majin mixxi
27-11-2005, 20:11
Affondo di Casini su Berlusconi: «Al paese non servono prestigiatori, basta bugie».
ROMA - Non c'è l'ex segretario Marco Follini, assente e va detto non troppo rimpianto. «Perché non è venuto? Chiedetelo a lui», glissa il ministro Buttiglione. E allora la ribalta è tutta per Pier Ferdinando Casini. Un intervento quello del presidente della Camera per svestire ufficialmente i panni istituzionali e parlare da leader politico, per ricordare che le parole d'ordine centriste saranno «verità e responsabilità». Un lungo affondo contro i «prestigiatori» e gli «illusionisti» della politica. Un invito a «stringere la cinghia», a darsi «una scossa». Affondo a cui Berlusconi non ha, per ora, replicato: «No... non so nemmeno cosa ha detto» ha detto il presidente del Consiglio arrivando al vertice euromediterraneo.
A un certo punto Casini si rivolge direttamente al premier Silvio Berlusconi, il vero convitato di pietra di questa manifestazione romana che segna l'avvio ufficiale della campagna elettorale dell'Udc.
«Non ho detto che al governo avrei fatto di più e meglio... forse al massimo l'ho pensato», spiega il presidente della Camera. Il riferimento è alla frase del premier secondo cui «qualcuno, e quel qualcuno sarei io, va a Porta a Porta a vantarsi dei risultati del governo». «Le cose non stanno così - precisa Casini - sono andato lealmente a difendere l'operato del governo: ma non ho detto che avrei fatto di più e meglio... forse al massimo l'ho pensato». Parole che suonano come un'autocandidatura a Palazzo Chigi. Ipotesi esplicitata da Rocco Buttiglione che tira la volata a «Baccini sindaco di Roma e Casini alla guida del Paese». Concetto colorito dal segretario Lorenzo Cesa, il successore di Follini che parlando dell'attacco a tre punte della Cdl non fa mistero di tifare apertamente per l'inquilino di Montecitorio: «Sarà una squadra di testa con tre candidati leader, spero che Casini faccia da goleador per colpire al centro e prendere più voti possibili che siano determinanti per la vittoria della Cdl».
Nel suo intervento il presidente della Camera delinea il suo progetto per il partito dei moderati sul cliché del Partito popolare europeo. «Il mio ritorno alla vita politica segna un obiettivo: evitare che i moderati siano rassegnati. Io non mi rassegno a perdere la partita ed il centrodestra si deve scuotere dal suo torpore».
E quindi ribadisce il suo no «ai toni alti» nella campagna elettorale affermando di non essere affatto rassegnato ad una sconfitta del centrodestra alle politiche. «Non faccio e non farò risse. Gli italiani sono stanchi di pollai e baruffe - osserva - Così come credo che non serva evocare il nemico politico come pericoloso bolscevico».
LE REAZIONI - Quanto basta per provocare la replica di Sandro Bondi. Il coordinatore di Forza Italia sottolinea: «Bisogna stare attenti, molto attenti, a non tagliare la pianta che abbiamo fatto nascere e crescere insieme: la pianta delle realizzazioni concrete, delle riforme attese da decenni, dell'impegno faticoso di governo». Il tutto «sotto la guida coraggiosa e lungimirante del presidente Berlusconi. L’esatto contrario delle illusioni», chiosa Bondi.
27 novembre 2005
ROMA - Non c'è l'ex segretario Marco Follini, assente e va detto non troppo rimpianto. «Perché non è venuto? Chiedetelo a lui», glissa il ministro Buttiglione. E allora la ribalta è tutta per Pier Ferdinando Casini. Un intervento quello del presidente della Camera per svestire ufficialmente i panni istituzionali e parlare da leader politico, per ricordare che le parole d'ordine centriste saranno «verità e responsabilità». Un lungo affondo contro i «prestigiatori» e gli «illusionisti» della politica. Un invito a «stringere la cinghia», a darsi «una scossa». Affondo a cui Berlusconi non ha, per ora, replicato: «No... non so nemmeno cosa ha detto» ha detto il presidente del Consiglio arrivando al vertice euromediterraneo.
A un certo punto Casini si rivolge direttamente al premier Silvio Berlusconi, il vero convitato di pietra di questa manifestazione romana che segna l'avvio ufficiale della campagna elettorale dell'Udc.
«Non ho detto che al governo avrei fatto di più e meglio... forse al massimo l'ho pensato», spiega il presidente della Camera. Il riferimento è alla frase del premier secondo cui «qualcuno, e quel qualcuno sarei io, va a Porta a Porta a vantarsi dei risultati del governo». «Le cose non stanno così - precisa Casini - sono andato lealmente a difendere l'operato del governo: ma non ho detto che avrei fatto di più e meglio... forse al massimo l'ho pensato». Parole che suonano come un'autocandidatura a Palazzo Chigi. Ipotesi esplicitata da Rocco Buttiglione che tira la volata a «Baccini sindaco di Roma e Casini alla guida del Paese». Concetto colorito dal segretario Lorenzo Cesa, il successore di Follini che parlando dell'attacco a tre punte della Cdl non fa mistero di tifare apertamente per l'inquilino di Montecitorio: «Sarà una squadra di testa con tre candidati leader, spero che Casini faccia da goleador per colpire al centro e prendere più voti possibili che siano determinanti per la vittoria della Cdl».
Nel suo intervento il presidente della Camera delinea il suo progetto per il partito dei moderati sul cliché del Partito popolare europeo. «Il mio ritorno alla vita politica segna un obiettivo: evitare che i moderati siano rassegnati. Io non mi rassegno a perdere la partita ed il centrodestra si deve scuotere dal suo torpore».
E quindi ribadisce il suo no «ai toni alti» nella campagna elettorale affermando di non essere affatto rassegnato ad una sconfitta del centrodestra alle politiche. «Non faccio e non farò risse. Gli italiani sono stanchi di pollai e baruffe - osserva - Così come credo che non serva evocare il nemico politico come pericoloso bolscevico».
LE REAZIONI - Quanto basta per provocare la replica di Sandro Bondi. Il coordinatore di Forza Italia sottolinea: «Bisogna stare attenti, molto attenti, a non tagliare la pianta che abbiamo fatto nascere e crescere insieme: la pianta delle realizzazioni concrete, delle riforme attese da decenni, dell'impegno faticoso di governo». Il tutto «sotto la guida coraggiosa e lungimirante del presidente Berlusconi. L’esatto contrario delle illusioni», chiosa Bondi.
27 novembre 2005