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View Full Version : «Perdono chi mi ha ucciso il figlio»


Ewigen
28-11-2005, 22:05
CAMPAGNA MANTOVANA
Da 15 anni si reca spesso nel «continente disperato» a portare aiuto ai missionari «Il Signore mi ha messo alla prova. Trovo la forza di andare avanti grazie alle parole di Papa Wojtyla»

«Perdono chi mi ha ucciso il figlio»

L’anziano padre: non cortei di protesta ma aiuti per i bambini poveri dell’Africa

Da Mantova Lorenzo Fazzini

Scende copiosa la neve su Castellaro Lagusello, poche decine di case nella campagna mantovana. E i fiocchi sembrano voler coprire il dramma che questo tranquillo borgo sta vivendo da qualche giorno: un giovane padre di famiglia ucciso a coltellate da un uomo che non conosceva, forse vittima di un attacco di gelosia. Ma nella tragedia che, improvvisa e atroce, si è abbattuta su una tranquilla famiglia, un uomo allarga il suo cuore a parole di pace e di perdono. Schermendosi con fare discreto: «Non ingigantisca le cose, la prego: ce ne sono centinaia di persone che fanno come me, migliaia».
Chissà. È vero però che mercoledì scorso Giancarlo Malfer ha perso il figlio Stefano sotto i colpi - ritengono le forze dell'ordine - di un immigrato marocchino, geloso che il giovane Malfer (barista in una località a pochi chilometri da casa) avesse instaurato una sana amicizia con la sua ex convivente, dipendente del locale gestito dal 37enne mantovano.
E sul dramma è calata, immediata, l'ombra della coloritura politica: la Lega Nord ha indetto per domani sera una fiaccolata di protesta contro la violenza dell'immigrazione clandestina: «Dobbiamo prenderlo e deve pagarla cara», hanno tuonato i leghisti, riferendosi al presunto assassino.
Ma dalla sua casa, circondato dall'affetto dei suoi cari, papà Malfer parla un altro linguaggio. Usa parole che sembrano suonare paradossalmente fuori luogo, il 70enne pensionato cui un destino crudele ha strappato l'amato figliolo. Parla di fede cristiana, di Dio e di perdono, di poveri e di preghiera. E gli si spalanca il cuore, generoso, raccontando della sua Africa, il continente disperato che al signor Giancarlo ha insegnato a non odiare e il cui ricordo lo sta aiutando a vincere la rabbia che, inevitabile, gli sale da dentro.
Già, perché l'ex artigiano - un'azienda in proprio per la rifinitura della gomma - un grande amore lo ha per l'Africa, dove l'amicizia con dei cugini della moglie, là missionari, lo conduce da quindici anni: «Dovevo andarci a breve», si scalda. «Il 5 dicembre avevo il vaccino per la febbre gialla. Loro non volevano - dice indicando i cognati -: dicevano che era troppo pericoloso, visto quanto mi era successo». Perché tre anni fa Giancarlo era stato lì lì per passare dall'altra parte: «Una brutta polmonite, poi la malaria; insomma, sono grato al Padreterno che mi ha lasciato arrivare fino a qui. E poi mi ha messo alla prova», dice mentre la voce gli si strozza e gli occhi si alzano alla ricerca di un crocifisso.
Ricorda l'Africa, il papà senza più figliolo, e da là trae la forza di non cedere alla disperazione: «Come fai a odiare quando hai visto la povertà, bimbi che la sera ci sono e la mattina dopo sono morti?», chiede candido. «Solo la fede mi dà la forza per affrontare quanto mi è successo. Chiedo a Dio di non farmi perdere la fede, se no cosa mi resta?». Altrimenti dove è possibile trovare la forza di non cedere a minacciose rivendicazioni settarie, e invece credere che solo il perdono è la risposta saggia al dramma subito? «Il cervello mi dice che non devo odiare. Perché dal cuore ti sale una rabbia, una rabbia che …», allarga le braccia il pensionato credente. Che si rifà a un celebre passaggio di Giovanni Paolo II per attraversare il deserto in cui si è trovato: la cognata prende un foglietto, sopra c'è scritto quanto il defunto Papa scrisse nel messaggio per la giornata mondiale della pace del 2002: «Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono». «Glielo dico al Signore: scusa se mi viene rabbia», prosegue lui. «E prendo questo foglietto; gli chiedo la forza di andare avanti, per i miei due nipotini che ora sono soli. Hanno 9 anni e mezzo». E un genitore che non c'è più: «Era lui che mi insegnava tutto questo, che quando mi irritavo mi diceva: dai, papà, ragiona un po', stai calmo. Io glielo continuo a dire: Signore, mantienimi la fede. Se la perdo, come farò ad andare avanti, a sopportare tutto questo? Me lo dica lei…".
Nel silenzio il filo della memoria del padre distrutto torna alla sua Africa, ai «più poveri dei poveri»: «Mio papà e mia mamma mi hanno sempre educato a fare qualcosa per quelli che sono nel bisogno; e così tutta la mia famiglia. In ditta abbiamo assunto extracomunitari, se avevano necessità di trovare lavoro. Poi mi piaceva andare giù, in Centrafrica, a insegnare un mestiere, a costruire con loro ospedali, scavare pozzi».
E sullo stesso foglietto una frase lascia intuire la fede granitica di quest'uomo: «L'odio non è vinto che dall'amore. Le tenebre non possono essere fugate che dalla luce». Continua ad imbiancarsi, Castellaro, mentre un padre senza la sua creatura accende di speranza il buio che lo attanaglia.(Avvenire)

Duncan
30-11-2005, 18:40
Constato con dispiacere che le buone notizie non fanno mai discutere...

leleroby85
30-11-2005, 21:29
Ma il dubbio atavico rimane. Se riuscissimo a fare tutti così: Sparirebbe la violenza o saremmo tutti morti?

Duncan
01-12-2005, 10:00
Ma il dubbio atavico rimane. Se riuscissimo a fare tutti così: Sparirebbe la violenza o saremmo tutti morti?


Perdonare è diverso da chiedere giustizia

giannola
14-12-2005, 18:25
Perdonare è diverso da chiedere giustizia

il problema è che gli italiani sono un popolo di cristiani che si ricorda di esser tale solo a natale.
anche in questo forum vedo che sono tutti smaniosi di punire, giustiziare, autodifendersi, poi magari qualcuno di loro me lo ritrovo pure a fianco a darmi il segno della pace.....