View Full Version : Benedetto XVI: "Nessuno parla più di Pace in un tempo di armi e menzogna"
SweetHawk
31-12-2005, 16:48
Non ci può essere pace senza verità.
È questo il succo del messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2006 presentato in Vaticano.
Un Messaggio nel quale il Pontefice ha denunciato come, a parte qualche accenno di speranza, il mondo viva oggi una pace minacciata dalla “menzogna”, dal terrorismo figlio di nichilismo e fondamentalismo, dalle discriminazioni, dalla violenza, dalle troppe armi, specie quelle nucleari.
Il Messaggio di Benedetto XVI è diviso in quattro parti: nella prima, di carattere teologico e spirituale, si evidenzia il senso e il valore della connessione tra pace, verità e menzogna; nella seconda, la verità della pace viene vista nel contesto di una concreta situazione di guerra; nella terza, la verità della pace viene trattata in stretto collegamento con la tragica e dirompente realtà del terrorismo; nella quarta, la verità della pace viene proposta in riferimento all’urgente esercizio di quelle necessarie responsabilità per rilanciare, soprattutto a livello di comunità internazionale, il processo politico del disarmo.
È nell’Incipit del Messaggio che Benedetto XVI spiega il legame esistente tra la scelta del nome di Benedetto e la pace: “Il nome stesso di Benedetto, che ho scelto il giorno dell’elezione alla Cattedra di Pietro, sta a indicare il mio convinto impegno in favore della pace - ha scritto il Papa -. Ho inteso, infatti, riferirmi sia al Santo Patrono d’Europa, ispiratore di una civilizzazione pacificatrice nell’intero Continente, sia al Papa Benedetto XV, che condannò la Prima Guerra Mondiale come «inutile strage» e si adoperò perché da tutti venissero riconosciute le supreme ragioni della pace”.
È nella prima parte del Messaggio che Benedetto XVI avverte che i temi della verità e della menzogna non devono essere considerati come oziosi passatempi per estemporanee elucubrazioni intellettualistiche, ma come temi strettamente e vitalmente connessi con la storia umana, come eventi storici ed eventi decisivi da cui dipende la salvezza o la perdizione, la felicità o l’infelicità degli uomini e delle donne, in definitiva, come eventi da cui dipende la pace o la sua mancata attuazione. La verità della pace viene descritta dal Papa come “il frutto dell’ordine impresso nella società umana dal suo divino Fondatore”, un ordine “che deve essere attuato dagli uomini assetati di una giustizia sempre più perfetta”.
È in questa parte che Benedetto XVI, parlando della “menzogna come peccato” formula un giudizio severissimo sul secolo scorso: “Basti pensare - ha scritto - a quanto è successo nel secolo scorso, quando aberranti sistemi ideologici e politici hanno mistificato in modo programmato la verità ed hanno condotto allo sfruttamento ed alla soppressione di un numero impressionante di uomini e di donne e di popoli interi, sterminando addirittura intere famiglie e comunità. Come non restare fortemente preoccupati di fronte alle menzogne del nostro tempo, che fanno da cornice a minacciosi scenari di morte in non poche regioni del mondo?”.
Anche se la cessazione di ogni guerra è importante, per il Papa la pace non è “semplice assenza di guerra”, ma piuttosto “una pienezza di realizzazione per le persone e per i popoli”. Laddove la guerra è in atto - siamo al secondo punto del Messaggio -, è opportuno per Benedetto XVI “il pieno rispetto e la completa osservanza del diritto internazionale umanitario”, definito “tra le espressioni più felici ed efficaci delle esigenze che promanano dalla verità della pace”. Il convinto sostegno di Benedetto XVI al diritto umanitario nasce dalla convinzione che “non esiste una verità della guerra, ma solo la verità della pace anche nella guerra”.
In questo contesto, il Papa ha ringraziato e incoraggiato tre categorie di soggetti: in primo luogo, le Organizzazioni Internazionali; in secondo luogo, i soldati impegnati in delicate operazioni di composizione dei conflitti e di ricostruzione delle condizioni necessarie alla realizzazione della pace; in terzo luogo, gli Ordinariati militari e i cappellani militari, invitati ad essere fedeli evangelizzatori della verità della pace.
La terza parte del Messaggio parte parlando del terrorismo che, “con le sue minacce ed i suoi atti, è in grado di tenere il mondo in stato di ansia e di insicurezza”. Dopo aver confermato la tradizionale condanna del terrorismo, Benedetto XVI ha spiegato che, a suo avviso, la genesi del terrorismo è da rintracciare nel nichilismo da una parte e nel fondamentalismo fanatico dall’altra. Essi si rapportano con la verità, e quindi anche con la verità della pace, in modo completamente errato: i nichilisti negano l’esistenza di qualsiasi verità, i fondamentalisti accampano la pretesa di essere gli unici a possedere la verità. Pur avendo origini differenti e pur essendo manifestazioni che si inscrivono in contesti culturali molto diversi, il nichilismo e il fondamentalismo si trovano accomunati dal disprezzo per l’uomo e per la sua vita; alla base di questo comune esito tragico, sta, in definitiva, lo stravolgimento della piena verità di Dio: il nichilismo ne nega l’esistenza e la provvidente presenza nella storia umana; il fondamentalismo ne sfigura il volto amorevole e misericordioso.
Nella quarta parte, Benedetto XVI ha registrato con soddisfazione il progressivo calo numerico dei conflitti armati “che non deve - tuttavia - indurre a coltivare superficiali ottimismi”. Non si devono sottovalutare soprattutto “le numerosissime situazioni in cui il conflitto è come il fuoco sotto la cenere”. Da qui le parole del Papa a denunciare la responsabilità di quelle autorità che, invece di esercitare il loro legittimo potere per una responsabile azione di governo promotrice della pace, lo utilizzano per fomentare nei popoli sentimenti di disprezzo verso altri popoli e nazioni; i programmi di alcuni governi decisi ad utilizzare l’energia nucleare per dotare i loro paesi di armi terribili e micidiali, nella falsa convinzione di garantire la sicurezza dei loro popoli; l’aumento delle spese militari e della produzione e del commercio delle stesse. Da ultimo il richiamo del Papa perché le Organizzazioni Internazionali, soprattutto l’ONU, ritrovino le radici ispirative della loro istituzione, che consentirebbero loro un rinnovamento istituzionale e un aggiornamento operativo, che le renda capaci di rispondere alle mutate esigenze del mondo contemporaneo.
mt_iceman
31-12-2005, 17:10
si si, va beh...tutti bravi a parlare. se intanto lui e il suo predecessore, invece di spendersi in tante parole, rinunciavano alla piscina in vaticano o all'appartamento nuovo per se e per il fratello, dando quei soldi in beneficienza, forse ci sarebbe meno povertà.
Blue Spirit
31-12-2005, 18:06
si si, va beh...tutti bravi a parlare. se intanto lui e il suo predecessore, invece di spendersi in tante parole, rinunciavano alla piscina in vaticano o all'appartamento nuovo per se e per il fratello, dando quei soldi in beneficienza, forse ci sarebbe meno povertà.
piscina in vaticano? :mbe:
ammesso che sia vero, sai quanto sarebbe cambiata la situazione mondiale della povertà...evidentemente sei molto male informato sulle quantità enorme di iniziative caritative effettuate quotidianamente dalla chiesa cattolica.
O forse, sei come Giuda Iscariota che si scandalizzava (eh si, proprio lui) e faceva il benpensante, dicendo che si potevano dare ai poveri i soldi utilizzati per comprare dell'olio per una, per così dire, "funzione liturgica"??
terrorismo figlio di nichilismo
i nichilisti negano l’esistenza di qualsiasi verità
Terrorismo figlio del Nichilismo ????????????????????????????????????????????????????????????????????????
A me francamente sembrano queste le menzogne, ben coperte di sante parole e santi propositi: la prova che i colpi di coda per il monopolio della verità sono dietro l'angolo.
il nichilismo e il fondamentalismo si trovano accomunati dal disprezzo per l’uomo e per la sua vita; alla base di questo comune esito tragico, sta, in definitiva, lo stravolgimento della piena verità di Dio: il nichilismo ne nega l’esistenza e la provvidente presenza nella storia umana;
FALSO.
Il Nichilismo rivendica che la vita è quella "naturale", non quella dove i comportamenti sono imposti da "regole di origine ultraterrena".
Come è possibile parlare di verità quando chi ne parla la distorce a riguardo di visioni che non approva?
si si, va beh...tutti bravi a parlare. se intanto lui e il suo predecessore, invece di spendersi in tante parole, rinunciavano alla piscina in vaticano o all'appartamento nuovo per se e per il fratello, dando quei soldi in beneficienza, forse ci sarebbe meno povertà.
amesso che quello che dici sia vero (:rotfl: ) chi sa perchè nel terzo mondo nonostante secoli di inceneritori a legna,colonizzazioni,schiavitù,...sono più le persone che si fanno creduloni di uno vissuto duemila anni fa piuttosto che aprire gli occhi alle verità (pardon,relaltivismi) dei moderni Capezzone e company :asd:
SweetHawk
31-12-2005, 18:57
FALSO.
Il Nichilismo rivendica che la vita è quella "naturale", non quella dove i comportamenti sono imposti da "regole di origine ultraterrena".
Come è possibile parlare di verità quando chi ne parla la distorce a riguardo di visioni che non approva?
FALSO
Il Nichilismo, detto anche "volontà del nulla", nega l'esistenza di valori e realtà comunemente ammessi (dai valori cristiani quali famiglia, morale, ecc su su fino alle consuetudini culturali).
Riporto fedelmente quanto scritto QUI (http://www.riflessioni.it/enciclopedia/nichilismo.htm):
Il termine di nichilismo fu usata da Nietzsche.[...]
Nietzsche descrisse in termini efficaci questo nichilismo (la crisi di valori) dell'epoca attuale: notò ad esempio come il venir meno di ogni certezza, l'abbandono di ogni prospettiva religiosa o oltremondana, provochino nell'uomo contemporaneo un forte senso di fallimento e smarrimento esistenziale. Ne consegue una nostalgia del passato, il rimpianto per quel periodo felice in cui ancora si credeva alle favole metafisiche. L'uomo moderno non crede più, ma vorrebbe credere; d'altra parte non sa più in cosa credere e non riesce più ad usare i miti ed i riti del passato. Finisce quindi con l'inventarsene di nuovi, crea nuove fedi in sostituzione delle antiche spesso investendo di senso religioso le ideologie politiche. [...]
Così Nietzsche parla di sé:
"Ciò che io racconto e' la storia dei prossimi due secoli. Io descrivo ciò che viene, ciò che non può fare a meno di venire: l'avvento del nichilismo. Questa storia può già ora essere raccontata; perché la necessità stessa e' qui all'opera. Questo futuro parla già per mille segni, questo destino si annunzia dappertutto; per questa musica del futuro tutte le orecchie sono già in ascolto. Tutta la nostra cultura europea si muove in una torturante tensione che cresce da decenni in decenni, come protesa verso una catastrofe: irrequieta, violenta, precipitosa; simile ad una corrente che vuole giungere alla fine, che non riflette più ed ha paura di riflettere. - Chi prende qui la parola sinora non ha fatto altro che riflettere: come filosofo ed eremita d'istinto, che ha trovato vantaggio nell'appartarsi, nel restar fuori, nel ritardare, come uno spirito audace, indagatore e tentatore che già si e' smarrito in ogni labirinto dell'avvenire;…che guarda indietro mentre narra ciò che avverrà, come il primo nichilista compiuto d'Europa, che ha già vissuto in sé sino il nichilismo sino alla fine, e ha il nichilismo dietro di sé, sotto di se, fuori di se" (Wille zur Macht)
FALSO
Il Nichilismo, detto anche "volontà del nulla", nega l'esistenza di valori e realtà comunemente ammessi (dai valori cristiani quali famiglia, morale, ecc su su fino alle consuetudini culturali).
APPUNTO, NON DELLA VERITA'.
Non mischiamo la morale alla verità perfavore.
Il discorso cmq è molto + complesso ed invito a leggere BENE Nietzsche per capire cosa intendesse per Nichilismo.
Sweet, nessuno può dire che il Nichilismo attivo nietzscheano sia contro la vita (come ha fatto Ratzinger dicendo che il Nichilismo è contro la vita), dato che nasce come AFFERMAZIONE delle vita stessa nelle sue forme "native", cioè quelle istintive, contro quelle IMPOSTE dalla morale.
Capito perchè quella frase di sopra è FALSA?
SweetHawk
31-12-2005, 19:11
Sweet, nessuno può dire che il Nichilismo attivo nietzscheano sia contro la vita (come ha fatto Ratzinger dicendo che il Nichilismo è contro la vita), dato che nasce come AFFERMAZIONE delle vita stessa nelle sue forme "native", cioè quelle istintive, contro quelle IMPOSTE dalla morale.
Capito perchè quella frase di sopra è FALSA?
E tu lo capisci che con il ritorno dell'uomo istintivo e allo stato di "natura" si torna alla peggior figura dell' "Homo homini lupus"?
In questo senso siamo ampiamente contro la vita (intesa come pacifica convivenza e non come mera sopravvivenza).
Capito perché il tuo falso è falso? :D
E tu lo capisci che con il ritorno dell'uomo istintivo e allo stato di "natura" si torna alla peggior figura dell' "Homo homini lupus"?
Se leggi tutta l'opera di Nietzsche (o una sua analisi su un manuale di filosofia) vedresti come lui stesso distingueva tra Nichilismo passivo e attivo.....non per niente io prima ho scritto:
Sweet, nessuno può dire che il Nichilismo attivo nietzscheano sia contro la vita
C'è una grande differenza tra i 2, ed è quello passivo a portare all' "Homo Homini Lupus"
E infatti c'è anche nel piccolo riassuntino da te linkato:
Il filosofo individua accanto a un "nichilismo attivo", segno di forza e crescita dello spirito, anche un "nichilismo passivo" determinato dall'attenuarsi dell'energia dello spirito e che comporta l'accettazione rassegnata della crisi dell'epoca.
Quindi il tuo falso al mio falso è falso, perchè io parlavo del Nichilismo attivo :D
Peccato che Ratzinger non li divida nel suo discorso, ma li accomuni.
SweetHawk
31-12-2005, 19:40
Se leggi tutta l'opera di Nietzsche (o una sua analisi su un manuale di filosofia) vedresti come lui stesso distingueva tra Nichilismo passivo e attivo.....non per niente io prima ho scritto:
C'è una grande differenza tra i 2, ed è quello passivo a portare all' "Homo Homini Lupus"
E infatti c'è anche nel piccolo riassuntino da te linkato:
Il filosofo individua accanto a un "nichilismo attivo", segno di forza e crescita dello spirito, anche un "nichilismo passivo" determinato dall'attenuarsi dell'energia dello spirito e che comporta l'accettazione rassegnata della crisi dell'epoca.
Quindi il tuo falso al mio falso è falso, perchè io parlavo del Nichilismo attivo :D
Peccato che Ratzinger non li divida nel suo discorso, ma li accomuni.
Con una gran bella differenza, caro mio: che di nichilismo attivo non ce n'è o quasi, se non in alcuni intellettuali che di certo non hanno le redini del mondo. :D
Ergo... il nichilismo attuale è di fatto passivo.
se non in alcuni intellettuali che di certo non hanno le redini del mondo. :D
Ergo... il nichilismo attuale è di fatto passivo.
E' per la serie "Forse così lo facciamo contento e sta finalmente zitto?" :D :D :D
Cmq non mi reputo un nichilista.....ma semplicemente essendo un grande ammiratore dell'opera di Heidegger (http://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Heidegger) - sommo interprete di Nietzsche - non posso che "saltare in aria" quando vedo la parola "Nichilismo" usata "alla buona". :D
Buona lettura, se siete arditi :D
http://www.liberonweb.com/images/books/8845917878.jpg
Con gli Auguri di Buon 2006 da parte di lowenz ;)
NEL SEGNO DELLA FEDE
il fatto La morte di Giovanni Paolo II e l’elezione di Benedetto XVI hanno segnato in profondità il 2006 E il cuore della cattolicità è stato a lungo al centro dell’attenzione di milioni di persone in tutto il pianeta. Il ricordo e la testimonianza del teologo Georges Cottier
L’anno dei due Papi
Un passaggio epocale per la Chiesae per il mondo
La testimonianza di Giovanni Paolo II di fronte alla sofferenza e alla morte ha toccato il cuore di tanta gente
E ha lasciato una grande eredità
Da Roma Salvatore Mazza
Anno da ricordare, il 2005. Al di là della semplice cronaca, «una grande esperienza spirituale». Dove la morte di Giovanni Paolo II e l’elezione «in continuità pacifica, naturale» di Benedetto XVI quale suo successore, inscritti nell’Anno dell’eucaristia, hanno consegnato al mondo «un messaggio di straordinaria intensità». Il cardinale svizzero Georges Marie Martin Cottier, già teologo della Casa Pontificia, classe 1922, parla degli eventi che hanno segnato l’anno che sta per chiudersi quasi con stupito entusiasmo. «La vox populi non s’è sbagliata», dice ricordando come il popolo dei fedeli si sia profondamente coinvolto in questi eventi.
Che anno è stato questo 2005 per la Chiesa?
Mi sento di dire che è stato davvero una grande esperienza spirituale. Due fatti mi hanno soprattutto colpito: il primo è stato che il Papa Giovanni Paolo II abbia proclamato l’Anno dell’Eucaristia introducendo in questo modo un quadro di grande intensità spirituale per la Chiesa, e che in questo quadro abbia vissuto la propria malattia e la morte. Mi sembra che in questo modo ci abbia lasciato una grande eredità spirituale. E la gente, l’abbiamo visto tutti, lo ha avvertito.
E il secondo fatto?
La maniera direi "pacifica" in cui è avvenuta la successione, l’elezione di Benedetto XVI. Dopo oltre ventisei anni di pontificato sarebbe stato anche normale se si fossero registrati problemi, o difficoltà; la storia stessa ci dice che poteva benissimo determinarsi una situazione del genere, in un modo del tutto naturale e comprensibile. Eppure non è avvenuto niente di ciò. Come lei sa io non ho assistito al Conclave, ma ho partecipato a tutte le riunioni dei cardinali che l’hanno preceduto. Ecco, quello che le posso dire è che non ho registrato alcuna angoscia, alcuna tensione. E credo che anche questi siano segni spirituali fortissimi. Si dice sempre che bisogna cogliere i segni dei tempi, salvo il fatto che spesso è difficile riconoscerli nel momento in cui si presentano: ma questi due fa tti che ho appena ricordato sono stati davvero segni dei tempi, capaci di parlare a noi Chiesa, e anche al mondo intero.
Cosa abbiano detto alla Chiesa lo ha detto. Ma in che modo hanno parlato al mondo?
Lo si è visto nel grande rispetto per la figura di Papa Wojtyla, nel numero mai visto prima di personalità arrivate per i funerali, nel modo in cui i mass media hanno seguito quelle giornate. Il mondo è in un grande disordine, ma Giovanni Paolo II è stato una quercia, un punto di riferimento saldo. Una certa cultura non ama il concetto di "paternità", anche se il bisogno di "paternità" è comunque avvertito. Papa Wojtyla ha appunto colmato questo bisogno, basta guardare a come i giovani l’abbiano sempre seguito. È stato un difensore della pace e della vita, perché lui amava la vita e, se così si può dire, ha quasi costretto anche quanti hanno una visione diversa a porsi il problema, a riflettere. A capire che comunque si tratta di una questione rispetto alla quale non si può restare indifferenti. Ha fatto riflettere, e lo fatto presentandosi disarmato, come esempio di povertà evangelica.
In questo senso, come legge l’elezione di Benedetto XVI?
È stata una cosa molto bella, un segno di continuità. E molto bello anche per la testimonianza che la Chiesa ha dato di se stessa. Due personalità diverse, certamente, quelle di Papa Wojtyla e di Benedetto XVI, ma con un’evidente, strettissima, vicinanza.
Papa Ratzinger, nei suoi discorsi, sottolinea in continuazione questa continuità col suo predecessore; ma sembra che lei parli di una continuità più profonda, che va oltre le parole.
Ci sono innanzitutto due tratti che accomunano i due Papi. Il fatto di essere entrambi due anime di vita interiore, e il grande amore per la Chiesa. Giovanni Paolo II era un’anima di preghiera, e un innamorato e un vero servitore della Chiesa che è la realtà lasciata da Cristo per continuare la sua opera. E proprio pochi giorni fa, nel bellissimo discorso alla Curia, abbiamo ascoltato da Be nedetto XVI un’interpretazione magistrale del Concilio in cui si riflette pienamente il suo senso della Chiesa. Vorrei aggiungere un’altra cosa che li accomuna, che davvero li mette in stretta continuità: il loro grandissimo senso di responsabilità. Si prende una decisione, e si fa. Si deve dire una cosa, e la si dice, senza equivoci.
Continuità evidente, insomma. Pur con le chiare differenze di carattere, che si notano anche nei ritmi.
Certo. Il carattere e lo stile sono profondamente diversi. Giovanni Paolo II aveva iniziato giovanissimo, e aveva una spontaneità e una comunicativa incredibili; Benedetto XVI, eletto a un’altra età, appare più ponderato. Le cose però camminano sempre. Non c’è fretta. Io so che l’attualità della Chiesa va misurata diversamente dall’attualità a cui siamo abituati, che si consuma in un lampo. Ma riesce a essere sempre veramente attuale.
C’è chi ha voluto vedere nell’elezione di un Papa di 78 anni un segno di "chiusura" in se stessa, quasi di "paura", da parte della Chiesa.
Io sono ben più anziano del Papa e, devo dire, non mi sento vecchio. Sì magari quando cammino la mia età si vede, ma il discorso è un altro. In Occidente s’è perso il rispetto per l’anzianità, eppure quando parliamo di dinamismo intellettuale le cose cambiano. Guardi la Cina, lì la classe dirigente è composta da anziani perché questo è parte della loro cultura. Che vuol dire vecchiaia spirituale o intellettuale? Conosco professori universitari che si sono fermati alla loro tesi di laurea, altri che non hanno mai smesso di produrre idee. E sappiamo bene che cosa abbia fatto il cardinale Ratzinger! No, direi proprio che l’età non sia stato un elemento che abbia pesato nella successione.
Proprio l’altro giorno, come ogni anno, la Prefettura della Casa pontificia ha diffuso i dati circa i pellegrini arrivati a Roma per vedere il Papa. E sono numeri impressionanti, quasi tre milioni di persone. Lei come li interpreta?
Devo dire che anche questa è stata una sorpresa , una bella sorpresa. Penso che molti vengano anche per visitare la tomba di Papa Wojtyla, ma poi l’incontro con Benedetto XVI è sempre a sua volta sorprendente. Ho in mente momenti stupendi, come l’incontro di ottobre con i bambini della prima comunione con quella bellissima catechesi sulla gioia, e tanti altri. Benedetto XVI parla sempre della gioia, ci ha fatto caso? Ed è bello allora vedere quanta gente venga ad ascoltarlo. Una volta, quando ero giovane, Roma era lontana, oggi c’è un avvicinamento del Papa, iniziato a poco a poco al tempo di Giovanni XXIII; poi è arrivato Papa Wojtyla che ha visitato tutte le Chiese del mondo, e continua anche adesso. E lo vediamo nei tanti capi di Stato, anche non cattolici, che chiedono di essere ricevuti in udienza.
Roma davvero e ancora al centro, quindi. Anche con le sue posizioni "scomode" e le sue denunce.
Sì. Se guardiamo ai problemi immediati, sono rimasto colpito da come Benedetto XVI abbia posto l’accento sull’ecumenismo e sul dialogo interreligioso, sull’angoscia per il futuro, sulle tante guerre dimenticate rispetto alle quali in tutto il mondo si è quasi indifferenti, quando invece la pace è un problema di tutti e che tutti deve unire in una battaglia comune.
E c’è poi l’insistito ammonimento sui rischi del relativismo.
È una questione cruciale, perché "relativismo" significa che è malato il nostro senso della verità, così che si apre la strada ad aborto, eutanasia. Per questo spero che, prima di tutto, siano i cattolici e tutti i cristiani a svegliarsi su questo problema. Non si può dire che tutto sia perduto, ma va fatto un grande esame di coscienza intellettuale. Io appartengo a una generazione deludente, da questo punto di vista, e allora questa continua chiamata a riflettere è un grande servizio reso a tutti.
Ah proposito di dialogo,Sweet e Bet (ma anche Blue e Nonno Stefy) se avete qualche spicciolo da spendere in testi seri è uscito da poco "La provocazione del discorso su Dio" che riposta una conferenza tra vari teologi di diverse denominazioni,tra cui l'attuale papa e Moltmann (il più famoso teologo riformato vivente.Anche lui insieme come i suoi connazionali Jungel e Ratzinger con formazione interdenominazionale alle spalle).
30 dicembre 2005 19.40
CARD. LEHMANN:EFFETTO RATZINGER IN GERMANIA AUMENTANO I FEDELI CATTOLICI
L'elezione a nuovo papa del tedesco Josef Ratzinger ha favorito l'aumento di fedeli per la chiesa cattolica in Germania. Questo il senso delle affermazioni
fatte oggi dal cardinale Karl Lehmann, presidente della conferenza episcopale tedesca. "Senza dubbio, il 2005 è stato un anno molto positivo per la Chiesa", ha detto Lehmann alla radio bavarese (BR). A suo avviso, l'elezione del nuovo papa, le Giornate mondiali della Gioventù a Colonia e l'inaugurazione a Dresda della Frauenkirche (protestante) completamente ricostruita sono stati gli avvenimenti salienti di un anno molto positivo per la Chiesa.
"E questo noi lo avvertiamo chiaramente: si registrano infatti meno uscite dalla Chiesa rispetto al passato e più ingressi", ha osservato il cardinale Lehmann. A suo avviso, l'elezione di Ratzinger a nuovo pontefice è stato un autentico "colpo di fortuna" per la Chiesa cattolica.
Il presidente della conferenza episcopale ha quindi detto di aspettarsi molto dalla visita che papa Benedetto XVI effettuerà il prossimo settembre nella sua Baviera, in termini di popolarità della Chiesa cattolica in Germania.(Avvenire)
Sweet,Nonno Stefano,Blue Spirit,Gianpaolo,bet,... ora lo dovete spiegare:ma non dovevate voi,secondo le solite pseudo-teologiche e relativistiche previsioni,sparire dalla faccia dell'occidente con l'elezione di una persona del genere?Vergognatevi, una volta nella vita dovrebbero anche loro dire qualcosa di sensato :nera: :cry: :Perfido: :incazzed:
:angel: :angel:
StefAno Giammarco
01-01-2006, 01:18
Ah proposito di dialogo,Sweet e Bet (ma anche Blue e Nonno Stefy) se avete qualche spiacciolo da spendere in testi seri è uscito da poco "La provocazione del discorso su Dio" che riposta una conferenza tra vari teologi di diverse denominazioni,tra cui l'attuale papa e Moltmann (il più famoso teologo riformato vivente.Anche lui insieme come i suoi connazionali Jungel e Ratzinger con formazione interdenominazionale alle spalle).
Purtroppo non ho "spiaccioli" :D però cerchero di trovare qualche euro per questo libro (magari se dici anche la casa editrice sarà più facile trovarlo). Ceramente avrei gradito maggiormente qualche testo della UAAR ma tant'è, mi accontento.
Penso che prenderò anche quello segnalato da Lowenz che in effetti mi manca.
Purtroppo non ho "spiaccioli" :D però cerchero di trovare qualche euro per questo libro (magari se dici anche la casa editrice sarà più facile trovarlo). Ceramente avrei gradito maggiormente qualche testo della UAAR ma tant'è, mi accontento.
Penso che prenderò anche quello segnalato da Lowenz che in effetti mi manca.
Edizioni Queriniana (avvertenze:insime alla Citta Nuova,dehoniane,San Paolo,GBU,alcuni testi della claudiana (quelli di McGrath) NUOCE GRAVEMENTE ALL'IGNORANZA,maneggiare con cura :D ).
SweetHawk
01-01-2006, 02:05
Buon Anno a tutti innanzi tutto.
Per il resto gran libro quello consigliato da Lowenz (leto un paio d'anni fa, leggetelo) :D :D
Ewigen il libro che consigli tu andrò a cercarlo dalle Paoline dopodomani ;)
Su Ratzinger ebbene sì mi vergogno, era il mio preferito dopo Bergoglio. :D
Gran papa questo. Meno immediato ma molto solido e concredo. Con un predecessore di quella levatura spirituale direi che sta andando bene anche perché è un intellettuale raffinatissimo.
Penso che prenderò anche quello segnalato da Lowenz che in effetti mi manca.
Guarda che finanzi gli Adelphi così.....e quindi un giorno o l'altro potresti essere nel mirino di Alleanza Cattolica.....pertanto prendi l'originale in tedesco! :D :D :D
30 dicembre 2005 19.40
CARD. LEHMANN:EFFETTO RATZINGER IN GERMANIA AUMENTANO I FEDELI CATTOLICI
Nel resto del mondo però l' "effetto Ratzinger" é stato negativo .
Tanto più che questo Papa si ricorda della guerra nel mondo solo nella giornata mondiale della pace e non perde l' occasione per andare OT e attaccare le filosofie che odia tanto , anche a costo di dare un' interpretazione del terrorismo totalmente errata e fuoriluogo che ben poco ha a che spartire con la storia .
Comunque.....per essere MOLTO CONCRETO.....mi fareste i nomi di qualche organizzazione terroristica nichilista?
Non ditemi le Brigate Rosse o simili, perfavore.....
indelebile
01-01-2006, 11:12
Nel resto del mondo però l' "effetto Ratzinger" é stato negativo .
Tanto più che questo Papa si ricorda della guerra nel mondo solo nella giornata mondiale della pace e non perde l' occasione per andare OT e attaccare le filosofie che odia tanto , anche a costo di dare un' interpretazione del terrorismo totalmente errata e fuoriluogo che ben poco ha a che spartire con la storia .
ma si ihmo è prematuro dire che è cambiato qualcosa, si vive ancora delle effetto di quell evento iperultramediatico che è stato la morte del papa, poi sto papa è abbastanza ripetitivo per ora, i temi che tratta, quasi quotidianamente sono sempre la vita/famiglia/lottacontro nichilismo bisogna vedere se alla lunga queste cose non stanchino/annoiano, come si dice in questi casi, è ancora in una fase di luna di miele
indelebile
01-01-2006, 11:16
piscina in vaticano? :mbe:
si GPII ha fatto costruire una piscina a Castelgandolfo
http://www.chiesa.espressonline.it/dettaglio.jsp?id=6965
Nel resto del mondo però l' "effetto Ratzinger" é stato negativo .
Tanto più che questo Papa si ricorda della guerra nel mondo solo nella giornata mondiale della pace e non perde l' occasione per andare OT e attaccare le filosofie che odia tanto , anche a costo di dare un' interpretazione del terrorismo totalmente errata e fuoriluogo che ben poco ha a che spartire con la storia .
:read:
si si, va beh...tutti bravi a parlare. se intanto lui e il suo predecessore, invece di spendersi in tante parole, rinunciavano alla piscina in vaticano o all'appartamento nuovo per se e per il fratello, dando quei soldi in beneficienza, forse ci sarebbe meno povertà.
ammesso che quello che diciate sia vero (:rotfl: ) chi sa perchè nel terzo mondo nonostante secoli di inceneritori a legna,colonizzazioni,schiavitù,...sono più le persone che si fanno creduloni di uno vissuto duemila anni fa piuttosto che aprire gli occhi alle verità (pardon,relaltivismi) dei moderni Capezzone e company :asd:
ah,dimenticavo, ai tre (lowenz,non sentirti inutilmente in causa mi raccomando :D ) una nomination per ciascuno al premio nobel per post più teologicamnete (in)sensato non ve le leva nessuno :asd:
lowenz,non sentirti inutilmente in causa mi raccomando :D
Io ho solo parlato di Nichilismo.....il resto non mi compete :D
indelebile
01-01-2006, 12:37
:read:
ah,dimenticavo, ai tre (lowenz,non sentirti inutilmente in causa mi raccomando :D ) una nomination per ciascuno al premio nobel per post più teologicamnete (in)sensato non ve le leva nessuno :asd:
:kiss:
Grazie :) detto da te è un complimento :p son proprio persone come te che fanno capire che si hanno idee valide :flower: , ora mi sento meglio
Grazie, ciao
:vicini:
:kiss:
Grazie :) detto da te è un complimento :p son proprio persone come te che fanno capire che si hanno idee valide :flower: , ora mi sento meglio
Grazie, ciao
:vicini:
Prego :D
ah,dimenticavo, ai tre (lowenz,non sentirti inutilmente in causa mi raccomando :D ) una nomination per ciascuno al premio nobel per post più teologicamnete (in)sensato non ve le leva nessuno :asd:
Il mio post é teologicamente insensato ?
Per forza io non sono cattolico :O
si si, va beh...tutti bravi a parlare. se intanto lui e il suo predecessore, invece di spendersi in tante parole, rinunciavano alla piscina in vaticano o all'appartamento nuovo per se e per il fratello, dando quei soldi in beneficienza, forse ci sarebbe meno povertà.
Certi messaggi palesano una misconoscenza della storia nonche un qualunquismo degno del bar dello sport.
Il Pontefice Papa Giovanni Paolo II tra Iran e Iraq
Otto anni di appelli fino alla pace
Il Papa ha sempre cercato, nell'arco del suo pontificato, di intercedere tra i popoli in guerra per cercare di riportare la pace. Nei conflitti, come è facile intuire, sono sempre i più deboli a pagare il prezzo più salato. A meno di due anni dal suo insediamento, Giovanni Paolo II ha dovuto subito fronteggiare quella che poi si è rivelata una delle più lunghe guerre del XX secolo: il conflitto tra Iran e Iraq. Nel 1980 le truppe di Saddam Hussein cercarono di occupare territori iraniani ricchi di petrolio approfittando della rivoluzione appena portata a termine da Khomeini.
E proprio con l'Ayatollah Khomeini numerosi sono stati contatti durante gli otto sanguinosi anni della guerra tra i due Paesi. E altrettanti sono stati gli appelli del Pontefice per cercare di riportare la pace: "La comunità internazionale non può restare insensibile - disse nel 1981 dinnanzi a tutti i diplomatici accreditati in Vaticano - bisogna far cessare il male".
Uno sforzo che alla fine ha permesso di raggiungere il traguardo della pace con il termine delle ostilità verso la fine del 1988. Ma col rammarico di tutte le vite perse. "Questa guerra - disse il Pontefice - ha portato con sè tante stragi. Si deve ringraziare Dio se questa pace si concretizzerà realmente". Era il 22 luglio del 1988.
Nel 1991 il Santo Padre prese una ferma posizione durante l'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq. Nonostante il mondo si fosse mobilitato contro il regime di Sadda Hussein, il Papa cercò con tutti i mezzi di fermare un conflitto, definito "giusto" da quasi tutto il mondo occidentale. Pur essendo un conflitto relativamente breve (la gerra scoppiò il 17 gennaio e si concluse il 28 febbraio) la tensione politica raggiunse toni che non si erano toccati dalla crisi di Cuba degli anni '60.
Il Pontefice scrisse una lettera personale a George Bush e al capo di stato iracheno Saddam Hussein. In entrambe c'era un "appello e una richiesta di un gesto generoso di pace". In Vaticano era stato più volte accolto l'allora ministro degli Esteri di Baghdad, Tarek Aziz.
Ma il Vaticano non si mosse solo durante il conflitto. Anche dopo la guerra il Santo Padre arrivò a convocare un vertice straordinario coi presidenti degli episcopati dei Paesi del Golfo. Un'iniziativa senza precedenti presa da Giovanni Paolo il cui scopo era di analizzare le conseguenze della guerra sulle popolazioni del Medio Oriente e sui rapporti interreligiosi
"La Terra Santa va salvata dall'odio che la sta devastando. Così diceva papa Wojtyla nel giorno di Natale del 2003. Un pensiero che il Pontefice ha sempre avuto ben presente, pregando e digiunando per far terminare violenze e morti che hanno fatto dei luoghi di Cristo un terreno insanguinato.Nel suo messaggio natalizio Urbi et Orbi, alla città e al mondo, chiedeva di mettere fine alla "spirale dell'odio" in Terra Santa.
Il Bambino, ricordò il Papa, "nasce portando gioia e pace per tutti", "gioia nonostante tutto", nonostante "la lontananza da casa, la povertà della mangiatoia, l'indifferenza del popolo, l'ostilità del potere". Il Natale, "è un mistero, un mistero di pace". Il mio augurio si fa preghiera che affido - ha concluso il Papa - all' intercessione della Vergine, dalla quale invoco per tutti serena prosperità in questo nuovo anno che la provvidenza ci dona".
Giovanni Paolo II ha rivolto spesso lo sguardo al Medio Oriente, con la Terra santa insanguinata e "l'inutile spirale di cieca violenza". E in Medio Oriente si devono "spegnere i sinistri bagliori di un conflitto, che con l'impegno di tutti può essere evitato".
Nella sua preghiera davanti al Muro del Pianto, nella Gerusalemme tanto attesa e visitata nel 2000, il Pontefice ha pregato perché le tre grandi religioni si uniscano per trovare un accordo di pace che ancora oggi stenta a venire. Davanti al Santo Sepolcro si è inginocchiato "espressamente per pregare davanti al Calvario", come ha raccontato incredulo il superiore della chiesa, padre Luis Terrato.
Senza dimenticare di rendere omaggio all'Islam, salutando la Spianata delle Moschee. "Possa l'Altissimo - ha detto Giovanni Paolo II - assicurare la pace a tutta questa amata regione, cosicché tutta la gente che vive in essa possa godere dei propri diritti, vivere in armonia e cooperazione e rendere testimonianza all'unico Dio in atti di bontà e di umana solidarietà".
Il raggiungimento della pace nei tormentati Balcani. E' stato uno degli appelli più accorati e ripetuti dal Papa nei primi anni '90, nel corso della terribile guerra "civile" nella ex Jugoslavia. Il Santo Padre ha sempre pregato affichè tutti i popoli che vivono in quella terra trovassero il modo di raggiungere una convivenza senza conflitti, soprusi e violenze ai più deboli, sottolineando a più riprese nei suoi appelli la "grave violazione" dellospirito degli accordi di Helsinki e di Parigi "che escludonocategoricamente il ricorso all' uso della forza come mezzo per risolvere qualsiasi controversia".
Wojtyla ha invitato i cattolici di tutto il mondo ad unirsi con lui nella preghiera per fermare gli scontri armati sul territorio, moltiplicati con un crescendo continuo di violenza. "L'uso di armamenti pesanti sta provocando la distruzioneindiscriminata di abitazioni civili, chiese e conventi, connumerosi morti e feriti" affermava. "Le popolazioni cercano la salvezza fuggendo dalle loro terre ed aumenta ogni giorno il numero dei profughi, costretti ad affrontare gravissimi disagi. Tutto questo avviene in Europa, nonostante gli impegni internazionali presi per bandire definitivamente la guerra.
In molte occasione il Pontefice si era rivolto alla vergine Maria, affinché intercedesse per la pace e convincesse le forze in campo a far cessare il frastuono dei cannoni. "Supplichiamo la Madonna affinché ascolti il grido di dolore di tutto un popolo martoriato. Preghiamola affinché tocchi i cuori di quanti hanno il potere di far tacere le armi ed ispiri loro sentimenti di pace. Imploriamo il suo patrocinio su tutte le iniziative intraprese per assicurare un effettivo 'cessate-il-fuoco' e per condurre le parti a negoziati sinceri, che assicurino la libertà e la dignità di tutti i popoli della Jugoslavia, ai quali deve essere data la possibilità di scegliere il proprio futuro. Che Dio onnipotente voglia accordarci questo dono inestimabile".
Le terribili vicende avvenute nei Balcani hanno ripetutamente costretto il Papa a tornare molte volte sulla guerra nella ex Jugoslavia, chiedendo a tutta l'Europa di sentirsi "colpita ed umiliata" dalla "crudeltà" della guerra civile jugoslava. Il Santo Padre, nella XXV Giornata mondiale per la pace, invitava cattolici e tutti i "credenti in Dio" di tutto il mondo ad unirsi nella preghiera per coloro che soffrono a causa del conflitto.
"Il mio pensiero raggiunge in questo momento, in modo speciale i fratelli e le sorelle di Jugoslavia - diceva -. La nostra compassione e la nostra solidarietà vanno a quanti sono i più colpiti da una guerra civile che sembra calpestare le più elementari norme umanitarie. Le notizie che ci pervengono di distruzione e di massacri di persone innocenti, sono raccapriccianti. Tutta l'Europa deve sentirsi colpita ed umiliata da tanta crudeltà".
Molte preghiere spese anche per tragedia vissuta a Sarajevo, città in cui si recò per dare un forte messagio di pace. Nello stadio, trapieno di fedeli, a fianco della statua del Cristo mitragliato, divenuta una delle immagini di questa guerra, Giovanni Paolo II parlò di coraggio e perdono,in un appello che si allarga a tutta l'Europa. "Da Sarajevo, città simbolo di questo XX secolo che volge al termine, giunga a tutti i popoli europei l'appello per un impegno solidale sulla via della pace".
Stesso dolore, medesimo accorato appello del Papa per la terribile carneficina in Kosovo, contro cui l'Europa seppe dare una se pur tardiva risposta. Wojtyla si appellava "alla buona volontà di tutti" perché si trovasse una soluzione per quel dramma. Giovanni Paolo II diceva nel '98': "In questi giorni siamo profondamente preoccupati per la drammatica situzione creatasi nel Kosovo, dove le esplosioni di violenza minacciano ancora una volta gli sforzi intesi al dialogo ed alla pacificazione".
"Mentre esprimo viva solidarietà con chi soffre, piange la morte dei suoi cari e teme per il futuro - diceva il Papa - desidero fare appello alla buona volontà di tutti, perché nulla sia risparmiato nel cercare con tempestività soluzioni rispettose della libertà e dei diritti di quelle care popolazioni". "Il mondo non può rimanese passivo davanti a simili violenze", ripetè più volte il Papa da San Pietro, ''Se il conflitto continua indisturbato, le ingiustificabili atrocità, come quelle sulle quali siamo stati informati direcente, continueranno a essere perpetrate e si continuerà a soffrire persone delle due fazioni'', affermava.
Il mio post é teologicamente insensato ?
Per forza io non sono cattolico :O
Certo,infatti i vari McGrath,Moltmann,Gli Wesley,Spener,Witfield,Luther,calvin,melancthon,Chemitz,Andreae,Arminio,Beza, Jungel,Tillic,Barth,Bonhoeffer,Martin Niemoeller,Olivier Clement,Evdokimov,... non erano/sono teologi :asd:
Certo,infatti i vari McGrath,Moltmann,Gli Wesley,Spener,Witfield,Luther,calvin,melancthon,Chemitz,Andreae,Arminio,Beza, Jungel,Tillic,Barth,Bonhoeffer,Martin Niemoeller,Olivier Clement,Evdokimov,... non erano/sono teologi :asd:
E allora ti rispondo ecchissenefrega della teologia , non sono teologo né mi interessa esserlo .
Benedetto XVI ha detto una castroneria sulle cause del terrorismo , della teologia e del nichilismo ( che gli arabi manco conoscono ) continuate a parlarne voi .
SweetHawk
01-01-2006, 17:46
Comunque.....per essere MOLTO CONCRETO.....mi fareste i nomi di qualche organizzazione terroristica nichilista?
Non ditemi le Brigate Rosse o simili, perfavore.....
Al Qaeda.
Perché unorganizzazione che annulla l'uomo, un uomo che ha la "volontà di credere o perseguire ad ogni costo a qualcosa", (a costo perfino della vita e per fini che egli stesso non ha pienamente chiari) è l'esempio supremo di nichilismo passivo e degenere. Nietsche riferiva queste parole a un contesto europeo che era quello a lui + noto. Ma quel paradigma può essere utilizzato anche su scala mondiale, oggi.
Ogni forma di violenza atta alla devastazione dell'uomo stesso e che si radica in una forte coercizione mentale degli individui è nichilista e passiva nello specifico.
Come ho già detto, il nichilismo nega l'esistenza di valori e di realtà comunemente ammessi e il terrorismo nega l'esistenza del diritto alla pace e alla convivenza pacifica come anche i diritti umani o la realtà di un mondo con tante religioni e tante realtà. Allo stesso tempo è un nichilismo degenere e dunque passivo perché è una crisi di valori per la cultura musulmana che di base è ben diversa.
Come ho già detto, il nichilismo nega l'esistenza di valori e di realtà comunemente ammessi e il terrorismo nega l'esistenza del diritto alla pace e alla convivenza pacifica come anche i diritti umani o la realtà di un mondo con tante religioni e tante realtà. Allo stesso tempo è un nichilismo degenere e dunque passivo perché è una crisi di valori per la cultura musulmana che di base è ben diversa.
Mmmmm, effettivamente visto da quest'ottica (cioè dal punto di vista musulmano) tornerebbe.....
SweetHawk
02-01-2006, 01:40
Mmmmm, effettivamente visto da quest'ottica (cioè dal punto di vista musulmano) tornerebbe.....
Il discorso di papa Ratzinger è estremamente raffinato e a un occhio attento risalta il fatto che ogni parola non è messa lì a caso.
Poi qui in molti si sono rincorsi a dire che sul terrorismo spara a cazzo ma solo perché non si è guardato dietro ;)
Papa Ratzinger sarà antipatico o freddo quanto vi pare e piace ma ha alle spalle una preparazione filosofica oltre che teologica e dogmatica di livello eccezionale. Un livello molto più alto di quanto molti vogliono far credere.
Il discorso di papa Ratzinger è estremamente raffinato e a un occhio attento risalta il fatto che ogni parola non è messa lì a caso.
Poi qui in molti si sono rincorsi a dire che sul terrorismo spara a cazzo ma solo perché non si è guardato dietro ;)
Papa Ratzinger sarà antipatico o freddo quanto vi pare e piace ma ha alle spalle una preparazione filosofica oltre che teologica e dogmatica di livello eccezionale. Un livello molto più alto di quanto molti vogliono far credere.
Nessuno mette in dubbio la preparazione di Ratzinger , ma nello specifico sbaglia clamorosamente .
Diciamolo chiaramente , il terrorismo arabo odierno non ha nessun legame di parentela con le filosofie occidentali , che non sono mai minimamente penetrate nei paesi islamici .
E ci sarebbe molto da discutere su quanto siano importanti anche nei paesi occidentali queste idee , i filosofi pensano di avere molta più influenza di quella che in realtà hanno .
Il discorso di papa Ratzinger è estremamente raffinato e a un occhio attento risalta il fatto che ogni parola non è messa lì a caso.
Beh OK, cmq ho fatto ricerche.....e il tentativo di riallacciare il terrorismo ad un certo tipo di nichilismo risale ad un articolo del 2001 proprio subito dopo l'11 settembre. Cercate di "André Glucksmann" (aggiungendo "nichilismo" o "terrorismo" come chiave di ricerca) su google e vedrete quanti articoli saltano fuori a riguardo :D
Beh OK, cmq ho fatto ricerche.....e il tentativo di riallacciare il terrorismo ad un certo tipo di nichilismo risale ad un articolo del 2001 proprio subito dopo l'11 settembre. Cercate di "André Glucksmann" (aggiungendo "nichilismo" o "terrorismo" come chiave di ricerca) su google e vedrete quanti articoli saltano fuori a riguardo :D
ATTACCO ALLA SPAGNA
(Avvenire)«Chi siano stati materialmente gli assassini, Eta o al-Qaeda, lo stabiliranno gli inquirenti. Ma trovo inquietante che sia un terrorismo nazionalista sia quello di matrice islamica possano essere capaci di tanto. Significa che c’è stato un allineamento sanguinario»
L'ora dei nichilisti
Glucksmann: Europa sferzata dal nuovo terrorismo Il nichilismo per cui tutto è permesso, uccidere, bruciare, distruggere, qualsiasi cosa pur di fare tabula rasa, lo raccontava già Dostoevskji Ma era un fenomeno localizzato, oggi siamo all’internazionalizzazione del terrore «È un segno che rincuora vedere quegli undici milioni di spagnoli in piazza:un popolo intero, una reazione di gente viva,di gente che non s’arrende» «Per i pacifisti è l’ora di un esame di coscienza, non basta dire no alla guerra»
Di Marina Corradi
A leggerla oggi, quell'ultima frase di un'intervista a Avvenire dello scorso settembre pare un'amarissima profezia. Gli europei, spiegava André Glucksmann nell'illustrare il suo saggio « L'Ouest contre l'Ouest», dicono «no alla guerra», ma la guerra non ha mai lasciato l'orizzonte dell'umanità. È, come scrisse Tucidide, una malattia cronica, e bisogna saperla fissare negli occhi. Domandavamo noi: che cosa succede dunque se una civiltà non vuole vedere, non vuole fissare negli occhi la guerra? E Glucksmann di rimando, con un accento quasi doloroso: «Allora, è la guerra che guarda quella civiltà, e medita di farla esplodere nel bel mezzo del suo sonno, a colpi di terrorismo e bombe umane».
Inevitabile, sentire con un brivido riaffiorare alla memoria quelle parole, davanti ai resti delle vittime di Madrid allineati sui marciapiedi in sacchi neri , giacchè non bastano più le bare. Madrid squartata in un giovedì in cui la gente andava al lavoro o a scuola, o portava i bambini all'asilo. Madrid violata in una mattina di pace.
Quella frase di sei mesi fa
È amaro Glucksmann, quando gli si ricorda quella sua frase di sei mesi fa. Non dà soddisfazione prevedere certi futuri. Ed è scomodo, trovarsi nelle vesti di profeta. Da molti anni Glucksmann è un isolato fra gli intellettuali europei. Dice sempre il contrario degli altri. Strigliava i cortei pacifisti, infieriva sugli slogan degli inglesi («Non fate la guerra, fatevi un tè»). Diceva che in Iraq bisognava andare, e che c'era un nemico terribile, da riconoscere e affrontare: un terrorismo islamico che l'11 settembre aveva rivelato di essere la nuova forma assunta dal nichilismo nella vicenda storica.
E l'11 marzo, invece, professore, cosa è stato? E prima di tutto, secondo l'opinione che lei se ne è fatto, «chi» è stato?
«Chi materialmente siano stati gli assassini, se l'Eta o al-Qaeda, è competenza della polizia spagnola stabilirlo. Ma personalmente trovo inquietante che per alcuni giorni si si a ragionato su questa doppia possibilità: cioè, che sia un terrorismo nazionalista come quello dell'Eta, sia un terrorismo di matrice religiosa come quello islamico, possano essere capaci di tanto, che dispongano, secondo gli inquirenti, di capacità e modus operandi e ferocia identici, tanto da far ritenere plausibili entrambe le ipotesi. Questo significa che, chiunque sia stato a Madrid, c'è un allineamento sanguinario, per cui l'11 marzo è stato davvero l'11 settembre dell'Europa».
Un fenomeno globalizzato
Il terrorismo però non è nato l'11 settembre. Soltanto parlando dell'Italia, abbiamo avuto i nostri anni Settanta di stragi, da Bologna a piazza Fontana a piazza della Loggia. Quale è dunque la novità?
«Certo, il terrorismo, cioè l'aggressione contro civili inermi, ha più di un secolo. Il nichilismo per cui tutto è permesso, uccidere, bruciare, distruggere, qualsiasi cosa pur di fare «tabula rasa», lo raccontava già Dostoevskji ne «I demoni», nel 1871. Il terrorismo del Novecento però era un fenomeno localizzato. I vietnamiti non colpivano a New York, e i fascisti o le Brigate Rosse operavano in Italia. Oggi siamo invece di fronte a una planetarizzazione del fenomeno. Abdul Qadeer Khan, lo scienziato pachistano che sperimentò il primo ordigno nucleare nel suo paese, ha procurato materiale nucleare alla Corea del Nord. Siamo di fronte cioè a un'internazionalizzazione del terrore, a un suo espandersi abbattendo le frontiere: è questa la novità del terzo millennio».
Qualcuno potrebbe replicarle che, se fosse stata l'Eta a colpire a Madrid, ci troveremmo davanti a un attentato di proporzioni abnormi, ma di origini locali, e di matrice nazionalista.
«Anche in questo caso, il metodo usato da un eventuale commando degli indipendentisti baschi sarebbe del tutto trasformato rispetto alla tradizione di questo movimento. È impossibile non vedere, in un attentato che ha fatto 200 morti e mille feriti, la caduta di un tabù culturale circa l'uso della vi olenza. («In qualsiasi civiltà si ritrovano sistemi di controllo dell'impulso alla "violenza assoluta" e distruttiva. A fronte di certe modalità del terrorismo nichilista verrebbe da pensare che questo fondamentale tabù stia venendo meno», ha detto Glucksmann in una recente intervista, ndr). L'Eta ha già ucciso, ma mai in questo modo, in queste proporzioni. Se fosse stata l'Eta, significa che all'interno di questa organizzazione tutti i «codici» di comportamento sono saltati. Significa che l'Eta è stata contagiata dal nichilismo che permea il terrorismo islamico. Il cuore del terrorismo islamico sta nel volere distruggere e basta, nel volere il caos puro, il nulla per il nulla. È, come ho detto, la nuova forma del nichilismo nella storia».
Una febbre che s'allarga
Eta o al-Quaeda, dunque, lei sembra dire che c'è una febbre che s'allarga, una violenza non più frenata, un cadere di codici violati. Ma perchè, dove sta la radice di questa epidemia?
«Credo che all'origine di quest'onda stia il venire meno della coscienza del male. Una dimenticanza collettiva del male. Un dato comune a tutte le confessioni religiose è sempre stato la preghiera contro il male, un chiedere di essere protetti dal male. Ecco, è questo il dato che sta cedendo. Soprattutto in certe aree geografiche del mondo dove c'è la guerra, crescono generazioni completamente prive di questi codici. Chiedi a un ragazzo di Grozny: sai che non si deve uccidere? E quello ti risponde: e perché no? Gli dici ancora: sai che buttando una bomba in un mercato potresti ammazzare tua madre? E anche a quest'idea quel ragazzo resta indifferente. Quel ragazzo, ormai, è pronto per fare qualsiasi cosa».
Dopo l'11 marzo, l'Europa ha ragioni per avere paura?
«Purtroppo sì, ne ha le ragioni. Non è la stessa del 10 di marzo. Non più la stessa, chiunque sia stato. È un buon segno, però, che mi ha rincuorato, vedere quegli undici milioni, un popolo intero, di spagnoli in piazza, con forza, con coraggio, tutti in strada. Una reazione di gente viva, di gente che non s'arrende».
Anche i cortei pacifisti riempivano le piazze d'Europa, pochi mesi fa. Cosa direbbe ai movimenti pacifisti oggi?
«Di chiedersi se non è il caso di fare un esame di coscienza. Madrid è straziata, qui a Parigi è stato elevato l'allarme antiterrorismo a un solo livello inferiore a quello massimo. E' ancora possibile credere che non abbiamo un nemico, che basti dire "no alla guerra" con una bandiera arcobaleno in mano per dormire in pace i nostri sonni?».
Francamente dopo aver letto un po' di suoi articoli/interviste trovo in lui un po' di fissazione sulle sue categorie.....sembra quasi che se non nomina "nichilismo" ogni tot non è contento :D
E' il solito discorso.....ognuno ha il suo "ehi questo è puffosamente puffoso" personale, che usa poi ovunque e spesso impropriamente.
INTERVISTA
L'Occidente sta piegandosi a logiche che non fanno parte della sua storia, segnata dal cristianesimo: parla il filosofo Spaemann
Europa, fantasmi senza valori
«Anche la società liberale è malata di fondamentalismo perché esclude chi non si adegua. Vincono ateismo scientista e politically correct»
Di Pierangelo Giovanetti
Un fantasma s'aggira oggi per l'Europa: il liberalismo fondamentalista. Quando l'individualismo liberale finisce per diventare il valore centrale, in base al quale giudicare tutti gli altri valori, diventa illiberale verso chi non è liberale, sostiene il filosofo tedesco Robert Spaemann. «Oggi l'Europa soffre questo rischio: quello di fissare come valore supremo che definisce la nuova libertà il politically correct. Chi non pratica questo "valore", viene bandito. E l'Europa è ormai intollerante verso chi non si piega all'individualismo liberale. Un pericolo anche per la Chiesa e la sua libertà».
Per molti anni professore di filosofia all'università di Monaco, amico personale di Papa Ratzinger e autore di importanti studi sull'etica (ma anche sull'evoluzionismo e sul ruolo della scienza), Spaemann ritiene che il compito dei cristiani in un continente secolarizzato come l'Europa debba essere quello di «minoranze creative», capaci di coltivare una forte spiritualità per incidere poi dentro la società. E nel dibattito in corso su evoluzionismo e creazionismo, mette in guardia: «In Europa c'è ancora un ateismo scientista militante, che non va sottovalutato. Le reazioni alle dichiarazioni del cardinale di Vienna Schönborn sono illuminanti». E aggiunge: «L'evoluzionismo come ideologia finisce nell'assurdità. Non è credibile, perché non spiega il passaggio dalla non-vita alla vita, e la coscienza di sè dell'uomo, la sua autoconsapevolezza». E a chi contesta che razionalità e fede in Dio siano inconciliabili, ribatte: «Se Dio non c'è, noi non possiamo pensare. Se non esiste, allora il nostro intelletto è solo un prodotto del caso, e quindi non può conoscere la verità. Spiegare l'eterna essenza di ogni verità presuppone pertanto di ammettere l'esistenza di Dio».
Professor Spaemann, il teologo Karl Rahner ha detto che la Chiesa del XXI secolo o sarà mistica o non sarà. Eppure l'Europa appare così debole spiritualmente.
«Nel vecchio continente viviamo oggi il pas saggio da una Chiesa di massa ad una Chiesa dove i cristiani si concepiscono come minoranze creative, che hanno scelto personalmente e convintamente la via della fede e non per sola tradizione. È una Chiesa non rinunciataria, ma composta da chi ha fatto esperienza del credere, e vuole portare questa novità dentro la società, come sale della terra che dà sapore. Questo, credo, permetterà all'Europa di riscoprire le proprie radici profonde e non perdere la propria anima».
Perché lei mette in guardia dall'Europa come «comunità di valori»?
«Perché bisogna domandarsi: quali valori? Oggi l'individualismo liberale è diventato il valore che definisce la nuova libertà. Chi non si adegua a questo criterio è bollato come intollerante. Pensiamo al boicottaggio verso l'Austria perché i popolari hanno formato un governo democratico con i liberalnazionalisti di Haider. O al divieto agli islamici di portare il velo a scuola. O alla discriminazione statale delle sette. Se l'individualismo liberale è preso a valore assoluto diventa fondamentalista e pericoloso, anche per la Chiesa».
Chi è più europeo, secondo lei, la Turchia o l'Ucraina?
«Naturalmente l'Ucraina. Se la Turchia entra in Europa, allora avremo i giorni contati. Il futuro sarà per noi musulmano».
L'intervento del cardinal Schönborn contro l'evoluzionismo ha sollevato parecchio scalpore in Europa. Come mai lo scontro sul darwinismo è diventato così centrale nel dibattito culturale?
«Perché tocca il cuore della questione. Mettere in dubbio una certa visione evoluzionista, che ha attribuito a sé la capacità di spiegare pienamente chi siamo, vuol dire essere costretti a riammettere l'esistenza di una visione divina, che si credeva di aver confutato una volta per tutte. Questo spiega la reazione scomposta di fronte alle affermazioni del cardinal Schönborn».
Lei ha dichiarato che «l'evoluzionismo conduce per forza all'assurdo». Cosa intendeva dire?
«L'idea di evoluzione può a iutare a spiegare molte cose, ma non può diventare un'ideologia. Io posso dire che c'era mio padre da cui sono nato, e che ci sono io. Ma non posso dire che io sono mio padre. C'è stato uno sviluppo. Così ci possono essere affinità tra gli uomini e le scimmie, ma non possiamo dire che noi eravamo scimmie. Nell'evoluzione ci sono salti che non si spiegano senza un progetto. Per esempio il passaggio dalla non-vita alla vita, da agglomerato di materia ad una soggettività. O la consapevolezza dell'uomo. Questi salti non si spiegano senza un disegno intelligente».
L'Europa di oggi, secondo lei, crede ancora al progresso?
«L'idea di un progresso senza fine attraverso cui l'umanità passa di bene in meglio, ha dominato l'Europa degli ultimi 300 anni, ma oggi è definitivamente morta. Sono pochi a credere che vi sia un progresso che porta a felicità continua. È un'idea di progresso che abbiamo pagato con un prezzo molto alto. Credo che in futuro potrà essere declinato solo al plurale: progressi nella medicina, nella genetica, nella biologia. Alcuni con effetti auspicabili, altri no. Ma non più un'ideologia, che è quasi un credo di fede».
Nella filosofia europea odierna, razionalità e fede in Dio restano posizioni inconciliabili?
«Anche qui c'è una novità. Si sta facendo avanti la convinzione che, se non c'è visione di Dio, allora il nostro intelletto è solo un prodotto del caso, e quindi non può riconoscere la verità. Solo con Dio si può spiegare l'eterno di ogni verità. Noi non sappiamo chi siamo, se prima non sappiamo chi è Dio. Ma noi non possiamo sapere di Dio, se noi non vogliamo seguire la traccia di Dio che noi stessi siamo come persone, come soggetti liberi e capaci di verità. L'impronta di Dio nel mondo è l'uomo, siamo noi stessi. Se Dio non c'è, noi non possiamo pensare. Finalmente anche in Europa la filosofia se ne sta accorgendo».(Avvenire)
Da link di sopra.....
Senza un concetto universalistico di verità ogni ricerca scientifica si fermerebbe subito.
Effettivamente qui ha fatto una sparata piuttosto grossa.....la ricerca scientifica si basa sulla "validità" di una teoria, non sulla "verità" di una teoria.....son parenti è vero, ma non sono la STESSA cosa..... :muro:
La scienza del resto non ha la minima pretesa di scendere nel noumeno (->"verità").....si ferma al fenomeno.
In realtà è vero il contrario: nel momento in cui i greci, fra l'altro anche a motivo di resoconti di viaggi, divennero consapevoli di questo condizionamento, essi cominciarono a cercare un criterio non relativo, sul fondamento del quale si potesse distinguere fra costumi migliori e peggiori.
Per avvalorare tale tesi ci vorrebbe una prova storica, un documento che lo faccia pensare.....altrimenti è solo una delle tante e valida tanto quanto la sua opposta :D
Non per niente il prima "relativista" ante-litteram della storia si può identificare proprio con un greco.....Protagora.
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