioni dalla Russia sono scese del 24%, cioe' il 6% del totale della nostra importazione', afferma l'ad dell'Eni, Paolo Scaroni. Ma ribadisce: 'nessun allarme immediato in Italia' poiche' 'ci sono 6 mld di metri cubi di riserva'.'Se la Russia decidesse di chiudere i rubinetti sarebbe un guaio, ma lo considero altamente improbabile', ha aggiunto: 'Non e' mai successo in 40 anni di rapporti fra Eni e Gazprom'. A suo giudizio, ci sono i tempi perche' la situazione politica si risolva.
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Gas: In Italia si riaccende la voglia di nucleare delle lobby politiche
Lunedì, 02 gennaio
Redazione
"Non siamo allarmati. Non resteremo a secco e al freddo. Ci siamo mossi prima in Italia, poi d'accordo con gli altri paesi europei interessati come noi ad un'emergenza energetica". Ad assicurarlo, in un'intervista a "La Repubblica", è il ministro delle Attività Produttive, Claudio Scajola, commentando la 'guerra del gas' in corso tra Russia ed Ucraina. Secondo il ministro, dunque, "le scorte basteranno", ma quello che occorre "è una nuova strategia più coerente di fronte al fabbisogno energetico. Non possiamo più nasconderci dietro un dito. Abbiamo bisogno di un mix diversificato di energia. Ci vogliono i degassificatori, ci vuole il carbone pulito, ma dobbiamo assolutamente ripartire con il nucleare".

"La vera sfida per l'indipendenza energetica del nostro Paese" non è "la demagogia sul nucleare" ma è "l'utilizzo della tecnologia per l'efficienza energetica e la lotta agli sprechi assurdi". E' quanto sottolinea il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio. "E' penoso - scandisce il leader dei Verdi in una nota - assistere alla solita litania sul nucleare da parte di questo centrodestra che ha perso cinque anni senza riuscire ad adottare un piano energetico. Sarà l'Unione ad approvare il piano energetico nazionale che dovrà puntare sull'innovazione, l'efficienza e le rinnovabili". "Relativamente all'uso del metano, sicuramente il combustibile fossile meno dannoso - ha concluso il presidente dei Verdi - serve un piano concordato con le Regioni e le comunità locali".

"No" al ritorno al nucleare caldeggiato dal ministro per le Attività produttive Claudio Scajola. Lo dice Gianfranco Pagliarulo, senatore Pdci e direttore di Rinascita. "Il ministro Scajola non perde occasione per auspicare il ritorno al nucleare, come se fosse una risposta al pericolo di crisi causato dal conflitto commerciale ucraino-russo. Gli ricordo - dichiara Pagliarulo - che non sono stati risolti i problemi della sicurezza degli impianti e dello smaltimento delle scorie e che la strategia dell'Unione europea è incardinata sul risparmio energetico e sulla ricerca e sviluppo di fonti rinnovabili. Scajola rimuove gli incidenti di Celiabinsk e di Cernobyl, solo per citarne due. Per fortuna Prodi gli ha già risposto a novembre, escludendo per lo meno per vent'anni luso del nucleare, e per fortuna fra poco Scajola non sarà più ministro". "I grandi fans del nucleare oggi sono in Europa alcuni egoismi nazionali e, dietro di loro, le lobby degli amici dell'atomo. La vicenda di gazprom - conclude - deve essere gestita invece con grande prudenza e capacità diplomatica, escludendo ogni tifoseria filorussa o filoucraina, e come occasione per il rilancio nel nostro paese di energie moderne e pulite. Si rassegnino Scajola e la lobby del nucleare".

"La riduzione dell'approvvigionamento di gas dalla Russia evidenzia e conferma la necessità di diversificare le modalità di approvvigionamento dell'Italia". Lo afferma in una nota Edo Ronchi, responsabile dei Ds per le politiche della sostenibilità. Secondo l'esponente diessino questa diversificazione "richiede sia la possibilità di forniture di gas trasportate da navi gasiere in forma liquida sia la messa in opera di alcuni impianti di rigassificazione, in modo da poter attingere da un numero molto più elevato di paesi. Questa soluzione - sottolinea l'ex ministro dell'Ambiente - fra l'altro è meno costosa e di più rapida attuazione delle chiacchiere propagandistiche sulla costruzione di centrali nucleari. Un impianto di rigassificazione, infatti, può essere realizzato in uno o due anni, dopo aver esaurito la fase di autorizzazione, mentre una nuova centrale nucleare richiede un tempo molto più lungo, sia per l'autorizzazione sia per la costruzione: non inferiore ai sei anni". Ronchi aggiunge: "Per quanto riguarda i costi, una centrale nucleare ha costi dell'ordine di venti volte superiori. Per quel che riguarda gli impatti ambientali, inoltre, le due tecnologie non sono comparabili perchè l'impiego di gas naturale comporta rischi e impatti di gran lunga più bassi. Chi, avendo governato per cinque anni e non avendo fatto nessun impianto di rigassificazione, parla oggi di rilancio del nucleare - conclude - vuole in realtà distrarre l'attenzione dell'opinione pubblica dalle proprie responsabilità"

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Berlusconi, e se l'amico Putin ci chiude i rubinetti?
Lunedì, 02 gennaio
Redazione
Oggi che la guerra del gas tra Russia e Ucraina rischia di mettere in crisi l'Europa e anche l'Italia ci ricordiamo le cene in dacia indossando pellicce di lupo siberiano e le pacche sulle spalle, che Berlusconi scambiava con "l'amico" Putin. Gli esponenti del governo come il ministro Scajola rassicurano ma l'Eni afferma che se le forniture diminuiranno, rispetto al fabbisogno attuale, l'Italia avrà un'autonomia di soli 15 giorni. E mentre Scajola rilancia il nucleare bisognerebbe analizzare e chiarire l'attuale situazione di dipendenza dell'Italia, gli sprechi e le negligenza che fanno del gas italiano il più caro d'Europa.

La mossa del colosso russo Gazprom di chiudere, a partire dal 1 gennaio, i rubinetti di gas all'Ucraina sembra, oltre a un contenzioso economico, anche una mossa politica nei confronti dell'indipendenza Ucraina e del suo leader Viktor Yushchenko. Una vendetta o meglio una strategia progettata da Vladimir Putin che rimane sempre un ex agente del Kgb nonostante qualcuno si affanni, come Berlusconi, ad accreditarlo come presidente pseudo-democratico. Basterebbe citare la Cecenia per rendersi conto di quanto sia democratico l'amico Vladimir.

''Questa situazione con l'Ucraina che continua a rubare gas dal condotto e noi che continuiamo a rifornire i clienti europei non puo' durare a tempo indefinito'' . Ha detto oggi il vicepresidente della Gazprom, Alexander Medvedev. Quindi se la crisi fra Russia e Ucraina si aggraverà, con accuse reciproche e ricatti trasversali a farne le spese saremo noi europei.

Sul sito dell'Eni leggiamo:
"Nel 2003 la produzione italiana di gas è stata di quasi 14 miliardi di metri cubi e ha coperto circa il 18% della domanda complessiva. I giacimenti presenti sul territorio italiano sono concentrati in Basilicata, nell'Alto Adriatico e in Pianura Padana, ma sono in via di esaurimento: dal 1994 la produzione di gas è diminuita del 30% e, secondo le stime, la tendenza alla riduzione continuerà anche nei prossimi anni. Già nel 2010 non si dovrebbero superare i 10 miliardi di metri cubi. Nel 2003 le importazioni di gas sono state di 62,4 miliardi di metri cubi (82% del fabbisogno nazionale), di cui 58,8 miliardi entrati in Italia via gasdotto e 3,6 miliardi importati sotto forma di gas naturale liquefatto (GNL). I maggiori paesi esportatori da cui l'Italia si approvvigiona sono Russia, Algeria e - in misura minore - dall'Olanda. Da qualche tempo anche la Norvegia si è imposta come nuovo fornitore, con un ruolo destinato a crescere. Da ottobre 2004 un paese fornitore di gas è anche la Libia, da cui l'Italia può importare 8 miliardi di metri cubi di gas annui attraverso il gasdotto "Green-Stream", appositamente realizzato. L'infrastruttura lavorerà a pieno regime solo alla fine del 2005, quando le importazioni di gas libico saranno in grado di soddisfare il 10% del fabbisogno italiano, che oggi ammonta a circa 77-80 miliardi di metri cubi annui. Grazie a un contratto di durata ventennale, sottoscritto fin dal 2000, Energia dispone di 2 miliardi di metri cubi annui di gas di provenienza libica."

Ci domandiamo se nella partita della geopolitica del gas quanto incideranno i rapporti le politiche sugli sbarchi dei clandestini fra Libia e Italia.

I dati di oggi sono che l'Italia importa dalla Russia il 30% del gas, contro il 33 che viene dall'Algeria, il 30 dall'Unione Europea, il 6 dalla Norvegia, l'1 dalla Libia. Nel 2010 è previsto che la Russia divenga il nostro primo fornitore, con il 36%. La quota libica salirebbe all'11, quella dell'Ue scenderebbe al 20. Per un paese che dipende dall'estero per l'85% della propria energia, è un rischio molto alto.

Un rischio che, conoscendo la capacità di Berlusconi di sfuggire alle responsabilità di governo è quasi una certezza.
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Guerra del gas: Le forniture all'Ungheria sono tornate normali
Martedì, 03 gennaio
Appunti
Il ministero dell'Economia ungherese ha detto che la Russia ha restituito questa sera la piena fornitura del gas via Ucraina. L'aspra disputa tra Mosca e Kiev aveva comportato un taglio del 50 per cento del normale flusso di gas verso l'Ungheria. 'Secondo informazioni in nostro possesso, la pressione del gas nella rete e' ora al livello previsto dai contratti' di fornitura, ha detto il portavoce del ministero dell'Economia Merenyi. L'Ungheria dipende per l'70% del gas russo.

Intanto i presidenti di Ucraina e Polonia, Viktor Yushenko e Lech Kaczynski, hanno discusso oggi al telefono della cessazione delle forniture di gas naturale a Kiev da parte di Mosca. Lo ha annunciato la presidenza polacca. 'I presidenti hanno discusso le varianti possibili degli sviluppi della situazione', afferma un comunicato.

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Gas: L'Italia riceve il 19% in meno di forniture dalla Russia
Martedì, 03 gennaio
Appunti
Sono diminuite del 19% le forniture di gas dalla Russia all'Italia, dalle 6 del 2 gennaio alle 6 di oggi. Lo rende noto l'Eni. Durante la giornata, si afferma in un comunicato, i metri cubi richiesti sono stati 74 milioni, quelli non consegnati 14 milioni, con un impatto sul totale dei consumi italiani del 4%.

I responsabili del gas russi e ucraini s'incontreranno in giornata per discutere sulla disputa sui prezzi che ha indotto Mosca a tagliare le forniture al suo vicino ex sovietico. Lo ha detto a Reuters un alto funzionario del gas russo. "Ci incontreremo oggi", ha detto in un'intervista il vice capo del colosso russo Gazprom, Alexander Medvedev. Il funzionario ha aggiunto di non sapere che proposte porterà la controparte ucraina. A Kiev, un portavoce della società statale del gas Naftogaz ha detto che la delegazione sarà guidata dal vice presidente della società.
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Articoli da: canisciolti.info

Adric
14-01-2006, 01:58
Guerra del gas: Gas, mercato e politica
Venerdì, 13 gennaio
Appunti
La diplomazia energetica del Cremlino e gli interessi di Putin si intrecciano nella vicenda della Gazprom e delle forniture di gas all'Ucraina. Un articolo di Nicola Melloni sui retroscena della crisi di queste settimane.

La Gazprom, il colosso energetico russo, nell'ultimo mese ha occupato le prime pagine di tutte le testate mondiali: prima ha assunto nel suo entourage l'ex cancelliere Schroeder, poi ha minacciato di tagliare il gas all'Ucraina, spaventando l'intera Europa, che dal gas russo dipende. Se ne sono lette di cotte e di crude: i Russi vogliono congelare l'Ucraina, siamo di nuovo al 1973 con la Russia nel ruolo dell'Opec, i Russi son sempre i soliti comunisti e confondono affari e politica. A questa accusa diamo atto a Berlusconi di non essersi unito: non tanto per non fare un dispetto al suo amico Putin, quanto piuttosto per non sentirsi poi dare a sua volta del comunista! Ma andiamo con ordine, cerchiamo di capire cosa sta succedendo oltre cortina, e non solo.

Quanto costa il Gas?

La Gazprom e' un ex-ministero sovietico trasformato in impresa privata, e gia' questo e' un bel colpo. La maggioranza e' detenuta dallo Stato, che la controlla con metodi, appunto, ministeriali: il presidente e' un amico di Putin, il direttore generale addirittura un vice-premier. Non dimentichiamoci che la Russia ha le piu' grandi riserve ed e' la piu' grande esportatrice di gas, appunto. Un bene nazionale, insomma. In cui pero', da poco, anche gli stranieri possono investire, tanto che il 49% delle azioni viene messo in Borsa. Un affarone, sembra. Pochi rischi e tanti profitti. Ma, lamentano gli auditors internazionali, ci sono tante cose da mettere a posto, in primis le tariffe: i consumatori russi pagano un prezzo di favore rispetto agli standard internazionali, e questo riempie di sdegno i nostri buoni liberali. Anzi: una delle condizioni per l'accesso della Russia al WTO e' che non ci siano discriminazioni di prezzo tra mercato estero ed interno. Poco importa che i salari russi siano un decimo (nella migliore delle ipotesi) di quelli europei. Avanti. Oltre i russi, pero', sono in tanti a pagare il gas meno del prezzo effettivo: ad esempio la Polonia, in nome, pensate un po', di una ormai datata solidarieta' socialista. Ad esempio l'Ucraina, forse perche' una volta l'Ucraina neppure esisteva, e si era tutti allegramente insieme nell'Unione Sovietica. Ora pero' l'Urss non c'e' piu' e nemmeno il socialismo, sempre che ci sia mai stato, ma l'Ucraina continua a pagare un quarto del prezzo internazionale. A Kiev, i cittadini pagano addirittura una bolletta piu' bassa che a Mosca. Che fare, dunque? I russi pensano bene di far pagare all'Ucraina quello che paghiamo noi. In fondo, non sono piu' nello stesso stato, non sono neppure un paese fratello ed ormai neppure un alleato. Perche' fare sconti, dunque? Apriti cielo! Serrata di scudi in Occidente: Putin vuol lasciare al freddo l'Ucraina proprio a Gennaio! I russi puniscono l'Ucraina per la rivoluzione arancione! Certo, non e' del tutto falso: probabilmente, se l'Ucraina non cercasse di avviare le pratiche per entrare nella Nato, il gas lo comprerebbe ancora a prezzo ribassato. Risulta pero' sgradevole la furia occidentale su Mosca: prima si chiede ai russi di pagare prezzo intero per il gas che e' loro, poi pero' si dice che agli altri bisogna fare sconti. Un'idea di mercato un po' bizzarra. Per giustificarla si raccontano anche un po' di sane balle, tanto nessuno la legge poi, la verita'. Per esempio: ma perche' allora i Baltici e la Bielorussia continuano a pagare meno? Ci si fosse informati prima di scrivere queste cose, ci si sarebbe accorti che le tre Repubbliche Baltiche pagano si un prezzo minore, ma hanno gia' siglato accordi per portare le tariffe su livelli internazionali entro 2 anni. La Bielorussia, da parte sua, ha ceduto la gestione delle pipe-lines direttamente alla Gazprom in cambio del prezzo di favore. Cosa che l'Ucraina si e' rifiutata di fare.

I conti in sospeso della Rivoluzione Arancione

Ucraina che comincia a fare ora i conti con la Rivoluzione Arancione. Avevamo scritto su Carta un anno fa che i conti non erano ancora chiusi e che la vittoria di Viktor Yuschenko avrebbe destabilizzato il paese, invece di migliorarne le condizioni di vita. Non era un pensiero di grande successo allora: i media celebravano la vittoria della democrazia, L'Ucraina entrava finalmente nel consesso civile con 15 anni di ritardo. Si vede ora come vanno le cose. La pasionaria (mai termine fu peggio usato) della liberta' Yulia Timoshenko e' stata destituita da diversi mesi per la sua vicinanza con loschi affari. Cose gia' dette un anno fa: una cricca di potere stava subentrando ad un'altra, a pagare sarebbero stati sempre i cittadini. Ora il governo di Kiev non vuole pagare il gas, un po' come la Lituania nel 1991: si proclamo' indipendente dall'Urss ed il giorno dopo a Mosca chiusero i rubinetti del petrolio. Scandalo internazionale. Ma le scelte politiche van fatte fino in fondo. Giustamente l'Ucraina persegue le sue alleanze, altrettanto giustamente non puo' pensare di farsi sovvenzionare dalla Russia mentre tenta di portare i soldati americani ai suoi confini.

Politica, affari, o tutti e due?

L'accusa occidentale che la Gazprom fa politica e non affari sembra invece un po' patetica: e' sicuramente vero. Ma da che pulpito arriva tale accusa! Forse a Washington si sono dimenticati che la United Fruit organizzo' un golpe in Guatemala e le sette sorelle fecero lo stesso in Iran. Forse, per stare piu' vicini al presente basterebbe pensare alla guerra in Iraq. O forse, invece, in quei casi era lecito fare politica perche' la si faceva per conto dello zio Sam. La bufera mediatica si e' scatenata anche su Schroeder, che ha pensato bene di vendere i suoi servigi ai miglior offerenti (i russi, appunto), giusto dopo aver in fretta e furia firmato un accordo per un gasdotto sottomarino che scavalca l'Ucraina (ma guarda un po'!). Evidentemente l'etica (che manca) e' solo un dovere per i tedeschi. Che Cheaney sia passato dalla Casa Bianca alla Halliburton con biglietto di ritorno per Washington non scandalizza nessuno. Per non parlare del resto della cricca di petrolieri, dalla Rice in giu', che compongono l'amministrazione americana. Certo, fa torcere le budella vedere un supposto difensore dei lavoratori vendersi per il classico piatto di lenticchie (beh, qualcosa di piu'). Ma che Schroeder non difendesse piu' i lavoratori tedeschi lo sapevamo gia' prima, anzi, e' proprio il motivo per cui ha perso le elezioni. Non e' nemmeno bello vedere un azienda-stato (e a Mosca si mormora che proprio da li' Putin continuera' ad esercitare il suo ruolo di zar) che strangola popolazioni vicine, impone i prezzi e minaccia il Grande Freddo. Sembra noioso doverlo sempre ripetere, ma questo e' il capitalismo.

Nicola Melloni
11 gennaio 2006
da Carta.org
(canisciolti.info)

Adric
26-01-2006, 18:33
Anche nell'emergenza del gas spunta il conflitto di interessi di Berlusconi
Giovedì, 26 gennaio

"L' Italia è al freddo: l''amico' Putin infatti non ha avuto molto riguardo per la presunta 'amicizia' con Silvio Berlusconi è ha tagliato le forniture di gas al nostro Paese". E' quanto sottolineano in un comunicato congiunto Antonio Di Pietro, leader di Italia dei Valori e Giuseppe Vatinno, Responsabile Dipartimento Energia ed Ambiente di IDV.

"L'ennesima conferma che la politica delle 'pacche sulle spalle', non porta da nessuna parte. Ma forse è utile ricordare che il Premier è riuscito ad aumentare la sua collezione di conflitti di interesse anche nel settore dell'Energia - precisano Di Pietro e Vatinno - infatti, solo qualche mese fa, la Gazprom, il colosso russo del gas, stava facendo una società mista con Bruno Mentasti, imprenditore italiano molto vicino a Berlusconi, per la diffusione diretta del metano in Italia".

"E' perciò possibile che gli attuali 'tagli' del gas, che ci stanno lasciando al freddo - concludono Di Pietro e Vatinno - siano una sorta di punizione per il nostro Paese che ha fermato l'ennesimo affare poco trasparente. Parafrasando i suoi famosi slogan elettorali si potrebbe quindi dire: 'Berlusconi, più freddo per tutti'".
(canisciolti.info)

Lucio Virzì
26-01-2006, 18:55
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1116405

Adric
19-06-2006, 00:04
Gazprom: Il monopolista russo del gas contro la liberalizzazione del mercato Ue
Venerdì, 09 giugno

Le liberalizzazioni volute dall'Unione europea nel settore del gas "minacciano la stabilita' del mercato europeo e rischiano di mettere a repentaglio gli approvvigionamenti di gas" in Europa. E' quanto afferma il vicepresidente di Gazprom, Alexander Medvedev, intervistato dal periodico Wgc News.


Medvedev porta come esempio pratico di quanto sostiene il gasdotto Tag che porta il gas dalla Russia all'Italia attraverso l'Austria. Per il numero due del colosso russo, il Tag "e' un esempio di come l'Ue possa, con il suo intervento, causare distorsioni al mercato": sono state assegnate singole tratte della pipeline a 149 imprese provenienti da 10 paesi fino al 2038. Ma di tutte queste compagnie assegnatarie, continua Medvedev, "solo una manciata dispone di risorse disponibili di gas". Le altre "non possono contare neanche su accordi per l'acquisto di gas".

Ecco perche', rivela Medvedev, molte delle imprese che hanno ottenuto una quota della portata del gasdotto "si sono gia' rivolte a Gazprom e ad altri fornitori di gas offrendo di rivendere le loro quote con notevoli ricarichi rispetto al prezzo che hanno pagato per l'accesso". Insomma, per Gazprom il Tag tra Italia e Russia dimostra che in Europa c'e' stata solo una adozione a livello formale delle direttive Ue sul gas. Una situazione di questo tipo, conclude Medvedev, "non comporta nessun beneficio per i consumatori mentre a noi e' stato detto che la liberalizzazione del mercato europeo del gas doveva servire proprio a questo".

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La russa Gazprom pronta a entrare nel mercato italiano dell'energia
Domenica, 11 giugno

Il ministro delle Finanze russo Alexei Kudrin ha detto oggi di non vedere ostacoli a crescenti investimenti della Russia nel mercato dell'energia italiano, in cui il colosso dell'energia Gazprom sta cercando di conquistare una presenza maggiore. "Non ci sono grosse barriere. Le società russe investiranno in Italia e le società italiane investiranno in Russia", ha detto Kudrin, rispondendo a una domanda sul possibile oggetto dei colloqui che terrà in Italia con il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa.

A Kudrin è stato chiesto se l'incontro sarà focalizzato sul tentativo della Russia di incrementare l'accesso di Gazprom al mercato italiano e contemporaneamente dare all'italiana Eni la possibilità di aumentare gli investimenti nei giacimenti di petrolio russi. Negoziazioni sono in corso da mesi fra la Russia e l'Italia sull'ipotesi di dare a Gazprom la possibilità di distribuire direttamente gas ai consumatori italiani. Kudrin ha citato molti esempi di "collaborazione" tra imprese dei due paesi e ha poi ricordato i casi della Merloni e di Severstal. Ha quindi sottolineato che esistono già accordi di reciprocità negli investimenti.

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La russa Gazprom costruisce grattacielo da 600 milioni di dollari
Mercoledì, 14 giugno

Un imponente, moderno e costoso grattacielo, nel cuore dell'antica capitale, per il colosso del gas russo. Gazprom spendera' 600 milioni di dollari per realizzare la nuova sede a San Pietroburgo e scegliera' il progetto tra quelli presentati da sette architetti di fama internazionale. "Sara' un super-progetto. Sara' un capolavoro", ha dichiarato orgogliosamente il sindaco della citta', Valentina Matviyenko.

Gli investimenti della societa' energetica - ha aggiunto il primo cittadino - potrebbero essere superiori ai 600 milioni di dollari indicati dall'amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller, per la costruzione dell'edificio, che sara' pronto entro il 2010. Il progetto, uno dei piu' ambiziosi della moderna Russia, si scontra con le richieste di contenimento delle spese avanzate dalla minoranza degli azionisti di Gazprom: ma Miller ha respinto le critiche, sostenendo che la societa' sta crescendo e ha bisogno di nuovi spazi di lavoro. "Un ufficio per una societa' - ha sottolineato Miller - e' sempre un investimento nel core asset".

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Gas: L'Italia rischia un'altra emergenza energetica
Mercoledì, 14 giugno

Questo inverno l'Italia rischia una nuova emergenza gas e anche sul fronte delle reti elettriche il Paese e' ''in condizioni di vulnerabilita'''. L'allarme arriva dall'Assolettrica l'associazione di Confindustria che raggruppa gli operatori del settore. E, la stessa vicepresidente degli industriali Emma Marcegaglia, sottolinea che ''Il prossimo inverno sara' un inverno di emergenza gas''. L'allerta e' stata data oggi nel corso dell'assemblea di Assoelettrica dal presidente Enzo Gatta che ha sollecitato investimenti nelle infrastrutture e una diversificazione del mix delle fonti per scongiurare nuove crisi.

-''Vado a Mosca il 20 e da quel momento in poi forse avro' qualche idea piu' chiara di quella che ho oggi, ma non c'e' nulla di particolarmente caldo o impellente''. Lo ha detto Paolo Scaroni, a.d. di Eni , conversando con i giornalisti a margine dell'assemblea Unindustria di Venezia a proposito delle trattative in corso con la russa Gazprom. ''Nessuna novita' neppure sul fronte Venezuela - ha precisato Scaroni -. Sull'Iraq le novita' sono tutte sul fronte della politica e non certo sul fronte nostro. Ho detto la settimana scorsa che, nella misura in cui la pacificazione di certe zone dell'Iraq dovesse procedere come sta procedendo, allora in quel momento l'Iraq rimane un paese interessante per noi, come tutti i paesi che hanno grandi riserve di petrolio e da questo punto di vista l'Iraq e' senz'altro uno dei paesi piu' interessanti che ci sono al mondo''.

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Scaroni, Eni: Italia ha problemi strutturali nel settore del gas
Giovedì, 15 giugno

Il settore del gas nel nostro Paese presenta numerosi problemi strutturali ma anche di breve periodo ed e' giusto che il ministro per lo Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, si voglia prendere i suoi tempi per maturare le decisioni da assumere. Questo il parere dell'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni.

Rispondendo ai giornalisti che, durante l'assemblea dell'Unione petrolifera chiedevano un commento al pacchetto Bersani sull'energia, ed in particolare per il settore del gas, Scaroni ha ribadito la complessita' dei problemi sul tavolo. "Io credo che sul gas il ministro voglia farsi una sua idea, anche perche' e' un settore non solo strategico, ma in cui i problemi, per quanto riguarda gli approvvigionamenti nel nostro Paese, sono lungi dall'essere risolti. Ci sono problemi a breve, brevissimo termine, l'inverno prossimo; e dei problemi strategici: da dove verra' il gas tra dieci anni visto che i consumi continuano a crescere in tutto il mondo. Io credo che il ministro - ha concluso Scaroni - giustamente si voglia prendere il tempo per maturare le sue riflessioni".
(canisciolti.info)

Adric
19-06-2006, 00:06
La russa Gazprom parteciperà alla costruzione del gasdotto Iran-India
Venerdì, 16 giugno
Il gigante russo Gazprom e' pronto a partecipare al progetto di costruzione del gasdotto che andra' dall'Iran all'India passando per il Pakistan. Lo ha dichiarato il presidente russo, Vladimir Putin, al margine dell'incontro della Shanghai Cooperation Organization. "Pensiamo che sia completamente realizzabile...L'Iran lo vuole, il Pakistan lo vuole, l'India lo vuole. Gazprom e' pronta a dare il suo appoggio".
Il progetto, che prevede la realizzazione di un gasdotto di circa 2.600 chilometri per fornire l'India di gas, ha incontrato l'opposizione degli Stati Uniti. Putin ha dichiarato inoltre che Mosca spera di creare una joint venture con Teheran sull'esplorazione delle riserve di gas naturale in Russia e in Iran.
(canisciolti.info)

Adric
05-08-2006, 16:58
GAS, NASCE L'ASSE RUSSO-ALGERINO

(AGI) - Roma, 5 ago. - Nasce 'l'Opec del gas', in virtu' dell'accordo tra Russia e Algeria, due dei maggiori fornitori del Vecchio continente. Il tandem composto dal monopolio statale Gazprom e dal numero uno dell'industria petrolifera russa Lukoil - spiega Il Sole-24 Ore - ha firmato a Mosca un accordo con la societa' statale algerina Sonatrach che prevede la realizzazione congiunta di alcuni progetti globali nei comparti del gas e del petrolio. Previsti scambi di asset, nuovi investimenti e un aumento della produzione. Lo scenario dipinto dal quotidiano economico e' quello che vede l'Italia costretta a trattare con un nuovo monopolio: i due Paesi infatti forniscono circa il 70% del fabbisogno di metano. Per questo il governo e' al lavoro per le contromosse. Il ministro per lo Sviluppo sociale Pierluigi Bersani ha varato due decreti che prevedono il riempimento fino a capienza massima degli stoccaggi, massimizzazione delle importazioni e trasformazione in obbligo della prassi di stipulare contratti con clienti industriali interrompibili. Secondo Repubblica, l'asse russo-algerino rilancia l'urgenza italiana dei rigassificatori per diversificare l'approvigionamento.
(L'Espresso)

Adric
06-08-2006, 12:45
l’inquietante risiko dell’energia

L’accordo sul gas fa tremare l’Europa

Con l’alleanza russo-algerina tra Gazprom e Sonatrach l’Italia dovrà trattare con un nuovo monopolio

Ormai lo si sapeva da tempo. A decidere i destini del mondo, più delle guerre e delle alleanze politiche è il business, specie se riguarda intese strategiche tra produttori di energia. L’ultima operazione, siglata appena due giorni fa, interessa da vicino non solo il nostro Paese ma tutta l’Europa nel suo complesso. L’alleanza tra le russe Gazprom e Lukoil e l’algerina Sonatrach, infatti, apre nuovi scenari nel risiko dell’energia rispetto ai quali non c’è da dormire sonni tranquilli. Basta un numero, infatti, per rendersi conto della gravità del problema: Russia e Algeria forniscono circa il 70% (210 miliardi di metri cubi all’anno) del fabbisogno italiano di gas. Il rischio della nascita di un “Opec del gas” è ormai dietro l’angolo.
L’accordo «è molto preoccupante e delinea un cartello, una Opec del gas in grado di condizionare il mercato mondiale». Non usa mezzi termini Massimo Polledri, senatore della Lega Nord e componente della Commissione bilancio, che invita il governo a «ripensare la decisione di separazione tra Eni e Snam Rete Gas». Per spiegarsi meglio Polledri ricorre a una colorita metafora: «Proseguire nella politica dei tetti imponendo alla società del cane a sei zampe di scendere in Snam, vorrebbe dire consegnare le chiavi della casa di Cappuccetto Rosso direttamente al lupo, facendo il gioco di Russia e Algeria». Che fare, dunque, a questo punto? «È necessario irrobustire e non indebolire il competitor nazionale».
Di diverso avviso è il professor Davide Tabarelli, esperto di energia dell’Università di Bologna, che non ritiene vi possano essere conseguenze nefaste dall'accordo fra Gazprom e Sonatrach: «Vedo conseguenze non più drammatiche di quelle già vissute negli ultimi mesi: i prezzi del gas saranno più cari, ma non è negativo visto che i consumi non diminuiscono e continuiamo a considerare il gas come il prodotto migliore per fare elettricità. Prepariamoci a comprarlo a qualche centesimo in più». Chissà quanto saranno contenti i consumatori, perennemente tartassati a causa dell’impennata continua del petrolio e ora in ansia per i possibili nuovi rincari anche del gas.
Nonostante le rassicurazioni di alcuni esperti la sinistra al Governo è abbastanza preoccupata. L’intesa sul gas tra Gazprom e Sonatrach «chiude l’Italia e l’Europa in una tenaglia che rischia di essere pericolosa soprattutto per il nostro Paese, particolarmente fragile a causa della sua elevata dipendenza da fonti energetiche estere». Lo afferma Umberto Carpi, consigliere per le questioni petrolifere del ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani. «C'è la necessità di una politica europea comune per rompere l'accerchiamento di Russia e Algeria. Bene ha fatto il ministro Bersani a scrivere a Bruxelles per sollevare la questione, e trovo singolare che il commissario europeo per l’Energia, Andris Piebalgs, non abbia ancora detto nulla», osserva Carpi. «È un problema che non richiede particolari meditazioni: serve una presa di posizione europea. Sul fronte interno, invito le Authority a usare grande prudenza nel calibrare le politiche di regolamentazione perchè nel mercato internazionale esistono squilibri nei livelli i liberalizzazione».
Ma l’Europa resterà davvero a guardare? A quanto pare è da escludere che ciò avvenga: «Studieremo e valuteremo tutte le implicazioni dell’accordo», ha detto il portavoce dell’esecutivo Ue, Mark Gray, riferendosi all’intesa siglata a Mosca tra le due società energetiche che rappresentano i maggiori fornitori sia dell’Italia che dell’Ue.
Interpellato sulla lettera che il ministro per lo Sviluppo Pierluigi Bersani intende inviare al commissario europeo per l’Energia Andris Pielbalgs per chiedere un intervento dell’Ue sulla delicata questione della dipendenza energetica dei paesi membri, il portavoce si è limitato ad osservare che la missiva non è stata ancora recapitata a Bruxelles. L’accordo russo-algerino secondo il premier Prodi è «la dimostrazione di quanto sia urgente raggiungere l’indipendenza energetica e lavorare per elaborare una politica unica europea nel settore». L’Italia non ci sta a finire nell’angolino, per questo rivendica un’azione comune dell’Europa. Non sarebbe male, però, se la maggioranza che governa il Paese pensasse, con maggiore convinzione, ad elaborare una politica energetica in grado di limitare la dipendenza da Russia, Algeria e Libia. Sempre che, accantonato con sdegno il nucleare, le cosiddette energie rinnovabili siano sufficienti allo scopo.
Or.Sa.

[Data pubblicazione: 06/08/2006]
(La Padania)