FabioGreggio
28-10-2005, 10:54
Washington Post:
"BERLUSCONI AFFOSSA MANI PULITE"
Traduzione - a cura di Mario Zanotti - dell'articolo a firma "Daniel Williams" pubblicato lunedì 24 ottobre 2005 dal Washington Post.
Berlusconi riesce ad affossare la rivoluzione
I critici del premier italiano temono un ritorno della corruzione e dell’inefficienza
ROMA – È stata chiamata la "rivoluzione italiana".
Nei primi anni Novanta, dozzine di uomini politici e di imprenditori conniventi furono spediti in carcere dalle operazioni anti-corruzione dei procuratori.
I partiti che avevano sostenuto per un cinquantennio governi traballanti e morticini scomparvero dalla scena.
Gli elettori chiesero ed ottennero una riforma elettorale per aver governi più stabili.
Meno di quindici anni sono passati da allora, e la rivoluzione è finita. L’assillante contrattacco condotto dal ricco e molto determinato presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha vanificato molte delle leggi che resero possibile l’azione delle Procure.
Questo mese, con un'ultima manovra parlamentare, la coalizione di Berlusconi ha cancellato le regole elettorali prodotto del movimento di opinione degli anni Novanta, che molti elettori avevano sperato potessero essere il rimedio alla debolezza e infingardaggine dell’esecutivo.
Gli avversari di Berlusconi scorgono segnali di rinascita di una stato corrotto e inefficiente nella recrudescenza del crimine organizzato e negli scandali che hanno colpito la dirigenza aziendale del paese.
In questi anni di mutamenti per Berlusconi le cose sono andate comunque bene.
Aveva dichiarato che entrava in politica per difendere le sue aziende da manovre anti-trust e se stesso da procedimenti giudiziari in corso per l’accusa di corruzione.
Una volta ebbe a dire: “Se io, prendendomi cura degli interessi di tutti, faccio nello stesso tempo i miei propri, non potete parlare di conflitto di interessi”.
http://www.politikon.it/images/library/wa.jpg“Certo fa pensare il fatto che, nel preoccuparsi dei suoi interessi, Berlusconi ha ottenuto l’effetto di stravolgere l’intera ‘rivoluzione’ degli anni Novanta”, ha affermato Erik Jones, che insegna European studies al Johns Hopkins University Bologna Center.
“Dà l’impressione di essere disposto a gettare nella spazzatura acquisizioni di grande importanza per le ragioni più meschine”.
Giovanni Sartori, costituzionalista e critico del governo Berlusconi, aggiunge: “Berlusconi ha governato in base a una rigorosa analisi costi/benefici di come avrebbe potuto avvantaggiare se stesso.
Da questo punto di vista, ha avuto successo”.
L’opposizione denuncia la riforma elettorale come un esempio da manuale di come un capo di governo confeziona le leggi su misura del proprio utile.
Non c’è alcuna diffusa richiesta di una simile inversione di rotta; si tratta di un’iniziativa del tutto personale di Berlusconi, cavata dal cappello a sei mesi dalle urne.
“Non è questione di riforma”, sottolinea Sartori, “è questione di convenienza”.
La nuova legge riporta l’Italia a un sistema proporzionale nel quale i partiti si vedono assegnati i seggi in rapporto alla percentuale di voti conquistata su base nazionale.
Gli elettori avevano rifiutato questo sistema con il referendum del 1993, dopo un lungo periodo durante il quale i governi si erano alternati in media più di una volta all’anno.
Berlusconi vinse due volte le elezioni con il nuovo sistema, nel 1994 e nel 2001.
Nel mezzo una coalizione di comunisti, ex comunisti, democratico-cristiani e altri ha governato per un quinquennio.
Stando alle analisi, Berlusconi perderà le prossime elezioni, ma grazie al proporzionale ridurrà le dimensioni della sconfitta.
Al momento del varo della legge elettorale volute da Berlusconi Mario Segni, promotore del referendum del 1993, ha predetto:
“Se passa questa misura, significa che la volontà degli italiani non conta nulla. Riavremo presto governi instabili. Ogni partito si sentirà autorizzato a fare e disfare sopra le teste degli elettori”.
Il motivo dell’attuale momento di impopolarità di Berlusconi è da cercare, secondo gli analisti, nel penoso stato dell’economia italiana, che è stata in recessione per quasi tutti i 12 mesi appena trascorsi.
L’inflazione ha ridotto il potere d’acquisto e soffocato i consumi.
La competizione internazionale nella produzione industriale ha fatto della Cina il capro espiatorio per i problemi del paese.
L’elettorato non si è sentito turbato dal conflitto di interessi di un presidente del Consiglio che controlla tre network televisivi, la raccolta pubblicitaria, il grande consumo e un’importante squadra di calcio.
Un esempio: quando il governo approvò una legge intesa a ridurre la pressione fiscale sulle società calcistiche (messe alle strette dai compensi sempre crescenti delle stelle e dai magri ricavi televisivi), l’AC Milan, la squadra di Berlusconi, ne ha tratto subito vantaggio.
L’opinione pubblica non ha nemmeno badato più di tanto alle pubbliche eccentricità di Berlusconi.
Tra le altre: ha paragonato un deputato europeo tedesco a un nazista; ha invitato gli investitori USA in Italia, cantando le lodi delle belle segretarie di cui il paese è ricco; ha esibito un gesto osceno in un ritratto fotografico con leader stranieri.
Chirurgia plastica e tricotrapianti l’hanno per un breve momento riavvicinato a un paese ossessionato dalla forma e dalla bella apparenza....
Tuttavia, negli ultimi due anni è andata piuttosto male per la coalizione berlusconiana tanto nelle elezioni europee che in quelle regionali. “Gli italiani cominciano a credere che Berlusconi abbia fatto il suo tempo”,
è il commento di Sartori.
Ma la riforma elettorale è solo la più recente mossa “controrivoluzionaria”.
L’alleanza di centro-destra in Parlamento ha approvato un decreto volto a decriminalizzare il falso in bilancio.
A settembre una corte ha stabilito che Berlusconi non è più perseguibile per le manipolazioni contabili accertabili fino al 1989.
Fu accusato di trasferire denaro a Bettino Craxi, allora presidente del Consiglio, attraverso un conto estero.
Il legale di Berlusconi, Gaetano Pecorella, a proposito dell’archiviazione del caso ha detto che si trattava del “responso che ci si attendeva.
La corte ha applicato la nuova legislazione, secondo la quale una contabilità falsificata, ma che non provoca danni economici, non dev’essere punita”.
Il governo di Berlusconi ha poi reso per legge più difficile investigare su transazioni finanziarie effettuate all’estero.
E molti dei suoi affari hanno tentacoli che si estendono ben al di là dei confini italiani.
L’accusa di corruzione di un magistrato allo scopo di ottenere il controllo di un gruppo alimentare, i cui fatti risalgono agli anni Ottanta, è caduta per prescrizione, ma un compare di lunga data, l’ex ministro della Difesa Cesare Previti, è stato condannato.
Il caso è ora in appello.
Berlusconi intende ora far passare un’altra legge per ridurre i termini di prescrizione per il reato in questione e salvare così Previti da una condanna a 11 anni di carcere.
La discussione del provvedimento è fissata entro l’autunno. Uno studio condotto sulle maggiori Corti d’Appello stima che l’88% dei procedimenti per corruzione e truffa decadranno se la legge passa.
Berlusconi ha accusato i magistrati di perseguire Previti per ragioni politiche.
“Il loro obiettivo non è ristabilire la giustizia, ma di abbattere chi ha ricevuto un mandato popolare per governare l’Italia”,
così disse Berlusconi nel 2003 dopo la sentenza di condanna a Previti.
Venerdì scorso, egli ha negato questa serie di leggi siano state fatte nel suo interesse. “Non solo si tratta di leggi perfettamente legittime, ma anche se non lo fossero ammontano comunque a tre o quattro tra più di 400, cioè meno dell’1%”, ha spiegato alla stampa.
Berlusconi non rinuncerà al suo grezzo e acerbo stile politico.
“Io mi sforzo di non essere politicamente corretto, altrimenti finisco come tutti gli altri”,
ha affermato.
LEGGI L'ARTICOLO IN INGLESE DAL WASHINGTON POST (http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2005/10/23/AR2005102301090)
"BERLUSCONI AFFOSSA MANI PULITE"
Traduzione - a cura di Mario Zanotti - dell'articolo a firma "Daniel Williams" pubblicato lunedì 24 ottobre 2005 dal Washington Post.
Berlusconi riesce ad affossare la rivoluzione
I critici del premier italiano temono un ritorno della corruzione e dell’inefficienza
ROMA – È stata chiamata la "rivoluzione italiana".
Nei primi anni Novanta, dozzine di uomini politici e di imprenditori conniventi furono spediti in carcere dalle operazioni anti-corruzione dei procuratori.
I partiti che avevano sostenuto per un cinquantennio governi traballanti e morticini scomparvero dalla scena.
Gli elettori chiesero ed ottennero una riforma elettorale per aver governi più stabili.
Meno di quindici anni sono passati da allora, e la rivoluzione è finita. L’assillante contrattacco condotto dal ricco e molto determinato presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha vanificato molte delle leggi che resero possibile l’azione delle Procure.
Questo mese, con un'ultima manovra parlamentare, la coalizione di Berlusconi ha cancellato le regole elettorali prodotto del movimento di opinione degli anni Novanta, che molti elettori avevano sperato potessero essere il rimedio alla debolezza e infingardaggine dell’esecutivo.
Gli avversari di Berlusconi scorgono segnali di rinascita di una stato corrotto e inefficiente nella recrudescenza del crimine organizzato e negli scandali che hanno colpito la dirigenza aziendale del paese.
In questi anni di mutamenti per Berlusconi le cose sono andate comunque bene.
Aveva dichiarato che entrava in politica per difendere le sue aziende da manovre anti-trust e se stesso da procedimenti giudiziari in corso per l’accusa di corruzione.
Una volta ebbe a dire: “Se io, prendendomi cura degli interessi di tutti, faccio nello stesso tempo i miei propri, non potete parlare di conflitto di interessi”.
http://www.politikon.it/images/library/wa.jpg“Certo fa pensare il fatto che, nel preoccuparsi dei suoi interessi, Berlusconi ha ottenuto l’effetto di stravolgere l’intera ‘rivoluzione’ degli anni Novanta”, ha affermato Erik Jones, che insegna European studies al Johns Hopkins University Bologna Center.
“Dà l’impressione di essere disposto a gettare nella spazzatura acquisizioni di grande importanza per le ragioni più meschine”.
Giovanni Sartori, costituzionalista e critico del governo Berlusconi, aggiunge: “Berlusconi ha governato in base a una rigorosa analisi costi/benefici di come avrebbe potuto avvantaggiare se stesso.
Da questo punto di vista, ha avuto successo”.
L’opposizione denuncia la riforma elettorale come un esempio da manuale di come un capo di governo confeziona le leggi su misura del proprio utile.
Non c’è alcuna diffusa richiesta di una simile inversione di rotta; si tratta di un’iniziativa del tutto personale di Berlusconi, cavata dal cappello a sei mesi dalle urne.
“Non è questione di riforma”, sottolinea Sartori, “è questione di convenienza”.
La nuova legge riporta l’Italia a un sistema proporzionale nel quale i partiti si vedono assegnati i seggi in rapporto alla percentuale di voti conquistata su base nazionale.
Gli elettori avevano rifiutato questo sistema con il referendum del 1993, dopo un lungo periodo durante il quale i governi si erano alternati in media più di una volta all’anno.
Berlusconi vinse due volte le elezioni con il nuovo sistema, nel 1994 e nel 2001.
Nel mezzo una coalizione di comunisti, ex comunisti, democratico-cristiani e altri ha governato per un quinquennio.
Stando alle analisi, Berlusconi perderà le prossime elezioni, ma grazie al proporzionale ridurrà le dimensioni della sconfitta.
Al momento del varo della legge elettorale volute da Berlusconi Mario Segni, promotore del referendum del 1993, ha predetto:
“Se passa questa misura, significa che la volontà degli italiani non conta nulla. Riavremo presto governi instabili. Ogni partito si sentirà autorizzato a fare e disfare sopra le teste degli elettori”.
Il motivo dell’attuale momento di impopolarità di Berlusconi è da cercare, secondo gli analisti, nel penoso stato dell’economia italiana, che è stata in recessione per quasi tutti i 12 mesi appena trascorsi.
L’inflazione ha ridotto il potere d’acquisto e soffocato i consumi.
La competizione internazionale nella produzione industriale ha fatto della Cina il capro espiatorio per i problemi del paese.
L’elettorato non si è sentito turbato dal conflitto di interessi di un presidente del Consiglio che controlla tre network televisivi, la raccolta pubblicitaria, il grande consumo e un’importante squadra di calcio.
Un esempio: quando il governo approvò una legge intesa a ridurre la pressione fiscale sulle società calcistiche (messe alle strette dai compensi sempre crescenti delle stelle e dai magri ricavi televisivi), l’AC Milan, la squadra di Berlusconi, ne ha tratto subito vantaggio.
L’opinione pubblica non ha nemmeno badato più di tanto alle pubbliche eccentricità di Berlusconi.
Tra le altre: ha paragonato un deputato europeo tedesco a un nazista; ha invitato gli investitori USA in Italia, cantando le lodi delle belle segretarie di cui il paese è ricco; ha esibito un gesto osceno in un ritratto fotografico con leader stranieri.
Chirurgia plastica e tricotrapianti l’hanno per un breve momento riavvicinato a un paese ossessionato dalla forma e dalla bella apparenza....
Tuttavia, negli ultimi due anni è andata piuttosto male per la coalizione berlusconiana tanto nelle elezioni europee che in quelle regionali. “Gli italiani cominciano a credere che Berlusconi abbia fatto il suo tempo”,
è il commento di Sartori.
Ma la riforma elettorale è solo la più recente mossa “controrivoluzionaria”.
L’alleanza di centro-destra in Parlamento ha approvato un decreto volto a decriminalizzare il falso in bilancio.
A settembre una corte ha stabilito che Berlusconi non è più perseguibile per le manipolazioni contabili accertabili fino al 1989.
Fu accusato di trasferire denaro a Bettino Craxi, allora presidente del Consiglio, attraverso un conto estero.
Il legale di Berlusconi, Gaetano Pecorella, a proposito dell’archiviazione del caso ha detto che si trattava del “responso che ci si attendeva.
La corte ha applicato la nuova legislazione, secondo la quale una contabilità falsificata, ma che non provoca danni economici, non dev’essere punita”.
Il governo di Berlusconi ha poi reso per legge più difficile investigare su transazioni finanziarie effettuate all’estero.
E molti dei suoi affari hanno tentacoli che si estendono ben al di là dei confini italiani.
L’accusa di corruzione di un magistrato allo scopo di ottenere il controllo di un gruppo alimentare, i cui fatti risalgono agli anni Ottanta, è caduta per prescrizione, ma un compare di lunga data, l’ex ministro della Difesa Cesare Previti, è stato condannato.
Il caso è ora in appello.
Berlusconi intende ora far passare un’altra legge per ridurre i termini di prescrizione per il reato in questione e salvare così Previti da una condanna a 11 anni di carcere.
La discussione del provvedimento è fissata entro l’autunno. Uno studio condotto sulle maggiori Corti d’Appello stima che l’88% dei procedimenti per corruzione e truffa decadranno se la legge passa.
Berlusconi ha accusato i magistrati di perseguire Previti per ragioni politiche.
“Il loro obiettivo non è ristabilire la giustizia, ma di abbattere chi ha ricevuto un mandato popolare per governare l’Italia”,
così disse Berlusconi nel 2003 dopo la sentenza di condanna a Previti.
Venerdì scorso, egli ha negato questa serie di leggi siano state fatte nel suo interesse. “Non solo si tratta di leggi perfettamente legittime, ma anche se non lo fossero ammontano comunque a tre o quattro tra più di 400, cioè meno dell’1%”, ha spiegato alla stampa.
Berlusconi non rinuncerà al suo grezzo e acerbo stile politico.
“Io mi sforzo di non essere politicamente corretto, altrimenti finisco come tutti gli altri”,
ha affermato.
LEGGI L'ARTICOLO IN INGLESE DAL WASHINGTON POST (http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2005/10/23/AR2005102301090)