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View Full Version : Asia minacciata dalla xenofobia fra Cina, Giappone e Corea


Ewigen
17-12-2005, 12:45
17 Dicembre 2005
ASIA
L’Asia minacciata dalla xenofobia fra Cina, Giappone e Corea

Secondo un rapporto dell’International Crisis Group le tensioni nell’area orientale dell’Asia sono in aumento. “Se non si calma la situazione si può arrivare a degli scontri gravi”.

Seoul (Asianews) - Cresce la xenofobia reciproca tra Cina, Giappone e Corea e in futuro “potrebbe causare gravi conflitti”. Lo denuncia Peter Beck, direttore della sezione Asia del nord-est dell’International Crisis Group (Icg), organizzazione internazionale non governativa che studia le aree di conflitto mondiali.

In un documento pubblicato il 15 dicembre, l’Icg si dice “allarmato” dalla situazione nella regione e invita Pechino, Tokio e Seoul a “contenere la fobia verso lo straniero”.

Per mantenere la situazione “stabile” l’organizzazione spinge le 3 potenze asiatiche ad “alleggerire la loro retorica nazionalistica” ed a “separare la diplomazia dalla storia”. Un passo importante sarebbe inoltre quello di “creare istituzioni che costruiscano enti regionali invece di indebolirli”.

Il nazionalismo cinese, coreano e giapponese rende difficili i rapporti politici, aggravati da rivendicazioni territoriali che vanno avanti da anni e da interpretazioni storiche differenti.

“Nel peggiore dei casi questa xenofobia reciproca porterà a gravi scontri”.

Le 3 maggiori potenze dell’economia asiatica, che insieme costituiscono la terza regione economica più grande al mondo dopo Stati Uniti e l’Unione Europea, formano una tra le zone del mondo meno integrata. Fra le cause recenti che contribuiscono all’aumento della xenofobia vi sono le recenti dispute sulla sovranità territoriale nel mare Cinese orientale e i problemi di interpretazione storica sull'imperialismo giapponese.

Il documento dell’Icg - intitolato “Norheast Asia’s Undercurrents of Conflict” - sostiene che gli scontri fra le nazioni dell’area sono in aumento anche per la crescita economica cinese, per i grandi cambiamenti generazionali sudcoreani e per il declino economico giapponese.

Per far fronte alle tensioni causate dalla xenofobia, l’Icg sollecita il Giappone a dare sostegno economico alle vittime dei crimini di guerra e a costruire un’alternativa al tempio Yasukuni. A Pechino è chiesto di riconoscere il ruolo che ha avuto il Giappone nel suo sviluppo economico, usare i codici di condotta internazionali e rendere libero l’accesso ai media stranieri ai cittadini cinesi.

“Questi – conclude Beck - possono essere i primi passi verso una riduzione delle tensioni che permetterà di focalizzarsi su problemi ben più gravi, come la sicurezza, la non proliferazione delle armi e la protezione ambientale”.

Stormblast
17-12-2005, 12:47
il nemico del mio nemico è mio amico. ;)

nathanx
17-12-2005, 13:11
il nemico del mio nemico è mio amico. ;)
Chi è il tuo nemico? :mbe:

Stormblast
17-12-2005, 13:24
Chi è il tuo nemico? :mbe:

a te la scelta. :)

Ewigen
11-04-2006, 22:33
10 Aprile 2006
GIAPPONE - CINA
Lo Yasukuni continua a fermare la riconciliazione tra Cina e Giappone
di Pino Cazzaniga

Una proposta del leader dell’opposizione giapponese di togliere dal tempio i criminali di guerra sembra rispondere alle frasi di Hu Jintao contro le visite di Koizumi, che hanno raffreddato le speranze di riconciliazione.

Tokyo (AsiaNews) – Rimuovere dal tempio Yasukuni i 14 criminali di guerra “di prima categoria”, la presenza dei quali è all’origine delle contestazioni cinesi e coreane. La proposta avanzata ieri da Ichiro Ozawa, leader del Partito democratico, il maggior gruppo di opposizione giapponese, segue di pochi giorni le affermazioni fatte da Hu Jintao proprio contro le visite del primo ministro giapponese Koizumi allo Yasukuni. Le frasi del presidente cinese hanno provocato la reazione di Tokyo e hanno quindi allontanato le prospettive di una riconciliazione a breve termine.

Il 31 marzo, infatti, una delegazione giapponese di rappresentanti di sette gruppi “amici della Cina” è stata accolta dal presidente cinese Hu Jintao nella grande sala del palazzo del Popolo a Pechino. La personalità dell’ospitante, il luogo dell’incontro e la sua durata (90 minuti) sono già indice dell’importanza data all’udienza, anche perché a guidare il gruppo giapponese è stato Ryutaro Hashimoto, predecessore di Junichiro Koizumi nella carica di primo ministro.

L’incontro è stato, senza dubbio, l’avvenimento più importante per le prospettive di disgelo tra le due nazioni da oltre un anno. Ad esso guardavano con speranza anche le diplomazie di molte nazioni dell’Asia e degli Stati Uniti.

Ma, malgrado l’atmosfera di cordialità, che ha caratterizzato l’inizio dell’udienza, lo scopo non è stato raggiunto.

La responsabilità immediata del fallimento è da attribuirsi al discorso del presidente cinese, che nell’intenzione dei compilatori doveva essere rivolto al popolo giapponese; è risultato, invece, una filippica contro Koizumi. Il contenuto del discorso può essere riassunto in tre punti. Innanzitutto Hu Jintao ha riconosciuto che le relazioni tra la Cina e il Giappone sono della massima importanza per lo sviluppo dei due popoli e per la pace in Asia. Per questo è suo desiderio migliorarle. Secondo: ha assicurato che la Cina non ha alcuna intenzione di minacciare militarmente altre nazioni né tende a egemonia economica perchè, ha detto, “ è ancora un Paese in via di sviluppo”. Affrontando infine il problema degli incontri al vertice interrotti da cinque anni, ha detto: “Siamo pronti a attuarli in qualsiasi momento a condizione che il premier giapponese (l’attuale e i successori) d’ora innanzi non visiti più il santuario Yasukuni dove, assieme ai caduti per la patria, sono onorati anche alcuni criminali di guerra”.

La frase ha rovinato l’atmosfera dell’incontro, anche perché era stato preventivamente escluso ogni accenno diretto allo Yasukuni e ai criminali di guerra e, poco prima della partenza, alcuni membri della delegazione si erano recati all’ambasciata cinese a Tokyo chiedendo, a loro volta, l’esclusione di tale accenno. Hu Jintao, invece, ne ha parlato esplicitamente. I giapponesi hanno interpretato l’offerta condizionata come un’insopportabile interferenza negli affari interni della loro nazione e le reazioni negative del governo non si sono fatte attendere. Il ministro degli esteri Taro Aso ha denunciato la grave scorrettezza diplomatica cinese: “I loro metodi - ha detto - sono incomprensibili. Ritengo che i leader di due Paesi debbano incontrarsi per risolvere i problemi e non imporre soluzioni prima dei colloqui”, e non si è trattenuto dall’indicare la Cina come una minaccia militare. E per il presidente dell’associazione degli industriali, Kakutaro Kitashiro, che pure è pro-cinese, “Un commento come questo rischia di fare delle visite allo Yasukuni un tema politico. L’opinione pubblica giapponese diventerà tale che sarà impossibile ai politici interrompere le visite al tempio contestato”.

Sembra, tuttavia, che il rischio che il presidente cinese ha voluto correre sia calcolato. Secondo gli analisti i motivi, non confessati, ma sostanziali, sono due. Innanzitutto Hu sapeva che l’uditorio del discorso non era un solo popolo ma due: il giapponese e il suo. Dopo le gravi dimostrazioni popolari antigiapponesi dell’anno scorso, non poteva dare l’impressione di sottovalutare le loro motivazioni. Inoltre, sapendo che Koizumi lascerà la carica il prossimo settembre, pare che stia tentando di influire indirettamente sulla scelta del successore e del relativo programma di politica estera.

Ewigen
29-04-2006, 00:57
28 Aprile 2006
COREA DEL SUD - GIAPPONE
Per due isolette, quasi una guerra tra Corea del sud e Giappone
di Pino Cazzaniga

Chiamate Takeshima dai giapponesi e Dokdo dai coreani, le due isole, 0,39 chilometri quadrati, sono rivendicate da entrambi i Paesi. Un confronto che si è fatto molto aspro.

Seoul (AsiaNews) - “Dokdo è nostro territorio”: è cominciato con queste parole un discorso col quale il presidente della Corea del sud, Roh Moo-hyun, il 27 aprile, ha denunciato il passato imperialista del Giappone e l’attuale sua pretesa di sovranità su due isolette (di 0,39 chilometri quadrati) che i coreani chiamano Dokdo e i giapponesi Takeshima. Dall’anno della normalizzazione tra le due nazioni (1965) mai un presidente sud-coreano aveva parlato tanto duramente contro la vicina nazione.

La frase di Roh è il ritornello che da due anni si sente gridato e cantato nelle assemblee e nei cortei anti-nipponici e nelle scuole. Roh ha aggiunto: “Oltre ad essere terra nostra, ha anche particolare significato storico”, in quanto simbolo dell’aggressione dell’imperialismo nipponico. “La Corea del sud - ha continuato - mobiliterà tutte le risorse nazionali e diplomatiche per opporsi alle irragionevoli pretese del Giappone e per costringerlo a rettificare le sue malefatte”.

Il discorso, messo in onda quasi senza preavviso, è stato una sorpresa per tutti, in Corea in Giappone e all’estero. Solo tre giorni prima Yu Myung-hwan, vice ministro degli esteri sud-coreano, e Shotaro Yachi, controparte giapponese, erano riusciti a raggiungere un accordo che sembrava aver disinnescato una crisi, cominciata verso la metà di aprile, quando il governo giapponese aveva informato l’organizzazione oceanografica internazionale (IHO: International Hidrographic Organization) che intendeva eseguire rilevamenti sottomarini per aggiornare le mappe marittime in una zona del mar del Giappone. Ma da quelle acque emergono le due isolette..

Corea e Giappone ne reclamano la sovranità. Dal 1954 vi stanzia una guarnigione coreana. Nel 1965, durante le trattative per la normalizzazione dei rapporti, il problema della loro appartenenza era stato aggiornato e i colloqui condotti dal 1996 per stabilire i rispettivi confini marittimi sono stati interrotti nel 2000.

Il Giappone, facendo conoscere all’IHO la zona dei rilevamenti sottomarini che intendeva attuare, implicitamente rivendicava la sovranità delle isole contestate. La Corea ha reagito con massicce dimostrazioni di piazza e il ministro degli esteri, Ban Ki-moon, ha convocato l’ambasciatore giapponese chiedendo che il suo governo annullasse immediatamente il programma di ricerche. Tokyo, ritenendo di agire in ottemperanza alle leggi internazionali, non ha accettato la richiesta e ha proceduto nel piano facendo attraccare due navi da ricerca, quindi non armate, nel porto di Sakaiminato nel nord-est del Giappone. Seoul ha risposto mandando nella zona di Dokdo 18 navi della guardia costiera, armate.

In realtà il piano provocatorio giapponese era una reazione a una provocazione coreana. Nel mese di giugno in Germania si terrà l’assemblea della IHO. Il governo di Seoul aveva già preparato un piano per richiedere all’organizzazione di mutare il nome della zona sottomarina che si stende tra i due affioramenti rocciosi e l’isola di Ullung. I giapponesi l’avevano già esplorata negli anni ’70 e fatta registrare con il nome di Tsuhima

Il 22 aprile la diplomazia è sembrata avere la meglio sui cannoni. Dopo 10 ore di colloqui, Tokyo ha annullato il piano di ricerca; Seoul si è impegnata a non richiedere all’IHO, per ora, il cambiamento dei nomi; e i due si sono accordati di riprendere i colloqui in maggio, per determinare con chiarezza i confini marittimi nella zona contestata.

Ma il discorso di Roh, il 27, è tornato ad accendere il fuoco della contesa.

Circa la sovranità coreana sulle due isolette, pare che storicamente non ci siano dubbi. Secondo il professore Mark Selden della Cornell University “i dati degli archivi storici danno ragione alla Corea. Essa può rivendicarne il possesso fino dal tempo della dinastia Silla (sec. VIII)”. La diplomazia giapponese tenta di annullare l’argomento storico presentando un documento secondo cui il regno di Corea avrebbe ceduto le due isolette al Giappone nel 1905. Argomento sibillino. È vero che l’annessione della penisola è avvenuta nel 1910, ma nei primi anni del secolo XX il governo imperialista nipponico aveva già tolto al regno di Corea ogni potere nel settore della politica estera. “Dokto - per Roh- e’ il primo territorio preso dal Giappone, durante la guerra di aggressione contro la nostra penisola”

Ewigen
12-07-2006, 21:23
12 Luglio 2006
CINA – COREA DEL NORD
Pechino, Hu Jintao invita la Corea del Nord a non aggravare la crisi diplomatica

Con un inusuale appello pubblico al regime di Kim Jong-il, il presidente cinese ha chiesto un impegno concreto per la pace e si è detto seriamente preoccupato per la crisi relativa ai testi missilistici nordcoreani.

Pechino (Agenzie) – Il presidente cinese Hu Jintao ha rivolto ieri un inusuale appello pubblico alla Corea del Nord affinché “eviti di aggravare la tensione relativa ai suoi test missilistici”, mentre gli Stati Uniti ed il Giappone continuano a chiedere a Pechino di intervenire con il suo alleato affinché ceda sulla questione ed interrompa le manovre militari.

L’appello è stato rivolto al vice-presidente del Parlamento nordcoreano, Yang Hyon-sop. “Siamo contrari – ha detto Hu – ad ogni azione che porti ad un aggravarsi della situazione. Speriamo che tutte le parti in causa facciano il possibile per giungere alla pace ed alla stabilità della penisola coreana”. “La Cina – ha aggiunto – è sempre stata impegnata per questo scopo ed ha sempre insistito affinché i punti cruciali venissero risolti tramite il dialogo pacifico e la negoziazione. Chiediamo a tutti di rimanere calmi”.

Hu ha poi definito il governo cinese “seriamente preoccupato al riguardo” ed ha chiesto che “si vada oltre lo stallo in cui si trova impantanato il tavolo dei dialoghi a sei sul nucleare” disertatati da Pyongyang, che cercano di trovare una soluzione al programma nucleare nordcoreano.

I commenti del presidente cinese, che raramente ha parlato in pubblico del regime guidato da Kim Jong-il, rappresentano una inusuale presa di posizione del governo e sembrano – secondo alcuni analisti – il “riflesso della frustrazione di Pechino nei confronti dei suo alleato storico”.

L’arrivo di Yang a Pechino è coinciso con l’arrivo di un negoziatore cinese a Pyongyang, Wu Dawei.

I test condotti da Pyongyang la scorsa settimana – sette missili esplosi in aria o caduti sopra il Mare del Giappone – hanno scatenato una serie di proteste diplomatiche e di scambi fra il Giappone, gli Stati Uniti e le altre nazioni che compongono il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Le prime due cercano dure sanzioni contro il regime, mentre Cina, Russia e Corea del Sud tengono viva la linea del dialogo.

Il voto all’Onu sulla questione, previsto per due giorni fa, è stato rinviato all’unanimità proprio per permettere alla diplomazia di Pechino di cercare una soluzione pacifica.

Ewigen
13-07-2006, 21:14
13 Luglio 2006
COREA DEL NORD – CINA –USA
Sulla questione dei missili, la Cina “non ha ottenuto nulla” da Pyongyang
Lo sostiene Christopher Hill, da due giorni a Pechino per consultazioni sulla risposta dell’Onu alla provocazione nordcoreana. Il regime di Kim Jong-il chiede a Seoul aiuti alimentari in cambio della protezione militare offerta a tutta la penisola.

Pechino (Agenzie) – I cinesi non hanno fatto “alcun progresso” con la Corea del Nord e la delegazione di Pechino che da tre giorni è a Pyongyang “finora non ha ottenuto nulla”. E’ negativo il giudizio del segretario aggiunto per gli affari asiatici del Dipartimento di Stato Usa, Christopher Hill sul tentativo che le autorità cinesi stanno compiendo per mediare sulla risposta dell’Onu ai lanci di missili nordcoreani. Pyongyang, intanto, ha chiesto alla Corea del Sud aiuti alimentari in cambio della protezione militare che offre a tutta la penisola.

Hill, che sta compiendo un giro tra le capitali asiatiche maggiormente coinvolte nella vicenda dei missili nordcoreani, è giunto a Pechino dopo essere stato a Seoul e Tokyo. Nel corso dei due giorni della sua attuale permanenza a Pechino ha incontrato il ministro degli Esteri Li Zhaoxing.

Ora, al momento di lasciare il Paese ha sostenuto di prevedere un “messaggio molto forte” della comunità internazionale alla Corea del Nord. “Ho parlato finché ho potuto – ha detto - della missione dei cinesi a Pyongyang. Non c’è stato alcun progresso”. Hill, che si è detto “preoccupato” dell’atteggiamento mordcoreano, ha detto che “i cinesi sembrano perplessi quanto noi. La Cina – ha aggiunto – ha fatto talmente tanto per quel Paese, che sembra voler ricevere senza dare nulla in cambio”. “I cinesi – ha concluso – mi sembrano un po’ frustrati”.

La missione di Hill ha fatto seguito al rinvio della decisione su quale progetto di risoluzione – uno di Giappone e Stati Uniti che prevede sanzioni ed uno sino-russo che non le prevede - il Consiglio di sicurezza dovesse adottare sulla Corea del Nord. Il rinvio era stato deciso lunedì 9 proprio per consentire la mediazione cinese.

Nel frattempo, il regime stalinista guidato da Kim Jong-il ha chiesto a Seoul di “fornire al più presto gli aiuti umanitari promessi alla popolazione” come ricompensa per la “protezione” che assicurano a tutta la penisola. Kwon Ho-ung, consigliere del gabinetto presidenziale nordcoreano, ha detto ieri che “l’ideologia Songun [che predica lo sviluppo delle forze militari come prima necessità per il Paese ndr] ci ha impoveriti, ma in questo modo siamo in grado di aiutare Seoul e la popolazione sudcoreano a difendere la propria sicurezza”.

Inoltre, Kwon ha chiesto di sospendere le esercitazioni militari congiunte fra Corea del Sud e Stati Uniti ed ha invitato “ogni patriota della penisola coreana” a visitare “i luoghi sacri del Nord” per festeggiare la liberazione dal regime colonialista giapponese, il 15 agosto. Fra questi “sacrari” sono inclusi il mausoleo dove giace imbalsamato Kim Il-sung, tuttora presidente della Corea del Nord nonostante sia morto 12 anni fa, ed il “cimitero dei martiri patrioti”.

Ewigen
16-07-2006, 08:13
Corea Nord respinge risoluzione Onu

Netto 'no' di Pyongyang al Consiglio di Sicurezza (ANSA) - NEW YORK, 15 LUG - La Corea del Nord "respinge in modo totale" la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che condanna i lanci missilistici. Lo ha detto il suo ambasciatore alle Nazioni Unite, Pak Gil Yon. Subito dopo l'approvazione del documento, Pak Gil Yon ha detto che la risoluzione intende "isolare e fare pressioni" sul governo, quando invece "lo sviluppo dei missili da parte della Corea del Nord e' una chiave per tenere in equilibrio le varie forze nel nordest asiatico".

Ewigen
16-07-2006, 13:17
Corea Nord passa a guerra di parole

Dopo risoluzione Onu di condanna a esperimenti missilistici

La Corea del Nord risponde con una guerra di parole alla risoluzione dell'Onu che la condanna per gli esperimenti missilistici del 5 luglio.Una dichiarazione del ministero degli esteri nordcoreano ripresa dalla 'Kcna' accusa il Consiglio di sicurezza di aver agito 'irresponsabilmente' nell'adottare la risoluzione. Cauta la reazione della Corea del Sud, mentre il Giappone sollecita Pyongyang a conformarsi ad essa. Per il segretario di stato Usa Rice la Corea del Nord tornera' ai negoziati.

Ewigen
16-07-2006, 16:32
Corea Nord: Bush per negoziati a 6
Presidente, grazie a Pechino per ruolo su risoluzione Onu

Gli Stati Uniti e la Cina sono d'accordo perche' i negoziati a sei sulla Corea del Nord riprendano e Washington. Il presidente Usa ha ringraziato inoltre il presidente cinese Hu Jintao per il ruolo avuto da Pechino nel voto unanime del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sulla risoluzione, varata ieri, di condanna di Pyongyang dopo i lanci di missili compiuti il 4 luglio. Il documento e' stato approvato a partire da una bozza presentata da Cina e Russia.

Ewigen
17-07-2006, 11:20
17 Luglio 2006
COREA DEL NORD – STATI UNITI – RUSSIA
Pyongyang “accetti la risoluzione Onu e torni al tavolo del disarmo nucleare”

Bush e Putin, ai margini del G8 moscovita, siglano un comunicato congiunto che chiede alla Corea del Nord di accettare le sanzioni del Consiglio di Sicurezza e di tornare “senza condizioni” al tavolo dei dialoghi a sei sul nucleare. Sulla stessa linea, Seoul minaccia il blocco degli aiuti.

Mosca (AsiaNews) – La Corea del Nord “deve accettare il contenuto della risoluzione adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite” e tornare “senza condizioni ed il prima possibile al tavolo dei dialoghi a sei sul disarmo nucleare”. E’ questo il senso del comunicato congiunto siglato questa mattina dal presidente americano George W. Bush e dalla sua controparte russa Vladimir Putin, reso pubblico ai margini del G8 moscovita.

I due presidenti hanno poi ribadito la loro “seria preoccupazione” nei confronti dei recenti esperimenti missilistici effettuati dalla Corea del Nord ed esprimono “piena fiducia” che Pyongyang accetti le condizioni imposte dall’Onu.

L’organismo internazionale ha trovato il 15 luglio scorso a New York – dopo dieci giorni di dibattiti – una linea comune da adottare nei confronti del regime guidato dal “caro leader” Kim Jong-il.

Il voto unanime del Consiglio chiede alla Corea del Nord di “sospendere immediatamente i test condotti con i missili balistici” ed impone a Pyongyang delle sanzioni che colpiscono però solo l’import-export di materiale e tecnologia missilistica. Il testo chiede inoltre alla comunità internazionale “di vigilare sulla proliferazione della tecnologia missilistica e nucleare”.

La proposta finale è stata presentata da Francia e Gran Bretagna: i due governi hanno emendato la precedente bozza giapponese che chiedeva l’intervento militare dei caschi blu ed un embargo economico che senza alcun dubbio avrebbe spezzato l’economia, già traballante, della parte nord della penisola coreana.

In sede di voto, Pak Gil Yon – ambasciatore nordcoreano presso le Nazioni Unite – ha “respinto totalmente la risoluzione” ed ha spiegato che i test sono stati condotti “come una normale operazione militare”. Secondo Park, “il Consiglio di Sicurezza sta cercando di isolare il suo Paese per indebolirlo e piegarlo ai desideri dei nuovi colonialisti”. “Per evitare ciò – ha aggiunto - la Corea del Nord continuerà i test sui missili balistici, l’unico modo a disposizione per rafforzare le proprie capacità di auto-difesa”.

In risposta, il governo di Seoul ha minacciato la sospensione immediata dell’invio di materiale umanitario a Pyongyang, unica fonte di sostentamento per buona parte della popolazione nordcoreana.
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Ewigen
19-07-2006, 18:45
19 Luglio 2006
COREA DEL NORD
Pyongyang ordina la mobilitazione generale
E’ legata alla decisione cinese, che ancora non è arrivata, la proposta di Usa e Corea del Sud di dar vita a colloqui “a cinque” sul nucleare nordcoreano.

Seoul (Agenzie) – Mobilitazione generale nella Corea del Nord, in risposta alla risoluzione di condanna del Consiglio di sicurezza, mentre si attende solo il sì cinese per dare il via ad un “colloquio a cinque” (Usa, Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud) sulla questione nucleare nordcoreana, mirata a convincere Pyongyang a tornare ai colloqui “a sei”.

Dell’ordine di mobilitazione generale ha dato notizia un funzionario di alto grado dell’intelligence di Seoul, secondo il quale la disposizione è stata data subito dopo la mezzanotte di domenica, quattro ore dopo l’adozione della risoluzione di condanna della Corea del Nord per i suoi programmi militari e missilistici. La questione sarà esaminata oggi dal presidente Roh Moo-hyun con i responsabili della sicurezza, anche per esaminare le altre questioni legate alla risoluzione dell’Onu.

L’ordine di mobilitazione, che non è stato trasmesso né dalla radio né dalla televisione, è il primo da 13 anni, dal marzo 1993, alla vigilia dell’uscita della Corea del Nord dal Trattato di non proliferazione. Dato in nome del “caro leader” Kim Jong-il, l’ordine, secondo un funzionario dell’intelligence sudcoreana, è un tentativo di rinserrare sotto di lui i ranghi della nazione.

Ancora non si sa se la mossa di Pyongyang spingerà la Cina ad aderire alla proposta avanzata da Usa e Corea del Sud di dare seguito agli spenti colloqui “a sei” sul nucleare della Corea del Nord, trasformandoli in colloqui “ a cinque”.

La Cina, infatti, non ha ancora dato una risposta all’idea elaborata dal rappresentante sudcoreano Chun Young-woo e dallo statunitense Christopher Hill che lunedì hanno proposto i colloqui “a cinque”, escludendo la Corea del Nord, per, ha scritto la Yonhap, agenzia di Seoul, “impedire una situazione di stallo, nella quale i colloqui a sei non riprenderanno per un lungo periodo, e per mantenere lo slancio degli incontri a sei”. Chun ha sostenuto che Seoul vorrebbe la ripresa dei colloqui a sei, “ma se ciò non è possibile, penso sia meglio avere colloqui a cinque che non averne”.

Il procrastinarsi della risposta cinese, a fronte della prevista disponibilità degli altri Paesi, viene interpretato a Seoul come un segno che Pechino non vuole una situazione nella quale altri prendono la guida, cercando di risolvere un problema di sicurezza nel Nordest asiatico. Per questo, la Cina, secondo una fonte diplomatica, “darebbe il via libera se potesse prendere il ruolo di presidente”. Secondo la stessa fonte, comunque, sono “assai scarse” le possibilità di convocazione dei colloqui. Gli stessi Chun e Hill non hanno voluto avanzare previsioni sui tempi di un loro eventuale avvio.

Ewigen
20-07-2006, 20:32
Giappone: sistema antimissile Usa

Nuova strategia di difesa nipponico-americana
- Gli Usa inizieranno la realizzazione di un sistema di difesa missilistico terra-aria in Giappone, nell'isola di Okinawa, entro agosto.La decisione, annunciata oggi a Tokyo da fonti governative nipponiche, rientra nella nuova strategia di difesa messa in atto da Tokyo e Washington in previsione di un eventuale attacco missilistico della Corea del Nord. Il progetto sembra aver subito una decisa accelerazione dopo l'improvviso esperimento balistico del 5 luglio scorso effettuato da Pyongyang.

Sawato Onizuka
21-07-2006, 17:05
:(
il giappone mi fa troppo pro-USA ultimamente :banned:

ma dov'è la novità ? i giapponesi vogliono mettere al tappeto i cinesi (xenofobia) e schiavizzare i coreani (supremazia), i cinesi altrettanto volevano fare anche l'altra corea stato satellite (e ridurre il sud come il nord :mbe: ), i coreani hanno avuto fortuna con l'appoggio americano, o dovevano sfogarsi con i contadini limitrofi (laos, vietnam, etc etc etc) :fagiano:

la storia non finirà mai, finché uno di loro non prevarrà sugli altri :O

Ewigen
26-07-2006, 11:39
26 Luglio 2006
CINA – COREA DEL NORD
Per la prima volta Pechino permette a dei nordcoreani di espatriare verso gli Usa
Per gli analisti politici, è un modo per dimostrare insoddisfazione per i test missilistici del 4 luglio scorso. Possibile anche un ritardo dell’invio di aiuti umanitari.

Pechino (Agenzie) – Il governo cinese ha permesso per la prima volta a dei rifugiati nordcoreani di cercare asilo negli Stati Uniti: la mossa viene letta dagli analisti politici come un segnale dell’insoddisfazione di Pechino nei confronti di Pyongyang per i test missilistici compiuti due settimane fa.

I tre rifugiati – i nomi non sono stati resi noti – sono partiti per gli Usa sabato 22 luglio, dopo essere riusciti ad entrare nel consolato americano nella città nord-orientale di Shenyang lo scorso maggio. Pechino aveva permesso in passato di lasciare il suo territorio per una terza nazione – di solito la Corea del Sud – solo ad esuli di alto livello provenienti dal regime guidato da Kim Jong-il.

Secondo il professor Joseph Cheng Yu-shek, docente di scienze politiche all’Università di Hong Kong, la decisione è “un altro modo con cui il governo cinese vuole dimostrare il suo desiderio di continuare ad esercitare pressione sulla Corea del Nord per farla tornare al tavolo dei colloqui a sei sul disarmo nucleare. Ci potrebbero anche essere ritardi nell’invio di aiuti umanitari ed energetici a Pyongyang”.

La notizia di oggi si affianca alla conferma del congelamento dei conti nordcoreani da parte della Banca di Cina, filiale di Macao, anticipata dalla stampa sudcoreano: questa mossa, tuttavia, sarebbe precedente ai missili del 4 luglio e quindi correlata solo alle pressioni internazionali per far tornare Pyongyang al tavolo dei colloqui.

Ewigen
03-08-2006, 21:42
Corea Nord: missili, Iran coopera
Lo afferma un istituto statale di Seu

La Corea del Nord si e' avvalsa e continua ad avvalersi della cooperazione dell'Iran nello sviluppo di missili balistici a lunga gittata. E' quanto emerge da un rapporto pubblicato da un istituto statale sudcoreano, secondo il quale e' 'altamente probabile' che questi vettori impieghino tecnologie cinesi. 'Lo sviluppo del vettore Taepodong-2 - si legge in uno studio dell'Istituto per gli Affari esteri e la Sicurezza nazionale - e' portato avanti congiuntamente con l'Iran.

Ewigen
08-08-2006, 11:36
8 Agosto 2006
COREA DEL NORD
Dopo i test missilistici, perse le tracce del “caro leader”

Dal 4 luglio Kim Jong-il sembra scomparso dalla scena pubblica nazionale. Voci sostengono che stia studiando come gestire le forti pressioni internazionali seguite al lancio di missili un mese fa.

Seoul (Agenzie) – Il “caro leader” nordcoreano, Kim Jong-il è scomparso dalla scena pubblica dopo i test missilistici che il mese scorso gli hanno attirato la condanna internazionale e le sanzioni del Consiglio di sicurezza Onu. Il leader dell’impenetrabile Paese comunista non compare più sui media nazionali dal 4 luglio, quando ha visitato una fabbrica di copertoni, un giorno prima del lancio dei missili. Il blackout mediatico ha sollevato voci su possibili problemi interni al regime e sulla cattiva salute di Kim. Il leader 64enne di rado si sottrae all’attenzione pubblica in Corea del Nord, dove gode di un'aurea semi-divina. Le sue ispezioni a campi, fabbriche e basi militari sono il costante pezzo forte dei media di Stato.

Esperti in Corea del sud notano che non vi è stata neppure notizia del tradizionale omaggio del “caro leader” al defunto padre Kim Il-sung, l’8 luglio. Al di là di sporadiche assenze - come quella durata 40 giorni nel 2003 – Kim non ha mai mancato la visita annuale al mausoleo del padre, morto nel 1994 e ancora ritenuto il presidente della Corea del nord.

Voci pubblicate ieri sul quotidiano sudcoreano Dong-A Ilbo sostengono che Kim si sia ritirato per studiare una serie di questioni di politica interna e estera. Secondo Paik Hak-soon, osservatore della Corea del nord al Sejong Institute, “l’ipotesi più probabile è che sia immerso nel pensare a come gestire la forte pressione internazionale suscitata dai test missilistici”.

Nella notte fra il 4 ed il 5 luglio, Pyongyang ha effettuato 7 test missilistici e, anche se questi non hanno provocato alcun danno, scatenando un’ondata di proteste da parte della comunità internazionale. I lanci sono avvenuti nonostante le minacce di Stati Uniti e Giappone, ma anche a dispetto delle richieste di Cina e Russia, alleati tradizionali del regime stalinista. A metà luglio una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu ha imposto alla Corea del Nord sanzioni, che colpiscono l’import-export di materiale e tecnologia missilistica e chiesto “l’immediata sospensione dei test condotti con i missili balistici”.

Altri analisti ricordano che pure la prolungata assenza nel 2003 aveva coinciso con l’aumento delle tensioni per la questione nucleare e aggiungono che forse Kim è preoccupato per la sua sicurezza.

Ewigen
08-08-2006, 11:41
Corea del Sud:Lo slogan del governo: fate più figli per fare la guerra
03.08.2006 10:59


[Libero] La Corea del Sud ha bisogno di soldati e per questo motivo ha lanciato un appello alle sue truppe perché facciano più bambini. L'esercito sudcoreano ha rivelato una nuova politica che punta a rendere più semplice la riproduzione dei soldati, concedendo agevolazioni alle coppie per stimolarle a fare e crescere figli. La nazione asiatica ha il tasso di fertilità più basso di tutti i paesi sviluppati con una media di 1,08 figli per ogni donna.

I funzionari dell'esercito hanno riferito che il tasso di fertilità fra coppie di soldati è di 0,83. "Un tasso di fertilità così basso può seriamente danneggiare la nostra economia, la politica e persino la sicurezza nazionale", ha detto il tenente Hong Kyung-moon, un funzionario del personale militare. L'esercito tenterà di tenere insieme le coppie di novelli sposi, permettendo loro di rimanere nello stesso posto di lavoro per cinque anni, in modo tale da concedere loro il tempo necessario per mettere su una famiglia e crescere i loro figli, secondo quanto riferito da Hong in un'intervista telefonica.

Se una famiglia dell'esercito dovesse avere un figlio, allora in quel caso il soldato potrà scegliere un'area geografica a suo piacimento nel paese dove preferisce lavorare. Questa politica e altri espedienti sono entrati in vigore dal primo agosto. "Abbiamo migliorato il sistema e riteniamo che queste innovazioni porteranno ad una crescita del tasso di fertilità", ha detto Hong.

La Corea del Nord, di regime comunista, che mette la politica militare al primo posto, ha esortato le sue donne ad avere più bambini possibili, lodando i membri delle coppie più fertili, definendoli eroi del movimento rivoluzionario. Le due Coree sono tecnicamente ancora in guerra perché alla Guerra Coreana del 1950-1953 è stata posta una tregua, ma non è stato firmato nessun trattato di pace.

Ewigen
08-08-2006, 21:26
COREA DEL NORD – COREA DEL SUD
Pyongyang cancella la festa intercoreana della Liberazione

Il motivo ufficiale è l'inondazione. Ma forse è un tentativo del regime di isolare di nuovo la nazione e di riavere gli aiuti umanitari bloccati dopo i missili del 4 luglio.

Seoul (Jad) – Il governo nordcoreano ha annunciato ieri a Seoul la sua decisione di cancellare la celebrazione intercoreana per la Liberazione, che ogni 15 agosto ricorda la liberazione della penisola dal dominio giapponese.

Pyongyang ha addotto come scusa i danni provocati dalle recenti inondazioni che hanno colpito il Paese, ma molti analisti ritengono che la mossa sia un estremo tentativo da parte del regime stalinista di isolare di nuovo la nazione, a seguito delle sanzioni decise dalla comunità internazionale per punirla dei test missilistici del 4 luglio scorso.

La Commissione nordcoreana che si occupa di migliorare i rapporti con il sud della penisola ha dato una spiegazione ufficiale: “A causa delle eccezionali piogge che ci hanno colpito entrambe le Coree hanno subito gravi danni: non possiamo celebrare l’avvenimento insieme”.

Ma Koh Yu-hwan, studioso del regime del Caro Leader per conto dell’Università Dongguk, a Seoul, mette in luce altre ragioni: “Il Nord - egli dice - ha affrontato la piogge nel pieno della vera crisi, quella missilistica e la Corea del Sud inizierà delle esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti il 21 agosto prossimo. E’ questa, con molta probabilità, la vera causa dell’annullamento delle cerimonie congiunte”.

E aggiunge: “Pyongyang vuole dare un’impressione di grande debolezza, per cercare di nuovo l’aiuto umanitario della comunità internazionale, che dopo i missili lanciati verso il Giappone e l’America non ha più molta intenzione di aiutare il regime. Ecco perché enfatizza così tanto i danni che ha subito”.

La prima celebrazione intercoreana per la Liberazione si è svolta nel 2001 in forma di “evento privato”; lo scorso anno, per la prima volta, vi hanno partecipato i rappresentanti ufficiali dei due governi.

a2000.1
09-08-2006, 00:46
prete

giannola
09-08-2006, 09:34
mi piace questo romanzo di fantapolitica di Ewigen :D

Sawato Onizuka
09-08-2006, 15:25
Corea del Sud:Lo slogan del governo: fate più figli per fare la guerra

se qua dentro c'è qualche infiltrato sotto busta paga di Pyongyang e ha letto tutto, entro breve comincierà la guerra :asd:

Ewigen
09-08-2006, 19:10
se qua dentro c'è qualche infiltrato sotto busta paga di Pyongyang e ha letto tutto, entro breve comincierà la guerra :asd:

Make love,but also the war :asd:

giannola
09-08-2006, 21:21
la russia ha dichiarato guerra alla cina (fonti anonime) :D

kaioh
09-08-2006, 21:29
per me è un pipistrello

Ewigen
10-08-2006, 10:28
Nord Corea, positivo test 5 luglio
Lo riferisce vice segretario del governo nipponico, Suzuki

(ANSA) - TOKYO, 10 AGO - Sei dei sette ordigni lanciati dalla Nord Corea durante il test missilistico dello scorso 5 luglio avrebbero raggiunto il Mar del Giappone. Lo riferisce il vice segretario del governo nipponico, Seiji Suzuki, smentendo cosi' le voci secondo le quali il test sarebbe stato un 'fallimento'. Nel dettaglio, i 6 ordigni a media gittata 'Rodong' sarebbero andati a segno nel Mar del Giappone, entro un'area di 30-40 km. Solo il missile balistico 'Taepodong' si sarebbe inabissato dopo il lancio.

Ewigen
13-08-2006, 22:50
US Senators Press China on Missile Sales to Iran
By Daniel Schearf

Beijing (Voanews 11 August 2006) A group of U.S. senators visiting China to discuss trade and security have questioned Beijing about reports that missiles it sold to Iran ended up in the hands of the militant group Hezbollah in Lebanon. The senators also urged China to push North Korea to return to negotiations on ending its nuclear weapons program.
The eight U.S. senators said Friday that when Chinese officials were asked about missiles sold to Iran they would only confirm a sale to what they called a "sovereign country."

Senator Arlen Specter of Pennsylvania
Senator Arlen Specter of Pennsylvania, says officials in Beijing told his group the missile sale had been made under Chinese regulations forbidding resale or transfer to a third party.
"Then the questions arose that in light of the transfer in violation of the arrangement between China and Iran would China continue to sell missiles to Iran," said Mr. Specter. "And there was no response on that."
The militant group Hezbollah reportedly fired a Chinese-made missile at an Israeli warship in July, sparking concerns that missiles China had sold to Iran were ending up with Hezbollah.
The U.S. has previously imposed sanctions on several Chinese companies for transferring restricted equipment and technology to Iran that could be used in weapons of mass destruction.
However, the senators did praise China for supporting a U.N. Security Council resolution condemning North Korea's July missile launches.
Senator Specter said he urged China to use its long-standing relationship with North Korea to encourage the isolated nation back to negotiations on its nuclear weapons programs.
China has previously hosted six-party talks on Pyongyang's nuclear weapons program, which also include South Korea, Japan, Russia and the United States.
Negotiations have stalled since September, after Washington imposed financial sanctions on North Korea, alleging Pyongyang was involved in counterfeiting and drug smuggling.
On trade, the senators said Friday the U.S. economic relationship with China was good overall, but intellectual property rights protection was poor and market access too restricted.

Senator Lamar Alexander of Tennessee
Senator Lamar Alexander of Tennessee said the auto parts market in China was one area U.S. manufacturers considered too restrictive.
"If China is going to have such important access to the U.S. market with such a variety of goods, the American automobile companies and particularly the automobile suppliers need to have a clear opportunity to be here and to compete here and to make money here," said Senator Alexander.
The senators' six-day trip to China was the third dialogue between legislators of the two countries. The U.S. lawmakers were due to meet with Chinese President Hu Jintao on Saturday.

Ewigen
14-08-2006, 00:03
South Korea's Top Diplomat Urges Likely Koizumi Successor to Ease 'History Problem'

(voa news 09 August 2006) South Korea's foreign minister is asking the man considered most likely to succeed Japanese Prime Minister Junichiro Koizumi to be aware of regional sensibilities over Japan's militaristic past. With the anniversary of Japan's World War II defeat less than a week away, Mr. Koizumi is hinting he will fulfill a pledge to visit a shrine that many Koreans associate with Japan's wartime atrocities.
Japanese Prime Minister Junichiro Koizumi has indicated he will visit the controversial Yasukuni Shrine in Tokyo next week, once again risking inflaming emotions here in South Korea.
Mr. Koizumi told reporters Wednesday he had made a promise to Japanese voters to visit Yasukuni Shrine, and says he feels pledges should be kept.
August 15, the day Mr. Koizumi plans for the visit, will be the 61st anniversary of Japan's defeat in World War II.
Yasukuni honors several million Japanese war dead - including more than a dozen convicted Japanese war criminals.
For many Koreans, the shrine is a symbol of Japan's atrocities during World War II and its harsh colonial rule over the Korean peninsula in the early 20th century.
South Korean Foreign Minister Ban Ki-moon met in Tokyo Wednesday morning with Mr. Koizumi's probable successor, Chief Cabinet Secretary Shinzo Abe. After he spoke to reporters. He says Japan and South Korea are in a difficult situation over problems dealing with history which are "regrettable." He says he hopes Abe will play his part in seeking a solution to those problems.
South Korea and China have repeatedly criticized visits to Yasukuni by high-profile Japanese politicians - including several by Mr. Koizumi during his tenure as prime minister - saying they demonstrate that Japan has not made a true break with its imperial past.
Some Japanese political commentators say Abe may be inclined to show more discretion about visiting the shrine than Mr. Koizumi. He has refused to confirm Japanese media reports that he visited the shrine privately last April, and will not say if he might pay a visit in the future.
In comments Wednesday, Abe indicated a willingness to discuss South Korea's concerns. He says if there is a misunderstanding between the two countries, it should be dealt with.
There are signs of opposition among the Japanese public to visits to Yasukuni. In a recent poll by Japan's largest newspaper, the Yomiuri daily, slightly more than 50 percent of respondents said whoever replaces Mr. Koizumi should avoid the shrine.

Ewigen
14-08-2006, 15:38
Possible Japan PM war shrine visit stokes tensions


TOKYO (Reuters 14 August 2006)- Regional tensions rose amid speculation that Prime Minister Junichiro Koizumi would visit a shrine for war dead seen by critics as a symbol of Japan’s past militarism on Tuesday, the anniversary of Tokyo’s World War Two surrender.
China and the two Koreas, where bitter memories of Japan’s aggression runs deep, were expected to react with outrage to a visit to Yasukuni Shrine, where Japanese leaders convicted as war criminals are honoured with the country’s 2.5 million war dead.
‘If Japan continues acts of provocation and tries to glorify its war of aggression in the face of repeated protests by South Korea and other neighbouring countries, then it must not be overlooked,’ Kim Han-gill, a senior lawmaker of South Korea’s ruling Uri Party told a party meeting in Seoul on Monday.
‘The government must take the strongest diplomatic response possible if the Japanese prime minister goes ahead with the Yasukuni shrine visit,’ Kim added.
Koizumi, who is set to step down in September after more than five years in office, promised during his campaign to become ruling party chief in 2001 that he would visit the Shinto shrine on the Aug. 15 anniversary.
He has visited every year since then, but never on that date.
‘Because he made the promise so clearly, I think he will visit Yasukuni,’ LDP lawmaker Kato Koichi, a one-time Koizumi ally who has criticised the shrine visits, told reporters.
North Korea’s official news agency published a report detailing Japan’s past military aggression on Monday.
‘During their 40-year-long occupation, the Japanese imperialists kidnapped and forcibly took away some 8.4 million innocent Korean people, cruelly killed more than a million and forced 200,000 women to serve the Japanese army as sexual slaves,’ KCNA said.
China unveiled plans to make a movie about the 1937 Rape of Nanjing on Monday. China says 300,000 Chinese men, women and children were slaughtered by invading Japanese troops in wartime capital Nanjing, formerly known as Nanking. The 1948 Tokyo war crimes trial found Japanese troops killed about 155,000 people.
Koizumi has said he goes to the shrine to pray for peace and honour those who gave their lives for their country.
Critics argue his visits reflect Japan’s failure to own up to its wartime past, including atrocities committed in Asia.
Opinion divided
Japanese public opinion is divided on whether the prime minister should make pilgrimages to Yasukuni and the ruling Liberal Democratic Party (LDP) is itself split on the issue.
The shrine, which played a central role in the state Shinto religion that mobilised the nation to fight in the name of a divine emperor, considers 14 wartime leaders convicted by an Allied tribunal as Class A war criminals to be ‘martyrs’.
A museum on its grounds depicts the Pacific war as one Japan was forced to fight in its self-defence and has been criticised for ignoring atrocities committed by Japanese in Asia.
Visits by Japanese leaders to the shrine have become a focus of the competition to succeed Koizumi in a ruling party leadership election on Sept. 20.
Many Japanese business leaders, worried about the impact of the diplomatic chill on vital economic ties with China, have made clear that they want the next prime minister to halt the visits.
Media have said Koizumi’s heir apparent, Chief Cabinet Secretary Shinzo Abe, paid a secret visit to the shrine in April.
But the popular 51-year-old, a diplomatic hawk known for his tough stance toward China and North Korea, has declined to say whether he would go there if he became prime minister.

Ewigen
14-08-2006, 18:19
North Korea nuclear talks need patience: Seoul



(Reuters 8/14/2006) South Korean Foreign Minister Ban Ki-moon on Monday urged patience in attempts to lure North Korea back to talks about its nuclear weapons ambitions rather than risk a "negative" response from the secretive state.
North Korea spurned calls at a regional security forum last month to return to the six-party talks, even threatening to quit the ASEAN Regional Forum altogether.
The talks have been stalled since November and attempts to bring the communist state to informal discussions at the ASEAN forum in Kuala Lumpur failed, but Ban urged caution and diplomacy despite the lack of progress.
"We need to be at this time to be patient, not to take any premature actions which may press North Korea to take negative responses," he said after addressing a foreign policy think tank in Australia.
Fears about North Korea's nuclear ambitions were exacerbated when Pyongyang defied international warnings and fired seven missiles into waters east of the Korean peninsula on July 5, an act Ban described as provocative.
The influential International Crisis Group (ICG) said in a report last week that North Korea needs to be given a face-saving way to come back to the talks or it might choose to increase tension through missile or nuclear tests.
It said one way to reduce tensions might be for the United States to ease some of the financial restrictions it placed on North Korea.
Ban said the United States, South Korea, China, Russia and Japan should continue five-party talks in the absence of North Korea as they had agreed to after their failure to lure Pyongyang back to the negotiating table in Kuala Lumpur.
"I am as frustrated as anybody else by the lack of progress, the lack of flexibility on the part of North Korea," Ban said.
"The international community should continue to send out a strong and firm message and take firm positions so that North Korea cannot take any further negative actions. At the same time we need to employ this diplomacy and for dialogue to continue."
Ban said one of the major sticking points continued to be the US crackdown on firms it suspects of aiding North Korea in illicit activities such as counterfeiting.
North Korea has denied any wrongdoing and said it would be unthinkable for it to return to the discussions while Washington was trying to topple its leaders through financial pressure.Ban said the remaining five parties needed to convince North Korea to "delink" the talks on its nuclear ambitions and the crackdown on illicit activities.
"We have urged North Korea that this is a separate issue," he said.
The ICG report recommended that the United States free up some $24 million in North Korean assets frozen in a Macau bank after the US Treasury Department branded the bank "a willing pawn" in Pyongyang's activities.

Ewigen
15-08-2006, 21:36
President Roh cautions Japan

[The Korea Herald] President Roh Moo-hyun yesterday warned Japan against any hegemonic ambitions, saying such action disrupts the unity of Northeast Asia.
In his speech to mark the 61st Liberation Day from 35 years of Japanese colonial rule, he said, "We need to be vigilant against any hegemony that threatens regional peace and a cooperative order. It was the hegemony of the Great Powers that shattered the peace of Northeast Asia in the past.
"Unfortunately, there now appears to be signs of the unease which was shown in the past," he said, referring to Japan's move to modify its "peace constitution." The proposed amendments have raised concerns around the region that Japan will abandon pacifism and become more aggressive.
In the nationally televised speech, the president went on to say that Japan should repent its past wrongdoings and stop efforts to whitewash its imperial history before revising the constitution.
President Roh Moo-hyun delivers a speech to commemorate the 61st Liberation Day at the Sejong Center in Seoul yesterday.
To do so, Roh urged Japan to take steps to resolve pending bilateral issues, such as the prime minister's visits to the Yasukuni Shrine, the text in history textbooks, and claims to the Dokdo islets.
Despite warnings from Korea and China, Japanese Prime Minister Junichiro Koizumi yesterday went ahead with his visit to the Yasukuni Shrine.
Roh also stressed Korea's greater role in seeking unity in Northeast Asia.
"The Northeast Asia region is unstable, just like an earthquake zone," he said, alluding to conflicts between Japan and South Korea, Japan and North Korea and Japan and China.
"We should try to build a new order of unity in Northeast Asia. The confrontational structure will not be dissipated as long as one side is pitted against another and each bloc mistrusts and restrains the other," said Roh.
He also said Korea, which has been often swayed by the Great Powers in history, will exert its own rights.
"We should vigorously persuade the powerful nations to respect Korea's autonomous rights and destiny when they talk about the future of Northeast Asia."
Roh also reaffirmed the government's pursuit of the transfer of wartime operational control from the United States as part of efforts to protect South Korea's self-reliant defense rights.
Roh said U.S. possession of wartime operational control of South Korean forces does not conform to the country's constitutional spirit. "The retrieval of operational control in wartime is like taking over our sovereignty."
President Roh also asked the United States to exert every effort to encourage North Korea to return to the stalled six-party talks over its nuclear program. "The participating countries of the six-party talks should try various forms of dialogue to resume and advance the talks. If the six-party talks are successful, the United States will make a leading contribution to making Northeast Asia a community of peace and prosperity."
The president also reiterated the government's moderate stance towards nuclear-armed North Korea and its commitment to the free trade agreement with the United States.

Ewigen
15-08-2006, 21:40
Toward a mature Korea-U.S. alliance


[The Korea Herald] The Republic of Korea and the United States forged an important alliance in 1953 with signing of the Mutual Defense Treaty. The ROK-U.S. alliance came into being under the obvious common cause of deterring threats from North Korea and to prevent the recurrence of ravages inflicted by the Korean War, triggered by North Korea's invasion of the South. For the last half-century, the ROK-U.S. alliance indisputably made a significant contribution to South Korea's political and economic development, as well as to the security of the country and stability in Northeast Asia.
Following the end of the Cold War, however, the strategic environment surrounding the ROK-U.S. alliance has been changing rapidly. Among the factors that necessitate a change in the alliance are transformations in the international and regional power balance as a result of the end of the Cold War; the national security interests and global strategies of the United States; and the changing environment of South Korean society. Moreover, in the process of the country's political and social development, South Korean society and public opinion are increasingly pluralistic. In particular, perception of North Korea has been changing since the inter-Korean summit in 2000. Given these changes, it is imperative for the two countries to forge a consensus on the long-term vision of the alliance.

Seoul's policy toward Washington

The participatory government's policies regarding diplomacy and security comprise cooperative self-defense and balanced practical diplomacy. Cooperative self-defense depends largely on South Korea's own initiative in deterring and thwarting North Korea's provocation by further developing the ROK-U.S. alliance, as well as proactively establishing security cooperation with other countries.
Cooperative self-defense stresses self-help from a practical perspective that encompasses not only the existing alliance but also collective security. In today's geopolitical environment, no country on earth pursues national defense independent of security alliances with other states.
Countries around the world have been establishing multifaceted defense arrangements based on various forms of security cooperation, while also seeking robust self-defense capabilities. Needless to say, a core requirement is to maintain good relations with the United States, the most important ally for South Korea.
Toward this objective, South Korean President Roh Moo-hyun discussed matters of mutual interest and concern with U.S. President George W. Bush in several rounds of summit talks held after Roh's inauguration. Through these meetings, the two leaders made it clear that they would pursue a complete partnership, specifying that mutual relations constitute comprehensive ties, not a mere military alliance.

Latest thorny issues

Despite the recent success in alliance adjustment, both Seoul and Washington face a series of challenging tasks for the years to come. In particular, there are three issues that can be potentially thorny in ROK-U.S. relations. First, the Roh administration is demanding changes in the military alliance structure. Second, U.S. and ROK policies toward North Korea have diverged. Third, South Korea has become increasingly critical of Japan over the issues of Japan's historical rule over Korea, and demands Washington to be more balanced in its policy toward Japan and Korea.

Differing policies over North Korea

There are considerable differences between the United States and Korea over policies toward North Korea. Korea emphasizes bilateral reconciliation with North Korea and a policy more equidistant between the United States and China.
This has become evident in the six-party nuclear talks, in South Korean financial subsidies to North Korea, in South Korean opposition to a more assertive U.S. policy toward North Korean human rights abuses, and most recently, in U.S.-ROK differences in responding to North Korea's missile firings.
Amidst growing criticism of North Korea's missile launch, South Korean Unification Minister Lee Jong-seok reportedly said that "as far as North Korea's missiles are concerned, the United States is the country that failed most." His remarks drew harsh criticism from South Korean lawmakers for both ruling and opposition parties.
Roh made things even more complicated by defending the unification minister on North Korea in a rift with the United States over how to deal with the North's missile launches. It is unfortunate that, at a time when ROK-U.S. cooperation is needed more than ever, high-ranking Korean officials responded in a rather undiplomatic way.

Adjusting U.S. military presence in Korea

In 2003-2004, the Pentagon announced plans to relocate U.S. troops in South Korea away from the Demilitarized Zone and Seoul. The United States will withdraw 12,500 troops between the end of 2004 and September 2008, and U.S. military officials have hinted that further withdrawals will come after 2008. U.S.-South Korean negotiations are under way to change the military command structure and determine the degree to which the United States could deploy U.S. troops in South Korea to other trouble spots in Northeast Asia.
In recent days, the issue of transferring wartime operational control to Korean military authority has suddenly become a hot potato in ROK-U.S. relations. Roh said in an interview that "wartime operational control is a key to national self-defense; and self-defense is an essential symbol of national sovereignty."
Opposition parties and many security experts, including former ministers of national defense, expressed their deepest concern over Roh's remarks. Many security experts agree that transferring wartime operational control can mean an end to the Combined Forces Command system, and it can pave the way for further reduction of the USFK.

U.S. policies in East Asia

South Korea has become increasingly critical of Japan over the issues of Japan's historical rule over Korea, territorial disputes with Japan, and Japan's policies toward North Korea. This criticism of Japan includes South Korean opposition to U.S. encouragement of Japan taking on a greater military security role in the Western Pacific.
Correspondingly, South Korea has established friendlier relations with China with their growing economic relationship as the base. South Korean diplomatic cooperation with China in policies toward North Korea has become an important factor in the six-party negotiations.

Toward a complete partnership

It is true that two allies accomplished many difficult negotiations successfully. Such an accomplishment indicates that the two allies still have a sound communication structure. However, efficient working-level coordination is not the only yardstick to measure the health of the ROK-U.S. alliance. It would be naive to regard the alliance as sound and untroubled merely on the grounds of successful working-level coordination. The two countries can solidify their alliance when they share the same views on the goal and role of the partnership, as well as fundamental philosophy and values.
An alliance is formed when any two (or more) countries seek mutual ties out of necessity. Usually, an alliance works most effectively when there exists a common threat. When such a common threat is gone, the partners must discover other common interests to ensure effective collaboration. The task facing South Korea and the United States is to find such strategic common interests to sustain their alliance into the 21st century.
Seoul and Washington will go through a massive readjustment in their half-century-old alliance in the coming years. During the process, both sides can have differing views and interests regarding the alliance. The important point is whether both sides can consult and adjust their views in a harmonious and constructive way.
Maintaining a sound communication channel is too important to describe. If South Korea and the United States improve mutual understanding of their existing differences by engaging in closer consultation at the government level including and pursuing sincere and candid dialogue at the civilian level from a long-term perspective, the common interests of the two nations may argue for a more mature, stable reciprocal alliance for the 21st century.
Lee Sang-hyun is director of the Security Studies Program at Sejong Institute in Seongnam, Gyeonggi Province. He earned his doctorate from the University of Illinois. His e-mail address is shlee@sejong.org - Ed.

Ewigen
17-08-2006, 09:57
GIAPPONE
17 Agosto 2006
Il santuario Yasukuni e il fallimento della diplomazia di Koizumi
di Pino Cazzaniga

La visita del premier al santuario shinto, dove si conservano le memorie di kamikaze e criminali di guerra, proprio nel giorno anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, ha ricevuto forti critiche da tutta l’Asia. La Cina attende il dopo Koizumi.

Tokyo (AsiaNews) - Il 15 agosto è una data particolarmente significativa per le nazioni dell’Asia orientale, specialmente Corea, Cina e Giappone: le prime due celebrano la liberazione dal giogo militaristico nipponico; la terza commemora i caduti durante la guerra del Pacifico (1941-45). Il 15 agosto di 61 anni fa l’imperatore Hirohito esortando il suo popolo a “sopportare l’insopportabile” annunciò l’accettazione della resa incondizionata agli eserciti alleati.

Quest’anno in Giappone la giornata ha assunto un tono fortemente emotivo a causa di due avvenimenti dal significato opposto: la commemorazione dei defunti alla presenza della coppia imperiale alla hall del Budokan (palazzo delle arti marziali) e la visita del primo ministro Junichiro Koizumi al contestato santuario shintoista Yasukuni.

A mezzogiorno dopo la preghiera dell’imperatore, il primo ministro ha detto: “Il Giappone ha inflitto enormi danni e sofferenze ai popoli di molte nazioni specialmente in Asia. È con profonda riflessione che io esprimo il mio dolore per le vittime”, e ha aggiunto: “Il Giappone lavorerà con molto impegno per contribuire a stabilire una pace permanente nel mondo”. Non sono parole vuote: parecchie nazioni dell’Asia, comprese la Cina e la Corea del sud, in grande misura devono la loro prodigiosa rinascita economica ai contributi finanziari e tecnici del Giappone.

Ma l’altro avvenimento ha contraddetto, almeno simbolicamente, il messaggio proclamato al Budokan. La giornata di Koizumi era iniziata molto presto: alle 7,45 è entrato nel sacrario del santuario Yasukuni, sfidando serie opposizioni interne ed estere. Le nazioni asiatiche, Cina e Corea soprattutto, considerano quel santuario shintoista come il simbolo dell’aggressione militare nipponica. Negli anni del militarismo, quando i tram o i bus transitavano davanti al tempio, i passeggeri facevano un profondo inchino; i “kamikaze”, prima di partire per le loro missioni senza ritorno, si radunavano nell’atrio antistante dicendo: “Ci ritroveremo qui”.

Molti in Giappone si auguravano che il premier evitasse la visita, specialmente il 15 agosto, ma ben pochi lo speravano. La tenacia o cocciutaggine dell’eccentrico Koizumi è ben nota; tale dote, va pur detto, gli ha permesso di realizzare riforme strutturali benefiche per l’economia e il rinnovamento politico della nazione.

Nel 2001, durante le elezioni “primarie” per la scelta del presidente del partito, egli aveva promesso agli “elettori”, in particolare alla potente organizzazione delle famiglie dei deceduti in guerra, che da primo ministro avrebbe visitato il tempio Yasukuni il 15 agosto. Fedele alla parola data, ogni anno ha fatto visita al santuario, ma, su pressioni di influenti consiglieri, ha sempre evitato la data del 15 agosto. Poichè in settembre lascerà la presidenza del partito e, conseguentemente, anche quella del governo, quest’anno ha deciso di mantenere la promessa alla lettera.

Ai giornalisti che gli chiedevano perchè avesse osato sfidare una forte opposizione anche nazionale, ha risposto con apparente candore: “E’ male mantenere le promesse fatte?” e “la mia visita è questione di cuore”.

Gli analisti non hanno trovato difficoltà a far rilevare la debolezza delle risposte: Koizumi, essi dicono, è primo ministro e ha visitato come tale il santuario contestato. A causa di tali visite, da 5 anni tra Cina e Giappone non vi sono visite di stato al vertice. La Cina contesta i pellegrinaggi del premier giapponese allo Yasukuni perchè tra le “tavolette” dei caduti in guerra nel 1978 sono state inserite segretamente anche quelle dei 14 criminali di classe A, condannati dal “tribunale internazionale dell’estremo oriente” (noto come “Tribunale di Tokyo”) perchè responsabili delle stragi e sofferenze inferte alle nazioni dell’Asia. Con questa visita ufficiale, il Giappone mostra di non avere ancora pagato il debito morale verso i popoli dell’Asia.

Di recente è stato reso noto il diario di uno dei massimi responsabili dell”agenzia della Casa Imperiale” dal quale risulta che il precedente imperatore Hirohito, di sua iniziativa, non ha più visitato Yasukuni proprio dal 1978 perchè erano state inserite le “tavolette” dei responsabili della guerra. La rivelazione poteva offrire al primo ministro un forte motivo per evitare la visita.

Ancora più debole è la “ragione del cuore”. Tra le vittime di quella guerra non ci sono solo 2 milioni di giapponesi ma anche 20 milioni di asiatici. Per le nazioni vittime, la visita del premier al tempio, simbolo del militarismo, è un affronto insopportabile. Koizumi mostra anche di avere la memoria corta. Nel 1977, quando egli era un giovane politico, l’allora primo ministro e suo mentore Takeo Fukuda, fervente buddista, nella sua diplomazia asiatica aveva propugnata la dottrina del “cuore a cuore”: il Giappone, aveva detto, sarà bene accolto quando prenderà sul serio anche il “cuore delle altre nazioni”. Era come dire: “paghiamo il nostro debito morale”.

Come era facilmente prevedibile, la visita di Koizumi allo Yasukuni ha subito suscitato proteste dai governi delle nazioni asiatiche. Il portavoce della Cina è stato lo stesso ministro degli esteri. Ma mentre a Seoul le reazioni sono state vivaci e popolari, a Pechino sono state volutamente contenute. Per il primo ministro giapponese un colpo piú duro che un attacco demagogico. Ironicamente Yoshibumi Wakamiya, editorialista dell’Asahi Shimbun scrive: “Il primo ministro Junichiro Koizumi deve essere un uomo felice. Più volte egli ha detto che il suo spirito acquista vigore quanto piu’ incontra opposizione. Percio’ deve aver provato una grande soddisfazione dopo la visita allo Yasukuni (per la dura opposizione incontrata)”. La Cina, però, non è stata al gioco: di fatto lo ha scavalcato. Da un po’ di tempo la diplomazia cinese mira al dopo-Koizumi.

Ewigen
21-08-2006, 15:33
SOUTH KOREA

U.S. and South Korea start military drills


SEOUL (Reuters) - U.S. and South Korean troops started military drills on Monday that are likely to increase regional tensions already high due to the North's July 5 missile launches and reports it is preparing for a nuclear test.
The annual exercises, dubbed Ulchi Focus Lens, have been held without major incident in South Korea for decades. Yet the North has branded them as a prelude to invasion and nuclear war, vowing to boost its own nuclear deterrent in response.
Some are wondering if North Korea may use this year's drills as an excuse to step up preparations for a nuclear test.
Analysts said North Korea could be trying an extreme form of sabre rattling by giving signs of a possible test in the hope of forcing the international community, Washington in particular, into making concessions to the poor and isolated state.
"The joint military exercises are another grave military provocation to the DPRK (North Korea). They are nothing but a very dangerous military adventure driving the situation of the Korean peninsula to the brink of a war," its official KCNA news agency said on Friday.
The two Koreas are technically still at war because the 1950-1953 Korean War ended in a truce, not a peace treaty.
The United States has about 30,000 troops in the South to support the more than 650,000 troops South Korea has in uniform. North Korea has a 1.2 million-strong army, mostly stationed near the heavily fortified border with the South.
The North defied international warnings and test-fired seven missiles on July 5, including its long-range Taepodong-2, which experts said could hit parts of U.S. territory.
To underscore tensions, South Korea arrested a suspected North Korean spy in late July who entered the country on a forged passport, a South Korean parliamentary committee official said.
ABC News reported last week that a U.S. intelligence agency had observed suspicious vehicle movements at a suspected North Korean test site. It quoted an unidentified senior State Department official as saying a test was a real possibility.
U.S. President George W. Bush said on Friday North Korea would pose a threat to the world if it tested a nuclear bomb.

"SCEPTICAL"

Government officials in Washington and Seoul would not confirm the reports of an impending test, with South Korea's point man for the North saying he was sceptical.
Still, South Korea has increased its monitoring and sent troops to a government seismological institute that can detect an underground nuclear explosion, local media reported.
"North Korea's willingness to risk international retribution for launching a long-range missile increases the potential for Pyongyang to conduct a nuclear weapons test," said Bruce Klingner, an expert on Korean affairs for the U.S.-based Eurasia Group.
"We assess a 10-20 percent likelihood of a test during the next two months, with a higher potential by year's end," he said in an e-mail.
Ulchi Focus Lens will run until September 1. The drills, which test computer systems and command structures, involve about 10,000 U.S. troops including 5,000 U.S. soldiers already stationed on the peninsula, as well as an undisclosed number of South Korean troops, U.S. Forces Korea said in a statement.
North Korea declared itself a nuclear power in February 2005, without carrying out a test. While North Korea has worked for years to develop an atomic bomb, proliferation experts are not sure whether it has actually managed to do so.

Ewigen
22-08-2006, 14:42
GIAPPONE-TAIWAN
22 Agosto 2006
Contro Pechino, Lee Teng-hui visiterà il Giappone

L’ex presidente di Taiwan sarà accolto da Tokyo in settembre. Dall’anno scorso fra Giappone e Taiwan crescono i rapporti economici e strategici.

Taipei (Agenzie) - Nonostante minacce ed avvertimenti di Pechino, dal 12 al 17 settembre l’ex presidente taiwanese Lee Teng-hui si recherà in Giappone. Ufficialmente la visita si svolgerà come una giro turistico e in funzione di un ampliamento dei rapporti culturali. Il permesso di Tokyo alla visita di Lee crea preoccupazione nella Cina, che vede crescere sempre più i rapporti fra Tokyo e Taipei.

Tali rapporti sono anzitutto economici. Secondo dati offerti dal presidente Che Shuibian, nel 2005 gli scambi commerciali fra Giappone e Taiwan hanno raggiunto i 60 miliardi di dollari Usa, con un sopravanzo a favore di Tokyo di 30 miliardi di dollari Usa. Lo scambio di personale fra l’isola “ribelle” e la nazione nipponica è giunto a 2,4 milioni di persone. Nel solo anno scorso almeno 1 milione di giapponesi ha visitato Taiwan.

Per facilitare gli scambi il Giappone ha anche tolto l’esigenza di visto per i taiwanesi.

La collaborazione fra Tokyo e Taipei si gioca anche a livello di sicurezza. Lo scorso anno il Giappone ha posto la sicurezza sullo stretto di Taiwan come uno dei punti chiave dell’alleanza strategica con gli Stati Uniti.

Il Giappone vorrebbe appoggiare anche i tentativi di Taiwan a candidarsi come membro dell’Onu, tentativi sempre bloccati da Pechino.

Secondo molti osservatori, le mosse di Tokyo esprimono la sua preoccupazione verso la crescita gigantesca della Cina, dal punto di vista economico e militare.

Incontrando ieri alcuni parlamentari giapponesi in visita a Taiwan, il presidente Chen Shuibian ha ringraziato il Giappone per l’accoglienza che daranno a Lee e ha detto che ciò significa “un incremento delle relazioni sostanziali fra le nostre due nazioni”.

Ewigen
22-08-2006, 14:50
NORTH KOREA
Corea Nord: nuovo sistema radar Usa
Quatto i possibili siti

(ANSA) - TOKYO, 22 AGO - Gli Usa rafforzeranno le misure strategiche precauzionali contro la Corea del Nord con l'installazione di un nuovo moderno sistema radar. Lo ha reso noto l'agenzia giapponese 'Kyodo'. Gia' dopo la prima crisi missilistica provocata da Pyongyang nel 1998 gli Usa decisero di dotare il Giappone di un avanzato sistema antimissilistico. Per il secondo apparato si stanno prendendo in considerazione 4 siti, 2 nel Giappone meridionale, uno in Corea del Sud e uno nella base Usa di Guam.

Sawato Onizuka
23-08-2006, 19:35
Secondo molti osservatori, le mosse di Tokyo esprimono la sua preoccupazione verso la crescita gigantesca della Cina, dal punto di vista economico e militare.

e una invasione nipponica a Vladivostok ? :sofico:

Ewigen
24-08-2006, 12:37
SOUTH KOREA
24 Agosto 2006
Bangkok “libera” 175 rifugiati nordcoreani: potranno andare in Corea del Sud
di Theresa Kim Hwa-young

Arrestati perché immigrati clandestini, ora il gruppo ha lo status di rifugiato politico. Seoul mantiene un profilo basso per non irritare Pyongyang, ma probabilmente accetterà i rifugiati.

Seoul (AsiaNews) – La Thailandia ha accettato ieri di liberare i 175 immigrati clandestini nordcoreani chiusi nell’Ufficio immigrazione di Bangkok e di permettergli l’espatrio in Corea del Sud, invece di condannarli a tornare nel Nord della penisola.

Il generale Suwat Tumrongsiskul, capo della polizia doganale thai, ha spiegato che “erano stati arrestati perché hanno varcato i nostri confini in maniera illegale. Abbiamo però deciso di concedere loro lo status di rifugiati politici e quindi li proteggeremo fino alla partenza per una terza nazione”.

Fino ad ora, Seoul ha deciso di mantenere un profilo basso sulla questione ed ha annunciato di voler dirimere la questione solo tramite le vie diplomatiche, per non irritare il regime guidato da Kim Jong-il. Nel 2004, infatti, il governo sudcoreano ha accettato 460 nordcoreani provenienti dal Vietnam, scatenando una ridda di polemiche e proteste ufficiali da parte di Pyongyang.

Per Ryoo Kihl-jae, professore all’Università degli studi sulla Corea del Nord, “la situazione non si può aggravare”. “La penisola coreana – spiega – ha già due cancri: la questione nucleare ed i test missilistici effettuati da Pyongyang il 4 luglio scorso. Non credo che le relazioni possano aggravarsi più di così”.

Oltre ai 175 pronti all’espatrio, in Thailandia vi sono altri 95 nordcoreani che hanno chiesto rifugio presso Organizzazioni non governative o all’ambasciata degli Stati Uniti: di questi, 30 hanno chiesto di poter entrare negli Usa.

Ewigen
24-08-2006, 22:23
NORTH KOREA-CINA

Jongil forse a Pechino
In Cina atteso il consigliere presidenziale sudcoreano

(ANSA) - SEUL, 24 AGO - Il leader nordcoreano Kim Jongil potrebbe compiere una visita a Pechino la settimana prossima. L'obiettivo e' tentare di frenare il progressivo deterioramento delle relazioni bilaterali dopo gli esperimenti missilistici con cui a luglio Pyongyang si e' attirata la condanna internazionale. Intanto il principale consigliere presidenziale sudcoreano per la sicurezza Minsoon e' atteso oggi in Cina per colloqui sulla prevenzione di un riarmo nordcoreano.

Ewigen
24-08-2006, 22:25
e una invasione nipponica a Vladivostok ? :sofico:

Prova con Command&Conquest,poi posta il resoconto :D

Sawato Onizuka
25-08-2006, 16:47
Prova con Command&Conquest,poi posta il resoconto

no per carità a C&C ci ho giocato fin troppo, poi con The First Decade, è stato rispolverato e consumato fino all'inverosimile :fagiano:

uhm piccolo OT, ma su Laos, Vietnam e limitrofi non vedo news, tutto insabbiato peggio dei nord coreani ? :doh: