Ewigen
08-11-2005, 18:25
Arrestati presunti terroristi
Filippine
Inviato da Paolo Tosatti
lunedì, 07 novembre 2005 19:52
(warnews)Importanti arresti sono stati compiuti nei giorni scorsi in alcune province dell’arcipelago filippino. Il 26 ottobre è stato arrestato Ahmad Islam Santos, noto anche con il nome di Hilarion del Rosario, capo del Rajah Solaiman Movement, un gruppo estremista musulmano composto principalmente da cristiani dell’isola settentrionale di Luzon convertitisi all’Islam, e sospettato di collegamenti con Abu Sayyaf, organizzazione terroristica attiva nel sud del Paese, e con il Jemaah Islamiyah, movimento estremista soprannazionale impegnato nella creazione di un unico Stato islamico composto da varie nazioni asiatiche.
Santos è ritenuto coinvolto in alcuni dei più gravi attacchi terroristici compiuti nelle Filippine, tra cui quelli del 30 dicembre 2000 nella capitale Manila, che provocarono la morte di 25 persone, gli attentati dinamitardi del 14 febbraio di quest’anno nelle città di Makati, Davao e General Santos, in cui persero la vita 8 persone e molte altre rimasero ferite, e l’affondamento di un traghetto nel 2004, che causò oltre 100 vittime.
Il sospetto terrorista è stato arrestato nel villaggio di San Jose, vicino la città di Zamboanga, considerata una delle roccaforti dell’organizzazione Abu Sayyaf. Con lui sono stati catturati altri otto compagni, tutti membri del Rajah Solaiman Movement. Secondo il sito AsiaNews, Edilberto Adan, generale dell’esercito, avrebbe rivelato che nel corso dell’operazione che ha portato all’arresto dei presunti terroristi sarebbero state sequestrate anche armi, esplosivi e cartine metropolitane di Manila. “Stiamo ancora interrogando gli arrestati. Riteniamo che il gruppo stesse preparando qualcosa di grosso per il lungo week-end festivo in arrivo” avrebbe dichiarato secondo la stessa fonte il generale, riferendosi ai giorni che segnano le festività di Ognissanti e la fine del Ramadam per i musulmani.
Secondo fonti AdnKronos, il 2 novembre sarebbe invece stato arrestato dalla polizia nei pressi di una moschea di Baguio, nel nord del Paese, Amil Flamiano Salih, alias Abu Tagalog, il cassiere del gruppo Abu Sayyaf, su cui le autorità avevano posto una taglia di 20mila dollari. Infine il 5 novembre, secondo il sito Swissinfo, sarebbe stato compiuto un altro importante arresto, quello di Radullan Sahiron, uno dei leader di Abu Sayyaf, ricercato per una serie di rapimenti, tra cui quello di un gruppo di turisti occidentali nell’isola di Sipadan nel 2000.
Il quadro generale
Questa serie di arresti fornisce solo un particolare del quadro relativo alla presenza di gruppi islamici estremisti sul territorio filippino. Escludendo il Jemaah Islamiyah per il suo carattere transnazionale, che lo vede operante e radicato in vari Stati del quadrante del sud-est asiatico, le principali organizzazioni musulmani integraliste sono il Moro National Liberation Front (MNLF), il Moro Islamic Liberatio Front (MILF), Abu Sayyaf e il New People’s Army (NPA).
Il primo gruppo nacque negli anni ’70 con l’obiettivo di dar vita a una nazione islamica indipendente all’interno delle Filippine. Dopo un tentativo di accordo con il Governo nel 1976, conclusosi con un fallimento, nel 1996 riuscì a ottenere la costituzione di una regione musulmana autonoma nell’isola di Mindanao (ARMM), composta dalle province di Maguindanao e Lanao del Sur, e dalle isole Sulu, Tawi-Tawi e Basilan. Lo scontro tra il fondatore del movimento Nur Misuari e il suo antagonista Parouk Hussin ha finito col dividere il gruppo in due principali fazioni, portando i sostenitori di Misuri a lanciare nel febbraio scorso una serie di attacchi nell’isola di Jolo, sotto il controllo di Hussin.
Il Moro Islamic Liberation Front nacque invece nel 1977 da una scissione dal MNLF. Sebbene anch’esso animato dalla volontà di costituire uno Stato islamico nel centro di Mindanao, sua base operativa, questo gruppo ha ricercato appoggio e supporto soprattutto nelle aree rurali della zona, dove la mancanza di sviluppo economico ha sempre favorito un forte dissenso nel confronti del potere centrale. Nel 2001 venne firmato un accordo di pace tra il MILF e il Governo di Glori a Arroyo, che non riuscì comunque a bloccare completamente gli episodi di violenze e attacchi terroristici da parte delle frange estreme del movimento.
Prima di morire per un attacco di cuore nel luglio 2003, Salamat Hashim, leader e fondatore del movimento, rinunciò però pubblicamente alla lotta armata, stipulando un nuovo accordo con il Governo ed iniziando il cammino verso il raggiungimento di una pace definitiva. I negoziati sono tuttora in corso, complicati dal sospetto collegamento del gruppo con il Jemaah Islamiyah, sempre negato dai suoi membri, e dai mai completamente cessati scontri tra gli attivisti e le forze regolari dell’esercito.
L’Abu Sayyaf è probabilmente il più piccolo e radicato gruppo di separatisti musulmani nel sud delle Filippine, anch’esso derivato da un spaccatura del MNLF nel 1991, sotto la guida di Abdurajik Abubakar Janjalani, morto durante uno scontro a fuoco con la polizia nel dicembre 1998. Il nome dell’organizzazione significa in arabo La spada di Dio, e il suo obiettivo dichiarato è la creazione di uno Stato indipendente che comprenda, oltre Mindanao, l’isola di Sulu. Secondo il sito della BBC, la maggior parte degli analisti è concorde nel ritenere Abu Sayyaf il gruppo estremista più pericoloso: il MNLF e il MILF hanno più volte condannato la sua attività e gli Stati Uniti hanno inserito il suo nome tra quelli delle organizzazioni terroristiche internazionali. Sospettato di avere contatti con Osama Bin Laden e Al-Qaeda, il gruppo ha rivendicato una serie di sanguinosi attentati che hanno colpito in anni recenti il Paese, come quello che nel febbraio 2004 causò l’esplosione di un traghetto nei pressi di Manila, provocando oltre 100 morti.
L’ultimo gruppo è il New People’s Army, che si definisce il braccio armato del Partito Comunista delle Filippine (CCP), in attività da oltre trent’anni. I colloqui di pace più volte avviati tra il CCP e il Governo si sono definitivamente arenati nel febbraio del 2001, dopo l’assassinio da parte dei ribelli di un parlamentare filippino. Molti dei capi di questo movimento, incluso il fondatore Jose Maria Sison, vivono in esilio volontario nei Paesi Bassi. Secondo il sito della BBC, nell’agosto del 2002 il NPA è stato inserito nella lista delle organizzazione terroristiche internazionali, accanto all’Abu Sayyaf, ma il Governo di Manila non considera i suoi membri come terroristi, ed ha avviato con essi delle trattative di pace iniziate a Oslo nel febbraio del 2004.
Filippine
Inviato da Paolo Tosatti
lunedì, 07 novembre 2005 19:52
(warnews)Importanti arresti sono stati compiuti nei giorni scorsi in alcune province dell’arcipelago filippino. Il 26 ottobre è stato arrestato Ahmad Islam Santos, noto anche con il nome di Hilarion del Rosario, capo del Rajah Solaiman Movement, un gruppo estremista musulmano composto principalmente da cristiani dell’isola settentrionale di Luzon convertitisi all’Islam, e sospettato di collegamenti con Abu Sayyaf, organizzazione terroristica attiva nel sud del Paese, e con il Jemaah Islamiyah, movimento estremista soprannazionale impegnato nella creazione di un unico Stato islamico composto da varie nazioni asiatiche.
Santos è ritenuto coinvolto in alcuni dei più gravi attacchi terroristici compiuti nelle Filippine, tra cui quelli del 30 dicembre 2000 nella capitale Manila, che provocarono la morte di 25 persone, gli attentati dinamitardi del 14 febbraio di quest’anno nelle città di Makati, Davao e General Santos, in cui persero la vita 8 persone e molte altre rimasero ferite, e l’affondamento di un traghetto nel 2004, che causò oltre 100 vittime.
Il sospetto terrorista è stato arrestato nel villaggio di San Jose, vicino la città di Zamboanga, considerata una delle roccaforti dell’organizzazione Abu Sayyaf. Con lui sono stati catturati altri otto compagni, tutti membri del Rajah Solaiman Movement. Secondo il sito AsiaNews, Edilberto Adan, generale dell’esercito, avrebbe rivelato che nel corso dell’operazione che ha portato all’arresto dei presunti terroristi sarebbero state sequestrate anche armi, esplosivi e cartine metropolitane di Manila. “Stiamo ancora interrogando gli arrestati. Riteniamo che il gruppo stesse preparando qualcosa di grosso per il lungo week-end festivo in arrivo” avrebbe dichiarato secondo la stessa fonte il generale, riferendosi ai giorni che segnano le festività di Ognissanti e la fine del Ramadam per i musulmani.
Secondo fonti AdnKronos, il 2 novembre sarebbe invece stato arrestato dalla polizia nei pressi di una moschea di Baguio, nel nord del Paese, Amil Flamiano Salih, alias Abu Tagalog, il cassiere del gruppo Abu Sayyaf, su cui le autorità avevano posto una taglia di 20mila dollari. Infine il 5 novembre, secondo il sito Swissinfo, sarebbe stato compiuto un altro importante arresto, quello di Radullan Sahiron, uno dei leader di Abu Sayyaf, ricercato per una serie di rapimenti, tra cui quello di un gruppo di turisti occidentali nell’isola di Sipadan nel 2000.
Il quadro generale
Questa serie di arresti fornisce solo un particolare del quadro relativo alla presenza di gruppi islamici estremisti sul territorio filippino. Escludendo il Jemaah Islamiyah per il suo carattere transnazionale, che lo vede operante e radicato in vari Stati del quadrante del sud-est asiatico, le principali organizzazioni musulmani integraliste sono il Moro National Liberation Front (MNLF), il Moro Islamic Liberatio Front (MILF), Abu Sayyaf e il New People’s Army (NPA).
Il primo gruppo nacque negli anni ’70 con l’obiettivo di dar vita a una nazione islamica indipendente all’interno delle Filippine. Dopo un tentativo di accordo con il Governo nel 1976, conclusosi con un fallimento, nel 1996 riuscì a ottenere la costituzione di una regione musulmana autonoma nell’isola di Mindanao (ARMM), composta dalle province di Maguindanao e Lanao del Sur, e dalle isole Sulu, Tawi-Tawi e Basilan. Lo scontro tra il fondatore del movimento Nur Misuari e il suo antagonista Parouk Hussin ha finito col dividere il gruppo in due principali fazioni, portando i sostenitori di Misuri a lanciare nel febbraio scorso una serie di attacchi nell’isola di Jolo, sotto il controllo di Hussin.
Il Moro Islamic Liberation Front nacque invece nel 1977 da una scissione dal MNLF. Sebbene anch’esso animato dalla volontà di costituire uno Stato islamico nel centro di Mindanao, sua base operativa, questo gruppo ha ricercato appoggio e supporto soprattutto nelle aree rurali della zona, dove la mancanza di sviluppo economico ha sempre favorito un forte dissenso nel confronti del potere centrale. Nel 2001 venne firmato un accordo di pace tra il MILF e il Governo di Glori a Arroyo, che non riuscì comunque a bloccare completamente gli episodi di violenze e attacchi terroristici da parte delle frange estreme del movimento.
Prima di morire per un attacco di cuore nel luglio 2003, Salamat Hashim, leader e fondatore del movimento, rinunciò però pubblicamente alla lotta armata, stipulando un nuovo accordo con il Governo ed iniziando il cammino verso il raggiungimento di una pace definitiva. I negoziati sono tuttora in corso, complicati dal sospetto collegamento del gruppo con il Jemaah Islamiyah, sempre negato dai suoi membri, e dai mai completamente cessati scontri tra gli attivisti e le forze regolari dell’esercito.
L’Abu Sayyaf è probabilmente il più piccolo e radicato gruppo di separatisti musulmani nel sud delle Filippine, anch’esso derivato da un spaccatura del MNLF nel 1991, sotto la guida di Abdurajik Abubakar Janjalani, morto durante uno scontro a fuoco con la polizia nel dicembre 1998. Il nome dell’organizzazione significa in arabo La spada di Dio, e il suo obiettivo dichiarato è la creazione di uno Stato indipendente che comprenda, oltre Mindanao, l’isola di Sulu. Secondo il sito della BBC, la maggior parte degli analisti è concorde nel ritenere Abu Sayyaf il gruppo estremista più pericoloso: il MNLF e il MILF hanno più volte condannato la sua attività e gli Stati Uniti hanno inserito il suo nome tra quelli delle organizzazioni terroristiche internazionali. Sospettato di avere contatti con Osama Bin Laden e Al-Qaeda, il gruppo ha rivendicato una serie di sanguinosi attentati che hanno colpito in anni recenti il Paese, come quello che nel febbraio 2004 causò l’esplosione di un traghetto nei pressi di Manila, provocando oltre 100 morti.
L’ultimo gruppo è il New People’s Army, che si definisce il braccio armato del Partito Comunista delle Filippine (CCP), in attività da oltre trent’anni. I colloqui di pace più volte avviati tra il CCP e il Governo si sono definitivamente arenati nel febbraio del 2001, dopo l’assassinio da parte dei ribelli di un parlamentare filippino. Molti dei capi di questo movimento, incluso il fondatore Jose Maria Sison, vivono in esilio volontario nei Paesi Bassi. Secondo il sito della BBC, nell’agosto del 2002 il NPA è stato inserito nella lista delle organizzazione terroristiche internazionali, accanto all’Abu Sayyaf, ma il Governo di Manila non considera i suoi membri come terroristi, ed ha avviato con essi delle trattative di pace iniziate a Oslo nel febbraio del 2004.