Adric
27-12-2005, 11:22
CALCIO
DOPO IL BLITZ DI NATALE L’AUTHORITY PER LA CONCORRENZA DOVRA’ STABILIRE L’ESISTENZA DI VIOLAZIONI DEL MERCATO, MENTRE SKY SI APPELLA ALL’EUROPA
Juve-Mediaset nel mirino dell’Antitrust
Manovra An-Udc per tornare alla gestione collettiva dei diritti tv, intralciando Berlusconi
27/12/2005
di Armando Zeni
MILANO. Girano già le cifre, 210 milioni di euro per due anni (più la solita opzione sul terzo anno) di diritti sulle partite dell’Inter e una decina di milioni in più per il Milan. E pazienza se siano solo voci che nessuno, in una Mediaset dove tutti i massimi dirigenti sono a festeggiare il Natale lontano, vuol commentare aggiungendo una sola parola al comunicato che, tre giorni fa, ha lasciato tutti a bocca aperta ufficializzando l’acquisto per 248 milioni di euro da parte del gruppo del Biscione dei diritti di trasmissione delle partite della Juventus, il club più amato e seguito in Italia, nei prossimi due anni su ogni mezzo, dalla tv digitale a quella satellitare, da internet ai telefonini di ultimissima generazione.
Il blitz di Natale prevede nuovi colpi a sorpresa, magari con l’arrivo della Befana: le grandi squadre di calcio, si sa, sono costrette a muoversi per tempo, a pianificare con anticipo ogni investimento ed è comprensibile, dal loro punto di vista, che per trattare non aspettino la primavera quando scadranno gli accordi precedenti, quelli dove la tv satellitare Sky di mister Murdoch aveva la fetta più grossa.
Il tempo stringe e giocare d’anticipo, possibilmente guadagnando posizioni importanti, può essere vitale per chi nel prossimo futuro vuole giocare un ruolo importante in quella fetta di entertainment che è il calcio, contenuto prelibato per chi dovrà riempire di contenuti le proprie tv a pagamento ma anche le nuove tv via telefonino diventate realtà grazie alla tecnologia Dvbh. Giocare d’anticipo, anche perché la partita rischia nel prossimo futuro di farsi politica visto che la mossa del Biscione è destinata a rimettere in discussione tutto, non solo i rapporti di forza tra Mediaset e Sky già parecchio incrinati dopo l’accordo del giugno del 2004 quando Juve, Milan, Inter e Roma avevano ceduto alla società che fa capo alla Fininvest di Berlusconi i diritti triennali per la trasmissione via digitale terrestre, non solo è guerra tra gli ex amici Berlusconi e Murdoch, di mezzo ormai c’è il peso dell’Autorità per la concorrenza che, proprio in seguito a quest’ultimo accordo sul digitale terrestre, ha aperto un’istruttoria «per presunte restrizioni della concorrenza» da parte di Mediaset.
Per non parlare dell’Antitrust europeo, chiamato in causa da Sky perché siano rivisti i paletti imposti, per esempio quelli che non consentono a Sky di acquisire diritti per il digitale perché non dispone di una propria piattaforma, anche dall’Europa è attesa una sentenza che farà testo. Senza dimenticare che la partita sui diritti si svolgerà in un campo niente affatto neutro, nel bel mezzo di una campagna elettorale di primavera che opporrà visioni molto diverse sull’argomento. Non a caso dentro An e Udc (paradosso solo in apparenza) c’è chi sta valutando l’ipotesi di rispolverare una proposta di legge già presentata in Parlamento, che riporterebbe i diritti del calcio a essere gestiti in modo collettivo, di fatto cancellando gli accordi individuali che Mediaset (cioè Berlusconi, cioè l’alleato di governo) ha stipulato e quelli che ha intenzione di stipulare a breve.
Lo scenario è maledettamente complicato, troppe posizioni si contrappongono. Da chi ormai parla apertamente di una legge Gasparri superata e auspica una revisione dei tetti sulle frequenze. A chi, a cominciare dalla stessa Antitrust, è pronto a rivedere la decisione presa nel 1999 che ha dato la possibilità a ogni singola squadra di contrattare i propri diritti tornando a una vendita collettiva: «la strada giusta», come l’ha definita Catricalà. Ma c’è anche da capire se l’accordo monstre Mediaset-Juventus, limitato a due anni con opzione su un terzo, basterà a Mediaset per evitare gli strali di un’Antitrust che era pronta a considerare «restrizioni della concorrenza» gli accordi privati sottoscritti (all’interno dell’intesa sul digitale terrestre) che garantivano alla società berlusconiana una prelazione su tutti i diritti di trasmissione di Juve, Milan, Inter e Roma dal 2007-2008 al 2015-2016»: un lasso di tempo lunghissimo, contrario alla legge europea che non consente contratti più lunghi di tre anni.
Non bastassero i problemi, c’è il nodo delle valutazioni (in sostanza: quanto vale la stessa partita diffusa via satellite, via digitale, via internet e via telefonino?) che attende la già preannunciata cessione a Sky da parte di Mediaset dei diritti di trasmissione sul satellitare delle partite della Juve: quanto pretenderà Mediaset da Sky dei 248 milioni sborsati, più o meno degli 80 milioni assicurati quest’anno da Sky alla Juve e quanto sarà disposta a pagare Sky che aveva già annunciato riduzioni non trasmettendo più in esclusiva? La guerra è solo all’inizio, c’è da scommettere.
(La Stampa)
DOPO IL BLITZ DI NATALE L’AUTHORITY PER LA CONCORRENZA DOVRA’ STABILIRE L’ESISTENZA DI VIOLAZIONI DEL MERCATO, MENTRE SKY SI APPELLA ALL’EUROPA
Juve-Mediaset nel mirino dell’Antitrust
Manovra An-Udc per tornare alla gestione collettiva dei diritti tv, intralciando Berlusconi
27/12/2005
di Armando Zeni
MILANO. Girano già le cifre, 210 milioni di euro per due anni (più la solita opzione sul terzo anno) di diritti sulle partite dell’Inter e una decina di milioni in più per il Milan. E pazienza se siano solo voci che nessuno, in una Mediaset dove tutti i massimi dirigenti sono a festeggiare il Natale lontano, vuol commentare aggiungendo una sola parola al comunicato che, tre giorni fa, ha lasciato tutti a bocca aperta ufficializzando l’acquisto per 248 milioni di euro da parte del gruppo del Biscione dei diritti di trasmissione delle partite della Juventus, il club più amato e seguito in Italia, nei prossimi due anni su ogni mezzo, dalla tv digitale a quella satellitare, da internet ai telefonini di ultimissima generazione.
Il blitz di Natale prevede nuovi colpi a sorpresa, magari con l’arrivo della Befana: le grandi squadre di calcio, si sa, sono costrette a muoversi per tempo, a pianificare con anticipo ogni investimento ed è comprensibile, dal loro punto di vista, che per trattare non aspettino la primavera quando scadranno gli accordi precedenti, quelli dove la tv satellitare Sky di mister Murdoch aveva la fetta più grossa.
Il tempo stringe e giocare d’anticipo, possibilmente guadagnando posizioni importanti, può essere vitale per chi nel prossimo futuro vuole giocare un ruolo importante in quella fetta di entertainment che è il calcio, contenuto prelibato per chi dovrà riempire di contenuti le proprie tv a pagamento ma anche le nuove tv via telefonino diventate realtà grazie alla tecnologia Dvbh. Giocare d’anticipo, anche perché la partita rischia nel prossimo futuro di farsi politica visto che la mossa del Biscione è destinata a rimettere in discussione tutto, non solo i rapporti di forza tra Mediaset e Sky già parecchio incrinati dopo l’accordo del giugno del 2004 quando Juve, Milan, Inter e Roma avevano ceduto alla società che fa capo alla Fininvest di Berlusconi i diritti triennali per la trasmissione via digitale terrestre, non solo è guerra tra gli ex amici Berlusconi e Murdoch, di mezzo ormai c’è il peso dell’Autorità per la concorrenza che, proprio in seguito a quest’ultimo accordo sul digitale terrestre, ha aperto un’istruttoria «per presunte restrizioni della concorrenza» da parte di Mediaset.
Per non parlare dell’Antitrust europeo, chiamato in causa da Sky perché siano rivisti i paletti imposti, per esempio quelli che non consentono a Sky di acquisire diritti per il digitale perché non dispone di una propria piattaforma, anche dall’Europa è attesa una sentenza che farà testo. Senza dimenticare che la partita sui diritti si svolgerà in un campo niente affatto neutro, nel bel mezzo di una campagna elettorale di primavera che opporrà visioni molto diverse sull’argomento. Non a caso dentro An e Udc (paradosso solo in apparenza) c’è chi sta valutando l’ipotesi di rispolverare una proposta di legge già presentata in Parlamento, che riporterebbe i diritti del calcio a essere gestiti in modo collettivo, di fatto cancellando gli accordi individuali che Mediaset (cioè Berlusconi, cioè l’alleato di governo) ha stipulato e quelli che ha intenzione di stipulare a breve.
Lo scenario è maledettamente complicato, troppe posizioni si contrappongono. Da chi ormai parla apertamente di una legge Gasparri superata e auspica una revisione dei tetti sulle frequenze. A chi, a cominciare dalla stessa Antitrust, è pronto a rivedere la decisione presa nel 1999 che ha dato la possibilità a ogni singola squadra di contrattare i propri diritti tornando a una vendita collettiva: «la strada giusta», come l’ha definita Catricalà. Ma c’è anche da capire se l’accordo monstre Mediaset-Juventus, limitato a due anni con opzione su un terzo, basterà a Mediaset per evitare gli strali di un’Antitrust che era pronta a considerare «restrizioni della concorrenza» gli accordi privati sottoscritti (all’interno dell’intesa sul digitale terrestre) che garantivano alla società berlusconiana una prelazione su tutti i diritti di trasmissione di Juve, Milan, Inter e Roma dal 2007-2008 al 2015-2016»: un lasso di tempo lunghissimo, contrario alla legge europea che non consente contratti più lunghi di tre anni.
Non bastassero i problemi, c’è il nodo delle valutazioni (in sostanza: quanto vale la stessa partita diffusa via satellite, via digitale, via internet e via telefonino?) che attende la già preannunciata cessione a Sky da parte di Mediaset dei diritti di trasmissione sul satellitare delle partite della Juve: quanto pretenderà Mediaset da Sky dei 248 milioni sborsati, più o meno degli 80 milioni assicurati quest’anno da Sky alla Juve e quanto sarà disposta a pagare Sky che aveva già annunciato riduzioni non trasmettendo più in esclusiva? La guerra è solo all’inizio, c’è da scommettere.
(La Stampa)