Adric
26-12-2005, 21:03
Sinistra e questione morale, tra salotti buoni e costi della politica
Lunedì, 26 dicembre
Appunti
Autorevoli editorialisti (ultima in ordine di tempo Lucia Annunziata, dalle colonne della “Stampa” di oggi) chiedono alla sinistra, e segnatamente ai DS, di sciogliere i nodi di quanto, negli atti, nelle dichiarazioni, nel dibattito politico, ha oscurato la capacità di mantenere un atteggiamento trasparente al riguardo della “questione morale”, tornata imperiosamente alla ribalta della vicenda italiana.
Non valgono, a questo proposito, le proclamazioni riguardanti la necessità che dirigenti politici di alto livello interloquiscano con i protagonisti del mondo della finanza e sulla legittimità, da parte di soggetti economici appartenenti ad una determinata sfera d'influenza politica come le cooperative, di allargarsi e crescere : anzi proprio queste dichiarazioni, come hanno fatto rilevare interventi pronunciati da cattedre al di sopra di ogni sospetto (Luciano Barca sul “Corriere”, Eugenio Scalfari sulla “Repubblica”) inducono a pensare ad un affanno, ad un tentativo di malcelare posizioni diverse.
Nello stesso tempo sono stati notati gli “affondo” di esponenti della Margherita come Rutelli e dello stesso Prodi, non valutabili come semplici prese di distanza: del resto i comportamenti soggettivi di alcuni dirigenti della Quercia, in materia di stile di vita personale collegabili alla situazione in atto, senza minimamente far indulgere nell'idea che ci possa essere qualcosa di penalmente compromettente, vanno valutati perlomeno come ingenui, se non come la solita esternazione dell'arroganza del potere.
In realtà siamo di fronte a nodi inestricabili, per via del mutamento di natura del sistema politico e del suo rapporto con il sistema economico, avvenuto nel corso di questi anni: il centrosinistra, segnatamente i DS, per porre rimedio dovrebbero riflettere su alcune questioni di fondo, sulle quali pare non abbiano, però, alcuna intenzione di fare autocritica o almeno una analisi particolarmente accurata.
Di conseguenza, è facile prevedere, che questa vicenda influenzerà non solo la prossima campagna elettorale, in termini negativi, ma contribuirà a scavare un ulteriore fossato nella credibilità dell'intero sistema politico coinvolgendo, in questo, anche la sinistra.
Si è discettato molto sulle possibili analogie tra lo stato di cose in atto e la questione morale degli anni'90 del secolo scorso (la famosa Tangentopoli): esistono, però, elementi di diversità che rendono la situazione attuale affatto diversa da quella di allora.
Salvo il potere sostitutivo esercitato, ancora un volta dalla Magistratura e dalla Stampa, nei riguardi della politica.
Torniamo allora, alle caratteristiche di quella stagione tumultuosa, allorché, all'indomani della caduta del muro di Berlino, DC e PSI furono travolti dalle inchieste giudiziarie.
Al centro di quella storia, che aprì l'infinita “transizione italiana” oggi ben lungi dal concludersi, stava il tema del “costo della politica” (poi, ovviamente, negli interstizi emersero storie molto poco edificanti di arricchimenti personali e di stili di vita molto discutibili, mantenuti da diversi dei leader rampanti di allora, in ispecie appartenenti al PSI).
Insomma: i partiti contrattavano tangenti dal sistema economico, pubblico e privato, per mantenere i loro apparati, far fronte alla crescita dei costi per l'utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa (l'ingresso della TV commerciale aveva fatto lievitare i prezzi), rendere massimamente visibile la loro pervasiva presenza nella vita sociale, culturale, politica del Paese.
Questo fenomeno si intrecciò con le vicende dell'economia pubblica, tra nazionalizzazioni, carrozzoni di diversa natura, salvataggi di imprese decotte e successivamente, finte privatizzazioni: un fiume di denaro perennemente in piena, i cui rivoli venivano dirottati dove serviva in un crescendo di iniziative le più diverse, il cui risultato finale può ben essere considerato quello della sparizione, dal tessuto produttivo del nostro Paese, di interi settori decisivi, dalla chimica, all'agroalimentare, tanto per fare alcuni esempi.
Oggi la situazione è cambiata e la “questione morale 2005” si presenta con caratteristiche ben diverse: non a caso, al centro della scena, ci sono pezzi del sistema bancario (o presunto tale) ed emerge un ruolo della Direzione della Banca d'Italia, del tutto inquietante (l'esito di questa storia tra l'altro, sarà quello di una ulteriore perdita di autonomia del nostro Istituto Bancario Centrale al riguardo del sistema politico. In sostanza i partiti strapperanno, anche in quella direzione, ulteriori pezzi di “potere di nomina”).
Non siamo più alla contrattazione di tangenti tra sistema politico e sistema economico, ma siamo ad una rappresentazione diretta del sistema economico nella politica: insomma, la politica usata direttamente (senza intermediazioni) per fare affari.
Questo è il punto che, apparentemente, a sinistra si è fatto fatica a comprendere o, forse, si è fatto finta di non comprendere, puntando invece, nel pieno esercizio di una impressionante sudditanza culturale, ad accreditarsi presso i cosiddetti “salotti buoni”: pensiamo, sotto questo aspetto, ai “capitani coraggiosi” emersi nel periodo di governo del centrosinistra, e l'accreditamento degli “storici” soggetti economici della sinistra in determinate sedi, il cui esito vediamo oggi valutando la realtà del caso Unipol/BNL.
Forse chi dichiarò che economia produttiva ed economia finanziaria, al giorno d'oggi, si equivalevano non aveva ben presente la gravità ed il peso delle sue parole.
Inoltre è stata sottovalutata (?) l'importanza del peso dell'esasperazione della personalizzazione della politica sotto questo aspetto, che ha portato molti ad assumere in proprio un ruolo nel concerto economia/politica (nel centrodestra questo appare, alla prova dei fatti, un fenomeno diffusissimo).
In conclusione, senza una vera e propria “rivoluzione culturale”, la sinistra italiana e segnatamente i DS, appare invischiata in questa torbida vicenda di ambiguità e commistioni: come al solito il dato più grave non riguarda le modalità di circolazione del denaro, ma il fatto che, attraverso queste modalità di circolazione, si rilevi una totale subalternità nei progetti per il Paese (un fenomeno, del resto, che è già avvenuto, in forme molto evidenti, anche a livello locale).
Le prospettive della possibile alternanza, tra centrodestra e centrosinistra, in occasione delle elezioni del 2006 appaiono, quindi, fortemente inquinate da questi fatti: è facile, in questo momento, pensare ad una sostanziale omologazione al meccanismo di identificazione tra interessi finanziari di determinati gruppi e l'azione di governo: se il modello sarà quello dell'atteggiamento tenuto nel tentativo di scalata dell'Unipol a BNL non c'è proprio da aspettarsi nulla di buono.
Savona, li 21 Dicembre 2005
Franco Astengo
fonte: astengo.francesco@alice.it
Tratto da: pane-rose.it
(canisciolti.info)
Lunedì, 26 dicembre
Appunti
Autorevoli editorialisti (ultima in ordine di tempo Lucia Annunziata, dalle colonne della “Stampa” di oggi) chiedono alla sinistra, e segnatamente ai DS, di sciogliere i nodi di quanto, negli atti, nelle dichiarazioni, nel dibattito politico, ha oscurato la capacità di mantenere un atteggiamento trasparente al riguardo della “questione morale”, tornata imperiosamente alla ribalta della vicenda italiana.
Non valgono, a questo proposito, le proclamazioni riguardanti la necessità che dirigenti politici di alto livello interloquiscano con i protagonisti del mondo della finanza e sulla legittimità, da parte di soggetti economici appartenenti ad una determinata sfera d'influenza politica come le cooperative, di allargarsi e crescere : anzi proprio queste dichiarazioni, come hanno fatto rilevare interventi pronunciati da cattedre al di sopra di ogni sospetto (Luciano Barca sul “Corriere”, Eugenio Scalfari sulla “Repubblica”) inducono a pensare ad un affanno, ad un tentativo di malcelare posizioni diverse.
Nello stesso tempo sono stati notati gli “affondo” di esponenti della Margherita come Rutelli e dello stesso Prodi, non valutabili come semplici prese di distanza: del resto i comportamenti soggettivi di alcuni dirigenti della Quercia, in materia di stile di vita personale collegabili alla situazione in atto, senza minimamente far indulgere nell'idea che ci possa essere qualcosa di penalmente compromettente, vanno valutati perlomeno come ingenui, se non come la solita esternazione dell'arroganza del potere.
In realtà siamo di fronte a nodi inestricabili, per via del mutamento di natura del sistema politico e del suo rapporto con il sistema economico, avvenuto nel corso di questi anni: il centrosinistra, segnatamente i DS, per porre rimedio dovrebbero riflettere su alcune questioni di fondo, sulle quali pare non abbiano, però, alcuna intenzione di fare autocritica o almeno una analisi particolarmente accurata.
Di conseguenza, è facile prevedere, che questa vicenda influenzerà non solo la prossima campagna elettorale, in termini negativi, ma contribuirà a scavare un ulteriore fossato nella credibilità dell'intero sistema politico coinvolgendo, in questo, anche la sinistra.
Si è discettato molto sulle possibili analogie tra lo stato di cose in atto e la questione morale degli anni'90 del secolo scorso (la famosa Tangentopoli): esistono, però, elementi di diversità che rendono la situazione attuale affatto diversa da quella di allora.
Salvo il potere sostitutivo esercitato, ancora un volta dalla Magistratura e dalla Stampa, nei riguardi della politica.
Torniamo allora, alle caratteristiche di quella stagione tumultuosa, allorché, all'indomani della caduta del muro di Berlino, DC e PSI furono travolti dalle inchieste giudiziarie.
Al centro di quella storia, che aprì l'infinita “transizione italiana” oggi ben lungi dal concludersi, stava il tema del “costo della politica” (poi, ovviamente, negli interstizi emersero storie molto poco edificanti di arricchimenti personali e di stili di vita molto discutibili, mantenuti da diversi dei leader rampanti di allora, in ispecie appartenenti al PSI).
Insomma: i partiti contrattavano tangenti dal sistema economico, pubblico e privato, per mantenere i loro apparati, far fronte alla crescita dei costi per l'utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa (l'ingresso della TV commerciale aveva fatto lievitare i prezzi), rendere massimamente visibile la loro pervasiva presenza nella vita sociale, culturale, politica del Paese.
Questo fenomeno si intrecciò con le vicende dell'economia pubblica, tra nazionalizzazioni, carrozzoni di diversa natura, salvataggi di imprese decotte e successivamente, finte privatizzazioni: un fiume di denaro perennemente in piena, i cui rivoli venivano dirottati dove serviva in un crescendo di iniziative le più diverse, il cui risultato finale può ben essere considerato quello della sparizione, dal tessuto produttivo del nostro Paese, di interi settori decisivi, dalla chimica, all'agroalimentare, tanto per fare alcuni esempi.
Oggi la situazione è cambiata e la “questione morale 2005” si presenta con caratteristiche ben diverse: non a caso, al centro della scena, ci sono pezzi del sistema bancario (o presunto tale) ed emerge un ruolo della Direzione della Banca d'Italia, del tutto inquietante (l'esito di questa storia tra l'altro, sarà quello di una ulteriore perdita di autonomia del nostro Istituto Bancario Centrale al riguardo del sistema politico. In sostanza i partiti strapperanno, anche in quella direzione, ulteriori pezzi di “potere di nomina”).
Non siamo più alla contrattazione di tangenti tra sistema politico e sistema economico, ma siamo ad una rappresentazione diretta del sistema economico nella politica: insomma, la politica usata direttamente (senza intermediazioni) per fare affari.
Questo è il punto che, apparentemente, a sinistra si è fatto fatica a comprendere o, forse, si è fatto finta di non comprendere, puntando invece, nel pieno esercizio di una impressionante sudditanza culturale, ad accreditarsi presso i cosiddetti “salotti buoni”: pensiamo, sotto questo aspetto, ai “capitani coraggiosi” emersi nel periodo di governo del centrosinistra, e l'accreditamento degli “storici” soggetti economici della sinistra in determinate sedi, il cui esito vediamo oggi valutando la realtà del caso Unipol/BNL.
Forse chi dichiarò che economia produttiva ed economia finanziaria, al giorno d'oggi, si equivalevano non aveva ben presente la gravità ed il peso delle sue parole.
Inoltre è stata sottovalutata (?) l'importanza del peso dell'esasperazione della personalizzazione della politica sotto questo aspetto, che ha portato molti ad assumere in proprio un ruolo nel concerto economia/politica (nel centrodestra questo appare, alla prova dei fatti, un fenomeno diffusissimo).
In conclusione, senza una vera e propria “rivoluzione culturale”, la sinistra italiana e segnatamente i DS, appare invischiata in questa torbida vicenda di ambiguità e commistioni: come al solito il dato più grave non riguarda le modalità di circolazione del denaro, ma il fatto che, attraverso queste modalità di circolazione, si rilevi una totale subalternità nei progetti per il Paese (un fenomeno, del resto, che è già avvenuto, in forme molto evidenti, anche a livello locale).
Le prospettive della possibile alternanza, tra centrodestra e centrosinistra, in occasione delle elezioni del 2006 appaiono, quindi, fortemente inquinate da questi fatti: è facile, in questo momento, pensare ad una sostanziale omologazione al meccanismo di identificazione tra interessi finanziari di determinati gruppi e l'azione di governo: se il modello sarà quello dell'atteggiamento tenuto nel tentativo di scalata dell'Unipol a BNL non c'è proprio da aspettarsi nulla di buono.
Savona, li 21 Dicembre 2005
Franco Astengo
fonte: astengo.francesco@alice.it
Tratto da: pane-rose.it
(canisciolti.info)