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View Full Version : [Elettromagnetismo] Creiamo il "filo d'Arianna"! OK?


Matrixbob
21-11-2005, 11:33
Lo scopo che mi propongo x questo 3D è quello di non scendere in profondità nei vari argomenti, ma di fare un'analisi "CAUSA/EFFETTO", magari solo evidenziando quegli anelli deboli ed oscuri della catena su cui ogni utente, intervenedo, potrà interagire.

L'unica cosa che chiederei, è quella di mantenere una andatura "schematica" il più possibile in tutto il 3D, badando il + possibile alla "pragmaticità" del discorso piuttosto che al "quanto sono bravo - quanto sono bello", anche perchè ognuno di noi può avere 1 approcio differente al problema. :)

Pedantica ed esaustiva son bene accette.

Inizierò magari io (dopo pranzo :gluglu: ) in modo da dare 1 esempio di cosa intendo.

Grazie a tutti coloro che trovano questa idea interessante o che interverranno, siete indispensabili sempre! :friend:

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[NB]
Questo è solo 1 riassunto quantitativo del quadro "elettromagnetismo" quindi nelle formule non si capisce bene quali son vettori e quali scalari.
Occorre già sapere qualcosa in questo campo.

Matrixbob
24-11-2005, 10:47
<< INIZIO PRIMA PARTE >>

Esistono, o almeno conosciamo, 4 forze "fondamentali" della natura:

[1] F gravitazionale
[2] F elettromagnetica *
[3] F forte o nucleare
[4] F debole o radioattiva *

* [2]&[4] sono le facce della stessa "medaglia" chiamata F elettrodebole ed il nostro discorso quindi dovrebbe svolgersi su questa medaglia appunto.

Le massa è la proprietà delle particelle sensibili alla Fg, mentre la carica è la proprietà delle particelle sensibili alla Fe.

Fg è attrattiva, mentre Fe è sia attrattiva che repulsiva --> ne segue che devono esistere 2 tipi di carica: (+)&(-).

PROPRIETA' DELLA CARICA:
La carica non dipende dal suo stato di moto.
Corpuscoli con carica hanno anche massa, mentre non si può dire il viceversa; vedi il Neutrone.
Nessuna particella libera ha carica < di quella del elettrone che è definita quindi "carica elementare" --> ne segue quindi che la carica è quantizzata ovvero può esistere solo a multipli della carica elementare.

PRINCIPIO DI CONSERVAZIONE DELLA CARICA
In 1 sistema isolato la somma algebrica della carica (o carica netta) si conserva ovvero è costante.
Es: "decadimento alfa" & "annichilimento materia-antimateria"

PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONE DEGLI EFFETTI: somma vettoriale di tutte le forze dovute alle cariche

UNITA' DI MISURA DELLA CARICA:
Coulomb = Ampere * Secondo, il Coulomb che rappresenta la quantità di carica passante in 1 secondo nella sezione di 1 conduttore percorso dalla corrente di 1 Ampere.

MATERIA ORDINARIA:
La materia in natura a livello macroscopico è neutra.
Atomo = {Neutroni, Protoni (+), Elettroni (-)}.
Strutturato in modo che (p+)&(n) sono legati nel nucleo del atomo e gli (e-) 1 po' meno legati girano intorno al nucleo o completamente slegati da esso.
Poi se qualcuno sa andare ancora + nel "dentro" lo faccia pure.

Z = "numero atomico" ed indica il # di (e-) o (p+) nel atomo.
A = "numero di massa" ed indica il # di particelle che compongono il nucleo del atomo ovvero (p+)&(n).
A-Z = # neutroni.

http://img35.imageshack.us/img35/8976/scala0ot.jpg

ELETTROSTATICA: quando il E non cambia in funzione del tempo

FORZA ELETTROSTATICA: legge di Coulomb ricavabile dalla legge di Gauss
La forza tra cariche elettrostatiche si instaura solo se esse sono almeno due.
La Fe la si calcola con la legge di Coulomb, in cui compare la costante di proporzionalità k0:
Fe <proporzionale> ((q1*q2)/r^2)
Fe = k0 * ((q1*q2)/r^2)

Introducendo la costante dielettrica nel vuoto (o permittività elettrica nel vuoto):
e0 = 8.8*10^-12 [F/m = C^2/(N*m^2)],

la legge di Coulomb diventa:
Fe = (1/(4*pg*e0)) * ((q1*q2)/r^2)

CAMPO ELETTRICO:
Il campo elettrico E è 1 campo vettoriale: 1 distribuzione di vettori; 1 per ogni punto del campo.

Per ogni punto dello spazio ho E definito in funzione della forza risentita dalla carica di prova nel punto.

Il campo elettrico E permette alle cariche q di "avvertirsi" l'una con l'altra senza toccarsi.

E è conservativo perchè le forze in causa sono conservative.

Conoscendo la Fe descritta in precedenza, si definisce E:
E = Fe/q0 [Newton/Coulomb]

1 modo x rappresentare E è quello di far manifestare in "qualche modo" le sue linee aperte di forza; il loro percorso va da q(+) a q(-).
Dove le linee sono + fitte allora E è + grande. Spigoli & punte ad esempio.

Se noi volessimo sapere l'E prodotto da 1 distribuzione di q nello spazio, potremo avvalerci della "strada maestra" ovvero sfruttando il "principio di sovrapposizione" fare la somma vettoriale degli E generati dalle singole cariche.

Ma tutto questo è 1 po' macchinoso e noioso.
Allora per le geometrie di distribuzioni di cariche che sfruttano determinate proprietà simmetriche si è scritta la legge di Gauss.

FLUSSO di E: quantità di E che un'area intercetta
Scomponendo la superficie in aree e riducendoci all'infinitesimo in modo da considerare queste aree piane con E costante in tutta l'area, definiamo il "flusso di E", chiamato fi:

fi = Integrale(E scalar dS), dove dS è un vettore areale la cui intensità è eguale ad una area.

fi è misurato in (N*m^2)/C.

LEGGE DI GAUSS x il campo E:
Legge che mette in relazione la carica interna ad 1 superficie chiusa al concetto di "flusso di E".
Ottima per simmetrie sferiche, cilindriche e piane.

fi = Integrale_sup_chiusa(E scalar dS) = Q/e0

ovvero:

il "flusso di E" attraverso 1 SUP chiusa è eguale al rapporto tra la carica totale Q contenuta nalla SUP gausiana e la costante dielettrica e0.

Oltre a facilitare i conti questa legge sarà poi anche menzionata tra le eq di Maxwell riassuntive dell'elettromagnetismo.

Il flusso di E solitamente è anche utilizzato per calcolare la capacità C di 1 condensatore con 1 determinato "algoritmo" che però fa riferimento alla Differenza Di Potenziale V, e che quindi andremo a descrivere di seguito.

ENERGIA ELETTRICA O ENERGIA POTENZIALE ELETTROSTATICA "U":
è l'energia di 1 corpo carico sottoposto ad E.

Dato che la Fe è 1 forza conserativa (http://it.wikipedia.org/wiki/Forze_conservative) allora è possibile definire U come un campo scalare in funzione della posizione della carica nello spazio.

Se si stabilisce che lo 0 dell'energia potenziale elettrostatica sia al infinito allora:

l'U della carica di prova q0 in qualsiasi punto è = al W svolto dal E sulla q0 mentre questa si sposta dal infinito al punto considerato.

Studiando la caduta libera degli oggetti si sceglieva la superficie terrestre come punto 0.
Studiando il moto dei satelliti si sceglieva 1 punto situato ad infinito come punto 0.

Si tenga presente che ad essere fondamentali sono le differenze di U, cioè U2-U1, e che l'U dipende dalla definizione di 1 punto di riferimento arbitrario.

U dipende da q & E.

DIFFERENZA DI ENERGIA ELETTRICA "delta U":
è = al W svolto dal E sulla q0 mentre questa si sposta dal punto iniziale 1 al punto finale 2.

W12 = (q*qo)/(4*pg*e0) * (1/r2 - 1/r1) = U2-U1.

Dato che le forze a cui ci riferiamo sono forze conserative (http://it.wikipedia.org/wiki/Forze_conservative) allora "delta U" = U2 - U1.

Misurata in Joule = (kg*m^2)/s^2 = N*m .

POTENZIALE ELETTRICO "FI":
è l'energia elettrica per unità di carica in 1 punto del E.

FI = U/qo,

è una proprietà di E in quanto FI esiste indipendentemente che 1 oggetto si trovi o meno in E.

Se ho Fe allora ho anche U.
Se ho E = Fe/q0 allora ho anche FI = U/qo.

Il potenziale di una carica q in un punto qualsiasi è:
FI = 1/(4*pg*e0) * (q/r).

Misurata in Volt = Joule/Coulomb.

POTENZIALE DI UNA DISTRIBUZIONE DISCRETA DI CARICHE:
FI = 1/(4*pg*e0) * Sommatoria(qi/ri).

POTENZIALE DI UNA DISTRIBUZIONE CONTINUA DI CARICHE:
FI = 1/(4*pg*e0) * Integrale(dq/r).

DIFFERENZA DI POTENZIALE ELETTRICO V che è la cosa più importante:
tra 2 punti in E esiste una DDP di 1V se la Fe compie il lavoro di 1J per portare la carica di 1C da un punto ad un altro.

V = Integrale_2_1(E scalar dl) = FI2-FI1 = W12/q0 = (U2-U1)/q0.
V = (q)/(4*pg*e0) * (1/r2 - 1/r1).

Misurata in Volt = Joule/Coulomb.

UNITA' DI MISURA EQUIVALENTI
Considerando che:
C = A*m,
V = J/C,
J = N*m.

Allora si può dimostrare l'equivalenza:
V/m = J/(A*m^2) = (N*m)/(A*m^2) = N/C.

CONDENSATORE:
è 1 dispositivo che immagazzina U nel E compreso tra le sue 2 armature, è detto carico quando le sue armature possiedono carica uguale, ma opposta Q.
Le armature sono dei conduttori equipotenziali e tra esse viene creato 1 D.D.P. V durante la carica, per mezzo di batteria ad esempio.

CAPACITA':
L'evidenza sperimentale è:
Q <proporzionale> V

che diventa appunto:
Q = C*V, dove C prende il nome di "capacità" del condensatore.

Quindi la C è grande quando ho molta Q e poca V.

UNITA' DI MISURA DELLA CAPACITA': è il Farad
Farad = Coulomb/Volt.

ENERGIA ELETTRICA DI UN CONDENSATORE:
è il W per portare le cariche dall'armatura negativa a quella positiva.

W = UE = 1/2*C*V^2. (Vedremo che UB = 1/2*L*I^2.)

UE è immagazzinato nel E del condensatore ed è rialsciata quando lo scarico.

DENSITA' VOLUMICA DI ENERGIA ELETTRICA
Dipende dal E^2 e dal mezzo, ma non dipende dalla geometria.

uE = 1/2*e0*E^2, è misurata in J/m^3. (Vedremo che uB = (1/(2*mu0)) * B^2.)

In tutto lo spazio dove ho E è associato punto x punto uE.

http://img346.imageshack.us/img346/9808/riassuntodu6.jpg

ELETTRONVOLT
Un elettronvolt (simbolo eV) è l'energia acquistata da un elettrone libero quando passa attraverso una differenza di potenziale elettrico di 1 Volt.
http://it.wikipedia.org/wiki/Elettronvolt

1 eV = 1,6*10^-19 J.

DIELETTRICI & ISOLANTI
Da notare è la differenza fra "isolante" e "dielettrico", molto spesso non considerata, anche perché nella maggior parte dei casi un dielettrico è anche un isolante e viceversa. "Isolanti" sono quelle sostanze che si oppongono al passaggio della corrente, "dielettriche" sono invece quelle che hanno molecole che possono essere polarizzate e se vengono inserite in un condensatore diminuiscono la tensione fra le due armature del condensatore stesso. Ad esempio l'acqua non è un buon isolante (nessuno butterebbe un phon nella vasca da bagno essendoci dentro lui stesso) pur essendo un ottimo dielettrico, nel senso che inserita dell'acqua fra le armature di un condensatore precedentemente vuoto la tensione fra le due armature diminuisce di circa 80 volte.

C IN PRESENZA DI DIELETTRICO
Il dielettrico tra le armature ha come effetto quello di aumentare la C di 1 fattore er (scalare) chiamata costante dielettrica relativa.
Questo effetto è spiegato fisicamente pensando all'azione di Eext sui dipoli elettrici permanenti nel dielettrico i quali hanno 1 loro E.
Quindi in presenza di dielettrico tra le armature tutte le le equazioni elettrostatiche riguaranti il condensatore vanno cambiate inserendo il nuovo valore: e = er*e0.

LA CAPACITA' DIPENDE:
[1] dalla geometria del condensatore, ovvero dalla forma e dalla posizione delle armature.
[2] dalla costante dielettrica, ovvero dal mezzo in cui sono immerse le armature.

CONDENSATORI IN SERIE:
1/C = 1/C1 + 1/C2 + … + 1/Cn

CONDENSATORI IN PARALLELO:
C = C1 + C2 + … + C3

ELETTRODINAMICA: quando il E cambia in funzione del tempo

CORRENTI ELETTRICHE:
questo termine sta ad indicare le cariche (e-) in moto.
Il fenomeno è così comune che lo si trova quotidianamente nella produzione di fulmini o movimenti muscolari.

FLUSSO DI CARICA NON NETTA
L’agitazione termica degli elettroni in un filo di rame isolato è tale che gli (e-) si muovono casualmente ad una velocità di 10^6 m/s senza però dare origine ad un trasporto netto di carica.
Il pompare dell’acqua in un tubo produce una corrente di cariche negative, ma anche una corrente di cariche positive il cui risultato è un flusso di cariche non netto.

FLUSSO DI CARICA NETTA
Se nel filo di rame isolato precedente “influenzo” il flusso di carica in un verso, ad esempio con una batteria, non avrò più lo stesso potenziale “FI” in tutti i punti del filo.
Essendo “FI” una proprietà di E, allora avrò anche degli E che eserciteranno delle forze sugli (e-) mettendoli in moto e producendo un “flusso di carica netta” ed in particolare una “corrente elettrica”.

INTENSITA’ DI CORRENTE:
è uno scalare che indica la quantità di carica passante nell’unità di tempo.

“Non stazionaria” od “in funzione del tempo”:
i(t) = dq / dt.

“Stazionaria” od “non in funzione del tempo”:
I = Q / t.

Per convenzione negli schemi la si indica come se ci si occupasse delle cariche positive e quindi ho cariche respinte dal morsetto positivo ed attratte dal quello negativo di una batteria.

Misurata in Ampere = Coulomb/Secondo, è più facile definire l'unità di misura delle correnti piuttosto che quella delle cariche. Inseguito lo faremo.

DENSITA’ DI CORRENTE
Sovente si è interessati a sapere l’intensità di corrente in 1 determinata sezione di un conduttore.
Per determinare questo scalare si è fatto ricorso alla definizione di un vettore J [A/m^2] chiamato “densità di corrente” con verso identico a quello di E.

http://img93.imageshack.us/img93/9320/dc6sg.jpg

Osservata la figura, considera: la prima carica che arriva alla Sez. 2, l’ultima carica che arriva alla Sez. 1 & quelle in mezzo. Quel valore li è la “densità di corrente”.

Definendo:
[1] Nq il numero di portatori di carica per unità di volume [1/m^3].
[2] v la velocità di deriva [m/s].
[3] dt il tempo [s].

Allora
dq = [(Nq*q) * (A*v*dt)],

dove (Nq*q) = ro, ovvero la “densità di carica per unità di volume”
&
dove (A*v*dt) è il volume.

Quindi
dq = ro*A*v*dt
dq/dt = ro*A*v,

ma
dq/dt = i.

Se l’intensità di corrente è uniformemente distribuita J è definita come:
J = i/A,

quindi in conclusione
J = (ro*A*v) / A.
J = ro*v.

Misurata in C/(m^2*s).

Il vettore J mi permette di dare 1 definizione microscopiaca della I:
I = Integrale sulla superficie A (J scalar dA);

che è praticamente 1 flusso reale di massa & carica attraverso la superficie.

VELOCITA' DI DERIVA
Gli (e-) di un conduttore hanno velocità casuale di 10^6 m/s dovuta alla agitazione termica & altre cause.
La corrente invece ha una velocità più lenta pari a 10^3 m/s.
Se gli (e-) fossero persone incanalate in pendenza, allora la velocità che la folla assumerebbe, sarebbe una velocità media proporzionale alla pendenza (al E per gli elettroni) chiamata appunto “velocità di deriva”.

RESISTORE:
elemento conduttore che in 1 circuito ha lo scopo di offrire resistenza al passaggio di corrente elettrica con moto assimilabile ad 1 moto viscoso con attrito.

RESISTENZA & LEGGE DI OHM
è la misura macroscopica di questo "attrito".

L'evidenza sperimentale è:
V <proporzionale> I

che diventa appunto:
V = R*I, la leggi di Ohm macroscopica.

Altre evidenze sono che la resistenza dipende: dalla geometria & dal mezzo.
In un filo R = ro*(Lunghezza/Sezione) in cui ro è la resistività.

Misurata in Ohm = Volt/Ampere.

RESISTIVITA':
Valore che varia in fuzione della temperatura, ricavato in precedenza.

OBBEDISCE ALLA LEGGE DI OHM
Quando la R di 1 conduttore è indipendente dalla V applicata.
Quando la ro di 1 materiale è indipendente dal E applicato.

RESISTENZA & CO: DA MACROSCOPICO A MICROSCOPICO
Sapendo da esperienze passate che in E uniformi:
V = E*d;
I = J*S;
R = ro*(l/S)

allora V = R*I diventa:
E*l = ro*(l/S)*J*S;
E = ro*J, legge di Ohm microscopica perchè E & J sono definite differenzialmente punto per punto nel mezzo.

Dafinendo la Conducibilità come sigma = 1/ro ottengo:
J = sigma*E, ovvero J & E sono direttamente proporzionali.

ENERGIA O LAVORO FORNITO AL CIRCUITO NEL TEMPO
W = V*I*t

POTENZA DISSIPATA PER FAR CIRCOLARE CORRENTE IN UN CIRCUITO
P = V*I, che sarebbe anche la legge di Joule generale.

Nei circuiti resistivi (cioè con resistenze) diventa:
P = R*I^2 = V^2/R.

Misurata in Watt = Ampere*Volt = Joule/Secondo.

EFFETTO JOULE
E' l'effetto dovuto al fenomeno disispativo, descritto nelle ultima battute, dove il circuito si riscalda.
In queste condizioni il W delle Fe non aumenta più la K degli (e-).
Il W è quindi convertito in energia termica, ovvero calore, trasferita al mezzo in cui si muovono le cariche.

RESISTENZE IN SERIE:
R = R1 + R2 + … + Rn

RESISTENZE IN PARALLELO:
1/R = 1/R1 + 1/R2 + … + 1/Rn

<< FINE PRIMA PARTE >>

Matrixbob
24-11-2005, 11:37
Qui iniziano le mie domande:
c'è differenza tra elettrizzare e caricare 1 corpo?!

goldorak
24-11-2005, 12:06
Nessuna particella libera ha carica < di quella del elettrone che è definita quindi "carica elementare" --> ne segue quindi che la carica è quantizzata ovvero può esistere solo a multipli della carica elementare.


Piu' che una implicazione e' una congettura.
Nessuna teoria fisica moderna spiega perche' le particelle cariche libere hanno appunta una carica elettrica che e' un multiplo di e.
Come d'altronde nessuna teoria spiega in modo soddisfacente l'orgine della massa, anche se in questo caso forse con il LHC si potra' testare se il bosone di higgs esiste veramente.

Matrixbob
24-11-2005, 20:08
Piu' che una implicazione e' una congettura.
Nessuna teoria fisica moderna spiega perche' le particelle cariche libere hanno appunta una carica elettrica che e' un multiplo di e.
Come d'altronde nessuna teoria spiega in modo soddisfacente l'orgine della massa, anche se in questo caso forse con il LHC si potra' testare se il bosone di higgs esiste veramente.
Allora diciamo che si assume così dato che l'evidenza x ora indica questo e cioè che la carica dell'elettrone è la + piccola carica esistente ovviamente insieme a quella del protone.
Mi pare che sia stato osservato con una precisione di 10^-20 ... poi controllo ...

goldorak
24-11-2005, 20:12
Allora diciamo che si assume così dato che l'evidenza x ora indica questo e cioè che la carica dell'elettrone è la + piccola carica esistente ovviamente insieme a quella del protone.
Mi pare che sia stato osservato con una precisione di 10^-20 ... poi controllo ...

Esatto :mano:

CioKKoBaMBuZzo
25-11-2005, 14:06
per andare più nel dentro:

sinora vi sono 2 gruppi di particelle, considerate elementari: leptoni e quark


LEPTONI
sono le particelle fondamentali non soggette alla forza di interazione forte.
sono 6: elettrone, muone, particella tau (tutte con carica elettrica -1), neutrino elettronico, neutrino muonico, neutrino tauonico (tutti elettricamente neutri).
tutti i leptoni hanno lo stesso spin (momento angolare intrinseco).
ad ognuno di questi 6 leptoni corrisponde un antileptone, particella avente stessa massa e stesso spin della particella a cui è associata ma con cariche opposte: esistono quindi l'antielettrone (positrone), l'antimuone, l'antitau ecc...
nelle loro interazioni i leptoni appaiono suddivisi in 3 famiglie, ognuna della quali costituita dal leptone e il suo neutrino.
a ciascuna famiglia viene attribuito un numero leptonico: ad esempio l'elettrone e il suo nutrino hanno numero elettronico 1, numero muonico 0 e numero tauonico 0.


QUARK

sono particelle fondamentali che assieme ai gluoni compongono gli adroni.
gli adroni si possono dividere in: barioni (3 quark), mesoni (quark e antiquark) e glueball (gluoni).
sono stati identificati 6 tipi di quark: up(U), down(D), charme(C), strange(S), top(T), bottom(B).
ciascun tipo di quark possiede una carica particolare che è stata chiamata colore: esistono quark rossi, verdi e blu.
la carica elettrica dei quark è sempre una frazione di quella elettronica: gli adroni possiedono sempre come carica un numero intero.

se qualcuno vuole aggiungere qualcosa :D

allego anche delle tabelle riassuntive

lowenz
25-11-2005, 15:30
Banussssssssss, c'è pane per i tuoi denti! (I miei si sono ormai consumati in quest'ambito anni orsono :D)

Le massa è la proprietà delle particelle sensibili alla Fg
Esattamente questa è la massa gravitazionale, meglio specificare dato che c'è il problema dell'equivalenza con la massa inerziale :)

http://it.wikipedia.org/wiki/Massa_(fisica)
La massa inerziale è la misura dell'inerzia di un corpo, che è la resistenza al cambiamento dello stato di movimento quando viene applicata una forza. Un corpo con massa inerziale piccola cambia il suo movimento più prontamente, e un corpo con massa inerziale alta reagisce più lentamente.
La massa gravitazionale è la misura della forza di interazione di un corpo con la forza gravitazionale. All'interno dello stesso campo gravitazionale, un corpo con massa gravitazionale piccola sperimenta una forza minore di quella di un corpo con massa gravitazionale grande. La massa gravitazionale è proporzionale al peso, ma mentre quest'ultimo varia a seconda del campo gravitazionale, la massa resta costante.

goldorak
25-11-2005, 15:52
Banussssssssss, c'è pane per i tuoi denti! (I miei si sono ormai consumati in quest'ambito anni orsono :D)


Esattamente questa è la massa gravitazionale, meglio specificare dato che c'è il problema dell'equivalenza con la massa inerziale :)


Perche' sarebbe un problema ? :confused:
Le due masse sono identiche (a meno di un fattore costante che si puo' eliminare scegliendo delle unita' di misura adatte).
Fattore costante che tra l'altro non dipende dalla costituzione interna del corpo in questione quindi e' proprio una costante universale.
E' una proprieta' dei corpi sia in ambito newtoniano che in ambito relativistico dove questa uguaglianza viene presa come punto di partenza per formulare appunto il principio di equivalenza debole tra campo gravitazionale e campo di accelerazione entro determinati limiti.

lowenz
25-11-2005, 18:46
Perche' sarebbe un problema ? :confused:
Ho detto "problema" solo per sottolineare che c'è questa dicotomia a riguardo del termine "massa" ;)

Matrixbob
25-11-2005, 20:27
Grazie degli interventi ragazzi, continuerò prossimamente editando il secondo messaggio del 3D.
CMQ cercherò appunto di tagliare corto e schematico in tutto.
:fagiano:

Matrixbob
28-11-2005, 15:27
Qui iniziano le mie domande:
c'è differenza tra elettrizzare e caricare 1 corpo?!
Ma a questa semplice domanda nessuno mi sa rispondere?!

MarcoXX84
28-11-2005, 15:31
Ma a questa semplice domanda nessuno mi sa rispondere?!
Ci provo io:
CARICARE, un corpo può esser caricato con carica positiva o negativa, nel caso di un atomo questo diventerà uno IONE.
ELETTRIZZARE, può esser solo caricato da elettroni e quindi avrà carica negativa.

CioKKoBaMBuZzo
28-11-2005, 16:59
bhè però mi sembra si dica carica elettrica positiva e carica elettrica negativa, non carica elettrica e carica protonica.. :confused:

CioKKoBaMBuZzo
05-12-2005, 17:21
mm ho rilette è c'è qualcosa che avrebbe bisogno di spiegazioni:

Allora diciamo che si assume così dato che l'evidenza x ora indica questo e cioè che la carica dell'elettrone è la + piccola carica esistente ovviamente insieme a quella del protone.
Mi pare che sia stato osservato con una precisione di 10^-20 ... poi controllo ...

la carica elettrica dei quark è sempre una frazione di quella elettronica: gli adroni possiedono sempre come carica un numero intero.

mmm come fa la carica dell'elettrone ad essere la più piccola se i quark hanno frazioni della sua carica? ho controllato su wikipedia e anche lì c'è scritto che la carica dei quark è frazionaria..effettivamente pensandoci i protoni sono adroni costituiti da 3 quark e hanno carica 1, quindi quellad ei quark dev'essere per forza più piccola no?

goldorak
05-12-2005, 17:26
mmm come fa la carica dell'elettrone ad essere la più piccola se i quark hanno frazioni della sua carica? ho controllato su wikipedia e anche lì c'è scritto che la carica dei quark è frazionaria..effettivamente pensandoci i protoni sono adroni costituiti da 3 quark e hanno carica 1, quindi quellad ei quark dev'essere per forza più piccola no?

Il concetto inmportante e' particella libera.
I quark pur essendo i costituenti degli adroni non sono osservabili liberamente (e' il cosidetto problema del confinamento).
Quindi non esiste nessuna contraddizione nel assumere una carica elettrica frazionaria per i quark visto che non potranno mai essere rilevati singolarmente allo stato libero.

Matrixbob
05-12-2005, 17:29
Ben detto goldorak ! :mano:

CioKKoBaMBuZzo
05-12-2005, 17:41
mmm non ho capito bene...dato che non possono essere osservati liberamente devono essere considerati solamente in relazione all'adrone che compongono? ma comunque sia esistono e la loro carica è quella...perchè il fatto che non possano slegarsi dovrebbe portarci a considerare solo la carica totale?

goldorak
05-12-2005, 17:46
mmm non ho capito bene...dato che non possono essere osservati liberamente devono essere considerati solamente in relazione all'adrone che compongono? ma comunque sia esistono e la loro carica è quella...perchè il fatto che non possano slegarsi dovrebbe portarci a considerare solo la carica totale?


Perche' tutte le grandezze fisiche devono essere definite in maniera operativa.
Non basta dire che la carica elettrica del quark e' 1/3 (introdotta a mano nel modello, non e' una conseguenza naturale del modello) afinche' si possa dire che "esiste".
Esiste nel momento in cui la si puo' misurare.
E siccome NON la si puo' misurare visto che i quark sono confinati all'interno del adrone non ce contraddizione.

CioKKoBaMBuZzo
05-12-2005, 17:54
ah ecco un'altra cosa che non capisco...cosa vuol dire "esiste se la si può misurare"? mi sembra analogo al principio di indeterminazione: dato che non si può conoscere nello stesso momento la posizione e la quantità di moto di un elettrone, allora l'elettrone non ha una posizione (o una quantità di moto) definita ma solo probabilistica. l'elettrone questa benedetta posizione, tralasciando il punto di vista di un ipotetico osservatore, ce l'ha in senso assoluto o no?
per fare un esmpio: sono in una stanza buia e non posso definire la posizione degli oggetti nella stanza, però una posizione definita quegli oggetti ce l'hanno indipendentemente dal fatto che io possa rilevarla o no...che roba astrusa la fisica :cry:

gtr84
05-12-2005, 23:59
Ma a questa semplice domanda nessuno mi sa rispondere?!

Forse la differenza è che elettrizzare significa redistrubuire
le cariche in maniera non uniforme mediante induzione, strofinio...

mentre Caricare un corpo significa creare una completa separazione
di carica, cioè una ddp

Matrixbob
06-12-2005, 10:57
Ciokko e Gtr non sparate a casa, lo scopo del 3D è di chiarire e non di aggiungere confusione ok?! :)
Quindi neinte se & niente ma, qui si va coi piedi di piombo!
Se si sa come correggere si corregge e stop.

[PS]
Non fate seguire flame che allungano solo il 3D senza servire a nulla.

TNX! :friend:

pietro84
07-12-2005, 20:26
io credo che "elettrizzare" e "caricare" abbiano lo stesso significato :D

pietro84
09-12-2005, 14:56
ah ecco un'altra cosa che non capisco...cosa vuol dire "esiste se la si può misurare"? mi sembra analogo al principio di indeterminazione: dato che non si può conoscere nello stesso momento la posizione e la quantità di moto di un elettrone, allora l'elettrone non ha una posizione (o una quantità di moto) definita ma solo probabilistica. l'elettrone questa benedetta posizione, tralasciando il punto di vista di un ipotetico osservatore, ce l'ha in senso assoluto o no?
per fare un esmpio: sono in una stanza buia e non posso definire la posizione degli oggetti nella stanza, però una posizione definita quegli oggetti ce l'hanno indipendentemente dal fatto che io possa rilevarla o no...che roba astrusa la fisica :cry:

è logico che l'elettrone una posizione ce l'ha! solo che non è conoscibile esattamente ma solo in maniera probabilistica.
In realtà tutte le misure effettuate su un qualunque sistema fisico sono definite in ambito probabilistico(perchè sono affette da incertezza).Il valore misurato è nient'altro che il valore a probabilità maggiore.

Matrixbob
09-12-2005, 15:06
Abbiate pazienza, sto studiando x l'esame e ho 1 sacco da fare, poi lo manderò avanti il 3D. :)

CioKKoBaMBuZzo
09-12-2005, 15:08
e allora perchè non si può dire che i quark hanno cariche frazionarie di quella elettronica?

goldorak
09-12-2005, 15:23
e allora perchè non si può dire che i quark hanno cariche frazionarie di quella elettronica?

Scusa, ma dove hai letto che non si puo' dire che i quark hanno carica frazionaria ?

Banus
09-12-2005, 16:30
Non basta dire che la carica elettrica del quark e' 1/3 (introdotta a mano nel modello, non e' una conseguenza naturale del modello) afinche' si possa dire che "esiste".
Oppure più semplicemente quando è stato elaborato il modello a quark l'idea di "carica elementare" era ormai radicata e si è preferito non stravolgere un secolo di notazioni :D

c'è differenza tra elettrizzare e caricare 1 corpo?!
Per quanto ne so, no. Da una breve ricerca vedo che "elettrizzare" è usato più spesso quando l'entità della carica è piccola, ad esempio "elettrizzare una bacchetta d'ambra". "Caricare" è usato sia in questo caso sia in altri ambiti, dove elettrizzare non è praticamente mai usato (esempio, "caricare" un condensatore).

CioKKoBaMBuZzo
09-12-2005, 18:32
Scusa, ma dove hai letto che non si puo' dire che i quark hanno carica frazionaria ?
ho sbagliato ad esprimermi: ma allora perchè la carica più piccola non può essere quella dei quark, dato che hanno quella carica frazionaria? e anche se fossero stati inseriti a mano per far quadrare i conti, perchè la carica più piccola resta quella dell'elettrone? infin dei conti molte cose sono frutto di supposizioni e prove indirette...e anche se questa teoria si rivelasse sbagliata un giorno o l'altro, noi qui stiamo comunque considerando ciò che questa teoria dice, non la verità assoluta

pietro84
09-12-2005, 18:58
ho sbagliato ad esprimermi: ma allora perchè la carica più piccola non può essere quella dei quark, dato che hanno quella carica frazionaria? e anche se fossero stati inseriti a mano per far quadrare i conti, perchè la carica più piccola resta quella dell'elettrone? infin dei conti molte cose sono frutto di supposizioni e prove indirette...e anche se questa teoria si rivelasse sbagliata un giorno o l'altro, noi qui stiamo comunque considerando ciò che questa teoria dice, non la verità assoluta

quella dell'elettrone non è carica più piccola esistente,ma è la carica più piccola che si può misurare ,cioè quando si effettua una misura di quantità di carica,il valore ottenuto è sempre multiplo della carica dell'elettrone. la quantità carica presente in un sistema perciò è quantizzata,non può assumere valori continui ma solo valori multipli della carica dell'elettrone.per questioni di misura pratiche non interessa l'esistenza dei quark. (es in chimica ai quark non si fa proprio riferimento)

goldorak
09-12-2005, 19:00
ho sbagliato ad esprimermi: ma allora perchè la carica più piccola non può essere quella dei quark, dato che hanno quella carica frazionaria? e anche se fossero stati inseriti a mano per far quadrare i conti, perchè la carica più piccola resta quella dell'elettrone? infin dei conti molte cose sono frutto di supposizioni e prove indirette...e anche se questa teoria si rivelasse sbagliata un giorno o l'altro, noi qui stiamo comunque considerando ciò che questa teoria dice, non la verità assoluta

Allora primo perche' la carica dell'elettrone e' stata misurata sperimentalmente all'inizio del ventesimo secolo, e cioe' decenni prima che la teoria dei quark fosse inventata.
Inoltre si e' scoperto empiricamente che la carica elettrica delle particelle cariche libere era una multiplo di quello dell'elettrone.
Fin quando non si trovera' una particella elementare libera avente carica elettrica miniore di quella dell'elettrone, si continuera' a dire che la carica dell'elettrone e' la piu' piccola.
Il problema dei quark come ho gia' detto in un'altro post e che non sono osservabili allo stato libero e quindi che abbiano carica elettrica 1/3 o 5/3 o "inserisci qualsiasi valore" e' irrilevante dal punto di vista operativo.
Allora perche' si sceglie arbitrariamente di dare valore 2/3 e -1/3 ai quark ? Semplice, per convenienza per far tornare i conti.
Per esempio il protone ha carica elettrica +1 mentre il neutrone ha carica elettrica nulla. Questo e' un fatto sperimentale. Il protone e' composto da due qurak aventi carica 2/3 e un quark avente carica -1/3 da cui risulta che la carica totale e' 1, per il neutrone invece e' composto da due quark con carica -1/3 e un quark con carica 2/3 ergo carica totale nulla.

goldorak
09-12-2005, 19:02
quella dell'elettrone non è carica più piccola esistente,ma è la carica più piccola che si può misurare ,cioè quando si effettua una misura di quantità di carica,il valore ottenuto è sempre multiplo della carica dell'elettrone. la quantità carica presente in un sistema perciò è quantizzata,non può assumere valori continui ma solo valori multipli della carica dell'elettrone.per questioni di misura pratiche non interessa l'esistenza dei quark. (es in chimica ai quark non si fa proprio riferimento)


Attenzione che la quantizzazione della carica elettrica non e' dimostrata teoricamente.
E' un fatto puramente sperimentale.

Banus
09-12-2005, 19:17
quella dell'elettrone non è carica più piccola esistente,ma è la carica più piccola che si può misurare ,cioè quando si effettua una misura di quantità di carica,il valore ottenuto è sempre multiplo della carica dell'elettrone.
Sbagliato :D
Cariche frazionarie sono state misurate, ad esempio nel caso dell'effetto Hall quantistico frazionario (http://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_Hall_quantistico#Quantizzazione_frazionaria) :
http://newton.corriere.it/PrimoPiano/News/2003/02_Febbraio/03/Nanotec.shtml
Però stiamo andando OT :p

goldorak
09-12-2005, 19:20
Sbagliato :D
Cariche frazionarie sono state misurate, ad esempio nel caso dell'effetto Hall quantistico frazionario (http://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_Hall_quantistico#Quantizzazione_frazionaria) :
http://newton.corriere.it/PrimoPiano/News/2003/02_Febbraio/03/Nanotec.shtml
Però stiamo andando OT :p

Aspetta ma parlano di particelle elementari che non rientrano nel modello standard o si riferiscono a qualcosa di analogo alla coppie di cooper.
Le coppie di cooper non sono "particelle" in senso stretto ma li si puo' considerare come se....

Banus
09-12-2005, 20:03
Aspetta ma parlano di particelle elementari che non rientrano nel modello standard o si riferiscono a qualcosa di analogo alla coppie di cooper.
Ma infatti si parlava di carica elettrica misurata, senza richiedere che appartenga a una particella elementare ;)
Sarebbe meglio tornare IT... il thread è dedicato all'elettromagnetismo, questi dettagli sono secondari...

pietro84
09-12-2005, 20:32
Sbagliato :D
Cariche frazionarie sono state misurate, ad esempio nel caso dell'effetto Hall quantistico frazionario (http://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_Hall_quantistico#Quantizzazione_frazionaria) :
http://newton.corriere.it/PrimoPiano/News/2003/02_Febbraio/03/Nanotec.shtml
Però stiamo andando OT :p

questa notizia non la sapevo :D :D

cmq visto che,a parte queste eventuali e rarissime eccezioni(che ignoravo),la quantità di carica che si misura sperimentalmente è multipla della carica dell'elettrone,conviene ancora assumere per praticità che la carica dell'elettrone sia la carica elementare. tutta la chimica si fonda su questa supposizione credo.... :fagiano:

CioKKoBaMBuZzo
09-12-2005, 21:31
ma se non è una particella fondamentale da cosa è costituita?

Matrixbob
13-12-2005, 13:07
Alla
c'è differenza tra elettrizzare e caricare 1 corpo?!
la risposta
Ci provo io:
CARICARE, un corpo può esser caricato con carica positiva o negativa, nel caso di un atomo questo diventerà uno IONE.
ELETTRIZZARE, può esser solo caricato da elettroni e quindi avrà carica negativa.
ma anche
Per quanto ne so, no. Da una breve ricerca vedo che "elettrizzare" è usato più spesso quando l'entità della carica è piccola, ad esempio "elettrizzare una bacchetta d'ambra". "Caricare" è usato sia in questo caso sia in altri ambiti, dove elettrizzare non è praticamente mai usato (esempio, "caricare" un condensatore).
sono le + semplici ed azzeccate IMHO.
Anche se caricare un condensatore causa una disposizione di +Q su piatto e di -Q sull'altro, quindi caricare rimane generico apposta.
Quindi la risposta + esatta dovrebbe essere quella di MarcoXX84.

Tra l'altro ho aggiunto 1 pezzo alla "matassa" nel primo post, guardate se v'aggrada. :)

gtr84
13-12-2005, 20:02
Alla

la risposta

ma anche

sono le + semplici ed azzeccate IMHO.
Anche se caricare un condensatore causa una disposizione di +Q su piatto e di -Q sull'altro, quindi caricare rimane generico apposta.
Quindi la risposta + esatta dovrebbe essere quella di MarcoXX84.

Tra l'altro ho aggiunto 1 pezzo alla "matassa" nel primo post, guardate se v'aggrada. :)

Sono sbagliate entrambe, o meglio, non sono precise.

Per mantenere un corpo carico, gli si applica una ddp.
La ddp va applicata costantemente se il corpo è
conduttore, cioè se, una volta staccata la ddp, le
cariche si redistribuiscono quasi immediatamente e il
corpo torna neutro.

Se un corpo è fatto di materiale isolante, non serve
una ddp, basta che la distribuzione di carche venga
deomogenizzata per induzione. Una volta fatta questa
operazione, detta "elettrizzazione", il corpo rimane
carico perchè essendo isolante le cariche non
si redistribuiscono uniformemente, o meglio, ci
mettono un tempo molto più lungo.

Quindi elettrizzazione è un'operazioe che si compie
su corpi isolanti o semisolanti.

La carica è un'operaizione che si fa su corpi conduttori.

Banus
13-12-2005, 20:15
La ddp va applicata costantemente se il corpo è
conduttore, cioè se, una volta staccata la ddp, le
cariche si redistribuiscono quasi immediatamente e il
corpo torna neutro.
Non è detto: è possibile fornire una carica netta a un conduttore, semplicemente aggiungendo o togliendo cariche. E' vero che le cariche si redistribuiscono, sulla superficie (è uno dei risutati dell'elettrostatica), ma la carica netta non diventa zero, cioè il corpo non diventa neutro.
Il tuo discorso funziona per un filo conduttore a cui è applicata una ddp; infatti in quel caso il sistema (filo + sorgente di forza elettromotrice) nel suo complesso è neutro.

gtr84
13-12-2005, 20:36
Non è detto: è possibile fornire una carica netta a un conduttore, semplicemente aggiungendo o togliendo cariche. E' vero che le cariche si redistribuiscono, sulla superficie (è uno dei risutati dell'elettrostatica), ma la carica netta non diventa zero, cioè il corpo non diventa neutro.
Il tuo discorso funziona per un filo conduttore a cui è applicata una ddp; infatti in quel caso il sistema (filo + sorgente di forza elettromotrice) nel suo complesso è neutro.

beh allora per rispondere alla domanda originale occorre
fare una distinzione di casi....

gtr84
13-12-2005, 22:18
beh allora per rispondere alla domanda originale occorre
fare una distinzione di casi....

Oppure si può dire generalmente che

Caricare un corpo significa farlo passare
da una carica netta nulla ad una carica
totale Q.


Elettrizzare significa redistrubuire le cariche in
un corpo isolante

khri81
14-12-2005, 17:49
vediamo chi mi sa rispondere....

allora il problema riguarda la lunghezza d'onda :D

so cos'è la lunghezza d'onda, è legata alla frequenza in modo inversamente proporzionale, cioè all'aumentare della frequenza diminuisce la lunghezza d'onda e viceversa giusto?

c = freq * lung. onda


fin'ora tutto ok, matematicamente parlando so cosa sono ecc, ma fisicamente la lunghezza d'onda cos'è?

cioè sono i fotoni i vettori delle onde em, giusto, ma riuscite a spiegarmi il principio con il quale vengono schermate le onde em?

allora diciamo che io ho un bel forno a microonde che spara onde em con una freq di (tanto x dirne una) 10 Ghz, quindi avrò una lunghezza d'onda di:

lung. onda = c / freq = 300000 (arrotondato) / 10.000.000.000
= 30 micrometri

se voglio schermare queste onde em, devo mettere una griglia che abbia maglie di dimensione <= 30 micrometri giusto?

ok errori a parte, il principio dovrebbe essere corretto, ma il problema è questo, ma se sono i fotoni i vettori delle onde em, com'è possibile che i fotoni nn riescano a passare le maglie della griglia?
anzi le passano xchè la luce che c'è all'interno del forno a microonde passa e noi la possiamo vedere tranquillamente, ecco, ma allora se i fotoni riescono a passare com'è possibile che nn escano le onde em???

chi mi spiega questa cosa??? :confused:

goldorak
14-12-2005, 18:11
Semplicemente perche' la descrizione in termini di fotoni interviene a livello quantistico.
I fenomeni da te descritti si possono risolvere usando i semplici concetti classici.
Il perche' in termini generici e' se uno calcola l'azione dei sistemi da te descritti trova che il valore e' >>>>>>>>> (costante di planck) ergo e' sufficiente una descrizione classica e non quantistica.

khri81
14-12-2005, 18:15
Semplicemente perche' la descrizione in termini di fotoni interviene a livello quantistico.
I fenomeni da te descritti si possono risolvere usando i semplici concetti classici.
Il perche' in termini generici e' se uno calcola l'azione dei sistemi da te descritti trova che il valore e' >>>>>>>>> (costante di planck) ergo e' sufficiente una descrizione classica e non quantistica.

sinceramente....????

nn ho capito un c...o di quello che hai detto, nn so forse hai sbagliato sessione??? :mbe: :confused:

goldorak
14-12-2005, 18:25
sinceramente....????

nn ho capito un c...o di quello che hai detto, nn so forse hai sbagliato sessione??? :mbe: :confused:

Tu vuoi sapere perche' i fotoni non riescono a passare la griglia, e io ti dico che non ha senso parlare di fotoni per il sistema da te descritto.
Il motivo e' che il tuo sistema e' classico e quindi una descrizioni in termini di fotoni non ha senso.

pietro84
14-12-2005, 18:36
vediamo chi mi sa rispondere....

allora il problema riguarda la lunghezza d'onda :D

so cos'è la lunghezza d'onda, è legata alla frequenza in modo inversamente proporzionale, cioè all'aumentare della frequenza diminuisce la lunghezza d'onda e viceversa giusto?

c = freq * lung. onda


fin'ora tutto ok, matematicamente parlando so cosa sono ecc, ma fisicamente la lunghezza d'onda cos'è?

cioè sono i fotoni i vettori delle onde em, giusto, ma riuscite a spiegarmi il principio con il quale vengono schermate le onde em?

allora diciamo che io ho un bel forno a microonde che spara onde em con una freq di (tanto x dirne una) 10 Ghz, quindi avrò una lunghezza d'onda di:

lung. onda = c / freq = 300000 (arrotondato) / 10.000.000.000
= 30 micrometri

se voglio schermare queste onde em, devo mettere una griglia che abbia maglie di dimensione <= 30 micrometri giusto?

ok errori a parte, il principio dovrebbe essere corretto, ma il problema è questo, ma se sono i fotoni i vettori delle onde em, com'è possibile che i fotoni nn riescano a passare le maglie della griglia?
anzi le passano xchè la luce che c'è all'interno del forno a microonde passa e noi la possiamo vedere tranquillamente, ecco, ma allora se i fotoni riescono a passare com'è possibile che nn escano le onde em???

chi mi spiega questa cosa??? :confused:

ci provo io.

in poche parole i fenomeni elettromagnetici si possono descrivere in alcuni casi come un fenomeno ondulatorio(tipo un'onda che viaggia su una corda),in altri casi come un fenomeno corpuscolare(cioè considerare i fotoni,che sono particelle prive di massa ma dotate di quantità di moto).

quando c'è una perturbazione elettromagnetica che si propaga nello spazio puoi descriverla come un'onda. quest'onda(immagina un'onda meccanica che vaiggia su una corda) è caratterizzata da una lunghezza d'onda e da una certa frequenza. per immaginare la lunghezza di un'onda elm essociala alla lunghezza di un'onda meccanica che viaggia su una corda. per schermare un'onda occorre del materiale conduttore(non per forza una griglia,se metti una lamina senza fori ti eviti i calcoli :D ). Il principio fisico è questo: quando l'onda attraversa il materiale conduttore induce delle correnti che generano calore per effetto Joule,questa energia è fornita dall'onda che perciò si attenua.

pietro84
14-12-2005, 19:06
se voglio schermare queste onde em, devo mettere una griglia che abbia maglie di dimensione <= 30 micrometri giusto?

approposito se vuoi schermare un'onda devi calcore anche lo spessore dello schermo che dev'essere pari almeno a 4-5 volte la capacità di penetrazione dell'onda (è una grandezza che dipende dalla frequenza dell'onda e dalla conducibilità del materiale). se lo schermo è troppo poco spesso l'onda si attenua ma passa lo stesso :read:

khri81
14-12-2005, 19:17
comincio a capire,

xò io nn capisco xchè nella descrizione classica si usano le onde, e in quella quantistica i fotoni, ma nella realtà, a parole, gli elettroni sputano fotoni o onde???? :D

a me interessa la realtà nn la matematica che è troppo astratta x queste cose!

grazie pietro ho capito quello che hai voluto dire, ma nn è più semplice immaginare le onde come quelle prodotte da un sasso che cade in uno stagno???

allora possiamo dire che le microonde hanno una lunghezza d'onda tale che nn passa la schermatura che c'è nello sportello del forno, mentre la luce che sempre onde em sono, ha una lunghezza d'onda inferiore rispetto alle microonde e quindi riesce ad attraversare la schermatura giusto?

tu mi parli di lastra metallica, ma xchè anche una lastra di legno nn fa passare la luce? xò fa passare le onde radio ad es. di una ricetrasmettente?

che casino! :(

goldorak
14-12-2005, 19:20
comincio a capire,

a me interessa la realtà nn la matematica che è troppo astratta x queste cose!


che casino! :(



Allora la Fisica non fa per te, dovevi iscriverti a Filosofia. :asd:

pietro84
14-12-2005, 19:45
comincio a capire,

xò io nn capisco xchè nella descrizione classica si usano le onde, e in quella quantistica i fotoni, ma nella realtà, a parole, gli elettroni sputano fotoni o onde???? :D

a me interessa la realtà nn la matematica che è troppo astratta x queste cose!

grazie pietro ho capito quello che hai voluto dire, ma nn è più semplice immaginare le onde come quelle prodotte da un sasso che cade in uno stagno???

allora possiamo dire che le microonde hanno una lunghezza d'onda tale che nn passa la schermatura che c'è nello sportello del forno, mentre la luce che sempre onde em sono, ha una lunghezza d'onda inferiore rispetto alle microonde e quindi riesce ad attraversare la schermatura giusto?

tu mi parli di lastra metallica, ma xchè anche una lastra di legno nn fa passare la luce? xò fa passare le onde radio ad es. di una ricetrasmettente?

che casino! :(

allora il discorso è molto coplesso,nella fisica moderna(che io non ho studiato ancora bene) si studia il dualismo onda-particella. puoi pensare che un'onda e un fotone sono "equivalenti". ti faccio un esempio:per studiare la propagazione del campo irradiato da un'antenna la perturbazione si considera un'onda,cioè ha tutte le caratteristiche di un'onda.per grosse antenne che irradiano campi di grande ampiezza e frequenza,l'antenna può addirittura cadere all'indietro per il rinculo dovuto alle particelle che emette,quindi in questo caso bisogna considerare la perturbazione come un fenomeno corpuscolare e calcolare la quantità di moto dei fotoni(per compensare l'eventuale rinculo). le due "nature" della perturbazione sono equivalenti:vale a dire che in alcuni casi le perturbazioni si comportano come onde,in altri casi come particelle dotate di quantità di moto.


puoi anche immaginare le onde provocate da un sasso in uno stagno ma penso che la lunghezza d'onda si capisca di più nel caso della corda.

non è giusto perchè più la frequenza di un'onda è elevata, maggiore è la sua capacità di penetrazione perchè maggiore è l'energia che trasporta,non a caso le i raggi X sono molto pericolosi e i raggi gamma ancora di più.

il legno in teoria non dovrebbe attenuare in maniera significative nè le onde radio nè le onde nello spettro del visibile,ci sono altre cause che intervengono credo,che non ti permettono ti vedere oltre il legno,ma non dipende dalla frequenza maggiore,anzi dovrebbe essere il contrario.
"

Matrixbob
14-12-2005, 20:27
Scusatemi se mi intrometto, ma mi spieghi Khri81 xkè invece di fare una 3D a parte con la tua domanda sei venuto a farlo qui dentro ... che c'entra?!

L'obiettivo del 3D è ben delineato, non capisco come hai fatto a non capirlo ... probabilmente sei entrato e hai sparato la prima cosa che ti ronzava in testa ... non vedo altre soluzioni.

gtr84
14-12-2005, 20:37
Scusatemi se mi intrometto, ma mi spieghi Khri81 xkè invece di fare una 3D a parte con la tua domanda sei venuto a farlo qui dentro ... che c'entra?!

L'obiettivo del 3D è ben delineato, non capisco come hai fatto a non capirlo ... probabilmente sei entrato e hai sparato la prima cosa che ti ronzava in testa ... non vedo altre soluzioni.

mi spieghi come fa ad evolversi il thread se non c'è
nessuno che pone le domande?

khri81
14-12-2005, 22:45
Scusatemi se mi intrometto, ma mi spieghi Khri81 xkè invece di fare una 3D a parte con la tua domanda sei venuto a farlo qui dentro ... che c'entra?!

L'obiettivo del 3D è ben delineato, non capisco come hai fatto a non capirlo ... probabilmente sei entrato e hai sparato la prima cosa che ti ronzava in testa ... non vedo altre soluzioni.


scusa se mi sono permesso di invadere il suo 3d... :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes:

Matrixbob
14-12-2005, 23:51
mi spieghi come fa ad evolversi il thread se non c'è
nessuno che pone le domande?
Possibile che non riuscite a rispettare certi parametri?!
Vi è tanto difficile?! Proprio nn c'è la fate?! Incredibile ... :O

Dovrebbe essere quello che c'è scritto in prima pagina e non altro, apritene uno voi due intitolato "ELETTROMAGNETISMO: domanda & risposta" state tranquilli che non vi romperò + le scatole.

Il mio moto è "democrazia & tolleranza" e cerco di convivere con tutti, ma voi due proprio .. :)

Beh dai NO FLAME cercate solo di rispettare i canoni proposti e tutti amici come prima. :mano:

gtr84
15-12-2005, 00:29
Possibile che non riuscite a rispettare certi parametri?!
Vi è tanto difficile?! Proprio nn c'è la fate?! Incredibile ... :O

Dovrebbe essere quello che c'è scritto in prima pagina e non altro, apritene uno voi due intitolato "ELETTROMAGNETISMO: domanda & risposta" state tranquilli che non vi romperò + le scatole.

Il mio moto è "democrazia & tolleranza" e cerco di convivere con tutti, ma voi due proprio .. :)

Beh dai NO FLAME cercate solo di rispettare i canoni proposti e tutti amici come prima. :mano:

e ti sei dato la zappa sui piedi da solo
perchè la domanda di Kri81 E' sull'elettromagnetismo.

Non capisco cosa hai da rimproverare a Kri81...

Matrixbob
15-12-2005, 00:34
Lo scopo che mi propongo x questo 3D è quello di non scendere in profondità nei vari argomenti, ma di fare un'analisi "CAUSA/EFFETTO", magari solo evidenziando quegli anelli deboli ed oscuri della catena su cui ogni utente, intervenedo, potrà interagire.

L'unica cosa che chiederei, è quella di mantenere una andatura "schematica" il più possibile in tutto il 3D, badando il + possibile alla "pragmaticità" del discorso piuttosto che al "quanto sono bravo - quanto sono bello", anche perchè ognuno di noi può avere 1 approcio differente al problema. :)

Pedantica ed esaustiva son bene accette.
Se secondo te il suo intervento è inerente alla mia richiesta e non all'argomento visto in generale, beh allora parliamo proprio 2 lingue diverse e non so proprio cosa farci. :boh:
Senza contare il titolo [Elettromagnetismo] Creiamo il "filo d'Arianna"! OK? che indica filo che indica continuità nel discorso che non indica una domanda buttata li tanto per buttarla perchè la macroarea a cui appartiene è quella. Ma forse sto solo consumando la tastiera digitandoti le mie parole.

khri81
15-12-2005, 00:38
si si me ne vado nn preoc nn romperò più caro matrixbob! :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes:

nn sto a discutere con chi si contraddice con le sue mani! :rolleyes:

Matrixbob
15-12-2005, 01:26
si si me ne vado nn preoc nn romperò più caro matrixbob! :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes:

nn sto a discutere con chi si contraddice con le sue mani! :rolleyes:
Guarda io nn voglio che ti offendi e tanto meno che te ne vada, solo volvevo sottolinearti la diversa natura del 3D tutto, in modo da non renderlo troppo dispersivo.
Se ti interessano le onde EM, fotoni, etc:
[Elettromagnetismo] Chiarimenti sulle onde elettromagnetiche. (http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1043910)

Matrixbob
29-12-2005, 16:48
Nessuno verifica quanto detto fin ora?! :)

Matrixbob
23-01-2006, 11:47
Non mi è chiara la definizione di resistenza.

La strada che dice R = V / I mi pare troppo vincolata alla legge di OHM e specifica, mentre quella che fa riferimento alla resistività mi pareva quella corretta, ma poi nel calcolo della resistenza si fa ritorno alla formula R = V / I.

Qualcuno può illuminarmi?!

Sul Halliday non è spiegato benissimo, essendo un libro tecnico americano mi pare badare poco a questa definizione e la prende 1 po' supericialmente IMHO. :(

pietro84
23-01-2006, 17:17
Non mi è chiara la definizione di resistenza.

La strada che dice R = V / I mi pare troppo vincolata alla legge di OHM e specifica, mentre quella che fa riferimento alla resistività mi pareva quella corretta, ma poi nel calcolo della resistenza si fa ritorno alla formula R = V / I.

Qualcuno può illuminarmi?!

Sul Halliday non è spiegato benissimo, essendo un libro tecnico americano mi pare badare poco a questa definizione e la prende 1 po' supericialmente IMHO. :(

la resistenza elettrica è vincolata alla legge di ohm,la stessa resistività è una resistenza normalizzata.
ps:quella della resistività è la seconda legge di ohm. R=V/I è la prima legge di ohm :D

Matrixbob
21-06-2006, 13:55
Ho finito la << PRIMA PARTE >> (http://www.hwupgrade.it/forum/showpost.php?p=10314212&postcount=2),
che dite può andare?!

Matrixbob
24-07-2006, 17:15
<< INIZIO SECONDA PARTE >>

Il campo magnetico B lo si trova generato da magneti permanenti, meglio conosciuti come materiali ferromagnetici, e da fili percorsi da corrente.

Se spezzo 1 magnete permanente ottengo 2 magneti permanenti più piccoli e così via fino a livello atomico, ma finchè avrò correnti allora avrò B.
Il monopolo magnetico non esiste.
L'elemento base è il dipolo megnetico.

MAGNETOSTATICA: quando il B non cambia in funzione del tempo

RAGIONAMENTO DI SIMMETRIA INTUITIVA PER ANALOGIA COI FENOMENI DI TIPO ELETTRICO:
E è generato da q.
E esercita l'effetto Fe su q in moto od in quiete che siano.
B esercita l'effetto Fm su q in moto rispetto al sistema di riferimento solidale con B.

[Domanda]
Se B ha effetto su I allora I sono sorgenti di B?!

[Risposta]
Si, mentre la relazione tra E & q è del tipo:
q <-> E <-> q
Quella del magnetismo è:
I <-> B <-> I

Nel 1820 Hans scopre che 1 filo percorso da corrente si comporta come 1 magnete permanente.

Nel 1821 Ampere scopre che che fili percorsi da corrente interagiscono tra loro: stesso verso s'attraggono, verso opposto respingono.
L'esperimento evidenziò inoltre:
1] q in movimento son soggette a forze, avvertono B.
2] q in movimento generano B anch'esse.
3] q in quiete non son soggette a forze, non avvertono e non generano B.

FORZA MAGNETICA O FORZA DI LORENTZ COME EFFETTO DI "B" SU "q" IN MOTO
La Fm è l'effetto di B sulla q in moto.
Fm è sempre perpedicolare alla q in moto, ed una conseguenza a questa situazione sarà la traiettoria che acquisirà 1 q in moto dentro 1 B uniforme.
Fm è nulla nella direzione di B e massima perpendicolarmente a B.
Fm è direttamente proporzionale a q & v, se la q è ferma o nulla la Fm=0.
Il verso della Fm dipende dal segno della q.

Direzione e verso è dato dal prodotto vettoriale:
Fm = q*v vettor B,
mentre il modulo è ovviamente:
|Fm| = q*v*B*sen(teta), dove teta è l'angolo tra v & B.

CAMPO MAGNETICO "B":
B è 1 campo vettoriale, come lo era il campo elettrico E.
Vale a dire che B è 1 distribuzione di vettori; 1 per ogni punto del campo.

B è definito in funzione della forza magnetica Fm agente sulla carica q che si muove nel campo magnetico B con la velocità v.

http://img140.imageshack.us/img140/3392/campobgx1.gif

Più specificatamente B è un campo di forze che associa ad ogni punto dello spazio una Fm direttamente proporzionale alla I & inversamente proporzionale al quadrato della distanza dalla I.

http://img141.imageshack.us/img141/8750/def2bl9.gif

B è 1 campo solenoidale, NON è 1 campo conservativo
E invece è 1 campo conservativo e quindi gli si può attribuire 1 potenziale.

B cambia la direzione della velocità (mentre E ne cambiava il modulo) e questo indica 1 accelerazione centripeda.

U.M. DI "B": Tesla
Rifacendoci a
|Fm| = q*v*B*sen(teta)
possiamo ricavare algebricamente
|B| = Fm/(q*v*sen(teta))


[Tesla] = [N]/([C][m/s]), ma C/s=A allora
[Tesla] = [N]/([A]*[m])

1T = 10^4 Gauss


EFFETTO DELLA FORZA DI LORENTZ VISUALIZZATO NEL MOTO DI "q" IN "B" UNIFORME
Il lavoro compiuto dalla Fm durante lo spostamento della q a cui è applicata è nullo perchè:
dW = F scalar dr, ma
dr = v*dt, allora
dW = F scalar v*dt, ma il prodotto scalare di vettori perpendicolari è notoriamente nullo e quindi dW = 0.

Se (dW = 0) allora K della q non varia in modulo.

Stiamo praticamente considerando 1 MCU.

Considerando la II Legge di Newton per la dinamica (le forze causano accelerazioni)
F = m*a
ed integrando 2 volte si ottiene
q*v*B = (m*v^2)/R e con qualche passaggio algebrico R = (m*v)/(q*B)
che in poche parole significa "+ grosso è il campo magnetico B, + piccolo è il raggio di curvatura R".

Se la v della q non è perpedicolare o parallela a B, allora stiamo considerando 1 Moto Elicoidale (MCU+MRU).

EFFETTO DELLE FORZE MAGNETICHE SULLE CORRENTI ELETTRICHE: tutto nasce dal livello atomico
Considerando Fm = q*v vettor B e rifacendomi ad una singola forza fm1 applicata al singolo elettrone e1, ottengo fm1 = -e1*v vettor B.
Ora rifacendomi al concetto di "forza per unità di volume" o "densità di forza", e vale a dire Fvol = Ne*fm, scrivo:

fvol = -Ne*e*v vettor B, ma
-Ne*e = ro, ma
ro*v = J, quindi sostituendo a catena
fvol = J vettor B.

A questo punto consideriamo 1 pezzo di filo infinitesimo con volume dV = S*dl.

La forza elementare su questo infinitesimo pezzo di filo sarà:
dF = J vettor B*dV = J vettor B*S*dl, ma
J*dl = J*dl, quindi scrivo:
dF = J*S*dl vettor B, ma
J*S = I, quindi

dF = I*dl vettor B,
F = I * Integrale_di_linea(dl) vettor B,

quindi per 1 filo lineare lungo L il modulo della forza penso che sia
F = I*L*B*sen(teta)

FORZA TRA FILI RETTILINEI INDEFINITI PERCORSI DA I
http://img222.imageshack.us/img222/2108/filiqb6.gif

Mi rifaccio a:
F = I * Integrale_di_linea(dl) vettor B,

quindi:
F2 = I2 * Integrale_di_linea(dl2) vettor B1.

Recupero quello che mi serve:
|dl2 vettor B1| = dl2*B1*sen(90) = dl2*B1.

B1 lo trovo usando la legge di Ampere:
B1 = mu0/(2*pg) * I1/r.

Concludo:
|F2| = I2 * Integrale_di_linea(dl2) * mu0/(2*pg) * I1/r.
|F2| = mu0/(2*pg) * (I1*I2*L2)/r.

REGOLA DELLA MANO DESTRA: determinare la direzione della Fm dovuta ad una carica positiva che si muove in un campo magnetico
http://it.wikipedia.org/wiki/Regola_della_mano_destra
http://img355.imageshack.us/img355/8956/regolamanodxzs0.jpg

CAMPO MAGNETICO PRODOTTO DA CORRENTI: legge di Biot-Savart
Per esempio prodotto da fili o spire.
Per calcolarlo si usa la legge di Biot-Savart:
http://en.wikipedia.org/wiki/Biot-Savart_law

-----
[NB]
I*dl è chimato in elettrotecnica "elemento di corrente".
(mu0)/(4*pg) è una "costante di proporzionalità".
-----

dB = [(mu0)/(4*pg)] * [(I*dl vettor r_versore)/r^2]

L'equazione di Biot-Savart può essere interpretata come affermazione che nel punto P il B prodotto dalla corrente è la somma di un grande numero di piccolissimi contributi elementari dB dovuti ad ognuno degli elementi di lunghezza dL componenti il circuito.

B = [(mu0)/(4*pg)] * Intergrale{ [(I*dl vettor r_versore)/r^2] }

http://img352.imageshack.us/img352/3280/biotsvartsc8.gif

Quindi nel caso di una spira circolare penso che il modulo sia
B = [(mu0*I)/(4*pg*raggio^2)] * (2*pg*raggio)
che semplificando algebricamente diventa
B = (mu0*I)/(2*raggio)

PERMEABILITA' MAGNETICA: nel vuoto mu0
Quantità fisica che esprime l'attitudine di una sostanza a lasciarsi magnetizzare.

mu0 = 4*pg*10^-7 = 12.5*10^-7 H/m.

PERMITTIVITA' ELETTRICA: nel vuoto e0
Quantità fisica che esprime quanto E influenza ed è influenzato da 1 mezzo dielettrico.
Il suo valore è determinato dalla abilità di un materiale di polarizzare in risposta al E ed esprime quindi quanto il materiale permette la trasmissione del E attraverso se stesso.

e0 = 8.8*10^-12 F/m.

-----
APPLICAZIONE METROLOGICA: metodo pratico x definire l'Ampere
PREMESSA
Forza per unità di lunghezza tra 2 fili = [Forza]/[Lunghezza] = (mu0/(2*pg)) * ((I1*I2)/d)
RAGIONAMENTO
Se ho 2 fili posti alla distanza di 1 Metro nei quali faccio correre 1 Ampere di corrente, allora [F]/[L] tra i 2 fili è esattamente 2*10^-7 Newton.
CONCLUSIONE
Si definisce l'Ampere attraverso la misura di forze magnetiche tra fili percorsi da correnti elettriche stazionarie.
Essendo queste forze tra correnti + facile da misurare rispetto alle forze elettriche tra cariche isolate, allora si usa questo risultato per definire il Coulomb come U.M. derivata, il tutto grazie alla famosa I = dq/dt.
-----

FLUSSO di B: quantità di linee di foza che attraversano la superficie S
Scomponendo la superficie in aree e riducendoci all'infinitesimo in modo da considerare queste aree piane con B costante in tutta l'area, definiamo il "flusso di B", chiamato fi:

fi = Integrale(B scalar dS), dove dS è un vettore areale la cui intensità è eguale ad una area.

fi di B è misurato in Weber = Tesla*m^2.

LEGGE DI GAUSS x il campo B.

fi = Integrale_sup_chiusa(B scalar dS) = 0

Il flusso di B attraverso 1 SUP chiusa è sempre nullo, conseguenza del fatto che le linee di forza questa volta sono linee chiuse: entrano tante linee quante quelle che escono.
Non esistono sorgenti e pozzi del campo.
Non esiste la carica magnetica libera (o monopolo magnetico).

LEGGE DI AMPERE: intro
In elettrostatica si utilizza la legge di Coulomb per calcolare il E generato da una distribuzione di cariche.

Ciò nonostante guardando le 4 equazioni di Maxwell si noterà che per rappresentare il campo elettrostatico non viene impiegata la legge di Coulomb, bensì quella di Gauss perchè equivalente in elettrostatica, ma di più facile impiego in circostanza di simmetria.
Inoltre più compatibile nella forma alle altre 3 equazioni dell'elettromagnetismo.

La situazione è analoga per la magnetostatica.

Si può calcolare il B generato da I con la legge di Biot-Savart (analoga alla legge di Coulomb), ma anch'essa non compare tra la 4 equazioni di Maxwell.
Al suo posto troviamo la legge di Ampere.

LEGGE DI AMPERE
-----
[NB]
Cb = circuitazione o circolazione di B.
-----

Cb = Integrale_linea_chiusa(B scalar dl) = mu0*I

La legge di Ampere mette in relazione la distribuzione del B nei punti della linea chiusa con la I che passa attraverso alla superficie delimitata dalla linea chiusa.

Osservazioni
Cb = 0 non significa necessariamente che B = 0 nel piano, ma è possibile che la somma algebrica delle I nella superficie scelta è 0.

LEGGE DI AMPERE: applicazione 1
Se voglio trovare il B generato da 1 filo rettilineo percorso da I prendo come linea chiusa 1 cerchio concentrico al filo.

Ricavo quello che mi serve:
Integrale_linea_chiusa(B scalar dl) = B * Integrale_linea_chiusa(dl) = B*(2*pg*r).

Applico il teorema di Ampere:
B*(2*pg*r) = mu0*I

Ottengo algebricamente:
B = (mu0*I) / (2*pg*r)

LEGGE DI AMPERE: applicazione 2
Il "solenoide" è 1 bobina di conduttore molto lunga, dove le linee di forza diventano quasi parallele al asse X.

Il solenoide produce 1 B quasi uniforme al interno, mentre 1 B quasi 0 al esterno.

Come linea chiusa scelgo 1 rettangolo a cavallo del solenoide.

Ricavo quello che mi serve sfruttando il fatto che l'integrale di linea del rettangolo = alla somma degli integrali di linea dei lati.

L'integrale di linea del lato esterno è = 0 perchè B = 0.
Gli integrali di linea dei lati a cavallo sono = 0 perchè entrambi i lati sono perpendicolari al B nel solenoide.
L'integrale di linea del lato interno è l'unico che contribuisce al calcolo del Cb.

Se il lato è lungo "a" allora ci si riduce con Cb = B*a.

Applico la legge di Ampere:
B*a = mu0*I*N,
dove N è il numero di spire
B = mu0*I*(N/a),
dove N/a=n è il numero di spire nel tratto a.
B = mu0*I*n.

LE 4 EQUAZIONI DI MAXWELL STATICHE
Quello che segue è 1 sistema molto complicato di equazioni differenziali alle derivate parziali risolvibile data 1 configurazione di q & I.

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ELETTROSTATICA
-----
[1] Legge di Gauss x E

div E = ro/e0
Significato fisico:
le sorgenti di E sono le cariche elettriche

[2] Legge di Faraday-Henry-Lenz

rot E = 0
Significato fisico:
E è conservativo ed ammette quindi 1 potenziale scalare.
-----
-----
MAGNETOSTATICA
-----
[3] Legge di Gauss x B

div B = 0
Significato fisico:
non esistono cariche magnetiche libere.

[4] Legge di Ampere-Maxwell

rot B = mu0*J
Significato fisico:
le sorgenti di B sono le I.
B non è conservativo, è solenoidale.
-----

<< FINE SECONDA PARTE >>

Matrixbob
12-08-2006, 17:47
[Domande poste a voi]

1]
Dato che posso magnetizzare 1 ago di ferro, allora posso magnetizzare qualsiasi metallo?! :confused:

2]
Se si, perchè posso orientare "qualcosa" al suo interno a livello atomico in 1 sola direzione?! :mbe:

3]
Una volta creata 1 D.D.P. (con 1 batteria) in 1 circuito poi le cariche vanno forzatamente dal potenziale + altro al potenziale + basso e possono fare lavoro?! Perchè?!

Matrixbob
14-08-2006, 20:08
<< INIZIO TERZA PARTE >>

MAGNETODINAMICA: quando il B cambia in funzione del tempo

RAGIONAMENTO DI SIMMETRIA INTUITIVA PER ANALOGIA COI FENOMENI DI TIPO MAGNETOSTATICO:
Se pongo 1 spira conduttrice percorsa da I in 1 B statico allora compare 1 momento torcente che tende a far ruotare la spira.

[D]
Ma se pongo 1 spira conduttrice inerte in 1 B statico e faccio ruotare la spira applicandogli 1 momento torcente allora 1 I percorrerà la spira?!

[R]
Si, è il principio di funzionamento del generatore elettrico.

BASI SPERIMENTALI EMPIRICHE: alcuni esprimenti

Moto relativo tra 2 spire
Ho la spira primaria percorsa da I che genera quindi 1 B, ma quella secondaria è inerte.
Se si mette in moto relativo le 2 spire si potrà misurare anche nella spira secondaria il passaggio di 1 I indotta.

Moto relativo tra magnete permanente e spira
Se al posto della spira primaria ho 1 magnete permanente si verifica lo stesso effetto del esperimento precedente.

CONCLUSIONE SUGLI ESPERIMENTI
1 Forza Elettro Motrice (FEM) è indotta solo quando "qualcosa" sta cambiando.
La parola chiave è: variazione.

FORZA ELETTRO MOTRICE
La DDP tra 2 punti del circuito produce il fluire della I in esso

V = FI2-FI1 = Integrale_2_1(E scalar dl)

La DDP applicata al intero circuito, dal punto 1 al punto 1, è chiamata FEM e la indico col simbolo Ve

Ve = Integrale_linea_chiusa(E scalar dl)

Per campi "conservativi" & "statici" ho Ve=0.
Questo significa che 1 E statico non genera I nei circuiti chiusi, dove avrei quindi bisogno di 1 batteria per avere della FEM.
E' la DDP ai capi del generatore quando non è collegato ad 1 R.

CORRENTE I INDOTTA
Considerando R la resistenza della spira.

I = Ve/R = (1/R)*(dfi_B/dt).

VARIAZIONE DEL FLUSSO DI B: questo è importante
Ulteriori esperienze evidenziano che l'importante non è l'intensità di B vicino al circuito, ma bensì la variazione del flusso di B concatenato al circuito.

COME FACCIO A FAR VARIARE IL FLUSSO DI B ATTRAVERSO LA SPIRA?!
[1] Facendo variare I che fa variare B che fa variare fi_B.
[2] Mettendo in moto relativo sorgente di B e spira (chitarra elettrica).
[3] Cambiando l'angolo della spira (alternatore e generatore di corrente alternata).
[4] Deformando la spira.

LEGGE D'INDUZIONE MAGNETICA DI FARADAY-HENRY-LENZ
Se ho una variazione del fi_B nel tempo allora ho anche 1 Ve indotta nella spira.

Ve = - dfi_B/dt

Dove il segno "-" esprime matematicamente la legge di Lenz.

DA MAGNETISMO AD ELETTROMAGNETISMO
Si scavalca la soglia del MAGNETISMO e si può iniziare a parlare di ELETTROMAGNETISMO.

Ve = Integrale_linea_chiusa(E scalar dl) = - dfi_B/dt.

Questo indica che il campo E indoto non è più conservativo, vale a dire che in ogni regione dove ho variazioni di B(t) è presente un campo E non conservativo.

LEGGE DI LENZ
La I indotta genera a sua volta un B che si oppone alla variazione del fi_B che l'ha indotta.

Il significato fondamentale è che il B indotto è sempre opposto al B inducente, come se avesse lo scopo di frenare la variazione del fi_B per stabilizzare il fenomeno.

La legge di Lenz è conseguenza del principio di conservazione dell'energia.
Per estrarre 1 spira conduttrice chiusa da 1 B è necessario 1 W che viene convertito in energia termica del materiale costituente la spira.

Questa legge la si può dimostrare per assurdo arrivando in fine alla contraddizione che ottieni qualcosa dal niente.

APPLICAZIONE: ALTERNATORE COME OPPOSTO DEL MOTORE ELETTRICO
1 spira è fatta ruotare in 1 B uniforme da 1 momento torcente meccanico applicato ad essa.

Con
A = area spira,
w = velocità angolare costante,
teta = angolo tra vettore areale A e B
calcolo:

fi_B = A*B*cos(teta) = A*B*cos(w*t).

Ricavo:

Ve = - dfi_B/dt = A*B*w*sen(w*t),

che è appunto 1 FEM alternata, lo si nota dal fattore armonico sen.

INDUTTORE COME CONDENSATORE
L'induttore è l'elemento condutore in grado di produrre 1 B noto in 1 determinata regione di spazio.
Il condensatore fa lo stesso, ma con E al posto di B.

L'analogia è:
l'induttore sta al B
come
il condensatore sta al E

INDUTTANZA DEL INDUTTORE COME CAPACITA' DEL CONDENSATORE
Somministrando delle q sui piatti del condensatore si genera 1 DDP V tra di loro.

La capacità C sarà:
C = Q/V,
misurata in Farad = Coulomb/Volt.

Stabilendo una I nella spira del induttore si genera 1 flusso magnetico fi_B attraverso ad essa.

L'induttanza L sarà:
L = fi_B/I,
misurata in Henry = (T*m^2)/A.

AUTOINDUZIONE: introduzione
Per avere 1 FEM indotta nel circuito non è necessario 1 Bext.
Non è necessario perchè già la I nel circuito genera 1 proprio B.

Inoltre se il circuito è chiuso allora il B generato dalla I del circuito concorrerà a formare il fi_B concatenato al circuito.

Se I(t)
=allora=>
B(t)
=allora=>
fi_B(t)
=allora=>
scaturirà 1 FEM nel circuito.

Ho praticamente FEM & I indotta in 1 circuito dove I(t).

AUTOINDUZIONE: coefficente d'autoinduzione o autoinduttanza
Per la legge di Biot-Savart
B <proporzionale> i,

ma se
fi_B <prorporzionale> B,

allora per la proprietà transitiva
fi_B <proporzionale> i.

Concludo quindi che il flusso concatenato di 1 spira percorsa da corrente è:
fi_B = L*i.

L è il coefficente di autoinduzione o autoinduttanza.
L dipende dalla geometria e dal mezzo dove è immerso il circuito, proprio come il condensatore.

[NB]
Fin ora abbiamo visto:
Q <proporzionale> V.
V <proporzionale> I.
fi_B <proporzionale> i.

AUTOINDUZIONE: la legge di Farady-Henry-Lenz

Se fi_B = L*i
=allora=>
Ve = - d(L*i)/dt.

Se il circuito è fermo & indeformabile
=allora=>
L = costante
=allora=>
Ve = - L * (di/dt).

Questo significa che in 1 circuito dove I(t) si manifesta 1 Ve <proporzionale> L.

Il segno "-" esprime matematicamente la legge di Lenz.
Esprime 1 effetto ritardante dell'autoinduzione rispetto alla variazione di I principale.

AUTOINDUZIONE: conclusione
In definitiva si asserisce che la I(t) primaria instaura 1 FEM autoindotta Ve che fa fluire 1 I(t) secondaria opponente.

SOLENOIDE RETTILINEO INDEFINITO: autoinduttanza
S = superficie delle spire di 1 solenoide.
B = mu0*n*I, calcolato con la legge di Ampere.
n = N/l = fattore d'impacchettamento che è il numero di spire per unità di lunghezza.

Il flusso attraverso ad 1 spira del solenoide sarà:
fi_B_1 = S*B
sostituendo
fi_B_1 = S*mu0*n*I.

Il flusso attraverso tutto il solenoide sarà:
fi_B = N*S*mu0*n*I = S*mu0*n^2*l*I.

L'autoinduttanza del solenoide sarà:
L = fi_B/I,
L = S*mu0*n^2*l.

SOLENOIDE RETTILINEO INDEFINITO: energia magnetica
Energia associata macroscopicamente al B prodotto in prossimità di 1 circuito percorso da corrente.

Considerando i potenziali.
In 1 circuito ho:
Vtot = Vgen + Ve = R*I,
Vtot = Vgen - L*(di/dt) = R*I,
Vgen = L*(di/dt) + R*I.

Moltiplicando per I si passa alle potenze.
Vgen*I = L*I*(di/dt) + R*I^2.

Vgen*I:
è la potenza spesa dal generatore per far fluire I nel circuito.

R*I^2:
è la potenza di Joule spesa per vincere la resistenza a far fluire I attraverso il resistore.

L*I*(di/dt) = dUB/dt:
è la potenza spesa dal generatore per produrre nel tempo il B intorno al circuito.
Su questa potenza adesso ci concentriamo.

dUB = L*I*di
UB = 1/2*L*I^2. (Avevamo visto UE = 1/2*C*V^2.)

SOLENOIDE RETTILINEO INDEFINITO: densità d'energia magnetica
Se
L = S*mu0*n^2*l
allora
UB = 1/2*S*mu0*n^2*l*I^2,
ma S*l è il volume del segmento di solenoide che noi vogliamo considerare, quindi:

uB = densità d'energia magnetica = UB/(S*l).

Per arrivare in termini di campo B considero che
B = mu0*n*I
quindi sostituendo:
uB = (1/(2*mu0)) * B^2. (Avevamo visto uE = 1/2*e0*E^2.)

Misurata in Joule/m^3 = energia magnetica per unità di volume.

OSSERVAZIONE: anche con le energie ho similitudine tra induttore & condensatore
Dove ho 1 B ho anche 1 uB.
Evidentemente E & B sono campi di forze & di energie.

MUTUA INDUZIONE O INDUZIONE RECIPROCA
Se 2 spire sono vicine allora la variazione di I(t) di una delle due induce 1 FEM nell'altra e il viceversa.

fi_B_21 = flusso di B attraverso la spira 2 generato dalla spira 1 <proporzionale> a i1.
fi_B_12 = flusso di B attraverso la spira 1 generato dalla spira 2 <proporzionale> a i2.

Questa proporzionalità è data dal coefficente di mutua induzione M.

M = fi_B_21/i1 = fi_B_12/i2.

Le FEM indotte saranno rispettivamente:

Ve_2 = - M * (di1/dt).
Ve_1 = - M * (di2/dt).

MUTUA INDUZIONE: applicazione
Tecnologia applicata nei cercametalli.

INDUTTORI IN SERIE
L = L1 + L2 + ... + Ln
INDUTTORI IN PARALLELO
1/L = 1/L1 + 1/L2 + ... + 1/Ln

<< FINE TERZA PARTE >>

Matrixbob
21-08-2006, 10:48
<< INIZIO QUARTA PARTE >>

PROPRIETA' MAGNETICHE DELLA MATERIA
Riguardo alla risposta di 1 Bext la materia può essere classificata in 3 modi:

[1] Diomagnetica
Debolmente respinta da 1 polo magnetico, non ha dei prorpi dipoli magnetici atomici, ma sottoposta a Bext ne genera con verso opposto al Bext indebolendolo.

[2] Paramagnetica
Debolmente attratta da 1 polo magnetico, ha dei dipoli magnetici atomici che si allineano al Bext rinforzandolo.

[3] Ferromagnetica
Fortemente attratta da 1 polo magnetico, ha dei dipoli magnetici atomici congelati parallelamente dalle iterazioni dei propri atomi.
Il rafforzamento del Bext è il più notevole, rappresenta il fenomeno del magnetismo nel linguaggio corrente.

Si può magnetizzare come dimostra il ciclo di isteresi i materiali ferromagnetici sottoponendoli a Bext.
Quando il Bext scompare questi materiali mantengono memoria dell'allineamento dei dipoli magnetici atomici.
Questo allineamento può essere però intaccato dall'agitazione termica.

RAGIONAMENTO DI SIMMETRIA INTUITIVA PER ANALOGIA TRA INDUTTORE & CONDENSATORE
Se 1 induttore è simile ad 1 condensatore allora l'autoinduttanza varia come variava la capacità quando veniva immersa in 1 determinato materiale?!
La risposta è si.

MATERIA MAGNETICA COME DIELETTRICO
mu = mu0 * mur

[1] Diomagnetica
L<L0
mur<1

[2] Paramagnetica
L>L0
mur>1

[3] Ferromagnetica
L>>L0
mur>>1

<< FINE QUARTA PARTE >>

Matrixbob
23-08-2006, 15:33
<< INIZIO QUINTA PARTE >>

FORZA ELETTRO MOTRICE
E' il W di F non conservative sulle q che serve a mantenere 1 DDP ai capi di 1 circuito.

Ve = dW/dq.

GENERATORE DI FEM
Le batterie ad esempio sono generatori di FEM perchè danno U alle q per mezzo di F chimiche.

La FEM è la DDP ai capi di 1 generatore qualunque a vuoto (ovvero senza carico).

Se il generatore è ideale, la tensione a vuoto ed a carico non cambiano.
Se il generatore è reale, allora ha 1 resistenza interna e quindi la tensione in uscita varia in funzione del carico.

CONVENZIONI NEI CIRCUITI
La I in 1 circuito per convenzione fluisce dal + al -, ma nel generatore dal - al +.
Quindi:
FEM positiva se la I_int al generatore FEM fluisce come I_ext.
FEM negativa se la I_int al generatore FEM fluisce inversamente alla I_ext.
-R*I se la resistenza la incontro nel senso di percorrenza della I.

CIRCUITI A PARAMETRI CONCENTRATI
Questi circuiti trattano di grandezze elettriche dipendenti unicamente dal tempo.
Possono essere studiati senza le equazioni di Maxwell, ma con le più semplici leggi di Kirchoff.

PRIMA LEGGE DEI NODI DI KIRCHOFF o LKI
La somma algebrica delle correnti (entranti ed uscenti) in un nodo è nulla.

SUM(Ii) = 0.

Conseguenza del principio di conservazione della carica.

SECONDA LEGGE DELLE MAGLIE DI KIRCHOFF o LKV
La somma algebrica delle DDP rilevate sulla maglia durante 1 giro è nulla.

SUM(Vi) = 0.

Conseguenza del principio di conservazione dell'energia.

CIRCUITI CON CORRENTI LENTAMENTE VARIABILI
L'analisi del circuito la faccio estendendo i principi di Kirchoff con l'inclusione delle FEM indotte.

CIRCUITI RC
Circuito in cui ho switch, R e C in serie.
-----
[LEGENDA]
-----
q_equi = C*Ve = carica d'equilibrio del condensatore carico.
tao_C = R*C = costante di tempo capacitiva del circuito.
i0 = Ve/R = corrente al momento iniziale cortocircuitazione.
-----

Quando l'interruttore collega il generatore di FEM il C si carica attraverso R.

L'equazione del circuito è:

Ve - i*R - q/C = 0,

ma dato che
i = dq/dt
ottengo l'equazione differenziale:

Ve = R * (dq/dt) + q/C,

la cui soluzione è:

q = q_equi * (1 - e^[-t/tao_C]),
i = i0 * e^[-t/tao_C].

http://img225.imageshack.us/img225/2966/qrccaricobr3.gif
http://img182.imageshack.us/img182/8997/irccaricogv3.gif

Quando l'interruttore cortocircuita il circuito, il C si scarica su R.

q = q_equi * e^[-t/tao_C],
i = -i0 * e^[-t/tao_C].

http://img225.imageshack.us/img225/2222/qrcscaricozi0.gif
http://img97.imageshack.us/img97/9467/ircscaricotc7.gif

CIRCUITI RL
Circuito in cui ho switch, R e L in serie.
-----
[LEGENDA]
-----
i_equi = Ve/R = i_indotta d'equilibrio del induttore.
tao_L = L/R = costante di tempo induttiva del circuito.
i0 = Ve/R = corrente al momento iniziale cortocircuitazione.
-----

Quando l'interruttore collega il generatore di FEM la i indotta cresce in L.

L'equazione del circuito è:

Ve - i*R - L*(di/dt) = 0
Ve = i*R + L*(di/dt)

la cui soluzione è:

i = i_equi * (1 - e^[-t/tao_L]).

http://img97.imageshack.us/img97/361/irlcaricocv3.gif

Quando l'interruttore cortocircuita il circuito, la i indotta decresce in L.

i = i0 * e^[-t/tao_L].

http://img182.imageshack.us/img182/4680/irlscariconq7.gif

OSCILLATORE EM o CIRCUITO LC
Circuito in cui ho L e C in serie.
-----
[LEGENDA]
-----
omega = 1/radice(L*C) = pulsazione delle oscillazioni EM o pulsazione propria del cricuito.
Q = ampiezza delle variazioni di carica.
-----

In questo tipo di circuito l'energia oscilla avanti ed indietro tra il E del condensatore ed il B del induttore, con le rispettive intensità:

Ec = 1/2*C*V^2 = 1/2*C*q^2.
El = 1/2*L*i^2.

Rimane comunque costante l'energia totale del circuito:

E = Ec + El.

L'equazione del circuito è:

-L*di/dt - q/C = 0,

che diventa l'equazione differenziale di II grado

d^2q/dt^2 + omega^2 *q,

la cui soluzione è:

q = Q*cos(omega*t + fase),
i = dq/dt = -omega*Q*sin(omega*t + fase).

OSCILLAZIONI EM SMORZANTE in CIRCUITO RLC
Circuito in cui ho R, L e C in serie.
In questo caso l'elemento dissipativo R fa diminuire continuamente l'energia elettromagnetica totale del circuito.
L'energia eletromagnetica viene trasformata in energia termica dalla dissipazione nella R.

L'equazione del circuito è:

L*di/dt + R*i + q/C = 0,

che diventa l'equazione differenziale di II grado:

L*(d^2q/dt^2) + R*(dq/dt) + q/C = 0,

la cui soluzione è:

q = Q*e^[-(R*t)/(2*L)] * cos(omega1*t + fase),

dove

omega1 = radice(omega^2 - (R/(2*L))^2).
omega1 < omega.

http://img220.imageshack.us/img220/845/rlcoh9.gif

OSCILLAZIONI EM FORZATE in CIRCUITO RLC
iL circuito RLC può essere messo in oscillazione forzata se gli si collega 1 generatore di FEM alternata.

Rinominiamo:
omega = 1/radice(L*C) = pulsazione propria del cricuito = omega0.

Definiamo la FEM applicata dal generatore al circuito:

Ve = Ve_max * cos(omega*t),

dove omega ora è la pulsazione caratteristica del generatore di FEM alternata.

Evidenziamo:
indipendentemente dalla omega0 le oscillazioni a cui è soggetto il circuito ora sono dipendenti da omega.

Ve = Ve_max * cos(omega*t)
=causa=>
i = I * cos(omega*t + fase),

dove I è l'ampiezza massima della i.

I è massima quando vale la condizione di risonanza:
omega = omega0.

Questo evento avviene quando con l'autoradio ci sintonizziamo su 1 stazione radio. Muovendo il sintonizzatore si corregge la pulsazione propria del circuito, mediante la variazione di L & C, per renderla = alla pulsazione caratteristica del segnale trasmesso dalla stazione radio.

CORRENTE ALTERNATA (AC)
Sono correnti la cui intensità cambia verso 100 volte al secondo.
In questo modo 1 elettrone flusice avanti ed indietro attraverso a pochi atomi.
Infatti non è importante il dove vada l'elettrone, l'importante è che si muova fornendo così energia ai dispositivi elettrici.

L'AC è vantaggiosa in quanto può rendere pratico l'utilizzo dela legge di Faraday-Henry-Lenz, come ad esempio col trasformatore.

Se ad 1 circuito si applica 1 generatore di FEM alternata

Ve = Ve_max * cos(omega*t),

si stabilisce nel circuito 1 AC

i = I * cos(omega*t + fase).

AC: circuito resistivo
Circuito in cui ho G_FEM_A e R in serie.

Pongo:
vr = R*ir.
Ir = Ve_max/R.
Ve_max_r = Ve_max.

L'equazione del circuito è:

Ve - vr = 0,
Ve_max * cos(omega*t) - vr = 0,
vr = Ve_max * cos(omega*t).
ir = Ir * cos(omega*t).

Il significato fisico è che la corrente ir & Ve sono in fase tra loro.

Vale la relazione:
Ve_max_r = Ir*R.

AC: circuito capacitivo
Circuito in cui ho G_FEM_A e C in serie.

Pongo:
vc = q/C.
Ic = Ve_max/Xc.
Ve_max_c = Ve_max.

L'equazione del circuito è:

Ve - vc = 0,
Ve_max * cos(omega*t) - vc = 0,
q = C*Ve_max * cos(omega*t).

ic = dq/dt = -omega*C*Ve_max*sen(omega*t),

ma datto che
cos(alfa + pg/2) = -sen(alfa)
allora

ic = omega*C*Ve_max*cos(omega*t + pg/2).

Chiamando "reattanza capacitiva" (misurata in Ohm)

Xc = 1/(omega*C)

allora

ic = Ic*cos(omega*t + pg/2).

Il significato fisico è che la corrente è sfasata in anticipo di 90° rispetto a Ve.

Vale la realazione:
Ve_max_c = Ic*Xc.

AC: circuito induttivo
Circuito in cui ho G_FEM_A e L in serie.

Pongo:
vl = L(di/dt).
Il = Ve_max/Xl.
Ve_max_l = Ve_max.

L'equazione del circuito è:

Ve - vl = 0,
Ve_max * cos(omega*t) - L(di/dt) = 0.

Ora isolo di/dt

di/dt = Ve_max/L * cos(omega*t).

Integro nel tempo per trovare la i

il = Integrale[Ve_max/L * cos(omega*t) dt],
il = Ve_max/(omega*L) * sen(omega*t),

ma datto che
cos(alfa - pg/2) = sen(alfa)
allora

il = Ve_max/(omega*L) *cos(omega*t - pg/2).

Chiamando "reattanza induttiva" (misurata in Ohm)

Xl = omega*L

allora

il = Il*cos(omega*t - pg/2).

Il significato fisico è che la corrente è sfasata in ritardo di 90° rispetto a Ve.

Vale la relazione:
Ve_max_l = Il*Xl.

REATTANZE: esame dimensionale
Reattanza capacitiva = Xc = 1/(omega*C)
Se
A = C/s; C = A*s; V = J/C; F = C/V; Ohm = V/A;
allora
[Xc] = 1/[(RAD/s) * (C/V)] = (s*V)/C = (s*V)/(A*s) = V/A = Ohm.

Reattanza induttiva = Xl = omega*L
Se
T = N/(A*m) ; H = (T*m^2)/A; J = N*m = V*A*s;
allora
[omega] = 1/s.
[L] = (T*m^2)/A = (N*m^2)/(m*A^2) = (N*m)/A^2 = J/A^2 = (V*A*s)/A^2 = (V*s)/A.
[omega*L] = [(V*s)/A] * 1/s = V/A = Ohm.

AC: circuito RLC
Circuito in cui ho G_FEM_A, R, L e C in serie.

Lo scopo:
trovare l'ampiezza I della i,
trovare la costante di fase.

L'equazione del circuito è:

Ve = R*i + L*(dq/dt) + q/C

che diventa l'equazione differenziale:

L(d^2i/dt^2) + R*(di/dt) + i/C = -omega*Ve_max*sen(omega*t).

Utilizzando la regola che:
la somma delle proiezioni di 1 sistema di vettori su 1 asse dato è = alla proiezione su quell'asse della somma vettoriale di quei vettori.

Si arriva a

I = Ve_max/Z,

dove Z è l'impedenza e vale

Z = Radice(R^2 + (Xl-Xc)^2).

La costante di fase la si può invece ricavare come arcotangente da

tan(fase) = (Xl-Xc)/R.

AC: casi particolari
Da vedersele da soli le varie combinazioni possibili.

AC: condizione di risonanza
Quando Xc = Xl ho il picco della ampiezza I della corrente i.
I = Ve_max/R.
Fase = 0.

AC: la potenza nei circuiti RLC
La sorgente d'energia è il generatore di FEM alternata.
Dell'energia che esso produce parte è nel E del concensatore, parte nel B del induttore e parte è dissipata dal resistore.
L'energia immagazzinata da C & L resta costante, quindi il suo trasferimento netto avviene solo dal generatore al resistore dove avviene la conversione da forma EM a forma termica.

Potenza istantanea alla resistenza: istante * istante.
p_r(t) = R*i^2 = R*I^2*cos^2(omega*t + fase).

Potenza istantanea del generatore: istante * istante.
p_g(t) = Ve*i = Ve_max*I*cos^2(omega*t)*cos(fase).

Potenza media fornita dal generatore.
Appllico il teorema del valore medio alla p_g(t).
P = <p_g(t)> = 1/2*Ve_max*I*cos(fase).

COME TRASFERIRE L'ENERGIA
Se in circuiti a AC ho 1 carico resistivo, allora la potenza media dissipata sarà:
P_media = Ve*i.

Questo significa che ho infinite combinazioni di valori per V & i utili a raggiungre la potenza media voluta.

Questo è anche il motivo per cui la trasmissione d'energia elettrica dal produttore al consumatore avviene con DDP alte & i basse.
Proprio per evitare le "perdite ohmiche":
P_media = R*i^2.

TRASFORMATORE (ideale)
Dispositivo che mantiene la potenza media costante, ma:
Aumenta la DDP e diminuisce la AC prima del trasferimento dell'energia.
Diminuisce la DDP ed aumenta la AC dopo il trasferimento dell'energia.

Usa la legge di Faraday-Henry-Lenz nella mutua induzione tra 2 circuiti vicini.

Circuito1 = generatore FEM alternata + induttore con N1 spire.
Circuito2 = induttore con N2 spire.

Ve1 = Ve_max1*cos(omega*t).

L'equazione del circuito1 è:

Ve_max1*cos(omega*t) - L1*(di/dt) = 0,
di/dt = (Ve_max1/L1) * cos(omega*t),

Ve2 = -M*(di/dt) = -M*(Ve_max1/L1)*cos(omega*t).

Avvalendomi dello strumento matematico "valore efficace" (radice quadrata del valore quadratico medio):

Ve1_eff = Ve_max1/radice(2);
Ve2_eff = (Ve_max1/L1) * [M/radice(2)];

Ve2_eff/Ve1_eff = M/L1.

I flussi concatenati al circuito1:
N1*fi_B(11) = L1*i1,
N2*fi_B(12) = M*i2.

I flussi concatenati al circuito2:
N1*fi_B(21) = L2*i2,
N2*fi_B(22) = M*i1.

Ma:
fi_B(11) = fi_B(12),
fi_B(22) = fi_B(21).

Facendo qualche conto algebrico con quanto riportato sopra trovo:
M/L1 = N2/N1.

Importantissimo per noi dato che avevamo già trovato:
Ve2_eff/Ve1_eff = M/L1,

e quindi
Ve2_eff/Ve1_eff = N2/N1,

dove N2/N1 è il rapporto di trasformazione.

<< FINE QUINTA PARTE >>

Matrixbob
30-08-2006, 11:05
<< INIZIO SESTA ED ULTIMA PARTE >>

LEGGE DI AMPERE-MAXWELL: Maxwell corregge Ampere
Mentre la legge di Faraday-Henry-Lenz è valida sempre, anche senza circuiti massivi, la legge di Ampere no!

Perchè?
Perchè in situazione dinamica (dipendenza dal tempo) la legge di Ampere non è più corretta.
Famoso è l'esempio del circuito con condensatore e le 2 superfici arbitrarie identificabili nel coperchio di 1 lattina ed il resto della lattina. (http://www.electroportal.net/vis_resource.php?section=Lezio&id=107)
L'applicazione della legge di Ampere alle 2 superfici arbitrarie delimitate dalla stessa linea chiusa porta a 2 risultati differenti.

Maxwell, lavorando sul principio della conservazione della carica, correse per il caso dinamico la legge di Ampere introducendo il nuovo termine "corrente di spostamento" Is.

Is = mu0*e0*(dfi_E/dt) = mu0*e0*d[Integrale_sup_chiusa(E scalar dS)]/dt.

La legge d'Ampere statica diventa la legge d'Ampere-Maxwell diamica:

Cb = Integrale_linea_chiusa(B scalar dl) = mu0*i + mu0*e0*(dfi_E/dt).

Cioè B è generato da I, ma anche da E(t).

In forma differenziale (punto x punto):

rot B = mu0*J + mu0*e0*dpE/dt.

Cioè le sorgenti di B non sono solo i, ma anche variazioni di E nello spazio.

Ora la simmetria è perfetta.
Ora si può parlare di campo elettromagnetico.
In tutti i punti dello spazio dove ho E(t) implica che ho B(t).
Vale anche il viceversa.

LE 4 EQUAZIONI DI MAXWELL DINAMICHE
Servono a correlare esperienze appartenenti ad aree della fisica e a predire nuovi risultati.

[1] fi_E = q/e0.
[2] fi_B = 0.
[3] Ce = -dfi_B/dt.
[4] Cb = mu0*i + mu0*e0*(dfi_E/dt).

[1] Integrale_sup_chiusa(E scalar dS) = q/e0.
[2] Integrale_sup_chiusa(B scalar dS) = 0.
[3] Integrale_linea_chiusa(E scalar dl) = -d[Integrale_sup_chiusa(B scalar dS)]/dt.
[4] Integrale_linea_chiusa(B scalar dl) = mu0*i + mu0*e0*(d[Integrale_sup_chiusa(E scalar dS)]/dt).

Significato fisico:

[1]
Le sorgenti di E sono le cariche elettriche.
Le linee di forza sono aperte.

[2]
Non esistono le cariche magnetiche.
Le linee di forza sono chiuse.

[3]
Variazioni di B sono sorgenti di E non più conservativi.

[4]
Variazioni di E sono sorgenti di B, ma anche le I sono sorgenti di B.
B è 1 campo non conservativo, ma sinusoidale.
B era non conservativo già nel 4 equazioni statiche di Maxwell.

In forma differenziale diventano:

[1] div E = ro/e0.
[2] div B = 0.
[3] rot E = -d_parz B/dt.
[4] rot B = mu0*J + mu0*e0*(d_parz E/dt).

-----
[NB]
-----
[3] & [4] mi dicono che non si sta parando più di E(t) o B(t), ma si sta parlando di campi elettromagnetici(t).
-----

http://it.wikipedia.org/wiki/Nabla
http://it.wikipedia.org/wiki/Divergenza
http://it.wikipedia.org/wiki/Rotore_%28fisica%29
http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_della_divergenza
http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_di_Stokes

E qui è uniforme, radiale e conservativo?!
http://img220.imageshack.us/img220/9162/untitled1kz8.jpg

Essendo diventato E circolare e rotazionale allora non è + conservativo?!
http://img178.imageshack.us/img178/526/untitled2qp1.jpg

<< FINE SESTA ED ULTIMA PARTE >>

Lucrezio
30-08-2006, 18:55
Ora mancano solo le onde elettromagnetiche (e magari l'irraggiamento)!
Se vuoi... provvedo!

Matrixbob
30-08-2006, 19:04
Ora mancano solo le onde elettromagnetiche (e magari l'irraggiamento)!
Se vuoi... provvedo!
Percarità! Ho già dato in fisica ottica e generale! Sono aposto così. :)

CMQ c'è già 1 specie di 3D che ho anche riportato all'inizio che parla di onde EM.

Lucrezio
30-08-2006, 19:22
Percarità! Ho già dato in fisica ottica e generale! Sono aposto così. :)

CMQ c'è già 1 specie di 3D che ho anche riportato all'inizio che parla di onde EM.
Beh dai le equazioni d'onda non sono poi così terribili... nabla a parte!

d@vid
30-08-2006, 19:36
Ora mancano solo le onde elettromagnetiche (e magari l'irraggiamento)!
Se vuoi... provvedo!
/ot ma a chimica si studia proprio così bene l'elettromagnetismo (intendo anche dal punto di vista matematico, mi ricordo che in un post hai introdotto addirittura le funzioni di Green per definire il potenziale :eek: ) ? a che anno sei?

Lucrezio
30-08-2006, 19:39
Ho appena finito il secondo...
In realtà non è proprio a chimica che si studia così... ma è un segreto terribile di cui mi vergogno (ovvero: se vuoi info pvt!)!
:sofico:

Matrixbob
30-08-2006, 19:48
Ho appena finito il secondo...
In realtà non è proprio a chimica che si studia così... ma è un segreto terribile di cui mi vergogno (ovvero: se vuoi info pvt!)!
:sofico:
Quando è morto Maxwell è nato Eistein, quando è morto Eistein è nato Lucrezio! ;)

d@vid
30-08-2006, 19:51
Quando è morto Maxwell è nato Eistein, quando è morto Eistein è nato Lucrezio! ;)
hmmm... può essere un'ipotesi... :sofico:
però dovrebbe avere almeno una sessantina d'anni :mbe: invece credo sia più giovane di me :fagiano:

Lucrezio
30-08-2006, 20:44
Quando è morto Maxwell è nato Eistein, quando è morto Eistein è nato Lucrezio! ;)
...
Comunque è Ei*n*stein...
In realtà è tutto fumo e niente arrosto :sofico:
E' solo che l'elettrodinamica mi piace molto ;)

Matrixbob
07-09-2006, 10:31
Ancora 1 up x chiedervi di spendere 1 po' del vostro tempo x correggere il 3D in questione, grazie.

Lucrezio
07-09-2006, 15:17
Ancora 1 up x chiedervi di spendere 1 po' del vostro tempo x correggere il 3D in questione, grazie.
A me sembra che vada bene!
Semmai ci potrebbe stare qualche approfondimento... tipo qualcuno dei miei sparso qua e là in vari thread... se ti va quotali e riportali qui!

Matrixbob
07-09-2006, 18:15
A me sembra che vada bene!
Semmai ci potrebbe stare qualche approfondimento... tipo qualcuno dei miei sparso qua e là in vari thread... se ti va quotali e riportali qui!
Fai che fare tu 1 post qui coi link ai titoli dei tuoi 3D, poi vedo io dove piazzarli.

Tanto x non macinare byte inutilmente. :)

Lucrezio
07-09-2006, 23:13
Fai che fare tu 1 post qui coi link ai titoli dei tuoi 3D, poi vedo io dove piazzarli.

Tanto x non macinare byte inutilmente. :)
Beh... in realtà di solito i thread sono tuoi :D