PDA

View Full Version : Farmacie, UE avvia procedura di infrazione contro l'Italia


Adric
22-12-2005, 08:13
Europa controlla il regolamento del settore farmaceutico

La Commissione europea mette nel mirino la legge italiana che regolamenta il settore delle farmacie . Avviando una procedura di infrazione, oggi Bruxelles ha chiesto infatti formalmente al governo di ''modificare il quadro giuridico che regolamenta sia l'assunzione di partecipazioni che lo stabilimento delle farmacie''.
La legge italiana, nell'interpretazione effettuata dalla Corte costituzionale, secondo la Commissione e' ''contraria agli articoli 43 e 56 dei Trattati riguardanti la liberta' di stabilimento e la libera circolazione dei capitali all'interno dell'Ue''.
La normativa vigente in Italia, spiegano a Bruxelles, prevede il divieto - per imprese attive o collegate ad imprese attive nella distribuzione farmaceutica - di assumere partecipazioni in societa' che gestiscono farmacie comunali nel quadro dell'attuale processo di privatizzazione delle farmacie comunali in Italia. Essa vieta inoltre alle persone fisiche che non possiedono il diploma di farmacista, o alle persone giuridiche non composte da farmacisti, di detenere farmacie private.
Tali limitazioni hanno l'effetto di impedire o rendere piu' difficoltosa, secondo gli esperti comunitari, l'assunzione di partecipazioni o lo stabilimento di farmacie da parte di operatori di altri stati membri. Esse possono essere considerate ''compatibili con i Trattati europei solo se giustificate da obiettivi di interesse generale, necessarie e proporzionate al raggiungimento di tali obbiettivi''.
Le autorita' italiane giustificano tali limitazioni con la necessita' di tutelare la salute pubblica: evitando conflitti d'interesse nel caso della prima limitazione, e controllando in modo piu' efficace le persone che rilasciano i medicinali nel caso della seconda limitazione; la Commissione ritiene, tuttavia, che questi limiti vadano oltre quanto necessario a raggiungere l'obiettivo di tutela della salute.
I rischi di conflitti d'interesse possono infatti essere evitati con provvedimenti diversi dal divieto puro e semplice per le imprese collegate ad imprese attive nella distribuzione farmaceutica di assumere partecipazioni nelle farmacie. Per quanto riguarda, invece, il divieto per i non farmacisti o per le persone giuridiche non composte da farmacisti di possedere una farmacia, anch'esso va oltre quanto e' necessario per garantire la tutela della salute pubblica, poiche' basterebbe esigere la presenza di un farmacista per il rilascio dei medicinali ai pazienti e per la gestione delle scorte.Fonte: Ansa (22/12/2005)
(Molecular Lab)

ironmanu
22-12-2005, 10:00
Europa controlla il regolamento del settore farmaceutico

La Commissione europea mette nel mirino la legge italiana che regolamenta il settore delle farmacie . Avviando una procedura di infrazione, oggi Bruxelles ha chiesto infatti formalmente al governo di ''modificare il quadro giuridico che regolamenta sia l'assunzione di partecipazioni che lo stabilimento delle farmacie''.
La legge italiana, nell'interpretazione effettuata dalla Corte costituzionale, secondo la Commissione e' ''contraria agli articoli 43 e 56 dei Trattati riguardanti la liberta' di stabilimento e la libera circolazione dei capitali all'interno dell'Ue''.
La normativa vigente in Italia, spiegano a Bruxelles, prevede il divieto - per imprese attive o collegate ad imprese attive nella distribuzione farmaceutica - di assumere partecipazioni in societa' che gestiscono farmacie comunali nel quadro dell'attuale processo di privatizzazione delle farmacie comunali in Italia. Essa vieta inoltre alle persone fisiche che non possiedono il diploma di farmacista, o alle persone giuridiche non composte da farmacisti, di detenere farmacie private.
Tali limitazioni hanno l'effetto di impedire o rendere piu' difficoltosa, secondo gli esperti comunitari, l'assunzione di partecipazioni o lo stabilimento di farmacie da parte di operatori di altri stati membri. Esse possono essere considerate ''compatibili con i Trattati europei solo se giustificate da obiettivi di interesse generale, necessarie e proporzionate al raggiungimento di tali obbiettivi''.
Le autorita' italiane giustificano tali limitazioni con la necessita' di tutelare la salute pubblica: evitando conflitti d'interesse nel caso della prima limitazione, e controllando in modo piu' efficace le persone che rilasciano i medicinali nel caso della seconda limitazione; la Commissione ritiene, tuttavia, che questi limiti vadano oltre quanto necessario a raggiungere l'obiettivo di tutela della salute.
I rischi di conflitti d'interesse possono infatti essere evitati con provvedimenti diversi dal divieto puro e semplice per le imprese collegate ad imprese attive nella distribuzione farmaceutica di assumere partecipazioni nelle farmacie. Per quanto riguarda, invece, il divieto per i non farmacisti o per le persone giuridiche non composte da farmacisti di possedere una farmacia, anch'esso va oltre quanto e' necessario per garantire la tutela della salute pubblica, poiche' basterebbe esigere la presenza di un farmacista per il rilascio dei medicinali ai pazienti e per la gestione delle scorte.Fonte: Ansa (22/12/2005)
(Molecular Lab)


spero che sta procedura d'infrazione vada a buon fine,i farmacisti rappresentano una delle professioni e "corporazioni" che più mi stanno sulle OO.
Basti vedere le amenità che sono in grado di tirar fuori quando si parla di farmaci da banco vendibili dagli ipermercati,tutto perchè ovviamente nn c'è alcunchè in grado di giustificare i loro prezzi esorbitanti al dettaglio.....

matteo1
22-12-2005, 12:26
la legislazione farmaceutica andrebbe certamente rivista in alcuni punti,ma non nel senso visto dalla comunità europea.
Il numero delle farmacie è abbastanza congruo,piuttosto si potrebbe regolamentare meglio il numero private/comunali,soprattutto visto che quest'ultime in varie parti di Italia sono privatizzate.
I prezzi dei farmaci sono sì elevati,ma non si abbasserebbero per nulla se fossero acquistate da imprese straniere;cosa cambierebbe?
Per la serie "forse non tutti sanno che",l'aumento smisurato di alcuni farmaci a pagamento è una forma di rientro dello sconto che il SSN ha richiesto per i farmaci dispensati(quindi gratuiti per l'utente finale). ;)

ironmanu
22-12-2005, 12:33
la legislazione farmaceutica andrebbe certamente rivista in alcuni punti,ma non nel senso visto dalla comunità europea.
Il numero delle farmacie è abbastanza congruo,piuttosto si potrebbe regolamentare meglio il numero private/comunali,soprattutto visto che quest'ultime in varie parti di Italia sono privatizzate.
I prezzi dei farmaci sono sì elevati,ma non si abbasserebbero per nulla se fossero acquistate da imprese straniere;cosa cambierebbe?
Per la serie "forse non tutti sanno che",l'aumento smisurato di alcuni farmaci a pagamento è una forma di rientro dello sconto che il SSN ha richiesto per i farmaci dispensati(quindi gratuiti per l'utente finale). ;)

ci saranno anche questi casi ma come al solito il prezzo dei farmaci in italia è piu' alto che in europa.

Encounter
22-12-2005, 12:37
ci saranno anche questi casi ma come al solito il prezzo dei farmaci in italia è piu' alto che in europa.

I farmacisti entrano relativamente nella questione. Qua è (era?) permesso alle case farmaceutiche di lucrare in maniera indegna su farmaci oppure su altri prodotti necessari leggi latte per l'infanzia. Colpa dei nostri governi.

ironmanu
22-12-2005, 12:45
I farmacisti entrano relativamente nella questione. Qua è (era?) permesso alle case farmaceutiche di lucrare in maniera indegna su farmaci oppure su altri prodotti necessari leggi latte per l'infanzia. Colpa dei nostri governi.

nn sono per nulla d'accordo;ma se quando hanno proposto di distribuire i farmaci anche negli ipermercati l'associacione dei farmacisti&co. tuonò che nn sarebbe stato accettabile,concorrenza sleale e giu' di li!!!!

Encounter
22-12-2005, 14:41
nn sono per nulla d'accordo;ma se quando hanno proposto di distribuire i farmaci anche negli ipermercati l'associacione dei farmacisti&co. tuonò che nn sarebbe stato accettabile,concorrenza sleale e giu' di li!!!!

Sono 2 cose separate: il prezzo è imposto dalla casa farmaceutica e il farmacista ha la sua percentuale di guadagno.
Vendendoli al supermercato i farmacisti venderebbero di meno e guadagnerebbero di meno, per questo sono ovviamente contrari.

ironmanu
22-12-2005, 15:08
Sono 2 cose separate: il prezzo è imposto dalla casa farmaceutica e il farmacista ha la sua percentuale di guadagno.
Vendendoli al supermercato i farmacisti venderebbero di meno e guadagnerebbero di meno, per questo sono ovviamente contrari.

ok col primo discorso,ma sul secondo potrei dire.che mi frega???basta che rispermio io,nn trovi???
ma sei sicuro che il prezzo sia imposto,no perchè io tra farmacie diverese per la stessa cosa vedo prezzi differenti! :confused:

matteo1
22-12-2005, 19:59
ci saranno anche questi casi ma come al solito il prezzo dei farmaci in italia è piu' alto che in europa.
ci sono comunque i generici,peccato che la gente non li conosca o non se li fili minimamente.

matteo1
22-12-2005, 20:02
nn sono per nulla d'accordo;ma se quando hanno proposto di distribuire i farmaci anche negli ipermercati l'associacione dei farmacisti&co. tuonò che nn sarebbe stato accettabile,concorrenza sleale e giu' di li!!!!
I farmaci,compresi quelli da banco,non sono alimenti;negli altri Paesi c'è un farmacista,ma non credo che in Italia un laureato in farmacia sia felice di finire al supermercato a vendere solo una piccola categoria di farmaci.

ma sei sicuro che il prezzo sia imposto,no perchè io tra farmacie diverese per la stessa cosa vedo prezzi differenti!
il prezzo era uguale(ora potrebbe non esserlo con gli sconti) e aggiornato quotidianamente con il medesimo database via internet.Ora i prezzi esposti resteranno uguali a prima,ma con la possibilità della singola farmacia di fare uno sconto "al volo"

Darimar
20-01-2006, 10:20
Saluti a tutti quanti e scusate per l'intrusione (nonchè per la "riesumazione" del Thread). Io mi chiamo Alessandro e sono un farmacista. Desidero fornire qualche delucidazione su alcuni temi che sono emersi in questa discussione.

Il prezzo dei farmaci (di TUTTI i farmaci) è stabilito e imposto arbitrariamente dalla casa farmaceutica titolare dell'AIC (Autorizzazione all'Immissione in Commercio) del farmaco stesso. Così prevede la legge.

Per i farmaci etici (quelli, cioè, che richiedono ricetta medica per poter essere acquistati) il prezzo è fisso e nazionale; per i farmaci senza obbligo di prescrizione (SOP) e per i farmaci da banco (OTC) il prezzo è ancora stabilito dal produttore ma, in seguito alla Legge 149/2005, le farmacie hanno la POSSIBILITA' (attenzione: la possibilità, a propria discrezione, se lo desiderano; NON l'obbiglo) di praticare uno sconto variabile fino al 20% (attenzione: "fino al 20%", NON "del 20%) sui SOP e sugli OTC.

Più sinteticamente: nessun farmacista e, più in generale, nessuna farmacia, può modificare il prezzo di vendita di un farmaco etico; lo sconto applicabile su SOP e OTC è limitato e facoltativo.

Per quanto riguarda la faccenda dei farmaci al supermercato: al di là degli aspetti economici della cosa, assume importanza la tutela della salute pubblica. La farmacia non è solo un luogo in cui si vendono farmaci (questo è quello che crede il cittadino, perchè quando entra in una farmacia non ha la possibilità di vedere altro): la farmacia è una stuttura che svolge una delle più intense attività di farmacovigilanza; è collegata in tempo reale col Ministero della Salute e con gli altri enti sanitari ufficiali; è informata istante per istante sulle condizioni di mercato di tutti i farmaci e può quindi garantire il ritiro immediato di un medicinale (o, tanto per restare in attualità, un latte per l'infanzia...) la cui AIC subisca ritiri o variazioni; eccetera.

Tutto questo un supermercato non può garantirlo, neppure con la presenza di un farmacista, per forza di cose.

Ecco, ho finito. Chiedo scusa se sono risultato pesante o prolisso. Ultimamente "il farmacista" è anche troppo spesso utilizzato come capro espiatorio per colpe di altri. Intendiamoci, non sto dicendo che "i farmacisti" siano tutti dei santarellini; sto dicendo che una cosa è "il farmacista" come figura professionale, un'altra sono "i farmacisti" come esseri umani (fallaci, imperfetti e limitati) che svolgono un lavoro. Credo che ogni categoria professionale abbia i suoi elementi.. come dire.. "meno abili" ma che per gli errori (o la mala fede) di alcuni un'intera categoria venga bollata mi pare francamente poco significativo. Peraltro, attribuire alle farmacie la responsabilità dei prezzi (obiettivamente elevati) dei medicinali sarebbe come attribuire la colpa dei buchi di Windows a chi vende computers.

Grazie a tutti per l'attenzione, rinnovo i saluti.

http://utenti.lycos.it/darimar/firmadiabete1.gifhttp://utenti.lycos.it/darimar/firmafarmacia1.gif

Adric
31-05-2006, 04:50
Riporto su questo thread ora che le elezioni politiche sono passate (ballottaggi per le amministrative a parte).

Mesi fa ho parlato con un amico che lavora in una farmacia (non è il titolare).

A quanto pare:
1) i titolari delle farmacie votano quasi tutti per Forza Italia; un loro ex eurodeputato è proprio il presidente nazionale dell'ordine dei farmacisti Leopardi.
2) esiste una contrapposizione tra i titolari delle farmacie e i lavoranti
3) la grande industria vuole vendere i farmaci da banco anche presso la grande distribuzione.
Con una vittoria del centrosinistra alle elezioni politiche le pressioni in tale senso verrebbero intensificate.
Ma Livia Turco, neoministro della salute, è contraria.

Ecco tre articoli sulla vicenda:

-----------------------------
lunedì 29 maggio 2006

Farmaci nei supermercati: i perché del no di Livia Turco

«No» alla vendita dei farmaci nei supermercati. Lo ha ribadito nei giorni scorsi il ministro della Salute Livia Turco. Le farmacie, ha detto, «devono diventare sempre di più un presidio del Ssn per garantire la continuità assistenziale, per dare le informazioni giuste ai cittadini, per stare vicino ai cittadini. Per questo - ha concluso il ministro della Salute - continuo a mantenere la mia posizione di contrarietà ai farmaci nei supermercati».

Ma le associazioni dei consumatori (Aduc, Codacons, Federconsumatori), Sono insorte, sottolinenando che in questo modo si difendono interessi corporativo e che la posizione ricalca quella del precedente ministro Storace, nonostante il programma dell'Ulivo.

E oggi è arrivata la replica del ministro. «In primo luogo intendo ribadire la necessità che la rete delle farmacie onvenzionate con il Ssn debba assumere appieno uei doveri e quelle responsabilità che le derivano dal ruolo di presidi del sistema sanitario, anche sviluppando programmi innovativi per contribuire alle iniziative di supporto che la sanità pubblica intende offrire ai nuovi bisogni assistenziali dei cittadini.

Detto questo nessuno intende penalizzare in alcun modo il cittadino nell’acquisto dei farmaci di classe C.

Il problema della spesa farmaceutica figura infatti tra le priorità da affrontare in una logica che sappia coniugare rigore nei controlli, appropriatezza nelle prescrizioni e nei percorsi terapeutici, contenimento della spesa pubblica e dei costi a carico dei cittadini. Il tutto in un quadro di sviluppo dell’intera filiera del farmaco coerente con una visione del sistema sanitario, delineata dal Presidente Prodi, quale settore dinamico e vero e proprio potenziale fattore di crescita per la stessa economia del Paese.

In tale contesto, ho chiesto l’apertura di un tavolo congiunto con il ministro dello Sviluppo Economico, cui partecipino tutti gli attori del sistema farmaceutico: Regioni, operatori sanitari, industria, farmacie, distributori farmaceutici e grande distribuzione e, naturalmente, associazioni di rappresentanza dei cittadini e dei consumatori.

Sarà quella la sede ove ragionare e visionare le diverse soluzioni per garantire ai cittadini la massima qualità del servizio farmaceutico in una cornice di equità, sviluppo della ricerca e dell’innovazione, economia di spesa e, lo ripeto, rigore nella gestione dell’assistenza farmaceutica pubblica e privata».
(cybermed.it)

-----------------------------
FARMACIE TORNINO AL 'CORE BUSINESS'
SIRI, FARMACI E NO PRODOTTI CHE POCO HANNO A CHE FARE CON SALUTE
Scritto da Cybermed
lunedì 29 maggio 2006

ROMA, 29 mag - Le farmacie tornino ''al core business, cioe' alla parte vitale e centrale della propria attivita'''. L'invito arriva dal presidente di Federfarma Giorgio Siri che, in un editoriale pubblicato sulla rivista dell'associazione, sottolinea come questa rappresenti la ''strada giusta'' per superare l'attuale momento di crisi del settore. Secondo Siri, cioe', ''bisogna rafforzare la valenza sanitaria dell'attivita' della farmacia, aumentare e non ridurre le garanzie a tutela della salute del cittadino, impegnarsi di piu' intorno al nucleo forte della professione, il farmaco, rinunciare a cio' che poco ha a che fare con la salute.

In sostanza - prosegue Siri - riposizionarsi sul mercato, come fanno molte aziende dopo essersi rese conto di aver ampliato troppo la propria sfera di azione in settori non pertinenti''. Un'altra possibile evoluzione, sottolinea il presidente di Federfarma, e' poi l'apertura al mercato: ''poche regole, concorrenza sul farmaco non solo tra farmacie ma anche con altri esercizi e chi e' piu' forte vince. La salute - denuncia Siri - in tutto questo c'entra poco e la farmacia diventerebbe un esercizio come un altro, senza alcun diritto e prerogative quali la pianta organica, la distanza ecc''. Siri invita dunque la categoria a rendersi conto che ''di fronte a questo bivio epocale, lo sconto sui medicinali senza ricetta, pur essendo un costo per la farmacia, e' forse il minore dei mali''. La questione ''vitale oggi - sottolinea il presidente di Federfarma - e' quella di individuare e condividere le soluzioni per uscire dal guado e ricostruire il ruolo e l'immagine della farmacia danneggiati da mesi e mesi di attacchi strumentali e non''. ''Non ci sono complotti ai nostri danni. C'e' una situazione difficile - conclude Siri - che va affrontata con lucidita', ma soprattutto con la coesione dell'intera categoria. Poi verra' anche il momento di tirare le somme e valutare i risultati ottenuti''.
(cybermed.it)

----------------------------------

Garattini, Sì ai farmaci al supermarket

ROMA, 29 maggio 2006 -
Le farmacie si sono trasformate in «bazar» e i farmacisti dei «venditori» come avviene nè più nè meno in altri settori commerciali. Sulla base di queste due considerazioni il farmacologo Silvio Garattini, intervistato dalla «Stampa», considera giunto il momento di liberalizzare la vendita dei farmaci da banco nei grandi centri di distribuzione.

«Dato che la farmacie si sono trasformate in bazar - afferma Garattini - mi sembra adeguato che i farmaci da banco possano essere venduti al supermarket, purchè siano garantiti uno spazio adeguato e un farmacista. Non vedo perchè un professionista possa essere saggio in farmacia e meno saggio al supermercato. Anzi, agendo nella grande distribuzione avrà più tempo per dare consigli ai propri pazienti».

Nelle farmacie, aggiunge, «si trova un mucchio di cose per le quali non c'è alcuna documentazione di validità scientifica». Quindi la farmacia «non è più un centro di educazione sanitaria» ma semplicemente un «negozio» come tanti altri.

Garattini ricorda che il tema della libera vendita riguarda farmaci da banco che «vengono pubblicizzati tutti i giorni in televisione» e che, comunque, sull'abuso si potrà comunque vigilare, anche in un supermercato o in un grande centro commerciale. «Basta imporre delle regole - precisa il farmacologo - credo proprio che si debba lanciare, con un cambiamento del genere, un allarme sulle funzioni della farmacia».
(Il Resto del Carlino)

Adric
19-06-2006, 15:14
Arrestati tre manager casa farmaceutica per corruzione su prescrizione farmaci
Lunedì, 19 giugno

Il direttore generale e vicepresidente della casa farmaceutica Recordati Spa è agli arresti domiciliari nell'ambito di un'indagine condotta dalla Guardia di finanza di Milano per associazione per delinquere e corruzione in relazione alla prescrizione di specialità medicinali prodotte dalla Recordati.



Gli arresti, eseguiti questa mattina, riguardano anche due manager della casa farmaceutica, responsabili di alcune regioni del centro e sud Italia. Uno di loro, capo area per il centro Italia, verrà trasferito in carcere a San Vittore, arrivando da Roma mentre un secondo manager, una donna responsabile per il centro-sud, è ai domiciliari perché madre di un bambino di un anno e non può quindi essere tradotta in carcere.

Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, coordinati dal pm milanese Francesco Prete, l'associazione a delinquere sarebbe finalizzata a favorire la prescrizione di una serie di farmaci della Recordati da parte di decine di medici convenzionati con il servizio sanitario nazionale, alcuni dei quali già coinvolti in altre indagini. A quanto si apprende anche la società farmaceutica è indagata con le stesse accuse.

Oltre ai tre dirigenti della Recordati industria chimica e farmaceutica Spa, condotti uno in carcere e gli altri due ai domiciliari con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, sono coinvolti nell'indagine 18 informatori scientifici, 12 medici e un farmacista. Devono rispondere, a vario titolo, di corruzione e comparaggio. I tre dirigenti, a quanto si apprende dal Nucleo Regionale della Guardia di Finanza della Lombardia, avrebbero costituito una rete criminosa con Sales Area Manager, Area Manager e informatori scientifici del farmaco per indurre i medici a prescrivere prodotti medicinali della Recordati.

Agli informatori scientifici sarebbe spettato il compito di reclutare, con promesse e omaggi, medici convenzionati con il servizio sanitario nazionale perché prescrivessero medicinali della casa madre. E le farmacie, ricevendo prescrizioni dello stesso farmaco da almeno trenta pazienti, avrebbero richiesto il prodotto direttamente alla Recordati, evitando il passaggio dei grossisti. Questi erano alcuni dei metodi che, secondo gli inquirenti coordinati dal sostituto procuratore Francesco Prete, avrebbero portato a una lievitazione indebita del fatturato della Recordati grazie alla vendita dei farmaci.

Ogni medico "fidelizzato" alla casa farmaceutica, avrebbe non solo ricevuto compensi di circa 500 euro, ma avrebbe potuto disporre anche di un 'kit multicare', offerto dalla stessa Recordati, con cui fare analisi diagnostiche a pagamento nel proprio studio senza autorizzazione. Tutti i soggetti coinvolti nell'inchiesta avrebbero pertanto goduto di vantaggi: dall'incremento del fatturato per la casa madre, ai regali per i medici, dai maggiori introiti per le farmacie agli avanzamenti di carriera per gli informatori del farmaco.
(canisciolti.info)

Onisem
19-06-2006, 16:30
ci sono comunque i generici,peccato che la gente non li conosca o non se li fili minimamente.
Con la consapevolezza scientifica che c'è in questo paese... Vai a spiegare ad un anziano o persona di bassa scolarità (la maggior parte della popolazione) che il commerciale che ha prescritto il suo medico di base, magari con qualche "convinzione particolare", è ugualmente efficace che il corrispettivo generico.

Onisem
19-06-2006, 16:37
Saluti a tutti quanti e scusate per l'intrusione (nonchè per la "riesumazione" del Thread). Io mi chiamo Alessandro e sono un farmacista. Desidero fornire qualche delucidazione su alcuni temi che sono emersi in questa discussione.

Il prezzo dei farmaci (di TUTTI i farmaci) è stabilito e imposto arbitrariamente dalla casa farmaceutica titolare dell'AIC (Autorizzazione all'Immissione in Commercio) del farmaco stesso. Così prevede la legge.

Per i farmaci etici (quelli, cioè, che richiedono ricetta medica per poter essere acquistati) il prezzo è fisso e nazionale; per i farmaci senza obbligo di prescrizione (SOP) e per i farmaci da banco (OTC) il prezzo è ancora stabilito dal produttore ma, in seguito alla Legge 149/2005, le farmacie hanno la POSSIBILITA' (attenzione: la possibilità, a propria discrezione, se lo desiderano; NON l'obbiglo) di praticare uno sconto variabile fino al 20% (attenzione: "fino al 20%", NON "del 20%) sui SOP e sugli OTC.

Più sinteticamente: nessun farmacista e, più in generale, nessuna farmacia, può modificare il prezzo di vendita di un farmaco etico; lo sconto applicabile su SOP e OTC è limitato e facoltativo.

Per quanto riguarda la faccenda dei farmaci al supermercato: al di là degli aspetti economici della cosa, assume importanza la tutela della salute pubblica. La farmacia non è solo un luogo in cui si vendono farmaci (questo è quello che crede il cittadino, perchè quando entra in una farmacia non ha la possibilità di vedere altro): la farmacia è una stuttura che svolge una delle più intense attività di farmacovigilanza; è collegata in tempo reale col Ministero della Salute e con gli altri enti sanitari ufficiali; è informata istante per istante sulle condizioni di mercato di tutti i farmaci e può quindi garantire il ritiro immediato di un medicinale (o, tanto per restare in attualità, un latte per l'infanzia...) la cui AIC subisca ritiri o variazioni; eccetera.

Tutto questo un supermercato non può garantirlo, neppure con la presenza di un farmacista, per forza di cose.

Ecco, ho finito. Chiedo scusa se sono risultato pesante o prolisso. Ultimamente "il farmacista" è anche troppo spesso utilizzato come capro espiatorio per colpe di altri. Intendiamoci, non sto dicendo che "i farmacisti" siano tutti dei santarellini; sto dicendo che una cosa è "il farmacista" come figura professionale, un'altra sono "i farmacisti" come esseri umani (fallaci, imperfetti e limitati) che svolgono un lavoro. Credo che ogni categoria professionale abbia i suoi elementi.. come dire.. "meno abili" ma che per gli errori (o la mala fede) di alcuni un'intera categoria venga bollata mi pare francamente poco significativo. Peraltro, attribuire alle farmacie la responsabilità dei prezzi (obiettivamente elevati) dei medicinali sarebbe come attribuire la colpa dei buchi di Windows a chi vende computers.

Grazie a tutti per l'attenzione, rinnovo i saluti.


Non mi è chiaro qualcosa: questa farmacovigilanza è bidirezionale? Mi spiego: è limitata al ritirare (eventualmente) farmaci segnalati dal ministero, o le farmacie forniscono un feedback allo stesso su eventuali effetti collaterali dannosi etc.? Nella seconda ipotesi non mi è chiaro perchè un cittadino che si è sentito male (ipotesi) dopo l'assunzione di un farmaco dovrebbe rivolgersi in farmacia piuttosto che al curante. Seconda domanda: quella dei farmacisti non è una categoria protetta e scarsamente sottoposta a regole di mercato come concorrenza e rischio d'impresa? Ce la facciamo ad ammettere almeno questo? Terza e ultima: i farmacisti propongono i generici?

Matuhw
19-06-2006, 17:42
Non mi è chiaro qualcosa: questa farmacovigilanza è bidirezionale? Mi spiego: è limitata al ritirare (eventualmente) farmaci segnalati dal ministero, o le farmacie forniscono un feedback allo stesso su eventuali effetti collaterali dannosi etc.? Nella seconda ipotesi non mi è chiaro perchè un cittadino che si è sentito male (ipotesi) dopo l'assunzione di un farmaco dovrebbe rivolgersi in farmacia piuttosto che al curante. Seconda domanda: quella dei farmacisti non è una categoria protetta e scarsamente sottoposta a regole di mercato come concorrenza e rischio d'impresa? Ce la facciamo ad ammettere almeno questo? Terza e ultima: i farmacisti propongono i generici?

1) La segnalazione degli eventi avversi spetta al medico.
2) Si.
3) Se il prezzo del generico è più basso del brand sono obbligati. A parità di prezzo possono comunque sostituire il brand con un generico (almeno in Lombardia).
4) Al farmacista viene riconosciuto uno sconto sul prezzo di vendita al pubblico che oscilla, a seconda delle offerte fatte dai grossisti o dalle aziende farmaceutiche, dal 26% al 33% circa.

Un'ultima cosa. Ho letto in un post più sopra che sono le aziende farmaceutiche a stabilire il prezzo dei farmaci. In realtà è l'AIFA che stabilisce il prezzo dopo averlo discusso con l'azienda farmaceutica.

Adric
08-07-2006, 20:11
Decreto Bersani, i farmacisti "senza farmacia" esultano
giovedì, 6 luglio 2006 8.31
Versione per stampa

di Alessandro Valdina

MILANO (Reuters) - Mentre tassisti ed avvocati scendono sul piede di guerra co scioperi e proteste contro il piano di liberalizzazioni voluto dal governo Prodi, tra i membri di una delle categorie interessate dalla riforma c'è anche chi la elogia, invece di contestarla.

E' il Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf), che rappresenta 10.000 professionisti senza farmacia, il cui presidente ha definito "un atto coraggioso" il decreto Bersani, che consente la vendita dei medicinali da banco anche fuori dalle farmacie, sebbene si tratti di una liberalizzazione ancora parziale.

"Noi del Mnlf notiamo con soddisfazione che s'è rotto un binomio: quello, contenuto in un regio decreto del 1934, che lega la vendita del medicinale alla farmacia e al farmacista che n'è titolare", ha detto a Reuters il presidente del Movimento Vincenzo Devito. "Implicitamente era la farmacia legittimare il professionista e non viceversa. S'è rotto questo binomio e questo ha dato fastidio a Federfarma".

Proprio il presidente di Federfarma (associazione che rappresenta i titolari di farmacie), Giorgio Siri, aveva definito il provvedimento "estremamente grave, sia per le conseguenze negative sulla salute della popolazione sia per il metodo con cui questa decisione è stata presa".

UN APPELLO: LI VENDA CHI PUO'

In un comunicato nei giorni scorsi, l'Mnlf ha invitato i colleghi senza un esercizio commerciale ad aprire punti vendita per i farmaci da banco e gli esercenti di erboristerie e parafarmacie a fare altrettanto con i propri clienti.

"Il nostro invito è una piccola forzatura perché non è ancora chiaro come i decreto verrà applicato", ha detto Devito, aggiungendo che "non si sarebbe arrivati a una situazione del genere con un disegno di legge, perché saremmo dovuti passare per commissioni parlamentari e concertazioni con le categoria e non si sarebbe mossa una foglia".

Il decreto prevede quattro principali novità per il commercio dei farmaci: 1) i farmaci da banco potranno essere venduti anche dagli esercizi commerciali, "in una zona ben definita e distinta" con l'assistenza di un farmacista laureato e iscritto all'ordine; 2) libertà di sconto sul prezzo dei farmaci, cade il limite dello sconto massimo del 20%; 3) il farmacista può essere titolare di più farmacie; 4) decade la titolarità temporanea della licenza per gli eredi anche se non laureati o iscritti all'albo.

Il decreto nella prassi permetterà alla grande distribuzione di realizzare appositi "angoli" per la vendita dei farmaci da banco e aumenterà quindi la domanda di farmacisti, un'eventualità positiva secondo il Mnlf.

"Sia ben chiaro, fare il farmacista in un supermercato non è il massimo della professionalità. Però oggi un farmacista alle dipendenze di un collega guadagna mediamente 1200-1300 euro netti. Il supermercato ci assumerebbe con un più vantaggioso contratto da chimico", ha detto Devito. Che dubita però dell'efficacia effettiva del decreto perché, a suo parere, sarebbero solo 200 gli ipermercati in Italia che sarebbero in grado di costruire il cosiddetto "corner" e quindi la riforma non moltiplicherebbe di fatto i punti vendita.

Devito ha detto che il suo movimento cercherà "di rendere questa riforma ancora più liberale, poiché il Mnlf oggi "combatte un monopolio, le farmacie, che servono a garantire solo una rendita e non una professione".

"Ho paura però che, se questo decreto non cambierà, noi non combatteremo più contro un monopolio ma un duopolio costituito da farmacie e grossi gruppi stranieri", ha detto Devito alludendo alla possibilità per alcune multinazionali della distribuzione di invadere il mercato italiano con i loro drugstore.

FEDERFARMA VERSO LO SCIOPERO

Intanto Federfarma ha proclamato lo stato di agitazione delle farmacie contro il decreto Bersani che "stravolge l'assetto del servizio farmaceutico".

Il consiglio della federazione che rappresenta i farmacisti ha deciso "una serie di iniziative di protesta tra le quali una giornata di chiusura delle farmacie di tutta Italia", in una data ancora da definirsi e il presidente Siri ha accusato l'esecutivo di essere orientato "più a pagare una cambiale a grandi gruppi economici che a tutelare la salute dei cittadini".

Devito ha insistito invece sulla libertà professionale del farmacista: "Nello stesso modo in cui a un medico non si può vietare l'esercizio e quindi l'apertura di un ambulatorio, così al farmacista non si può impedire di aprire una farmacia non convenzionata (che accetti ricette dai medici)".
(Reuter)