Dona*
02-11-2005, 16:46
La Regione sarda chiederà che nell’Isola non venga spento il segnale della televisione analogica. ‘’Farò una battaglia perché non si può negare ai sardi il diritto di continuare a vedere la televisione nel modo in cui la vedono, a cominciare dai programmi del servizio pubblico”, ha chiarito il Presidente della Regione, Renato Soru, parlando nel corso di un incontro con una delegazione dell’Associazione Stampa Sarda, sul passaggio alla televisione digitale terrestre che si sta preparando in Sardegna oltre che nella Val d’Aosta per il mese di gennaio 2006 - ‘’Non metteremo una lira in una operazione che si sta rivelando del tutto diversa da quella che avevamo negoziato nell’aprile scorso con il Ministero delle Telecomunicazioni e le reti televisive Rai, Mediaset e La 7, firmando un protocollo che è stato totalmente disatteso’’.
La richiesta che allora la Regione avanzò, impegnandosi a investire proprie risorse, era quella di cogliere l’occasione della sperimentazione in Sardegna della tecnologia digitale terrestre, per portare nelle case dei sardi non semplicemente la televisione commerciale e magari a pagamento, con un’offerta limitata di programmi, ma la televisione come terminale della rete, collegata all’Adsl per l’accesso veloce a internet, a un personal computer ed a un’antenna. ‘’Ma di questa idea della tv digitale terrestre – ha detto ancora Soru - non è rimasto niente. I decoder che si stanno vendendo con il contributo pubblico saranno superati fra sei mesi. Non c’è traccia del decoder del genere proposto dalla Regione e tanto meno dell’idea di realizzare in Sardegna la tecnologia dei decoder. Non c’è traccia dei laboratori che la Fondazione Bordoni o le reti televisive si erano impegnate ad aprire in Sardegna nel campo dei servizi, della produzione dei contenuti. Non vedo nient’altro che la pay-tv, sostenuta dal contributo pubblico – ha proseguito - una grande operazione delle tv commerciali private, senza investimenti, che estende enormemente il mercato dell’utenza puramente televisiva. La Regione Sardegna non è interessata a finanziare decoder stupidi da 10 euro, e nemmeno a fare spendere ai sardi per vedere qualche programma televisivo in più a pagamento’’.
Il Presidente della Regione ha ricordato alla delegazione dell’Associazione della Stampa le tappe del ‘’negoziato’’ con il Ministero e le televisioni rappresentate dall’associazione DigiTv. Fu il governo, su proposta della Fondazioen Bordoni, a proporre che la Sardegna e la Valle d’Aosta, in ragione del loro isolamento, sperimentassero per prime il passaggio dalla televisione analogica a quella digitale terrestre. La Regione, interpellata, aveva visto in questa nuova tecnologia uno strumento ulteriore di comunicazione, per fare comunicare meglio la pubblica amministrazione e i cittadini: una banda per i dati, una banda per l’audio-video. Durante la trattativa, il presidente Soru aveva posto la questione dei decoder, della loro tecnologia. L’idea del Presidente e della Giunta era, infatti, quella della Rete (il sistema pubblico di connettività) in relazione con il digitale terrestre, per portare nelle case di tutti i sardi, con la massima semplicità di accesso, tutto ciò che le nuove tecnologie possono veicolare, dalla televisione fino ai servizi della pubblica amministrazione.
Questo scenario (la Sardegna è al primo posto in Italia per volume di investimenti pubblici nel settore) si sarebbero aperte per l’isola mportanti occasioni di sviluppo. La sperimentazione del digitale doveva infatti essere collegata all’avvio di laboratori di ricerca nel parco scientifico Polaris, con l’obiettivo di rafforzare l’identità del polo ICT (information communication technology) già insediato, con alcune aziende altamente specializzate, nelle strutture di Pula. In questo senso, le reti nazionali (Rai, Mediaset e la 7) e la Fondazione Ugo Bordoni (partner tecnologico del Ministero) avevano assicurato la propria adesione alla proposta. Il Ministero condivise l’impostazione progettuale della Regione, in particolare nella prospettiva di un intervento integrato. Quello che cioè – come aveva ricordato il presidente Soru già in occasione della sottoscrizione dell’accordo - utilizza tutte le modalità trasmissive per superare concretamente il digital-divide portando connettività in tutti i comuni della Sardegna. Era questo lo spirito dell’accordo che andava oltre il semplice spegnimento dell’attuale televisione analogica. La Regione puntava cioè a realizzare un “sistema”, del quale il digitale terrestre è solo una componente, una applicazione tecnologica.
Il decoder da distribuire in Sardegna doveva essere già predisposto per la futura connettività: il presidente Soru aveva chiesto al Ministero che l’apparecchio doveva prevedere la ricezione Adsl e WiMax e la trasmissione wireless (senza fili) per servire più televisori sintonizzati su canali diversi. Il WiMax, la cui sperimentazione è in fase di avvio anche in Italia, rappresenta lo strumento per definire l’intero circuito della connettività regionale, consentendo la copertura trasmissiva di aree non raggiunte dalle fibre ottiche. Il protocollo d’intesa firmato ad aprile conteneva tutti questi impegni, mentre la Regione avrebbe dovuto investire proprie risorse in questo progetto. ‘’Io di questo non ho visto niente” - ha ripetuto Renato Soru alla delegazione del sindacato dei giornalisti.
| Sardegna Oggi |
La richiesta che allora la Regione avanzò, impegnandosi a investire proprie risorse, era quella di cogliere l’occasione della sperimentazione in Sardegna della tecnologia digitale terrestre, per portare nelle case dei sardi non semplicemente la televisione commerciale e magari a pagamento, con un’offerta limitata di programmi, ma la televisione come terminale della rete, collegata all’Adsl per l’accesso veloce a internet, a un personal computer ed a un’antenna. ‘’Ma di questa idea della tv digitale terrestre – ha detto ancora Soru - non è rimasto niente. I decoder che si stanno vendendo con il contributo pubblico saranno superati fra sei mesi. Non c’è traccia del decoder del genere proposto dalla Regione e tanto meno dell’idea di realizzare in Sardegna la tecnologia dei decoder. Non c’è traccia dei laboratori che la Fondazione Bordoni o le reti televisive si erano impegnate ad aprire in Sardegna nel campo dei servizi, della produzione dei contenuti. Non vedo nient’altro che la pay-tv, sostenuta dal contributo pubblico – ha proseguito - una grande operazione delle tv commerciali private, senza investimenti, che estende enormemente il mercato dell’utenza puramente televisiva. La Regione Sardegna non è interessata a finanziare decoder stupidi da 10 euro, e nemmeno a fare spendere ai sardi per vedere qualche programma televisivo in più a pagamento’’.
Il Presidente della Regione ha ricordato alla delegazione dell’Associazione della Stampa le tappe del ‘’negoziato’’ con il Ministero e le televisioni rappresentate dall’associazione DigiTv. Fu il governo, su proposta della Fondazioen Bordoni, a proporre che la Sardegna e la Valle d’Aosta, in ragione del loro isolamento, sperimentassero per prime il passaggio dalla televisione analogica a quella digitale terrestre. La Regione, interpellata, aveva visto in questa nuova tecnologia uno strumento ulteriore di comunicazione, per fare comunicare meglio la pubblica amministrazione e i cittadini: una banda per i dati, una banda per l’audio-video. Durante la trattativa, il presidente Soru aveva posto la questione dei decoder, della loro tecnologia. L’idea del Presidente e della Giunta era, infatti, quella della Rete (il sistema pubblico di connettività) in relazione con il digitale terrestre, per portare nelle case di tutti i sardi, con la massima semplicità di accesso, tutto ciò che le nuove tecnologie possono veicolare, dalla televisione fino ai servizi della pubblica amministrazione.
Questo scenario (la Sardegna è al primo posto in Italia per volume di investimenti pubblici nel settore) si sarebbero aperte per l’isola mportanti occasioni di sviluppo. La sperimentazione del digitale doveva infatti essere collegata all’avvio di laboratori di ricerca nel parco scientifico Polaris, con l’obiettivo di rafforzare l’identità del polo ICT (information communication technology) già insediato, con alcune aziende altamente specializzate, nelle strutture di Pula. In questo senso, le reti nazionali (Rai, Mediaset e la 7) e la Fondazione Ugo Bordoni (partner tecnologico del Ministero) avevano assicurato la propria adesione alla proposta. Il Ministero condivise l’impostazione progettuale della Regione, in particolare nella prospettiva di un intervento integrato. Quello che cioè – come aveva ricordato il presidente Soru già in occasione della sottoscrizione dell’accordo - utilizza tutte le modalità trasmissive per superare concretamente il digital-divide portando connettività in tutti i comuni della Sardegna. Era questo lo spirito dell’accordo che andava oltre il semplice spegnimento dell’attuale televisione analogica. La Regione puntava cioè a realizzare un “sistema”, del quale il digitale terrestre è solo una componente, una applicazione tecnologica.
Il decoder da distribuire in Sardegna doveva essere già predisposto per la futura connettività: il presidente Soru aveva chiesto al Ministero che l’apparecchio doveva prevedere la ricezione Adsl e WiMax e la trasmissione wireless (senza fili) per servire più televisori sintonizzati su canali diversi. Il WiMax, la cui sperimentazione è in fase di avvio anche in Italia, rappresenta lo strumento per definire l’intero circuito della connettività regionale, consentendo la copertura trasmissiva di aree non raggiunte dalle fibre ottiche. Il protocollo d’intesa firmato ad aprile conteneva tutti questi impegni, mentre la Regione avrebbe dovuto investire proprie risorse in questo progetto. ‘’Io di questo non ho visto niente” - ha ripetuto Renato Soru alla delegazione del sindacato dei giornalisti.
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