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View Full Version : cina:la polizia a caccia dei rivoltosi


Ewigen
10-12-2005, 22:25
10 Dicembre 2005
CINA
La polizia isola un villaggio nel Guangdong a caccia dei rivoltosi

Il 6 dicembre scorso le forze dell’ordine hanno represso nel sangue una protesta contro la requisizione della terra. Gli abitanti denunciano: le autorità comprano i cadaveri delle vittime per cancellare le prove dell’accaduto.

Dongzhou (Scmp) – Centinaia di polizia paramilitare continua a presidiare un villaggio nella provincia meridionale di Guangdong, dove iniziano a emergere le prove della morte di alcuni abitanti durante la violenta repressione di una manifestazione popolare il 6 dicembre scorso.

La polizia indaga su chi era coinvolto nelle proteste a Dongzhou (vicino a Shanwei); le famiglie delle vittime nascondono le salme degli uccisi per paura che le autorità se ne impossessino per coprire le loro responsabiltà. La popolazione afferma che la polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti uccidendo e ferendo dozzine di persone.

I funzionari provinciali e di Shanwei negano che sia avvenuta una sparatoria e rifiutano di commentare l’episodio. La grande presenza di polizia, ieri, indica che la tensione nel villaggio è ancora alta. Centinaia di poliziotti muniti di scudi, in apparenza non armati, sorvegliano le entrate principali a Dongzhou e perlustrano le strade. Agenti con in mano foto degli abitanti coinvolti nelle proteste sono sulle tracce di chi si sospetta voglia lasciare il villaggio; agli esterni è vietato entrare. Almeno 6 mezzi corazzati e veicoli con cannoni ad acqua sono dispiegati in tutto Dongzhou e nei pressi del cantiere dove sono scoppiati gli scontri.

La protesta è nata dopo che le autorità pubbliche hanno requisito terra coltivabile nella zona. Il governo intende costruirvi una centrale eolica. Gli abitanti dicono che il governo ha inviato i risarcimenti, rubati però dai corrotti funzionari locali.

Lo scontro è nato quando la pubblica sicurezza locale ha arrestato 3 rappresentanti del villaggio che si erano presentati lunedì mattina al cantiere per parlare del denaro scomparso. Migliaia di abitanti si sono presentati martedì pomeriggio nel cantiere per chiedere il loro rilascio. Gli agenti hanno lanciato dei lacrimogeni per disperderli, ma senza effetto. Poche ore dopo si sono presentati gli agenti in tenuta anti-sommossa che hanno aperto il fuoco.

Ieri Liu Jingmao, vice direttore del Dipartimento di propaganda di Shanwei, ha dichiarato che il governo cittadino fornirà una spiegazione pubblica dell’accaduto, ma ha rifiutato di confermare gli spari della polizia sui manifestanti.

Gli abitanti di Dongzhou temono ora che le autorità cerchino di coprire le responsabilità dell’incidente. “Abbiamo paura – confessa un uomo – che distruggano tutte le prove, perché insistono nel dire che nessuno è stato ucciso”. Il parente di un giovane 31enne rimasto ucciso, Wei Jin, ha denunciato i metodi dei funzionari locali: “Ci hanno offerto del denaro in cambio della consegna del cadavere, ma non accetteremo”.

Vari abitanti del villaggio sono scomparsi e le famiglie temono siano state vittime degli scontri di martedì. Ieri una dozzina di donne si è presentata sul luogo della protesta e in ginocchio ha chiesto alla polizia i corpi di figli e mariti.

Nessun mezzo d’informazione nel paese ha riportato gli incidenti di Dongzhou e gli ospedali locali rifiutano di comunicare se hanno ricoverato qualche ferito.

Secondo voci circolanti ieri nel villaggio, un vice direttore dell’Ufficio della pubblica sicurezza del posto è stato sospeso, mentre alcuni funzionari provinciali sarebbero arrivati per investigare.

L’8 dicembre il portavoce del ministro degli Esteri, Qin Gang, pur non confermando gli scontri a Dongzhou, ha annunciato che il governo investigherà e affronterà la questione secondo la legge.

naitsirhC
12-12-2005, 17:14
Questa, è la "faccia" della Cina che mi fa paura.

[A+R]MaVro
12-12-2005, 19:27
Conoscendo la censura sui mezzi d'informazione che c'è in Cina temo che episodi come questo possano accadere anche con più frequenza ma vengano messi prontamente a tacere dal partito.

Ewigen
01-04-2006, 12:33
1 Aprile 2006
CINA
Shanwei, gli abitanti costretti “a non parlare con nessuno, neanche non Pechino”

Le autorità del villaggio del Guangdong, dove a dicembre la polizia ha ucciso tre pacifici manifestanti, hanno costretto con la forza l’intero villaggio a firmare un documento in cui dichiarano di non parlare del caso “né con gli estranei né con il governo centrale”.

Shanwei (AsiaNews/Scmp) – Le famiglie del villaggio di Shanwei, dove la polizia lo scorso anno ha ucciso almeno tre persone nel corso di una protesta pacifica, sono state costrette con la forza a firmare dei documenti in cui si impegnano a “non parlare con nessun estraneo o con il governo centrale dell’accaduto”. Lo ha denunciato uno dei familiari delle vittime, che ha chiesto l’anonimato.

Il 6 dicembre scorso gli agenti di polizia hanno sparato contro i manifestanti del piccolo villaggio nella parte meridionale del Guangdong che protestavano contro la requisizione delle loro terre da parte dal governo locale.

Il padre adottivo di Lin Yidui, un ragazzo di 26 anni morto nella sparatoria, conferma che il dipartimento Propaganda di Shanwei “sorveglia in maniera strettissima tutti i parenti delle vittime sin da febbraio”. “Le autorità – sostiene – ci hanno obbligato a firmare questi documenti perché hanno scoperto che volevamo presentare una petizione di protesta a Pechino. Alcuni di noi, inoltre, avevano contatti con dei giornalisti stranieri che ci avrebbero aiutato a fare luce sulla questione”. Se i firmatari infrangono questo obbligo “saranno puniti duramente”.

Jiang Haiying, capo del dipartimento Organizzazione del Partito comunista locale, ha dichiarato alle autorità centrali che le tre vittime “non erano civili, ma pericolosi criminali con intenti violenti”. Per il padre di Lin, questa “è una novità”. “Siamo stati isolati dal mondo – dice – e non ci è permesso parlare. Questo avviene perché non siamo considerati, semplicemente non esistiamo. Le autorità di qui possono dire ciò che vogliono e noi non possiamo contraddirli, perché non abbiamo diritti”.

Un ufficiale del dipartimento Propaganda conferma che le autorità riservano al villaggio “un’attenzione speciale”. “Ci teniamo in contatto con loro – dice – perché li vediamo come amici”.

Ewigen
25-05-2006, 23:32
12 Dicembre 2005
CINA
Cina, il governo minimizza la strage di Dongzhou

Quasi inesistente la copertura mediatica degli scontri nel villaggio del Guangdong. Per il governo vi sono stati 3 morti ed 8 feriti “in maniera accidentale”. Fonti indipendenti parlano di oltre 70 vittime.

Dongzhou (AsiaNews) – La sparatoria contro i manifestanti di Dongzhou non ha copertura mediatica in Cina ed è stato riconosciuto dal governo solo ieri con un comunicato che deplora lo scontro “innescato dalla violenza dei manifestanti”. Nella provincia meridionale del Guangdong, in cui si trova il villaggio, solo 3 giornali locali hanno riportato il fatto dando voce alla versione ufficiale.

Gli articoli sono tutti uguali e titolati “Scoppiato grave incidente contrario alla legge nella zona in via di sviluppo della baia del Mar Rosso nella città di Shanwei”. In essi è riportata la notizia dell’arresto del comandante delle forze di pubblica sicurezza, che ha ordinato di sparare contro i manifestanti. L’ufficiale è stato arrestato “a norma del codice penale” perché “si è fatto sfuggire di mano la situazione, causando in maniera accidentale 3 morti e 8 feriti”. La causa della violenza – sostiene sempre la nota ufficiale – è comunque da cercare nella “violenza dei manifestanti” che hanno cercato “in tutti i modi” lo scontro con gli agenti.

Lo scontro fra pubblica sicurezza ed abitanti del villaggio è avvenuto dopo l’arresto ingiustificato di 3 rappresentanti del villaggio. Lunedì 5 dicembre essi si erano recati al cantiere della centrale elettrica per chiedere il pagamento del risarcimento promesso agli abitanti in cambio dell'esproprio del terreno, su cui si sta costruendo l'impianto.

Il 6 dicembre migliaia di abitanti si sono presentati nel cantiere per chiedere il rilascio dei rappresentanti. Gli agenti hanno lanciato centinaia di lacrimogeni per disperderli, ma senza effetto. Poche ore dopo si sono presentati gli agenti in tenuta anti-sommossa che hanno aperto il fuoco. Non vi sono stime attendibili: oltre a quelle ufficiali vi sono alcune fonti indipendenti che parlano di oltre 70 morti e centinaia di feriti.

L’articolo della Xinhua – agenzia di stampa del governo cinese – sostiene invece che i dimostranti protestano perché convinti che la centrale elettrica in costruzione rovina il loro feng shui [i criteri di geomanzia tradizionale, che studiano l'armonia fra tera, aria, acqua, fuoco, come garanzia di salute e benessere ndr]. “L’incidente – si legge nell'articolo – è da imputare ad un piccolo numero di istigatori che dovranno rispondere delle loro azioni davanti alla legge”. La notizia non è più disponibile sul sito ufficiale dell’agenzia. I giornali di tutto il resto della Cina, compresi quelli della capitale, non hanno riportato alcuna notizia.

Gli abitanti di Dongzhou non sono soddisfatti della versione ufficiale: “Non ci fidiamo di alcun politico – dice un residente – né locale né centrale. Si usano fra di loro per coprirsi e condividono gli stessi interessi”. “Ho visto i parenti di coloro che sono stati uccisi – racconta un abitante di nome Wei – inginocchiati davanti alla polizia [vedi foto ndr] per riavere i cadaveri spariti e poterli seppellire. I poliziotti hanno rifiutato e nessuno sa dove siano al momento”.

Scontri fra polizia e abitanti dei villaggi sono sempre più comuni in Cina. Lo sviluppo selvaggio a cui è sottoposto il paese spinge capi politici e imprenditori a trovare vie facili per acquisire nuovi terreni per l'industria, derubando i contadini.

L'11 giugno scorso 6 contadini sono stati uccisi e altri 100 hanno subito profonde ferite in uno scontro con centinaia di uomini armati che hanno attaccato il villaggio di Shengyou (Hebei), dove la ditta del figlio del ministro Li Peng voleva costruire una centrale elettrica requisendo i terreni ai contadini.

Altro caso esemplare è quello di Taishi, villaggio di circa 2 mila abitanti nella provincia del Guangdong. Per mesi i contadini si sono ribellati contro la corruzione del loro capo-villaggio (eletto con la frode) e contro la requisizione e vendita illegale dei loro terreni.

Il governo si dice preoccupato di tutte queste tensioni sociali, ma sembra impotente. Secondo il Ministero della Pubblica sicurezza, nel 1994 vi sono state 10 mila rivolte nel Paese; nel 2004 ve ne sono state oltre 74 mila, coinvolgendo più di 3,5 milioni d persone.

naitsirhC
26-05-2006, 12:58
Penso che si sappia solo una minima parte di ciò che il governo cinese definisce la sua "preoccupazione"... :(

Zorcan
26-05-2006, 15:45
MaVro']Conoscendo la censura sui mezzi d'informazione che c'è in Cina temo che episodi come questo possano accadere anche con più frequenza ma vengano messi prontamente a tacere dal partito.

Figurati, se riescono a far sparire giornalisti scomodi, non voglio nemmeno immaginare quanto facilmente riescano a far sparire notizie scomode.